Videogiochi > Final Fantasy VIII
Segui la storia  |       
Autore: Atra    07/01/2016    3 recensioni
Vi siete mai chiesti come sarebbe andata la storia di Final Fantasy VIII se Seifer avesse avuto una sorella?
Beh, io sì e questo è il risultato:
Il sangue è un vincolo.
E dai vincoli non ci si può liberare.
E non si può nemmeno scegliere senza farsi male.
O senza subire perdite.
Cosa scelsi io? Perché scelsi?
Quando avrei potuto cambiare qualcosa, feci tutto ciò che era in mio potere?
Il sangue è un vincolo.
Lo rimane anche quando è versato.
Potrai perdonarmi adesso, Seifer?

Buona lettura e spero che vi piaccia!
Genere: Azione, Comico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Seifer Almasy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Legami'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Déjà-vu.
Siamo davanti al portone della torre di trasmissione e mi sembra impossibile che l'esame sia stato solo ieri.
-Accidenti, mi sembra ieri che abbiamo fatto l'esame!- sghignazza per l'appunto Seifer, picchiando sul battente metallico con l'elsa dell'Hyperion.
Neanche a dirlo, Fujin e Raijin scoppiano a ridere come due idioti, mentre Zell solleva gli occhi al cielo.
-Davvero divertente, Seifer. Mi sta cadendo la mascella dal ridere, guarda- ironizzo con una smorfia. Mio fratello mi fulmina con un'occhiata:
-Sapresti fare di meglio, Atra?- mi sfida facendomi l'occhiolino.
-Qui?!- esclamo stupita. Seifer schiocca la lingua:
-No, adesso abbiamo da fare. Ricordamelo dopo- mi dice, spalancando il portone con un cigolio mostruoso.
-Sempre che riusciamo a tornare indietro- borbotto, prima di seguirlo con uno strano presentimento alla bocca dello stomaco.
Non appena metto piede nella torre, il presentimento risale fino alla gola, chiudendomela e facendomi tremare il labbro inferiore; poi, senza lasciarmi neanche il tempo di rendermene conto, una fitta lancinante mi trapassa il cervello e mi fa piegare improvvisamente in due scossa da violenti brividi.
-Atra, cos'hai?- si allarma Raijin, mentre Seifer e Zell si precipitano al mio fianco per sorreggermi in caso non riesca a mettermi in piedi.
-E' qui - ansimo, accennando con il mento fremente all'apertura sul soffitto e respingendo le mani di mio fratello e di Zell - La Strega è lassù-.
Le mie parole si perdono in un silenzio innaturale, occupato solo dal cigolio leggero del montacarichi chiamato da Seifer.
-Vuoi davvero salire, Seifer? Non vedi che a tua sorella non...- comincia Zell, ma mio fratello ha uno scatto del collo:
-Taci, gallinaccio. Andremo fino in fondo- lo rimbecca lui, tendendomi una mano per aiutarmi a salire sul montacarichi. Mi sforzo di ignorare le gocce di sudore freddo che sento scivolarmi dalle tempie all'incavo tra collo e spalle e lotto contro la nausea quando la piattaforma si piega e dondola sotto il mio peso.
-Seifer, non...- continua a opporsi Zell, osservando Fujin e Raijin sfilargli accanto in silenzio.
-Gallinaccio: o vieni o rimani giù- ringhia mio fratello, la sua mano ancora nella mia. Io la lascio e mi abbraccio il corpo, cercando di non tremare come una foglia mentre la sensazione di malessere si fa sempre più viva: l'aria sembra essersi immobilizzata e addensata, mi sento uno di quegli insetti intrappolati nelle gemme preziose.
-Dincht-. L'ultimatum di Seifer è ferreo, mentre il montacarichi inizia a sollevarsi.
-Va bene, vengo- sospira Zell saltando sull'ascensore e lanciandomi un lungo sguardo ansioso.
-Sto bene- dico seccata, socchiudendo gli occhi all'ennesima fitta alla testa, giunta quasi a proposito.
-Visto? Sta bene- si affretta a rincarare la dose mio fratello. Zell per tutta risposta rimane a fissarlo a lungo e con attenzione.
-Seifer, i tuoi occhi...-.
-Gallinaccio, un'altra parola e ti butto di sotto-.
In questo momento arriviamo in cima alla torre e l'aria aperta per me è uno schiaffo in pieno viso: il respiro mi si spezza in gola e l'ossigeno mi brucia dentro come scintille di fuoco. Barcollo in avanti per qualche passo, poi crollo in ginocchio dietro a una cassa metallica, mordendomi la mano per non ansimare e contemporaneamente levando gli occhi offuscati per spiare lo scenario davanti a me.
Eccola: la Strega è nuovamente di spalle, lo sguardo fisso sulla macchina del tempo.
Nel frattempo il montacarichi riprende la sua discesa con un cigolio di cui la donna deve essersi sicuramente accorta, senza ovviamente darlo a vedere.
Attraverso la mia vista sfocata dal dolore e dalla debolezza improvvisa vedo la Strega voltarsi di profilo e muoversi lentamente avanti a indietro, la veste che lascia intravedere di volta in volta il profilo delle lunghe gambe.
Un luccichio sulla sua guancia attira la mia attenzione: dall'attaccatura dei capelli scuri, nascosti sotto un elaborato copricapo e il velo bianco trasparente, si diramano i tratti dorati di un tatuaggio che serpeggia fino all'arco delle sopracciglia e agli angoli degli occhi; il disegno getta una leggera ombra sulla sua pelle, quasi come se fosse in rilievo.
Le sue unghie viola riflettono il sole di mezzogiorno passato, mentre lei le solleva per sfiorare i bordi metallici della macchina del tempo, schiudendo poi le labbra in una linea curva e piena che distende il profilo del suo viso.
La sua bellezza mi appare così letale che distolgo lo sguardo ancora prima di realizzare il bruciore agli occhi, che mi si sono riempiti di lacrime.
Sbatto velocemente le palpebre e dedico la mia attenzione all'innocuo soldato in piedi accanto a lei, la riverenza rigida e lo sguardo fisso davanti a sé.
-Soldato, avverto la tua impazienza per il sacrificio-.
Aspra, sabbiosa, un artiglio che stride sul metallo: la sua voce mi perfora il cervello e poi scivola ancora più giù, fino a raggiungere profondità in cui risuona come un'eco che rimbalza dolorosamente dentro di me.
Il soldato deglutisce forte cercando di non dare a vedere la sua "impazienza", che io tradurrei in "strizza megagalattica"...e ci farei pure una battuta se non stessi così male.
La Strega scuote la testa, le perle con cui sono raccolti i capelli che tintinnano contro i suoi orecchini:
-Quando mi sarò accertata che funzioni, procederete con la ricerca della ragazza - la donna continua ad accarezzare delicatamente il metallo, il volto di profilo tagliato da un breve sorriso di pregustazione - Ma prima di compiere il Salto vai a chiamare il tuo superiore: voi galbadiani tendete a dimenticarvi un po' troppo di chi comanda, qui-.
Il soldato ripete la riverenza prima di avviarsi verso il montacarichi, mentre un'ondata di calda energia proveniente dalla Strega mi investe e mi fa girare la testa. Accanto a me Seifer si irrigidisce e la sua mascella sembra perforargli la pelle quando la contrae, il colore che defluisce velocemente dal suo viso.
Il sottoposto tuttavia non sembra notarci e prosegue camminando meccanicamente a pochi passi da noi, che lo scrutiamo con il fiato sospeso; solo io, distolto lo sguardo dalla sua figura, appoggio le mani sudate sul metallo e infilo le unghie nelle fessure, lottando per mantenere il controllo di me stessa non appena mi rendo conto che il soldato non ci ha visti perché la Strega gli ha fatto un incantesimo.
E questo significa solo una cosa.
Il montacarichi si arresta sul nostro piano con un cigolio e subito riprende a scendere, mentre una serie di passi lenti e quasi trionfanti alle nostre spalle ci pietrifica al nostro posto.
Sento il collo scricchiolare dolorosamente nel momento in cui mi volto di nuovo, i brividi lungo la schiena che si trasformano in spasmi del corpo e i denti che cominciano a battermi involontariamente quando incrocio per la seconda volta nello stesso giorno quello sguardo lascivo, indiscreto, più concreto di un tocco sulla pelle. Ancora più concreto, ora che non c'è più nessun ostacolo a impedirgli di sfiorarmi a suo piacimento.
Adesso che lo sguardo di Roger è libero, incontrarlo mi stringe la gola in un cappio di repulsione insostenibile che mi costringe a serrare le labbra per non urlare.
L'uomo scruta tutti noi con un sorriso soddisfatto sul volto: l'espressione dura e quasi offesa di Seifer, le facce confuse di Fujin e Raijin, l'angoscia dipinta sul viso di Zell e...la mia tremenda voglia di sparire ancora una volta nelle profondità del mare, della terra, di annullare me stessa piuttosto che aprire completamente la porta della realtà su cui mi sto affacciando.
Roger solleva le sopracciglia e socchiude le labbra, assaporando il momento in cui noi lo supplichiamo con lo sguardo di non parlare, improvvisamente consci dell'enorme guaio in cui ci siamo andati a ficcare.
No, non saremmo dovuti venire.
L'uomo prende fiato, gli angoli della bocca che fremono per la consapevolezza di avere sulla punta della lingua ciò che sarà di noi e per la sua decisione già determinata, che gli conferisce il dominio assoluto sul nostro destino.
Ma è troppo tardi per pentirsi, adesso: non saremmo dovuti venire qui, maledizione. Non ci saremmo MAI dovuti veni...
-Mia signora, sono tutti qui-.
No, non ci saremmo MAI dovuti venire, ma ormai siamo tutti qui.
Il freddo mi incatena lo stomaco e mi impedisce di deglutire, di respirare, di sollevare lo sguardo sulla Strega. Rimango immobile a testa china, gravata dal peso di mille sensazioni che corrono dentro e fuori di me.
-Lo so, Roger - la voce della donna è estremamente soddisfatta e per nulla sorpresa - Lo so-.
Certo che lo sa. Ci ha sentiti fin dall'inizio. Ci ha dato l'illusione di poter scappare e si è riservata il gusto di vederla infrangersi in mille pezzi.
La Strega si volta e i suoi occhi sembrano trafiggere la cassa dietro cui siamo nascosti. Nel momento in cui il suo sguardo completamente dorato ci accarezza uno per uno e il suo controllo mentale comincia a strisciare come una serpe di ghiaccio nelle nostre menti, mio fratello ha un fremito improvviso.
Le labbra a forma di cuore della Strega si tendono in un sorriso e i suoi occhi mandano un bagliore più forte degli altri. Mi sembra persino di vederlo attraversare il metallo e splendere sulla superficie chiodata della cassa.
-Ottimo lavoro, Seifer-.
Un riflesso alla mia destra mi costringe a voltarmi verso mio fratello e allora è come se migliaia di aghi mi trapassino la nuca e scorrano dentro il mio sangue, crivellando come proiettili i miei nervi e raggelando i miei sforzi di combattere.
Controllo mentale.
Gli occhi di Seifer non hanno più nulla del ghiaccio originale: brillano dello stesso colore di quelli della Strega, un oro che pulsa e si contorce come fiamme danzanti. Lo sguardo che lui mi restituisce è totalmente assente, appagato, vuoto. Estraneo.
Controllo mentale.
Lo sguardo splendente della Strega si sposta su di me e ne avverto la sferzata di puro ghiaccio mentre ancora la mia mente brancola alla cieca nel tentativo di trovare risposte e persino delle domande con cui riempire quel vuoto che improvvisamente si è aperto come una voragine.
Incapace di difendermi da un attacco che non capisco da dove provenga, lascio che le mie braccia cedano agli spasmi convulsi del mio corpo e la mia guancia accoglie il freddo metallo con sollievo, mentre cerco di ricordarmi come oppormi alla mano fredda che mi sta lacerando da dentro e strappando ogni pensiero, parola, emozione o ricordo, lasciandomi vuota anche nel cuore. Lontana.
Improvvisamente la mano calda di Zell si posa sulla mia guancia e scivola sul mento, poi viene malamente allontanata con uno schianto e un grido di rabbia.
Controllo mentale.
Ma ormai io non sento più nemmeno quello.

***

Adele è sdraiata su un letto dalle lenzuola bianche, già bagnate del liquido amniotico che brilla anche sulle sue gambe nude.
Una decina di medici, fra cui il dott. Odine, lavorano febbrilmente guardati a vista da Zefer, che si trova accanto alla sua Strega senza tuttavia sfiorarla.
-Zefer - lo chiama perentoriamente lei in questo momento - Il tuo compito è impedire che io perda il controllo-.
-Perché mai dovresti perdere il controllo proprio ora, Adele?- le domanda lui meravigliato, stringendo più forte i bordi metallici del letto.
La Strega sembra non curarsi del suo stupore:
-Lo vedrai presto- è la sua risposta, gli occhi che mandano un bagliore sinistro quando intercettano la figura del dott. Odine avvicinarsi:
-Zecondo kafalieren?- domanda alla Strega, guardandosi intorno freneticamente.
-Ne vedi un altro, qui? - lo rimbecca Adele - Devo farlo con solo Zefer ad assistermi, non ho alternative- aggiunge duramente, le labbra pallide che si stringono in una sottile linea orizzontale.
-Ah, grafe qvesto!- esclama il dottore portandosi le mani alla testa e dondolando sul posto.
-Non capisco, Ad...- comincia Zefer, nello stesso momento in cui la Strega inarca la schiena e lancia un urlo disumano. Il Cavaliere spalanca gli occhi e le sue mani scattano a spingere verso il basso il corpo della sua padrona, che sta tremando convulsamente.
-Ztrega Adele ezzere troppo debole, adezzo! Non zopportare più zuo potere!- si agita il dottore, guardando terrorizzato la donna spalancare completamente la bocca e chinarsi in avanti sul busto:
-Fatelo uscire!- grida con voce sdoppiata e spezzata, gli occhi fuori dalle orbite.
-Noi non ezzere pronti!- protesta Odine, gettando le braccia in alto. Contemporaneamente la Strega stringe più forte la presa sulla sponda del letto e il metallo comincia a creparsi.
Zefer si irrigidisce nel medesimo istante e si porta le mani alla testa:
-Dannazione!- sputa fra i denti, chiudendo gli occhi per resistere al dolore che condivide con la sua Strega, la quale solleva la mano dalla sponda e artiglia l'aria con le unghie, improvvisamente cresciute a dismisura.
-Kafalieren!-.
-Dammi un attimo!- urla lui, le gocce di sudore che scendono copiosamente fino al mento mentre cerca di contrastare l'enorme potere che sta possedendo Adele.
-Zua Ztrega non afere un attimo!- ribatte testardamente il dottore, mentre dei medici si precipitano ad afferrare delle grosse catene di metallo.
-Stolti umani, credete di fermarmi con quelle?- sorride la Strega, sputando una roca risata agghiacciante e passandosi la lingua sulle labbra tagliate.
-Strega Adele, ci ha chiesto Lei...- comincia il primario, le mani tremanti che lavorano già per assicurare la prima cinghia al letto. Improvvisamente gli artigli della Strega lo afferrano per il collo con uno scatto e cominciano a stringere, lacerandogli la carne.
-Kafalieren!-.
-Adele, maledizione! - grida Zefer, riscuotendosi e chinandosi sul volto della donna, contratto in una smorfia sadica, quasi si nutrisse del sangue e del dolore altrui - Dannazione, devo prenderlo io!-.
Le sue labbra sfiorano la fronte imperlata di sudore della Strega e subito i due corpi fremono al contatto, ma Zefer non si ritrae nemmeno quando sente la sua pelle sfrigolare al calore intenso del sangue che ribolle nelle vene di Adele, i cui movimenti si fanno subito meno violenti.
La mano di lei si apre e le unghie lasciano il collo del medico, il sangue caldo che gocciola sul lenzuolo.
-Ora! Legatela!-.
Mentre il primario si accascia sul pavimento, gli altri medici si affrettano ad assicurare le catene al corpo della Strega, agganciandole poi al letto.
Zefer posa una mano sulla fronte di lei interrompendo il bacio e Adele crolla distesa ansimando, gli occhi socchiusi e la mascella fremente, ancora scossa dagli spasmi. Gocce di sudore scivolano da sotto il palmo del Cavaliere, che ritira lentamente la mano e si appoggia alla sponda del letto, cercando di reggersi in piedi.
-Kafalieren, tutto bene?-.
-Odine fa' in fretta, per l'amor di Hyne...- geme Zefer, tentando di controllare il tremito dei nervi. Il suo corpo è troppo mortale per accogliere un potere così grande e lui ne è consapevole, pur essendo disposto a rischiare la vita per la sua Strega e il bambino che porta in grembo; nonostante tutto questo lui ha appena assolto il suo dovere con tutto se stesso e ora tocca a lei.
Zefer si china nuovamente a sfiorare con le labbra il viso della donna, sofferente e così teso da lasciare intravedere la dura linea della mascella e degli zigomi, poi la sua bocca si sposta sull'orecchio ed emette un sussurro quasi impercettibile:
-Ora tocca a te, Adele-.
***

Una tenda bianca e trasparente svolazza davanti al vano di una porta, aprendosi al passaggio della Strega.
Adele avanza: i capelli sciolti in lunghi boccoli rossi che le arrivano a sfiorare l'ombelico, coperto da una semi-trasparente veste arabescata in oro e rosso, e che le gettano ombre sanguigne lungo la linea della mascella e poi più giù, carezzandole il collo.
Le labbra rosse sono contratte in una smorfia sofferente, gli occhi ridotti a una linea sottile attraverso cui trova uno spiraglio la luce cremisi delle sue iridi. Il gioiello a forma di occhio oscilla lateralmente contro la sua fronte, lasciando intravedere la profonda incisione operata dalla sua pressione sulla carne. La pelle del viso è estremamente tesa, rendendole impossibile qualsiasi movimento dei muscoli facciali.
Le sue unghie rosse si impigliano nel tessuto della gonna mentre lei la solleva per salire stancamente i tre gradini che portano a uno spiazzo sopraelevato, su cui si trova un trono dall'imbottitura rossa e grigia e dai braccioli in argento che presentano profonde incisioni lineari e combacianti con i suoi artigli.
Davanti ad esso è inginocchiato un uomo dai capelli neri e ricci tagliati corti, gli occhi chiusi, la spada infilata nel fodero e distante qualche centimetro dal suo ginocchio poggiato a terra; veste abiti semplici da viaggio: un corsetto in cuoio sotto una giacca marrone in pelle, pantaloni color fango e stivali neri. Alle mani porta dei guanti senza dita sotto a dei tirapugni in acciaio, le punte non ancora pulite dal sangue della loro ultima vittima.
I piedi nudi della Strega non fanno alcun rumore sul tappeto argentato e lui non sembra accorgersi della sua presenza fin quando lei non emette un colpetto di tosse sollevando il mento.
L'uomo è giovane, sembra avere circa venticinque anni e sul suo viso pulito e fermo aleggia una determinazione che colpisce persino la Strega.
Nonostante la debolezza, Adele solleva spavalda gli angoli della bocca e appoggia un gomito al bracciolo, le unghie che danzano nell'aria:
-Lorcan. Ti aspettavo molto prima-.
Il ragazzo china velocemente il capo al suono leggermente risentito della voce di Adele, che poi non tarda a calare le unghie sull'argento dei braccioli con un tintinnio che si confonde con il tono roco della sua voce che prosegue:
-Avresti dovuto essere qui già prima che arrivasse il momento-.
Lorcan solleva il capo di scatto:
-Vuoi dire che hai già avuto il bambino, Adele?- domanda stupito, suscitando l'ilarità della Strega:
-Hai fatto due conti, eh? - lo stuzzica, aprendo il sorriso di chi gioca con la preda - Già, ti sei perso lo spettacolo. Un po' troppo cruento, forse-.
-Cosa significa? Il bambino sta bene?- le domanda lui, il collo che si inclina per la confusione. Sul volto di Adele traspare il nulla assoluto:
-Il bambino è morto- annuncia semplicemente, senza alcuna sfumatura di dispiacere nella voce. A Lorcan si mozza il respiro:
-...come "morto"?!-.
Adele emette un breve sospiro scocciato, soffiato fra i denti:
-Devo spiegarti cosa vuol dire "morto"?-. Lorcan scuote violentemente la testa:
-No, malediz...come è successo?-.
La Strega sospira ancora una volta, poi alza gli occhi al cielo in una smorfia rassegnata a un ricordo certamente spiacevole e subito l'immagine si increspa come la superficie dell'acqua, da cui affiorano sprazzi di realtà e suoni provenienti da una sola, contorta voce.




Salve a tutti!
Con questo capitolo entriamo proprio nel vivo della storia, ma credo ve ne siate già accorti! 
Adesso avete compreso il ruolo della spia in questa storia (le spiegazioni arriveranno presto, eh!) e avete scoperto cosa stava dietro allo strano comportamento di Seifer.
No, non ho rinunciato a complicare le cose nemmeno nelle visioni: queste sono due scene distinte e l'una spiega l'altra...come vedete le carte in tavola con me cambiano molto spesso, per questo vi suggerisco di non ritenervi mai sicuri di nulla, hehe. Ma, come ho già detto, presto avrete delle spiegazioni, tranquilli!
Intanto vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VIII / Vai alla pagina dell'autore: Atra