Coppia:
Dean/Castiel
Rating:
arancione
Quando?
: stagione 7th, quando Castiel si rifiuta di combattere ancora nella lotta
finale contro i Leviatani, dopo che Meg ha rivelato che lui è in grado di
capire chi è il "vero" Dick.
Sam fissò prima l'uno, poi l'altro e alla fine si ritrovò a guardare
quella stronza di Meg.
Lei sorrise con quel suo fare bastardo che gli faceva prudere le mani, e saliva
la voglia di trafiggerla per sempre con il coltello. Ma per una volta, porco
mondo, dovette darle ragione. Sam si passò una mano sul viso, alle sue orecchie
arrivavano ancora quelle terribili, sciocche, inascoltabili cantilene...
"Nessuno
capisce davvero a fondo il potenziale degli insetti, è qualcosa... qualcosa di
unico, capisci?" Castiel, avvolto nel trench con sotto ancora quella
ridicola veste bianca ospedaliera, sorrise ancora, e sembrava... felice? "ecco, vedi Dean, se tutti
si fermassero davvero a guardare come gli insetti vivono e proliferano, allora
io sono convinto che la maestosità della creazione sarebbe lampante a ogni
essere umano!"
Castiel
sottolineò la sua ultima affermazione battendo allegramente una mano sulla
spalla di un semplicemente inerme e disperato Dean, che guardava l'Angelo come
se avesse davanti la peggiore delle disgrazie. Sam udì un sospiro e suo
fratello parlare dopo un attimo.
"Cass...
io..." Dean si sforzò in un sorriso che sembrava più una smorfia di dolore
che altro "Io... sono felice che tu... che tu abbia trovato, cose così...
"agitò le mani avanti a se, Castiel si chinò verso di lui con quel sorriso
ebete in viso come se volesse sentire meglio "ecco, così... eccitanti,
insomma!"
"E
non ti ho ancora raccontato dei pesci d'acqua dolce!"
Sam
gemette disperato e rovesciò la testa indietro, quasi crollando lungo il muro.
Erano senza speranza.
Dean si prese la testa tra le mani, Castiel girava in tondo e parlava, sembrava
che fosse davvero felice, mentre loro si sarebbero ficcati volentieri
quell'osso zuppo di sangue dritti in testa, dalla disperazione.
Sam sospirò e si alzò in piedi, andando verso suo fratello "Dean, qui
stiamo perdendo tempo!"
"Lui ci serve, Sam!" Dean guardava Castiel, e Sam vide nei suoi occhi
qualcosa di più dell'amicizia. Non era una novità, anzi...
Sam
socchiuse appena le palpebre, mentre un'idea folle gli percorreva la testa.
Dena soffiò fuori l'aria e si sgranchì le spalle "Ok, adesso ci
riprovo..."
"Aspetta!"
Sam lo fermò prendendolo per un gomito "Dean, forse c'è un altro
modo"
"Ah si?" Dean lo guardò scettico, alzando un sopracciglio "sono
tutt'orecchi! Perchè inizio davvero a non poterne più di questa versione
all'acqua e zucchero!"
"Castiel
ha dimenticato che era un guerriero, ha dimenticato chi era davvero,
giusto?"
Dean sospirò "giusto..."
Sam
prese fiato e si buttò "c'era anche qualcos'altro che faceva, oltre che
essere un angelo combattente, prima di... insomma... ti ricordi?"
Sam
fissò suo fratello, e lo vide irrigidirsi di colpo, le iridi chiare si fecero
gelide "Sam, non..."
"Dean, potrebbe essere forse questo che gli manca no?" Sam parlò
concitato, facendosi più vicino e quasi bisbigliando "Dean, andiamo! i
vostri non erano certo incontri biblici, e..."
"Ok,
adesso piantala!"
Dean
si scostò dal fratello, che lo guardò con aria preoccupata "Dean..."
"Un
cazzo!" Dean ringhiò e si diresse verso la porta, deciso a uscire "E'
una storia morta e sepolta, e per questo non farò..."
"Se
è una storia morta e sepolta, allora spiegami come mai ti scaldi così tanto,
eh?"
Entrambi si voltarono di scatto, Meg aveva parlato e adesso il solito sorriso
maligno le aleggiava sul volto. Lei ridacchiò e prese un sorso di birra,
alzando le spalle "Se devo essere onesta, e come demone mi costa molto,
sai... ecco, mi domando perchè non l'abbiate già fatto!"
"Fatto cosa?"
Il
demone e i due Cacciatori voltarono lo sguardo, Castiel li fissava con
un'espressione stupita e incredibilmente innocente. Dean lo fissò sentendo un
nodo allo stomaco, e rispose cercando di controllare la voce "Niente,
Cass, tranquillo non è..."
"ma
parlavate di me, vero?"
L'espressione
dell'angelo lo inchiodò sui suoi piedi, e Dean si costrinse a mordersi le
labbra. Meg guardò dall'uno all'altro, Sam trattenne il fiato.
"Non
c'è niente di cui parlare ancora, Castiel"
Dean
raccolse ogni forza residua e gli diede le spalle; diede le spalle a quegli
occhi azzurri, a quel volto duro e dolcissimo al tempo stesso che per molto
tempo, era stato il volto che lo sovrastava e lo faceva gridare mentre veniva
addosso a lui; o dentro di lui.
Quegli
occhi adesso spauriti, spalancati e imbelli, adesso, l'avrebbero solo fatto
soffrire ancora.
Sam sospirò e si avvicinò a suo fratello che fissava l'orizzonte da un piccolo
promontorio proprio davanti lo chalet.
"Mi
dispiace, Dean"
Il
maggiore sospirò "lascia perdere, non..."
Sam
si sentiva una merda "Sono stato un coglione, lo so, è che..."
"E'
che avevi ragione"
Sam
girò di scatto la testa, fissandolo sconvolto "Cosa?"
Dean
sorrise amaramente, fissando la linea del sole che scendeva e socchiuse gli
occhi, che si erano fatti umidi.
"Sai,
quando... quando noi stavamo assieme..." Dean dovette fermarsi a
prendere fiato, rendendosi improvvisamente conto che era la prima volta che
parlava con Sam di quanto c'era stato tra lui e Castiel "era... eravamo
davvero noi, capisci?"
Sam
fissò il volto di suo fratello "Dean..." disse con il cuore colmo di
pena "Dean, senti..."
"ma
quel che mi spaventa di più, è..." Dean deglutì a forza e serrò i pugni
nelle tasche "che cosa succederebbe se non funzionasse?"
Sam
sospirò, e comprese: era l'ultimo ricordo che Dean aveva di Castiel prima della
sua discesa all'inferno, prima del tradimento per l'apertura delle porte del
Purgatorio. Non avrebbe più avuto niente, se usava anche quello.
"Io
non credo che potrebbe fallire" Sam lo sussurrò appena, Dean si girò a
fissarlo "Dean, io vi ricordo... e quei due eravate proprio voi, eravate
veri... e quel che provavate era vero alla stessa maniera"
Dean annuì, cercando di convincere più se stesso che altro.
Sospirò
appena, e ricacciò le lacrime indietro, per poi voltarsi e rientrare nella piccola
casa dove Castiel osservava innamorato delle piccole cimici che camminavano sul
tavolo e Meg lo fissava schifata, più che altro impaziente di mangiarsele lei.
"Castiel"
Come Dean lo chiamò fu chiaro a tutti che qualcosa era cambiato. Meg fissò il cacciatore
e alzò un sopracciglio; stranamente non sorrise e non disse niente.
L'Angelo
alzò la testa e fissò il ragazzo che aveva di fronte, e stranamente si rese
conto da solo che qualcosa stava per cambiare "Dean, cosa..."
"Dobbiamo
parlare" Dean sospirò appena "da soli" soggiunse fissando il
pavimento.
Sam
trasalì appena, e guardò Meg. Il demone aveva un'espressione sorpresa negli
occhi "Ma non mi dire..."
"Chiudi
quella cazzo di bocca, o ti faccio ingoiare tutti i denti!"
Meg
si irrigidì, Dean aveva parlato con tanto rancore da farla davvero ammutolire.
"Meg" Sam la richiamò, e sospirò appena "andiamo via"
Lei
annuì semplicemente, Castiel invece non capiva assolutamente nulla "ma che
cosa..."
"Castiel,
non preoccuparti" Dean richiamò l'attenzione dell'angelo su di lui
"rimango io, con te"
Sam
indietreggiò fino alla porta, Meg lo seguì lentamente. I due lanciarono
un'ultima occhiata a Dean, che teneva gli occhi fissi sull'angelo davanti a
lui. Sentì lo stipite chiudersi e la sua espressione così rigida e risoluta per
un attimo tremò.
Erano
soli, adesso. Castiel fissò gli occhi del cacciatore e vi lesse dentro qualcosa
che non aveva mai visto prima. E provò paura, non se l'aspettava, ma
indietreggiò di un passo, provò paura, e...
Cosa
si stava muovendo in fondo al suo stomaco?
"Dean, cosa succede?" la sua voce tremava, e lui stesso prese a
farlo.
Dean
non rispose; non era così che parlavano tra loro, proprio no. Si sfilò la
giacca, senza togliere gli occhi da lui, e vide il pomo d'adamo dell'altro
andare su e giù mentre deglutiva spaventato.
"C'è
qualcosa che non ti ho ancora detto su... su com'eri prima di tutto
questo"
Dean non si mosse, sfilò le scarpe, poi le calze e rimase a piedi nudi sul
gelido pavimento di legno consunto.
Castiel non disse niente, ma improvvisamente si mosse; non sapeva perchè, ma
fece come l'altro, togliendosi quelle ridicole ciabatte di stoffa e le calze di
cotone da liceale.
Ecco, Dean già vedeva qualcosa in lui; ma non era certo di niente, al tempo
stesso.
"Sai, Castiel... c'è stato un tempo in cui non dovevamo parlare..."
Dean tremò anch'egli e sfilò il maglione, e prese a sbottonare i polsini della
camicia "in cui... in cui non dicevamo niente eppure ci capivamo"
Castiel ansimò appena, i suoi sensi si acuirono, e lo trovò lui stesso
straordinario, perchè non aveva mai sperimentato quella sensazione dopo il suo
risveglio. Non aveva voglia di guardare le api adesso, adesso... sapeva cosa
fare.
Sfilò
il trench, che cadde a terra con un soffio "Dean, io non so cosa mi
stia..."
"La tua voce è diversa, lo senti?"
Dean
sorrise appena, aprì la camicia; c'era di nuovo quel ringhio scuro con cui
l'angelo gli ordinava di spogliarsi, con cui gli chiedeva senza mezzi termini
se il sedile posteriore della macchina era libero. Cazzo, non aveva dimenticato
proprio niente, ecco la verità.
Si fissavano, e da entrambe le parti, lentamente, i vestiti scivolarono a
terra. Castiel rimase nudo, e Dean altrettanto.
"Castiel..."
Ma l'altro ormai, era quasi perso da ciò che sentiva. Abbassò gli occhi sulla
sua virilità eretta, e nel suo sguardo in pieno fermento comparve un attimo di
paura "Dean... che cosa mi succede, che cosa..."
Non finì la frase, si ritrovò a soffocare un gemito, mentre Dean si stringeva
lentamente a lui e gli metteva le sue mani grandi e calde alla base della
schiena.
"Questo
è quel che ci succedeva, Castiel... ogni giorno, ogni notte..."
"Dean..."
Castiel allacciò le sue mani al suo collo, le loro bocche si sfiorarono e il
loro fiato si mescolò ancora "Dean, io e te eravamo..."
"Adesso
basta parlare!"
Dean
afferrò i capelli dell'angelo alla base della sua nuca, li tirò indietro e gli
strappò un grido; uno solo, perchè dopo gli riempì la bocca con la propria e
non ci fu spazio per nient'altro.
Un'ora dopo, Dean era disteso sul vecchio divano dalle molle acute, e fissava
il bracciolo con un'espressione vuota; si sentiva proprio così, svuotato di
ogni cosa, sentimenti compresi. Ansimava appena, dopo l'orgasmo devastante che
Castiel gli aveva procurato fottendolo come solo lui sapeva fare, era
stato unico come ogni volta che era successo tra loro. Anche il suo ultimo
ricordo era stato usato, adesso.
Non
gli rimaneva più niente.
"io
ti ho tradito, vero?"
Dean
strinse gli occhi e nascose parzialmente la testa sotto il gomito, Castiel era
seduto a suo fianco, nudo con il volto rigido.
Nei
suoi occhi, c'era di nuovo tutta la sua consapevolezza, la sua volontà di
guerriero del Signore, era di nuovo lo specchio dell'ira del Creatore e della
furia della schiere angeliche.
C'era
di nuovo tutto il dubbio, e tutto il dolore, tutti i ricordi di una guerra
pesante e indicibile che avevano combattuto; ma voleva sapere, era sempre stato
così, e adesso lo era di nuovo.
Dean decise che era tempo di dire ogni verità; anche a se stesso.
"Si,
mi hai tradito"
"Ho
aperto le porte del Purgatorio?" Castiel lo disse quasi incredulo di se
stesso, mentre saliva in lui la rabbia "io ho..."
"Si,
l'hai fatto" Dean non aveva più forza, era stata risucchiata dal sesso e
da ciò che sentiva dentro, distrutto e senza più niente da dare "mi hai
mentito... hai congiurato con Crowley, hai ucciso Raffaele e..."
"Ho tradito Dio"
Dean
serrò le palpebre e si sollevò seduto. Era tornato; e lui di nuovo, non contava
più un cazzo.
"Ho tradito mio padre" sussurrò rabbioso Castiel "io ho tradito
lui e il Paradiso, io..."
Dean
lo ascoltò nel suo mea culpa, e poi si alzò in piedi e prese da una borsa un
pacco di abiti che ben ricordava. Non si concesse nemmeno di sfiorarli oltre il
dovuto.
"Sono
i tuoi, Castiel" disse piano porgendoglieli, l'angelo lo fissò con il
volto duro "perchè li hai tu?"
Dean
sorrise amaro "Domanda idiota, non trovi?"
Castiel
si alzò in piedi, fronteggiandolo furiosamente "io e te abbiamo peccato,
Dean, io e te..."
"Mi
hai già detto anche questo, quando abbiamo chiuso!" Dean lo disse quasi
con disperazione, e con la rabbia che sentiva dentro "per cui, almeno
questo non sarò obbligato ad ascoltarlo ancora, porca troia!"
Castiel
spalancò gli occhi e Dean si allontanò di qualche passo, nudo di fronte chi
aveva amato oltre ogni cosa e l'aveva sempre messo dietro un Dio assente e
dietro le lotte fratricide che gli erano sempre appartenute.
"Dean..."
"Un cazzo, Cass!" il cacciatore aveva gli occhi gonfi e umidi, e
chiedere ciò che chiese fu la cosa più dura mai fatta in tutta la sua vita
"vuoi lottare? ci aiuterai a fottere quei bastardi che hai liberato dal
purgatorio?"
Castiel trasalì appena e fissò il pacco di abiti che aveva in mano, un completo
nero e una camicia bianca che aveva visto giorni migliori. E la spada angelica
che gli aveva dato tante vittorie e tante sconfitte.
"Si, combatterò"
"e
allora, come è già successo... questo è un addio"
Dean
lo disse quasi sussurrandolo, e prese a rivestirsi sotto gli occhi freddi e
incerti dell'angelo, che si ritrovava di nuovo preda di cose che non era dato
conoscere a uno come lui, e...
"Mi
dispiace..."
"No,
non è vero" Dean sospirò "non è mai stato vero, ma non importa
più"
"Cosa?"
"Sei tornato, Castiel" Dean sorrise appena e chiuse ogni porta dentro
di lui "sei tornato, ed è tutto come prima"
E
ancora una volta, si erano detti addio
Ciao!
Colgo l’occasione, oltre che per augurarvi buona Epifania, anche per dire
grazie al numero effettivamente incredibile di persone che stanno seguendo
questa semplice raccolta, non me lo sarei mai aspettato…
Grazie
a chi ha messo questa storia tra le preferite, tra le ricordate e tra le
seguite, a chi ha recensito, ha chi mi ha scritto in MP. Posso solo dire
grazie, e spero che capiate cosa questa semplice parola voglia davvero dire per
me.
Un
abbraccio, ci sentiamo domani!
Skinplease