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Autore: Mikarchangel74    04/01/2016    0 recensioni
Ho immaginato questa storia dopo aver visto La desolazione di Smaug.
Cosa succederebbe se Legolas venisse catturato da Bolg?
Legolas sarà imprigionato e torturato, riuscirà a fuggire, ma porterà con sé qualcosa di profondo ed oscuro che lo porterà verso la morte. Incontrerà una persona speciale che lo aiuterà. Riuscirà a guarire del tutto?
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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~~Una volta raggiunta la riva dall'altra parte del lago Bolg ordinò al rettile di lasciare la presa sull'elfo. Non voleva ucciderlo. Non erano questi gli ordini e poi solitamente i prigionieri degli orchi subivano una sorte ben peggiore. Se gli andava bene venivano costretti alla schiavitù nelle buie e profonde gallerie, ma il diletto maggiore degli orchi era torturare le loro vittime, fino alla morte, soprattutto gli altezzosi ed eterei elfi.
Bolg guardò sprezzante quella creatura con la lunga capigliatura bionda che giaceva svenuto a terra a faccia in giù, sputò vicino a lui quindi si chinò e lo percosse forte sulla schiena per fargli espellere l'acqua ingerita. Se l'elfo non ricominciava a respirare a breve sarebbe morto e così non c'era soddisfazione.
Legolas tossì forte e vomitò fuori una gran quantità d'acqua, sollevò un po' il busto facendo forza sulle braccia tremanti, poi cercò disperatamente e affannosamente di riprendere a respirare in modo regolare, ma i polmoni gli dolevano, la gola si contraeva in continuazione e un forte attacco di tosse lo sconquassò. Affondò le dita nella riva fangosa, artigliandola. I suoi bellissimi capelli dorati erano appiccicosi, sporchi di fango e grondavano acqua verdastra.
Bolg lo osservò per qualche istante poi non volendo che l'elfo si riprendesse del tutto lo colpì forte alla nuca, Legolas cedette e l'oscurità avvolse di nuovo la sua mente.

Un enorme orco con il corpo di un colore grigiastro, massiccio e completamente sfregiato come pure il volto dall'aspetto iniquo, stava masticando un pezzo di un qualche animale coperto di pelliccia. Grugniva soddisfatto assaporando ogni morso e frantumando i piccoli ossicini sotto ai suoi denti sporchi. Stava al centro di un salone della vasta sede di Dol Guldur, una grossa costruzione in pietra grezza che all'apparenza agli occhi dei forestieri poteva apparire un maestoso castello, ma che al suo interno racchiudeva orrore e indicibile crudeltà.
Nella penombra del salone senza finestre illuminato da alcune torce, Azog, questo era il suo nome, stava seduto da solo in fondo ad un grosso e lungo tavolo di legno marcio e logoro.
In fondo al salone davanti ad Azog c'era un'apertura rettangolare scavata nella pietra dalla quale si poteva accedere ai corridoi e le altre sale, al di fuori dell'apertura vi erano 2 orchi con elmi e alabarde di ferro grezzo e consumate che di colpo, all'arrivo di un estraneo incrociarono le armi sbarrando l'accesso.
"Toglietevi di mezzo!" Gridò l'orco spazientito "Devo mostrare una cosa a mio padre."
Le due guardie si scambiarono un occhiata interrogativa ma non si mossero e Bolg spazientito cominciò ad emettere un basso ringhio gutturale e spinse via malamente uno dei due.
Dal salone Azog diede l'ordine di far passare Bolg così anche l'altra guardia si spostò liberando il passaggio.
Azog rimase concentrato sul suo pasto e col boccone in bocca disse "Spero per te sia una cosa importante, per disturbarmi durante la cena."
Bolg gonfiò il petto sicuro che ciò che doveva mostrare al padre fosse più che ben accetto "Padre, ho catturato un altro di quei luridi elfi del Bosco Atro. Lo porterò nelle segrete, se vorrai vederlo." Disse e chinando leggermente il testone deforme in segno di rispetto si voltò ed uscì dal salone. Si diresse dove aveva lasciato il mannaro con l'elfo coricato sopra, le cui braccia erano state legate dietro la schiena ed era ancora privo di sensi. Lo tirò giù dal grosso canide senza tanti scrupoli e lo trascinò per gli stretti ed irregolari corridoi che scendevano giù nella profondità della terra fino ad alcune anguste cavità nella parete rocciosa dell'edificio chiuse da grate di ferro massiccio. Bolg tolse un grosso e pesante paletto che si incastrava in due occhielli uno dell'inferriata e uno della parete rocciosa e la grata di ferro fu sbloccata e aperta. Raccolse il corpo del prigioniero e lo gettò dentro richiudendo la cella. Guardò la sua preda ed il suo operato con un ghigno soddisfatto sulla bocca deforme.
Udì un rumore di passi, suo padre era finalmente giunto. In silenzio guardò oltre la grata il corpo sporco e graffiato dell'elfo, i capelli scompigliati ed incrostati di fango, il volto angelico anche se imbrattato ed i suoi occhi si spalancarono di sorpresa "Hai preso un prezioso bottino figlio." Proferì Azog "Niente di meno che il figlio del Re di Bosco Atro! Ci potrebbe essere molto utile! Ben fatto!" Si congratulò e Bolg gonfiò il petto d'orgoglio.
Legolas gemette piano.
"Questo lurido bastardo è tra i più scaltri e furbi del suo popolo. Attendi che si riprenda un po', ma non del tutto o non ci metterà due secondi a scappare. Dobbiamo far sì che rimanga debole per tutto il tempo, ma deve essere sveglio! Voglio sentirlo urlare quando gli dilanierò quella sua pelle color della luna con la frusta" Rise perversamente Azog accarezzandosi con la mano buona il moncherino dell'altro braccio terminante con un uncino a tre punte.
"Sarà fatto padre." Garantì Bolg con un sorriso maligno.
Si diresse verso una dispensa fatiscente e prese una sfera forata, non appena la sfera fu mossa un sibilo cominciò a risuonare nell'aria.
"Un morso del Teth basterà per tenerlo buono". Disse Bolg.
"Bene figlio. Lascio a te il prigioniero e il compito di sorvegliarlo. Voglio che sia portato da me quando si riprende." Azog lanciò un ultimo sguardo sprezzante al corpo nella cella e se ne andò.

La prima cosa che Legolas percepì fu il dolore alla testa, gli sembrava d'esser stato calpestato da un olifante. Il torace bruciava e anche alcune parti del corpo che si erano graffiate quand'era stato trascinato per i corridoi dissestati di Dol Guldur. Le braccia erano ormai insensibili ancora legate dietro la schiena. Emise un debole lamento e si mosse, poi un poco alla volta aprì gli occhi.
"Ti sei svegliato finalmente lurido elfo." L'occhio porcino dell'orco incontrò quegli azzurri e provati di Legolas. Bolt non volle indugiare oltre, aprì la sfera contenente un piccolo rettile nero simile ad un girino ma con piccole zampe e grande quanto un rospo, la cui sacca velenifera piena di siero spuntava da sotto la gola dell'animale.
Legolas inarcò la schiena impaurito cercando di allontanarsi, ma venne prontamente afferrato per i capelli dalla mano dell'orco. Il teth fu avvicinato al collo esposto del principe ed il veleno venne iniettato con morso dell'unico dente/pungiglione della creatura.
Subito Legolas sentì il fuoco del veleno che entrava in circolo nel suo corpo in ogni vena e arteria, bruciava e indeboliva ogni fibra, ogni muscolo, anche la mente iniziò a perdere lucidità. Emise un gemito frustrato.
L'orco attese qualche minuto poi tagliò i lacci che bloccavano le braccia dell'elfo che strinse i denti per il dolore alle spalle rimaste per troppo tempo costrette in una posizione insolita e scomoda. Quindi annodò una corda stretta attorno al collo del principe e lo strattonò "Avanti muoviti! Alzati! Mio padre ti vuole!" Gli sbraitò.
Legolas si mise in piedi appoggiandosi ad una parete. L'orco sbuffò poi si voltò e cominciò a tirarlo. All'elfo non rimase altro che seguirlo cercando di non inciampare e zigzagò a destra e sinistra come fosse ubriaco. La sua mente per quanto annebbiata stava riflettendo su come potersi dileguare da quell'orribile situazione. Le sue armi gli erano state portate via ovviamente. Doveva capire intanto dove fosse stato portato e con quanti di quelle orride creature avrebbe avuto a che fare o con quante avrebbe dovuto lottare a mani nude.
Un altro strattone al collo distolse Legolas dal flusso dei suoi pensieri riportandolo alla crudele realtà. Si sentì umiliato. Il principe di Bosco Atro tirato alla corda come un cane. Guardò, i suoi abiti strappati e lerci, come pure doveva essere il suo aspetto. Drogato, al punto che gli sembrava di fare ogni movimento al rallentatore. Ma come avrebbe potuto salvarsi da quella situazione? E poi chi erano quegli orchi? Non erano i soliti stupidi orchi. Erano riusciti a mettere un elfo ko.
Giunsero nel salone dove Azog stava discutendo alcune tattiche di attacco per invadere alcuni territori oltre la catena delle montagne nebbiose. Legolas fu spinto al centro e gli venne spontaneo reagire tirando via la corda dalle mani di Bolg e cercando di attorcigliarla attorno al suo collo, ma inebetito com'era riuscì a mettere la corda attorno al collo dell'orco, che sfruttò la condizione a suo vantaggio attirando a se l'elfo e colpendolo forte con un pugno al volto ed una ginocchiata nello stomaco. Legolas tossì e si ritrovò carponi.
Azog rise, licenziò i soldati che erano lì con lui e diresse la sua attenzione al prigioniero "Ben arrivato Legolas Greenleaf, principe di Bosco Atro." Legolas alzò il viso per vedere chi poteva conoscerlo così bene ed il suo cuore mancò un battito.
Azog il profanatore era una vecchia conoscenza di Thranduil e sua. Sì erano già scontrati in passato. Gli elfi avevano faticato in battaglia, molte erano state le perdite. Ma soprattutto avevano visto quanto fosse malvagio costui. Ogni tanto venivano trovati elfi morti ai margini del reame, con impressi sui loro corpi i segni di torture indicibili ed il marchio di Azog.
L'orco vide la preoccupazione sul volto dell'elfo e se ne compiacque.
"Spero l'alloggio sia di tuo gradimento" Lo schernì "Ovviamente gli scavi non sono adatti ad un principe. E poi magari se farò sapere a tuo padre che sei mio ospite, può darsi troveremo un buon accordo per il tuo rilascio....anche se forse non proprio incolume." Sogghignò.
Legolas che nel frattempo si era rimesso in piedi lo fronteggiò "Scordati che mio padre scenda a patti con un lurido orco come te. Non lo farà, nemmeno per me!" Cercò di precisare, ma la sua mente non ne era così convinta.
Azog avanzò e Legolas indietreggiò, Bolg accorto, lo bloccò da dietro e quando Azog fu a distanza di un avambraccio dall'elfo, lo prese da sotto la gola con l'uncino a tre punte premendo per sollevarlo. L'elfo iniziò a tirar su il viso, poi si alzò sulle punte dei piedi nell'intento di non farsi infilzare, ma l'orco aumentava gradualmente la pressione e una piccola goccia di sangue cominciò a fuoriuscire. L'elfo ansimò e gridò quando l'estremità acuta lacerò ancor più la sua pelle.
"Come mi hai chiamato schifoso di un elfo?" Ringhiò l'orco con lo sguardo fiammeggiante. Tolse l'uncino e lo percosse con questo sul volto, strattonò la corda con violenza e Legolas si trovò nuovamente a terra poi iniziarono i calci. A Legolas sembrava che giungessero da tutte le parti. Non poté fare altro che portarsi le braccia sopra la testa per proteggere anche il volto e chiudere le gambe al petto, ma i calci erano come feroci bastonate, nelle gambe, nelle braccia, nella schiena, e quando ne arrivarono alcune alle costole, sentì il 'crack' e la fitta acuta della rottura, urlò, anche se si stava sforzando di non farlo per non dare maggiore soddisfazione a quelle fetide creature.
Il pestaggio andò avanti fino quando Legolas perse nuovamente i sensi.

Tauriel saltò giù dal portico di Bard, da dove aveva assistito impotente alla cattura di Legolas e corse al suo cavallo. Doveva tornare al reame di Bosco Atro per parlare con il Re Thranduil. Doveva riuscirci. Doveva chiamare aiuto, anche se il Re probabilmente l'aveva bandita dal reame dopo che era partita per inseguire gli orchi, disobbedendo agli ordini. Ma adesso aveva bisogno di aiuto per liberare il suo amico. Lì ad Esgarot erano soli e lontani da casa, non avrebbe mai dovuto permettere a Legolas di seguirla, ma sapeva che l'elfo provava una forte attrazione nei suoi confronti e l'avrebbe seguita anche se si fosse gettata nelle fiamme di Mordor.
Asciugò gli occhi che le si erano riempiti di lacrime e spronò il suo cavallo in direzione di Bosco Atro.

Legolas aprì gli occhi e li richiuse stringendoli per le fitte dolorose che sentiva al petto e alle costole ad ogni respiro. Era stato ricondotto nella piccola cella. Era solo. Pensò che fosse notte. Non si sentivano rumori, se non un basso ronzio e il leggero scoppiettio del fuoco di due torce che emettevano un po' di bagliore in tutta quell'oscurità. Era umido e rabbrividì, soffocando un lamento. L'effetto della droga non accennava a svanire e si sforzò di concentrarsi sull'escogitare una via di fuga. Non poteva certamente permettersi di mettere a repentaglio la vita di suo padre, di altri elfi e dell'intero reame, a causa sua, perché se Azog non aveva bluffato, era sicuramente intenzionato a mandare un corvo per avvertire Thranduil dell'avvenuta cattura del figlio e non sarebbe rimasto fermo ad assistere alle torture o aspettare la sua morte.
Gli vennero alla mente le immagini dei verdi alberi ricoperti di muschio. I raggi del sole che filtravano attraverso le alte fronde, il verde dei prati. Il sussurrare del vento. L'immensità del cielo notturno punteggiato di stelle brillanti e la bellezza del paesaggio illuminato dall'argentea luce della luna che più volte aveva ammirato dal suo palazzo ... Cose che al momento a lui non era più concesso di vedere e che gli mancarono terribilmente costretto sotto terra com'era. Una lacrima si staccò dalle sue ciglia cadendo a terra.

Purtroppo il principe di Bosco Atro dovette subire altre angoscianti torture da parte di Azog e suo figlio. Ogni giorno Legolas veniva condotto al cospetto di Azog, il quale anche senza presupposti iniziava ad infliggere all'elfo tremende sofferenze ed ogni tre giorni gli veniva iniettato il veleno del Teth, per renderlo debole ed inoffensivo. Ad indebolirlo non era solo la droga, ma anche il fatto che non gli davano nessun tipo di cibo...i primi giorni gli avevano buttato in cella alcuni topi morti, oltretutto crudi, ma lui ovviamente si era rifiutato di mangiare; E così avevano smesso di dargliene. Gli mancava lembas, pochi morsi del suo pane elfico lo avrebbe rinvigorito. Fortunatamente riusciva almeno a bere attraverso lo sgocciolio di una crepa nella parete. Ma dopo una settimana Legolas già sperava di morire piuttosto che andare avanti in quelle condizioni.

Ormai non si rendeva più conto dello scorrere del tempo. Di dove si trovasse. Si sentiva trascinare, lasciar cadere a terra e poi cominciava il dolore che il più delle volte finiva solo con la perdita dei sensi.
"Tuo padre ci mette più del solito a rispondere." Disse Azog fingendosi pensieroso mentre girava attorno a Legolas che stava rannicchiato a terra tremando. "Forse sta già marciando su Dol Guldur... Non posso ancora ucciderti lo capisci vero?!" Continuò in tono canzonatorio "Prima vorrei che assistessi alla disfatta di tuo padre e di tutti quelli a cui tieni...Avere la consapevolezza che è successo tutto per causa tua e poi forse potrei porre fine alle tue sofferenze misero elfo" Proferì sottolineando le ultime due parole.
"Oggi credo che ti farò ascoltare un po' di musica" Aggiunse in tono piatto. Legolas seguì con gli occhi e con la testa i movimenti del suo carceriere per vedere quale altro supplizio stava per infliggergli. Azog girò la manopola di uno strano apparecchio con davanti una specie di imbuto simile a quello del grammofono. Nessun orecchio percepì ciò che invece arrivò dritto e profondo alla testa dell'elfo che si portò di scatto le mani ai lati della testa lanciando un grido silenzioso.
Azog e Bolg risero perfidi.
"Se non senti bene, posso anche alzare il volume." Infierì l'orco ruotando ulteriormente la manopola di conseguenza Legolas credette di impazzire. Non solo era un suono acuto, assordante che gli torturava udito e mente, ma gli faceva contrarre spasmodicamente ogni muscolo. Il suo respiro si fece affannoso e non si rese conto se stava urlando veramente. Voleva solo che finisse.
Non volendo far svenire subito il prigioniero, Azog portò il volume ad un livello più basso e urlò per farsi sentire "Sono speciali ultrasuoni creati proprio per voi maledetti elfi. Intensi non trovi?" ma Legolas non si mosse e cercò di concentrarsi sul provare inutilmente ad escludere quel rumore raccapricciante. Nella sua mente devastata cerco di immaginare i melodiosi canti del suo popolo. Gli occhi gli si inumidirono subito ma ricacciò indietro le lacrime, non volendo dare agli orchi nessuna ulteriore soddisfazione.
"Signore" Un orco sporco di fango secco si affacciò al salone chiedendo udienza.
"Cosa c'è?"
"Una rivolta comandante, giù agli scavi. C'è bisogno di lei." Azog valutò la situazione, alzò nuovamente il volume e si deliziò nel vedere il corpo di Legolas contorcersi un paio di volte e rimanere immobile, prima di rivolgersi al figlio "Vieni con me. Dopo torneremo al nostro divertimento". Quindi rilasciò leggermente la manopola di quell'oggetto infernale ed uscì dal salone seguito dal figlio.
Legolas aveva fatto uno sforzo immane per rimanere immobile e fingere d'aver perduto conoscenza in quel supplizio. Doveva fare assolutamente qualcosa. Adesso o mai più!
Aveva notato già da tempo un'apertura nel terreno in un angolo del salone dove Azog o chi per lui, gettavano gli avanzi del cibo o l'immondizia. Forse sotto c'era un condotto, una specie di fognatura. Poteva tentare di buttarsi lì e trascinarsi fuori....Fuggire ... Fuggire. La parola gli strinse il cuore.
Accertatosi d'esser rimasto solo, tremando iniziò a rotolare, raggiunse l'apertura dal quale arrivava un forte tanfo e affacciandosi vide solo tenebra. Sospirò. O buttarsi e forse morire ... o morire comunque lentamente in agonia.
Non perse altro tempo e non ci pensò su; Si getto nell'oscurità.

(to be continued..)

   
 
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