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Autore: Recchan8    06/01/2016    2 recensioni
Dal testo:
"L'amministratore era un ragazzo che andava per i trenta, dalla pelle abbronzata, i capelli bianchi e gli occhi color grano; abitava al piano terra del condominio nell'appartamento numero 1. Si chiamava Xemnas, e la leggenda narrava che avesse guadagnato la proprietà del palazzo in un modo alquanto... bizzarro".
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Organizzazione XIII
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Anche il secondo piano del CCNE comprendeva due appartamenti: il numero 6 e il numero 7. Nel numero 6 viveva uno studente della facoltà di Lettere, un ragazzo mingherlino dagli strani capelli grigio-azzurri acconciati in modo tale che la parte sinistra del suo viso risultasse nascosta. Zexion (questo è il suo nome) era un grande amante del poeta Giacomo Leopardi; era solito citarlo in continuazione e aveva abbracciato la sua visione pessimista della realtà. Zexion era stato soprannominato dai suoi inquilini "Il Pessimista Mascherato".

 

 

Roxas scese tutti i piani del condominio e uscì in giardino, il libro di storia sotto braccio e la determinazione negli occhi. Qualunque cosa fosse accaduta, lui sarebbe riuscito a studiare, costi quel che costi.
Si diresse verso la sua panchina preferita, quella rivolta verso la siepe che delimitava il confine del giardino, e notò Zexion seduto su di essa. Roxas si strinse nelle spalle e si accomodò accanto al ragazzo. Zexion era un tipo tranquillo, sicuramente non lo avrebbe importunato come era solito fare Xigbar.
Il ragazzo biondo aprì il libro e cominciò a sfogliare le pagine, valutando la mole di studio. A un tratto Zexion sospirò rumorosamente. Roxas gli lanciò una breve occhiata di sottecchi e tornò al suo libro.
-"Siamo senza colle..."- mormorò Zexion.
Roxas alzò lo sguardo dal libro e inarcò un sopracciglio. Colle? Cosa doveva incollare?
-"Sempre caro mi fu quest'ermo giardino... Suona male..."-.
-"Cosa stai dicendo?"- gli domandò Roxas.
Zexion sospirò nuovamente e scosse lievemente la testa, facendo ondeggiare il ciuffo di capelli che gli ricadeva sul viso.
-"Hai disturbato i sovrumani silenzi e la profondissima quiete"- disse con rammarico.
-"Veramente sei tu quello che ha detto qualcosa per primo"- ribatté Roxas. -"Io sono venuto qua per studiare in santa pace"-.
-"Vedi, Roxas, la tua presenza è un problema. Se ci sei tu, non c'è il silenzio; senza silenzio il mio cor non si spaura, non posso il vento udir stormir tra queste piante, non posso l'infinito silenzio comparar a questa voce, non può sovvenirmi l'eterno, e, di conseguenza, il naufragar non m'è dolce in questo mare"-.
Passò una manciata di secondi in cui Roxas fissò Zexion a bocca aperta; la sua mente stava cercando di elaborare una risposta gentile per congedarsi e togliere il disturbo. Quando finalmente ci riuscì, Roxas chiuse il libro e si alzò in piedi.
-"Fottiti"- proclamò, e tornò in casa.

 

 

Dopo aver chiuso un Vexen ubriaco nel proprio appartamento, Xigbar scese al piano terra con l'intenzione di andarsene a dormire; il suo proposito viene ostacolato da Axel, il quale aprì piano il portone del condominio e fece cenno a Xigbar di uscire. Stava ridendo. Xigbar raggiunse il ragazzo e si chiuse il portone di vetro alle spalle.
-"Che c'è, Pierrot?"- gli domandò.
Axel si avvicinò un indice alle labbra ed esortò l'uomo brizzolato a seguirlo. Percorsero il perimetro del condominio fino a raggiungere una zona del giardino che nessuno era solito frequentare.
Nessuno tranne Zexion.
Il ragazzo, sdraiato sul prato con le braccia aperte, stava fissando la luna.
-"...dimmi: ove tende questo vagar mio breve, il tuo corso immortale?"- disse.
Axel si tappò la bocca per non scoppiare a ridere, mentre Xigbar spalancò gli occhi e si pulì l'orecchio destro con il mignolo della mano. Che diamine stava facendo quel fuso di Zexion? Si voltò verso Axel il quale, tra un sussulto e un altro, gli indicò la luna.
-"Sta parlando con la luna?"- chiese Xigbar sottovoce.
Il ragazzo dai capelli rossi annuì più volte.
-"Scusa, Vecchio, non ce la posso fare"- disse, e scappò, per poi scoppiare a ridere nell'ingresso del condominio.
-"...e quando poi gela, corre via, corre, anela, varca torrenti e stagni, cade, risorge, e più e più s'affretta..."- continuò Zexion.
"Porco Terra!", pensò Xigbar. "Lascio un ubriaco che delira sui cromosomi e trovo un fattone che parla con un satellite! C'è qualcuno di normale in questo condominio?".

 

 

 

-"Senti, Hobbit, potresti evitare di piangere sul mio piano da lavoro?"- domandò Xaldin con una teglia per muffin in mano. -"D'accordo che è marmo, ma non vorrei che le tue lacrime fossero corrosive... Non si sa mai"- aggiunse.
Zexion alzò il viso dal tavolo e tirò su col naso, strusciandosi gli occhi con una manica e continuando a singhiozzare. Aveva chiesto a Xaldin di ospitarlo per qualche ora in casa sua perché aveva bisogno di un passare del tempo con qualcuno (e perché sapeva che di lì a qualche ora il Feroce Pasticcere avrebbe sfornato dei muffins ai mirtilli, i suoi preferiti).
-"Non... Non ce la posso fare"- mormorò il ragazzo scoppiando a piangere nuovamente.
Xaldin alzò gli occhi al cielo, posò la teglia sui fornelli spenti e gli allungò una scatola di fazzoletti di carta.
-"Non è la fine del mondo"- tentò di consolarlo.
-"Lo so!"- piagnucolò Zexion. -"Ma fa sempre male quando succede! Un male cane!"-.
-"E tu non farlo più, no?"-.
-"Non posso, è inevitabile!"-.
Zexion si coprì il viso con entrambe le mani e si abbandonò ai singhiozzi che gli scuotevano il fisico esile. Xaldin gli offrì un muffin e il Pessimista Mascherato, dopo qualche attimo di esitazione, lo prese.
-"E' la quinta volta in un mese, lo sai?"- gli fece notare Xaldin.
Zexion, la bocca sporca di mirtillo e gli occhi arrossati dal pianto, lo guardò con aria colpevole. Non era colpa sua...
-"Hobbit, promettimi che fino alla prossima settimana non lo rifarai"-.
Zexion ricacciò indietro le lacrime e annuì più volte.
-"Dillo"- gli ordinò Xaldin.
-"Giuro di non leggere la biografia di Leopardi fino alla settimana prossima!"-.


 

   
 
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