Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: Carmenkodocha400    05/01/2016    1 recensioni
Sana Kurata è appena tornata nella sua terra Natale, il Giappone, da Los Angeles, ma ad accoglierla non c'è il ragazzo di cui è follemente innamorata, Akito Hayama. La loro relazione era stata interrotta quattro anni prima per evitare di apparire insieme sui giornali, dato il lavoro nel mondo dello spettacolo di Sana. Nonostante tutto, i due ragazzi cominciano ad essere molto intimi tra di loro e sembra andare tutto bene, quando delle fotografie...
Una storia romantica e introspettiva che porta Sana e Akito davanti a scelte, che porta loro problemi, che li porta a trovare delle soluzioni. Cosa succederà se il loro amore verrà mostrato al mondo intero?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non ho fatto prima il capitolo dato che mio padre ha portato il computer con sé, mi scuso, buon anno <3

Capitolo 5: Fumiko

Il timido bacio di Sana e Akito si trasformò presto in un bacio più passionale.
Akito fece scendere le mani dal viso alla schiena di Sana con delicatezza. Sana a quel tocco rabbrividì un poco, poi si fece più sicura e smise di tenere le mani appoggiate sulle gambe con rigidità, anzi, pian piano si sciolse e alzò le braccia verso il viso di Akito, accarezzandolo. Akito smise di baciare soltanto le sue labbra e posò dolcemente le labbra sul suo collo.
Sana ridacchiò, ma la risata uscì soffocata.
Trasalì di piacere e ansia, due emozioni completamente diverse ma che in quel momento per Sana si sposavano perfettamente.
Voleva sentirsi al sicuro tra le braccia dell’unico ragazzo che amava nella sua vita, ma non sapeva perché sentiva una sensazione di paura.
Il cuore che batteva veloce come quello di un canarino ne era la testimonianza, e Akito poteva sentirlo battere forte sul suo petto, poiché continuarono a stare abbracciati.
-Sana?-
-Sì?- la voce uscì tremante.
-Che hai?-
-Niente- mentì lei. Si staccò dalle sue braccia, e lo guardò sorridendo, mentre dentro di sé si chiedeva come cavolo facesse a conoscere ogni suo pensiero più intimo, ogni suo segreto più nascosto nella sua anima, che si perdeva nella notte dei tempi.
-Sei tesa, è successo qualcosa?- chiese lui, guardandola dolcemente –Se vuoi, smetto-
Gli occhi di Sana brillarono: perle di lacrime illuminarono quello sguardo già luccicante.
-E’ che ho paura- disse in un fil di voce.
-Ma di cosa?- Akito corrugò la fronte e la fissò con insistenza.
Sana tirò su col naso e distolse lo sguardo. –Non possiamo stare insieme-
-Perché?-
-Non posso abbandonare il lavoro, Akito…- sussurrò
-Quindi preferisci abbandonare me?!- Akito la guardò accigliato.
-Certo che no!- esclamò, ancora tra le lacrime –Ho solamente paura per il nostro rapporto, però va tutto bene, non ti preoccupare- sorrise, asciugandosi le lacrime.
Akito sorrise sollevato, ma preferì essere più delicato e meno intimo, la strinse semplicemente a sé.
Una sensazione di piacevole calore e protezione discese su Sana, e questo le fece calare le palpebre sugli occhi nocciola, e in pochi attimi vide soltanto il buio che calava su di lei.

Quando aprì gli occhi, un silenzio spettrale c’era nella stanza.
Guardò Akito e vide che era addormentato, ma nonostante tutto la stringeva ancora forte a sé.
Lo fissò bene: era proprio diverso dal bambino rompiscatole che era stato quando entrambi andavano ancora in sesta elementare, adesso era un ragazzo forte e protettivo, ma al tempo stesso non trascurava mai quel suo lato un po’ ombroso che lo caratterizzava da anni.
Sana amava entrambi i lati: quello dolce e quello un po’ oscuro.
Era sempre stato così e lo amava per ciò che era, perché lui era stato il compagno ’’demonio’’ delle elementari, perché era stato il suo amico e il suo confidente, perché era stato il suo ragazzo, perché era stato il suo sostenitore durante la sua malattia, perché era stato capace di accettare la sua partenza, perché era stata l’unica persona che lei aveva amato, e perché in quel momento era lì vicino a lei.
Chissà, forse avrebbe potuto dire di nuovo che era il suo ragazzo, ma dubitava di questo.
Nonostante i suoi diciannove anni, la parola ’’Hayama’’ intesa come ’’ragazzo’’ ancora la faceva imbarazzare e sorprendere, come quando aveva tredici anni.
Hayama era un ragazzo sicuramente difficile e quasi impossibile da trattare, ma Sana lo amava, e non le importava del suo lavoro e delle difficoltà che correvano.
Guardò l’orologio grigio appeso al muro, e vide che erano le quattro.
-Devo assolutamente andare!- esclamò.
Chissà come si erano preoccupati sua madre, la signora Shimura e Rei!
Svelta scattò in piedi, lasciando cadere Akito sul divano, come un sacco di patate.
Prima di andare, si inginocchiò vicino a lui e stampò un bacio sulle sue labbra, poi scrisse velocemente un biglietto e scappò via di corsa, con l’energia che nessuno dei suoi amici aveva.
Tutti si sarebbero stupiti se sarebbero venuti a sapere che la ragazza che correva con fretta in città nemmeno un’ora prima si era appena ripresa da una sbronza ed era quasi stata violentata da uno sconosciuto.
Girò la chiave nella serratura della porta di casa sua ed entrò.
All’inizio sembrava che tutti stessero dormendo, poiché c’era un silenzio tombale, ma una luce fioca che proveniva dal salotto le fece dubitare di ciò che aveva pensato poco prima.
Entrò nel salone e vide sua madre vicino al camino acceso.
-Bentornata cara- la salutò sua madre con allegria, ma nei suoi occhi c’era una punta di stanchezza.
-Mamma ma…che ci fai ancora sveglia?- domandò sorpresa, guardando il fuoco del camino scoppiettare.
-Una madre aspetta sempre il ritorno di sua figlia, qualunque ora sia- disse con saggezza
-Oh, mamma, saresti dovuta andare a dormire!- la rimproverò Sana, sentendosi in colpa, perché lei era stata in un locale a ballare, si era ubriacata ed era andata a casa di Akito, senza sapere che la sua adorata mamma era a casa ad aspettarla vicino al camino, nonostante la stanchezza che si leggeva nei suoi occhi e nella sua voce.
-Ho preferito rimanere qui- si giustificò Misako –Tu però devi essere stanca, perché non vai a dormire?-
-Hai ragione- concordò sbadigliando, nonostante si era fatta un’oretta di sonno poco prima – Vai anche tu, buonanotte-
Misako si alzò dal divano –Buonanotte Sana-
Le strade si separarono e Sana si sdraiò sul letto, e senza neanche spogliarsi né mettersi sotto le coperte, si addormentò.

Il mattino seguente Akito scese dal divano, poiché non si era alzato più da lì, e bevve una tazza di tè freddo.
Vide un biglietto sul tavolo e lo raccattò per leggerlo:

Caro Akito,
Sto andando a casa. Sono le 4,00
Nessun rapimento alieno, sono sana e salva e me ne sto andando.
Contento?

Sana.


Akito sorrise per il divertente messaggio, lo accartocciò e lo gettò nel cestino, poi si vestì in fretta e uscì subito di casa: doveva fare qualcosa di importante.

Intanto Sana era agli studi televisivi a prepararsi per il suo nuovo film, ed era più raggiante che mai.
’’Non devo pensare a lui, non devo pensare a lui…’’ disse fra sé e sé, cercando di concentrarsi, ma ogni volta le veniva in mente il bacio della sera precedente e si imbarazzava.
-Sana-chan, stai bene?- le chiese Rei un po’ preoccupato.
-Certo che sto bene, Rei-kun- rispose lei, e continuò con il suo lavoro, fino a che non vennero quei quindici minuti di pausa che tutti gli attori aspettavano con ansia.
-Ah, finalmente- Sana si stiracchiò sulla sedia: sebbene la sua parte non fosse importante, era veramente stancante rifare ogni volta la stessa scena.
Mentre mangiava il suo panino, le squillò il celllare: era Akito.
Portò il cellulare all’orecchio:- Ciao!-
-Ciao. Volevo dirti una cosa-
-Cosa?- chiese lei emozionata
-Ho trovato un piccolo lavoretto da fare-
-Davvero? Che cosa?- domandò curiosa –Su, sputa il rospo, non tenermi sulle spine!-
-Se aspetti…! Comunque, andrò a lavorare come barista al locale dove siamo stati ieri-
Un silenzio quasi religioso calò su di lei.
-Non mi piace che vai da solo al locale- disse dopo che si fu ripresa dalla notizia.
-Come?- Akito rimase perplesso.
-Lo sai quante ragazze vengono in quei locali- spiegò, abbassando la voce.
Akito ridacchiò.- Sei gelosa?-
-Sì- disse decisa, aggrottando la fronte –Come potrei non essere gelosa?-
-Ti prometto che non succederà nulla- promise Akito, cercando di trattenere la risata che gli stava salendo in gola.
-Ok, allora ci vediamo dopo?- chiese Sana.
-Va bene, dopo che hai finito di lavorare vieni a casa mia-
-Ciao!- salutò e rimise il cellulare nella borsa, poi tornò a lavorare.

Akito andò ad aprire la porta: era Sana.
-Hai fatto presto oggi- osservò, chiudendo la porta.
-Sì, la mia parte non è molto importante, quindi faccio molto veloce-
-Meglio così- sussurò Akito
-Eh?- domandò lei, che non aveva sentito bene.
-No, niente, siediti- la invitò a sedersi indicando una sedia.
-Cos’è, non mi fai più sedere sul divano?- chiese offesa, corrugando la fronte.
-Quello è per me- la stuzzicò lui, sorridendo maliziosamente, e si sdraiò sul divano.
-Che maleducato!-esclamò Sana indignata.
-Maleducata ci sei tu, e poi sono sicuramente un gentiluomo, già è molto che ti ho fatto sedere sulla sedia, altrimenti saresti stata in piedi- spiegò stiracchiandosi.
-Ah, che bell’educazione!- disse in tono velenoso –Vuol dire che mi sdraierò sul tuo letto-
Svelta salì le scale, seguita da Akito, aprì una camera sperando che fosse proprio quella di lui, e notò con sollievo che era quella che sperava.
Si sdraiò sul letto sospirando di vittoria:- Ho vinto io!- esclamò.
-Maledetta- ghignò Akito, e si sedette sul letto, fissando Sana sdraiata supina con gli occhi fissi sul soffitto.
Sana intanto scollò gli occhi dal soffitto e cominciò ad esplorare la stanza: sembrava che i suoi occhi stessero cercando qualcosa.
D’un tratto la sua espressione si mutò, i suoi occhi si intristirono e Akito vide morirle il sorriso sulle labbra.
-Cos’hai?- le domandò, e le sfiorò il braccio candido con la mano.
-Non hai più il mio dinosauro?- chiese, cercandolo ancora con la speranza di trovarlo.
Il viso di Akito si rabbuiò.
-Ho preferito tenerlo nella vecchia casa- si giustificò –Però dopo andremo a prenderlo-
-Ok- sorrise Sana –E quello di tuo padre?-
Il viso di  Akito divenne ancora più buio, e Sana si rese conto di aver toccato un tasto dolente.
-Ehm…mi dispiace…- si scusò, e fu veramente dispiaciuta per la sua invadente imprudenza.
-Non preoccuparti- Akito alzò il viso verso di lei, e Sana fece un piccolo sorriso, alzandosi a sedere.
-Hayama?- sussurò
-Mh?-
-Mi dai un altro bacio?- chiese tutto d’un fiato, e Akito rimase di stucco. –Uno come ieri-
Nella stanza calò un silenzio tombale.
-Non penserai che farò qualcosa del genere soltanto perché me lo chiedi tu- prese a parlare indignato, poggiando la testa sulle ginocchia per nascondere il rossore del suo viso.
-Sei orribile, in questi anni che non ci sono stata scommetto che non ci hai pensato neanche una volta a baciare altre ragazze!- esclamò lei, indignata a sua volta e gli voltò le spalle.
-Proprio perché erano altre ragazze che non ci ho pensato neanche una volta-
Quella frase la colpì nel cuore: allora lei era molto più importante?
Comunque non voleva assecondarlo, e quindi continuò a fare l’offesa:- Allora le altre ragazze le hai baciate?-
Akito scrollò le spalle:- Dovevo rimanere single soltanto perché tu mi hai lasciato?-
-Quindi ti sei fidanzato?-
-No, sono solo stato un’amico di…-
-Ho capito, non voglio sapere altro- lo interruppe lei.
-Però non è mai stato amore- continuò lui, e le cinse la vita con le braccia.
-E tu non mi hai ancora dato un bacio-
-Uffa, e va bene, lo vuoi il bacio?- si rassegnò lui –Allora smettila di tenermi le spalle-
Lei si voltò –Se è uno scherzo ti ammazzo-
-Non è uno scherzo- tagliò corto Akito, prese il viso di Sana tra le mani, lo avvicinò al suo e la baciò. Sana rimase un po’ stordita, poiché era stato tutto molto veloce, poi si fece più sicura e provò la stessa sensazione della notte precedente.
Quando le loro labbra si staccarono, Akito le chiese:- Adesso sei contenta?-
-E’ ok- rispose lei imbarazzata.
-Adesso ti è passata questa voglia di baciarmi?- chiese ancora, provocandola.
-Smettila, mi stai scocciando- continuò lei, con le guance arrossate –Il bacio è finito, smettila di parlarne-
-Anche tu ne stai parlando-
-Oh, piantala!- esclamò lei, tappandosi le orecchie.
-Certo che hai un carattere insopportabile- sbuffò lui –Sono stufo-
-Sei stufo di me?!- lo guardò con rancore.
-Basta-
-E’ la verità-
-Basta-
-Basta dire basta!- strillò Sana.
Akito sbuffò –Non ne posso più-
-Neanche io- si voltò nuovamente, sapeva che quel gesto dava un fastidio enorme ad Akito.
Faceva caldo, e Sana si raccolse i capelli in una coda disordinata con un elastico improvvisato, portandosi la coda davanti, e lasciando la nuca scoperta, da cui Akito non riusciva a staccare gli occhi. Sana incrociò le braccia.
-Scusa…- disse Akito a bassa voce.
-Scuse NON accettate- rispose lei con decisione.
-Ora basta, mi stai davvero scocciando-
Si alzò dal letto e se ne andò via sbuffando, e Sana rimase sul letto.
“Stupido Hayama”
“Stupida Sana”
Più tardi Sana scese dal letto per andarsene, e così fece.
Alle 9,00 Akito uscì di casa per andare a lavoro, salì in auto.
Non riusciva a smettere di pensare alla litigata con Sana, aveva voglia di fare pace ma al tempo stesso era troppo orgoglioso per chiederle di nuovo scusa, già era molto che gliel’aveva chiesto una volta.
Arrivato al locale, parcheggiò l’automobile, scese ed entrò.
Quando si trovò all’interno, rimase molto sorpreso di trovare Gomi.
-Che ci fai qui?- chiese Gomi
-A lavorare- rispose Akito –anche tu?
-Esatto-
Akito fu felice del fatto che c’era il suo amico a lavorare lì.
Dopo qualche istruzione, si mise finalmente a lavorare, ma il suo pensiero era rivolto altrove.
All’interno del locale entrò una ragazza con un vestito striminzito e il volto esageratamente truccato, e soprattutto con una scollatura vertiginosa che fece voltare tutti gli uomini di quel locale verso di lei.
Gomi diede una gomitata ad Akito:- Hai visto?-
Akito alzò lo sguardo e notò la ragazza, e in particolare la sua esagerata scollatura, ma poi distolse lo sguardo.
Invece la ragazza sembrava proprio interessata a lui, così si avvicinò al bancone e si sedette.
-Ciao- disse, fissandolo.
-Un drink?- chiese Akito, indifferente, guardando da un’altra parte e facendo finta di essere interessato alla musica per non mettere lo sguardo dove non doveva.
-Sì, grazie- rispose lei, continuandolo a fissarlo.
-Perfetto- freddo come al solito, Akito andò a prenderne, lo versò in un bicchiere e glielo offrì.
La ragazza prese il bicchiere:- Io sono Fumiko, tu?-
-Non ti interessa-
-Lo verrò a scoprire, tanto- disse lei, non arresa –tu lavori qui, quindi ti incontrerò ogni sera-
Lui non rispose, se ne andò e offrì ad altre persone drink, ma la testa era concentrata su Sana.
-Ma che hai?- gli chiese Gomi, vedendolo distratto
Akito poggiò entrambe le mani sul bancone e sospirò:- Ho litigato con Sana-
-Ah, adesso capisco…- Gomi diede una pacca di comprensione ad Akito, e poi se ne andò.
Fumiko si avvicinò di nuovo ad Akito.
-La tua ragazza sarebbe Sana Kurata, quell’attricetta che porta una seconda?-
-Non vedo perché dovrei dirtelo…- ghignò lui, ma dalla rabbia che aveva negli occhi si capiva che si trattava proprio di lei.
-Senti…cambiando argomento- Fumiko riprese a parlare –Tu dove abiti?-
-E i fatti tuoi dove abitano?-
Fumiko rise:- Ti piace talmente così tanto quella Kurata che non ti interesso minimamente?-
-Ti faccio cacciare dal locale se non la smetti-
-Ti devo interessare almeno un po’…-
Akito sbuffò, ma decise di ignorarla. Si avvicinò a un ragazzo.
-Ecco, tieni il drink che hai ordinato-
-Cosa?! Ma io non ho ordinato nessun drink!- esclamò il cliente
-Prendilo e zitto-
Akito sospirò pensando che aveva dato un drink gratis il primo giorno di lavoro, poi tornò al bancone, dove ovviamente c’era ancora Fumiko.
-Sai…per te ho deciso di venire a lavorare qui, sei contento?- gli si avvicinò, accarezzandogli il viso, ma Akito scacciò al sua mano in malo modo.
-Dai, lasciati andare, possibile che hai il pensiero fisso su quella ragazza?-
-Quella ragazza è la mia ragazza, se proprio ci tieni a saperlo, quindi smettila-
La ragazza sbuffò, ma non si era certo arresa.

Intanto Sana era a casa e pensò che forse aveva esagerato a non aver accettato le scuse di Akito, quindi decise di andare a trovarlo al locale. Si mise in macchina e arrivò in poco tempo.
Quando entrò, la visione che c’era davanti a lei la immobilizzò…
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Carmenkodocha400