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Autore: Zest    11/01/2016    5 recensioni
Hogwarts è stata colpita al cuore ed ora giace come un rudere qualunque vicino alla Foresta Proibita. Voldemort siede, tronfio, al Ministero.
Di Hermione non se ne ha più traccia da anni, ma il suo corpo non è stato mai trovato.
E i sopravvissuti devono fare i conti con i loro incubi... che spesso non sono rappresentati dal loro nemico...
Genere: Dark, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Voldemort | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Other Ending'
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INIZIO


Non sai cosa possa significare.
Sovraccarica di soverchianti input provenienti dal mondo esterno.
Ti alzi.

Si alzò, dopo così tanto tempo che non aveva avuto un corpo, oppure così poco…
In quella radura Voldemort si alzò in piedi, avvertendo un potere mai percepito. Ghignante alzò le mani al cielo, portandole poi lentamente verso la terra. Lentamente l’erba attorno a se cominciò vistosamente ad appassire.
Portò lo sguardo ai suoi servitori, due morti, solo uno vivo.
- Il marchio che ci ha imposto è cambiato, mio Signore… -
Sul braccio spiccava nero il marchio, completamente ricoperto da rune sconosciute.
Voltemord esultò, con la sua trasformazione aveva cambiato anche tutto il suo esercito, li veva resi diversi anche loro.
- Solo i servitori migliori potevano seguirmi in questa nuova vita - sibilò compiaciuto osservandosi la pelle diafana ricoperta da solchi nerastri.
Il Mangiamorte sorrise in una smorfia terrorizzata. 
Che cosa era diventato quell’uomo, che cosa li aveva fatti diventare.
***

Mai.
Non l’aveva pensato mai nemmeno per un secondo.
Di poterle sopravvivere, di doverla vedere così.
Andrea era ferma lì, a pochi metri da lui. Immobile
Dannatamente, orrendamente immobile.
Dio no, per piacere no.
Chris gemette e si alzò tremante in piedi.
- No, no, no, no… - sussurrava, quasi più a se stesso che in una vera preghiera.
Avvertì qualcosa muoversi poco lontano. Dovevano andarsene e alla svelta.
Si avvicinò alla donna, ammirandone i lineamenti e quei capelli crespi color paglia.
Il suo udito finissimo percepì il rantolo lontano di un respiro.
Quasi svenne dal sollievo, sostituito subito dopo dalla decisione: dovevano andarsene, nascondersi.
Chris afferrò la donna e corse nella foresta addentrandosi.
L’avrebbe protetta ad ogni costo.
***

Ginny si alzò.
Si guardò attorno cercando di elaborare quello che era appena successo.
Il suo sguardo incontrò la figura di Abel chino su Gil ancora accartocciata su se stessa.
- Cosa è successo? - la figura fumosa di Van Helsing la fissava triste
- Cosa è successo - ripeté Ginny
- E’ successo che abbiamo fallito - le rispose Cassandra materializzandosi dietro di lei
Van Helsing chinò lo sguardo afflitto.
Lentamente da dietro la una figura Ginny vide Luna lentamente camminare verso di loro.
- No… - sussurrò disperata.
- Dobbiamo andarcene - decretò Abel avvicinandosi tenendo Gil in piedi a fatica
Cassandra annuì.
- Andiamo al vecchio rifugio -
La smaterializzazione fu doppiamente stancante per tutti.
- Ho mandato un messaggio a tutti gli altri, stanno venendo qui, riposiamoci - le parole di Cassandra risultavano aliene.
Come era potuto succedere… non… era impensabile, non ricucivano nemmeno a concepire un’idea del genere.
Avevano fallito?
Voldemort era riuscito a passare il varco, a diventare un essere a metà tra i due mondi?
Avevano perso davvero u tutta la alinea?
Ginny si guardò attorno, quella casa sapeva di ricordi.
Era da più di tre anni che la usavano come rifugio.
Van Helsing le mormorò parole di conforto nella testa, ma un boato la riscosse.
Charlie aveva spalancato la porta con un calcio, il viso stravolto dalla disperazione.
- COSA E’ SUCCESSO? -
Teneva in braccio un’esanime Daphne.
- Stavamo volando da voi quando si è afferrata il braccio ed è caduta dal drago, non so cosa… - la voce dell’uomo era disperata, scossa dal terrore e dai singhiozzi.
Cassandra si precipitò dalla ragazza, impose le mani e la fece levitare fino al divano lì vicino.
- Voldemort ha passato la barriera, e se lui è mutato, tutti coloro che hanno il marchio nero ne hanno risentito - spiegò preoccupata la proiezione
Charlie barcollò sotto il peso di quell’informazione
- E… e quindi? Daphne? - sussurrò
Cassandra chiuse gli occhi appoggiando i palmo della mano sulla fronte della giovane donna.
- E’ viva, ma debole… dobbiamo portarla a Ninegard, forse solo così riuscirò a salvarla. - decretò seria riaprendo gli occhi.
Charlie annuì spaventato, mentre la fiamma della speranza guizzava dentro di se.
La proiezione scomparì dopo aver dato al rosso le coordinate di smaterializzazione.
L’uomo prese in braccio Daphne, guardandola come se fosse la cosa più delicata e preziosa del mondo.
- Resisti piccola - le sussurrò.
Poi si smaterializzò.
Ginny fissò vacua il punto da cui era sparito il fratello.
Luna rientrò nel salone con una tazza di the in mano.
La rossa distolse lo sguardo per posarlo sulla sua figura.
C’era qualcosa che la turbava, qualcosa che non le tornava…
Aggrottò le sopracciglia..
Il marchio nero, i Mangiamorte, Voldemort che si è trasformato…
Il marchio nero.
- Oddio mio… - sussurrò in preda al terrore ed alla disperazione
- Cosa? - Abel la fissò
Ginny piantò i suoi occhi in quelli dell’uomo
- Il marchio nero trasforma tutti, ed uccide chi non è forte abbastanza, Voldemort trasformandosi ha cambiato i suoi servitori - ragionò ad alta voce, con orrore sempre crescente
- Draco, Theo, Piton… - elencò 
- Che ne è stato di loro? -
I presenti in quella stanza si guardarono, non sapendo che rispondere, temendo il peggio.
Non sapendo se nell’orrore e nell’angoscia di quel pensiero augurarsi la loro morte o la loro trasformazione in mostri.
***

Voldemort si voltò verso l’arco di pietra, lo osservò pensieroso.
Doveva, voleva distruggerlo si o no?
Ghignò.
No. 
L’avrebbe lasciato così com’era.
Avrebbe potuto sfruttarlo ancora.
Fece un cenno al suo servitore, che ansimava ancora per la trasformazione, visibilmente provato.
- Andiamo, il mio nuovo esercito mi aspetta - disse solamente
E si smaterializzarono.
***

Primo errore.
Tirarla di nuovo fuori.
Osservò la bacchetta, quel pezzetto di legno che una volta valev così tanto per lui.
- Non hai mantenuto la promessa Granger - sussurrò  se stesso
- O meglio, non sei riuscita a mantenerla -
Un sorriso mesto lo scosse.
Guardò fuori dalla finestra, la gente di Sydney era sempre così piena di vita.
Si era trovato sveglio dopo essersi dimenato tra le coperte. Era notte fonda ma la sua strada era ancora piena di gente. 
Secondo errore.
Aveva sognato di fare ancora magie. 
Che sciocco.
Blaise scosse la testa mentre gli occhi gli si inumidivano.
Si sentiva strano quella sera.
Le mani gli formicolavano.
Era passato così tanto tempo.
Ormai era lontano da tutto e da tutti, stava cominciando ad abituarsi alla vita tranquilla e straordinaria dei babbani.
Fissò di nuovo la bacchetta.
Chissà se si ricordava ancora come fare un incantesimo.
Terzo errore.
Fissò il portacandele in feltro sopra il finto camino.
E un po’ per gioco, un po’ per finta e un po’ per antica speranza, agitò l bacchetta per aria nel vecchio movimento.
Agitare e colpire.
Wingardium Leviosae -
Il portacandele cadde dalla mensola.
***

Spalancò la bocca in un singulto affamato d’aria.
L’uomo rantolò nel suo studio.
Piantò il palmo della mano per terra, dove era crollato bocconi pochi momenti prima scosso dagli spasmi, nel tentativo di alzarsi.
Che cosa aveva fatto quello sciagurato. 
Li aveva condannati.
Che cosa era diventato?
Non lo sapeva nemmeno lui.
Respira, si disse mentalmente.
Malfoy e Nott. 
Doveva vedere come stavano.
Il corpo vecchio protestò sotto lo sforzo.
Lentamente si portò carponi e si aggrappò alla scrivania aiutandosi ad alzarsi.
Si portò indietro i capelli neri striati di grigio.
Severus chiuse gli occhi, cercando di regolarizzare il battito.
Se era cambiato, era diventato più forte dato che era riuscito a sopravvivere alla trasformazione.
Si concentrò sulla sua occulmanzia.
- Per te Lily, questo non è il mondo che avresti voluto - mormorò piano
Con passo via via sempre più deciso si raggiunse la porta.
Posò la mano sulla maniglia.
Doveva trovare quei due.
L’ordine aveva fallito.
E dovevano riunirsi per decidere cosa fare, smettere di lottare era impensabile.
Non l’avrebbe permesso.
***

Nella radura era rimasto solo l’arco, che placido muoveva i suoi drappi ad un vento non esistente.
Ma quando venne colpito da vera brezza, riccioli di polvere nera si sollevarono dalla terra attorno a lui e dalle sue pietre.
Lentamente le piccole particelle vorticando lente andarono a costituire una figura, due figure.
I lineamenti rimasero abbozzati.
E’ più difficile di quanto ricordassi - una voce bassa che non proveniva da nessun luogo sibilò rimbombando su pareti inesistenti.
- Ci abitueremo. Dobbiamo andare in un posto sicuro, per avere tempo, per ricomporci - rispose un’altra voce eterea e un po’ più alta di tonalità.
L’ombra più grande fremette
Andiamo a casa -
Quella più piccola alzò ciò che poteva sembrare un mano e un rigagnolo di fumo nero si staccò da lei
- Torna da lei, ti sta aspettando - sussurrò al ricciolo, che con un guizzò si lanciò nel cielo.
Si rivolse poi all’altro
Si, andiamo a casa -
Silenziose si librarono in aria.
Una delle due però si arrestò, e osservò l’arco dall’alto.
- E’ pericoloso -
Fanne quello che vuoi - ribatté l’altra figura
- Ma non possiamo distruggerlo - ragionò la figura minuta, poi, come colpita da ispirazione si avvicinò all’arco, toccandolo.
Rimase così immobile per pochi secondi, poi si rialzò in aria 
Andiamo -
- Che hai fatto? - domandò l’altra curiosa
- Ho espresso un desiderio, non sai che non noi possiamo distruggere quella casa - spiegò l’immagine piccola
- Non ho capito, ma ok, andiamo ora, mi mancano i miei luoghi - decretò la voce bassa 
Si -
At vero convenit in caussa gravi et nobili modum adhibere defensionis aeque nobilem et gravem, quem ultra progredi non oportet.
Quelle parole sussurrate continuarono a rimbombare fra le pietre. 
Di colpo la brezza cessò, ed una cappa d’aria immobile calò sull’arco.
***

Note dell’Autrice.

Scusate, davvero…
Dopo quasi due anni torno qui.
Non so con che faccia mi ripresento qui, a continuare questa storia abbandonata da tempo.
Ma deve essere finita, per rispetto a voi.
Se vorrete recensirla ne sarò onorata, se non riceverò nulla capirò, ma continuerò ad aggiornarla.
Ho avuto due anni tremendi e ci siete andati di mezzo anche voi, che leggevate ed apprezzavate questa storia. 
Per voi la continuerò e la finirò.
Grazie, le vostre vecchie recensioni mi hanno aiutato a riprenderla in mano.
Zest.
   
 
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