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Autore: Darytia Rani    08/01/2016    0 recensioni
L’uomo era furioso. Prese dal taschino del suo gilet un coltellino che, con un rumore così fastidiosamente metallico da far venire i brividi, uscì dal suo manico.
Si avvicinò pericolosamente a me, puntandomi la punta del coltello sulla gola.
Ancora il suo tic.
< Vedi, non sempre si è disarmati sia a livello figurato che fisico. Per me è così e stai giocando letteralmente con il fuoco, cara. >
< Il fuoco si spegne con un soffio. > risposi soffiandogli in faccia.
Joker scoppiò a ridere aumentando la pressione del coltello sulla gola < A volte, bambolina, non si deve fare resistenza al proprio aggressore, a volte serve solo ballare con il Diavolo per uscire dall’Inferno! >
Non so esattamente cosa dire di questa storia ... essendo comunque la mia prima Fanfiction su Joker. Spero che il mio lavoro vi piaccia! Non abbiate paura di recensire e di illustrarmi tutti gli orrori presenti nella mia storia! xD Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joker aka Jack Napier, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre anni dopo…

Nel letto della donna ora, ogni sera un uomo prendeva parte al sonno di coppia. Luna e Joker ormai stavano insieme da tre anni e ogni sera dopo le sue malefatte, tornava a casa, si spogliava, e si metteva a letto abbracciando la sua donna, intrecciando le loro mani sinistre segretamente decorate da anelli d'oro, e accarezzando il suo ventre pieno di vita. Quella vita non faceva per lui, non l'avrebbe mai immaginata per se stesso. Ma quando stavano insieme, quando facevano il bagno, lui segretamente sorrideva. Luna aveva ragione, aveva bisogno di qualcosa che lui non poteva darle neanche volendo, ma ce la stava mettendo tutta per accontentarla.

La cosa non sembrava dispiacere a Luna, anzi. Da circa un mese, si guardava ogni giorno allo specchio, impaziente, e si sentiva più bella che mai. Non avrebbe permesso a niente e a nessuno di rovinare quel momento. Anche se forse…
«Cavolo…»
«No, non sei grassa.» disse Joker senza neanche guardarla, sapendo che si stava guardando ancora allo specchio.
«Idiota, non quello. È che dovremmo dirlo a Bruce…»
«Ah. E… che c'è di male?»
Luna rimase in silenzio e lo guardò malissimo. Continuò a fissarlo mentre accendeva la TV e gli faceva notare come su ogni canale ci fosse un notiziario che parlasse di lui.
In compenso, Joker, che stava leggendo il giornale seduto al tavolo, ovviamente perché pieno di articoli su di lui, non degnò di uno sguardo la TV
«E… Quindi?»
«TI RICONOSCERÀ!» “Sai, lui è Batman.”
«Ma no. Credo. Spero.» abbassò il giornale « …Forse hai ragione.»
«Forse, eh?»
«Ti piace proprio sentirtelo dire, non è vero?»
«Esatto.»
«Eh va bene. Hai ragione.»
Questi spezzoni di vita quotidiana facevano dimenticare a Luna di vivere con un sociopatico, ma poi ci ripensava ogni volta e si chiedeva come fosse capitata in quella situazione assurda. Ma in fondo, non era mai stata una persona normale, quindi non si stupiva più di se stessa. Joker le si avvicinò e la abbracciò da dietro, mettendola davanti lo specchio e baciandole i capelli.
«Sei felice?» chiese lei d’un tratto.
«Certo.»
«Sai che non potremo fare sesso per nove mesi, vero?»
«…Guastafeste.»
Luna scoppiò a ridere, e Joker la fissava da quello specchio. Eccolo lì, il suo sorriso, ciò che lo aveva attirato in quella dolcissima ragnatela, riuscendo quasi a placare la sua pazzia. Quasi, ovviamente.
«Che c'è?» gli chiese sorridendo.
«Ti guardo ridere. Eccolo di nuovo, il tuo sorriso. L'Ingannatore che mi ha portato a tutto ciò.» disse stringendola e baciandole il collo, continuando a guardarla. «Ora vado a lavoro, OK? Quando torno, andiamo dal tuo amico Bruce.»
«Lavoro, certo. Bhe, divertiti.»
«Senz'altro.» disse staccandosi da lei e fiondandosi giù dalla scala antincendio, dove un'auto di teppisti lo aspettava, mentre Luna si puliva i residui di trucco dai suoi capelli.
Din don… “Il campanello? Chi può essere a quest'ora?” pensò andando ad aprire, dato che era molto tardi.
Quando spalancò la porta, le si presentò davanti una donna dalle codine bionde, cerone bianco sul viso, una maschera nera dipinta sugli occhi e un vestito dai colori alternati rosso e nero.
«Salve! Servizio kidnapping express! » disse spruzzandole contro un profumo.
« Ma che...»
Luna non ebbe modo di reagire che subito si sentì spossata e cadde a terra, priva di sensi.
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3.00 a.m. - Casa di Luna

Come al solito, Joker tornò a casa alle tre. Entrò direttamente dalla finestra della camera da letto, ma questa volta, non ci trovò nessuno. Guardò in cucina e sul tavolo trovò una torta. Panna, con fragole intere sopra, a formare il simbolo dei quadri nelle carte da poker e all'interno del simbolo, due A, un 1 e un cuore.
«Harley…»
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3.45 am - Arkham Asylum, sala da pranzo.

Luna Finalmente si svegliò. Ma non era a casa sua. Era in un luogo abbandonato, completamente scarabocchiato, e con simboli di Joker ovunque. Sui quadri, il suo viso era dipinto a caricatura sui soggetti originali dei quadri. La donna dalla voce tremendamente stridula le stava di fronte, seduta su una sedia messa al contrario e con un martello di gomma in mano. Sorrideva con fare molto fanciullesco.
«Buondí, assaggiatrice di puddin’ altrui…»
«Assaggiatrice… di che?»
«Di puddin’! Del mio puddin’! Il mio mr J!»
Luna continuava a non capire. Era ancora confusa per via del profumo. La donna se ne accorse, e le bussò in testa «Sveglia, stupidottera! Parlo del mio amato Joker! Io sono la sua Harley, Brumm brumm!» imitò con le mano il gesto di accelerazione della moto.
«Perché mi hai portata qui, Harley?»
«Non ci arrivi? Devi essere punita! Qui è dove io e mr J ci siamo incontrati...» prese un porta foto con la foto di joker su e la baciò. Luna non sapeva se sentirsi stranita o spaventata. «Bene, è ora della tua punizione!»
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6.00 a.m.

«Sorpresa!» Bruce, che aveva le chiavi di casa, entrò, non trovando altro che caos. Avrebbe voluto farle una sorpresa, riportandole personalmente il cane, ma non trovò traccia di lei. Trovò solo il Joker, steso sul pavimento, crollato forse dalla stanchezza nel cercare di capire cosa stesse succedendo. Non proferì parola e tornò in auto, dove aveva un costume “d’emergenza”. Si cambiò e tornò di sopra, afferrando il Joker e sbattendolo violentemente al muro, svegliandolo.
«Cosa ne hai fatto della ragazza, clown?» gli chiese con la sua solita voce roca.
Il clown scoppiò a ridere.
«Hai occhi e orecchie ovunque, Batty! Ahahah! Sono proprio contento di vederti, ma non sei un po’ fuori orario?» prese dalla tasca una pistola e gliela puntò alla testa. Come ogni suo oggetto, sembrava quasi una caricatura, data la canna molto lunga e i proiettili troppo grandi per un arma del genere.
Ma il suo sorriso improvvisamente si spense, e così sembrò spegnersi lui, che lasciò cadere la testa in avanti e la pistola sul pavimento.
« Già… credo tu… possa aiutarmi…»
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6.15 a.m. - Arkham Asylum, Manicomio del Joker.

Harley Queen scelse un luogo perfetto per torturarla. Da quando Arkham era stato chiuso, Joker e la sua banda si erano impossessati del manicomio, mettendoci persino una sua statua nella hall che portava da un lato alla sala da pranzo, dall'altro nella cella di uno dei più pericolosi pazienti del manicomio: Scarecrow.
Ammanettò Luna alla grande statua del suo amato e preparò il martello di gomma, inserendoci della sabbia dentro. Avrebbe fatto male, ma non l'avrebbe uccisa.
«Sai, stupida assaggiatrice, oggi ti farò conoscere il dolore. Perché nessuno, e dico, nessuno può prendersi il mio dolce budino. Ecco, guarda qui!» le mostrò la foto completa di dedica di joker.
«Harley, ti prego, non farmi del male…»
«Come? Implori pietà? Devo forse aver sbagliato persona? O il mio mr J ha scelto una smidollata come te?»
Luna non rispose.
«Uff… allora facciamo così: ecco qui un regalino.» le porse un pacchetto regalo. «In base a cosa uscirà, deciderò se risparmiarti o meno.»
Luna, con ancora un barlume di speranza negli occhi, lo aprì, ma il pacchetto era vuoto.
«Uuh… ma che peccato...»
Harley ghignò e afferrò il martello con due mani, lo sollevò e cominciò a picchiare Luna più forte che poté, mentre la donna si contorceva, cercando di proteggersi il ventre, e urlava tanto da far risuonare la sue urla per tutto Arkham, ormai vuoto.
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6.20 a.m. - Casa di Luna.

Joker parlò francamente a Batman, il quale decise di credergli, nonostante si trattasse di Luna. Ma non gli parlò della gravidanza. Batman decise di collaborare, ma al primo passo falso, sarebbero tornati nemici.
«Cosa possono significare i simboli sulla torta?» chiese guardando il Joker camminare su e giù per la stanza.
«Non ne ho idea…»
«Perché dovrebbe aver rapito Luna?»
«Per gelosia, forse.»
«Se fosse così, la sua mente cosa le farebbe fare?»
«É lei la psicologa, non io… aspetta… hai ragione, Batty! Ecco perché volevo la tua testa in un sacchetto. Sei sagace, a volte. Le due a potrebbero stare per Arkham Asylum! Dove ci siamo incontrati! Lei era la mia terapeuta!»
«Non sono stupito che tu non sia guarito.»
Il Joker rise «Ahahahah! Sei anche ironico! Ma guarda chi mi tocca uccidere. Ahahah!»
Entrambi scesero subito in strada e ognuno con i propri mezzi, raggiunsero Arkham.
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6.17 a.m. - Vicoletto

Harley continuò a picchiare Luna per due minuti continui. Era sfinita, ma prima di riposarsi la portò in un vicoletto di Gotham, vicino un nightclub. Anche quel posto era tappezzato di graffiti riguardanti il Joker, e anche lì sarebbe stata torturata. Luna non riusciva a muovere un muscolo, ma nonostante il dolore, non pianse. Doveva rimanere lucida per proteggere ciò che le era più caro, e per farlo non importava di sopportare lucidamente il dolore. Harley giocava alla campana, una campana che all'arrivo aveva un disegno infantile di Batman morto e, ogni volta che tagliava il traguardo, gli faceva una boccaccia. Luna non sentiva il tempo passare, ma sapeva che non era passato molto dal suo rapimento, perché il campanile di Gotham non aveva ancora suonato, segno che era prima delle sette e, essendo il sole sorto a malapena, ipotizzò che fossero le sei. La giornata sarebbe stata lunga. Harley aspetto fino alle 6.20, poi le si avvicinò e prese una mazza da baseball, anch'essa di gomma. La riempì ancora una volta di sabbia e le porse ancora una volta il pacchetto. Luna lo aprì sotto lo sguardo sorridente della sua rapitrice. Una rosa. Harley la afferrò e ne inspirò il profumo a pieni polmoni « Aspetta, ma.. È finta! » la gettò dietro di se. «No no no... Sei proprio sfortunata…» disse alzando la mazza e preparando un colpo bel assestato.
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6.25 a.m. -Arkham Asylum.

Joker e Batman entrarono nell'edificio, ma non c'era nessuna traccia delle due. Solo un altra torta, piena d'insetti a causa del fatto che era stata poggiata a terra. Questa volta raffigurava un reggiseno e una scritta JxH. Harley voleva evidentemente essere trovata. Joker prese la torta e la lanciò contro un muro
«Dannazione, Harley!» gridò affranto.
Batman rimase in silenzio per un po’, poi prese parola
«A cosa ci porta l'indizio che hai appena distrutto?»
«Ah... No... Allora... Calma… reggiseno… jxh… OK… Joker x Harley… Al vecchio night club di Gotham! Ci piaceva rimanere soli lì!»
«Non voglio conoscere i dettagli.»
«Oh, ti stupiresti.» disse ghignando, ma poi tornò serio, per quanto potesse sembrarlo a causa del suo sorriso eterno.
Si bagnò le labbra con la punta della lingua e si sistemò i capelli «Sì, OK, ahahah... Andiamo lì.»
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6.25 a.m. - Vicoletto

Stavolta, Harley diede il meglio di se per ben 5 minuti. Luna era piena di lividi, sangue e probabilmente ossa rotte. Non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti. Il suo viso, completamente sporco di terra, era incorniciato dai capelli ormai sudici, a causa del misto terra e saliva. Il braccio sinistro era gonfio, irremovibile, e Harley lo usava come poggia piedi ogni tanto.
«Bene, piccola assaggiatrice. Ora faremo un gioco insieme. Io ti legherò all'auto che ruberó sul momento e ci faremo un bel giro per tutta Gotham. Che ne dici? Vuoi vederla un'ultima volta?» Luna non mosse il suo sguardo da un punto indeterminato del vicolo.
«Sii! Ero sicura avresti accettato! Sei davvero una giocherellona, non è vero? Ahahah! Sono sicura ci divertiremo un mondo insieme!» l'afferrò per il braccio destro, quello che sembrava essere il più sano tra i due, e con uno sforzo, la tirò su. Le legò i polsi e cominciò a portarla in strada legata come un animale, mentre tutti le guardavano senza fare niente, inorriditi e paralizzati.
«Questo sarà l'ultimo giochino che faremo insieme, OK?»
La legò al gancio da traino di un'auto e con un piede di porco ne forzò lo sportello, rubandola. Salì e mise in moto. Inizialmente la corsa era lenta. Luna zoppicava e non riusciva a tenere gli occhi aperti. E tanto meno ad articolare qualche frase o ad urlare per chiedere aiuto. Ma man mano, la sfilata cominciò ad aumentare il passo, sempre più veloce, fino a quando Luna non riuscì più a mantenere il ritmo e Harley accelerò di scatto, trascinandola sull'asfalto mentre rideva soddisfatta e Luna cominciava a non sentire più nulla. Non riusciva a reagire e quasi non ne vedeva il motivo.
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6.35 a.m. - Vicoletto

«NO, ANCORA!» urlò Joker in preda alla frustrazione.
«Joker, calmati. C'è un biglietto qui.» a terra, Batman notò un foglio del Gotham museum.
Qualche anno prima, Joker, Batman e Harley si scontrarono sul terrazzo di quel museo. Fu in quel momento che lui lasciò Harley e credette di ucciderla, ma a quanto pare ebbe torto. Stavano per avviarsi, quando un passante intravide Batman e lo chiamò
«Batman! Una donna sta trascinando un'altra con un'auto per le strade di Gotham! Oddio, era in condizioni terribili la poveretta!» poi, una volta notato lo sguardo del Joker su di se, scappò via.
«Joker, calmati. Dobbiamo andare al museo.»
Batman non ebbe il tempo di finire la frase, che Joker partì di corsa verso il museo, e Batman al suo seguito.
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7.15 a.m. - Terrazza del Gotham Museum

Fino ad allora, Harley aveva trascinato Luna per la strada, passando anche per alcune aiuole di Gotham. Ora la portava in spalla, mentre gli occhi gonfi e neri non le permettevano di vedere molto, inoltre sentiva di star perdendo i sensi. Non appena si chiuse la porta alle spalle, Joker la chiamò a se
«Harley! Oh Harley, quanto mi sei mancata!»
«Puddin’! Oh, mr J! Sei venuto! Ti amo tanto!» Harley gettò il corpo di Luna a terra e corse ad abbracciare Joker. Batman, che si trovava dietro Harley, raccolse il corpo martoriato di Luna e lo mise al sicuro sulla casetta della porta d'entrata al terrazzo. Poi scese a terra e guardò Joker stringere Harley con finta passione, ma c'era freddezza nei suoi occhi. «Joker…» Harley sentì la voce di Batman e prese il suo martello. «Cosa vuoi? Vai via di qui!» «Harley?» la chiamò Joker. «Si, mr J?» non appena si girò, una bombola di gas esilarante la colpì in pieno volto, facendola volare via. Si alzò sui gomiti e iniziò a piagnucolare. Joker, infuriato, afferrò il piede di porco che Harley usò per rubare l'auto e le si avvicinò, picchiandola con tutto se stesso, come un pazzo. Rideva mentre lei piangeva e le gocce del sangue della ragazza gli sporcavano il cappotto viola. Poi prese la pistola dal taschino e le sparò sulla fronte. Il rinculo fu talmente forte che dovette indietreggiare leggermente. Ora Harley era lì, inerme, con le mascelle fratturate e una bandiera con scritto “Bang” incastrata nella fronte. Ma a Joker non bastava. Dietro le torrette, erano rimaste delle taniche di benzina risalenti a quel famoso scontro. Bagnò Harley con la benzina e poi ci gettò un fiammifero acceso sopra, cantando una canzoncina, e poi aggiunse «Sei licenziata.» mentre la guardava bruciare.
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18.00 p.m. - Gotham General Hospital.

Subito dopo la morte di Harley, Batman portò Luna in ospedale e Joker li raggiunse, con un travestimento da infermiere. Erano ore che lui, Bruce e Alfred, arrivati poco dopo Batman, erano lì ad aspettare notizie. Luna, attaccata ad un respiratore, era stata sottoposta ad un'operazione lunghissima. Appena arrivato in ospedale, Batman lo guardò per un secondo, poi gli sorrise. Joker ricambiò lo sguardo e non appena il pipistrello se ne andò, si fiondò dalla sua amata. Per questo ora Bruce lo squadrava ogni minuto, distogliendo lo sguardo ogni volta che Joker cercava di incontrare quello del filantropo. Bruce manteneva gli effetti personali della donna. Una fede, tra questi. E sulla mano priva di guanto del Joker, poté notare lo stesso. Alle 19.00 finalmente un medico si fece vivo. Si avvicinò a Bruce
«Signor Wayne, le operazioni sono riuscite tutte perfettamente. E il bambino non è in pericolo.»
«Il bambino? Mi scusi, è incinta?»
«Oh si, pensavo lo sapesse. Dato il tipo di fratture è intuibile che abbia fatto di tutto per evitare possibili colpi sul ventre. Bhe, congratulazioni, signor Wayne.»
A quelle parole, l'infermiere particolarmente preoccupato lì presente, cioè Joker, tirò un sospiro di sollievo, e toccò il vetro che lo separava dalla sua Luna.
« Mi scusi...» Bruce lo chiamò «voi conoscete la mia amica?»
L'infermiere si girò e guardò il giovane filantropo, andando via tutto d'un tratto senza dire niente.
Il leone era riuscito a salvare lo schiavo, guadagnandosi l’eterna libertà.
   
 
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