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Autore: Lady Lara    09/01/2016    5 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Per i tuoi occhi

XIV Capitolo

 

Per i tuoi occhi

 

Che strano fenomeno può capitare a volte in un corpo umano! Un brivido di freddo passa lungo la schiena e contemporaneamente si sente il fuoco dentro. Puoi pensare di essere malato, di avere la febbre o puoi solo arrenderti all’evidenza di essere innamorato. L’amore è così, ogni cellula del corpo sembra avere la febbre, lo stomaco si chiude e nessun cibo è appetibile. Solo un pensiero è fisso nella mente.

Quello strano fenomeno stava capitando anche ad Emma ed ella non voleva arrendersi ad esso. Come facesse a sentire caldo e freddo contemporaneamente non lo sapeva. Come potesse voler fuggire ed evitare l’oggetto di quel fenomeno e volere contemporaneamente poterlo avere vicino per il resto della sua vita, non lo sapeva.

***

Killian non era riuscito a prendere sonno, anche lui turbato da mille pensieri. Nella calda notte di Giugno era sdraiato nudo sul suo letto, sembrava soffocare, ma quello che pensava di dover soffocare era in realtà un sentimento che, lui per primo, riteneva illecito. Come era successo che si fosse perso dietro una donna che, sposata e madre di un bambino, non poteva dargli nulla di ciò che lui avrebbe voluto? La stessa donna che era stata il centro dei suoi pensieri per un bel pezzo, dodici anni prima, senza averla vista in volto.

Non sentì la porta adiacente alla sua aprirsi, era troppo preso a pensare e a rigirarsi nel letto, ma qualcosa gli scattò dentro, come se avesse udito un richiamo nella notte, una voce non udibile ad orecchio umano, ma udibile solo all’anima. Seppe in quel momento che Emma era fuori, nel buio della notte, illuminata da un debole spicchio di luna. Sentì la sua anima triste chiamarlo. Era sicuro, era lei … Si infilò velocemente i pantaloni e la camicia di lino bianco, non l’abbottonò nemmeno e uscì scalzo. Non sapeva perché il suo passo fosse così sicuro e silenzioso dirigendosi verso la sponda di poppa, non sapeva perché lo sapeva.

Lei sembrava un pallido fantasma, poggiata alla ringhiera, mentre si teneva con la mano alla cima vicina. I suoi meravigliosi capelli erano mossi dalla brezza e la tunica bianca, di lino leggero, schiacciata dal vento contro il suo corpo, non nascondeva, contro  la luce della luna, la sua forma delicata. Killian sentì il solito calore nel petto a cui ormai si era abituato, non solo in sua presenza, ma anche al suo solo pensiero. Il suo principale istinto fu quello di abbracciarla forte, sostenerla, proteggerla da ogni pena, da ogni male, da ogni dolore. Immaginò perché guardasse verso il luogo da dove si stavano allontanando. Era la direzione della sua casa, della sua famiglia. Ricordò del suo dolcissimo modo per non farlo sentire solo, il suono della chitarra, che per lui aveva un significato profondo. Cosa poteva fare ora per lei, per non farla sentire sola, lontana dalle persone che amava, suo figlio e … si, suo marito. Killian doveva convivere con l’idea che Emma appartenesse ad un altro. Aveva deciso che doveva tirarsi da parte, ma non ci riusciva, non ora che Emma aveva ripreso il posto nel suo cuore, già il posto che per prima aveva occupato e che era rimasto da sempre suo, anche se aveva conosciuto altre donne e una l’aveva amata sinceramente.

 ***

Entrato nel suo alloggio, con Emma in braccio, i suoi occhi andarono dritti verso il suo giaciglio, ma non era una buona idea, lei sarebbe fuggita … La sedia vicino alla scrivania, si quella andava bene … La pose sulla sedia e lei si rannicchiò su di essa come una bambina. Prese una coperta e le coprì le spalle. Eppure non era così freddo, perché tutti quei brividi anche quando la teneva in braccio?

 Andò verso il ripiano dove si trovava la bottiglia di rum e dei bicchieri di cristallo intagliato, lo stesso tipo di bicchiere con cui si era tagliato la mano. Guardò la fasciatura, sperando di poterla togliere presto. Versò il liquido profumato in due bicchieri e ne porse uno ad Emma. Lei lo prese dalla sua mano e ne aspirò il profumo, iniziando a berne un piccolo sorso. 

- Il rum è una panacea per qualsiasi cosa per te Capitano?

 - A volte! Comunque male non fa, Swan!

– Hai curato così anche le ferite del tuo cuore Killian?

– Il mio cuore? Cosa vuoi dire Emma?

- Scusami, sono stata indiscreta, ma ho visto il tuo tatuaggio e … mentre eri febbricitante, hai detto più volte il nome che vi è scritto. Mi sembra evidente che per te sia stata importante.

 – Si lo è stata. – Disse secco.

– Ti ha lasciato lei?

– Si, ma non per sua volontà. – Rispose con lo stesso tono.

 – Una storia contrastata dalla sua famiglia?

– No Emma …  me l’hanno uccisa.

Questa volta il suo tono aveva una giusta punta di rabbia.

– Perdonami, non potevo saperlo, nel delirio le chiedevi di non lasciarti più, non pensavo che fosse questo il motivo …

Emma abbassò la testa e lo sguardo, vergognandosi di avergli riportato alla mente un ricordo sicuramente doloroso.

Killian posò il suo bicchiere di rum e, piegando una gamba, le si inginocchiò davanti. Le sollevò il mento con l’indice ed il medio, mentre lo accarezzava con il pollice.

– Non hai nulla da farti perdonare Emma … Sai durante la febbre ho avuto l’impressione di averla vicina, le ho chiesto di abbracciarmi e baciarmi ancora …

Emma cercò di distogliere lo sguardo e liberarsi dalle sue dita, imbarazzata.

– Eri tu Emma! Ora me ne rendo conto, non era un sogno. La tua parrucca corvina … anche Milha aveva i capelli neri … Perché mi hai assecondato?

– Ne avevi bisogno Killian, avevo capito che soffri per lei, in quel momento ti potevo alleviare da quel dolore, mi avevi scambiata per lei, quindi … Poi ti sei tranquillizzato e hai dormito più sereno.

Killian appoggiò la sua fronte a quella di lei.

 – Ooh! Emma! Emma! Anche questo hai fatto per me … Sei un Angelo … Sei veramente come un Angelo.

Le depose un bacio sulla fronte e si alzò lentamente. Ancora lentamente si diresse alla finestra, guardando verso lo spicchio di luna. Era come se nel buio del cielo rivedesse delle immagini del passato e iniziò a raccontare di Milha ad Emma.

– La conobbi circa dieci anni fa. Non era da molto che avevo iniziato la mia vita da pirata, in seguito alla perdita di mio fratello Liam. Con i miei uomini facevamo la spola tra i punti di passaggio dei mercantili che venivano dall’America, dirottandoli verso l’Irlanda e saccheggiandoli per procurare cibo alla mia gente, e la Scozia, dove spesso sorprendevamo le navi della Marina Militare Inglese e le affondavamo. Nell’insenatura che porta a Glasgow, presi  un attracco all’isola di Arran. Lei lavorava nella taverna dove decisi di cenare e raccogliere qualche informazione interessante. Era una splendida bruna, con gli occhi di un grigio … come il cielo in tempesta, ma non mi colpì solo il suo aspetto. Lessi in lei la tristezza di un destino che non le apparteneva. Non era una ragazza da taverna, era costretta a quel lavoro per provvedere alla madre malata e a suo fratello, di allora circa otto anni. Ci siamo capiti, abbiamo forse unito le nostre sofferenze. Diventò la mia donna. Mi aspettava tra una missione e l’altra e solitamente la trovavo all’attracco quando arrivavo, pur senza che sapesse che stavo arrivando. Diceva di sentirmi … adesso solo so cosa volesse dire, cosa significa sentire qualcuno con la voce dell’anima … Non mi ero mai sentito così con lei. Forse mi amava più di quanto l’amassi io, eppure so di averla amata tanto … Mi tenne nascosto per mesi che un tizio che aveva cominciato a frequentare la taverna le faceva pesanti avances. Se l’era sempre cavata bene con quel tipo di uomini, sapeva metterli al loro posto, non era una che si concedeva. Mi era fedele. Il tizio non era un marinaio, seppi dopo che era un nobile e uno piuttosto potente. Si era invaghito di lei, la voleva a tutti i costi come sua amante, le portava continuamente regali lussuosi e costosi che lei rifiutava con sdegno e orgoglio. Lo indispettì con i suoi rifiuti e lui cominciò a perseguitarla. Quando iniziò ad esserne terrorizzata me ne parlò ed io decisi di portarla via di lì e la portai con me sulla Jolly Roger. Occupava la tua stanza, cercai di renderla accogliente per le sue esigenze. Comunque  la vita di mare non era adatta a lei, viaggiammo per un paio di settimane ma una sera la trovai a piangere per la mancanza della sua famiglia. Era preoccupata per la salute della madre, molto grave e per il futuro del suo fratellino, senza di lei. Era responsabile per loro, volle tornare a casa e tranquillizzata da quel periodo di distanza dal suo stalker, riprese a lavorare presso la taverna. Il tizio non si fece più vedere e io ripartii per una nuova missione. Le avevo promesso che al ritorno l’avrei sposata e saremmo partiti con il fratello e la madre per l’America, saremmo stati liberi e avremmo avuto la nostra famiglia. Quando tornai non la trovai né  al molo né alla taverna. Chiesi all’oste, non mi seppe dire nulla, mentiva, aveva paura del potente nobile. Milha era stata rapita da lui, lo seppi alla fine indagando tra la peggiore feccia del porto. Impiegai un anno e mezzo per trovare il posto dove la teneva reclusa. Non era il suo palazzo, che conoscevo e si trovava sull’isola, era sulla terra ferma, nascosta da una nobildonna che di nobile aveva solo il titolo. Era l’amante del tizio ed una donna subdola, circolavano strane voci sui due. Nei bassi fondi si diceva che la donna praticasse la stregoneria e si dedicasse con lui a messe nere. Nel loro mondo erano stimati e apprezzati anche a corte. Lui era addirittura tra i confidenti di Re Guglielmo III. Ma il popolino spesso è quello che ha una maggiore coscienza della realtà. Con i miei uomini riuscii ad intrufolarmi nei sotterranei del palazzo, la tenevano incatenata lì sotto, era in uno stato pietoso. Era stata ripetutamente stuprata e seviziata da quell’uomo e forse non solo da lui, non volli sapere mai i particolari, per me l’importante era averla ritrovata e metterla in salvo. Fuggimmo e ci separammo dai miei uomini per depistare gli inseguitori. Trovammo rifugio in un capanno in mezzo alla boscaglia, poco più di una baracca. Non stava bene, il suo corpo non sembrava più quello che avevo conosciuto, i suoi occhi erano lucidi per la febbre. Respirava male, pensai di ascoltarle il battito cardiaco e lei gridò di dolore quando le poggiai la testa sul seno. Aveva il seno tremendamente gonfio e scottava, non sapevo che male fosse, pensavo fosse dovuto alle sevizie subite. La sua camicia iniziò a bagnarsi sui seni. Voleva nascondermi la verità, se ne vergognava troppo. Il suo seno era pieno di latte, quel mostro l’aveva resa madre contro la sua volontà e le aveva strappato il bambino dopo che lei aveva iniziato ad allattarlo. Stava morendo per l’infezione al seno. Cercai di aiutarla, non sapevo come fare. Lei stessa mi disse che doveva far uscire il latte, non aveva potuto farlo con le mani incatenate alla parete della cella, cercai di aiutarla massaggiandola delicatamente, tentai di succhiarle via il latte infetto, ma era da troppo che non allattava e viveva nella sporcizia di quella cella, il suo seno era livido e arrossato, il latte non usciva facilmente e lei gridava e piangeva per il dolore. Ci trovarono durante la notte, aiutati anche dal fiuto dei due grossi cani che quel “Macellaio” si portava dietro. Entrò nella baracca con i suoi compari e i due cani. Sguainai la spada e mi battei contro di loro, ma con l’aiuto delle due bestie mi immobilizzarono. Quel mostro mi gridò che se lui non poteva averla non l’avrei avuta neppure io e con sguardo malvagio le squarciò il petto con un pugnate, mi chiamò “ladro” e disse che mi avrebbe punito come tale. Non mi importava nulla di me, cercai di liberarmi per soccorrere Milha. Con uno strattone mi liberai e mi inginocchiai al suo fianco, perdeva tanto sangue, stava morendo, mi chiese di trovare e salvare il suo bambino e spirando mi disse un’ultima volta di amarmi. Lui rideva … maledetto folletto! I suoi uomini mi riafferrarono, mi immobilizzarono, stesero il mio braccio sinistro sul tavolaccio di legno e quel bastardo mi amputò la mano con un colpo netto di spada. Mi aveva punito per essermi ripreso Milha, che considerava una sua proprietà. Disse che mi avrebbe portato via anche l’ultimo ricordo di lei e mi lasciò in vita per pura crudeltà, sapeva che avrei preferito morire subito.

Persi i sensi a causa dell’emorragia. Quando mi risvegliai c’era un frate accanto a me che pregava al mio capezzale. Spugna e Fox erano ai piedi del letto. Mi avevano trovato e mi avevano salvato la vita portandomi nel monastero in cui ci trovavamo. Erano passate già due settimane dalla morte della mia donna e dalla mia amputazione. Spugna e gli altri avevano provveduto a darle degna sepoltura. Volli andare sulla sua tomba per un ultimo saluto. La sua famiglia doveva sapere, mancava da quasi due anni, non sapevo come stesse sua madre ed il fratello. Andai a cercarli. La madre era sul letto di morte, ormai era diventata cieca ed il ragazzo era magrissimo ed emaciato, erano giorni che non mangiavano. Il piccolo elemosinava quotidianamente un tozzo di pane e cercava di farlo mangiare a sua madre, privandosene lui stesso. Non ebbi cuore di dire la verità, dissi che Milha era diventata mia moglie, che stava bene ed ero andato a prenderli per portarli via con noi. Fu una pietosa bugia che rese felici gli ultimi minuti di vita di quella donna. Per il ragazzino fu diverso, dovetti dire la verità … iniziò a prendermi a pugni … disperato … mi incolpava … senza sapere tutta la verità. Dovetti calmarlo e dirgli tutto … Mi odio ancora oggi per averlo dovuto fare ... Lo portai al monastero dove ero stato curato, lo avrebbero nutrito ed educato, insegnandogli un mestiere. Lui voleva venire con me, gli dissi di no. Non potevo occuparmi di un ragazzino di dodici anni su una nave pirata. Tenevo troppo alla sua incolumità. Lo lasciai al convento e ripartii con la ciurma. Non mi accorsi che era fuggito e ci stava seguendo. Si buttò in mare per raggiungere a nuoto il mio vascello, nuotò per quasi un miglio prima che la vedetta si accorgesse di un uomo in mare. Gli andammo incontro e lo issammo a bordo. Quando tirai la corda per farlo alzare mi accorsi che era lui, mi fissò con gli occhi grigi della sorella, solo in quello erano uguali, non ci avevo fatto caso prima. Era l’ultimo ricordo che potevo avere di lei. Il ragazzo restò con me. Aveva avuto il fegato di inseguire la nave nonostante le sue scarse  forze. Significava che aveva anche stoffa e determinazione. Poteva farcela … Promisi in cuore a Milha che lo avrei protetto e ne avrei fatto un uomo.  Il suo nome era Eddy, ancora è con me.

 

Killian finì il suo racconto, non si era accorto che Emma piangeva silenziosamente.

– Non dici nulla Swan?

Sentì un singhiozzo che Emma non era riuscita a trattenere e si voltò sorpreso verso di lei. Ancora rannicchiata Emma piangeva da un pezzo nel sentire quella storia straziante.

–Emma! Mio Dio! Stai piangendo!

Si inginocchiò nuovamente davanti a lei, le alzò il viso.

 – Perché piangi Tesoro?

 Lei per tutta risposta gli butto le braccia al collo e lui l’abbracciò tirandola su dalla sedia. Ora lei non tratteneva più i singhiozzi e gli stava bagnando il petto con le sue lacrime. La scostò delicatamente guardandola in viso, le carezzò la guancia con la mano  fasciata e la fascia assorbì le sue lacrime.

– Ooh Killian! Non posso sopportare l’idea di quanto tu abbia sofferto!

 – Tu stai piangendo … per me?!

– Avevate il vostro futuro che vi è stato strappato .. il vostro amore .. reciso … Eddy … sua mamma … il bambino innocente … il bambino … Killian … il bambino! Non posso credere che esista tanta crudeltà .. ma so che esiste, tu stesso ne sei la vittima e ne sei prova con quello che hanno fatto alla tua mano. Mi dispiace … mi dispiace … mi dispiace tanto …

Lo strinse ancora avvolgendogli le braccia candide al collo, singhiozzando, la coperta ormai era caduta dalle sue spalle. Killian non poteva credere a quanta sensibilità Emma stava dimostrando. Stava piangendo per lui, la sua anima aveva vissuto in quel racconto il suo stesso dolore. Mai nessuno aveva pianto per lui e non era commiserazione, era vero dolore. Non poteva permetterlo, non poteva vedere soffrire Emma, nemmeno per lui, soprattutto per lui. Voleva essere fonte solo di gioia per lei, lo aveva deciso già sul ponte di poppa quando era triste per la sua famiglia. Come erano finiti a parlare di quella sanguinosa e crudele storia che lui stesso voleva dimenticare? L’aveva portata nella sua stanza per scaldarla e confortarla, possibile che non ne imbroccasse una giusta con lei?

 – Emma … Emma, guardami!

Lei alzò il viso verso il suo.

 – Non posso permettere che tu porti il mio fardello. Per me parlarne con te è stato importante, non lo avevo mai fatto con nessuno e mi sono sentito più sollevato. Da allora il mio cuore è entrato nelle tenebre della vendetta e ha smesso di battere. Da quando sei arrivata tu nella mia vita, hai riportato la luce e ora il cuore mi fa male a vederti soffrire per me. Se mi fa male è perché è ancora vivo e in grado di amare, la tua luce ne è la causa, ora batte di nuovo. Amore, quando ho visto i tuoi meravigliosi occhi la prima volta, ho visto un velo di tristezza in essi, ho sentito il desiderio di proteggerti, di tenerti lontana dai pericoli. Questo, oltre il fatto che ti ho desiderata da subito, mi ha indotto ad accettare la tua offerta, non il denaro. Tesoro, questa sera sul ponte di poppa, i tuoi occhi avevano la stessa tristezza, sono venuto da te perché l’ho sentita.

 

Emma lo guardava negli occhi, al chiarore dato dalla poca luna, non poteva credere a ciò che lui stava dichiarando, ma smise di piangere, attenta alle sue parole e profondamente commossa.

– Emma, mio Cigno candido, vorrei lavare via ogni tua tristezza, non so come, non conosco erbe, medicine … sono solo un uomo con una sola mano e non posso neppure accarezzarti come vorrei, ma se tu ti fidassi di me potrei trovare il modo per regalarti un po’ di felicità … Emma, tu lo hai fatto con me, in tanti modi da quando sei arrivata, non hai fatto altro in verità. Io sono vivo quando sei al mio fianco, mi addormento la sera sapendo che il giorno dopo sei ancora qui … con me … lo so che appartieni ad un altro, lo so che finita questa missione ti perderò .. ma ora io sono qui .. tu ..sei qui …

 

Emma si staccò da lui, abbassò lo sguardo.

 – Devo andare Killian, è tardi dobbiamo riposare, domani mattina devo controllare la tua mano e cambiare la medicazione .. è meglio che io vada …

Si voltò e fece un solo passo verso la porta. Killian la sfiorò lungo il braccio sinistro con il suo uncino, lei non tremò, non aveva più freddo. Le sfiorò il braccio destro con la mano, posandola su di esso e lei ebbe un tremito. Ora Killian aveva capito, non era per il freddo era per lui. In un sospiro, con la sua voce lievemente arrochita dalla forte emozione, le disse

 –Emma … resta … resta, non ci separiamo questa notte … non ancora …

– Devo andare Killian!

 Emma aveva risposto con voce quasi strozzata.

– Perché?

Lei si voltò di scatto e lo fissò negli occhi

– Non capisci Killian? Non riesci a capire ancora? Devo … devo andare perché … perché è troppo forte il mio desiderio di restare e ho paura, ho una tremenda paura ..

 – Per questo tremi se ti sfioro? È  questa la verità … hai paura di me?!

– No sciocco pirata … è di  me stessa che ho paura!

Si gettarono all’unisono l’uno nelle braccia dell’altra, avidi della loro carne e dei baci ripetuti che si scambiarono in un attimo, divorandosi, famelici d’amore, le labbra, temendo che ogni volta fosse l’ultimo. Killian la stringeva, possessivo, con le braccia intorno alla sua vita, Emma aveva posto le sue intorno al suo collo e con le mani gli accarezzava il bel viso e i capelli ribelli, inserendole poi sotto la camicia, sfiorandogli le spalle muscolose e facendogli scivolare via l’indumento di lino bianco lungo le braccia.

Killian portandole le mani sui fianchi, vestiti solo di quella leggera tunica trasparente, la allontanò da sé, guardandola con desiderio e deglutendo, con il fiato corto.

 – Emma, voglio essere un gentiluomo con te, non voglio averti questa sera.

 – Non ti direi di no questa sera …

– Amore lo so .. per me è una fatica che non immagini, dover resisterti. Sarebbe fin troppo facile adesso, ma io voglio darti di più. Emma non sei come le altre per me! Non sposerei nessuna squaw e nessun’altra, perché non sei tu e non lo farò mai, perché tu non potrai essere mia …

Stava dicendo tutto questo veramente? Stava sognando Emma? Neppure nel più bello dei suoi sogni avrebbe sentito quanto stava dicendo il suo Killian, si, Suo. Sentiva che gli apparteneva e sentiva di appartenergli, nonostante la legge la legava ad un altro.

– Ti chiedo di restare e fidarti di me Emma, voglio solo lenire la tua tristezza, voglio vedere i tuoi occhi sorridere. Ti fidi di me, mi lascerai fare?

–Sei la persona di cui mi fido di più Killian.

Le mostrò un sorriso felice ed incredulo. Con la mano le sfiorò la guancia ed il collo mentre con le labbra si avvicinò al suo orecchio destro, le diede un piccolo bacio dietro il lobo e continuò a sfiorarla con le labbra sensuali, seguendo la linea del collo, fino alla spalla, avvertendo i brividi di piacere di Lei. Rialzò la testa, senza fretta e con l’indice seguì lo scollo arrotondato della tunica, sciolse il laccio che la teneva chiusa e l’arricciatura si allentò, con la mano da una parte e l’uncino dall’altra, le fece scivolare lentamente la stoffa lungo le braccia, per farla cadere ai piedi nudi di Emma, a far compagnia alla coperta ed alla sua camicia di lino, che era atterrata già prima. Emma cercò di coprirsi pudica.

– Non ti vergognare Emma … quando Dio ha pensato alla perfezione ha creato te. Lascia che io ti guardi, tu lo hai già fatto con me, il mio corpo non ha segreti per te, mi hai lavato, mi hai accarezzato, è ora che io ricambi quelle carezze, non me lo impedire, sarà solo questo te lo prometto.

La guardò ammirato, girandole intorno e quando le fu dietro, vedendo quella sua bella schiena che si restringeva in un vitino di vespa per riaprirsi sugli ampi fianchi rotondi e snelli, non riuscì a resistere e con la punta della dita, sposto i lunghi capelli, carezzandole la nuca e scendendo lentamente, con tocco soave lungo tutta la spina dorsale, provocandole un forte sussulto e un altro brivido di piacere che le fece inarcare il dorso e mandare indietro la testa bionda. La prese in braccio nuovamente e questa volta la meta fu il suo giaciglio, non sarebbe fuggita via, aveva detto che di lui si fidava e Killian non voleva tradire la sua fiducia. La fece allungare sulle lenzuola e lui si distese al suo fianco, poggiandosi sul braccio con l’uncino, che ancora non aveva tolto. Le fece portare le braccia in alto e incrociandole i posi, li bloccò con una leggera pressione del polso uncinato.

 – Killian voglio toccarti anch’io …

 – Sssh! No, non ora! Non parlare e ascolta il tuo corpo … ascolta noi due ...

La accarezzò con la leggerezza dei polpastrelli, dal braccio sinistro fino all’incavo ascellare, solleticandola, passò al seno, stuzzicando la piccola gemma rosea che rispose immediatamente al tocco, inturgidendosi tra le sue dita, si impossessò con le labbra dell’altra, tormentandola di piacere con la punta della lingua. Emma iniziava a respirare più velocemente in preda ad una sensazione molto forte, ed aumentava in lei il desiderio di ricambiare quelle carezze, ma Killian continuava ad impedirlo. La sua mano scese lungo l’ombelico ed il ventre.

- Non ti rendi minimamente conto di quanto sei bella Emma … il tuo corpo sembra quello di una vergine, il tuo seno perfetto, il tuo ventre teso .. non si penserebbe che tu sia mai diventata madre o abbia allattato un bambino, sei semplicemente perfetta, immacolata, mi sento come se fossi il primo a percorrere il tuo corpo …

Killian non si rendeva conto di quanta verità stava dicendo. Per Emma era veramente la prima volta in quel modo. Nessuno mai, aveva avuto così cura e attenzione delicata nell’accarezzarla, in effetti Killian era l’unico, con Neal c’era stato solo un inizio e poi non c’era stata più possibilità.

Le dita di Killian diventarono più esigenti e desiderose di esplorare più intimamente la donna che stava amando con tutto il cuore, ritrovò il bocciolo solitario al centro di lei che aveva sfiorato due settimane prima, ora lei gli permetteva di regalargli quella carezza e lo fece, gioendone lui stesso per la consistenza liscia, morbida, calda e umida della sua carne. La guardò negli occhi, ormai lucidi e desiderosi di andare fino in fondo, oltre i confini del lecito e del consentito. La baciò con passione e le liberò le braccia che lei strinse intorno al suo torace, cercando il contatto con il suo petto nudo. Killian voleva darle di più, la tristezza era andata via dai suoi occhi, ora voleva vedervi la gioia dell’amore, scivolò su di lei baciando la sua pelle e lasciando una stria umida al suo passaggio, le dischiuse maggiormente le gambe, con la mano e l’uncino, che diede un altro brivido di eccitazione alla donna e posò le sue labbra al centro di lei, trovando ancora il bocciolo ad attenderlo, desideroso di quel contatto.  I suoi movimenti, completamente nuovi per Emma, le provocarono un piacere intenso che ad ondate si irradiò dal centro delle viscere, in tutto il corpo, portando anche la ragione ad abbandonarsi ad esso, carezzò la testa di capelli bruni del suo amore, spronandolo a continuare, muovendosi lei stessa in modo languido, fino a che lui non la portò all’acme del piacere in quel modo intimo, dolcissimo, adorante. Tornò verso il suo viso, Emma era completamente abbandonata nel piacere, Killian si sentì felice come mai lo era stato, si sentì forte e potente, determinato nel suo intento di resisterle per dimostrarle quanto l’amava, per abbattere i muri del cuore di Emma, per arrivare a conquistarlo.

 - Perchè sei tu a non volerlo questa volta Killian?

– Perché se dovessi provare quello che penso proverò, non sarò più capace di stare senza di te, ti vorrò per il resto della mia vita, non ti potrei lasciar tornare da tuo marito, ti terrei con me e non voglio farti del male, non voglio fare nulla contro la tua volontà. Mi farò da parte Emma … preferisco non averti affatto che averti solo una volta e perderti per sempre.

 Si baciarono ancora, con passione, adesso erano lì, il mondo fuori poteva  sparire, la notte era la loro, il giorno poteva anche non arrivare più.

 

Il sole del mattino li sorprese addormentati da poco, avevano cercato di non dormire, abbracciandosi e coccolandosi per prolungare quella notte tutta loro, ma esausti si erano in fine appisolati. Emma si sveglio per prima. Killian la teneva con le spalle appoggiate al suo petto, la cingeva con le braccia, si era tolto in fine l’uncino per non rischiare di ferirla. La mano sinistra di Emma era intrecciata con le dita a quelle di lui. Lei si era addormentata per prima, sfinita dal piacere intenso che lui le aveva provocato, poggiata al calore del suo torace e Killian l’aveva coperta con il lenzuolo di lino bianco, poi aveva affondato il viso tra i suoi capelli e le aveva dato un ultimo bacio tra di essi, respirando il suo profumo di fiori di campo e lavanda; inebriato da quel profumo era caduto profondamente addormentato. Ancora il suo sonno era profondo, non si accorse che Emma si voltava tra le sue braccia, baciandolo sulla chiara cicatrice del suo zigomo destro, non la sentì dire sottovoce “Non riesco a non amarti Killian Jones” e non si accorse che si era alzata e velocemente si stava rivestendo con la sua tunica leggera. In punta di piedi Emma uscì dalla porta, pensando di sgattaiolare velocemente nella sua stanza, ma si trovò di fronte un esterrefatto Eddy, che si avviava sul ponte con il suo secchio di legno pieno di acqua e lo straccio. La sorpresa del giovane, alla sua vista, gli fece cadere di mano il secchio, rovesciando completamente il suo contenuto sulle tavole del corridoio. Il ragazzo si abbassò velocemente per raccoglierlo, Emma gli fece cenno con l’indice di restare in silenzio e in un attimo entrò nella sua stanza.

Killian si svegliò di soprassalto, un rumore improvviso l’aveva destato, sentì l’angoscia di non avere Lei tra le braccia, si alzò in un balzo e aprì la porta con violenza … Eddy costernato stava raccogliendo con lo straccio l’acqua caduta e lo strizzava nel secchio, alzò lo sguardo sul capitano che scalzo, a dorso nudo, solo con i pantaloni indosso, lo guardava accigliato. Si aspettò un suo urlo o un colorito rimbrotto. Killian non disse nulla, si voltò verso la porta di Emma, Eddy seguì il movimento del suo sguardo. Il Capitano lo guardò negli occhi, “Dio, adesso me ne dice quattro!” pensò il ragazzo. L’uomo gli sorrise e come aveva fatto Emma si portò l’indice al labbro, poi si richiuse nel suo alloggio.

 

Cosa aveva scommesso Jefferson? Ne avevano fatte tante di puntate i pirati!

 Eddy non aveva esperienza, non aveva mai avuto una donna, lo prendevano in giro spesso per questo, gli dicevano che era ora di smettere di fare la “mammoletta”. Lui si infuriava e di solito Killian lo consolava dicendogli che il suo momento sarebbe arrivato e che avrebbe trovato la ragazza giusta per lui da qualche parte. L’aveva trovata la ragazza giusta per lui e non vedeva l’ora di tornare al porto di Storybrook per poterla rivedere. Era la ragazza più bella che avesse mai visto, a parte Lady Emma che era una donna adulta. Anche lei lo aveva notato quella sera alla taverna, le aveva servito personalmente da mangiare, era splendida! Si era soffermata più volte a guardarlo, gli aveva chiesto anche come si chiamasse, era riuscito a risponderle appena in tempo, perché suo padre Angus si era accorto della confidenza che si stava creando e aveva richiamato sua figlia Anny, spedendola al piano di sopra immediatamente. Quando erano andati via si era soffermato a guardare verso le finestre, l’aveva vista dietro il vetro della sua camera, le aveva accennato un saluto con la mano, senza la speranza di una risposta, invece Anny aveva alzato la sua mano e aveva ricambiato il saluto. Aveva sentito il cuore martellargli forte nel petto. Si chiese se a Killian succedesse lo stesso per Lady Emma. Immaginò di si, certe volte lo vedeva guardarla con uno sguardo che non gli aveva mai visto, soprattutto quando lei non lo stava guardando e, quando le era vicino, faceva in modo e maniera di potersi avvicinare di più e sfiorarla in qualche modo. L’aveva visto baciarla per punizione, arrabbiarsi con lei e poi comportarsi come un cucciolo e baciarla di nuovo. Eddy non sapeva ancora di preciso cosa significasse essere innamorato, ma non faceva che pensare a Anny da quando l’aveva conosciuta e si era accorto che Killian quando Emma non era sotto i suoi occhi o se la vedeva parlare con lui o dare confidenza a uno qualsiasi di loro, diventava irrequieto e se la prendeva quasi subito con chi stava ricevendo le attenzioni della Principessa. Per poco non si era fatto ammazzare da Jefferson, durante l’allenamento di scherma, solo perché si era distratto a guardare Lady Emma che stava controllando i suoi occhi. In più, da allora, sembrava rimproverarlo ancora più spesso. Eddy non sapeva dare un nome a quel sentimento, ma lo aveva provato anche lui, quando Anny aveva sorriso ad altri clienti, specie a quel bellimbusto di Jefferson.

Killian aveva sofferto tanto, aveva perso Milha, la sua adorata sorella. Per salvarla la sua vita era cambiata per sempre, oltre alla donna che amava aveva perso anche la mano. Quando l’aveva conosciuto la ferita al braccio ancora gli faceva tremendamente male e gli ci volle molto a poter utilizzare l’uncino che ora indossava, quante volte lo aveva sentito imprecare e stringere i denti per il dolore! Era, per Eddy, la persona più vicina ad un padre.

 Anche Lady Emma aveva un forte sentimento per Killian, lo aveva capito quando lui stava con la febbre, l’aveva sentita pregare Dio di non portarglielo via, non si era staccata da lui che per i pochi momenti necessari per preparargli una tazza di cioccolato o per darsi una rinfrescata. Era una donna eccezionale, come Killian era un uomo eccezionale. Erano fatti l’uno per l’altra. Eddy non sapeva cosa era successo quella notte, ma qualsiasi cosa fosse stata, lui avrebbe protetto il loro piccolo segreto. Quel giorno non ci sarebbero stati ne vinti ne vincitori con le scommesse di Jefferson o forse si, lui si sarebbe preso una muta rivincita su quel donnaiolo di Fox.

 

 

Angolo dell’autrice

Vi è piaciuto il capitolo? Mi avete potuto perdonare la brusca interruzione?

Spero di poter rispondere a numerose recensioni. Il parere di chi segue è sempre gradito ed interessante. Ringrazio sempre tutti coloro che leggono e un saluto particolare ai miei recensori abituali.

Un abbraccio a tutti. Vostra, Lady Lara

   
 
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