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Autore: _paleface_    08/01/2016    1 recensioni
Era come se tutti volessero sbarazzarsi di me. Avevo nove anni.
Avevamo poco, ma io e lui ci bastavamo. Avevo diciassette anni.
Ero arrabbiata, avevamo litigato e lui era morto. Avevo ventitre anni.
Se per tutti la tristezza e la disperazione non possono altro che essere seguite da felicità e gioia, io non facevo parte del "tutti".
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ED'S POV 

Sentii i suoi passi veloci farsi sempre più lontani. Si stava allontanando da me, io l'avevo fatta allontanare da me. Le avevo appena detto cose che non mi erano neanche mai passate nell'anticamera del cervello, eppure, gliele avevo dette. Ero riuscito a vedere la fiducia che provava per me, sgretolarsi davanti ai miei occhi, avevo distrutto in pochi minuti, quello che avevo impiegato mesi a costruire. Quella ragazza minuta che mi aveva rubato il cuore già dalla prima sera, mi era appena scivolata via dalle mani, senza mai essere stata davvero mia. Avevo provato a fare il distaccato per cercare di dimenticarla, credevo che trattandola con indifferenza, lei avrebbe capito e se ne sarebbe andata, ma non capiva. Ho dovuto dirle quelle cose, ho dovuto ferirla, ferirla davvero, perché se ne andasse. Io non potevo salvarla, non ero quello giusto. Doveva andare via da questa città per andare davvero avanti, avevo provato ad aiutarla, ma non ci ero riuscito. Mi ero accollato un problema più grande di me, non ero abbastanza per riuscire a farglielo superare, non ero quello di cui lei aveva bisogno. 

Tirai un forte calcio al tavolino del salotto, facendo cadere a terra la tazza di tè che, poco prima, era tra quelle fragili mani che non toccherò più. I vetri si sparsero su tutto il pavimento, in mille pezzi: proprio come il mio cuore. Avevo ridotto il mio stesso cuore, in tanti piccoli pezzi che, sola lei sarebbe stata in grado di rimettere insieme. Era Ania l'unica a possedere la colla che avrebbe ricomposto quel muscolo che avevo distrutto. 

Bravo, Ed, sei un genio. Sei un cazzo di genio. 

Era l'unico modo per aiutarla sul serio. Dovevo buttarla definitivamente a terra perché si rialzasse davvero. Sempre contro tutto e tutti. 

La mia piccola guerriera.

Mi misi velocemente scarpe ai piedi e la felpa sulle spalle, per poi uscire di casa. Dovevo parlare con qualcuno. Avevo bisogno di sfogarmi, qualunque modo sarebbe andato bene.

ANIA'S POV 

Non seppi dove fossi diretta, fino a quando i miei piedi si fermarono davanti al bar dove Ed mi aveva tirato la porta in faccia. Esitai qualche secondo e entrai, mentre i ricordi riaffiorarono uno ad uno nella mia mente.

Mi voltai velocemente e mi diressi verso l'uscita del bar quando qualcosa mi colpì dritta in faccia e caddi a terra come un sacco di patate.

"Oh cazzo! Stai bene? Merda! Perdonami, non l'ho fatto apposta!" disse una voce agitata. Non capivo se stessi sognando o se fosse tutto vero.

Presi posto al bancone dove ritrovai la stessa donna di quella sera. Sorseggiai lentamente la Coca-Cola che avevo ordinato e risi al ricordo della prima mattina nel suo appartamento, e lasciai le lacrime rigarmi il viso. 

"ED?"


"Sì?" 


"Ehm.. ho dimenticato di prendere i vestiti di ricambio e non ci sono asiugamani per coprirmi."


"T-te li va-vado a prendere"


"Grazie"


Lo sentii avvicinarsi nuovamente, così mi precipitai ad aprire la porta quanto bastasse per fare passare i vestiti, ma lo stesso fece lui ed esattamente come la sera prima, mi colpì dritta in faccia e non aiutata dal pavimento bagnato, caddi a terra. Nuda.

"Cristo santo!" esclamò disperato coprendosi gli occhi. "Scusa! Stai bene?"

"Sì, sto bene" risposi. "Passami i vestiti per piacere" dissi rassegnata di fronte ad una sfiga e goffaggine pazzesca. Mi passò i vestiti e uscì di fretta dal bagno chiudendo la porta.

Ero sempre stata maldestra, ma quei due giorni, il fato ce l'aveva proprio con me. Avevamo passato momento stupendi insieme, come poteva essere tutto finito? Avevo solo una persona con la quale avrei potuto parlare di tutto, anche se sapevo che i suoi "Te l'avevo detto di non fidarti" mi avrebbero tormentato per tutta la vita. Avevo bisogno di Lisa. Mi alzai dallo sgabello del bar e feci per lasciare i soldi sul bancone, quando un voce mi bloccò. 

"Ragazzina, pagherò io per quello." Disse indicando il mio bicchiere di Coca ormai vuoto. Io quell'uomo lo avevo già visto, ne ero certa. Il biondino! Il biondino che mi aveva offerto la birra quella sera che incontrai Ed, ma certo. 

"Non ce n'è bisogno, grazie lo stesso." Risposi, facendo uscire la mia voce tanto dura e sicura che volevo.

"Woah, hai affilato gli artigli, eh?" Ghignò, portandosi la bottiglia di birra alle labbra. "Non devi preoccuparti, sono pulito ora. Niente droga, solo una birra la sera." Mi fece l'occhiolino. 

"Oh, buon per te, ma ora devo andare."

"Sai, si dice che la felicità la si trovi vicino a chi si ama, ma a volte, non sempre amiamo chi se lo merita." Detto questo, pagò la mia Coca-Cola e tornò ad occuparsi della sua birra, lasciandomi lì in piedi, a riflettere su quell'unica frase così sballata, ma così vera. 

Uscii velocemente dal bar dirigendomi verso casa di Lisa, decisi di non suonare i campanello per non svegliarla così bruscamente, tanto sapevo che teneva le chiavi si scorta sotto lo zerbino, che originalità. Aprii la porta d'ingresso cercando di fare il più piano possibile, avrei dormito sul divano e le avrei spiegato tutti il giorno dopo. 

Stavo per coricarmi in salotto, quando dei gemiti mi arrivarono alle orecchie. Cercai di non scoppiare a ridere per la situazione, mi ero appena intrufolata nell'appartamento di Lisa mentre lei, si stava divertendo con qualcuno. Ero troppo curiosa per stare lì ferma, così mi avvicinai a passo felpato alla sua stanza da letto, la porta era aperta e quello che vidi, mi congelò all'istante. 

Lisa era sopra di Ed mentre entrambi lasciavano ansimi di piacere uscire dalle loro labbra. Mi coprii la bocca con la mano, mentre lacrime salate, mi inondavano il viso. Tutto avrei pensato sarebbe potuto accadere, ma questo no. Ripresi il controllo delle mie gambe e scappai il più lontano possibile che le mie gambe mi consentirono. Quando l'adrenalina lasciò il mio corpo, lascia le mie ginocchia cedere fino a toccare il freddo asfalto. 

Era questo quello che si provava a piangere davvero? 
   
 
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