Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Lukeee    04/01/2016    1 recensioni
Se un fiore può crescere e sbocciare tra i sassi, può un amore sopravvivere a intrighi e guerre?
Dal testo:
“Sei pronta a seguirmi? Sarà una via oscura e…e molto difficile. Sei pronta a mettere in gioco tutta te stessa?”
Per un istante che durò millenni si fermò.
“Noi…noi danzeremo coi draghi”
Non sapeva se prenderla come un’affermazione o una domanda. Ma era sicura della scelta che aveva preso. E decise che era la seconda opzione.
Trovò la forza di parlare, mentre il cuore accelerava.
La notte era oramai scesa e le stelle assistevano a quello che forse sarebbe stato ricordato come il principio di una nuova era.
Lei gli sorrise sinceramente. E poi, lentamente, le sue labbra articolarono poche ma inequivocabili parole.
“Yes Trystane. We will dance with dragons”
- Myrcella Baratheon - Trystane Martell - Aegon VI Targaryen - Arianne Martell - Jon Snow - Cersei Lannister - Jaime Lannister - Tommen Baratheon - Howland Reed - Daenerys Targaryen - Mark Ramius (New) - Stone Temple/Jon Connington - Daario Naharis/Euron Greyjoy - Tyrion Lannister
Storia che rende giustizia a una delle tante inutili vittime del finale di stagione.
Ora e sempre, long live the lioness
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Myrcella Baratheon, Nuovo personaggio, Trystane Martell, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 18



Long live the lioness




 “There's no fate but what we make for ourselves”

 

John Connor, Terminator

 

 

 

Roccia del Drago, un mese e mezzo dopo

 

La nebbia aleggiava dappertutto, copriva, offuscava ogni cosa, creando un’atmosfera magica, quasi spettrale, soprannaturale. Quel fumo biancastro era allo stesso tempo impalpabile e tanto spesso e pesante da poter essere toccato, raccolto, fatto scorrere fra le dita e…annusato, assaporato…
Un sapore acre, salato, sulfureo…eppure…aveva un che di…che metteva in soggezione, che infondeva un senso di piccolezza, che trasmetteva potenza e…
Quella nebbia…pareva trasudare dalla roccia stessa, come se fosse…il respiro della terra.
Il vento soffiava forte, sibilava prepotente tra i faraglioni, le scogliere, i vulcani. Era potente, gelido.
Ma lei, protetta nell’anfratto tra le due alte e nere statue dei draghi, non sentiva freddo. Forse era quel fumo, quel respiro dell’isola, a tenerla calda…
Intrecciò le dita in grembo, facendo scivolare le mani nelle maniche del vestito.
Sospirò, lasciando che il suo sguardo si perdesse sull’orizzonte oltre le onde del mare in tempesta. Le creste bianche dei cavalloni si infrangevano con violenza contro le nere scogliere a picco sulla baia, in un’eterna lotta tra la terra e il mare.

Tutto ciò non avveniva in silenzio. Il rumore di tutto ciò...chiudendo gli occhi e affidandosi solo all’udito, si percepiva comunque appieno tutta la potenza di quella lotta.
Il rombo potente delle onde, l’urlo del vento…
Eppure tutto questo rumore aveva un che di…confortante. Aiutava quasi a pensare, a perdersi fra ricordi e idee.
Un fruscio dietro di lei la distolse dai suoi pensieri.
Non fece nemmeno in tempo a voltarsi.
Sentì due mani posarlesi sulle spalle. Non ebbe bisogno di vederlo. Sapeva che era lui. L'aura che il giovane drago portava sempre con sé era inconfondibile.
Non si guardarono nemmeno, non si parlarono nemmeno. Eppure, dopo un istante solamente, si era già creata tra loro un’atmosfera perfetta, come se fossero lì da ore.
In modo surreale, quasi ironico, sospirarono all’unisono. E non poterono fare a meno di sorridere.
“Quanto…quanto è passato?” chiese, lui, rompendo finalmente quel silenzio surreale. La sua voce era distesa, nostalgica, quasi stanca…e malinconica.
Lei si voltò, facendo per parlare.
Si ritrovò faccia a faccia col principe. Dèi, se ne era passato di tempo.
Alzò lo sguardo.
Il volto di lui la colpì esattamente come la prima volta.
I lineamenti regali, i capelli argentei che ricadevano lunghi fino al collo coprendo in parte le guance, e quegli occhi, quelle perle viola scuro, tenebrose e luminose allo stesso tempo, specchi sull’anima, sulla natura malinconica del principe.
E quel sorriso…era inconfondibile. Unico. Racchiudeva in sé…malinconia, calma, poesia, amarezza, serenità…e quante altre cose ancora.
I capelli ricadevano sulle spalle larghe e distese, coperte da pesante mantello lungo fino a terra. Da quest’ultimo, all’altezza della vita, sporgeva la massiccia e regale elsa di Blackfyre, monito inequivocabile che ricordava che, nonostante tutta quella calma, tutta quella serenità, tutta quella bellezza, si stava combattendo una guerra.
Tutto d’un tratto le tornò in mente che lui le aveva fatto una domanda.
Nel concepire la risposta, scosse la testa, incredula a ciò che aveva appena realizzato.
“Quasi…quasi un anno” disse lei con un filo di voce.
Aegon fu altrettanto stupito e, nel rendersi conto che era effettivamente vero, quasi contrariato di quella risposta.
“Un anno” rispose, con voce lievemente nostalgica “È successo così tanto…”
Scosse la testa, abbassando per un istante gli occhi. “Ma ciò che è più importante deve ancora accadere…”
Si fermò qualche istante a guardarla, a soppesarla come anche lei aveva fatto.
“E dèi, non pensavo fosse possibile ma…sei diventata ancora più bella…”
Myrcella abbassò leggermente il capo, sorridendo e arrossendo lievemente insieme. Era qualcosa che le veniva meccanico, reagire così ai complimenti.
Sentì nuovamente le mani del principe posarlesi sulle spalle.
Riportò a fuoco lo sguardo su di lui.
I palmi di Aegon però non rimasero fermi. Li sentì scendere lungo le braccia, strusciare sul velluto rosso, la presa delle dita poi allargarsi leggermente.
Sussultò nel percepire i pollici di lui sfiorarle lentamente il seno.
Per qualche motivo in un’inconsapevolezza leggerezza lei lo lasciò fare. Forse perché si sentiva in quel modo, forse per la situazione che si era creata, forse per quell’atmosfera unica e surreale… Forse perché era Aegon. Se fosse stato qualcun altro…
Intanto le mani di lui erano scese fino a stringerle i fianchi, e lo sguardo del giovane drago era paralizzato su di lei. Myrcella lo fissava negli occhi e riusciva quasi a carpire ciò che passava per la testa di lui.
Per un paio di secondi, o forse decine di minuti, rimasero così, come pietrificati.
“Mi sei mancata…” disse lui con un filo di voce.
Ricadde un breve silenzio, rotto solo dal fischiare incessante del vento.
La principessa era sorpresa, in positivo, di ciò che stava accadendo. Trovare un Aegon così…beh, l’aveva stupita, ma ne era felice, colpita, quasi…affascinata. Ma proprio questo nuovo atteggiamento del giovane drago le accendeva qualcosa dentro, le faceva nascere un dubbio, che si faceva sempre più incessante. Che lui si fosse… No, no, sarebbe stato troppo assurdo. Ma allora perché? Perché tutto questo?
Non sapeva davvero come decifrare il comportamento del principe, non riusciva a interpretarlo e questo la rendeva insicura su come porsi.
Voleva dire qualcosa, ma qualsiasi cosa che le veniva in mente le sembrava…inadeguata. Queste parole però le vennero da dentro, e nonostante l’incertezza, non si poté trattenere dal pronunciarle.
Ora…ora sono spostata”
Sorrise ironicamente.
“Guardandomi così…rischi di perdere l’alleanza con Dorne…”
La reazione di lui fu… Forse lei vide le cose più lentamente di come effettivamente accaddero, ma…per un instante interminabile Aegon rimase immobile, come se fosse stato completamente preso alla sprovvista, come se non avesse nemmeno tenuto in conto che lei arrivasse, anche ironicamente, a insinuare una cosa simile. Insinuare oppure…scoprire?
Il principe annaspò per qualche secondo, provò a controbattere ma…qualsiasi risposta provasse a formulare, pareva giusto un istante dopo alla sua mente troppo azzardata, sembrava portalo a muoversi in un territorio troppo pericoloso, a scoprire troppo le carte. E poi...anche ciò che sentiva, ciò che era maturato durante tutti quei mesi ripensando a lei, che aveva prevaricato il suo solito io prudente dal momento in cui l’aveva rivista…questa sensazione non gli era esattamente chiara…e nonostante questo sentimento ancora indefinito avesse così tanta forza su di lui, non aveva mai nemmeno pensato seriamente di mettere tutto in gioco per questo… ”Per questo cosa Aegon?” si urlò mentalmente. “no, no, no” si ripeté con forza “cosa pensi di fare? Ciò che senti…dèi, e anche se fosse davvero…anche se tu fossi davvero…cosa pensi di fare? Cosa vuoi fare? Non potresti mai e poi averl…”
Prese un lungo respiro. Non era assolutamente il momento di pensare a quello. Avrebbe dovuto riflettere su questo…nuovo sentimento più tardi. Aveva già un milione di problemi che richiedevano di essere risolti e non c’era di sicuro bisogno di crearne degli altri per…per cosa poi? Perché sentiva qualcosa…
No, non si sarebbe mai e poi mai comportarsi così. Non era giusto già di per sé, figurarsi se lui, legittimo re, avesse compiuto una prevaricazione del genere, nei suoi, nei loro, confronti. “Ma mio padre…” No, no, no. Questi pensieri erano…pericolosi. Dannatamente pericolosi. Di certo prevaricazioni compiute nel passato non lo autorizzavano, anzi. Ciò che aveva fatto suo padre…era un chiaro, chiarissimo monito. I draghi erano caduti per…per la follia in cui lui si era lanciato.
E no, non avrebbe commesso un errore simile.
Messi a tacere, almeno per il momento, quei pensieri che tanto lo turbavano, si accorse di dover rispondere.
Sospirò.
La principessa era stata ironica. Quale modo migliore di quello per controbatterle?
Myrcella lo vide tornare a sorridere, sempre carico di quella sua unica malinconia. C’era però qualcos’altro. Qualcosa di nuovo. Lui era tornato a guardarla con dipinta sul volto…sfida?

Ma…ma credi che…credi che sarei disposto a farlo?” chiese il principe con tono carico, graffiante e…ironico? Ma lo era davvero?
Per un interminabile istante Myrcella si sentì gelare. Per un infinito e agghiacciante secondo pensò che…che non stesse scherzando.
Aegon, sforzandosi ancora e ancora di lasciare da parte quei pensieri, provò ancora a rimanere solo ironico. Scoppiò a ridere, scuotendo la testa, e distogliendo finalmente lo sguardo.
Lei si sentì incredibilmente sollevata, liberata da quel dubbio…no, non voleva nemmeno pensare a come definirlo.
Anche se…nella risata di lui c’era qualcosa di…di strano. Era quasi amara, come…come se non fosse sincera. Come se lui pensasse davvero ciò che aveva detto. Come se lui… No. Non era possibile. Aegon che… Le faceva quasi paura pensarlo. Ma nonostante ciò…non riusciva a convincere appieno sé stessa che stesse davvero scherzando e…
Tornò a guardarlo, e vide il solito sorriso malinconico.
E tutto d’un tratto si chiese perché si stava facendo tanti problemi, tante domande.
Aegon era cambiato, non poteva negarlo, ma se davvero ciò che le pareva di aver colto era vero…beh, lui l’avrebbe mostrato apertamente.

Certo, sarebbe stato folle e…impossibile da realizzare ma…era sicura che lui non lo avrebbe gliel’avrebbe nascosto. Se il principe avesse provato davvero ciò che lei pensava, se fosse stato davvero sicuro di provarlo, gliel’avrebbe rivelato.
Sbatté le palpebre come per tornare alla realtà dopo tutti quei pensieri nei quali aveva finalmente messo ordine.
Aegon se ne accorse, e tornò a parlare.
 “Basta parlare di noi. Sei, siete, qui per un motivo…”
Sospirò, come per dare solennità alla frase.
“Sei pronta a vedere come i Sette Regni cambieranno?”
Che domande…certo. Era lì per quello. Erano tutti lì per quello. Come il suo antenato, Aegon aveva riunito i suoi, seppur poco numerosi, alleati nella fortezza dei Targaryen, per progettare in ogni dettaglio l’invasione e spartirsene a tavolino i frutti.
Tanto, tantissimo potere, potere presente ma soprattutto futuro, era raccolto in concilio lì…a due passi dalla meta finale.
Era quasi paradossale…Approdo del Re e i Tyrell erano così vicini, ma del tutto ignari che a poche decine di miglia da loro un nuovo conquistatore della stirpe del drago stava preparando una guerra per spazzarli via.
Ma questo paradosso era…fantastico. Solo pensarci la faceva sorridere.
Già, Approdo del Re.
Una città che in quel momento era completamente in mano alle rose.
Era stata la scelta migliore, ed era anche l’unica via sensata.
Dopo che Tommen era stato mandato a Vecchia Città e lei e Trystane tornati a Dorne, tutta la delegazione del leone aveva fatto ritorno a Castel Granito. Avevano dominato la capitale per quasi vent’anni e ora la lasciavano nelle mani del nemico. Ma era meglio così. Sua madre sarebbe stata più al sicuro, il potere totale avrebbe accecato ancora di più i Tyrell e, insieme alla mole enorme di lavoro che il governo del regno richiedeva, li avrebbe resi totalmente ciechi e incapaci di accorgersi e di scoprire le trame del principe del drago.
E poi con i Lannister e i Martell così mansueti e sottomessi nelle loro terre, nessuno avrebbe mai sospettato che le due casate stessero preparando una guerra insieme ad un nuovo conquistatore Targaryen.

“Che la puttanella si goda per un po’ quel trono…” pensò. Ben presto la giustizia spietata del drago si sarebbe abbattuta sulle rose, che avrebbero pagato per tutto ciò che avevano fattoche le avevano fatto.
Sospirò, quasi soddisfatta.
All’improvviso si rese conto di non aver ancora risposto alla domanda del principe.
Annuì con il capo, senza aggiungere altro.
Lui sorrise, con la solita malinconia. Lasciò passare qualche istante prima di rompere nuovamente il silenzio.
“E mio cugino? È pronto?” chiese, con un pizzico d’ironia velata. Il tono della sua voce era…lasciava la domanda come in sospeso, generale, indefinita. E aveva un pizzico di…malizia.
“Pronto per cosa?” rispose lei, presa in contropiede.
“Lo dovrei sapere io? Non sei tu quella che lo…conosce meglio di chiunque altro?”

 Myrcella abbassò lo sguardo, divertita e imbarazzata assieme. Mentre metteva insieme una risposta, mandò le sue dita a perdersi tra i capelli.
“È pronto Aegon…pronto a seguirti fino alla fine. Siamo pronti a seguirti fino alla fine. Qualunque essa sia.”
QQuesto“Questo è ciò che vuole?” le chiese, come rinvigorito, rafforzato dalla sua risposta.
La principessa annuì.
“Sì. È ciò che vuole” rispose, con limpida sicurezza.
Il giovane drago sorrise maliziosamente. I suoi occhi viola erano finalmente puri, sinceri, spensierati.
“Non lo metto in dubbio…ma scommetto che voglia più qualcos…qualcun altro…”
Lei abbassò il capo, arrossendo leggermente.
Diciamo che…vinceresti questa scommessa.”
Aegon sospirò.
“Ciò che si è creato tra voi…mi sembra così incredibile, così speciale, così…perfetto” aggiunse, mentre pensieri, ricordi dimenticati, anzi, messi da parte per troppo tempo tornarono ad affiorare nella sua mente. Con Alys…era stato così. E…no, no, no. Si era promesso di non pensarci più.
“Vorrei davvero poterlo trovare con Daenerys…o con Arianne…”
Myrcella sentì quelle parole risalirle dal cuore. Parlò d’impulso, con una sincerità che le veniva da dentro.
“Sono sicura che…che ce la farai, che ce la farete, Aegon…del resto noi…”
Sospirò, mentre in le tornavano in mente tanti momenti unici, bellissimi, che parevano ora così lontani, così passati.
“Noi…quante probabilità avevamo di innamorarci?”
Sorrise nostalgica, stringendosi le mani in grembo.
L’ha voluto il destino…” concluse, quasi sentenziando, mentre nella sua memoria i ricordi continuavano a fluire.
Per un interminabile istante il silenzio assoluto regnò tra le gigantesche statue dei draghi. Ma poi…
La reazione di Aegon fu…forte.
Le prese le mani tra le sue e parlò con decisione, sicurezza, ma anche comprensione
Destino…predestinazione…
Scosse la testa.
 “Sono solo fantasie. Il futuro non è scritto Myrcella” le disse, scandendo le parole.
La guardò negli occhi, come a volerla guidare.
“Io stesso ero convinto che il mio sangue, il mio nome, la mia discendenza mi dessero il diritto di regnare. Che il mio destino fosse quello, che fosse già stato scritto in partenza e che…beh, che in quanto tale si sarebbe prima o poi compiuto da solo.”
Si morse il labbro, come se provasse tenerezza per quel vecchio sé stesso così stupido, o meglio, ingenuo.
“Aegon il Conquistatore e le sue sorelle non avevano alcun diritto sul Continente Occidentale. Eppure per trecento anni la loro stirpe lo dominò, fino a che fu sufficientemente forte per farlo. Si conquistarono, si costruirono da soli, col fuoco e col sangue, il loro destino.
Dopo tanta convinzione, energia e passione la sua voce tornò a distendersi, solenne.
L'unico destino è quello che ci creiamo con le nostre mani.
La principessa rimase per qualche istante stupita, sconvolta, ammutolita. Ma la frase del principe le risuonò ancora e ancora in testa.
E gradualmente, ripensando a quelle parole, ripensando a ciò che era successo e ciò che doveva ancora succedere, ripensando alla sua stessa vita si convinse sempre di più che…

Aveva ragione.
Tornò a sorridere mentre annuiva leggermente.
Sentì la mano di Aegon sfiorare le sue dita. Ricambiò istintivamente la stretta.
Il principe la tirò a sé, cingendole con il braccio la vita.
Myrcella sorrise di nuovo, lasciandolo nuovamente fare, mentre entrambi, inconsapevolmente, si avvicinarono al parapetto.
La sera stava scendendo e di lì a poche ore tra le mura della rocca il drago e i suoi alleati avrebbero steso i piani finali.
Ma lì, insieme, guardando quello spettacolo, quella natura tanto selvaggia quanto magnifica, riuscivano incredibilmente a ignorare tutto ciò, tutto ciò che di oscuro e di tragico doveva ancora accadere.

 

 
 

-        -        -        -        -        -        -       

 

 

Nord. Ovest. Est. Sud.
C’erano tutti. Tutti dipinti su quel tavolo.
E attorno a quel tavolo erano raccolti…
Coloro che avrebbero dominato il nord, l’ovest, l’est, il sud…

Se avessero vinto, ovviamente.
Nonostante fossero passati più di trecento anni, la gigantesca mappa dei sette regni era ancora in stato perfetto. Coste, pianure, fiumi, strade, foreste, città, golfi, montagne, laghi, fortezze. Tutto era ancora straordinariamente nitido, dettagliato, preciso.
Lo sguardo le cadde subito sulla capitale.
L’unica variazione nella mappa era stata apportata proprio in quel punto, per volere di Re Maegor I.
La Fortezza Rossa era riprodotta imponente e magnifica in cima all’alta collina di Aegon, mentre sulla sommità di quella intitolata a Rhaenys si erigeva ancora una piccola cupola, ad indicare l’ormai leggendaria Fossa del Drago, il luogo in cui i Targaryen crescevano e custodivano i loro draghi.
Istintivamente il suo sguardo dalla capitale si spostò a nord est, verso Braavos e da lì verso sud, verso Dorne.
Quello era stato un lungo viaggio. Ma nonostante ciò, ne ricordava davvero poco. Forse perché erano passati sette anni, forse perché durante quel viaggio…aveva decisamente pensato ad altro. Tutto d’un tratto, quei pensieri le riemersero nella memoria. “Stai facendo il tuo dovere.” Quante volte se lo era ripetuta? “Anche se ti fossi opposta, sarebbe accaduto lo stesso.” Scosse la testa. Parole che le avevano messo in testa, e che da lì non erano più uscite. Ma queste non erano di certo state sufficienti a placare i suoi dubbi. Anzi. Certo era il suo dovere, era ciò a cui era destinata ma…ma queste spiegazioni, seppur forti, non potevano certo bastare a una bambina.
Nonostante tutto, non aveva pianto. Non molto, almeno da quanto si ricordava. Forse perché aveva finito le lacrime, forse perché non aveva semplicemente senso. Era stata giorni interi a guardare il mare, con gli occhi persi nel vuoto, spenti, mentre nella sua mente si succedevano domande troppo grandi perché lei potesse dargli una risposta, ma soprattutto paure, insicurezze, nostalgia di ciò che aveva lasciato. E ciò che l’aspettava…ne era impaziente e timorosa assieme. Era una bambina, ma non era di certo cieca. Si ricordava perfettamente come suo fratello aveva trattato la giovane Stark, la sua promessa sposa.

Ma per fortuna poteva dire che per lei non era andata così, anzi.
Si era prima innamorata di Dorne, e poi…
Istintivamente girò il capo verso…verso di lui…
Cercò la sua mano, e trovandola intrecciò le sue dita con quelle di lui.
Trystane le sorrise, ricambiando la stretta.
Come si erano detti tante volte, avrebbero affrontato questa sfida insieme.
Un cigolio della porta la distolse dai suoi pensieri.
Il principe fece il suo ingresso, con sul volto un’espressione pensosa, distaccata e anche leggermente provata, stanca.
Immediatamente tutti i discorsi che i presenti stavano intrattenendo sottovoce tra loro cessarono e il silenzio assoluto cadde nella sala.
Il giovane drago si avvicinò al gigantesco tavolo dipinto, prendendo in mano una sottile asta d’avorio che era appoggiata al bordo.
Si prese un paio di secondi per radunare le idee, sbatté le palpebre ripetutamente, come per svegliarsi, e poi prese la parola. 
“Penso non ci sia bisogno di convenevoli. Sappiamo tutti perché siamo qui e qual è la posta in gioco.”
Per un istante si fermò a raccogliere gli sguardi di approvazione e assenso da ogni parte della sala.
“Io e Marko abbiamo trascorso notti, giorni, settimane a preparare questo…piano, se così lo possiamo chiamare. Siamo tornati tante volte sui nostri passi, abbiamo soppesato ogni aspetto, abbiamo valutato le reazioni più probabili, riunito informazioni ottenute da nostri inviati in tutti i sette regni.”
Prese un lungo respiro, quasi a voler dare solennità al momento.
“E siamo giunti alla conclusione che un attacco frontale porterebbe a ben poco, anzi. Abbiamo deciso che la guerra si scatenerà prima ancora che io metta piede nel continente. E che fino alla fine terremo da parte la nostra arma più temibile.”
Lasciò spaziare lo sguardo su tutto il tavolo.
“Da Dorne alla Barriera moltissimi lord, cavalieri, persone comuni sono insoddisfatti della situazione attuale. Il popolo soprattutto rimpiange i tempi dei miei antenati, mentre i lord mal tollerano il governo dei Tyrell.”
Il suo sguardo ora passò in rassegna tutti i presenti.
“Voi stessi siete qui presenti per questo motivo. Il malcontento sarà la chiave dell’inizio di questa conquista. E il nord è la chiave del malcontento.”
Dicendo questo, rivolse un’occhiata al fratello, facendo un passo indietro.
Jon gliela restituì e prese la parola.
“Il Nord è stanco. Stanco di essere dominato da burattini del sud. E il nord non dimentica. Non ha dimenticato ciò che i Bolton hanno fatto. Il vaso è a un passo dal traboccare…”
I suoi occhi andarono a cercare i rappresentati del nord venuti con lui.
“Propositi e progetti di ribellione si fanno sempre più frequenti alle corti di tutti i lord. Non accettano di essere oppressi e governati da empi traditori. E poi…”
Si fermò un istante, fissando con occhi vuoti e pensierosi il tavolo dipinto.
 Ci deve essere sempre uno Stark a grande inverno…”
Dicendo questo rimase come incantato, con lo sguardo perso, mentre mille ricordi riaffioravano alla sua memoria.
Aegon lo guardò, e vedendolo così, riprese la parola con decisione.
“Sfrutteremo appunto questo malcontento. Dovrai muoverti in fretta, ma comunque con cautela e soprattutto nel segreto più assoluto…convincere gli alfieri stanchi, i clan delle montagne, la gente comune. Raccogliere attorno a te quanti più soldati possibili. Quando attaccherai Grande Inverno…”
 Tornò a puntare l’asta d’avorio verso il tavolo.
“Ramsay è troppo arrogante e borioso per chiudersi in un castello ad aspettare i rinforzi. Ti attaccherà. Ma il grosso dell’esercito dei Bolton è già a svernare a Forte Terrore. Le sue forze non saranno in grado di competere con le tue in campo aperto.”
La sicurezza con cui parlava, il carisma che le sue parole trasmettevano erano straordinari.
“Dopo averlo battuto sul campo, prenderai con facilità la fortezza. Farai riparare lì tutte le tue truppe, mentre ne recluterai quante più possibili a est e ovest.” continuò, indicando con l’asta il territorio limitrofo a Grande Inverno.
“A questo punto…beh, sarà inevitabile che la corona si muova. Soprattutto dopo che tu ti dichiarerai re del nord, richiamando la legittimità Stark e ciò che aveva fatto tuo cugino Rob. I Tyrell agiranno, ma sicuramente non in prima persona. Manderanno un comandante, probabilmente un cavaliere della guardia reale, a radunare un esercito nelle terre del Tridente che andrà a congiungersi alle forze di Forte Terrore. Pronti a sedare ciò che sembrerà loro solo l’ennesima ribellione…”
Sul volto di Aegon comparve un ghigno compiaciuto.
“Ma tu e Howland farete in modo che tra l’Incollatura e Grande Inverno trovino solo terra bruciata. E quando, congiuntisi coi Bolton, giungeranno vicini alla fortezza…”
Batté il bastone sul tavolo.
“Li attaccherai. Tu da nord con tutte le forze raccolte e Howland Reed da sud, con gli uomini dell’Incollatura, di Porto Bianco e delle terre adiacenti. Si troveranno tutt’ad un tratto tra l’incudine e il martello.”
Lo sguardo di lui si fece ora ancora più concentrato.
“Dubito che i nemici saranno più numerosi di voi, e comunque avrete la sorpresa dalla vostra. Sconfitti i Bolton, avanzerete poi verso sud, arrivando appena a nord del Tridente. Voglio però che vengano lasciate guarnigioni a controllare il nord. Diciamo come incentivo alla fedeltà.”
Si scambiò un’occhiata d’intesa con Jon.
“I Tyrell dovranno allora muovere il loro stesso esercito…da Approdo del Re ma soprattutto dall’Altopiano…marceranno a nord, per congiungersi con le forze della Valle e con quelle rimanenti delle Terre dei Fiumi. E a questo punto…”
L’asta si spostò all’improvviso, sorvolando mezzo continente e arrivando alle Montagne Rosse.
“A questo punto, quando loro saranno impegnati a guadare le forche del Tridente, l’esercito di Dorne valicherà le Montagne Rosse e invaderà le Terre Basse, puntando dritto al cuore dell’Altopiano.”
Lo sguardo di lui si fece ora ancora più concentrato.
“Vedendo Altogiardino stessa in pericolo, richiameranno subito tutte le loro truppe partite dall’Altopiano per il nord. Ma così l’esercito mandato a sedare la rivolta rimarrebbe troppo poco numeroso. Avranno un solo modo di compensare questo richiamo…” L’asta d’avorio finì a puntare dritta sulla capitale. “Non potranno fare alto che spedire al nord ogni soldato rimasto ad Approdo del Re.”
L'asta fluttuò veloce, da nord a sud.
“Queste truppe di rimpiazzo ci metteranno parecchio a raggiungere il Tridente. Ma tu Jon dovrai aspettare che l’esercito nemico si formi prima di attaccare. Mentre a sud agiremo diversamente.”
Il giovane drago si scambiò un’occhiata con Trystane.
“Tu invece non dovrai dare il tempo alle truppe di rientrare dal nord. Avanzando rapidamente, i Tyrell ti manderanno di sicuro un piccolo esercito contro, per rallentarti più che altro. E tu dovrai impegnare in questo combattimento solo una parte dei tuoi soldati, in modo che loro sottostimino le tue forze.”
Aegon sorrise.
“Ma ciò che conta di più, è che la capitale rimarrà sguarnita. Proprio come venticinque anni fa. E sarà chi l’ha tolta ai draghi a riconsegnarcela.”
Dicendo questo, lo sguardo cadde un secondo su Myrcella e sulla delegazione dei Lannister presente.
“Sono pronto a scommettere che i pochissimi difensori rimasti spalancheranno le porte ai Lannister. E solo a quel punto sbarcheremo.”
Un sorriso compiaciuto gli si dipinse sul volto. Subito dopo però tornò a concentrarsi sulla mappa.
“Con Approdo del Re in mano nostra, le rose si rintaneranno ad Altogiardino, richiamando indietro ogni soldato. Ma sarà già troppo tardi.”
La bacchetta volteggiò rapida.
“L’esercito diretto a nord sarà a questo punto riunito sul Tridente. Quando inizieranno a tornare indietro…tu e Howland li attaccherete Jon. Mentre tu Trystane, marcerai direttamente su Altogiardino. In entrambi i casi, gli eserciti nemici con cui dovrete scendere in battaglia saranno molto più numerosi dei vostri ma…”
Un ghigno di soddisfazione comparve sulla sua faccia.
Ma a questo punto…il Continente Occidentale tornerà a conoscere cosa succede a chi si oppone a noi. Tornerà a conoscere la furia dei draghi…”

 

 


Note dell’autore:

 
che dire, sono davvero imperdonabile.
Questo ritardo colossale è dovuto principalmente alla mancanza di tempo e anche alla mia genialità indiscussa, che mi ha fatto dimenticare l’hard disk portatile su cui salvo tutti i file (capitoli compresi) sul frecciarossa.
Ho dovuto di conseguenza riscrivere il tutto e spero davvero che il capitolo sia almeno venuto bene.
Diciamo che è una svolta importante nella storia: però, sapendo che le fasi di pianificazione sono noiose, ho cercato di liquidare abbastanza in fretta queste ultime, provando però anche a rimanere preciso e a renderle interessante. Per il resto io adoro scrivere introspezione e dialoghi e infatti la gran parte del capitolo è costituita proprio da questo. Non voglio fare commenti, dico soltanto che a una prima lettura potrebbe sembrarvi un po’ confusionario e potreste non capire subito tutto, ma ho lasciato qua e là ben più di un indizio e accenno che vi può aiutare a comprendere tutte le allusioni e a farvi un’idea di cosa sta succedendo.
Spero proprio che questo diciottesimo capitolo vi sia piaciuto e spero soprattutto di uscire con il prossimo in tempi più accettabili.
Ringrazio ancora tutti i recensori, e vi invito come sempre a lasciare le vostre opinioni qui sotto.
Alla prossima dunque, e ah, buon 2016.
E, ovviamente, long live the lioness.


Luke


 

   
 
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