Film > Le 5 Leggende
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Autore: Neverland98    10/01/2016    2 recensioni
-Ho sentito molto parlare di te- il ragazzo assottigliò gli occhi, rendendoli due fessure del color del ghiaccio. -So che sei in grado di fare quello che faccio io- saltò giù dal cornicione e le si avvicinò, sul suo viso vedeva dipinta la stessa meraviglia, la stessa curiosità e, soprattutto, la stessa gioia che provava lei. Era come guardarsi allo specchio. -Sei reale?- le domandò infine, e nel suo tono di voce traspariva tutta la vulnerabilità e la solitudine che accomunava due esseri come loro.
Elsa annuì decisa, il ragazzo le porse la mano.-Molto piacere- disse -Mi chiamo Jack Frost-
-
Salve ^^
E' il mio primo crossover, quindi vi prego di essere buoni e di farmi sapere che ne pensate! Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa, Jack Frost, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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XIII
 

-Oh, Anna.-
Elsa fissava il panorama, desolata. La neve si estendeva a perdita d'occhio, in lontananza c'erano solo montagne, vette appuntite che si stagliavano verso un cielo albino. In altre circostanze, avrebbe amato quel posto. In qualche modo, era il suo ambiente naturale. Lo sentiva. Era pervasa da una strana eccitazione mentre se ne stava affacciata all'ampio balcone dalla ringhiera colorata. Il sole era simile ad un diamante purissimo che risplendeva di luce candida e si confondeva con le nuvole che lo circondavano.
-Ciao.-
Elsa si voltò verso la figura dietro di lei e abbozzò un sorriso. Jack avanzava cauto verso di lei, i piedi scalzi sul pavimento freddo. I suoi occhi cristallini sondavano la situazione, Elsa lo capiva.Cercavano di capire se fosse o no un momento buono per parlare. Perchè sì, malgrado tutto e tutti, dovevano parlare. Dovevano.
-Ciao.-
Jack sorrise, piacevolmente sorpreso e le si avvicinò, questa volta con più sicurezza, fino ad appoggiarsi anche lui con i gomiti alla ringhiera.-So che può sembrarti una domanda stupida, ma come stai?-
-Non è affatto una domanda stupida. Anzi, lo apprezzo. - il lieve sorriso che si era dipinto sulle labbra scarlatte scomparve rapidamente.-La risposta, però, temo sia piuttosto banale. Sto male, ovviamente.-
Lo immagino. Mi dispiace.-
Elsa si strinse nelle spalle.-Devo tornare a casa assolutamente.-
Jack annuì, serio.-Faremo il possibile.-
-No, non è abbastanza!- sbottò Elsa, più aggressiva di quanto avrebbe voluto, tanto che saette di ghiaccio le sfrecciarono dalle mani, scansando Jack solo per un pelo.-Scusami. Scusa, perdonami. Non volevo... E' che ho perso il controllo, e quando succede io...- si allontanò dalla ringhiera, cercando di mettere più distanza possibile tra sè e Jack.
Lui la fissava sorpreso, ma non impaurito. Non temeva il ghiaccio, dopotutto. Impaurito e preoccupato.-Sta' tranquilla. Non è successo niente.-
-Non è niente, io... avrei potuto...-
-Uccidermi?- Jack ridacchiò e le fece l'occhiolino.-Alquanto improbabile, visto che sono immortale.-
Elsa sbattè le palpebre per qualche istante, poi scosse la testa.-Giusto, dimenticavo. Voi siete custodi...-
-Guardiani.- la corresse Jack e si stupì dell'orgoglio nel suo tono. Allora in fondo gli piaceva eccome essere un guardiano. Il pensiero gli fece piacere. -Siamo Guardiani. Sai, noi siamo responsabili della felicità dei bambini.-
Elsa sorrise, enigmatica.-E' una bella responsabilità.-
Jack annuì convinto.-Sì, sì è vero. Ma, sai, l'eternità può essere molto noiosa se non hai qualcosa per cui andare avanti.-
I suoi occhi trasparenti erano fissi su quelli glaciali di Elsa. Lei sorrise.-Immagino.- il cuore le martellava, sapeva che era arrivato il momento. Il momento che aveva sempre sognato e in cui ormai aveva smesso di sperare. Il momento che aveva animato i suoi sogni per tutta la vita. Persino in quella situazione, riuscì ad accantonare le preoccupazioni per un po'.
-Jack, tu... Sei molto simile a me.- pronunciò tutto d'un fiato, senza il coraggio di guardarlo in faccia.
Jack le si avvicinò, i suoi occhi sembravano leggerle nell'anima. Elsa arrossì impercettibilmente. Quando era con lui, si sentiva nuda. Era come se potesse leggerle nell'anima. Come nessun'altro, nemmeno Anna. Sembrava conoscerla da sempre. Era una sensazione sconosciuta, che a volte riempiva Elsa di una folle emozione e altre di un terrore cieco.
-Sì.- ammise il ragazzo.
-Come... Voglio dire... Perchè...-
Jack scosse leggermente la testa, apparentemente divertito.-Ti prego, non chiedermi perchè. Non ne ho davvero la più pallida idea. So solo che è stata la Luna a darmi questi... poteri.-
-La Luna?- Elsa era confusa. -E per quale ragione?-
Il ragazzo si strinse nelle spalle, sorridendo.-Ah, chi lo sa. Mi ha salvato. Stavo morendo circondato dal ghiaccio e ne sono diventato parte.-
-Ma... E poi...- Elsa sentiva la mente affollarsi di una miriade di domande, così tante che non sapeva da dove iniziare. Era in preda a una strana gioia. Non credeva che quella conversazione stesse avendo davvero luogo.- E... quindi sei morto?-
Jack scosse la testa con noncuranza.-In un certo senso. Forse.-
-E come hai saputo di essere un Guardiano?-
-Ah, non l'ho saputo. Diciamo che quel simpaticone di Calmoniglio mi ha gettato in un sacco e mi ha portato qui, dove il grande capo ha detto che sono un Guardiano. Fine della storia. E' successo poco tempo fa.-
-Aspetta, come... Intendo dire, non può essere tutto qui.-
Jack si maledisse mentalmente. Aveva fantasticato infinite volte sul momento del loro incontro, su cosa le avrebbe detto, e ora non riusciva a dare fiato ai suoi pensieri. Nonostante tutto, non riusciva ancora ad aprirsi completamente con lei, a spiegarle la sua vera storia nei particolari. In effetti era la prima volta in assoluto che ne parlava con qualcuno. Lo sguardo di Elsa era a metà tra la confusione e una disperata curiosità. Era smarrita, e Jack sentì l'impulso irrefrenabile di... non riusciva a crederci. Di abbracciarla.
Quand'era stata l'ultima volta che aveva abbracciato qualcuno?
Una risata infantile e due occhi castani gli apparvero in mente all'improvviso. Sua sorella. Davvero era passato così tanto dall'ultima volta che aveva stretto a sè qualcuno? Strinse i pugni e voltò le spalle ad Elsa.
-Jack... Tutto bene?- gli domandò, timorosa, avanzando piano verso di lui.
-Sì, certo.- disse senza voltarsi.-
-E' solo che sai... Io non ho la più pallida idea del perchè sono così. Non so se sia stata la luna, o qualcun altro. Non lo so e vorrei tanto saperlo.- ecco fatto. L'aveva detto ad alta voce. D'un tratto si sentì più leggera, come se per tutto il tempo avesse avuto un masso appeso al collo e ora qualcuno avesse finalmente reciso il legame. -Io voglio solo capire. Non so, magari... Magari potrei essere una custode anch'io...-
-Una guardiana.- la corresse Jack in un sussurro. Ora si era voltato verso di lei e la guardava incredulo. L'impulso di sentire il suo corpo contro il proprio ormai era quasi irrefrenabile.
-Non ho mai incontrato qualcuno così simile a me.- Elsa sentì le lacrime pungerle gli occhi. Finalmente. Finalmente poteva piangere e, stranamente, stavolta non sentiva il bisogno di reprimere le proprie emozioni, di ingoiare le lacrime e di tenere la schiena dritta come una vera regina, come una vera regina di ghiaccio.
Si sentiva libera di lasciarsi andare ed era la sensazione più bella che avesse mai provato.
E poi fu un attimo.
Il petto di Jack contro la sua fronte, le braccia di lui che la stringevano a sè, il suo mento sui suoi capelli. Elsa si irrigidì per un istante, sopraffatta dalla sorpresa, ma poi chiuse gli occhi e si lasciò andare. Le braccia di Jack erano forti e le trasmettevano una sicurezza, un senso di serenità che non aveva mai provato. La avvolgevano completamente e lei si accoccolò contro il suo petto privo di battito, senza dire una parola.
Jack non riusciva a crederci. Aveva dimenticato quanto fosse bello sentire il corpo di qualcun altro contro il proprio, il cuore di Elsa che batteva frenetico. I capelli di lei così morbidi su cui posare la testa. La strinse forte e lei non protestava, il chè gli confermava che anche lei ne aveva bisogno. Che erano simili come sperava.
Rimasero così, in silenzio. In piedi sul grande balcone, avvolti dai fiocchi di neve che cadevano pigramente, sospinti dal vento. Stretti l'uno all'altro, in un momento di intimità struggente, un'intimità che poteva appartenere solo a due esseri come loro.
 
 
***
 
Lacrime.
Accipicchia, ne era passato di tempo.
Si portò delicatamente le mani al viso, sfiorandosi le guance umide e raccogliendo in punta di lingua il sapore di sale.
Si concesse qualche secondo, poi si strofinò prontamente il volto e si asciugò gli occhi.
Non poteva piangere. Non doveva. Era una Guardiana. Essere forte era il suo compito.
Dentolina tirò un respiro profondo. Per quanto si sforzasse, non riusciva a dimenticare la sua ultima conversazione con Jack, il momento in cui aveva fatto appello a tutto il suo coraggio per dire quelle due fatidiche parole. Ti amo. Che mistero terribile era racchiuso in cinque lettere. Ti amo. Ma che vuol dire, poi, "ti amo"? Dentolina non lo sapeva.
Eppure lo sentiva.
Riordava bene lo sguardo di Jack, così confuso e sorpreso e attonito.
"Dentolina, io..."
Ed era bastato quello. Stop. Non c'era bisogno di aggiungere altro. Lui non l'amava. Era chiaro, e in quel momento Dentolina aveva sentito il mondo crollarle addosso e, caspita, se era pesante.
Lo sapeva, in fondo. Jack era sempre stato da solo, anche prima di diventare un Guardiano. Lei lo ricordava bene. Era un ribelle, tanto spericolato da rasentare la stupidità. Un po' sbruffone, estremamente sicuro di sè. L'unica persona a cui aveva voluto bene era stata la sua sorellina. Ma nessun primo amore, nessuna cotta. Niente di niente. Del resto, aveva chiuso con quella vita troppo presto.
Per cui, sì, si aspettava un rifiuto, ma un conto era aspettarselo e un conto sentirselo dire. Perchè, malgrado tutto, non era riuscita a sopprimere definitivamente la speranza dentro di sè. Doveva dirlo, ormai ne avvertiva il bisogno fisico. Sapeva che avrebbe potuto rovinare la loro amicizia, ma non le importava. Lei doveva dirglielo. Lui doveva saperlo. Non ce la faceva più a fingere.
E nello stesso momento in cui gli aveva confessato i propri sentimenti, aveva desiderato poter tornare indietro. Ma, ovviamente, neppure i Guardiani posseggono una tale facoltà.
Si era sforzata, con un autocontrollo invidiabile e aveva sorriso, ingoiando le lacrime.-Lo immaginavo.-
Doveva essere stata piuttosto convincente nella sua maschera di serena accettazione, perchè anche Jack era apparso sollevato e le aveva sorriso. Ah, i maschi. Non capiscono mai niente.
"Mi... mi dispiace" aveva abbozzato lui, ma lei l'aveva interrotto con dolcezza. Voleva solo andarsene. Dignitosamente, ma urgentemente.
"Non dispiacerti. Non è colpa tua." aveva ampliato il sorriso, e quel semplice gesto le aveva causato un dolore fisico non da poco. "Comunque, sarà meglio che vada. Devo avvertire le mie fatine che mi fermerò qui al Polo Nord per un po'." si era alzata e aveva fatto per andarsene, ma prima doveva dire una cosa."Ah, Jack?"
Jack, ancora scioccato, era rimasto seduto e quando l'aveva chiamato aveva girato la testa, confuso."Sì?"
"Noi..." questo sì che era stato difficile. La parte più dura in assoluto, probabilmente."Non cambierà niente, okay? Siamo ancora amici." e di nuovo quel sorriso così rassicurante e così doloroso.
Jack aveva annuito convinto, visibilmente sollevato. "Sì, certo."
E poi lei se n'era andata definitivamente.
Era successo solo tre giorni prima, e per tutto il tempo, lei aveva recitato in maniera impeccabile con tutti. Aveva indossato la sua maschera di serenità con costanza rimarcabile.
Aveva discusso con Babbo Natale e Calmoniglio. Aveva dato disposizioni alle sue fatine. Aveva sorriso a Sandman e si era mostrata serena come al solito con Jack.
Eppure, più parlavano di come risolvere il problema Universi, più Dentolina non riusciva a fare a meno di pensare che, accidenti, magari se quella Elsa non fosse capitata lì all'improvviso, avrebbe avuto qualche speranza in più con Jack. Era un pensiero meschino, non degno di una Guardiana. Lo sapeva e faceva del suo meglio per scacciarlo ogni qualvolta che le si affacciava alla mente, come una specie di insetto molesto.
Però, accidenti. Magari era vero, magari se Jack non avesse trovato quello che aveva cercato per secoli, forse...
-Dentolina?-
-Sì?- Dentolina si girò verso Calmoniglio, sorridendo come al solito.
-C'è una delle tue fatine che ti cerca.-
La fata dei Denti sorrise.-Certo, arrivo subito.-
 
 
***

 
- Heeeey, ciao! Anche tu qui? Non rispondi, eh? Già, a volte dimentico che non sai parlare. Ahi! Ehi, quello è il mio naso, non il tuo cibo, capisci? Mio naso. Mio naso! Che brutto posto, eh? Così freddo. Non c'è nemmeno un pochino di sole. Proprio ora che siamo in primavera. Ah, come mi manca il profumo dei fiori. Cosa c'è? Perchè sbuffi? Non ti piace la primavera? Aaaah, capisco. Sei fissato con il ghiaccio come il tuo amico. Com'è che si chiama? Mi dimentico sempre, ho la memoria corta. Anzi, non ho proprio una memoria visto che non ho un cervello. Che ridere, eh? Ah, ecco. Sven. Il tuo amico si chiama Sven, come te.
E' bello che abbiate lo stesso nome. E' più facile per me. Sbuffi di nuovo? Aaah, giusto, tu non sai parlare. Eheh! Vedi, che ti dicevo? Memoria corta, memoria corta. A proposito, che fine ha fatto Sven? Non lo sai? Nemmeno io. Però, detto fra noi, io non credo che siano scappati. Ma ssh! E' un segreto, non dirlo a nessuno. Questo Jan non mi convince per niente. Ha detto che mi portava al mare, sai, io ho sempre sognato di andare al mare, e invece sono chiuso qui con te da non so quanto tempo. Secondo me è una bugia, non ci andremo al mare. Eheheh. Che buffo. A questa stanza manca una parete. Guarda! Ci sono solo sbarre. Eheheheh. Chi l'ha costruita doveva avere la memoria corta come me.
Però, sai, Sven, non riesco ad essere più tanto allegro come prima. Mi manca tanto Elsa. Jan mi ha detto che è partita con Anna e Sven, il tuo amico. Tu ci credi? Io non lo so, penso che me l'avrebbe detto. Ma lei non aveva mai tempo per fare niente. Voleva solo stare da sola. Non mi ha mai nemmeno più insegnato a leggere.
Tu sai leggere, Sven? E' vero, tu non parli. Ma io sì e mi annoio. Vorrei tanto avere un libro da leggere. Anche se, ehi, io non so leggere! Memoria corta, memoria corta.-
 
 
 
 


 
 ANGOLO AUTRICE: rieccomi qui! Spero il capitolo vi sia piaciuto, non vedo l'ora di leggere i commenti ;)
sono un po' di fretta quindi scappo, buona serata fangirls! <3 <3 <3
   
 
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