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Autore: _paleface_    09/01/2016    1 recensioni
Era come se tutti volessero sbarazzarsi di me. Avevo nove anni.
Avevamo poco, ma io e lui ci bastavamo. Avevo diciassette anni.
Ero arrabbiata, avevamo litigato e lui era morto. Avevo ventitre anni.
Se per tutti la tristezza e la disperazione non possono altro che essere seguite da felicità e gioia, io non facevo parte del "tutti".
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iridi nere come le mie, capelli corti color bronzo, tirati all'indietro dal gel. 
Dean aveva gli occhi spalancati mentre mi fissava, scioccato. 
Grazie alla divisa nera con bordi verdi che indossava, riuscii ad intuire che lavorare in quel posto. 

Il mio fratellone.

Mi era mancato così tanto, avevo passato tante notti insonni aspettando il suo ritorno, avevo pianto così tante lacrime. 
Senza rendermene conto, ero davanti a lui, con lacrime che mi inondavano il viso, mentre prendevo a pugni il suo petto. 

"Mi hai abbandonata! Come hai potuto lasciarmi sola con-con....con quel mostro?! Io mi fidavo di te! Ti odio!" Gli urlai contro, continuando il mio assalto. 
Le mie gambe tremavano, sapevo che nel giro di pochi secondi, sarei caduta a terra e proprio quando le mie ginocchia cominciarono a piegarsi, due braccia forti mi avvolsero, riscaldomi l'anima, riempiendo quello spazio che era rimasto vuoto per anni ormai. 
P

rovai a ribellarmi al suo abbraccio, ma questo non fece altro che fargli aumentare la stretta così, dopo qualche secondo, mi rilassai e mi lasciai cullare da lui. 

"Stai bene. Ania, sei viva." La sua voce si spezzò verso la fine della frase. Sembrava così stupito che fossi viva e vegeta, e non in qualche ospedale, piena di lividi. 

"Di sicuro non grazie a te." Risposi, acida. Tolsi le sue braccia da intorno al mio corpo e mi allontanai di quanche passo. 

"Lo so. Mi dispiace." Mi guardò con due occhi feriti, ma lui aveva ferito me in una maniera più profonda. 

"Me ne vado. Mi troverò un altro posto dove dormire." Continuai. 

"No. Verrai a casa mia." Disse, deciso.

"Cosa? No! Me la sono cavata benissimo anche senza di te negli ultimi anni." Incrociai le braccia al petto, assumendo uno sguardo di sfida. 

"Ma ora sono qui. Sono il tuo fratello maggiore perciò fai quello che dico io." Ci guardammo in cagnesco per un minuto intero, poi gli girai le spalle e camminando verso l'uscita, aggiunsi: "Non puoi scegliere di essere il fratello maggiore solo quando fa comodo a te."

L'aria era talmente fredda, da entrarti nelle ossa e ghiacciarti all'istante sul posto. Guardai a destra e a sinistra, non avevo idea di dove andare. Ma chi volevo prendere in giro? Avevo bisogno di Dean, ma mai sarei ritornato dietro a dirgli che aveva ragione e per di più, non aveva nessun diritto di dirmi che avrei dovuto fare quello che diceva lui, non più almeno. Ero magiorenne, avevo diciotto anni, e vivevo fuori casa da quasi un anno. Me la stavo cavando. 

Sentii dei passi incerti avvicinarsi, ma non mi voltai. 

"Hai ragione. Sono un fratello di merda. Non merito neanche più essere chiamato così, ma non posso lasciarti andare via ora che ti ho ritrovata. Ti prego." Mi supplicò. La vista mi si annebbiò e il labbro cominciò a tremare. Corpo traditore.
"Non conosci la città e non hai un posto dove andare. Non posso farti vagare per Londra da sola." Concluse. 
Anuii soltanto e lasciai che prendesse la mia valigia indicandomi di seguirlo. 
Arrivammo ad una Mini nera, Dean la aprì e dopo che mise il bagaglio nel cofano, mi invitò ad entrare. 

Il viaggio fino al suo appertamento, fu molto silenzioso, le uniche cose che emettevano suoni, erano l'auto e il mio cellulare che non smetteva neanche un secondo di suonare. Alle prime chiamate, quasi mi uscì il cuore fuori dal petto, poi decisi semplicemente di ignorarlo, ma fu quando mi arrivò un messaggio e lessi:

GingerbrEaD 3.24 pm
Voglio solo sapere se stai bene. 

Che mi costrinsi ad eliminare il numero di Ed dalla mia rubrica e spegnere il telefono.

"Sei molto ricercata." Disse Dean, in un patetico tentativo di aprire una conversazione. 

"A quanto pare." Risposi, con un tono di voce ironico.

"Come mai non rispondi?" Azzardò.

"Perché sono già in macchina con uno stronzo, aggiungerne uno al telefono, non mi potrebbe provocare altro che una crisi isterica." Sbottai. 
Gli scappò una piccola risata che cercò di camuffare con qualche colpo di tosse. Lo fulminai con lo sguardo, provocandogli un'alzata di occhi al cielo. Non potei evitare ad un leggero sorriso, di affiorarmi in viso, ma lp repressi subito, unendo le labbra in una linea sottile. Dean se ne accorse e notai un po' di speranza passargli negli occhi.

ED'S POV 

Avevo provato a chiamarla infinite volte, ma non aveva mai risposto. 
Mi stavo preoccupando e lei non rispondeva al suo cazzo di telefono! Era così fragile e piccola che immaginarla da sola in giro per i vicoli, mi mandava fuori di testa. Provai a mandarle un messaggio, magari non voleva sentire la mia voce, e non potevo biasimarla per niente, ma al messaggio avrebbe risposto. Passarono secondi, minuti, ore e nessuna risposta arrivò. 
Poteva già mancarmi così tanto, quando erano passate solo poche ore? 

Sì.

Mi mancava. Mi mancava il suo profumo, il suo sorriso, passare le dita tra i suoi morbidi capelli, accarezzare il suo viso di porcellana mentre dormiva, mi mancava semplicemente vedere i suoi occhi assonnati guardarmi la mattina da appena sveglia mentre cercava di farsi una tazza di caffé. 
Non mi ero mai sentito in quel modo. 
La volevo solo tra le mie braccia.
Lisa aveva provato a chiamarmi e alla quinta chiamata, quando le dissi di cancellare il mio numero e dimenticarmi, ci fu solo silenzio. Troppo silenzio. 

"Se solo mi rispondessi." Mormorai, guardando Gordon leccarsi il pelo davanti alla porta di ingresso. 
Erano le otto di sera ormai, Ania tornava a casa da lavoro a quell'ora e Gordon la aspettava sempre lì. 
Una singola lacrima mi rigò il viso e nom feci nulla per impedirlo, non sarebbe cambiato nulla, in ogni caso. 

"Torna da me, piccola." 

   
 
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