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Autore: _Joanna_    10/01/2016    1 recensioni
Fanfiction incentrata sulla Guerra di Conquista di Aegon Targaryen e delle sue sorelle/mogli. Ebbene sì, ancora Targaryen, ancora draghi, ancora Fuoco e Sangue
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{«Centoundici anni» [...] «Credi che si fossero accorti che in quel momento tutto il loro mondo stava crollando?»}
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{in quel preciso istante la conquista dei Sette Regni ebbe inizio}
Genere: Fantasy, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Westeros Warriors'
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5.5

The Relentless Queen

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Il giorno aveva ormai inesorabilmente ceduto il passo alla notte e la luna, grande e luminosa, proiettava ombre e riflessi argentanti ovunque. Accanto alla finestra, ammantata dalle tende mosse dal vento, l’alta e sinuosa figura di Visenya era in attesa. La porta della piccola stanza si aprì con un lieve stridore, colorando di un tenue arancione le pietre del pavimento. Sulla soglia comparve Aegon, che per un momento rimase fermo sulla soglia, ammirandola da lontano. Visenya si sciolse dall’abbraccio di stoffa e prese per mano il fratello, facendosi seguire fino al letto. Si mise sopra di lui, giocando con i boccoli dei capelli, stuzzicandolo con le infinite pieghe della veste sottile, guidandolo lungo le forme del proprio corpo. Con la stessa disinvoltura con cui si muoveva in armatura sul campo di battaglia, condusse i movimenti di entrambi, prendendo il totale controllo della mente e del corpo del giovane re. Sapeva che Aegon preferiva Rhaenys a lei, ma tuttavia non poteva dubitare del suo amore, del loro legame, diverso ma comunque intenso. Era passato quasi un ciclo di luna dall’ultima volta che Aegon le aveva fatto visita, e ne sarebbe passato un altro prima che lui ritornasse, eppure i loro corpi si incastravano alla perfezione come se fossero nati esclusivamente per quello. Finalmente Visenya permise al fratello di esplorarla come più gli piaceva, abbandonandosi per un solo, dolcissimo, istante alle carezze del suo amante, l’unico uomo a cui fosse concesso toccarla. Una notte, una soltanto, poi l’indomani mattina sarebbe partita per la Valle di Arryn, per sottomettere il regno dell’Aquila una volta per tutte.

      La battaglia navale che aveva combattuto all’inizio della loro campagna di conquista era stata un completo disastro. Daemon Velaryon, amico di vecchia data dei suoi fratelli, aveva perso la vita, inabissandosi insieme alla piccola flotta Targaryen. Visenya aveva dato fuoco alle navi della Valle, ma tutto ciò che era riuscita ad ottenere era stata l’animosa reazione di un pugno di lord nell’Arcipelago delle Tre Sorelle, nulla di più di tre scogli gettati nel mare, a nord delle Montagne della Luna. Un piccolo focolaio di ribellione insidioso tanto per gli Arryn quanto per i Targaryen.

      L’alba la sorprese con una frustata di luce gelida. Visenya avvertì la fastidiosa sensazione della pelle increspata, una condizione, questa, insolita per lei e che si verificava solo in particolari circostanze. Visenya gettò le lenzuola di lato, dove ignaro suo fratello ancora dormiva, e si diresse verso il piccolo braciere accanto alla porta. Sepolti sotto le ceneri, i carboni ancora pulsavano vividi. Visenya li attizzò, permettendo alle fiamme di tornare a bruciare. Scrutò tra le cangianti lingue di fuoco finché l’immagine, chiara e definita, prese vita davanti ai suoi occhi d’ossidiana: un drago dalle scaglie d’argento sorvolava un deserto di polvere e morte; al centro, una sottile striscia di fuoco tagliava in due lo spoglio paesaggio. Improvvisamente, le fiamme si fecero più intense, salendo verso il cielo, fino ad avvolgere il drago, squarciandone le ali, smembrandolo, sciogliendolo, mentre l’ultimo ruggito infuocato andava a confondersi con le fiamme del braciere. Visenya sbatté le palpebre, mentre una calda lacrima le scivolava lungo la guancia. Non riusciva a comprendere appieno il significato di ciò che aveva visto; il drago d’argento rappresentava Rhaenys? Sua sorella era forse in pericolo? E il fuoco, come poteva il fuoco uccidere un drago?
Le risate sguaiate di alcuni soldati la riportarono alla realtà, ricordandole la sua missione. Rivolse un ultimo sguardo al fratello, il suo re. Avrebbe voluto tornare tra le sue braccia, ma sapeva che non sarebbe stato possibile, non lì, non adesso, non per lei. Raccolse le sue poche cose, la sua armatura, la sua seconda pelle, e la sua inseparabile spada, Sorella Oscura, una formidabile lama di Acciaio di Valyria, sottile, veloce, letale, proprio come lei; quindi lasciò la camera.
Non appena Visenya fece il suo ingresso nel piccolo cortile che circondava la torre dove lei ed Aegon avevano trovato ospitalità, il manipolo di soldati della retroguardia smise immediatamente di parlare, alcuni volsero lo sguardo al cielo, altri fissarono le punte dei piedi, a testa bassa, finché lei non ebbe oltrepassato la bassa collina, scomparendo alla vista. Visenya sorrise compiaciuta. Non poteva essere amata come Rhaenys, né rispettata come Aegon, quindi aveva imparato a far sì che gli uomini la temessero.
Il paesaggio era stupendo, notò. A ovest, si aprivano miglia e miglia di distese pianeggianti, fertili e feconde, intervallate da bassi rilievi e punteggiate qua e là da piccoli castelli e mulini. A est, senza nessun preavviso, il terreno si sollevava, formando tozze colline rocciose, aspre e sterili, elevandosi sempre più, fin quando le cime dei monti si perdevano tra le nuvole. La Valle di Arryn si trovava oltre quelle alture minacciose, celata e protetta dai suoi giganti di roccia. E al centro della Valle, superbo, sorgeva il Nido dell’Aquila, roccaforte inespugnata degli Arryn.
Gli uomini che Aegon le aveva affidato dovevano ormai aver raggiunto la Porta Insanguinata, il punto d’accesso alla Valle, pronti per cingerla d’assedio.
Visenya si guardò intorno, alla ricerca del suo drago. Alla fine, a una cinquantina di piedi di altezza, individuò l’ingresso di una grotta dai bordi anneriti e irregolari: Vhagar doveva essersi scavata una tana. La regina si portò le dita alla bocca e fischiò; in un attimo una densa fiammata porpora eruppe dall’imboccatura della caverna, come dal cratere di un vulcano, annunciando la presenza del drago rosso. Vhagar planò giù per raggiungerla, e, docilmente, si accucciò accanto a lei, permettendole di accarezzarle le scure scaglie color rame antico. Anche in questo, drago e cavallerizza erano simili: neanche l’animale, infatti, amava essere avvicinato, preferendo la solitudine ai giochi in compagnia dei due fratelli. Visenya si perse per un momento nei grandi occhi del drago, brucianti e torbidi come lava fusa. Vhagar parve intuire il suo turbamento e, delicatamente, premette il muso contro la sua spalla, come per riscuoterla e confortarla.
Era tempo di agire, di porre fine all’inutile resistenza di Sharra Arryn.
Visenya balzò in groppa al drago, che lanciò un grido mentre prendeva la carica e si alzava in volo. In pochi istanti superarono le Montagne della Luna, sorvolarono la Porta Insanguinata dove i difensori preparavano trappole e agguati contro l’esercito del drago. Avrebbe potuto incenerirli in un solo istante, ma sapeva che ne sarebbe arrivati altri, intere tribù di guerrieri barbari sarebbero discese dai loro rifugi sui monti per difendere la Valle e conquistarla per loro stessi. Proseguirono quindi la loro ascesa, finché le bianche mura del Nido dell’Aquila non si materializzarono davanti a loro. Visenya individuò il cortile della fortezza, il Parco degli Déi come veniva chiamato nel Continente, molto più piccolo di quelli che aveva visto negli altri castelli del Sud. Vhagar riuscì comunque ad atterrarvi, sotto lo sguardo incredulo di un bambino. Il marmocchio non poteva avere più di sei anni, eppure, a differenza delle centinaia di uomini in armi che avevano visto Vhagar piombare su di loro, sembrava tutto meno che terrorizzato. Visenya volteggiò giù dal drago e si avvicinò al bambino «Tu devi essere lord Ronnel Arryn» riconobbe.
«Sono il re Ronnel» precisò il piccolo sovrano, gonfiando il petto minuto «E tu chi sei? Sei una lady?» chiese, in tono insieme impertinente e buffo.
Visenya non poté reprimere un sorriso divertito, quindi, portandosi alla sua stessa altezza, rispose «No, non sono una lady, sono la regina, ma tu puoi chiamarmi Visenya».
Il bambino parve confuso per un momento. «Quindi sei una regina come la mamma?» chiese «Però non sei di qui vero? Il maestro non mi ha parlato di una regina Vi... Vil… Vinelia?»
Visenya non fece in tempo a correggerlo che subito il lord riprese a parlare «È un drago, vero?» riconobbe «È davvero tuo?» domandò eccitato. Visenya annuì e aggiunse «Ti piacerebbe cavalcarlo?»
Un enorme sorriso si dipinse sul volto paffuto di Ronnel «Davvero posso?» chiese, incredulo ed emozionato.
«Certo che no!» l’ordine, fermo e deciso, era stato pronunciato da Sharra Arryn che, rapida, stava attraversando il cortile per raggiungere il figlio, seguita da una mezza dozzina di guardie e cavalieri.
«Ma madre» protestò il piccolo lord «Io voglio cavalcare il drago!» e si strinse al braccio di Visenya, come per invocarne l’intercessione. La giovane regina ne approfittò, accarezzando con la mano libera l’elsa di Sorella Oscura. Sharra Arryn comprese l’allusione e finalmente mostrò un accenno di insicurezza.
«Lord Ronnel Arryn, Difensore della Valle e Protettore dell’Est non correrà alcun pericolo, mia lady. Vhagar protegge gli alleati dei Targaryen come se fossero i suoi stessi signori» promise Visenya.
Il giovane lord, ignaro di ciò che era appena accaduto tornò alla carica «Ti prego madre, posso volare con la lady?».
Lady Arryn annuì e chinò il capo, troppo orgogliosa per inginocchiarsi davanti agli occhi del figlio. Visenya accettò la resa silenziosa, quindi sollevò Ronnel in aria e lo depositò sul dorso di Vhagar. Il bambino trillava di gioia mentre il drago dispiegava le enormi ali, osservando il Nido dell’Aquila, il centro del suo potere, come solo le aquile potevano, e come nessun altro lord avrebbe mai fatto.
Ancora una volta i draghi erano stati decisivi per la vittoria, questa volta in un modo insolito e che mai Visenya avrebbe immaginato possibile. Il feroce drago e l’implacabile regina avevano inaspettatamente conquistato il cuore di un bambino.

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Angolo Autrice

Eeeeed eccomi qui questa volta con un aggiornamento lampo (e scandalosamente breve xO).
Questo è stato il mio primo capitolo Visenya-centrico e, nel tentativo di marcare la differenza tra lei e i due fratelli, temo di essere scivolata un po' nel banale.... In effetti, per quanto il personaggio di Visenya mi incuriosisca molto, le informazioni su di lei sono pochissime (ad esempio non si sa nemmeno di che colore siano le scaglie di Vhagar!) e uscire dall'aura di guerriera-strega che la circonda, ridandole un po' di umanità, non è stato facile, o meglio, più scrivevo e rileggevo e più mi sembrava di aver tolto un pezzo della personalità unica di Visenya... Perciò spero che il risultato non sia proprio inguardabile ecco! Se volete fatemi sapere che cosa ne pensate, commenti e recensioni sono sempre graditissimi! :)
(E ancora grazie a chi è già passato a recensire e spero continuerà a farlo, ogni critica, positiva o negativa, è sempre ben accetta e importante, almeno per me lo è XD) 

_Jo

  
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