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Autore: _Joanna_    04/01/2016    2 recensioni
Fanfiction incentrata sulla Guerra di Conquista di Aegon Targaryen e delle sue sorelle/mogli. Ebbene sì, ancora Targaryen, ancora draghi, ancora Fuoco e Sangue
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{«Centoundici anni» [...] «Credi che si fossero accorti che in quel momento tutto il loro mondo stava crollando?»}
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{in quel preciso istante la conquista dei Sette Regni ebbe inizio}
Genere: Fantasy, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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- Questa storia fa parte della serie 'Westeros Warriors'
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4.4

Field of Fire

                     

 





 

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«Morto?» Orys era stato l’ultimo ad essere informato della disfatta di Città del Gabbiano; Aegon non aveva voluto rovinargli la gioia di aver abbattuto il suo odiato rivale, ma ora non potevano più aspettare. Era tempo di studiare una nuova strategia, un nuovo piano per ridare linfa al loro ambizioso progetto di conquista. Non si poteva aspettare, altrimenti i successi ottenuti fino a quel momento sarebbero stati nulli e la morte di Daemon vana. Dovevano colpire i grandi re del Sud, impedendo ai superstiti di riorganizzarsi, o per i Targaryen sarebbe stata la fine del loro dominio mai realmente iniziato.
«Avevi detto che non avrebbero avuto scampo» stava dicendo Orys, dopo essersi ripreso dalla notizia della morte del suo più vecchio amico «Che l’esercito degli Arryn sareb…»
«Ho mentito!» lo zittì Aegon «Ho mentito» ripetè, questa volta a voce più bassa «Contento? La flotta degli Arryn doveva essere distrutta, i ribelli fomentanti per una rivolta interna. Daemon era consapevole che la sua missione sarebbe stata senza ritorno, illudersi del contrario sarebbe stato da stolti» concluse.
«E ha funzionato?» chiese Orys, dopo un lungo silenzio.
«No» rispose Aegon, percependo distintamente l’ira montare nell’animo del suo fratellastro.
«Vostra Altezza» si annunciò Jon Mooton, uno dei primi lord ad averlo riconosciuto come unico e vero re del Continente Occidentale; Aegon gli fece cenno di proseguire, facendo del proprio meglio per ignorare lo sguardo ostile di Orys.
«Ho qui il rapporto degli esploratori» fece una pausa «Re… Lord Loren e lord Mern sono in marcia con i rispettivi eserciti, prevediamo che il punto di incontro sia tra la Valle del Corno e Deep Den» concluse.
«Quanti?» chiese Aegon.
«Più di cinquanta mila, sire» rispose lord Mooton, non senza una vena di puro terrore nella voce.
«Lasciatemi» disse Aegon, e il suo tono non ammetteva repliche. Quando finalmente rimase da solo si lasciò cadere sulla sedia da campo. Si sfilò la corona, massaggiandosi le tempie. Erano giorni che non dormiva, ma quello che più gli mancava non era il sonno, ma le sue sorelle. Dopo la sconfitta di Città del Gabbiano e con una battaglia da pianificare aveva mandato Rhaenys in ricognizione a est e Visenya a nord; l’ultima cosa che voleva era essere colto alle spalle durante la battaglia. Erano re e regine adesso, e i sovrani non si concedono lussi e distrazioni quando i loro uomini ancora combattono e muoiono.
«Sei così teso» un sussurro nel vento, la voce di Rhaenys, gli giunse da dietro. Aegon si voltò per ammirare la splendida visione di sua sorella: indossava solo una leggera veste, strati su strati di veli quasi impalpabili che lasciavano ben poco all’immaginazione, mentre i lisci capelli argentei le ricadevano morbidi lungo la schiena nuda. Non sapeva quando fosse tornata, nessuno pareva essersi preso la briga di avvertirlo, o forse era stata lei a… lei… ogni traccia di disappunto venne cancellata dalla sua mente quando Rhaenys si avvicinò e cominciò a massaggiargli le spalle, distendendo, semplicemente con il suo tocco, la tensione accumulata in quei giorni.
«Visenya è partita questa mattina per una ricognizione» disse Aegon, tentando di recuperare la concentrazione. Sua sorella gli faceva sempre questo effetto, riusciva a liquidare tutti problemi, tutto ciò che li circondava perdeva forma e significato e al mondo non rimanevano altri che loro. Ma doveva rimanere concentrato sull’obiettivo, sulla guerra.
«Se confermerà il rapporto degli altri…» riprese, ma Rhaenys lo interruppe.
«Non mi interessa» disse, avvicinando le labbra al suo orecchio «Non mi importa dei rapporti» affermò «Né della guerra… O dei nostri nemici» proseguì, baciandogli il collo «Ci siamo solo noi» concluse, afferrandogli dolcemente il mento per guardarlo negli occhi. Le iridi della sorella, due ametiste di una sfumatura più chiara delle sue, si piantarono nel suo sguardo, scavandolo, sondandolo. Aegon non poteva avere segreti per lei e questa vulnerabilità lo spaventava e insieme lo eccitava. Si alzò in piedi, sollevando la sorella, la sua amante, tra le braccia. La baciò, come aveva fatto migliaia di volte, quindi la depose sul tavolo, ingombro di carte e mappe. E come migliaia di volte prima, il mondo intorno a loro scomparve, esistevano solo loro, i signori dei draghi, il sangue dell’antica Valyria; non c’erano altri che loro due, erano una cosa sola, erano due parti di un tutto, indivisibili e invincibili, immersi in uno spazio senza tempo eppure effimero. Non c’era bisogno di parole, le mani di Aegon frugarono il corpo della sorella senza fretta, ogni parte di lei era una parte di lui, nota e sconosciuta. Rhaenys aveva gli occhi chiusi, le mani intrecciate nei capelli corti del fratello, le labbra semichiuse che urlavano per essere baciate. Aegon esplorò ogni dettaglio del corpo della sorella, i lineamenti del volto, le curve dei seni, senza trascurare nulla. Erano insieme, uniti non più solo nell’anima, e niente, nessuna guerra, nessun regno poteva valere quel momento di… amore? Non era amore, non solo almeno. Era… Non esisteva un termine in grado di definire quella passione, quella fiducia, quel legame profondo, quella sensazione unica; era semplicemente il sangue del dago.

      «Ne sei sicura?» chiese Aegon. Erano riuniti nella sua tenda, lui e le sue sorelle. Visenya era tornata dalla sua ricognizione, confermando le informazioni date dalle altre squadre di esploratori: i lord delle Terre dei Fiumi e della Tempesta avevano mantenuto la parola e gli rimanevano fedeli, quanto agli eserciti dell’Ovest e dell’Altopiano, quelli stavano marciando uniti verso di loro; una mostruosità di cinquantacinquemila uomini, oltre cinque volte il loro numero, era pronta a schiacciarli.
«Allora non abbiamo scelta» risolse Aegon «Combatteremo insieme».
Rhaenys e Visenya si scambiarono un’occhiata perplessa. Combattere insieme significava davvero tutti insieme, loro e i draghi. Si trattava di una mossa azzardata, il fuoco era pur sempre un alleato incostante, ma era la loro unica possibilità.
«D’accordo» concordò Visenya. Sapeva che loro alternative erano limitate.
«Rhaenys?» chiese Aegon, vedendo la sorella esitare. Amava quelle creature, e il pensiero di metterle in pericolo tutte e tre contemporaneamente la spaventava. Ma non avevano scelta, questo lei doveva capirlo. Alla fine anche Rhaenys acconsentì, quindi Aegon le lasciò a pianificare i dettagli dell’attacco. Si fidava di loro come di sé stesso e lui doveva ancora fare una cosa. Raggiunse i margini dell’accampamento, quindi si inoltrò nella vegetazione che ricopriva le alture intorno a Tempio di Pietra. Quello che stava per fare non doveva riguardare le sue sorelle, non c’era bisogno che anche loro sapessero. Rhaenys non avrebbe approvato, di questo ne era certo, quanto a Visenya… Non voleva conoscere la sua reazione. Superò l’ultimo dislivello, ritrovandosi in una piccola radura. L’uomo che aveva mandato a chiamare era già lì ad aspettarlo.
“Sa già qual è il suo posto” pensò compiaciuto.
«Ebbene?» chiese, studiando ogni mossa dell’altro, che però continuava a restare immobile, il volto in ombra.
«Il mio signore è lieto di accettare l’offerta di re Aegon» disse finalmente l’uomo «Ci sarebbero delle condizioni…»
«Condizioni?» lo interruppe Aegon.
«Nulla di cui il tuo re non possa privarsi, il mio signore vorrebbe estendere i suoi domini su Dorne magari, o sulle miniere d’or…»
«Per chi mi hai preso?» sibilò Aegon, trascinando l’uomo sotto il raggio luminoso della luna «So chi sei, lord Harlen Tyrell» riconobbe «Ma non è il coraggio che ti ha portato qui, ma vile avidità; allora che cosa vuoi da me?» chiese, aumentando la presa.
«Oh... Mio… Mio re, mio signore, io… solo una piccola ricompensa» balbettò lord Tyrell.
«Ti ho promesso il titolo di lord di Alto Giardino, Protettore del Sud e lord Supremo del Mander, non è abbastanza per un semplice attendente?»
«Io… no, certo che lo è, maestà… ma ecco, sai, per tradire Mern…»
«Tradire?» chiese Aegon, per la prima volta preso in contro piede.
«Sì, maestà, cioè no… Lui è ancora il mio re dopotutto e… Io ho giurato… Ti ho promesso il mio aiuto, ho qui l’oro per corrompere i capitani, volteranno gabbana non appena…»
«Corrompere?!» ringhiò questa volta, cercando di non alzare la voce «Ho chiesto la tua fedeltà per risparmiare il tuo popolo, dopo che avrò sconfitto Mern! Dopo!»
«Ma maestà, non puoi vincere senza che almeno una parte dell’esercito passi dalla tua parte» protestò lord Tyrell.
«Non con il tradimento» sentenziò Aegon «Dimmi lord Harlen, che dovrei fare di te ora?»
«Maestà?» domandò confuso il giovane lord.
«Stavi per tradire il tuo re, come potrò fidarmi di te in futuro?» disse, abbandonando la stretta di colpo «Non credo che potrò farlo» concluse, quindi portò le dita alla bocca e fischiò. Attimi che parvero ore, poi un vento caldo agitò l’aria e il Terrore Nero, così Balerion era stato soprannominato da chi lo aveva visto in azione, planò dolcemente a terra. Aegon posò un mano sull’enorme capo del suo drago, quindi rivolse lo sguardo nuovamente su lord Tyrell. L’uomo sembrava incapace di staccare gli occhi dalla bestia, più stupefatto che atterrito. Una reazione che Aegon aveva visto spesso e che, come previsto, si mutò in cieco terrore pochi istanti dopo.
«No, mio re» cominciò a piagnucolare, non appena realizzò la minaccia «No, ti prego io… io sarò fedele, a te, solo a te, lo giuro! Maestà, ti supplico!» continuò, accartocciandosi su sé stesso.
Aegon si concesse un lieve sorriso, quindi interruppe i mugolii pietosi del suo nuovo Protettore del Sud «E sia» approvò «Ma questo è stato il tuo ultimo errore, non ci saranno altre possibilità» sentenziò.
«Gr-Grazie… oh maestà grazie, non ce ne saranno, non…»
«Vai ora, e non parlare a nessuno di questo incontro, a nessuno, intesi?»
«No, cioè sì, a nessuno, lo giuro, grazie maestà sarò…» continuava lord Tyrell, mentre Aegon balzava in groppa al suo drago e si allontanava veloce. “Patetico” pensò, chiedendosi se risparmiarlo fosse stata la scelta giusta.

      Mancavano una manciata di minuti all’alba ormai, Aegon individuò una piccola radura e vi indirizzò la sua cavalcatura. Balerion atterrò e placidamente si mise a contemplare l’orizzonte che cominciava a tingersi delle mille sfumature del rosa e del giallo. Il drago nero era il più feroce e letale delle tre bestie Targaryen, ma, a differenza delle sue sorelle, finito lo scontro sapeva essere mite e quieto come acqua stagnante; una caratteristica, questa, propria anche dei loro cavalieri. Aegon si concesse un leggero sorriso, una lieve increspatura in quel volto sempre severo. Intanto il sole era ormai sorto e proiettava sulla terra un’infinità di bagliori e luccichii; anche Balerion li notò e subito protese in avanti il lungo collo, in un gesto di disinteressata attenzione. L’orizzonte intero parve brillare, barbagli accecanti invasero per un istante il campo sotto di loro. Aegon socchiuse gli occhi finché non fu in grado di distinguere le punte metalliche di picche e di lance e, sopra tutto questo, la polvere che si andava sollevando al passaggio di decine di migliaia di cavalli da guerra e di altrettanti uomini a piedi, cancellando lo spettacolo di luci e riflessi.
«Ci siamo» mormorò Aegon, un sussurro impercettibile, un avvertimento a sé stesso, il suo unico vero nemico. Aegon era sangue del drago, discendente della grande Valyria, tutto ciò che sognava, tutto ciò che desiderava, diveniva realtà, doveva soltanto credere che fosse possibile.
Devi credere, figlio mio. Abbi fede” le ultime parole di sua madre gli rimbombarono nella testa, tanto che Aegon fu tentato di voltarsi, aspettandosi di ritrovarsela lì, al suo fianco. Lei glielo aveva ripetuto fino all’ultimo istante, fino all’attimo prima di chiudere gli occhi per sempre aveva continuato a spingerlo verso l’accettazione incondizionata del proprio destino. E ora lui era lì, a un passo dalla battaglia decisiva della sua campagna di conquista. Avrebbe potuto essere vittoria o sconfitta in egual modo, non dipendeva da altri che da lui. Accarezzò le lisce squame nere di Balerion e permise che l’energia dell’animale lo pervadesse. “Io sono il sangue del drago” si ripetè, una specie di mantra che i membri della sua famiglia recitavano, beh da sempre credeva.
Montò in groppa al drago e si lanciò in picchiata verso la valle, raggiungendo il suo esiguo esercito che già si apprestava a marciare guidato da lord Mooton. Non ebbe bisogno di cercare le sue sorelle, afferrò saldamente le redini e si affidò totalmente a Balerion. Un battito d’ali, lento, possente, poi un altro e un altro ancora portarono drago e cavaliere in alto, sempre più in alto, dove le due sorelle più piccole mordevano l’aria in una danza impaziente. Balerion lanciò il suo richiamo e si gettò in picchiata seguito dalle altre due. Il campo di battaglia si materializzò davanti ai suoi occhi, infiniti fili d’erba sottile e rossastra, bruciata dal sole. E poi gli eserciti congiunti di Mern e Loren, nient’altro che fili d’acciaio grigio, tutti uguali. Balerion li sorvolò, proiettando la sua enorme ombra nera sul suolo, quindi tornò indietro verso il centro dell’esercito, mentre Vhagar e Meraxes si aprivano a ventaglio sulle ali. Un istante di quiete, durante il quale i soldati sollevarono lo sguardo al cielo, incapaci di comprendere ciò che stava avvenendo, intrappolati nella morsa di quel terrore senza nome, sconosciuto e intangibile eppure mortalmente vicino. Un solo istante e poi l’inferno. Balerion aprì le enormi fauci e vomitò il suo fuoco scuro, incenerendo sul colpo decine di uomini, intrappolandone altri nelle armature costruite per proteggerli e che ora bruciavano. Urla strazianti si sollevarono verso Aegon senza che però potessero raggiungerlo, mentre fiamme rosse, dorate e nere flagellavano l’aria ormai divenuta incandescente. L’erba già secca prese fuoco, e l’incendio divampò rapido e incontrollabile, divorando alti lord, cavalieri e semplici fanti senza alcuna distinzione. Un campo di fuoco ingoiò i nemici dei Targaryen, spietato e insaziabile.

      In seguito Aegon non avrebbe saputo dire quanto quello strazio fosse durato, pochi minuti a giudicare dalla potenza del fuoco dei draghi, eppure a lui erano parse ore, ore interminabili di fiamme, sangue, grida e terrore.
Quando finalmente il fuoco fu estinto e i supersiti radunati e incatenati, lord Jon Mooton consegnò personalmente la corona di Alto Giardino nelle mani di Aegon. Il re la rigirò delicatamente tra le dita, osservando il curioso intreccio di mani di giada che stringevano l’una il polso dell’altra. Aegon sollevò lo sguardo e individuò Orys, quindi gli fece segno di avvicinarsi.
«Ti piace?» chiese, porgendogli il diadema.
Orys gli rivolse uno sguardo contrariato, quindi si concentrò sulla corona, poi di nuovo su Aegon e sulle sorelle, in piedi accanto a lui. «Bellissima maestà» asserì, non senza una lieve punta di acido risentimento, e aggiunse «Un tizio che si stringe le mani da solo, un simbolo perfetto per il tuo nuovo lacchè» concluse, accennando sfacciatamente a lord Mooton che osservava serenamente la scena, ignaro dell’allusione.
«Hai ragione, fratello» approvò Aegon «Davvero perfetta per il Primo Cavaliere del Re… Tu»
Orys lo guardò senza capire, quindi reprimendo un sorriso, fece un breve inchino, mormorò un ringraziamento e si allontanò.
“Tipico” rifletté Aegon, concedendosi uno dei suoi rari sorrisi divertiti.
«Vostra maestà» la voce di lord Mooton lo richiamò al suo prossimo, e meno affabile, prigioniero. Aegon annuì con la testa e si sistemò meglio sul trono improvvisato, una semplice sedia di legno, leggermente più grande del normale e ricoperta da un drappo rosso, forse una tenda riconobbe. “Se devo stare scomodo tanto vale che mi sieda sulla punta di una freccia” pensò.
«Maestà» annunciò di nuovo lord Mooton «Loren Lannister, di Castel Gra…»
«Re Loren» precisò il prigioniero.
«Prego?» chiese lord Mooton, incredulo. «C’è un solo re nel Continente Occidentale e non sei tu, quindi inginocchiati davanti al tuo sovrano!» ordinò, cercando di costringere il non-più-re Loren a prostrarsi in avanti.
«Re Loren delle Terre dell’Ovest» disse Aegon, interrompendo il patetico siparietto «Oggi sei stato sconfitto, il tuo esercito distrutto, il tuo alleato ucciso. Io sono Aegon Targaryen, primo del mio nome e, per grazia dei Sette, Re dei Sette Regni» fece una pausa, quindi indicando prima Rhaenys e poi Visenya proseguì «Queste sono le mie sorelle e regine. Inginocchiati davanti a noi, giuraci fedeltà e ti nomineremo lord di Castel Granito e Protettore dell’Ovest. Rifiutati, e ti faremo giustiziare e annienteremo quel che resta del tuo popolo»
Loren parve soppesare a lungo quelle parole, poi fece cenno al suo attendente di avvicinarsi. Aegon percepì Visenya estrarre la spada e la rassicurò con uno sguardo, quindi riportò l’attenzione sul prigioniero.
Loren prese la sua corona, un’ampia fascia d’oro tempestata di rubini, dalle mani del valletto «Ecco la mia corona, simbolo del mio potere» declamò «La consegno a voi, mio re e mie regine, e vi giuro fedeltà. Da questo momento e fino alla fine dei miei giorni la mia vita vi appartiene» concluse, quindi, posto il ginocchio a terra, consegnò il pesante diadema nelle mani di lord Mooton.
Aegon annuì, in segno di accettazione, quindi chiese che gli venisse portata Blackfyre, la sua spada valyriana, e nominò Loren Lannister primo lord di Castel Granito.
“E quattro” pensò. Ora mancavano solo tre regni da conquistare, il freddo e vasto nord, la torrida e raffinata Dorne e l’impervia Valle di Arryn. Il ruggito del drago non era più solo un’eco lontano.






Angolo autrice

Allora da dove cominciare... beh innanzitutto buongiorno/sera a tutti :)
Mi scuso per il mostruoso ritardo nell'aggionamento e per le non-risposte alle recensioni, le recupererò una per una, promesso! Intanto ringrazio di cuore chi si è preso la briga di recensire o di seguire la mia storia, GRAZIE DAVVERO <3
Come avete visto questo capitolo è leggermente diverso dagli altri (oltre che noiosamente più lungo, ma vista l'assenza prolungata e il tema trattato mi è sembrato giusto non spezzarlo in due parti) ... Qui si scoprono tratti nuovi di Aegon, più gioiosi (per modo di dire) e più umani, insomma okay che è il sangue del drago eccetera però ... Mmm che altro aggiungere, ah sì questa descritta qui sopra è la prima scena "intima" di Aegon e Rhaenys, e non ho voluto esagerare, però non ne sono molto convinta quindi vorrei sapere che cosa ne pensate anche del risultato, oltre che dell'intero capitolo ovviamente. Bene, allora vi aspetto nelle recensioni e nel nuovo (più celere) capitolo! :)


_Jo







  
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