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Autore: WibblyVale    11/01/2016    5 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kakashi meditava quando il falco lo raggiunse. Il messaggio poteva arrivare da una sola persona. Prese il foglio dalla zampa dell’animale e cominciò a leggere la scrittura strascicata del giovane Nara. Diceva che aveva fatto una scoperta terribile. Non poteva scriverlo lì, ma gliene avrebbe parlato quando sarebbe tornato a casa. Dovevano parlarne sicuramente con Shikaku, forse lui era l’unico che poteva dare quella notizia scioccante a Shiori.
Scrisse una veloce nota, in cui diceva al ragazzo che sperava di tornare il prima possibile, ma che gli allenamenti erano più impegnativi del previsto. Poi, la legò alla zampa del falco, che volò via. Il Tricoda lo guardò curioso, ma il Copia-ninja non commentò. Tornò a chiudere gli occhi e a concentrarsi sulla meditazione.
Il biju stava infondendo chakra lentamente, ma in maniera costante dentro di lui, e il jonin doveva riuscire a non farsi sopraffare da quella forza. Doveva tentare in parte di assimilarla e in parte di rimandarla al mittente. Alle volte ce n’era talmente tanta che era addirittura svenuto. Certo stava diventando più bravo. Da quando Gai se n’era andato una settimana prima era migliorato parecchio. Quando Kakashi fu finalmente in grado di passare all’altra riva, Isobu aveva dato ad entrambi un nuovo compito.

 
Si era allenato a lungo, dopo i suoi scontri con il Tricoda. Forse era finalmente in grado di arrivare sull’altra sponda del lago. La mattina in cui decise di tentare il tutto per tutto minacciava pioggia. Dopo una buona colazione si stiracchiò e fece un po’ di stretching per preparare i muscoli.
Gai lo guardava interessato, sapeva benissimo che l’amico era pronto a dar battaglia. Si sedette con la schiena contro un grosso faggio, pronto a godersi lo spettacolo. Kakashi aveva allenato il suo occhio duramente in quei giorni ed era sicuro che ce l’avrebbe fatta.
Il Copia-ninja si avvicinò al demone, mentre una leggera pioggia cominciò a cadere, ma un temporale minacciava di abbattersi su di loro. “Sono pronto” gli urlò”, mentre questo usciva dall’acqua provocando delle piccole onde. Il jonin si tastò la ferita sul petto che si era procurato il giorno prima. Non era di certo guarita, ma era deciso ad arrivare alla fase successiva dell’allenamento e ce l’avrebbe fatta a tutti i costi. Si voltò verso l’amico che alzò il pollice nella sua direzione, incoraggiandolo. Doveva sbrigarsi. Doveva farcela. “Forza, ragazzino! Fammi vedere cos’hai in serbo per me oggi”, lo incitò il demone. Senza farselo ripetere due volte, Kakashi prese a correre sull’acqua nella direzione del biju.
Isobu scagliò contro di lui una versione attenuata della Bijuudama. Il jonin si lanciò verso destra deviandola prontamente e nel frattempo evocando delle copie. Lasciò andare avanti loro, mentre con la mano sinistra alzava il copri fronte che gli copriva l’occhio liberando lo Sharingan. Nel frattempo la pioggia cominciò a scendere con più forza, scivolando lungo il volto dello shinobi e annebbiando il paesaggio attorno a lui.
Il demone si liberò in fretta degli avversari, frustandoli via con le sue lunghe code. Erano di nuovo solo loro due. Kakashi evocò il Drago d’Acqua, che si scagliò contro il demone avvolgendolo. L’azzurro dell’acqua si mescolava con il rosso in un turbinio di colori, finché una palla nera e violacea non uscì dalla bocca dell’antica creatura. Era molto più potente della precedente. Kakashi era sempre più strabiliato dall’immenso potere del demone.
Attivò il Raikiri e immerse il braccio nel lago, indirizzando la scarica elettrica verso il demone, che venne colpito e intontito dalla scossa. A quel punto fece un balzo ritrovandosi sulla schiena dell’antica creatura. Bene quello era sempre stato il suo limite.
Le code del demone erano già pronte a colpirlo con tutta la loro forza. Era stato lanciato tante altre volte indietro nonostante tutti i suoi sforzi, ma stavolta non doveva succedere. Concentrò le sue energie sullo Sharingan. Era stato in grado di portare fuori dei piccoli sassolini ora doveva tirare fuori il grande masso che aveva nascosto proprio per quest’evenienza.
Richiamò le sue copie, forse sarebbero state sufficienti per tenere occupato il demone il tempo necessario. Il suo occhio sembrava non voler collaborare. Eh dai! Fino al giorno prima c’era riuscito! Di nuovo, le sue copie furono sbaragliate. Le code si avvicinavano a lui sempre di più, pronte a colpirlo per l’ennesima volta … Il masso apparve proprio sopra queste. Non era enorme ma era sufficiente per abbattere le tre bastarde a terra per qualche secondo.
E così fece. Il demone lanciò un ruggito che squarciò l’aria, ma lui lo ignorò. Con un balzo ricadde sull’acqua dall’altra parte del demone e corse. A grandi falcate raggiunse l’altra riva e si gettò a terra. La pioggia gli scivolava lungo i capelli, lungo il volto, lungo il corpo, martellando su quella ferita sul petto che ancora gli doleva, ma non gli importava.
Sdraiato con le braccia e le gambe aperte, cominciò ridere. Era sfinito, gli mancava aria nei polmoni e gli dolevano tutti i muscoli, ma non poté fare a meno di lasciarsi andare in quella risata liberatoria. Non era solo quello: erano anni che non si divertiva così combattendo. Gai l’aveva raggiunto, ma le sue urla di giubilo erano coperte dai tuoni e dallo scrosciare della pioggia.
Il demone si chinò su di lui. “Ce l’hai fatta, ragazzino.”
“Si … e … ora … è … arrivato … il … momento … di … passare … alla … fase … successiva …” constatò fra un sospiro e l’altro. “Ma … prima … sarà … meglio … che … voi … mi … guariate …”
Il demone fece uno strano suono gutturale, che i due shinobi ormai avevano imparato ad interpretare come una risata.
“Credevo che non me l’avresti mai chiesto. Testardo di un umano.”

 
Fu quel giorno che gli spiegò che la fase successiva era imparare a sopportare il flusso di un potente chakra e di non farsi sopraffare. Non fu facile. Le prime volte il Copia-ninja svenne, dopo meno di un minuto. Tutta quella potenza che fluiva in lui era insostenibile. Il demone gli spiegò che doveva solo cercare di lasciarsi tutto quello che lo circondava alle spalle. Doveva sentire solo sé stesso e la forza che entrava in lui, solo in questo modo avrebbe potuto in parte assimilarla e in parte contrastarla. Meditare era la soluzione migliore. E così aveva cominciato a migliorare.
Il terzo giorno riusciva reggere cinque minuti senza perdere i sensi. Fu quel giorno che il Tricoda diede quella strana missione segreta a Gai, che salutò Kakashi, dicendo che sarebbe tornato il prima possibile. Da allora era passato una settimana.
Il Copia- ninja sentì un’ondata di chakra più forte dirigersi verso di lui e la contrastò. Premette con il proprio chakra contro l’intruso e sentì che stava riuscendo a mandarla fuori, lontana da sé. O meglio riuscì in parte, perché l’attacco diede i suoi frutti e lui cadde a terra tremante. Almeno aveva smesso di svenire.
Complimenti, ragazzino. Non credevo che un moscerino come te potesse farcela in così breve tempo. Certo Shiori era un’allieva piuttosto sveglia, ma lei è … fatta di un’altra pasta.”
Kakashi si rialzò aiutandosi con le braccia e si sedette a gambe incrociate.
“Il messaggio che mi è arrivato parlava di lei. Suo nipote … ha scoperto qualcosa. Credo di voler tornare a casa il prima possibile. Qualunque cosa sia ha lasciato Shiakamaru sconvolto.” Si grattò il mento sotto la maschera pensieroso. Proprio non capiva cosa poteva aver scoperto di così terribile.
“Questi allenamenti sono importanti lo capisci, vero?”
“Si certo. Mi chiedevo solo … Non che io voglia farlo, ma … Come potrò passare queste conoscenze a lui?”
“Vedi il passaggio dal demone all’uomo è più complesso. Noi non possiamo padroneggiare questa tecnica, sarebbe troppo potere riversato in un solo essere vivente. Voi uomini, invece, siete i contenitori migliori. Riuscirai a tramandare la tecnica.” Spiegò con calma il biju.
“È per questo che Gai se n’è andato?” chiese. Non aveva fatto molte domande, sapeva che l’amico poteva cavarsela in qualsiasi situazione, ma era curioso.
Si, vedi … Mio padre insegnò ai demoni con un numero di code dispari il modo per preparare il tramite. Mentre ti stavi allenando nel fisico, io stavo già preparando il tuo corpo per la fase successiva, inviandoti chakra del mondo circostante. In sostanza ti ho riempito di energia naturale come …”
“Come in una sorta di tecnica eremitica.” Lo interruppe il Copia-ninja, ricevendo in risposta uno sbuffo, che provocò delle leggere increspature sulla superficie del lago. “Scusa. Non volevo interrompere.”
“Esatto come in una tecnica eremitica. Attualmente, invece, ti sto inviando quella parte di chakra che rende noi demoni diversi da voi. Il chakra antico e primordiale di questo mondo. Ora questo è un segreto che solo noi demoni con il numero di code dispari conosciamo. Però, il segreto sul potere e su come propriamente utilizzarlo … be’ mio padre quello l’ha rivelato solo ai demoni con il numero di code pari. In questo modo, nessuno di noi avrebbe saputo il segreto di questo potere in modo completo.”
“Quindi Gai è andato a cercare uno di questi demoni.”
“Esatto.”
Kakashi si sdraiò a terra guardando le prime stelle apparire nel cielo. Questi allenamenti lo stavano facendo diventare decisamente più forte. Poteva sentirlo chiaramente. I suoi muscoli erano tesi, si sentiva più vicino alla natura, gli sembrava di capire il mondo più chiaramente. Non si era sentito bene come in quelle settimane da tanto tempo. Isobu era un compagno silenzioso, ma anche interessante. Forse dopotutto gli serviva stare un po’ lontano da Konoha, dalla sua fredda casa, da … da sé stesso, Kakashi il freddo e spietato Copia-ninja, che girava per le strade del villaggio con sguardo corrucciato e indifferente al mondo esterno.
“A cosa stai pensando?” chiese il demone. Aveva preso l’abitudine di fargli quella domanda, e Kakashi, invece di mandarlo al diavolo come avrebbe fatto con qualunque altro impiccione, aveva deciso di rispondere.
“Forse non sono poi così adatto alla vita del Villaggio come credevo. Non fraintendermi, amo Konoha e i suoi abitanti e farei di tutto per proteggerli, ma … Ci sono poche persone con cui riesco a sentirmi veramente libero di essere ciò che sono. Qui, invece … tutto è più semplice.” Si sentiva in colpa solo a pronunciare quelle parole ad alta voce.
“Credo solo che tu sia troppo impegnato a salvare tutto e tutti che a volte ti dimentichi di goderti un po’ la vita.” Constatò saggiamente Isobu.
“Non è vero. Le sfide con Gai mi divertono. Non dirglielo però. I miei alunni mi danno soddisfazioni. Certo con Sasuke ho fallito, ma … E ci sono tanti altri amici …” esitò e osservò il demone che aveva assunto un’espressione corrucciata. “Si lo so cosa intendi. Intendi che comunque sto sempre a preoccuparmi. Sono sempre all’erta. C’è stato un tempo … Quando Lei era con me, in cui tutto il peso che avevo sulle spalle sembrava essere meno pesante. Era come se dividendoci i nostri problemi, questi diventassero più leggeri. Dopo che se n’è andata ho deciso che non avrei più permesso a nessuno di alleviare quel peso, perché ritrovarselo di nuovo tutto addosso all’improvviso … È difficile riabituarsi.” Una risata triste gli scappò dalle labbra. “Sono patetico.”
Il cielo ormai era trapuntato di stelle. Erano così luminose quella notte.
“Non credo sia così. Credo che tu abbia sofferto tanto nella tua vita. Forse più di quanto un esserino così piccolo sia in grado di sopportare. Devi essere fiero di ciò che sei diventato. Poche persone farebbero quello che stai facendo tu.”
“Poche persone sono così sfortunate da cacciarsi in un guaio dietro l’altro come se niente fosse.” Puntualizzò il Copia-ninja.
“Forse … Posso dirti una cosa però?” Il jonin annuì. “Sei destinato a qualcosa di grande. Shiori me lo diceva sempre ma non capivo cosa volesse dire. Ora mi è più chiaro. Tu puoi fare molto per questo mondo. Sai che odiare è inutile, cerchi solo la giustizia e questo … ti assicuro che servirà … In futuro serviranno persone come te per poter costruire un mondo nuovo.”
Kakashi chinò il capo in segno di ringraziamento. Però dubitava di essere il candidato perfetto, perché dopotutto lui ancora odiava. Non voleva ma lo faceva. In fondo, dopo tutto quello che aveva passato sarebbe stato strano non essere nemmeno un po’ arrabbiati, no? Fu rimuginando su queste cose che si addormentò. Fortunatamente gli allenamenti erano talmente duri che riuscì a dormire profondamente.
 
Stai battendo la fiacca, ragazzino?” la domanda del demone sembrò arrivargli da lontano.
“Non riesco a capire come contrastare tutto questo potere.” Ammise Kakashi che ormai ci provava da giorni con scarsi risultati. Certo non sveniva più, ma si ritrovava spesso a terra tremante e con gli occhi rivolti al cielo.
Sai ognuno ha il suo modo per affrontare la cosa. Forse tu non hai ancora capito qual è il tuo, ma … Shiori per esempio è riuscita a controllare più potere solo inglobando tutta la mia forza. Lei diceva che doveva capirmi.”
Il viso del Copia-ninja si contrasse. Non aveva nessun altro esempio da portargli oltre alla Nara? Però quello gli diede da pensare.
“Possiamo saltare l’allenamento oggi? Devo ragionare su una cosa.”
Certo, qualunque cosa ti possa essere d’aiuto.”
“Isobu-sama, va tutto bene?” chiese poi ad un tratto. Si era accorto che quella mattina il biju si stava comportando in modo strano.
Il demone agitò le code e rispose: “Si certo. È che anche io mi affatico per questi allenamenti.” Mentì.
In realtà, la sera prima un messaggio di Shiori l’aveva raggiunto. La donna era incinta proprio dello shinobi che stava davanti a lui. Ormai era al sicuro, ma non voleva dire niente alla sua famiglia. Non ancora almeno. Poi, capì perché Kakashi credeva che lei avesse un altro. Gli aveva raccontato una bugia per allontanarlo. Isobu doveva ammettere che si stava affezionando al moscerino e un po’ gli dispiaceva per lui.
Kakashi dal canto suo si stava concentrando nel capire come completare quest’ulteriore fase del suo allenamento. Il demone, mentre si allenava per arrivare sull’altra sponda del lago, l’aveva riempito con l’energia naturale. Quindi in quella forse c’era la soluzione. Non poteva assorbirla come in una tecnica eremitica, sarebbe andata ad aumentare l’afflusso di chakra dentro di lui, e di quello non ne aveva per niente bisogno durante l’attacco del demone.
Pensò per ore ad una soluzione, ma sembrava non volere arrivare. Gli sembrava di avere la risposta ad una domanda difficile sulla punta della lingua, ma che non volesse venire fuori. L’unica soluzione era non pensarci per un po’, lasciare che la risposta arrivasse da sola senza sforzarsi troppo.
“Isobu-sama, voi c’eravate quando l’Eremita ha fermato suo fratello, vero?” La creatura annuì. “Com’è stato?”
Il demone rimase in silenzio a lungo prima di rispondere. Lo shinobi arrivò persino a pensare che non glielo avrebbe detto.
“Hagoromo fece il necessario per fermare suo fratello. Era impazzito, sembrava impossibile da fermare. L’Eremita delle Sei Vie aveva deciso di farlo con le buone, di farlo ragionare, ma … Ha dovuto ucciderlo. Questa cosa lo ha distrutto. Lui non è più stato lo stesso da allora. Dovere uccidere una persona che ami ti cambia per sempre e Hagoromo, nonostante fosse un uomo potente, non era diverso da tutti gli altri umani.”
Kakashi non seppe cosa dire. Era chiaro che il vecchio saggio non fosse stato l’unico a soffrire quella perdita.
“Voi ci tenevate a lui? Ad Hamura intendo.”
“Si, non era nostro padre, ma era sempre stato gentile con noi. Ora scusa, ma non ho più voglia di parlarne.” Il demone sprofondò lentamente sott’acqua e lasciò l’uomo solo sulla riva.
 
“So che hai paura di lasciarti andare, ma non puoi rinchiuderti in te stesso.” Commentò Minato. Era terrorizzato che il suo allievo stesse lasciando l’intero mondo fuori. Aveva appena abbandonato l’ennesima squadra Anbu, nessuno riusciva a sopportare di averlo accanto a lungo.
“Non mi fido di nessuno, sensei. Sono tutti un branco di idioti.” Spiegò con sincerità l’allievo. Era stato convocato nell’ufficio dell’Hokage dopo una tra le sue missioni meglio riuscite, però non aveva ricevuto complimenti, solo rimproveri. E questo perché? Perché i suoi compagni di squadra non erano in grado di mantenere il passo con lui.
“Se fossi stato qualcun altro ti avrei già cacciato dalle Forze Speciali.”
“Non dovrebbe fare dei favoritismi.” Fece altezzoso il ragazzo.
“Kakashi!” lo redarguì. “Mi spieghi cosa devo fare con te? Voglio solo il meglio per te, ma sembra che tu non voglia la stessa cosa.”
“Mi faccia lavorare da solo. So che c’è una kunoichi che già lo fa. La Nara con i poteri che spaventano tutti.”
“No.”
“Perché?”
“Perché voglio che tu torni a fidarti delle persone, che ricominci a circondarti di amici.”
“Ho lei e Kushina-sama, mi basta.”
“Non basta a me. Kakashi devi fidarti delle tue capacità di leader. Credo che al momento tu sia bloccato. Hai paura di fare ciò che devi, perché hai paura di vedere a cosa potrebbe portare. Kakashi, non devi farti bloccare dalla paura.”

 
Il Copia-ninja si svegliò di soprassalto. Era tanto che non sognava il suo maestro. Ricordava ancora quel giorno. Fu allora, che dopo una lunga chiacchierata, Minato gli ordinò di badare a Kushina perché era incinta. Sapeva perché gli era tornata in mente quella conversazione: era perché anche allora come in quel momento aveva paura. Allora aveva paura di perdere altri compagni di squadra, mentre ora temeva che se avesse appreso le tecniche che gli venivano insegnate, alla fine, avrebbe dovuto usarle. Ecco perché la risposta alle sue domande rimaneva sulla punta della lingua, ecco perché non riusciva a migliorarsi.
Appoggiò la schiena all’albero più vicino e chiamò Isobu. Era notte fonda, una bella luna piena illuminava il cielo e si rifletteva nel lago. Il demone risalì dal fondale e si avvicinò alla riva.
Cosa succede?” domandò con voce stanca.
“Voglio provarci, ora.”
Davvero? Non pensavo che me l’avresti chiesto nel bel mezzo della notte.”
“Meglio farlo ora, che sono convinto della mia scelta.”
Il biju annuì. Così il ninja dai capelli argentati si mise a meditare, mentre il Tricoda ricominciava a bombardarlo di chakra. Kakashi aveva capito che doveva pensare alla sua come una tecnica eremitica al contrario. Non doveva assorbire l’energia naturale, ma distribuire sulla natura tutta quella forza che gli veniva inviata. Si accorse di poterlo fare senza troppi problemi, poiché, grazie all’energia naturale inviatagli dal demone, poteva sentire perfettamente il chakra naturale attorno a sé.
L’energia del demone cominciò a premere sempre di più su di lui. Isobu non si stava risparmiando stavolta. Aveva capito perfettamente che Kakashi sarebbe stato in grado di contrastarlo e non gliel’avrebbe resa facile.
Il Copia-ninja usò il suo chakra come un gigantesco muro che spingeva e spingeva l’intruso. Poi, con cautela, prese quell’energia e la redistribuì sui fiori, sulle piante e sui piccoli animaletti nella foresta. Isobu era fiero di lui, ma sapeva che aveva bisogno di maggiore allenamento. Quindi gli lanciò contro un’ulteriore ondata di chakra, che costrinse lo shinobi a chiedergli di fermarsi.
“È … andata … meglio …” commentò con il fiatone.
Si, ragazzino. Direi che finalmente ci siamo.”
 
Giorni dopo, quando ormai Kakashi era in grado di usare le nuove conoscenze alla perfezione, il vento portò con sé un paio di nuovi odori. O meglio, uno era l’odore di Gai, mentre l’altro … Il ninja dai capelli argentati conosceva quell’odore, inoltre ormai aveva capito chi il suo amico fosse andato a chiamare.
Gai e Killer Bee furono presto di fronte a lui, entrambi con un sorriso a trentadue denti. Il Verde stava asfissiando l’amico con mille domande, cercando allo stesso tempo di spiegargli quello che gli era accaduto in quelle settimane d’assenza.
“Credo che per me sia arrivato il momento di tornare a Konoha. Mi dispiace Kakashi, ma questa cosa sta prendendo tempo e …”
Il Copia-ninja posò le mani sulle spalle dell’amico.
“Te lo stavo per chiedere io. Insomma, c’è bisogno che a Konoha ci sia almeno uno di noi due. Poi, ho bisogno che tu dica a Tsunade che mi serve ancora un po’ di tempo.” Gli sorrise. “I tuoi ragazzi avranno sicuramente bisogno di te.” Aggiunse infine per dimostrargli che lo capiva. Gli occhi del moro cominciarono a brillare per le lacrime. Kakashi alzò gli occhi al cielo. “Ora non esagerare come al solito!”
Il ninja della Nuvola, invece, teneva le braccia incrociate sul petto, le gambe divaricate e il suo sguardo fisso sul lago, mormorando tra sé e sé.
Presto il suo sguardo si incontrò con quello del Tricoda e per un momento parve che tutto attorno a loro fosse rimasto muto. Persino Gai si era zittito. Il Jinchuriki cominciò a trasformarsi divenendo sempre più grande, raggiungendo l’altezza di Isobu. Al posto del robusto shinobi ora vi era un demone, con il corpo di un polipo e il volto di un toro con due enormi corna. Era chiaro che i due demoni stessero comunicando telepaticamente, anche se ai due minuscoli umani non era consentito sentire quello che si stavano dicendo.
 
Isobu era contento di rivedere il fratello e per di più di vedere che non si sentiva poi così in trappola, nonostante fosse chiuso dentro al ninja della Nuvola. Lo shinobi era una presenza a dir poco ingombrante ma Gyuki sembrava esserci affezionato. Dopo un primo momento di convenevoli, avevano preso a parlare della ragione per cui erano lì.
Sei sicuro che questo ragazzino sia in grado di contenere e soprattutto di usare questo potere?”
So che sembra minuscolo, ma è forte. E poi, la sai la regola, solo qualcuno che ama il possessore del potere di vita o di morte può fermarlo.”
Lo so, ma non voglio che le conoscenze di nostro padre vadano sprecate.”
Lui è adatto. Conosco la persona che possiede il potere e, al mondo, non c’è nessuno che l’ama più di lui.”
Che mi dici del cuore puro? Quest’uomo non …”
“Yo! Se posso dire quel che penso, non credo che questa storia del cuore puro abbia senso.”
Bee, per favore, lascia fare a me.”
Isobu guardava i due con espressione stranita.
“L’amore e l’amore. Che c’entra com’è il tuo cuore.” Fece serio il Jinchuriki. “Potrei scriverci una canzone. Eh che ne dici, Gyuki-san?” aggiunse poi, ignorando completamente la serietà della situazione.
L’Ottacoda alzò gli occhi al cielo. “Se dobbiamo ascoltare Bee, l’amore è l’amore. Quindi dovrei lasciarmi tirare dentro a questa faccenda.”
Sono felice che il tuo Jinchuriki sia dalla mia parte, credo che abbia accelerato le cose.” Commentò Isobu divertito.
Non sai quanto sia fastidioso. Comunque sei sicuro che il ragazzo porterà a termine il suo compito quando arriverà il momento.”
No, ma se lo fossi stato, non sarebbe stato la persona giusta a cui consegnare il potere, no?”
Gyuki sbuffò. Perché tutte le fatiche dovevano capitare a lui?
 
Kakashi vide il gigantesco Ottacoda girarsi verso di lui e guardarlo dritto negli occhi.
A quanto dice mio fratello, impari in fretta. Sappi però che io sono un maestro più severo.” La sua voce era molto più profonda di quella del Tricoda.
“Biju-sama, sono pronto.” Affermò il ninja determinato.
Bene, allora diamo inizio alla prossima fase.”
  
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