Long live the lioness
“There's no fate but what we make for
ourselves”
John Connor, Terminator
Roccia del Drago, un mese e mezzo dopo
La nebbia aleggiava
dappertutto, copriva, offuscava ogni cosa, creando un’atmosfera magica, quasi
spettrale, soprannaturale. Quel fumo biancastro era allo stesso tempo
impalpabile e tanto spesso e pesante da poter essere toccato, raccolto, fatto
scorrere fra le dita e…annusato,
assaporato…
Un sapore acre,
salato, sulfureo…eppure…aveva un che di…che
metteva in soggezione, che infondeva un senso di piccolezza, che trasmetteva
potenza e…
Quella
nebbia…pareva trasudare dalla roccia stessa, come se fosse…il respiro della terra.
Il vento soffiava
forte, sibilava prepotente tra i faraglioni, le scogliere, i vulcani. Era potente, gelido.
Ma lei, protetta
nell’anfratto tra le due alte e nere statue dei draghi, non sentiva freddo. Forse
era quel fumo, quel respiro dell’isola, a
tenerla calda…
Intrecciò le dita
in grembo, facendo scivolare le mani nelle maniche del vestito.
Sospirò, lasciando
che il suo sguardo si perdesse sull’orizzonte oltre le onde del mare in
tempesta. Le creste bianche dei cavalloni si infrangevano con violenza contro
le nere scogliere a picco sulla baia, in un’eterna lotta tra la terra e il
mare.
Tutto ciò non avveniva in silenzio. Il rumore di tutto
ciò...chiudendo gli occhi e affidandosi solo all’udito, si percepiva comunque
appieno tutta la potenza di quella lotta.
Il rombo potente
delle onde, l’urlo del vento…
Eppure tutto questo rumore aveva un che di…confortante.
Aiutava quasi a pensare, a perdersi fra ricordi e idee.
Un fruscio dietro
di lei la distolse dai suoi pensieri.
Non fece nemmeno in
tempo a voltarsi.
Sentì due mani
posarlesi sulle spalle. Non ebbe bisogno di vederlo. Sapeva che era lui. L'aura
che il giovane drago portava sempre con sé era inconfondibile.
Non si guardarono
nemmeno, non si parlarono nemmeno. Eppure, dopo un istante solamente, si era
già creata tra loro un’atmosfera perfetta, come se fossero lì da ore.
In modo surreale,
quasi ironico, sospirarono all’unisono. E non poterono fare a meno di
sorridere.
“Quanto…quanto è
passato?” chiese, lui, rompendo finalmente quel silenzio surreale. La sua voce
era distesa, nostalgica, quasi stanca…e
malinconica.
Lei si voltò,
facendo per parlare.
Si ritrovò faccia a
faccia col principe. Dèi, se ne era
passato di tempo.
Alzò lo sguardo.
Il volto di lui la
colpì esattamente come la prima volta.
I lineamenti
regali, i capelli argentei che ricadevano lunghi fino al collo coprendo in
parte le guance, e quegli occhi, quelle perle viola scuro, tenebrose e luminose
allo stesso tempo, specchi sull’anima, sulla natura malinconica del principe.
E quel sorriso…era inconfondibile. Unico. Racchiudeva in sé…malinconia, calma, poesia, amarezza,
serenità…e quante altre cose ancora.
I capelli
ricadevano sulle spalle larghe e distese, coperte da pesante mantello lungo
fino a terra. Da quest’ultimo, all’altezza della vita, sporgeva la massiccia e
regale elsa di Blackfyre, monito inequivocabile che ricordava che, nonostante
tutta quella calma, tutta quella serenità, tutta quella bellezza, si stava
combattendo una guerra.
Tutto d’un tratto
le tornò in mente che lui le aveva fatto una domanda.
Nel concepire la
risposta, scosse la testa, incredula a ciò che aveva appena realizzato.
“Quasi…quasi un
anno” disse lei con un filo di voce.
Aegon fu
altrettanto stupito e, nel rendersi conto che era effettivamente vero, quasi
contrariato di quella risposta.
“Un anno” rispose,
con voce lievemente nostalgica “È successo così tanto…”
Scosse la testa,
abbassando per un istante gli occhi. “Ma ciò che è più importante deve ancora
accadere…”
Si fermò qualche
istante a guardarla, a soppesarla come anche lei aveva fatto.
“E dèi, non pensavo
fosse possibile ma…sei diventata ancora più bella…”
Myrcella abbassò
leggermente il capo, sorridendo e arrossendo lievemente insieme. Era qualcosa
che le veniva meccanico, reagire così ai complimenti.
Sentì nuovamente le
mani del principe posarlesi sulle spalle.
Riportò a fuoco lo
sguardo su di lui.
I palmi di Aegon
però non rimasero fermi. Li sentì scendere lungo le braccia, strusciare sul
velluto rosso, la presa delle dita poi allargarsi leggermente.
Sussultò nel
percepire i pollici di lui sfiorarle lentamente il seno.
Per qualche motivo
in un’inconsapevolezza leggerezza lei lo lasciò fare. Forse perché si sentiva
in quel modo, forse per la situazione che si era creata, forse per
quell’atmosfera unica e surreale… Forse
perché era Aegon. Se fosse stato qualcun altro…
Intanto le mani di
lui erano scese fino a stringerle i fianchi, e lo sguardo del giovane drago era
paralizzato su di lei. Myrcella lo fissava negli occhi e riusciva quasi a
carpire ciò che passava per la testa di lui.
Per un paio di
secondi, o forse decine di minuti, rimasero così, come pietrificati.
“Mi sei mancata…”
disse lui con un filo di voce.
Ricadde un breve
silenzio, rotto solo dal fischiare incessante del vento.
La principessa era
sorpresa, in positivo, di ciò che stava accadendo. Trovare un Aegon così…beh,
l’aveva stupita, ma ne era felice, colpita, quasi…affascinata. Ma proprio
questo nuovo atteggiamento del giovane drago le accendeva qualcosa dentro, le
faceva nascere un dubbio, che si faceva sempre più incessante. Che lui si fosse… No, no, sarebbe stato
troppo assurdo. Ma allora perché? Perché tutto questo?
Non sapeva davvero
come decifrare il comportamento del principe, non riusciva a interpretarlo e
questo la rendeva insicura su come porsi.
Voleva dire
qualcosa, ma qualsiasi cosa che le veniva in mente le sembrava…inadeguata. Queste parole però le
vennero da dentro, e nonostante l’incertezza, non si poté trattenere dal pronunciarle.
“Ora…ora sono spostata”
Sorrise
ironicamente.
“Guardandomi così…rischi di perdere l’alleanza con Dorne…”
La reazione di lui
fu… Forse lei vide le cose più lentamente di come effettivamente accaddero,
ma…per un instante interminabile Aegon rimase immobile, come se fosse stato
completamente preso alla sprovvista, come
se non avesse nemmeno tenuto in conto che lei arrivasse, anche ironicamente, a
insinuare una cosa simile. Insinuare oppure…scoprire?
Il principe annaspò
per qualche secondo, provò a controbattere ma…qualsiasi risposta provasse a
formulare, pareva giusto un istante dopo alla sua mente troppo azzardata, sembrava
portalo a muoversi in un territorio troppo pericoloso, a scoprire troppo le
carte. E poi...anche ciò che sentiva, ciò
che era maturato durante tutti quei mesi ripensando a lei, che aveva prevaricato
il suo solito io prudente dal momento in cui l’aveva rivista…questa sensazione
non gli era esattamente chiara…e nonostante questo sentimento ancora indefinito
avesse così tanta forza su di lui, non aveva mai nemmeno pensato seriamente di
mettere tutto in gioco per questo… ”Per questo cosa Aegon?” si urlò
mentalmente. “no, no, no” si ripeté
con forza “cosa pensi di fare? Ciò che
senti…dèi, e anche se fosse davvero…anche se tu fossi davvero…cosa pensi di
fare? Cosa vuoi fare? Non potresti mai e poi averl…”
Prese un lungo
respiro. Non era assolutamente il momento di pensare a quello. Avrebbe dovuto
riflettere su questo…nuovo sentimento più
tardi. Aveva già un milione di problemi che richiedevano di essere risolti e
non c’era di sicuro bisogno di crearne degli altri per…per cosa poi? Perché sentiva qualcosa…
No, non si sarebbe
mai e poi mai comportarsi così. Non era giusto già di per sé, figurarsi se lui,
legittimo re, avesse compiuto una prevaricazione del genere, nei suoi, nei loro, confronti. “Ma mio padre…” No, no, no. Questi
pensieri erano…pericolosi. Dannatamente
pericolosi. Di certo prevaricazioni compiute nel passato non lo
autorizzavano, anzi. Ciò che aveva fatto suo padre…era un chiaro, chiarissimo monito. I draghi erano caduti per…per la
follia in cui lui si era lanciato.
E no, non avrebbe
commesso un errore simile.
Messi a tacere,
almeno per il momento, quei pensieri che tanto lo turbavano, si accorse di
dover rispondere.
Sospirò.
La principessa era
stata ironica. Quale modo migliore di quello per controbatterle?
Myrcella lo vide
tornare a sorridere, sempre carico di quella sua unica malinconia. C’era però
qualcos’altro. Qualcosa di nuovo. Lui era tornato a guardarla con dipinta sul
volto…sfida?
Ma…ma credi che…credi che sarei
disposto a farlo?” chiese il principe con tono carico, graffiante e…ironico? Ma lo era davvero?
Per un
interminabile istante Myrcella si sentì gelare. Per un infinito e agghiacciante secondo pensò che…che non stesse
scherzando.
Aegon, sforzandosi
ancora e ancora di lasciare da parte quei pensieri, provò ancora a rimanere
solo ironico. Scoppiò a ridere, scuotendo la testa, e distogliendo finalmente
lo sguardo.
Lei si sentì
incredibilmente sollevata, liberata da quel dubbio…no, non voleva nemmeno pensare a come definirlo.
Anche se…nella risata di lui c’era qualcosa di…di
strano. Era quasi amara, come…come se non fosse sincera. Come se lui pensasse
davvero ciò che aveva detto. Come se lui… No. Non era possibile. Aegon che… Le
faceva quasi paura pensarlo. Ma nonostante ciò…non riusciva a convincere
appieno sé stessa che stesse davvero scherzando e…
Tornò a guardarlo,
e vide il solito sorriso malinconico.
E tutto d’un tratto
si chiese perché si stava facendo tanti problemi, tante domande.
Aegon era cambiato,
non poteva negarlo, ma se davvero ciò che le pareva di aver colto era vero…beh, lui l’avrebbe mostrato apertamente.
Certo, sarebbe stato folle e…impossibile da realizzare
ma…era sicura che lui non lo avrebbe gliel’avrebbe nascosto. Se il principe avesse
provato davvero ciò che lei pensava, se fosse stato davvero sicuro di provarlo,
gliel’avrebbe rivelato.
Sbatté le palpebre
come per tornare alla realtà dopo tutti quei pensieri nei quali aveva
finalmente messo ordine.
Aegon se ne
accorse, e tornò a parlare.
“Basta parlare di noi. Sei, siete, qui per un motivo…”
Sospirò, come per
dare solennità alla frase.
“Sei pronta a
vedere come i Sette Regni cambieranno?”
Che domande…certo.
Era lì per quello. Erano tutti lì per
quello. Come il suo antenato, Aegon aveva riunito i suoi, seppur poco
numerosi, alleati nella fortezza dei Targaryen, per progettare in ogni dettaglio
l’invasione e spartirsene a tavolino i frutti.
Tanto, tantissimo
potere, potere presente ma soprattutto futuro, era raccolto in concilio lì…a due passi dalla meta finale.
Era quasi
paradossale…Approdo del Re e i Tyrell erano così vicini, ma del tutto ignari
che a poche decine di miglia da loro un nuovo conquistatore della stirpe del
drago stava preparando una guerra per spazzarli via.
Ma questo paradosso
era…fantastico. Solo pensarci la faceva sorridere.
Già, Approdo del
Re.
Una città che in
quel momento era completamente in mano alle rose.
Era stata la scelta
migliore, ed era anche l’unica via sensata.
Dopo che Tommen era
stato mandato a Vecchia Città e lei e Trystane tornati a Dorne, tutta la
delegazione del leone aveva fatto ritorno a Castel Granito. Avevano dominato la
capitale per quasi vent’anni e ora la lasciavano nelle mani del nemico. Ma era
meglio così. Sua madre sarebbe stata più al sicuro, il potere totale avrebbe
accecato ancora di più i Tyrell e, insieme alla mole enorme di lavoro che il
governo del regno richiedeva, li avrebbe resi totalmente ciechi e incapaci di accorgersi
e di scoprire le trame del principe del drago.
E poi con i
Lannister e i Martell così mansueti e sottomessi nelle loro terre, nessuno
avrebbe mai sospettato che le due casate stessero preparando una guerra insieme
ad un nuovo conquistatore Targaryen.
“Che la puttanella si goda per un po’ quel trono…” pensò. Ben presto la giustizia spietata del drago si
sarebbe abbattuta sulle rose, che avrebbero pagato per tutto ciò che avevano
fatto…che le avevano fatto.
Sospirò, quasi
soddisfatta.
All’improvviso si
rese conto di non aver ancora risposto alla domanda del principe.
Annuì con il capo,
senza aggiungere altro.
Lui sorrise, con la
solita malinconia. Lasciò passare qualche istante prima di rompere nuovamente
il silenzio.
“E mio cugino? È
pronto?” chiese, con un pizzico d’ironia velata. Il tono della sua voce
era…lasciava la domanda come in sospeso, generale, indefinita. E aveva un
pizzico di…malizia.
“Pronto per cosa?”
rispose lei, presa in contropiede.
“Lo dovrei sapere
io? Non sei tu quella che lo…conosce
meglio di chiunque altro?”
Myrcella abbassò lo sguardo, divertita e imbarazzata
assieme. Mentre metteva insieme una risposta, mandò le sue dita a perdersi tra
i capelli.
“È pronto
Aegon…pronto a seguirti fino alla fine. Siamo
pronti a seguirti fino alla fine. Qualunque essa sia.”
“Questo è ciò che vuole?” le chiese,
come rinvigorito, rafforzato dalla sua risposta.
La principessa
annuì.
“Sì. È ciò che vuole” rispose, con limpida
sicurezza.
Il giovane drago
sorrise maliziosamente. I suoi occhi viola erano finalmente puri, sinceri,
spensierati.
“Non lo metto in
dubbio…ma scommetto che voglia più qualcos…qualcun
altro…”
Lei abbassò il
capo, arrossendo leggermente.
“Diciamo che…vinceresti questa scommessa.”
Aegon sospirò.
“Ciò che si è
creato tra voi…mi sembra così incredibile, così speciale, così…perfetto” aggiunse, mentre pensieri,
ricordi dimenticati, anzi, messi da parte per troppo tempo tornarono ad
affiorare nella sua mente. Con Alys…era
stato così. E…no, no, no. Si era promesso di non pensarci più.
“Vorrei davvero poterlo
trovare con Daenerys…o con Arianne…”
Myrcella sentì
quelle parole risalirle dal cuore. Parlò d’impulso, con una sincerità che le
veniva da dentro.
“Sono sicura
che…che ce la farai, che ce la farete, Aegon…del resto noi…”
Sospirò, mentre in
le tornavano in mente tanti momenti unici, bellissimi, che parevano ora così
lontani, così passati.
“Noi…quante
probabilità avevamo di innamorarci?”
Sorrise nostalgica,
stringendosi le mani in grembo.
“L’ha voluto il destino…” concluse, quasi
sentenziando, mentre nella sua memoria i ricordi continuavano a fluire.
Per un
interminabile istante il silenzio assoluto regnò tra le gigantesche statue dei
draghi. Ma poi…
La reazione di
Aegon fu…forte.
Le prese le mani
tra le sue e parlò con decisione, sicurezza, ma anche comprensione
“Destino…predestinazione…”
Scosse la testa.
“Sono solo fantasie. Il futuro non è scritto Myrcella” le disse, scandendo le parole.
La guardò negli
occhi, come a volerla guidare.
“Io stesso ero
convinto che il mio sangue, il mio nome, la mia discendenza mi dessero il
diritto di regnare. Che il mio destino
fosse quello, che fosse già stato scritto in partenza e che…beh, che in quanto
tale si sarebbe prima o poi compiuto da solo.”
Si morse il labbro,
come se provasse tenerezza per quel vecchio sé stesso così stupido, o meglio, ingenuo.
“Aegon il Conquistatore
e le sue sorelle non avevano alcun diritto sul Continente Occidentale. Eppure
per trecento anni la loro stirpe lo dominò, fino
a che fu sufficientemente forte per farlo. Si conquistarono, si costruirono da soli, col fuoco e col
sangue, il loro destino.”
Dopo tanta
convinzione, energia e passione la sua voce tornò a distendersi, solenne.
“L'unico destino è quello che ci creiamo con
le nostre mani.”
La principessa
rimase per qualche istante stupita, sconvolta, ammutolita. Ma la frase del
principe le risuonò ancora e ancora in testa.
E gradualmente,
ripensando a quelle parole, ripensando a ciò che era successo e ciò che doveva
ancora succedere, ripensando alla sua stessa vita si convinse sempre di più
che…
Aveva ragione.
Tornò a sorridere
mentre annuiva leggermente.
Sentì la mano di
Aegon sfiorare le sue dita. Ricambiò istintivamente la stretta.
Il principe la tirò
a sé, cingendole con il braccio la vita.
Myrcella sorrise di
nuovo, lasciandolo nuovamente fare, mentre entrambi, inconsapevolmente, si
avvicinarono al parapetto.
La sera stava scendendo
e di lì a poche ore tra le mura della rocca il drago e i suoi alleati avrebbero
steso i piani finali.
Ma lì, insieme,
guardando quello spettacolo, quella natura tanto selvaggia quanto magnifica,
riuscivano incredibilmente a ignorare tutto ciò, tutto ciò che di oscuro e di
tragico doveva ancora accadere.
- - - - - - -
Nord. Ovest. Est. Sud.
C’erano tutti.
Tutti dipinti su quel tavolo.
E attorno a quel
tavolo erano raccolti…
Coloro che
avrebbero dominato il nord, l’ovest, l’est, il sud…
Se avessero vinto, ovviamente.
Nonostante fossero
passati più di trecento anni, la gigantesca mappa dei sette regni era ancora in
stato perfetto. Coste, pianure, fiumi, strade, foreste, città, golfi, montagne,
laghi, fortezze. Tutto era ancora straordinariamente nitido, dettagliato,
preciso.
Lo sguardo le cadde
subito sulla capitale.
L’unica variazione
nella mappa era stata apportata proprio in quel punto, per volere di Re Maegor
I.
La Fortezza Rossa
era riprodotta imponente e magnifica in cima all’alta collina di Aegon, mentre
sulla sommità di quella intitolata a Rhaenys si erigeva ancora una piccola
cupola, ad indicare l’ormai leggendaria Fossa del Drago, il luogo in cui i
Targaryen crescevano e custodivano i loro draghi.
Istintivamente il
suo sguardo dalla capitale si spostò a nord est, verso Braavos e da lì verso sud,
verso Dorne.
Quello era stato un
lungo viaggio. Ma nonostante ciò, ne ricordava davvero poco. Forse perché erano
passati sette anni, forse perché durante quel viaggio…aveva decisamente pensato
ad altro. Tutto d’un tratto, quei pensieri le riemersero nella memoria. “Stai facendo il tuo dovere.” Quante
volte se lo era ripetuta? “Anche se ti fossi
opposta, sarebbe accaduto lo stesso.” Scosse la testa. Parole che le
avevano messo in testa, e che da lì non erano più uscite. Ma queste non erano di
certo state sufficienti a placare i suoi dubbi. Anzi. Certo era il suo dovere, era ciò a cui era destinata ma…ma queste spiegazioni, seppur forti, non
potevano certo bastare a una bambina.
Nonostante tutto,
non aveva pianto. Non molto, almeno da quanto si ricordava. Forse perché aveva
finito le lacrime, forse perché non aveva semplicemente senso. Era stata giorni
interi a guardare il mare, con gli occhi persi nel vuoto, spenti, mentre nella
sua mente si succedevano domande troppo grandi perché lei potesse dargli una
risposta, ma soprattutto paure, insicurezze, nostalgia di ciò che aveva
lasciato. E ciò che l’aspettava…ne era impaziente e timorosa assieme. Era una bambina,
ma non era di certo cieca. Si ricordava perfettamente come suo fratello aveva
trattato la giovane Stark, la sua
promessa sposa.
Ma per fortuna poteva dire che per lei non era andata
così, anzi.
Si era prima
innamorata di Dorne, e poi…
Istintivamente girò
il capo verso…verso di lui…
Cercò la sua mano,
e trovandola intrecciò le sue dita con quelle di lui.
Trystane le
sorrise, ricambiando la stretta.
Come si erano detti
tante volte, avrebbero affrontato questa sfida insieme.
Un cigolio della
porta la distolse dai suoi pensieri.
Il principe fece il
suo ingresso, con sul volto un’espressione pensosa, distaccata e anche leggermente
provata, stanca.
Immediatamente
tutti i discorsi che i presenti stavano intrattenendo sottovoce tra loro cessarono
e il silenzio assoluto cadde nella sala.
Il giovane drago si
avvicinò al gigantesco tavolo dipinto, prendendo in mano una sottile asta
d’avorio che era appoggiata al bordo.
Si prese un paio di
secondi per radunare le idee, sbatté le palpebre ripetutamente, come per
svegliarsi, e poi prese la parola.
“Penso non ci sia
bisogno di convenevoli. Sappiamo tutti perché siamo qui e qual è la posta in
gioco.”
Per un istante si
fermò a raccogliere gli sguardi di approvazione e assenso da ogni parte della
sala.
“Io e Marko abbiamo
trascorso notti, giorni, settimane a preparare questo…piano, se così lo
possiamo chiamare. Siamo tornati tante volte sui nostri passi, abbiamo
soppesato ogni aspetto, abbiamo valutato le reazioni più probabili, riunito
informazioni ottenute da nostri inviati in tutti i sette regni.”
Prese un lungo
respiro, quasi a voler dare solennità al momento.
“E siamo giunti
alla conclusione che un attacco frontale porterebbe a ben poco, anzi. Abbiamo
deciso che la guerra si scatenerà prima ancora che io metta piede nel
continente. E che fino alla fine terremo da parte la nostra arma più temibile.”
Lasciò spaziare lo
sguardo su tutto il tavolo.
“Da Dorne alla
Barriera moltissimi lord, cavalieri, persone comuni sono insoddisfatti della
situazione attuale. Il popolo soprattutto rimpiange i tempi dei miei antenati, mentre
i lord mal tollerano il governo dei Tyrell.”
Il suo sguardo ora
passò in rassegna tutti i presenti.
“Voi stessi siete
qui presenti per questo motivo. Il malcontento sarà la chiave dell’inizio di
questa conquista. E il nord è la chiave del malcontento.”
Dicendo questo,
rivolse un’occhiata al fratello, facendo un passo indietro.
Jon gliela restituì
e prese la parola.
“Il Nord è stanco.
Stanco di essere dominato da burattini del sud. E il nord non dimentica. Non ha dimenticato ciò che i Bolton hanno
fatto. Il vaso è a un passo dal traboccare…”
I suoi occhi
andarono a cercare i rappresentati del nord venuti con lui.
“Propositi e
progetti di ribellione si fanno sempre più frequenti alle corti di tutti i
lord. Non accettano di essere oppressi e governati da empi traditori. E poi…”
Si fermò un
istante, fissando con occhi vuoti e pensierosi il tavolo dipinto.
“Ci deve
essere sempre uno Stark a grande inverno…”
Dicendo questo
rimase come incantato, con lo sguardo perso, mentre mille ricordi riaffioravano
alla sua memoria.
Aegon lo guardò, e
vedendolo così, riprese la parola con decisione.
“Sfrutteremo
appunto questo malcontento. Dovrai muoverti in fretta, ma comunque con cautela
e soprattutto nel segreto più assoluto…convincere gli alfieri stanchi, i clan
delle montagne, la gente comune. Raccogliere attorno a te quanti più soldati
possibili. Quando attaccherai Grande Inverno…”
Tornò a puntare l’asta d’avorio verso il
tavolo.
“Ramsay è troppo
arrogante e borioso per chiudersi in un castello ad aspettare i rinforzi. Ti
attaccherà. Ma il grosso dell’esercito dei Bolton è già a svernare a Forte
Terrore. Le sue forze non saranno in grado di competere con le tue in campo
aperto.”
La sicurezza con
cui parlava, il carisma che le sue parole trasmettevano erano straordinari.
“Dopo averlo
battuto sul campo, prenderai con facilità la fortezza. Farai riparare lì tutte
le tue truppe, mentre ne recluterai quante più possibili a est e ovest.” continuò,
indicando con l’asta il territorio limitrofo a Grande Inverno.
“A questo
punto…beh, sarà inevitabile che la corona si muova. Soprattutto dopo che tu ti
dichiarerai re del nord, richiamando la legittimità Stark e ciò che aveva fatto
tuo cugino Rob. I Tyrell agiranno, ma sicuramente non in prima persona.
Manderanno un comandante, probabilmente un cavaliere della guardia reale, a
radunare un esercito nelle terre del Tridente che andrà a congiungersi alle
forze di Forte Terrore. Pronti a sedare
ciò che sembrerà loro solo l’ennesima ribellione…”
Sul volto di Aegon
comparve un ghigno compiaciuto.
“Ma tu e Howland
farete in modo che tra l’Incollatura e Grande Inverno trovino solo terra
bruciata. E quando, congiuntisi coi Bolton, giungeranno vicini alla fortezza…”
Batté il bastone
sul tavolo.
“Li attaccherai. Tu
da nord con tutte le forze raccolte e Howland Reed da sud, con gli uomini
dell’Incollatura, di Porto Bianco e delle terre adiacenti. Si troveranno tutt’ad un tratto tra l’incudine e il martello.”
Lo sguardo di lui
si fece ora ancora più concentrato.
“Dubito che i
nemici saranno più numerosi di voi, e comunque avrete la sorpresa dalla vostra.
Sconfitti i Bolton, avanzerete poi verso sud, arrivando appena a nord del
Tridente. Voglio però che vengano lasciate guarnigioni a controllare il nord. Diciamo come incentivo alla fedeltà.”
Si scambiò un’occhiata
d’intesa con Jon.
“I Tyrell dovranno
allora muovere il loro stesso esercito…da Approdo del Re ma soprattutto
dall’Altopiano…marceranno a nord, per congiungersi con le forze della Valle e
con quelle rimanenti delle Terre dei Fiumi. E a questo punto…”
L’asta si spostò
all’improvviso, sorvolando mezzo continente e arrivando alle Montagne Rosse.
“A questo punto, quando
loro saranno impegnati a guadare le forche del Tridente, l’esercito di Dorne
valicherà le Montagne Rosse e invaderà le Terre Basse, puntando dritto al cuore
dell’Altopiano.”
Lo sguardo di lui
si fece ora ancora più concentrato.
“Vedendo
Altogiardino stessa in pericolo, richiameranno subito tutte le loro truppe
partite dall’Altopiano per il nord. Ma così l’esercito mandato a sedare la
rivolta rimarrebbe troppo poco numeroso. Avranno un solo modo di compensare
questo richiamo…” L’asta d’avorio finì a puntare dritta sulla capitale. “Non
potranno fare alto che spedire al nord ogni soldato rimasto ad Approdo del Re.”
L'asta fluttuò
veloce, da nord a sud.
“Queste truppe di
rimpiazzo ci metteranno parecchio a raggiungere il Tridente. Ma tu Jon dovrai
aspettare che l’esercito nemico si formi prima di attaccare. Mentre a sud
agiremo diversamente.”
Il giovane drago si
scambiò un’occhiata con Trystane.
“Tu invece non dovrai
dare il tempo alle truppe di rientrare dal nord. Avanzando rapidamente, i
Tyrell ti manderanno di sicuro un piccolo esercito contro, per rallentarti più
che altro. E tu dovrai impegnare in questo combattimento solo una parte dei
tuoi soldati, in modo che loro sottostimino le tue forze.”
Aegon sorrise.
“Ma ciò che conta
di più, è che la capitale rimarrà sguarnita. Proprio come venticinque anni fa.
E sarà chi l’ha tolta ai draghi a riconsegnarcela.”
Dicendo questo, lo
sguardo cadde un secondo su Myrcella e sulla delegazione dei Lannister
presente.
“Sono pronto a
scommettere che i pochissimi difensori rimasti spalancheranno le porte ai
Lannister. E solo a quel punto sbarcheremo.”
Un sorriso
compiaciuto gli si dipinse sul volto. Subito dopo però tornò a concentrarsi
sulla mappa.
“Con Approdo del Re
in mano nostra, le rose si rintaneranno ad Altogiardino, richiamando indietro
ogni soldato. Ma sarà già troppo tardi.”
La bacchetta
volteggiò rapida.
“L’esercito diretto
a nord sarà a questo punto riunito sul Tridente. Quando inizieranno a tornare
indietro…tu e Howland li attaccherete Jon. Mentre tu Trystane, marcerai
direttamente su Altogiardino. In entrambi i casi, gli eserciti nemici con cui
dovrete scendere in battaglia saranno molto più numerosi dei vostri ma…”
Un ghigno di
soddisfazione comparve sulla sua faccia.
“Ma a questo punto…il Continente Occidentale
tornerà a conoscere cosa succede a chi si oppone a noi. Tornerà a conoscere la
furia dei draghi…”
Note dell’autore:
che dire, sono
davvero imperdonabile.
Questo ritardo
colossale è dovuto principalmente alla mancanza di tempo e anche alla mia
genialità indiscussa, che mi ha fatto dimenticare l’hard disk portatile su cui
salvo tutti i file (capitoli compresi) sul frecciarossa.
Ho dovuto di
conseguenza riscrivere il tutto e spero davvero che il capitolo sia almeno
venuto bene.
Diciamo che è una
svolta importante nella storia: però, sapendo che le fasi di pianificazione sono
noiose, ho cercato di liquidare abbastanza in fretta queste ultime, provando
però anche a rimanere preciso e a renderle interessante. Per il resto io adoro
scrivere introspezione e dialoghi e infatti la gran parte del capitolo è
costituita proprio da questo. Non voglio fare commenti, dico soltanto che a una
prima lettura potrebbe sembrarvi un po’ confusionario e potreste non capire
subito tutto, ma ho lasciato qua e là ben più di un indizio e accenno che vi
può aiutare a comprendere tutte le allusioni e a farvi un’idea di cosa sta
succedendo.
Spero proprio che
questo diciottesimo capitolo vi sia piaciuto e spero soprattutto di uscire con
il prossimo in tempi più accettabili.
Ringrazio ancora
tutti i recensori, e vi invito come sempre a lasciare le vostre opinioni qui
sotto.
Alla prossima
dunque, e ah, buon 2016.
E, ovviamente, long live the lioness.
Luke