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Autore: Roscoe24    12/01/2016    0 recensioni
"Devi promettermi che qualsiasi cosa ti sembrerà strana, mi chiamerai immediatamente. E io arriverò il prima possibile."
Era stato lui a dirglielo, quel giorno di sei anni fa quando si erano salutati.
"Promettimelo."
Lei aveva promesso, senza capire bene a cosa potesse riferirsi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Talia è seduta di fronte ai fratelli e stringe in mano la sua tazza piena di caffè. Ne prende un sorso prima di cominciare a parlare. Ora che ci pensa, anzi che il caffè avrebbe dovuto preparare una camomilla, almeno le avrebbe steso i nervi anzi che aumentare la sua agitazione. Dettagli.
“È cominciato tutto quattro giorni fa..” comincia, prendendo un altro sorso di caffè “..Dal retro del negozio provenivano degli strani rumori così sono andata a controllare. Era già capitato in passato e spesso erano ratti che venivano a mangiare nella nostra spazzatura, ma che andavano comunque cacciati visto che rischiavano di entrare nel ristorante.” Non se n’è resa conto, ma ha iniziato di nuovo a tremare. Capisce che il suo corpo è scosso dai brividi quando Sam le poggia una mano sulla sua, avvolgendola quasi del tutto e lei, istintivamente, si calma. Quel contatto la riporta indietro di anni, quando lei aveva i suoi problemi e lui l’ascoltava sfogarsi. Finiva sempre per stringerla forte a se e dirle che tutto si sarebbe sistemato. Sam ha sempre avuto un effetto rassicurante, su di lei. Se lui le diceva che tutto sarebbe andato bene, lei ci credeva. Si rilassa un po’ e i brividi cessano, così prosegue.
“La prima volta ho visto Jeremy Allen, il mio capo, chino su un mio collega, Adam Moore. Adam era nuovo, era arrivato da si e no una settimana, non aveva una bella storia alle spalle: faceva uso di droghe ed era persino stato in galera 2 anni, per spaccio e possesso illegale di sostanze stupefacenti. Per questo, comunque, non meritava di morire. Continuava a ripetere che questo lavoro era la sua seconda occasione, che avrebbe smesso di deludere la sua famiglia e si sarebbe guadagnato da vivere come una persona onesta..” la sua voce si incrina, gli occhi le si riempiono di lacrime che tenta di ritrarre, ma nonostante gli sforzi, una più svelta delle altre le riga la guancia destra. Se l’asciuga in fretta. Tira su con il naso e riprende: “La seconda vittima è stata Melissa Bell. Lei lavorava al Tasty Food da un mese, aveva finito da poco la scuola e stava cercando un lavoretto temporaneo prima dell’inizio del college. Lei e Adam avevano legato molto, probabilmente perché lui vedeva in lei tutto ciò che non era mai stato prima del suo cambiamento: pulito, onesto, fresco. Melissa era così giovane..” la sua voce spezzata, ridotta ad un sussurro roco. Le lacrime ormai incontrollabili che scendono silenziose. Li conosceva da poco, ma considerava quei ragazzi degli amici e pensare che avessero fatto una fine così brutale le faceva attorcigliare lo stomaco dal dolore e della rabbia: nessuno merita di morire così, non così giovani, non come se fossero degli animali da macello.
Alza lo sguardo sui due fratelli che fino a quel momento l’hanno ascoltata senza proferire parola. Si scambiano un’occhiata furtiva e Dean fa un cenno d’assenso con la testa a Sam, come se avesse dato il permesso a quest’ultimo di fare una cosa che silenziosamente gli aveva chiesto.
“Hai notato se la sua bocca fosse.. strana?” domanda Sam.
Talia annuisce con vigore. “La prima volta credevo di aver visto male, ma la seconda ne sono stata certa: la sua bocca gli ha coperto tutta la faccia ed era piena di zanne.”
Sam e Dean all’unisono si appoggiano allo schienale della sedia. Dean incrocia le braccia al petto.
“Sono loro.” Dice.
“Sono loro.” Conferma Sam. “Ma perché sono qui? E soprattutto perché farsi notare?”
“Non ne ho idea. Magari c’entra con la questione della carne nei ristoranti!” ipotizza Dean “Avete inserito un nuovo panino, ultimamente?” domanda diretto a Talia.
“Si. Sinceramente, non capisco come la gente possa trovare appetitosa una pressata di tre volatili diversi, ma quel panino è richiestissimo!”
Sam ridacchia, guardando suo fratello, mentre Dean invece lo fulmina, risentito. È un errore che risale a settimane fa, non è forse ora di passarci sopra?
“Tu?” domanda Talia, indicando il maggiore dei fratelli, il quale, non capendo, si indica a sua volta e dice: “Io, cosa?”
“Tu hai mangiato quel panino!” deduce Talia.
Dean alza gli occhi cielo: ci mancava solo ricevere la predica dall’amichetta sexy di Sammy.
“Avevo fame, ok? Ed era buono!”
“Si, ma ti ha quasi avvelenato!” puntualizza Sam.
“Lo sapevo che c’era qualcosa che non andava in quel coso!”
Entrambi i fratelli la guardano, incuriositi.
“Si, insomma.. conosco un ragazzo che viene spesso al locale e prendeva sempre questo panino.. più ne mangiava, più si rincretiniva era come se cominciasse a perdere il senso della realtà, come se non gli importasse più di nulla, avevo paura che fosse effetto dei tre volatili pressati, sapete, che fosse una specie di virus, così l’ho convinto ad uscire insieme, ho fatto in modo che si ubriacasse e che vomitasse tutto. È stato così male che se gli nomino ‘panino’ e ‘vodka’ nella stessa frase torna verde!”
“Sei sveglia, ragazza, complimenti!” afferma Dean, colpito. Quella ragazza sa il fatto suo.
Talia a quelle parole, abbassa lo sguardo sulle sue mani e arrossisce violentemente. Non l’avrebbe mai ammesso ad anima viva, soprattutto perché il contesto le sembrava alquanto inopportuno, ma trovava Dean davvero bello. Forse erano i suoi occhi verdi, o le sue labbra piene, o forse le sue spalle larghe – o forse tutto l’insieme.
Si schiarisce la gola, sentendosi come un’adolescente stupida – non ha più l’età per arrossire come una ragazzina al primo complimento, pensava di aver superato quella fase della sua vita, e invece..
“G-grazie.” Si trova a balbettare.
Dopo aver recuperato la sua stabilità mentale, si trova a chiedere ciò che l’attanaglia di più: “Cosa sono questi esseri? Insomma, voi mi credete e non sembrate nemmeno tanto scossi.”
Sam e Dean sospirano.
Talia inizia a pensare che la loro sincronia sia strana. Ma in una maniera tenera.
“Leviatani.” Risponde Sam.
“Leviatani?” chiede Talia “Quelli della Bibbia? Non erano rappresentati come mostri marini?”
I fratelli la guardano confusi. Non hanno la minima idea di cosa stia parlando.
“Cosa?” domanda Dean.
“Nell’Antico Testamento i Leviatani sono descritti come mostri marini dall’incredibile forza, nessuna creatura sulla Terra è pari a loro e tutti li temono, sono come re su tutte le bestie più superbe. Allegoricamente parlando, rappresentano il caos primordiale, la potenza priva di controllo. Biblicamente parlando, invece, rappresentano l’espressione della volontà divina e sono simbolo della potenza del Creatore.”
Dean la sgrana gli occhi e rimane momentaneamente perplesso. Quell’atteggiamento gli ricorda tremendamente qualcuno: Sam. Non fa fatica a credere che siano diventati amici.
“Si può sapere come fai a saperlo?”
Lei lo guarda e risponde ovvia: “Leggo.” Aggiunge anche un’alzata di spalle.
“La Bibbia.” Afferma lui, come se fosse assurdo che qualcuno di propria volontà leggesse un simile libro.
“Si, potrà sorprenderti, ma è un libro anche quello.” Commenta lei, sarcastica.
Sam ridacchia, divertito dall’espressione risentita che si stampa sul viso di suo fratello a quelle parole.
Anzi che ribattere, però, Dean guarda suo fratello e i due iniziano una nuova conversazione silenziosa fatta di sguardi che non promettono niente di buono.
“Tal, devi venire con noi.” Comincia Sam.
“Dove?”
“In un posto sicuro.” Conclude Dean.
Lei passa lo sguardo da uno all’altro dei ragazzi, convinta che le dicano da un momento all’altro che è uno scherzo.
“N-non posso.”
“Perché? Perché qui c’è la tua casa? Ci sono i tuoi cari?” sbotta Dean. Proprio non sopporta quando fanno le scenate. Loro propongono a delle possibili vittime di salvargli il culo e puntualmente queste trovano delle scuse assurde.
L’espressione di Talia si incupisce, Sam lo nota e tenta di fermare suo fratello sul nascere prima che possa peggiorare ulteriormente le cose, ma Dean non lo ascolta.
“Li avvertirai! Dirai loro che devi partire e metterai le tue chiappe in macchina! Ti rendi conto che quel mostro ti ha vista, vero? Fa finta di niente perché non aspetta altro che il momento giusto per portarti in un vicoletto e fare di te la sua cena!”
La sua voce risuona in quella casa, come un’eco.
Talia sa che ha ragione, anche se avrebbe preferito glielo dicesse in un modo diverso. Stupido, arrogante, pallone gonfiato. In questo momento lo detesta. Vorrebbe solo prenderlo a pugni per quello che ha detto. Ha la boccaccia più larga di quel mostro e le ha fatto più male lui con quelle due frasi che il mostro se l’azzannasse davvero.
Si alza dalla sedia, meccanicamente raccoglie le tazze vuote e le mette nel lavandino. Le sciacqua velocemente e le mette al loro posto. Si volta nuovamente verso i fratelli, impietriti. Sam è il ritratto del dispiacere, probabilmente perché conosce la sua storia e conosce anche quel bastardo di suo fratello e i suoi stupidi modi. Dean, invece continua a fissarla con quell’aria da sergente, come se lei fosse un soldatino e lui stesse aspettando di vederla obbedire prontamente. Se non fosse una signora gli sputerebbe in faccia.
“Non devo avvertire nessuno, Dean. Sono tutti morti. Posso prendere almeno qualcosa o non ho diritto nemmeno a questo?” sibila, affilando lo sguardo.
Probabilmente, Medusa aveva la stessa espressione prima di pietrificare gli uomini che incrociavano il suo cammino, pensa Dean. Ok, forse è stato un po’ burbero, ma che poteva saperne, lui? Sam avrebbe dovuto avvertirlo! Lo sa che lui è impulsivo e non ragiona sulle cose, sa quanto lo faccia innervosire quando rifiutano di essere aiutati! Stupido Sam, doveva dirgli tutto!
Non risponde, la guarda semplicemente sparire nel corridoio con Sam alle calcagna. 
   
 
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