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Autore: Aracne90    07/01/2016    1 recensioni
Dal testo:
"[...] Dei filamenti rosa uscirono dai rubini, andando a convogliare in un'unica pietra nera dal quale era scaturito il lampo, tenuta sul palmo bianco di un uomo dagli occhi chiari. Questo osservò svogliato la stanza, lasciando solo uno sguardo all’ometto seduto con la testa ciondoloni sul pavimento, che continuava a versare lacrime di sangue.
-Dovremmo lasciarlo così? – una voce femminile si insinuò nel silenzio del laboratorio, ed un viso senza consistenza si avvicinò al ricercatore, immobile. L’uomo scosse la testa, richiudendo il palmo della mano quando l’ultimo filamento si dissolse nell’aria, volgendosi all’elementale dell’aria con voce tranquilla.
-Non potremmo fare nulla comunque. [...]"
Genere: Avventura, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce soffusa illuminava la stanza molto debolmente, e se non fosse stato per le piccole torce imbevute di pece nessuno avrebbe potuto scorgere nulla al di fuori della propria mano, in quella sera gelata di metà marzo. Una piccola sagoma nera si stagliava su una parete candida, dove erano affisse una quindicina di Lenti*: chino sul più grande dei marchingegni, il signor Sonsfel osservava con curiosità una pietra di colore rossastro, il primo rubino del carico della settimana. Scuotendo appena la testa, l’uomo allontanò l’occhio sinistro dall’obiettivo, nascondendo a malapena uno sbadiglio, mentre un brivido inatteso gli attraversò la schiena ricoperta da vari strati di grasso. Si era appena spenta la terza torcia.
-Dannati aggeggi… - grugnì l’uomo, muovendo appena la mano per riaccendere la pece non ancora del tutto consumata, facendo un paio di cerchi con l’indice. Non gli piaceva dover ricorrere ai trucchi delle Salamandre, cosa del tutto naturale per chiunque venisse dalla terra delle Driadi**; ma non aveva la benché minima intenzione di alzarsi dal suo posto, non almeno finché i rubini non fossero stati tutti passati al vaglio. Le pietre dovevano essere tutte scandagliate e provate, prima di essere inviate alla Sacerdotessa; poteva solo immaginare cosa sarebbe avvenuto se i Gladiatori non avessero cominciato il torneo in tempo. Il signor Sonsfel si portò la sinistra alla tempia, picchettandola piano; i baffoni sul suo viso pasciuto fremettero appena un istante, al ricordo dell’ultima volta che i guerrieri della spada si erano dovuti allontanare dalla loro Arena. No, doveva terminare il lavoro in tempo.
La torcia si era finalmente accesa. Con un sorriso, l’uomo si riavvicinò all’oculare della Lente, soddisfatto per la prima volta dalla mattina. Era riuscito a riaccendere quella fiammella da solo! Finalmente Freria avrebbe avuto uno sguardo un po’ meno pressante quella sera… Chissà, magari avrebbero potuto parlare nuovamente del viaggio a Tasulium…
Perso in questi pensieri, il piccolo ricercatore non si rese assolutamente conto che non solo la terza torcia si era accesa. A un ritmo scandagliato, tutte e sei le fiammelle del reparto si accendevano e spegnevano ad intermittenza, quasi come se le piccole figlie del fuoco si divertissero a ballare persino nella stagione dell’aria. Fu solo quando la prima torcia, la più grande, posta proprio vicino all’uomo, rimase per un paio di secondi immobile e fredda, che il signor Sonsfel decise di allontanarsi nuovamente dall’oculare, e di studiare il fenomeno che stava accadendo intorno a lui.
-Ma cosa diavolo… - sibilò tra i baffoni, alzandosi in piedi, e scrutandosi intorno. Naturalmente qualcuno gli stava facendo uno scherzo, era avvezzo a queste peculiari manifestazioni di affetto; ma perché sentiva stranamente freddo ora? Si voltò indietro, di nuovo verso la prima torcia; si era accesa. Ma non aveva sentito nemmeno una parola!
-Va bene, adesso basta… - mormorò avvicinandosi alla scrivania, per prendere l’ametista affilata regalatogli dal padre. – Smettetela, Daerius, Crogus… - Nessuna risposta.
- Insomma! – sbottò alla fine, impugnando il piccolo pugnale, facendolo illuminare con uno schiocco. – Smettetela ragazzi, altrimenti…
Un lampo nero attraversò la stanza, spegnendo ed accendendo tutte le torce in un solo istante. Con gli occhi pieni di stupore, il piccolo ricercatore chiamato Grerius Sonsfel lasciò cadere il suo piccolo pugnale di ametista appena illuminato, mentre tre gocce di sangue gli cadevano dai lati degli occhi, come lacrime, sulle sue guance piene. Dei filamenti rosa uscirono dai rubini, andando a convogliare in un'unica pietra nera dal quale era scaturito il lampo, tenuta sul palmo bianco di un uomo dagli occhi chiari. Questo osservò svogliato la stanza, lasciando solo uno sguardo all’ometto seduto con la testa ciondoloni sul pavimento, che continuava a versare lacrime di sangue.
-Dovremmo lasciarlo così? – una voce femminile si insinuò nel silenzio del laboratorio, ed un viso senza consistenza si avvicinò al ricercatore, immobile. L’uomo scosse la testa, richiudendo il palmo della mano quando l’ultimo filamento si dissolse nell’aria, volgendosi all’elementale dell’aria con voce tranquilla.
-Non potremmo fare nulla comunque.
La Ville*** annuì, rivolgendosi all’uomo che ora stava scrutando attentamente la pietra nera. – Allora? – domandò, con interesse malcelato nella voce, spargendosi eterea nel suo elemento.
L’uomo sorrise, mostrando un ghigno perfetto all’Aria, che cominciò a vibrare, eccitata. – L’abbiamo trovata.

***
*Una specie di enorme microscopio, formato da una sola piccola lente
**Avalon; come spiegherò nel prossimo capitolo, il mondo che descrivo è diviso in cinque regni, di uno è appunto Avalon
***Spirito elementare dell’aria


Spazio autrice:
Questa storia appartiene al genere giallo/thriller; tuttavia il genere predominante è il fantasy, essendo l’ambientazione e la maggior parte dei personaggi (Che descriverò nei prossimi capitoli) appartenenti a questo tipo di genere. Inoltre inserirò delle
note a piè pagina per chiarire proprio ciò che è puro frutto della mia fantasia.
Che altro dire… Spero che vi piaccia! Recensite, mi raccomando!!!!
Baciotti
Dia


 
   
 
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