Field of Fire
«Morto?» Orys era stato
l’ultimo ad essere informato della disfatta di Città del Gabbiano; Aegon non
aveva voluto rovinargli la gioia di aver abbattuto il suo odiato rivale, ma ora
non potevano più aspettare. Era tempo di studiare una nuova strategia, un nuovo
piano per ridare linfa al loro ambizioso progetto di conquista. Non si poteva
aspettare, altrimenti i successi ottenuti fino a quel momento sarebbero stati
nulli e la morte di Daemon vana. Dovevano colpire i grandi re del Sud,
impedendo ai superstiti di riorganizzarsi, o per i Targaryen sarebbe stata la
fine del loro dominio mai realmente iniziato.
«Avevi detto che non avrebbero
avuto scampo» stava dicendo Orys, dopo essersi ripreso dalla notizia della
morte del suo più vecchio amico «Che l’esercito degli Arryn sareb…»
«Ho mentito!» lo zittì Aegon
«Ho mentito» ripetè, questa volta a voce più bassa «Contento? La flotta degli
Arryn doveva essere distrutta, i ribelli fomentanti per una rivolta interna.
Daemon era consapevole che la sua missione sarebbe stata senza ritorno,
illudersi del contrario sarebbe stato da stolti» concluse.
«E ha funzionato?» chiese
Orys, dopo un lungo silenzio.
«No» rispose Aegon, percependo
distintamente l’ira montare nell’animo del suo fratellastro.
«Vostra Altezza» si annunciò Jon
Mooton, uno dei primi lord ad averlo riconosciuto come unico e vero re del
Continente Occidentale; Aegon gli fece cenno di proseguire, facendo del proprio
meglio per ignorare lo sguardo ostile di Orys.
«Ho qui il rapporto degli
esploratori» fece una pausa «Re… Lord Loren e lord Mern sono in marcia con i
rispettivi eserciti, prevediamo che il punto di incontro sia tra la Valle del
Corno e Deep Den»
concluse.
«Quanti?» chiese Aegon.
«Più di cinquanta mila, sire»
rispose lord Mooton, non senza una vena di puro terrore nella voce.
«Lasciatemi» disse Aegon, e il
suo tono non ammetteva repliche. Quando finalmente rimase da solo si lasciò
cadere sulla sedia da campo. Si sfilò la corona, massaggiandosi le tempie.
Erano giorni che non dormiva, ma quello che più gli mancava non era il sonno,
ma le sue sorelle. Dopo la sconfitta di Città del Gabbiano e con una battaglia
da pianificare aveva mandato Rhaenys in ricognizione a est e Visenya a nord;
l’ultima cosa che voleva era essere colto alle spalle durante la battaglia. Erano
re e regine adesso, e i sovrani non si concedono lussi e distrazioni quando i
loro uomini ancora combattono e muoiono.
«Sei così teso» un sussurro
nel vento, la voce di Rhaenys, gli giunse da dietro. Aegon si voltò per
ammirare la splendida visione di sua sorella: indossava solo una leggera veste,
strati su strati di veli quasi impalpabili che lasciavano ben poco
all’immaginazione, mentre i lisci capelli argentei le ricadevano morbidi lungo
la schiena nuda. Non sapeva quando fosse tornata, nessuno pareva essersi preso
la briga di avvertirlo, o forse era stata lei a… lei… ogni traccia di
disappunto venne cancellata dalla sua mente quando Rhaenys si avvicinò e
cominciò a massaggiargli le spalle, distendendo, semplicemente con il suo tocco,
la tensione accumulata in quei giorni.
«Visenya è partita questa
mattina per una ricognizione» disse Aegon, tentando di recuperare la
concentrazione. Sua sorella gli faceva sempre questo effetto, riusciva a liquidare
tutti problemi, tutto ciò che li circondava perdeva forma e significato e al
mondo non rimanevano altri che loro. Ma doveva rimanere concentrato
sull’obiettivo, sulla guerra.
«Se confermerà il rapporto
degli altri…» riprese, ma Rhaenys lo interruppe.
«Non mi interessa» disse,
avvicinando le labbra al suo orecchio «Non mi importa dei rapporti» affermò «Né
della guerra… O dei nostri nemici» proseguì, baciandogli il collo «Ci siamo
solo noi» concluse, afferrandogli dolcemente il mento per guardarlo negli
occhi. Le iridi della sorella, due ametiste di una sfumatura più chiara delle
sue, si piantarono nel suo sguardo, scavandolo, sondandolo. Aegon non poteva
avere segreti per lei e questa vulnerabilità lo spaventava e insieme lo
eccitava. Si alzò in piedi, sollevando la sorella, la sua amante, tra le
braccia. La baciò, come aveva fatto migliaia di volte, quindi la depose sul
tavolo, ingombro di carte e mappe. E come migliaia di volte prima, il mondo
intorno a loro scomparve, esistevano solo loro, i signori dei draghi, il sangue
dell’antica Valyria; non c’erano altri che loro due, erano una cosa sola, erano
due parti di un tutto, indivisibili e invincibili, immersi in uno spazio senza
tempo eppure effimero. Non c’era bisogno di parole, le mani di Aegon frugarono
il corpo della sorella senza fretta, ogni parte di lei era una parte di lui,
nota e sconosciuta. Rhaenys aveva gli occhi chiusi, le mani intrecciate nei
capelli corti del fratello, le labbra semichiuse che urlavano per essere
baciate. Aegon esplorò ogni dettaglio del corpo della sorella, i lineamenti del
volto, le curve dei seni, senza trascurare nulla. Erano insieme, uniti non più
solo nell’anima, e niente, nessuna guerra, nessun regno poteva valere
quel momento di… amore? Non era amore, non solo almeno. Era… Non esisteva un
termine in grado di definire quella passione, quella fiducia, quel legame
profondo, quella sensazione unica; era semplicemente il sangue del dago.
«Allora non abbiamo scelta»
risolse Aegon «Combatteremo insieme».
Rhaenys e Visenya si
scambiarono un’occhiata perplessa. Combattere insieme significava davvero tutti
insieme, loro e i draghi. Si trattava di una mossa azzardata, il fuoco era pur
sempre un alleato incostante, ma era la loro unica possibilità.
«D’accordo» concordò Visenya.
Sapeva che loro alternative erano limitate.
«Rhaenys?» chiese Aegon,
vedendo la sorella esitare. Amava quelle creature, e il pensiero di metterle in
pericolo tutte e tre contemporaneamente la spaventava. Ma non avevano scelta,
questo lei doveva capirlo. Alla fine anche Rhaenys acconsentì, quindi Aegon le
lasciò a pianificare i dettagli dell’attacco. Si fidava di loro come di sé
stesso e lui doveva ancora fare una cosa. Raggiunse i margini
dell’accampamento, quindi si inoltrò nella vegetazione che ricopriva le alture
intorno a Tempio di Pietra. Quello che stava per fare non doveva riguardare le
sue sorelle, non c’era bisogno che anche loro sapessero. Rhaenys non avrebbe
approvato, di questo ne era certo, quanto a Visenya… Non voleva conoscere la
sua reazione. Superò l’ultimo dislivello, ritrovandosi in una piccola radura.
L’uomo che aveva mandato a chiamare era già lì ad aspettarlo.
“Sa già qual è il suo posto”
pensò compiaciuto.
«Ebbene?» chiese, studiando
ogni mossa dell’altro, che però continuava a restare immobile, il volto in
ombra.
«Il mio signore è lieto di
accettare l’offerta di re Aegon» disse finalmente l’uomo «Ci sarebbero delle
condizioni…»
«Condizioni?» lo interruppe
Aegon.
«Nulla di cui il tuo re non
possa privarsi, il mio signore vorrebbe estendere i suoi domini su Dorne
magari, o sulle miniere d’or…»
«Per chi mi hai preso?» sibilò
Aegon, trascinando l’uomo sotto il raggio luminoso della luna «So chi sei, lord
Harlen Tyrell» riconobbe «Ma non è il coraggio che ti ha portato qui, ma vile
avidità; allora che cosa vuoi da me?» chiese, aumentando la presa.
«Oh... Mio… Mio re, mio
signore, io… solo una piccola ricompensa» balbettò lord Tyrell.
«Ti ho promesso il titolo di
lord di Alto Giardino, Protettore del Sud e lord Supremo del Mander, non è
abbastanza per un semplice attendente?»
«Io… no, certo che lo è,
maestà… ma ecco, sai, per tradire Mern…»
«Tradire?» chiese Aegon, per
la prima volta preso in contro piede.
«Sì, maestà, cioè no… Lui è
ancora il mio re dopotutto e… Io ho giurato… Ti ho promesso il mio aiuto, ho
qui l’oro per corrompere i capitani, volteranno gabbana non appena…»
«Corrompere?!» ringhiò questa
volta, cercando di non alzare la voce «Ho chiesto la tua fedeltà per
risparmiare il tuo popolo, dopo che
avrò sconfitto Mern! Dopo!»
«Ma maestà, non puoi vincere
senza che almeno una parte dell’esercito passi dalla tua parte» protestò lord
Tyrell.
«Non con il tradimento»
sentenziò Aegon «Dimmi lord Harlen,
che dovrei fare di te ora?»
«Maestà?» domandò confuso il
giovane lord.
«Stavi per tradire il tuo re,
come potrò fidarmi di te in futuro?» disse, abbandonando la stretta di colpo
«Non credo che potrò farlo» concluse, quindi portò le dita alla bocca e
fischiò. Attimi che parvero ore, poi un vento caldo agitò l’aria e il Terrore
Nero, così Balerion era stato soprannominato da chi lo aveva visto in azione,
planò dolcemente a terra. Aegon posò un mano sull’enorme capo del suo drago,
quindi rivolse lo sguardo nuovamente su lord Tyrell. L’uomo sembrava incapace
di staccare gli occhi dalla bestia, più stupefatto che atterrito. Una reazione
che Aegon aveva visto spesso e che, come previsto, si mutò in cieco terrore
pochi istanti dopo.
«No, mio re» cominciò a
piagnucolare, non appena realizzò la minaccia «No, ti prego io… io sarò fedele,
a te, solo a te, lo giuro! Maestà, ti supplico!» continuò, accartocciandosi su
sé stesso.
Aegon si concesse un lieve
sorriso, quindi interruppe i mugolii pietosi del suo nuovo Protettore del Sud
«E sia» approvò «Ma questo è stato il tuo ultimo errore, non ci saranno altre
possibilità» sentenziò.
«Gr-Grazie… oh maestà grazie,
non ce ne saranno, non…»
«Vai ora, e non parlare a
nessuno di questo incontro, a nessuno, intesi?»
«No, cioè sì, a nessuno, lo
giuro, grazie maestà sarò…» continuava lord Tyrell, mentre Aegon balzava in
groppa al suo drago e si allontanava veloce. “Patetico” pensò, chiedendosi se
risparmiarlo fosse stata la scelta giusta.
«Ci siamo» mormorò Aegon, un
sussurro impercettibile, un avvertimento a sé stesso, il suo unico vero nemico.
Aegon era sangue del drago, discendente della grande Valyria, tutto ciò che
sognava, tutto ciò che desiderava, diveniva realtà, doveva soltanto credere che
fosse possibile.
“Devi credere, figlio mio. Abbi
fede” le ultime parole di sua madre gli rimbombarono nella testa, tanto che
Aegon fu tentato di voltarsi, aspettandosi di ritrovarsela lì, al suo fianco. Lei glielo
aveva ripetuto fino all’ultimo istante, fino all’attimo prima di chiudere gli
occhi per sempre aveva continuato a spingerlo verso l’accettazione
incondizionata del proprio destino. E ora lui era lì, a un passo dalla
battaglia decisiva della sua campagna di conquista. Avrebbe potuto essere
vittoria o sconfitta in egual modo, non dipendeva da altri che da lui. Accarezzò
le lisce squame nere di Balerion e permise che l’energia dell’animale lo
pervadesse. “Io sono il sangue del drago” si ripetè, una specie di mantra che i
membri della sua famiglia recitavano, beh da sempre credeva.
Montò in groppa al drago e si
lanciò in picchiata verso la valle, raggiungendo il suo esiguo esercito che già
si apprestava a marciare guidato da lord Mooton. Non ebbe bisogno di cercare le
sue sorelle, afferrò saldamente le redini e si affidò totalmente a Balerion. Un
battito d’ali, lento, possente, poi un altro e un altro ancora portarono drago e
cavaliere in alto, sempre più in alto, dove le due sorelle più piccole mordevano
l’aria in una danza impaziente. Balerion lanciò il suo richiamo e si gettò in
picchiata seguito dalle altre due. Il campo di battaglia si materializzò
davanti ai suoi occhi, infiniti fili d’erba sottile e rossastra, bruciata dal
sole. E poi gli eserciti congiunti di Mern e Loren, nient’altro che fili d’acciaio
grigio, tutti uguali. Balerion li sorvolò, proiettando la sua enorme ombra nera
sul suolo, quindi tornò indietro verso il centro dell’esercito, mentre Vhagar e
Meraxes si aprivano a ventaglio sulle ali. Un istante di quiete, durante il
quale i soldati sollevarono lo sguardo al cielo, incapaci di comprendere ciò
che stava avvenendo, intrappolati nella morsa di quel terrore senza nome,
sconosciuto e intangibile eppure mortalmente vicino. Un solo istante e poi l’inferno.
Balerion aprì le enormi fauci e vomitò il suo fuoco scuro, incenerendo sul
colpo decine di uomini, intrappolandone altri nelle armature costruite per proteggerli
e che ora bruciavano. Urla strazianti si sollevarono verso Aegon senza che però
potessero raggiungerlo, mentre fiamme rosse, dorate e nere flagellavano l’aria ormai
divenuta incandescente. L’erba già secca prese fuoco, e l’incendio divampò
rapido e incontrollabile, divorando alti lord, cavalieri e semplici fanti senza
alcuna distinzione. Un campo di fuoco
ingoiò i nemici dei Targaryen, spietato e insaziabile.
Quando finalmente il fuoco fu
estinto e i supersiti radunati e incatenati, lord Jon Mooton consegnò
personalmente la corona di Alto Giardino nelle mani di Aegon. Il re la rigirò delicatamente
tra le dita, osservando il curioso intreccio di mani di giada che stringevano l’una
il polso dell’altra. Aegon sollevò lo sguardo e individuò Orys, quindi gli fece
segno di avvicinarsi.
«Ti piace?» chiese,
porgendogli il diadema.
Orys gli rivolse uno sguardo contrariato,
quindi si concentrò sulla corona, poi di nuovo su Aegon e sulle sorelle, in
piedi accanto a lui. «Bellissima maestà» asserì, non senza una lieve punta di acido
risentimento, e aggiunse «Un tizio che si stringe le mani da solo, un simbolo
perfetto per il tuo nuovo lacchè» concluse, accennando sfacciatamente a lord Mooton
che osservava serenamente la scena, ignaro dell’allusione.
«Hai ragione, fratello»
approvò Aegon «Davvero perfetta per il Primo Cavaliere del Re… Tu»
Orys lo guardò senza capire,
quindi reprimendo un sorriso, fece un breve inchino, mormorò un ringraziamento e
si allontanò.
“Tipico” rifletté Aegon,
concedendosi uno dei suoi rari sorrisi divertiti.
«Vostra maestà» la voce di
lord Mooton lo richiamò al suo prossimo, e meno affabile, prigioniero. Aegon
annuì con la testa e si sistemò meglio sul trono improvvisato, una semplice
sedia di legno, leggermente più grande del normale e ricoperta da un drappo
rosso, forse una tenda riconobbe. “Se devo stare scomodo tanto vale che mi
sieda sulla punta di una freccia” pensò.
«Maestà» annunciò di nuovo
lord Mooton «Loren Lannister, di Castel Gra…»
«Re Loren» precisò il
prigioniero.
«Prego?» chiese lord Mooton,
incredulo. «C’è un solo re nel Continente Occidentale e non sei tu, quindi
inginocchiati davanti al tuo sovrano!» ordinò, cercando di costringere il
non-più-re Loren a prostrarsi in avanti.
«Re Loren delle Terre dell’Ovest»
disse Aegon, interrompendo il patetico siparietto «Oggi sei stato sconfitto, il
tuo esercito distrutto, il tuo alleato ucciso. Io sono Aegon Targaryen, primo
del mio nome e, per grazia dei Sette, Re dei Sette Regni» fece una pausa,
quindi indicando prima Rhaenys e poi Visenya proseguì «Queste sono le mie
sorelle e regine. Inginocchiati davanti a noi, giuraci fedeltà e ti nomineremo
lord di Castel Granito e Protettore dell’Ovest. Rifiutati, e ti faremo giustiziare
e annienteremo quel che resta del tuo popolo»
Loren parve soppesare a lungo
quelle parole, poi fece cenno al suo attendente di avvicinarsi. Aegon percepì Visenya
estrarre la spada e la rassicurò con uno sguardo, quindi riportò l’attenzione
sul prigioniero.
Loren prese la sua corona, un’ampia fascia d’oro tempestata di rubini, dalle mani del valletto «Ecco la
mia corona, simbolo del mio potere» declamò «La consegno a voi, mio re e mie
regine, e vi giuro fedeltà. Da questo momento e fino alla fine dei miei giorni
la mia vita vi appartiene» concluse, quindi, posto il ginocchio a terra, consegnò il pesante diadema nelle
mani di lord Mooton.
Aegon annuì, in segno di
accettazione, quindi chiese che gli venisse portata Blackfyre, la sua spada
valyriana, e nominò Loren Lannister primo lord di Castel Granito.
“E quattro” pensò. Ora
mancavano solo tre regni da conquistare, il freddo e vasto nord, la torrida e
raffinata Dorne e l’impervia Valle di Arryn. Il ruggito del drago non era più solo
un’eco lontano.
Angolo autrice
Allora da dove cominciare... beh innanzitutto buongiorno/sera a tutti :)
Mi scuso per il mostruoso ritardo nell'aggionamento e per le non-risposte alle recensioni, le recupererò una per una, promesso! Intanto ringrazio di cuore chi si è preso la briga di recensire o di seguire la mia storia, GRAZIE DAVVERO <3
Come avete visto questo capitolo è leggermente diverso dagli altri (oltre che noiosamente più lungo, ma vista l'assenza prolungata e il tema trattato mi è sembrato giusto non spezzarlo in due parti) ... Qui si scoprono tratti nuovi di Aegon, più gioiosi (per modo di dire) e più umani, insomma okay che è il sangue del drago eccetera però ... Mmm che altro aggiungere, ah sì questa descritta qui sopra è la prima scena "intima" di Aegon e Rhaenys, e non ho voluto esagerare, però non ne sono molto convinta quindi vorrei sapere che cosa ne pensate anche del risultato, oltre che dell'intero capitolo ovviamente. Bene, allora vi aspetto nelle recensioni e nel nuovo (più celere) capitolo! :)
_Jo