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Autore: Tnecniv Victus Mors    07/01/2016    4 recensioni
[Seguito di "WELCOME AMONG OF INSANE".
Si consiglia la lettura del capitolo precedente]
Abbiamo lasciato la Equestria Asylum Psichiatric Hospital con tanti interrogativi rimasti irrisolti.
Victus a incontrato una parte dei pazienti di questa clinica facendosi una rete di compagni di sventura ma non solo....nemici e vecchie conoscenze ritorneranno a tormentare Victus.
Forze sconosciute giocano con le vite dei nostri pazienti in un intricato e insano gioco dove non tutti riusciranno ad uscirne integri.
Alcune vite si spezzeranno, altri perderanno quel poco di sanità mentalità e c'è chi cadrà nell'oblio della disperazione.
Siete pronti a far parte di questo ad entrare e far parte di tutto questo?
Beh.....allora vi diamo il benvenuto a "Game of Insanity"..........and good game.
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Equestria Asylum Psichiatric Hospital'
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Sigla Serie [Lion]: www.youtube.com/watch?v=xzHF26Fa_fg
 
Il mostro e l'eroe
 
Giorno 75

Era una notte tranquilla all'istituto. Tutti dormivano pacificamente. Persino Francys che si girava da una parte all'altra del suo letto sognando di strappare occhi e braccia a qualche innocente. Eppure Micheal non riusciva a dormire. 
Il ricordo del suo passato spesso lo tormentava. Nonostante la sua nuova missione, gli era impossibile dimenticare tutti gli omicidi, tutte le brutalità che aveva commesso nella sua vecchia vita sotto il nome di Red Ghast o Atroce. 
Si girava e rigirava nel suo letto, sperando così di scacciare i brutti pensieri, ma alla fine si rassegnò e si arrese. Si sedette sul letto, massaggiandosi la testa dolorante, finché, d'un tratto non sentì un rumore strano. Si alzò e cominciò a guardarsi intorno, cercando la fonte del rumore. 
- Chi è là? - chiese agitato - Fatti vedere! -
All'improvviso, proprio davanti a lui, vide delle strane luci rosse accendersi nell'oscurità della sua cella.
- Ciao Red - sussurrò una voce debole e rauca.
Un brivido lo percorse lungo la schiena: sapeva perfettamente che quelle erano occhi e denti di una creatura. 
Da molto tempo ormai, già da quando lui era ancora noto con il nome di Red, Micheal era stato perseguitato ogni notte proprio da quell'immagine, ma fino a quel momento, egli aveva pensato che fosse solo una proiezione della sua mente, un'immagine che rappresentava ciò che lui era dentro. Ma adesso cominciava a dubitare di questo.
- Chi sei? Perché sei qui? - domandò a sottovoce ma duro Micheal.
La creatura sorrise, mostrando perfettamente la forma affilata dei denti rossi come il sangue.
- Seguimi - sussurrò, con una voce così lieve che se ci fosse stato un altro rumore, difficilmente avrebbe potuto sentirla.
Le luci si spensero, e riappervero poco dopo davanti alla porta della cella, per poi sparire nuovamente.
Micheal non sapeva cosa pensare. Il fatto che quella "cosa" lo perseguitasse sin dai tempi di Red Ghast lo faceva rabbrividire, ma capì presto che starsene lì nella sua cella non avrebbe certo risolto il problema. Fu per questo che alla fine decise di seguirla, nonostante il sospetto che potesse essere una trappola. 
Aprì la porta della sua cella, e sì guardò intorno, ispezionando il corridoio finché non vide nuovamente le luci, che sparirono non appena lui le vide. Sospirò e le seguì, cercando di riflettere e 3 così a cosa poteva attenderlo.
Riteneva impossibile che quella cosa fosse uno degli ospiti del manicomio. D'altronde, gli avevano garantito che nessuno si sarebbe ricordato di lui, lì dentro. Questo però non migliorava certo la situazione: quella creatura poteva essere qualunque cosa, anche un demone, nel migliore dei casi. 
Micheal continuò a seguire la creatura lungo i corridoi, sorpreso enormemente dal fatto che nessuna guardia fosse in servizio in quel momento. Più il tempo passava, più sentiva di stare andando incontro a una trappola...
Continuò a camminare, finché a un certo punto le luci rosse si accesero proprio davanti a quello che sembrava un muro. L'essere si rivolse verso di lui e sorrise in modo quasi innaturale, formando una mezza luna rossa che sembrava fin troppo lunga, e poi passò attraverso il muro.
Micheal si avvicinò al muro, tastandolo e sentì che, effettivamente, quella non era un muro, ma una porta di metallo. La tastò, cercando un modo per aprirla, finché poi non sentì uno schiocco improvviso e la porta si aprì da sola cigolando, mostrando l'oscurità al suo interno.
Sospirò ed entrò, mentre il dubbio che a contattarlo fosse stato proprio un paziente, cominciò a farsi nuovamente vivo. Ma come era possibile? Nessuno avrebbe più dovuto avere alcuna memoria di Red e perciò nessuno avrebbe più dovuto essere in grado di riconoscerlo.
Si guardò intorno, cercando di orientarsi ma tutto ciò che vedeva era buio e oscurità. Era stanco di questi giochetti. 
- Dove sei? - domandò il ragazzo all'oscurità, rimanendo sorpreso di sentire anche un certo rimbomba - Mi hai portato fin qui, ora fatti vedere! -
Tese le orecchie, cercando di cogliere un qualsiasi rumore, ma l'unica cosa che riusciva a cogliere era il battito del suo cuore che, stranamente, sembrava fosse più forte. D'un tratto si sentì soffocato da tutta quell'oscurità e pertanto, decise di andarsene, ma proprio mentre si stava voltando verso la porta, questa si richiuse di colpo.
- Ciao Red - disse una voce dietro di lui, stavolta più normale, anche se divertita - Ho atteso da così tanto tempo questo momento... -
Sì voltò, sentendo il cuore battere con sempre più forza, e proprio davanti ai suoi occhi vide un'immagine luminosa, fatta con quello che sembrava sangue, raffigurante quella che sembrava la testa di un dinosauro, e sotto, quella che sembrava una sagoma scura, con occhi e denti rossi come il sangue.
- Che c'è, Red? - domandò la voce con un certo divertimento - Hai già paura? Ma se non hai ancora visto niente? - 
Una risata folle riempì la stanza, penetrando nelle orecchie e trapanandogli il cervello. In poco tempo vide la sagoma scura cambiare e agitarsi, mentre intanto le luci si sollevavano sempre più da terra, raggiungendo un'altezza di quasi quattro metri e cambiando dimensioni, coprendo anche l'immagine.
Micheal indietreggiò, spaventato, mentre intanto un rumore simile a una piccola scossa di terremoto si diffuse, facendogli tremare la terra sotto i piedi. Una paura primordiale lo colpì, mentre si rendeva conto di cosa aveva davanti in quel momento: un t-rex.
Spaventato, corse verso la porta, cercando una via di fuga, ma con pochi passi, il dinosauro riuscì a raggiungerlo, inchiodandolo a terra con la zampa.
Vide i suoi occhi proprio sopra di lui guardarlo con desiderio, mentre dalla bocca aperta con i denti rossi e insanguinati, la bava colava direttamente sul suo viso. 
Per un po' di tempo, Micheal rimase paralizzato, spaventato e sorpreso da quanto stava accadendo in quel momento, ma poi si riscosse e, con tutta la forza che aveva strinse la mano intorno all'artiglio del dinosauro, proprio mentre quello lo stava per attaccare. Micheal sentì un leggero bruciore, mentre la ferita sulla sua mano si apriva, e poi... tutto cambiò. 
Non c'era più buio e oscurità. Era in una stanza normalissima con le pareti bianche e il pavimento grigio, con dei faretti sul soffitto come forma di illuminazione. Il suo arredamento era costituito da un semplice lettino e un armadio, oltre al disegno di una testa di dinosauro attaccato al muro, esattamente nello stesso posto dov'era prima.
Ma se Micheal sembrava sorpreso, l'altro ragazzo sembrava orripilato; Micheal lo guardò attentamente. Dove prima c'era una zampa, adesso c'era semplicemente un piede nudo, poggiato sul suo petto, e gli occhi e i denti rossi avevano lasciato il posto a dei più comuni occhi neri e denti bianchi. Indossava camicia e pantaloni neri, la testa era sormontata da capelli neri non molto curati, e la sua carnagione era chiara, molto chiara.
Lentamente vide il ragazzo scendere dal suo petto, e guardarsi intorno, come se non avesse mai visto quella stanza prima d'ora. Si guardò intorno, confuso e a bocca aperta, mentre il suo sguardo si riempiva di orrore.
- Che cos'è questo? Che cos'è questo? Che cos'è questo? - ripeté lentamente diverse volte, mentre la voce dava sempre più evidenti segni di instabilità - CHE COS'È QUESTOOOO????!!!!!!!!!!! - urlò alla fine con tutto se stesso.
Micheal sentì la terra scuotersi, come se, d'un tratto, si fosse scatenato un terremoto. Le pareti cominciavano a tremare e persino i vetri dei faretti si ruppero, rilasciando schegge che caddero a terra tintinnando. Provò ad alzarsi, cercando così di togliergli i poteri e porre fine a tutto quel casino, ma la terra tremava troppo per potersi muovere.
- Questa non è la mia stanza. Non lo è! - urlò con forza, mettendosi le mani in testa, e spingendo con forza, quasi stesse cercando di spremerla - Ridammela! Rivoglio la mia CAVERNA!!!!!!!!!! -
Micheal vide stupefatto il pavimento trasformarsi sotto i suoi occhi in pietra nera, e così anche le pareti e il soffitto. Il letto e l'armadio caddero a pezzi, unificandosi alla roccia, mentre la parete in fondo si riempiva di sangue che andò a formare la minacciosa testa di t-rex che lo guardava famelico. Alla fine, scoprì di non essere più in una stanza, ma in una vera e propria caverna buia, il luogo che aveva visto non appena entrato.
- Ora va meglio - sospirò il ragazzo sollevato, con gli occhi che erano tornati rossi.
Sforzandosi, Micheal si tirò su, guardando il ragazzo dagli occhi rossi, che erano la cosa più visibile nell'oscurità
- Chi sei tu? - domandò lentamente, sentendosi stanco come se avesse appena corso la maratona.
- Mmm... - mugugnò il ragazzo, girandosi - Ah, giusto, quasi dimenticavo - dichiarò, schioccando le dita.
D'un tratto, dai lati della caverna si accese due riflettori che illuminarono totalmente la caverna, arrivando quasi ad accecare Micheal, ma che permise a quest'ultimo anche di vedere i disegni raccapriccianti fatti sulle pareti con il sangue. Si rese conto di essere disgustato da tutto quel sangue.
- Chi sei tu? - ripeté, questa volta con più astio
- Il mio nome è Darksaurus Rexilian. Ma puoi chiamarmi anche Dark, se vuoi - rispose sorridendo, avvicinandosi e tendendogli la mano, quasi si conoscessero da una vita.
- Ok, Darky - rispose infuriato il ragazzo, ignorando la sua mano - Sì può sapere come fai a sapere chi sono? Nessuno qui dovrebbe saperlo! -
- Nervosetto eh? - rise Darksaurus - Beh, se reagisci così al solo pensiero che io possa sapere chi sei davvero, non oso pensare cosa faresti al pensiero che ci sia anche... qualcun altro - disse ammiccando, e allargando il sorriso in modo innaturale. 
Stanco di tutto questo, Micheal lo afferrò per il collo e lo inchiodò al muro. Passò con forza la mano libera sulla parete rocciosa graffiandosela e facendola sanguinare.
- Ascoltami bene - disse serio e minaccioso - Sono stanco di questa storia, quindi o mi spieghi con le buone come fai a sapere chi sono, o questa volta sarò costretto a bloccarti del tutto! - aggiunse mostrando la mano.
- Oh... Povero Micheal - sorrise sfottente Dark - Credi davvero che mi farò fregare due volte nello stesso modo?
Micheal non ne poté più, e cercò di colpirlo con la mano insanguinata sulla fronte, ma quando affondò la mano, tutto quello che toccò fu il muro davanti a lui.
Guardò con sgomento la parete rocciosa, non riuscendo a capire come fosse potuto accadere, finché poi non sentì una forte risata dietro di lui e si voltò. Era proprio dietro di lui. 
Micheal non perse tempo e cercò di colpirlo nuovamente con la mano, ma proprio mentre stava per colpirlo, la mano scomparve nel nulla, come se non fosse sai stata lì. 
Si guardò la mano, incredulo, e rimase ancora più incredulo, quando vide la mano proprio al suo posto.
- Che ti avevo detto? - domandò sfottente Dark, tra le risate - Non mi faccio fregare due volte allo stesso modo! -
- È impossibile! - esclamò Micheal, guardando ancora stupito la sua mano - Anche... anche se tu fabbrichi illusioni, io ti ho toccato! Non posso non averlo fatto!
- Mi dispiace deluderti - sorrise il ragazzo - Ma io non mi limito a fabbricare illusioni, io posso anche darle vita. E temo che nemmeno tu possa fare qualcosa per impedirlo - disse Darksaurus mentre la mezza manica della sua camicia si allungava e si trasformava.
Micheal vide immobile, come ipnotizzato, la manica cambiare forma, e acuirsi a punta di freccia, per poi trasformarsi in quello che sembrava un serpente che cominciò a strisciare intorno al braccio del ragazzo dagli occhi rossi.
- Io so bene che è difficile farti del male - disse guardando ammirato le spire del serpente che gli avvolgevano il braccio - Se anche qualcuno dovesse riuscire a ferirti, il sangue che potrebbe schizzargli addosso, potrebbe renderlo totalmente impotente - la testa del serpente aveva raggiunto la mano e ora si stava sollevando - Ma questo non vale per le mie creazioni, perché possono al contempo farti molto male, e non farti perdere nemmeno una goccia di sangue! - esclamò alla fine, mentre il serpente si aizzò verso il ragazzo, attaccandolo. 
Micheal sollevò le mani per proteggere il viso, senza però sentire alcun colpo. Allontanò le mani dal viso e vide Dark guardarlo divertito. 
- Proprio come dicevo - disse semplicemente per poi sospirare e allontanarsi con le mani incrociate dietro la testa - Comunque, per rispondere alla tua domanda, ho avuto un aiuto da un mio "alleato" che mi ha protetto dall'amnesia diffusa nell'istituto -
- Alleato? - Ripeté Micheal incredulo - No, è impossibile. Nessuno qui dentro avrebbe potuto impedirti di dimenticare chi sono. Il potere che c'è dietro... è qualcosa che qui non può essere nemmeno sfiorato! -
- Beh, questo direi che chiarisce la portata del mio alleato - sorrise.
Micheal non capiva, chi poteva avere interesse che qualcuno fosse ancora a conoscenza di Red Ghast. D'un tratto le parole dei suoi capi gli parvero molto più vere: a quanto pare, il pericolo che gli era stato annunciato era reale, ed era anche molto potente...
- Chi è? Chi è questo alleato? - domandò interessato.
- Non lo so - rispose l'altro sollevando le spalle - So che c'entra lui perché mi è arrivato un bigliettino che mi spiegava tutto quanto, e in cui mi spiegava anche che voleva essere mio "alleato", in quanto abbiamo lo stesso obiettivo -
- Quale obiettivo? - chiese Micheal preoccupato.
- Lo capirai presto... - Sì limitò a rispondere sogghignando.
Micheal sospirò frustrato. Il ragazzo, anche se estremamente pazzo, non sembrava troppo pericoloso. Sembrava che godesse soltanto nello spaventare, eppure sembrava comunque minaccioso, non riusciva a non sentirsi inquieto.
- Senti Darky, perché sei qui? - domandò all'improvviso Micheal.
- Punto primo - rispose il ragazzo seccato - Non ti ho mai autorizzato a chiamarmi "Darky". Punto secondo, sai, gli alberghi non avevano più posto e, siccome questa stanza era vuota, me l'hanno data... -
- Sono serio. Per essere qui, sappiamo entrambi che c'è bisogno di molto più che semplici malattie mentali. Che cosa hai fatto? -
- Che cosa ho fatto? Semplice! Ho divorato, squarciato e mutilato tutti i miei compagni di classe, nei modi che puoi vedere illustrati alla tua destra e alla tua sinistra. Per i dettagli, chiedi pure a Victus. Odio ripetermi - aggiunse con uno sbuffo, guardando entrambe le pareti annoiato.
- Questo non spiega perché sei rinchiuso in questo modo. Aldilà della caverna, io non ho mai visto questa cella prima. Perché ti tengono così nascosto? - domandò Micheal sempre serio.
- Perché i mostri vanno rinchiusi. Non basta come motivo? - rispose Darksaurus sorridendo e mostrando i denti rossi come il sangue.
- Tu non sei un mostro - rispose il ragazzo con serietà - Sei un tipo strano, con gusti strani, ma non un mostro. Io lo sono stato per tanto e, credimi, so riconoscere i mostri quando li vedo.
- Oh, davvero? - domandò in tono sfottente - E dimmi, quando avresti smesso di essere un mostro? Quando ti hanno ucciso? Io non credo, Red...
- Ti sbagli! Red è morto. Ora ci sono solo io, Micheal! - ribattè il ragazzo.
- Hai ragione. L'essere vivente Red è morto, ma questo non vuol dire che sia morto anche il mostro dentro di te - sorrise sadico - Io lo sento dentro di te, che scalcia per uscire e liberarsi! -
- No! Red è morto, e con lui anche il mio lato oscuro. Ho smesso di uccidere. Ho smesso di essere un mostro! - sbottò furioso - Io non sono più quello di un tempo!
- Che peccato... - sospirò Dark - E io che ti credevo un tipo sveglio... Di' un po', Micheal, ora che non esiste più Red, ti senti un eroe per caso? Una persona perfetta che è riuscita a contrastare i propri demoni e che ora si applica per combattere quelli degli altri? È questo che credi di essere? -
- Io cerco solo un modo per rimediare ai danni che ho fatto. Non mi sento un eroe, al massimo, potrei considerarmi un penitente... - rispose.
- Quanta ipocrisia in così poche parole... - controbattè l'altro, scuotendo la testa - Sei patetico. Io ho accettato la mia natura: sono un mostro, sono sempre stato un mostro, e questo sarò per sempre! Non ha senso vivere nella menzogna! - sbraitò furioso.
- Io non sono più quello di un tempo, e tu... Tu non sei un mostro. È così. Potrai anche avere provato piacere quando hai ucciso i tuoi compagni, oppure qualcuno ti avrà fatto sentire tale in passato, non lo so. Ma questo... Questo non ti rende assolutamente un mostro - ribattè Micheal sicuro.
- Beh, sì, quelle due cose hanno un loro peso nell'idea che ho di me, ma non sono tutto - disse e poi si avvicinò a lui, guardandolo dritto negli occhi - Se io oggi sono quello che sono, è proprio a causa di questo posto. Sono stati loro ad aprirmi gli occhi, dandomi la facoltà non solo di immaginare, ma anche di creare il mio mondo! Loro mi hanno usato, e pagheranno per averlo fatto! - disse con tono calmo, ma con i denti che diventavano sempre più rossi e affilati.
- Se ti riferisci agli esperimenti di Celestia con i farmaci scaduti, allora sappi che questa storia è finita. Celestia è morta adesso. Ha già pagato per i suoi crimini!
- Farmaci scaduti? - ripeté Darksaurus beffardo - Tu non hai la minima idea di cosa sono stati in grado di farmi... - sibilò arrabbiato, per poi distendere la faccia in un sorriso - Ma possiamo rimediare a questo! -
Micheal lo guardò. No, era sicuro, definire quel ragazzo un mostro era esagerato, ma definirlo un tipo che dovrebbe essere messo in una camicia da forza, non era affatto sbagliato. Il problema era che, sicuramente, avrebbe trasformato la camicia di forza in qualcos'altro di più comodo... 
- Che ne pensi di fare un giretto nella mia mente malata e vedere con i tuoi occhi il motivo per cui io mi definisco un mostro? - domandò Darksaurus avvicinandosi ancora e sorridendo in modo disumano.
- Co... Cosa? - ribattè Micheal preso in contropiede - Io... Io sì, posso farlo, ma non credo che possa realmente piacerti il fatto che io abbia libero accesso nella tua mente... -
- Non avrai libero accesso - rispose Dark sempre sorridente - Vedrai solo quello che devi vedere. Se, malauguratamente, dovessi andare oltre, ci penserei io a fermarti. E dubito che sarà piacevole... Per te! Perciò che ne pensi? -3
Micheal non sapeva cosa pensare. In realtà, era abbastanza curioso di scoprire cosa nascondesse quel ragazzo, ma l'idea di entrare nella sua mente non lo entusiasmava. Tuttavia, non poteva dire, in piena coscienza, di non provare un po' di pena per lui. Era solo, rinchiuso in una stanza che forse nemmeno lui poteva aprire, e lasciato letteralmente a marcire nella sua stessa pazzia. E poi, poteva anche scoprire qualche dettaglio sull'essere che stava minacciando l'istituto.
- D'accordo. Se proprio lo vuoi, entrerò nella tua mente. Ma non voglio scherzi di alcun tipo, chiaro? - concesse
Dark chiuse gli occhi e, quando li riaprì, erano tornati neri, come quando aveva perso i poteri, e, improvvisamente, smise anche di sorridere.
- Bene. Non accadrà niente al tuo corpo, non preoccuparti. Ti guiderò io - disse improvvisamente serio - Ti avverto. Non scherzare con il mostro, non ti conviene -
- Ok - disse Micheal, cominciando a pentirsi di ciò che aveva appena detto.
Ma ormai era fatta, e non poteva tirarsi indietro. E allora, entrambi chiusero gli occhi, e Micheal mise una mano sulla fronte dell'altro ragazzo. E allora entrò. 


Quando riaprì gli occhi, Micheal non era più nella caverna. Era una comune stanza, con una scrivania su cui stava un computer, tre sedie, messe una davanti alla scrivania e due dietro, e un divanetto.
- Dove sono? - si chiese Micheal.
- Questo è lo studio dello psicologo in cui ero stato mandato - disse Darksaurus serio, apparso improvvisamente accanto a Micheal, spaventano quest'ultimo.
- Mi hai fatto quasi venire un infarto, lo sai? Ti pare modo di farti vedere? - lo rimproverò Micheal - E poi... psicologo? Sei sempre stato... così? E poi... Dove sei tu? Questa stanza è vuota!
- Ti avevo detto che ti avrei guidato - rispose in tono saccente, guardandolo con gli occhi scuri - Comunque, anche se non sono sempre stato pazzo, avevo comunque i miei problemi in passato: non avevo amici, e quelli che avevo mi tradivano sempre prima o dopo, e in più, anche la mia famiglia ha finito per abbandonarmi, prima mio padre, scappando di casa, e facendo perdere sue notizie, e poi mia madre che, una notte, si è tolta la vita, tagliandosi le vene - disse alla fine, con gli occhi lucidi.
- Mi dispiace - disse Micheal, profondamente colpito - Ma... Ma questo non ti rende un mostro, queste sono solo brutte esperienze...
- Vedremo Micheal, vedremo - sorrise triste Darksaurus - Comunque, dopo la morte di mia madre, venni mandato dagli assistenti sociali che mi affidarono ai miei nonni, e mi prescrissero delle sedute dagli psicologi. Fu allora che cominciai ad avere le prime visioni - 
Micheal guardò nuovamente la stanza, e quasi non credette ai suoi occhi, quando la vide gremita di serpenti e lucertole. Erano ovunque, sul tetto, sulle pareti, sulla scrivania... Erano di tutti i tipi e di tutte le dimensioni, e Micheal non sapeva se sentirsi più spaventato o ammirato. 
- Cominciai a vederli ovunque - riprese Dark con una certa nostalgia - E non ci volle molto perché cominciassi a considerarli i miei migliori amici: erano sempre con me, anche quando non li vedevo, non ero mai solo -
Si chinò e raccolse un serpente rosso che gli passava tra i piedi, e cominciò ad accarezzarlo, mentre quello gli strisciava lungo le braccia.
- All'epoca erano solo visioni però, e, inizialmente, solo io riuscivo a vederli. Ma poi, anche la mia psicologa cominciò a vederli, e presto se ne andò, dichiarando che non avrebbe mai più lavorato con me - sorrise, lasciando poi andare il serpente, che scomparve nel nulla insieme a tutti gli altri - La stessa sorte toccò a tutti gli altri che mi hanno seguito, che, a quanto so, hanno segnato le mie stranezze nei loro rapporti. Tutto questo finché poi, alla fine, non venne questo giorno...
La porta dietro di loro si aprì e un ragazzino dai capelli neri, di non più di undici anni entrò nella stanza e si sedette sull'unica sedia posizionata davanti alla scrivania, mentre davanti a lui stavano due ragazze sorridenti, che Micheal conosceva, in quanto erano Pinkie Pie e Rainbow Dash, che tenevano le mani sopra quello che sembrava un fascicolo.
- Ciao - lo salutò Pinkie Pie, sorridendo allegra - Il mio nome è Pinkie Pie, e lei è Rainbow Dash, e siamo qui per aiutarti -
Spinto da Darksaurus, Micheal si spostò e si mise al bordo della scrivania, in modo da potere vedere altrettanto bene sia le due ragazze che il ragazzino, che altri non era che Darksaurus da piccolo.
Il ragazzino non rispose, apparentemente seccato già dalla loro vista, e allora Dash gli avvicinò il fascicolo.
- Questo è il tuo fascicolo - spiegò sempre sorridente - contiene tutti i rapporti dei tuoi precedenti psicologi che sono giunti da noi all'istituto, e tutte le caratteristiche del tuo caso -
Il piccolo Dark guardò il fascicolo senza far trasparire alcuna emozione, almeno finché non notò qualcosa di strano.
- Perché non c'è il mio nome? - chiese indicando lo spazio bianco dove avrebbe dovuto essere scritto.
Micheal si allungò leggermente, e vide che era vero e si chiese il perché, incuriosito, ma prima che potesse anche pronunciare una sillaba, il grande Dark gli mise un dito sulla bocca, inducendolo al silenzio. 
- Vedi, noi lavoriamo per un istituto che è specializzato in... casi particolari come il tuo, e pertanto noi seguiamo spesso politiche che potrebbero essere definite... anticonvenzionali... e, pertanto, noi riteniamo che darti la possibilità di essere totalmente quello che senti di essere, aprirti con noi ti verrà molto più facile - spiegò Pinkie Pie sempre con lo stesso sorriso sulle labbra, avvicinandogli anche una penna.
- Qualsiasi nome? - chiese il ragazzino, serio, raccogliendo la penna.
- Qualsiasi. Purché lo senta tuo -
Il ragazzino guardò un'ultima volta il fascicolo con la sua foto, e poi si piegò leggermente sul foglio, scrivendo velocemente, per poi posare la penna e allontanare il fascicolo da lui, che Rainbow Dash raccolse.
- Bene allora. Benvenuto nell'Equestria Asylum Psichiatric Hospital, Darksaurus Rexilian! - disse Rainbow Dash, porgendogli la mano insieme a Pinkie Pie.
Improvvisamente, Micheal si accorse che da loro non proveniva più alcun suono, come se, d'un tratto, qualcuno avesse tolto il sonoro a un film. 
- Questo non ci interessa - spiegò Dark, rispondendo così a Micheal ancora prima che lui ponesse la domanda. 
- Ero abituato ad avere il controllo, nelle menti in cui entravo... - commentò Micheal seccato.
- Questa è la mia mente, e qui si seguono le mie regole - ribattè con freddezza - Comunque, hai domande? -
- Sinceramente, non capisco perché mi stai facendo vedere tutto questo - rispose l'altro, guardando paziente e psicologi e parlare in silenzio - Cioè, Darksaurus non è il tuo vero nome. E allora? Aver voluto un nome nuovo non basta per definiti un mostro...
- Volevo solo che lo vedessi - si limitò a rispondere sempre con la stessa freddezza, anche se notò un certo bagliore rosso nei suoi occhi. D'un tratto immaginò che quell'atteggiamento serio e freddo che aveva assunto non fosse lì per caso.
D'un tratto, la voce ritornò, prendendo di sorpresa Micheal, permettendogli così di sentire ciò che dicevano.
- Vedi Darksaurus - disse Pinkie, sfogliando le pagine del fascicolo - Le persone che hanno seguito il tuo caso prima di noi, hanno parlato di cose strane successe durante i vostri incontri - annunciò, guardando di sottecchi il ragazzino che rimaneva però impassibile - E beh... Lo so, è alquanto singolare ma... Vedi, anch'io adoro i rettili! - disse ridendo da sola, mentre persino Rainbow la guardava male - Senti, faresti un coccodrillo... per me? -
Sia Micheal che il ragazzino rimasero di sasso, mentre Pinkie Pie divenne rossa come un peperone. Dark tuttavia sembrava estremamente serio, con lo sguardo carico di disprezzo.
- Lo so, è strano - si giustificò - Ma sin da piccola ho sempre desiderato averne uno quindi... potresti farlo? Per favore... - 
- Io... - rispose il piccolo Darksaurus insicuro - Io non lo so. Sono loro a spuntare, non sono io a chiamarli... -
- Non potresti provarci? - replicò Pinkie spplichevole - Ti prego... -
- D'accordo - concesse, ancora incerto - Posso... Posso provarci... -
Il ragazzino chiuse gli occhi e si concentrò. Micheal vide la sua faccio tingere di rosso per lo sforzo, mentre intanto stringeva con forza con le mani i suoi pantaloni. Entrambe le psicologhe lo guardavano, cariche di attesa e infine entrambe sgranarono gli occhi quando sulla scrivania comparve quello che sembrava un coccodrillo in miniatura.
Pinkie Pie, meravigliata, si avvicinò e cerco di toccarlo, ma non appena posò la mano su di lui, quello scomparve e il piccolo Dark cominciò a urlare per il dolore, tenendosi la testa tra le mani, mentre il suo intero corpo cominciò a tremare come un frullatore. Entrambe le ragazze accorsero, cercando di calmarlo: Pinkie Pie lo fece sdraiare a terra, sollevandogli le gambe, mentre Rainbow Dash lo sventolava con il fascicolo per dargli aria. Alla fine riuscì a calmarsi, e sì alzò a sedere, tenendosi dolorante la testa, mentre loro lo accompagnavano con le mani.
- Stai bene? - domandò Pinkie Pie, sentendosi in colpa e preoccupata - Perdonami, non avrei dovuto chiederti di farlo, è solo colpa mia. Perdonami! Dash, va a prendere un bicchiere d'acqua! -
La ragazza non se lo fece ripetere due volte. Con uno scatto fulmineo, si alzò e raggiunse una porta, dove entrò e da cui uscì poco dopo con in mano un bicchiere d'acqua, che gli fece bere con calma.
Accadde in un lampo, ma Micheal lo notò subito: i suoi occhi si erano illuminati di rosso per un secondo. D'un tratto il ragazzino sorrise, con un sorriso che sembrava decisamente assurdo in un momento come quello, come se avesse appena vinto la maratona, e guardò Pinkie Pie negli occhi. 
- Non devi scusarti - le disse, dandole improvvisamente del tu, con un'espressione folle negli occhi - Io voglio farlo. Ci proverò e vedrai, ti creerò un coccodrillo come non ne hai mai visti nemmeno nei migliori documentari. Te lo prometto! -
Le due ragazze si guardarono negli occhi, con una soddisfazione che a malapena riuscivano a nascondere. Poi ci fu solo uno schiocco di dita, e tutto si dissolse, lasciando solo una stanza vuota, senza alcun tipo di arredamento. 
- Lo hai visto, non è vero? - chiese con una punta di soddisfazione Darksaurus. 
- Sì, Darky. L'ho visto - rispose Micheal guardandolo negli occhi e godendo leggermente del suo fastidio - Ma che cosa l'ha causato? Cosa c'era in quell'acqua? -
- Spoiler - si limitò a rispondere, godendo a sua volta dell'irritazione nello sguardo dell'altro.
- Scusa, ma perché hai voluto che ti entrassi nella testa? Qui non c'è niente che non avresti potuto raccontarmi a voce - fece notare Micheal.
- Perché c'è un'altra cosa che devi vedere - rispose enigmatico - Ma prima continuiamo questa bella storia: per sei anni, seguì la terapia di Pinkie Pie e Rainbow Dash, con tanto di bicchiere d'acqua, e, come fecero notare anche i miei nonni, i miei disturbi andavano solo peggiorando. La mia mente non si limitava più ai semplici rettili, ma andava oltre, creando anche dinosauri, e addirittura anche ibridi. Naturalmente riuscii a fare anche quel coccodrillo. All'epoca però sapevo bene che quelle erano solo illusioni, anche se però si stava facendo largo nella mia mente l'idea che loro fossero reali, che in qualche modo la mia mente li rendesse visibili, e che il mondo dove ero costretto a vivere fosse la vera illusione... - si fermò, rivolgendo lo sguardo all'altro ragazzo, in attesa - Anche se forse, la mia, era solo una speranza -
- Wow - rispose sarcastico - Pie e Dash avrebbero essere premiate con il premio "psicologhe dell'anno"!
- Certo - rispose Dark guardandolo storto - Beh, in ogni caso, insieme a questo, nacque anche la mia paranoia. Sentivo sempre di più crescere l'idea che tutto il mondo remasse contro di me, che nessuno tenesse realmente a me. E così cominciò a crescere anche la mia brama di sangue, il desiderio di fare soffrire tutti coloro che erano responsabili del mio dolore. Lì volevo morti, uno dopo l'altro, e solo dopo indicibili sofferenze. Cominciai a vedere anche queste cose, insieme ai rettili. Erano sogni meravigliosi - si fermò, chiudendo gli occhi e sorridendo beato, in un modo che fece rabbrividire Micheal - E un giorno poi, il mio desiderio divenne realtà -
Micheal guardò la stanza, e la vide cambiata nuovamente: era totalmente grigia, quasi in pietra, con solo un tavolo e due sedie come arredamento, messe una di fronte all'altra, ai lati opposti del tavolo; una era vuota, mentre nell'altra stava Dark, vestito con una felpa e un paio di pantaloni arancioni, e due manette ai polsi che lo legavano alla sedia. 
- Sei stato arrestato? - chiese Micheal incredulo.
- Tu no? - chiese l'altro con sufficienza.
- Beh, con i tuoi poteri potevi anche ucciderli i poliziotti - spiegò. 
- Lo so, ma il mio controllo era ancora più limitato di adesso all'epoca. Era la prima volta che un mio desiderio diventava realtà. Non sapevo come controllarlo -
D'un tratto, la porta della stanza si aprì, facendo entrare una persona che Micheal, o per meglio dire Red, conosceva fin troppo bene: Discord.
Questi arrivò sorridendo, facendo cenno al poliziotto di lasciarlo entrare da solo, e poi si sedette, guardando negli occhi il ragazzo davanti a lui, che lo guardava confuso.
- Chi è lei? - domandò Dark confuso - Mi avevano detto che una persona che mi conosce doveva parlare con me... -
- Ed è così - rispose l'uomo sempre sorridendo - Il mio nome è Discord, e sono il capo psicologo dell'istituto che ti ha avuto in cura per sei anni, mio caro Darky -
- Se deve chiamarmi così, mi chiami Darksaurus - ribattè l'altro seccato.
- Se proprio vuoi... - rispose con una scrollata di spalle - Comunque, Darky, sono qui per porti le più sincere scuse della direttrice Celestia e di tutto L'EAPH per i disagi che il nostro trattamento ti ha portato -
- Tutto qui? - domandò Darksaurus seriamente furioso - È venuto qui solo per questo? -
- Non solo - sorrise, guardando la telecamera sopra di loro - Sono qui anche per informarti che vogliamo rimediare ai nostri errori, e soprattutto per spiegarti perché tutto questo è accaduto -
- Che significa? - domandò cercando di alzarsi, ma ottenendo soltanto un forte dolore al polso - Che significa spiegarmi il perché tutto questo è accaduto? C'è anche un perché adesso?!
- Mi dispiace, ma è proprio così - rispose alzandosi e avvicinandosi al ragazzo - Credo che tu sappia già che l'Equestria Asylum Psichiatric Hospital non è solo un istituto che si prende cura delle persone vittime di malattie mentali. I nostri pazienti hanno tutte delle particolari abilità soprannaturali, che variano di persona in persona, e di cui non siamo stati ancora in grado di trovare una causa. Quello che abbiamo potuto osservare però è che sembra esserci qualche collegamento tra questi poteri e la loro pazzia, perciò abbiamo ipotizzato che siano una funzione del cervello che però causa degli scompensi a livello celebrale - si fermò, osservando attentamente il ragazzo seduto che lo guardava disorientato - Naturalmente, anche tu hai queste abilità - concluse, sedendosi.
Dark abbassò lo sguardo e si morse le labbra, capendo che quello che aveva appena detto quel "dottore" era vero.
- E allora? - chiese alla fine - Tutta questa storia per dirmi che sono pazzo in seguito ai miei poteri? Beh, non è che me ne importi molto in questo momento... -
- Dovrebbe invece - ribattè serio Discord - Vedi, la maggior parte dei nostri "ospiti" arriva da noi in seguito a "incidenti" come quello in cui ti sei imbattuto tu adesso. È molto raro riuscire a trovare una persona dotata, quando le sue abilità non sono ancora pienamente sviluppate. Anzi, credevamo che fosse anche impossibile... finché, alla fine, non abbiamo incontrato te -
Micheal vide Dark spalancare gli occhi e trattenere il fiato, mentre muoveva nervosamente le dita delle mani ammanettate. 
- Eri perfetto per i nostri interessi - continuò il dottore - Avevi un potere soprannaturale, ma non era pericoloso, in quanto tutto ciò che riuscivi a fare era creare inconsciamente illusioni che, al massimo, potevano fare impazzire chi ci stava troppo in contatto, ma che, appunto, non erano pericolose di per sé. E così, decidemmo di usarti come cavia per scoprire di più su queste abilità, e capire se in qualche modo esse potessero essere aumentate... -
- Mi avete usato - lo interruppe il ragazzo parlando più che altro a sé stesso - Che cosa mi avete fatto? - domandò alla fine il ragazzo irritato.
Micheal ascoltò interessato e stupito quella conversazione. Sapeva bene che Celestia non era esattamente una filantropa, ma una cosa è somministrare farmaci scaduti o fare esperimenti su alcuni di loro, ma fare esperimenti su qualcuno che non era ancora da manicomio... lo lasciava letteralmente senza parole. D'un tratto quasi rimpianse di non averla uccisa prima...
- Ti abbiamo dato un elemento, una specie di minerale molto raro che sembra aumentare le vostre capacità, anche se non saprei dire esattamente in che modo o per quale ragione - rispose tranquillo il dottore, sedendosi nuovamente - Lo avevamo disciolto in acqua e te lo abbiamo dato per tutto il tempo della tua terapia, registrando gli effetti che produceva su di te, sulla tua abilità e sulla tua sanità mentale. Il nome di questi elementi è frammenti di Eon, o almeno così li ha chiamati Celestia. Ogni frammento ha un suo nome, e il tuo risponde al nome di Nightmare -
Micheal sgranò gli occhi e indietreggiò lentamente. Quel ragazzo si credeva un mostro, ma forse non sapeva che, dentro di lui, c'era qualcosa di molto peggio di un semplice mostro. Ora tutto era chiaro. La sua pazzia, i suoi poteri... Celestia l'aveva fatta davvero grossa. Ma adesso non aveva altra scelta: doveva bloccargli i poteri e subito! 
Cercò di concentrarsi per sciogliere il legame psichico, ma subito sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Si voltò e vide Darksaurus guardarlo con un sorriso folle pieno di denti accuminati e rossi come il sangue, così come anche i suoi occhi.
- Dove vuoi andare eh Red? - domandò divertito e arrabbiato allo stesso tempo - Lo spettacolo non è ancora finito... -
Spaventato dal controllo che Dark continuava ad avere sulla sua mente, Micheal per il momento decise di lasciar perdere: con un potere come quello era meglio non mostrarsi troppo ostili.
- Nightmare - ripeté il Darksaurus ammanettato quasi assaporando la parola - Quindi è a causa di questo... frammento che ho potuto fare ciò che ho fatto? -
- Beh, avevi già un potere di tuo - chiarì Discord - Ma sì, grazie a questo frammento, il tuo potere è aumentato, in un modo che non ritenevamo nemmeno possibile. Sia io che Celestia credevamo che, al massimo, ti saresti limitato a creare illusioni più... realistiche... -
- E invece? - lo interruppe con foga Dark - Qual è il mio potere adesso? -
- Beh, credo che ormai sia improprio parlare di illusioni, riferendosi a ciò che formi - iniziò a spiegare - adesso quelle sono molto più fisiche. In parole pavone Dark, tu adesso non ti limiti a formare semplici illusioni, ma hai la capacità di darle vita, di renderle reali -
- Aspetti, significa che adesso posso letteralmente dare vita a ciò che immagino? - domandò il ragazzo improvvisamente eccitato. 
- Esattamente - confermò serio io dottore - Ed è proprio per questo che L'EAPH prenderà seri provvedimenti sul tuo caso. Noi abbiamo commesso un grave errore di valutazione e noi ci prenderemo le nostre responsabilità -
- Come? - chiese sospettoso il ragazzo. 
- Il tuo potere è troppo pericoloso. Non sei un tipo violento, questo è chiaro nel tuo profilo, ma, nonostante questo, provi un grande odio e desideri spesso la sofferenza e la morte delle persone che ti hanno fatto del male. Chiariamo, anche io qualche volta l'ho desiderato, siamo umani in fondo - disse per poi sospirare sonoramente - Ma nella tua condizione, può bastare anche un solo desiderio inconscio per causare veramente la morte di qualcuno. Ciò naturalmente comporta che tu debba essere allontanato dal mondo esterno, e, pertanto, L'EAPH ti dà la possibilità di entrare come paziente nell'istituto, dove riceverai cure consone alla tua situazione e dove sarai al sicuro, sia verso gli altri che verso te stesso -
- Aspetta - chiese Dark quasi ridendo mentre gli occhi cominciavano a illuminarmi e passando improvvisamente al tu - Mi stai dicendo che VOI avete fatto un casino, VOI mi avete dato un potere troppo pericoloso, e ora IO devo essere rinchiuso in un manicomio? Mi stai seriamente dicendo QUESTO?! - urlò alla fine, infuriato.
Micheal sentì la terra tremare sotto i piedi, mentre gli occhi dell'ammanettato si facevano sempre più rossi e luminosi. Capì che doveva essere proprio lui a farlo, eppure Discord sembrava anche fin troppo calmo. 
- Non credo che ti convenga opporti, mio caro ragazzo. Anche perché ormai è già tutto deciso. Presto il tuo affidamento sarà in mano nostra, tutto quello che devi fare adesso dichiararti innocente per infermità mentale al processo di domani, e tutto sarà sistemato -
- E perché dovrei farlo? Sono stanco di essere usato, che cosa dovrebbe impedirmi di sforzarmi di uccidere te e distruggere tutto il resto?! - urlò con i denti che adesso erano anche affilati e rossi come il sangue.
- È semplice Darky: il nostro obiettivo è il tuo affidamento, essendo tu minorenne, e proprio per questo stiamo cercando di convincere i tuoi nonni che concedercelo è la cosa migliore che possano fare per te, vista la tua situazione - disse il dottore con estrema calma, nonostante la terra tremasse con sempre più forza - Ma se tu non dovessi rispettare questi piani, saremmo costretti a usare mezzi più drastici per averlo. E uccidere i tuoi nonni, i tuoi ultimi familiari per cui conti ancora qualcosa, potrebbe essere un buon modo. Naturalmente questo accadrebbe anche se, per caso, dovesse capitarmi qualcosa di brutto, come per esempio, essere ucciso -
- Loro non c'entrano niente! Lasciali in pace - urlò furioso.
- Vorrei tanto non arrivare a tanto, ma se tu non ci lasci altra scelta, lo faremo. È essenziale che tu non rimanga libero -
D'un tratto il terremoto si placò, e così anche i suoi occhi e i suoi denti tornarono normali, anche se il suo sguardo era di puro odio.
- Va bene - disse alla fine - Lo farò se non farete del male ai miei nonni. Ma ti avverto - aggiunse piegandosi leggermente in avanti - Un giorno ve la farò pagare cara. Molto cara. Rimpiangerete di avermi rovinato la vita -
Il dottore si alzò soddisfatto e si diresse verso la porta, seguito in ogni movimento dallo sguardo carico di odio del ragazzo. D'un tratto, però, mentre era proprio a un passo dalla porta, si fermò e si voltò verso Dark.
- Non per rigirare il coltello nella piaga, ragazzo mio, ma la tua vita era di merda già prima di incontrarci - puntualizzò, con la faccia di chi sta dicendo una cosa ovvia.
Poi uscì e, insieme a lui, tutta la stanza scomparve, lasciando solo un enorme spazio bianco, in cui Micheal e Darksaurus erano l'unica forma di colore. 
- Abbiamo finito? - chiese Micheal sollevato evitando di guardarsi intorno.
- Ti interessa vero? - chiese Dark, mentre occhi e denti tornavano rossi.
- Darky, io capisco la tua rabbia... il tuo odio - si fermò frustrato, in cerca delle parole giuste.
- Ma è necessario bloccarti i poteri perché avere un frammento di Eon dentro di me è troppo pericoloso - continuò per Micheal, Dark divertito - Già. È vero. Può dimostrarsi veramente pericoloso. Ma non mi interessa -
- Senti, tu non capisci! - gli urlò contro - Un frammento qualsiasi in un corpo che non è in grado di reggere il suo potere è pericoloso, ma Nightmare... - si fermò improvvisamente, pensando solo adesso a quali avrebbero potuto essere gli effetti delle sue parole.
- Ma Nightmare... cosa? - insistè Dark, interessato.
- Tu non sai cosa sono sono realmente i frammenti, tu... -
- Ma Nightmare... COSA?! - urlò Dark minaccioso.
- Nightmare... - disse dopo un sospiro Micheal - Nightmare è nella top 5 dei frammenti di Eon più potenti. Ascolta... - cercò di dire, ma venne fermato da delle risate.
Darksaurus infatti stava ridendo di gusto, divertito, ma con una risata folle che metteva i brividi.
- Devo bloccarti i poteri, Darksaurus! - gridò Micheal sopra le risate - Mi dispiace doverlo fare, ma il tuo potere è troppo grande, potresti distruggere tutto a causa sua, potresti persino distruggere te stesso! -
Dark si fermò e lo guardò, improvvisamente serio, come se non avesse mai riso.
- Tu lo sai bene vero? - disse una voce proveniente dalle sue spalle.
Micheal si voltò confuso e vide Dark nella stessa posizione di prima, ma c'era qualcosa in lui... Qualcosa che non riusciva a definire... Qualcosa di sbagliato. Si voltò nuovamente e vide il Dark giusto a un passo da lui, guardarlo con un'espressione divertita negli occhi rossi come il sangue.
- Io voglio la morte - disse senza nemmeno aprire la bocca, come se gli parlasse direttamente nella mente - Io voglio distruggere tutto e tutti. Questo mondo è solo sofferenza. Io vi porrò pace. Le vittime smetteranno di soffrire. I carnefici moriranno tra atroci dolori. Questo è il mio desiderio -
Micheal si sentiva confuso. Vedeva Dark sparire a poco a poco, mentre gli occhi rossi diventavano sempre più grandi e luminosi. Nel frattempo, vide lo spazio bianco cominciare a cambiare, a ruotare su se stesso, anche se non avrebbe mai saputo dire che lo stesso facendo. Sembrava tutto in movimento e immobile al tempo stesso. 
- Unisciti a me Red Ghast. Divertiti - sentì alla fine, è le luci rossi si spensero, facendo calare il buio.
La prima cosa che Micheal percepì furono le risate, divertite e crudeli, gli sembrava che lo trafigessero nel cervello. Poi aprì gli occhi, che solo allora scoprì essere chiusi, e sentì le sue guance bagnate, mentre il respiro si faceva sempre più affannoso. 
Si guardò intorno con lo sguardo offuscato dalle lacrime e vide ragazzi che non conosceva, ma che sentiva di dover conoscere, che ridevano di lui, indicandolo e registrandolo con il telefono. Sentiva dolore, tristezza, sofferenza... Ma più di tutto, lui sentiva l'odio. Un odio vivo e profondo, che sentiva consumarlo dall'interno. Voleva che la smetterssero di ridere, che cominciasse a urlare di dolore e di paura. Dovevano soffrire almeno quanto stava soffrendo lui, se non di più. Eppure, lui non sentiva realmente tutto questo. Era come se fosse condizionato, come se qualcosa lo obbligasse a provare queste cose.
Si sentiva fortemente a disagio. Sentiva che tutto quello che stava vivendo era incredibilmente sbagliato. E in tutto questo non faceva altro che fargli salire il mal di testa. D'un tratto, vide una porta e pensò di uscire a prendere una boccata d'aria, ma per quanto volesse muovere le gambe, quelle non ubbidivano. Piuttosto si ritrovò accovacciato a terra, con ancora gli occhi colmi di lacrime, e con le mani premute sulle orecchie, per cercare di porre fine a quelle risate. Sul momento non ci fece caso, ma poi divenne sempre più evidente: quelle non erano le sue orecchie, quei capelli non erano lunghi come i suoi. Quasi non ci volle credere ma alla fine capì: lui era dentro Darksaurus.
- Vuoi farli smettere? Vuoi vederli sofferenti e sanguinanti chiedere pietà? - domandò una voce roca che Micheal aveva già sentito: era la stessa voce che gli aveva parlato prima che lui arrivasse in quel posto.
- È possibile? - si ritrovò a chiedere tra i singhiozzi con la voce di Dark.
- Certo che lo è. Devi solo volerlo - disse come una madre che consola un figlio.
- Io lo voglio. Io lo voglio con tutto me stesso. Ma loro continuano! - ribattè mentre le loro risate aumentavano - Falli smettere! Falli smettere! -
- Posso farlo se tu me lo lasci fare - rispose la voce, mentre davanti a lui Micheal vide qualcosa che sembrava una mano apparire dal nulla, fatta di un materiale che non riusciva a riconoscere e che pure sembrava ricordare qualcosa di simile a catrame - Ma sei tu che devi jvolerlo -
- Chi sei tu? - domandò più calmo, sentendosi attratto da quella mano.
- Io sono te - rispose semplicemente, e già Micheal poteva vederlo sorridere, anche se non gli vedeva il viso.
Micheal si sentiva profondamente a disagio, sentiva che per nessuna ragione avrebbe dovuto essere lì in quel momento. Eppure c'era e, senza nemmeno volerlo, si ritrovò a stringere quella mano, che si scompose, trasformandosi in qualcosa a metà fra liquido e solido che gli percorse il braccio, e da lì si diffuse in tutto il corpo, avvolgendolo come un mantello, e facendogli vedere viola. Poi quella sostanza si dileguò, e, all'improvviso, Micheal non si sentiva più alcuna tristezza e alcun dolore. Non provava niente di niente, solo un vuoto incolmabile. 
Si alzò, non provando più alcun fastidio nel sentire quelle risate, e anzi improvvisamente gli venne voglia di ridere. E così fece, prima piano e poi sempre più forte, finché non superò quelle degli altri ragazzi che si fermarono. Lui rideva e continuava a ridere, arrivando anche a chiudere gli occhi dalle risate, che non aumentavano solo di volume, ma anche di follia. Quando riaprì gli occhi cominciò a vedere rosso, e sentiva i denti più affilati del normale.
- Che c'è? - si ritrovò a domandare divertito - Siete già stanchi di ridere? Io ho appena cominciato... -
D'un tratto, Micheal sentì uno schiocco dentro di lui, e poi un altro, e poi un altro ancora. Improvvisamente, sentì qualcosa spingerlo da dentro, dandogli un dolore che Micheal non aveva mai provato prima, seppur falso: sentiva le ossa spezzarsi e ricomporsi, per poi allungarsi, sentiva i muscoli crescere e spingere, quasi volessero squarciare la pelle, mentre le braccia intanto si accorciavano, e le sue mani perdevano dita, riducendosi a due, e la sua altezza aumentava vertiginosamente, fino a raggiungere i quattro metri. Eppure, nonostante lo struggente dolore, non poteva fare a meno di sorridere, finché poi il suo sorriso non divenne qualcosa di molto più terrificante. 
I ragazzi, che in un primo momento erano rimasti immobili e spaventati a fissare lo sconvolgente spettacolo che si stava svolgendo davanti ai loro occhi, si misero a correre urlanti verso la porta, ma non gli fu permesso. Micheal, nel corpo di Dark trasformato in tirannosauro, raggiunse con poche falcate la porta, e con la bocca afferrò il ragazzo che gli era più vicino, e che cominciò a scuotere a destra e a sinistra, con le gambe che gli perdevano dalle fauci e urlando per il dolore, come un cane che gioca con un peluche. Continuò a scuoterlo per ancora un po' di tempo, finché poi con un ultimo strappo, le gambe abbandonarono il corpo, andando a schiantarsi contro una ragazza che, in un lampo, si ritrovò inondata di sangue e altro, e urlò con tutto il suo fiato.
Scagliando via anche la parte superiore del ragazzo, il t-rex ruggì, emettendo un suono che aveva la stessa forza di un tuono, per poi abbattersi nuovamente sui ragazzi davanti a lui, che correvano in ogni lato, sperando di riuscire a scappare, ma che poi venivano buttati a terra con un colpo di coda, schiacciati e squarciati dai possenti artigli delle zampe, o ancora afferrati con la bocca e divorati a poco a poco.
Micheal sentiva tutta la gioia di Darksaurus in quelle urla, la sua felicità malata, e soprattutto il suo odio che aumentava ogni volta che squartava o sgozzava uno di quei ragazzi, con gli artigli e con i denti, ma soprattutto sentiva il suo orrore e il suo disgusto verso ciò che era costretto a fare, anche se però sentiva che una parte di lui era ben felice di farlo. E quest'ultima emozione a poco a poco stava prendendo il sopravvento. Sentiva le ossa spezzate e le urla di dolore come se fossero una splendida melodia che lui poteva assaporare fino in fondo. D'un tratto, ricordò com'era essere Red Ghast, e cominciò a temere che Dark avesse ragione: lui non se n'era mai andato... 
No, doveva andarsene. Doveva lasciare quella mente subito, prima di impazzire ancora, prima di poter provare ancora piacere nell'uccidere. Si concentrò, cercando di non pensare a ciò che il suo corpo stava facendo, ma pensando al suo vero corpo, messo accanto a quello del vero Darksaurus nella caverna che quest'ultimo aveva creato. Si aggrappò a quest'immagine con tutte le sue forze, finché poi, alla fine, non riuscì a uscire e, con un urlo, cadde a terra, tutto sudato e con il fiatone, godendo del contatto vero e proprio con la nuda roccia.
- Allora? - domandò con tutta calma Darksaurus con gli occhi e i denti lampeggianti - Com'è stato tornare a essere un mostro? -
Micheal lo guardò con la coda dell'occhio, e poi spinse per alzarsi, strofinando con forza la mano sulla roccia scabra, fino a farla sanguinare.
- Tu sei totalmente pazzo! - urlò Micheal con disprezzo, mettendosi in ginocchio.
- Lo so - rispose l'altro ridendo a crepapelle, mentre una specie di trasformazione lo stava investendo, tingendo la sua pelle di un grigio pallido, cadaverico - E mi piace! -
- Lo faccio per te! - dichiarò e poi si mise a correre verso Darksaurus, con la mano tesa in avanti che mirava dritto al suo collo.
Micheal non capì mai con esattezza cosa lo bloccò. Sembrava un'enorme mano fatta di catrame, apparsa all'improvviso, che lo spinse via con forza, facendogli perdere del tutto coscienza, impedendogli persino di capire se fosse spinto o addirittura tirato. Quando si riprese, si trovò fuori dalla cella, con la mano insanguinata, proprio davanti alla porta chiusa. Ora lo sapeva per certo: qualcuno non stava solo minacciando il manicomio, ma l'intero pianeta, sfruttando i poteri e la pazzia di quel ragazzo, che nemmeno lui riusciva a bloccare. Se non avesse fatto qualcosa in fretta, presto sarebbe successo qualcosa di brutto, molto brutto.

Nel buio della sua caverna, Darksaurus rideva divertito e soddisfatto di quanto era appena successo. Tutto era andato proprio secondo i piani, adesso restava da vedere che parte avrebbe scelto di interpretare Micheal in tutto questo. Se tutto fosse andato per il meglio, il piano A avrebbe potuto realizzarsi alla perfezione. 
- Tu che ne pensi? - domandò d'un tratto, sorridendo - Andrà come previsto? -
Dietro Dark si formò un'ombra che a poco a poco presa la forma di un ragazzo come Dark, con occhi e denti rossi, ma senza pupille e con una pelle di un grigio cadaverico, e con una voce più rauca e cavernosa. 
- Non so - rispose l'altro dubbioso - Mi pare che si sia divertito un po' troppo sotto forma di t-rex -
- Andiamo Nightmare - sorrise Darksaurus sprezzante - Sapevamo entrambi che Red non se ne sarebbe mai andato. Questo rende le cose solo più interessanti -
- E di' un po'. Tu credi davvero che sia in grado di fare ciò che vogliamo? Non mi è parso poi così forte - ribattè acido Nightmare.
- Solo perché lo abbiamo preso in contropiede. La prossima volta avrà già un piano pronto. Fidati. Sei un Eon dopotutto, no? -
- Sappiamo entrambi che cosa sono io realmente - rispose Nightmare serio - Sono solo una tua proiezione. Ti aiuto a pensare -
- Quanto sei noioso... - sospirò Dark, appoggiandosi alla parete, e guardando la parete con il t-rex dipinto - Credi che sia già diretto da Victus? -
- Non lo so, ma non credo. Ci sarebbero troppe cose da spiegare. Ricordi cosa "lui" ha detto - ribattè la proiezione. 
- Già - riflettè Dark - C'è un casino lì fuori, in questo momento, e presto non farà altro che aumentare - dichiarò sorridendo - Ma, secondo te, possiamo fidarci veramente del nostro "alleato"?
- Non dobbiamo fidarci. Dobbiamo solo far finta di farlo. È essenziale per la riuscita del nostro progetto - sentenziò solennemente. 
- Sì, è vero - dovette ammettere l'altro - Comunque, non preoccuparti, Micheal farà la sua parte. Ha troppa paura per non farlo - riflettè divertito - E se proprio non dovesse farlo. Beh, c'è sempre il piano B -
- Che francamente mi sembra un po' troppo melodrammatico - lo criticò Nightmare - Distruggere il mondo per vendetta... Andiamo, nemmeno nei film di serie B sanno essere così banali... -
- Beh, hai visto la sua faccia. Cercherà in ogni modo di ostacolarci e invece farà esattamente ciò che vogliamo - considerò - D'altronde, che razza di eroe può lasciare che a vincere sia il mostro? -
   
 
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