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Autore: Barbara Baumgarten    06/01/2016    1 recensioni
Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato Twilight se a parlare fosse stato Edward. Ecoo che, allora, ho deciso di ripercorrere l'intera vicenda con gli occhi del vampiro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Scese dall’aereo correndo, facendosi largo fra la folla seguito da Carlisle. Non si erano detti nulla, ma il dottore aveva intuito che qualcosa fosse andato storto. In pochi secondi erano tutti insieme.

“Cosa è successo?”, domandò Edward spaventato.

“Io… scusa non l’ho vista andarsene”. Alice era mortificata così come Jasper. Avevano faticato molto per tenere Bella al sicuro eppure era riuscita a scappare da loro senza che se ne rendessero conto. Edward strinse la mascella mentre Carlisle gli metteva una mano sulla spalla.

“La troveremo, Edward. Dobbiamo solo capire dove sia andata.”

Uscirono dall’aeroporto che il sole era da poco tramontato. Nel buio della città, i vampiri si accostarono per una strada isolata vicino al grosso parcheggio.

“Edward cerca di sentire i pensieri di Bella. Dicci dove si trova”. Fu Jasper a parlare. Il vampiro sembrava un orso pronto ad attaccare: aveva i muscoli tesi e la voce uscì come un ringhio. Edward si concentrò: chiuse gli occhi e con la mente cercò di sentire i pensieri di Bella. Aveva sentito il suo odore all’uscita dalle grandi porte scorrevoli dell’aeroporto, ma ne aveva perso la scia. Probabilmente aveva preso un taxi e si era allontanata. La paura lo faceva pensare lentamente, senza riuscire a concentrarsi.

“Non ci riesco!”. Era frustrato. Jasper lo calmò, infondendogli quella tranquillità che non riusciva a trovare. Erano tutti in silenzio aspettando che Edward trovasse Bella. Aspettavano, timorosi. Solo Carlisle si allontanò di poco dal gruppo, prendendo in mano il telefono e chiamando Esme. Al primo squillo, sua moglie rispose.

“Abbiamo perso Bella”, disse telegrafico, “Edward sta cercando di sentire i suoi pensieri.”

“La femmina è qui, a Forks. Charlie è al sicuro.”. Almeno qualche buona notizia c’era.

“Ti chiamo appena abbiamo risolto. Ti amo”, disse Carlisle, passandosi una mano fra i capelli. Aveva paura, almeno quanta ne avevano tutti gli altri membri della famiglia. Se avessero perso Bella… se le fosse accaduto l’irreparabile… Non voleva nemmeno pensarci. Non poteva accettare che Edward provasse un dolore così grande.

“Carlisle?”, sua moglie lo richiamò alla realtà.

“Troverete Bella e andrà tutto bene”. Avrebbe voluto avere un minimo di quell’ottimismo. Quando riagganciò, Edward era ancora concentrato.

“Ha preso un taxi… è andata da quella parte”, disse Edward indicando una direzione. I quattro cominciarono a correre, seguendo Edward fra le strade di Phoenix. Nessuno avrebbe potuto vederli: erano talmente veloci che le persone avvertivano solo un rifolo di vento freddo al loro passaggio. Edward correva davanti a tutti, svoltando agli incroci e seguendo i pensieri di Bella. Pregava di arrivare in tempo, di essere veloce abbastanza da salvarla. Il pensiero che James fosse con lei lo faceva impazzire.

Edward, non così veloce. Ti stiamo perdendo. I pensieri di Carlisle s’insinuarono nella sua mente. Non poteva rallentare: ogni secondo perso era un secondo che metteva in pericolo Bella. Invece di rallentare, accelerò. Era quasi arrivato, poteva sentire Bella che urlava dal dolore. Ringhiò, cupo e furente come un animale.

Sapeva che stava per scontarsi contro James e che si sarebbe risolto solo con la morte di uno dei due. E lui non avrebbe fallito.

Svoltò l’ultima volta, trovandosi davanti ad un edificio in mattoni: la scuola di danza. Avvertì l’urlo straziato di Bella che gridava il suo nome. Con un salto, raggiunse la grande finestra della scuola e la vide sdraiata per terra mentre James le premeva sulla gamba, rompendole l’osso. Una rabbia che mai aveva provato lo pervase come un fiume in piena. Non poteva aspettare gli altri.

Frantumò i vetri della finestra atterrando alle spalle di James. Lo afferrò e lo scaraventò lontano da Bella. Con lo sguardo cercò la ragazza e le sorrise mentre si avvicinava fulmineo per portarla in salvo. Voleva allontanarla il più possibile da James e così la prese in braccio e con un balzo si diresse verso la balconata. Ma una mano gli afferrò la gamba nell’istante stesso in cui di librava nell’aria, facendogli perdere lo slancio. Rovinò a terra, perdendo la presa su Bella. La ragazza scivolò lontana qualche metro cadendo sui frantumi di specchi. In un secondo, Edward realizzò che Bella perdeva sangue. La paura lo travolse: James non avrebbe controllato la sete sentendone il profumo. Mentre Edward si rialzava, ebbe il tempo per vedere ciò che non avrebbe voluto mai vedere: James piantava i suoi luridi denti nella pelle del polso di Bella. La rabbia montò rapida e furente: si lanciò sopra James e lo staccò da lei. Lottava come mai aveva fatto, cercando di immobilizzare il vampiro per potergli staccare la testa.

James resisteva alla sua violenza, ma perdeva colpi. Edward poteva sentire la pura che montava dentro il suo avversario: il coraggio e la spavalderia stavano abbandonando il nomade, mentre il pensiero di perdere la vita si insinuava, strisciando.

Con un ultimo gesto, Edward immobilizzò James su una delle colonne che circondavano la sala degli specchi. Con forza gli staccò un lembo di pelle dal collo, mentre dalla propria bocca emergeva solo il ringhio di una fiera brutale. Voleva ucciderlo. Desiderava la sua morte come non aveva mai desiderato tanto.

Una mano, dolce e ferma, si appoggiò sulla sua spalla. Carlisle lo guardava carico di amore e comprensione.

“Sei meglio di così”, gli disse, cercando di calmarlo. Era vero? Era davvero diverso? Bramava staccare la testa di James, vederlo morire fra le fiamme. Ma il tocco di Carlisle gli fece tornare un briciolo di lucidità.

“Ci pensiamo noi”, gli disse il dottore, mentre Edward allentava la presa su James. In un secondo, Alice, Jasper e Carlisle presero il nomade e lo immobilizzarono. Mentre Carlisle e Jasper gli tenevano le braccia, Alice con un balzo gli salì sul collo e gli staccò la testa.

Edward corse verso il corpo di Bella che si contorceva dal dolore. Il veleno del vampiro la stava uccidendo così come la profonda ferita alla gamba.

“Bella, ti prego ascoltami. Bella! Oh no, no!”. La guardava agonizzare senza sapere cosa fare. Le sue mani erano ricoperte di sangue.

“Carlisle!”. Il dottore si precipitò accanto ad Edward e cercò di guardare la situazione.

“Ha la gamba rotta e anche qualche costola, credo”. Cercava di rimanere lucido, sebbene la visione di suo figlio disperato e l’idea che Bella stesse morendo lo tormentassero.

“L’ha morsa!”, gridò Edward. Carlisle guardò il polso di Bella e notò il sinistro segno dei denti del vampiro.

“Prova a succhiarle via il veleno, Edward.”

Edward si sentì perso. Doveva davvero assaggiare il sangue di Bella? Sarebbe stato in grado di fermarsi?

“Carlisle io… non so se ce la posso fare.” Stava pregando che Carlisle decidesse di fare da solo. In fondo, il dottore aveva autocontrollo mentre Edward non lo sapeva. E se l’avesse uccisa?

“Devi farlo tu, Edward. Puoi farcela.”

Il vampiro guardava Bella agonizzante, indeciso sul da farsi. Avrebbe dovuto portarle via il veleno, ma per farlo doveva bere il suo sangue. Aveva paura. Tanta. L’idea di poter causare la sua morte lo uccideva, eppure, sapeva che in entrambi i casi Bella sarebbe morta. Ma era davvero pronto per vederla trasformata? Voleva davvero porre fine alla sua vita da mortale?

Se da un alto l’idea di Bella vampira lo confortava, dall’altra sapeva che non si sarebbe mai perdonato per aver lasciato che il veleno di James la trasformasse. Lui era dannato. Per lei c’era ancora speranza.

L’unica possibilità era quella di affrontare la peggiore delle prove: bere il suo sangue e resistere. Solo così le avrebbe donato la vita, invece di portargliela via.

Con decisione le afferrò il polso e appoggiò le sue labbra sulla ferita. Chiuse gli occhi, sentendo la bestia che ruggiva dentro di sé. Finalmente, stava per accontentare il demone con il sangue della sua Cantante. Cominciò assaggiando una piccola quantità di quel fluido caldo e dolce. Non appena il suo sapore raggiunse i recettori del gusto, le pupille si dilatarono e la bestia prese possesso del suo corpo. Non era più Edward e lei non era più Bella. Erano un predatore e la sua preda, un assassino e la sua vittima. Il tempo sembrò fermarsi, mentre una piccola parte di lui cominciava a gridare. Fermati! Si diceva. Fermati o la ucciderai! La parte umana cominciò a prendere terreno sulla bestia, spingendo l’istinto omicida indietro. Provava dolore ad ogni tentativo di staccarsi da lei.

Con un ultimo, estremo, atto di forza riuscì ad allontanare la propria bocca dal polso di Bella.

Avrebbe pianto, Edward, per il dolore e per la felicità. Era riuscito a fare una cosa che per molti vampiri era solo una chimera. Aveva bevuto il sangue di Bella e l’aveva salvata.

Gli occhi della ragazza lo guardarono, dolci, e lui si sentì sciogliere in quel mare di amore. Lui amava Bella come nessuno al mondo avrebbe mai amato. Lei era la sua vita. Lei era la sua salvezza. Lei era la sua Bella.

La prese in braccio, delicatamente: l’avrebbero portata in un ospedale per le cure necessarie. Era orgoglioso, Edward, mentre la teneva in braccio.

“Adesso dormi, Bella”, le sussurrò con tutto l’amore che sentiva in corpo.

Aveva vinto.

L’aveva salvata.

E aveva salvato se stesso.

   
 
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