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Autore: InsertACasualUsernameHere    19/01/2016    1 recensioni
"Il delicato equilibrio sta per infrangersi ed una nuova guerra si sta affacciando lenta ed insidiosa, minacciando la fine della pace.
Ogni Re desidera il trono di Asgard.
Ogni popolo desidera la libertà.
Ognuno ha un ruolo, nella storia che sta per essere ricamata dalle dita delle Norne nella tela del fato."
Liberamente ispirata al Trono di Spade, con l'aggiunta di elementi della mitologia nordica e greca, spero possa interessare e piacere; grazie a chi leggerà e seguirà.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Loki, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thor
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ardevano le fiamme nel braciere di consumato ed arrugginito ferro, Ade osservò quelle graziose fiammelle danzare e dimenarsi prima di coprirle con le ruvide mani e pronunciare suoni gutturali e incomprensibili, di antiche lingue ormai dimenticate dai più.
Le fiamme mutarono forma e colore, divennero lingue blu che si muovevano sinuose, il loro moto produsse parole
-se il figlio del Re di Asgard vuoi trovare, la torre più alta del castello di Svartalfaheimr devi cercare e la Lady della nera luce incontrare-
un intenso calore avvolse la grotta quando le fiammelle implosero in scintille azzurre , per poi rinascere rosse e agitate come erano in origine.
Ade si lisciò l'affilato mento, assottigliando i piccoli occhi neri.
Un bagliore di ira gli infiammò le iridi, facendole risplendere di vermiglie scintille, animate dal sospetto della menzogna, serrò i pugni avanzando verso il Kunée e il confine che separava il suo regno dagli altri nove dispersi nell'universo.
Ricordò le parole con cui il defunto padre gli si rivolse, prima di bandirlo dall'Olimpo e relegarlo al sottosuolo, agli Inferi, “tu bruci nella fiamma della rabbia e dell'odio, di malsano ardore” così parlò il padre, giustificando la sua cacciata dalla casa degli Dei, giustificando quell'esilio in nome della protezione dell'Olimpo, ma non fu poi Ade a desiderare il Trono di Asgard.
Non fu Ade a marciare contro il Re dei nove regni in una disastrosa rivolta, disonorando il nome degli Dei dell'Olimpo.
Non fu Ade a subire la rovinosa sconfitta di una fallimentare ribellione.
Non fu Ade la rovina dell'Olimpo, bensì il padre e la sua cieca bramosia di potere.
Varcò il confine, assottigliando lo sguardo, carico dell'antico ardore per cui un tempo venne punito, avrebbe impedito al fratello di commettere gli errori del loro stolto ed orgoglioso padre.

Frigga stringeva la mano del marito, le lacrime le rigavano ancora il sottile volto quando Loki varcò le soglie della camera del Lord di Asgard.
Disteso sul dorato letto, circondato da un bagliore celestiale, giaceva il Re, perso nell'eterno sonno.
La madre corse tra le braccia del figlio, singulti ne animavano la figura.
-si ridesterà dal sonno-
sussurrò Loki, desiderando l'inverso, sentì la madre scuotere il capo
-innumerevoli ere ha vissuto-
mormorava Frigga, la voce rotta dal pianto
-mio adorato figlio, tuo padre sta morendo-
il Dio degli Inganni si lasciò sfuggire un sorriso trionfale, che mascherò non appena la madre lo liberò da quel disperato abbraccio, mai prima d'ora l'aveva vista tanto fragile.
-il regno è tuo figlio mio-
Frigga strinse le fredde mani di Loki
-il Trono di Asgard è tuo, ora-
il figlio deglutì, sentendo le pesanti porte aprirsi alle sue spalle.
Si voltò, seguendo i passi di un anziano saggio, tra le mani stringeva lo scettro dorato appartenuto al Lord e Re di Asgard, glielo porse chinandosi in segno di reverenza e rispetto, Loki afferrò quel prezioso manufatto stringendolo con avido desiderio
-renderò giustizia al Lord mio padre-
esclamò, studiando lo sguardo della madre.
Frigga annuì distratta, tornando a concentrarsi sulla figura del marito, inerme, disperso nel sonno eterno, in attesa della morte.
Un bagliore di narcisistica gloria illumino le fredde iridi del Dio degli Inganni, strinse il dorato scettro, lasciandosi alla spalle il giaciglio del morente Re dei nove regni.

Provò un'inebriante sensazione di potere percorrergli le membra quando sedette al Trono di Asgard, la sala vuota, nessuna guardia ad applaudirlo, nessuno figlio di Asgard ad onorarlo, il Regno era in lutto.
Immobile, il capo chino e le mani giunte al ventre, solo Sigyn assisteva alla gloria del Lord suo marito.
Aveva ancora le abitudini di una serva, non osava mai sollevare lo sguardo, attendeva il permesso del Lord per farlo.
-sei regina ora-
le ricordò Loki, la voce echeggio nell'ampia sala del Trono, Sigyn annuì muta
-e una regina è solita avanzare con fierezza ed eleganza-
la rimproverò il Dio degli Inganni, la Lady sollevò il capo lentamente, posando gli ambrati e malinconici occhi alla figura del nuovo Re di Asgard.
Sorrise triste assecondando la gioia del Lord suo marito.
Loki inspirò assaporando le sue fantasie di gloria divenire vivide e reali, si sollevò dal Trono lasciando ricadere al suolo il pesante mantello smeraldo ed avanzando con passo arrogantemente fiero all'esile figura di Lady Sigyn.
Le porse il braccio, come voleva la tradizione, per condurla al suo fianco
-ho qualcosa da mostrarti-
spiegò, senza aggiungere altro.
Sigyn non chiese, seguì il Lord suo marito lungo i dorati corridoi di quel vasto palazzo, si stupì quando comprese di essere stata condotta alla biblioteca imperiale.
Una piacevole sicurezza l'avvolse in un caldo abbraccio, aveva l'inspiegabile sensazione di aver già visitato quel luogo, molto tempo prima.
-hai memoria delle tue origini?-
chiese il Lord di Asgard, Sigyn scosse il capo, lo vide sollevare un pesante tomo dall'elegante ed elaborata rilegatura in pelle, tempestata di rubini, Loki ne aprì le delicate pagine ingiallite dal tempo
-non sei una figlia di Asgard-
spiegò, soffermandosi sull'immagine di un uomo dai lunghi capelli, del medesimo colore di quelli della Lady sua moglie, che deglutì studiando quell'immagine
-sei molto di più-
Loki le indicò il ritratto di quell'uomo dagli occhi ambrati, come quelli di Sigyn
-appartieni al nobile e antico popolo dei Vanir, lontani Dei predecessori degli Asi, si dice fossero nati dall'unione delle dieci lune, donati ad Asgard in qualità di saggi custodi, si narra che persino i figli della luce li invidiassero e che gli Asi li temessero con tale ardore da causarne la morte-
Loki voltò pagina, indicando la figura di un donna dai lunghi capelli argentei e occhi ambrati spenti e soli
-è scritto nella pagine della storia, fu Lady Tyr Vanir a garantire la salvezza del suo nobile popolo, donandosi in moglie al più valoroso dei guerrieri Asi, Buri il coraggioso, padre del Lord mio padre, ma pochi erano i Vanir ancora in vita ed in breve la nobile ed antica stirpe dei figli della luna cessò d'esistere-
il Dio degli Inganni osservò l'esile figura della Lady sua moglie, sorridendo mellifluo, voltò pagina, indicando l'immagine di un'altra donna, di rara bellezza, lunghi capelli argentei le ricadevano morbidi sino ai sottili fianchi, il volto era un ovale armonioso, gli occhi pepite d'oro che brillavano vivide, le labbra petali di rose vermiglie, la pelle baciata dal chiarore della pallida luna
-Lady Freya fu l'ultima discendente degli antichi Vanir, i soldati di Buri il coraggioso la risparmiarono, si narra rimasero ammaliati dalla pura bellezza di quella giovane fanciulla, un soldato, Ser Balder, accecato dal fascino di Lady Freya la nascose agli occhi di Asgard, crescendola in segreto, quando Borr il conquistatore, fratello del Lord mio padre, divenne Re dei Nove Regni, Ser Balder gli donò l'ultima erede dei Vanir in moglie, tale era la bellezza di Lady Freya che Re Borr ricoprì d'oro Ser Balder ringraziandolo per il gradito dono-
Loki inspirò, indicando un nome tra le righe
-Lady Freya divenne la prima Regina dei Nove Regni in seguito all'incoronazione del Lord suo marito, il matrimonio tra Re Borr e Lady Freya fu sterile, ma narrano gli antichi scritti di tre figli illegittimi, morti per mano del Lord di Asgard, ma gli antichi saggi dicono il falso, i miei occhi stanno ora osservando l'ultima erede dei Vanir, l'unica figlia rimasta di Lady Freya-
un sussultò scosse le spalle di Sigyn, deglutì, portandosi le mani alle labbra e scuotendo il capo
-sono solo una schiava-
mormorò tra lo stupore e l'inquietudine.
Il Lord di Asgard scosse il capo divertito, tornando ad indicare il ritratto di Lady Freya
-osservala mia Lady, sono certo tu sia in grado di notare l'incredibile somiglianza-
Sigyn si chinò ad osservare con maggiore attenzione, le tramavano le mani quando le poggiò alle antiche pagine, un brivido di paura la scosse, le sembrava di osservare il riflesso in uno specchio, indietreggiò concentrando lo sguardo al pavimento.
-perché?-
mormorò e Loki attese riponendo il pesante tomo
-perché mi avete mostrato tutto questo, mio Lord?-
bisbigliò, la voce strozzata dall'incertezza
-perché tu possa cessare di osservare il pavimento-
la voce del Dio degli Inganni era piatta
-e perché tu divenga Regina-
parole atone uscirono dalle labbra del Lord suo marito, lo vide lasciare la stanza, sospirò senza riuscire a trovare il coraggio necessario a dar voce ai suoi confusi pensieri.


Il messaggio della morte del Re di Asgard e dei Nove Regni giunse ad ogni Lord.
Quando si depositò tra le minute e tozze mani del Lord di Nidavellir, Vagnar gioi sollevando l'amata moglie e baciandole la fronte
-è giunta l'ora luce dei miei occhi-
esclamò in un'inopportuna euforia
-mia sarà la corna, mio il Trono di Asgard, miei i Nove Regni-
la donna lo osservò con occhi preoccupati, ma non interruppe i festeggiamenti del Lord suo marito, che ordinò gioioso
-mio fedele Fanar, convoca il Lord di Alfhemir con urgenza quest'oggi stesso-
il messaggero del Re dei nani chinò il capo, eseguendo l'ordine del suo Lord.
Un piccione dalle grige ali si levò in volo, stringendo tra le zampe la pergamena sigillata dalla bianca cera riportante lo stemma della nobile Casa dei Dvergr, un ragno intento ad intessere una tela.
Lord Vagnar seguì il volò dell'uccello finché poté, il sorriso vittorioso ancora dipinto in volto
-voglio che l'intera popolazione di Nidavellir festeggi al mio fianco, questa notte, l'arrivo della nostra era-
Ser Fanar annuì, lasciando il Lord in compagnia della Lady sua moglie.
Lady Lusil si portò al fianco del marito
-marito adorato ti prego solo di non riporre eccessiva fiducia nelle promesse del Lord di Alfhemir-
gli sussurrò, osservandolo con saggia apprensione
-ricorda ciò che fece al Lord suo fratello, lo tradì-
Vagnar sbuffò con arroganza
-non fu tradimento, ma la giustizia del regno, lo punì per l'errore che commise, fu suo fratello il traditore, non il Lord di Alfhemir-
si batté un pugno al duro petto, il volto contratto in una smorfia di disgusto
-Lord Egnor macchiò l'onore del suo nobile popolo, fornicò con la Regina, tradendo il Re di tutti noi e disonorando i Liosalfar, la Lady dei Vanir generò tre figli nascondendoli al Lord suo marito e ai figli di Asgard-
Lucil inspirò, socchiudendo gli occhi
-fu amore e il Lord suo fratello, Lord Daurin, gli promise protezione, ma li tradì condannandoli alla morte-
Lord Vagnar rise di cinico divertimento
-mia adorata moglie vivi nel cieco romanticismo, fu tradimento e Lord Daurin agì con onore-
lo sguardo del marito convinse Lady Lucil a desistere e lasciare decadere la discussione, ma il suo cuore tremò nel vederlo tanto bramoso di potere da non curarsi dei sui moniti.
Sospirò, sperando nella benevolenza e nella protezione degli antichi spiriti della Valle dell'oro.

Lord Daurin, accompagnato da un manipolo di guardie e dalla figlia, si portò al cospetto del Lord di Nidavellir, stringendo tra le mani la preziosa gemma della Valle dei nani.
-nobile sovrano di Alfhemir è per me e per il mio popolo un onore poterla accogliere-
le corte ed impacciate braccia di Lord Vagnar si allargarono in segno di cordiale benvenuto, scortò personalmente gli ospiti al tavolo delle trattative, in una sala ampia, dagli elevati soffitti, circondata da candelabri argentei e scaffali ricolmi di antichi e preziosi libri.
Il Lord di Alfhemir congedò le guardie, lasciando la figlia in loro compagnia, che storse il naso contrariata, ma accettò l'ordine del padre in un forzato mutismo.
Senza indugiare Lord Daurin lasciò roteare sulla liscia superficie del tavolo la gemma
-il Re di tutti noi è morto quest'oggi-
affermò, il volto indifferente e la voce piatta
-intendo marciare su Asgard tra otto notti e pretendo che i tuoi soldati siano pronti a seguirmi, quando l'ora giungerà-
Lord Vagnar si limitò ad annuire, gli occhi concentrati sulla trasparente e sferica figura della gemma, allungò una mano, ma venne fermato dalle parole del Lord di Alfhemir
-custodirò la gemma sino a quel giorno-
lasciò sparire l'oggetto dietro il palmo della mano
-una garanzia-
spiegò, studiando l'espressione del Lord di Nidavellir, un misto di rabbia e desiderio
-è necessario?-
soffiò irato
-puoi riporre fiducia nelle mie parole-
Lord Daurin sorrise fingendo candida ingenuità
-è solo una cauta precauzione, mio nobile alleato-
Lord Vagnar sbuffò, ricacciando l'impulso di strappargli la gemma dalle mani e si raddrizzò la corta schiena, che produsse un fastidioso rumore di vetri infranti.
-come intendete agire, mio Lord?-
chiese, poggiando i piccoli gomiti al tavolo che traballò lievemente
-all'alba del nono giorno gli ultimi giganti di fuoco marceranno sul Brifost, uccidendo il maggior numero di guardie imperiali e il custode del regno, il tuo esercito, mio nobile amico, avanzerà invece dal monte sottostante le mura del palazzo regale, distraendo le restanti guardie ed un numero sufficiente di soldati guidati dalla mia persona avanzeranno dall'altro lato, saccheggiando la città e oltrepassando le porte principali del dorato palazzo di Asgard, sarò io stesso ad uccidere l'usurpatore-
inspirò Lord Daurin, socchiudendo i grigi occhi
-in tuo onore-
fatica gli costò pronunciare quelle parole, fatica che camuffò abilmente riaprendo le chiare iridi ed osservando con falsa devozione il Lord di Nidavellir che batté con foga i pugni al debole tavolo
-mi piace!-
esclamò entusiasta
-e quando anche l'ultimo dei fedeli del defunto Re dei Nove Regni perirà io, Lord della Valle dell'Oro, figlio di Vubur della nobile Casa dei Dvergr, siederò al Trono di Asgard-
si batté le nocche al possente petto, facendo risuonare la spessa corazza in rosso metallo.

Una risata di perfida soddisfazione echeggiò nelle stanza del buio palazzo di basalto di Svartalfaheimr, Lady Tatie stringeva ancora tra le mani la piccola pergamena quando irruppe nella torre più elevata, Thor sobbalzò ritto in piedi, ergendosi a protezione di Jane.
-rilassa le indolenzite membra principe di Asgard-
sibilò acida la Lady dei Dokkalfar, allungando la pergamena al biondo Dio del Tuono
-avanti, prendila-
lo esortò, le iridi verdi splendevano di malvagio entusiasmo.
Thor afferrò quel foglio ripiegato, strappandolo dall'affilata mano di Lady Tatie, lesse con attenzione.
Gli azzurri occhi vibrarono di rabbia e dolore, stracciò la pergamena iracondo
-menzogne!-
urlò, lasciano ricadere ciò che restava del messaggio al suolo.
Lady Tatie rise sadica, avanzando di qualche passo, una luce violacea invase la stanza ed un cerchio luminoso si poggiò sui palmi della sovrana dei Dokkalfar, mostrando l'immagine della Regina di Asgard piangere affranta, reclinata al corpo senza vita di quello che un tempo fu Re dei Nove Regni, intorno a loro le guardie imperiali lasciavano innalzare nel nero cielo bagliori di luce, la visione sparì e Thor deglutì, serrando i pugni e ripetendo
-menzogne!-
in un urlo disperato
-a quale scopo, mio principe?-
soffiò cinica Lady Tatie
-il Re tuo padre è morto-
Thor chinò il capo, inspirando agitato
-e il Lord tuo fratello lo ha succeduto, siede sul Trono di Asgard, ma non temere-
sorrise beffarda la Lady di Svartalfaheimr
-molto presto il tuo nobile fratello esalerà l'ultimo respiro, una guerra sta per scatenarsi ed io assisterò alla rovina dei venerabili Lord dei Nove Regni e quando il nuovo Re di tutti noi morirà sarò io a succedergli-
Thor digrignò i bianchi denti
-i Lord dei Nove Regni si opporranno al tuo volere-
sibilò rabbioso, Lady Tatie rise, una risata di scherno e derisione
-ingenuo principe, credi che io tema le loro armate, credi che i Lord dei Nove regni siano in grado di opporsi a me, erede dei nobili Dokkalfar?-
le iridi smeraldo brillarono di orgogliosa arroganza
-mio stolto principe, muovo io le fila del destino di ognuno di loro, sono io a stabilire le sorti di questa guerra, chi credi abbia gettato il seme del dubbio nella mente del Lord dell'Olimpo, chi credi lo abbia convinto ad uccidere il Re tuo padre?-
Lady Tatie inspirò, alzando le minute braccia al cielo, i palmi rivolti al soffitto e occhi animati dalla follia
-io, io ho ingannato Lord Zeus, io ho ammansito gli ultimi giganti di fuoco di Muspell per Lord Daurin, io gli ho donato la gemma perduta della Casa dei Dvergr consigliandogli di mentire al Lord di Nidavellir, promettergli il Trono in cambio di danari per rimpinguare le casse dell'ormai povero regno di Alfheimr-
Lady Tatie scosse il capo, divertita e compiaciuta
-questa guerra esiste perché io l'ho creata, i Lord dei Nove Regni si stanno dimostrando delle ottime pedine e persino il tuo nobile fratello si è rivelato noiosamente prevedibile-
Thor sollevò il capo, l'azzurro dei suoi occhi tremava allarmato
-mio fratello desidera quel Trono più d'ogni altro-
mormorò, malinconica tristezza si delineò sul suo volto.
Lady Tatie annuì, sospirando
-questo è vero principe, ma io posso leggere nel suo animo e, sebbene esso sia impregnato da una scura luce, la stessa che guida ogni mia azione, c'è ancora una scintilla di purezza che brilla, un desiderio ben più profondo dei sogni di gloria-
l'immagine di una donna, esile, dai lunghi capelli argentei e la pelle tanto chiara da apparire quasi trasparente si plasmò tra le mani della Lady di Svartalfhaeimr
-è il volto della Lady del Re di Asgard che stai osservando, mio principe, e i tuoi occhi confusi confermano i miei sospetti, non hai memoria di lei-
l'immagine si dissolse, svanendo in una nube violacea
-come potresti, troppo giovani e diversi, un tempo la incontrasti in compagnia del tuo nobile fratello, ma non riconoscesti in lei ciò che riconobbe il Lord tuo fratello, l'ultima discendente dei Vanir, la figlia di Lady Freya, ancora viva, celata agli occhi del Lord dei Liosalfar, protetta dal Lord tuo padre e dal fedele Ser Balder, il tuo nobile fratello la riconobbe e molto altro avvenne, hai memoria della vostra giovinezza mio principe?-
Thor annuì impercettibilmente, senza distogliere lo sguardo dal ghigno beffardo che distorceva le sottili labbra vermiglie di Lady Tatie
-ricorderai quei rari sorrisi che il Lord tuo fratello donava alla giovane figlia della defunta Lady dei Vanir, ricorderai le loro lunghe passeggiate e ricorderai la sincera gentilezza che l'ultima dei figli di Lady Freya donava al Lord tuo fratello-
il Dio del Tuono deglutì, in un bagliore fugace il ricordo di quei lontani tempi riaffiorò alla memoria
-e ricorderai il dolore che lo invase il giorno in cui l'ultima dei Vanir scomparve, abbandonandolo, tu sapevi, fu il Lord tuo padre a consegnarla in serva a Lord Daurin, ma non dicesti nulla al tuo nobile fratello-
Lady Tatie sfiorò l'orecchio del principe di Asgard, poggiandovi le labbra color rubino
-la solitudine ed il rifiuto dei mille occhi dei figli di Asgard tornarono a divorargli l'animo, dilaniandolo nel dolore e nella rabbia, e tu non facesti nulla, rimasi immobile ad osservarlo distruggersi lento-
soffiò serpentina, osservando il volto di Thor plasmarsi nell'ira e nella colpevolezza.
Lady Tatie indietreggiò, un ghigno soddisfatto le distorse le labbra
-immaginerai la gioia che gli avvolge l'animo ora che ha reso quella fanciulla sua Lady e Regina di Asgard, ma grazie all'intervento della tua nobile madre la ragazza non ha più memoria di lui e di ciò che è stato e presto, grazie a me, non avrà neppure più un cuore da far battere-
Thor restò immobile ad osservare la figura di Lady Tatie svanire dietro una nube di grigia polvere, l'ira gli montò in corpo esplodendo in un urlo di feroce rabbia, afferrò Mjollnir colpendo con violenza le pareti e il pavimento di quella buia cella.
Jane si sollevò, aveva ascoltato silenziosa le parole di Lady Tatie, si schiarì la voce, poggiando titubante le mani tremule alle larghe spalle del Dio del Tuono, che si voltò ancora adirato, i denti stretti e il volto modellato dalla rabbia, abbassò lo sguardo mutando espressione quando incontrò le iridi nocciola di Jane.
Un senso d'impotenza e colpevolezza lo invase, sostituendosi all'ira.
Jane lo cinse tra le gracili braccia, poggiando la nuca ai massicci pettorali del Dio del Tuono che le carezzò i castani capelli dolcemente, stringendola a sé.
-una volta Darcy mi ha mostrato come scassinare una serratura-
bisbigliò la scienziata
-e la porta di questa cella sembra piuttosto rovinata-
l'ombra di un flebile sorriso addolcì il volto di Thor, sollevò il viso di Jane circondandolo quasi completamente tra le ampie e robuste mani e le depositò un delicato bacio in fronte
-domani-
mormorò il principe di Asgard, premendo le labbra a quelle di Jane.


-bugiardo!-
l'urlo rabbioso di Ade invase le stanze del Lord dell'Olimpo, le guardie si proteso in avanti, Lord Zeus sollevò la mano destra facendogli cenno di uscire.
Le nere iridi di Ade erano animate da bagliori d'ira e delusione, sollevò l'indice puntandolo alla figura del fratello
-non c'è alcuna minaccia, mi hai mentito, mi hai usato-
Zeus sorrise bonario scuotendo il capo
-sensi di colpa? Non credevo potessi averne-
poggiò le ampie mani alle spalle di Ade
-hai fatto ciò che era giusto, hai protetto l'Olimpo-
-ho fatto ciò che mi hai chiesto e sapevi che non potevo rifiutare-
il custode dell'Oltretomba inspirò trattenendo la rabbia che gli infiammava l'animo
-è questa la mia condanna, eseguire ogni ordine del Lord dell'Olimpo, è questa la mia eterna dannazione-
Zeus rise, reclinando la testa all'indietro, l'ispida barba si agitò frenetica
-una condanna-
ripeté, schernendo il fratello
-non la definirei tale, si tratta solo di giustizia imperiale, quando anni fa minacciasti l'equilibro del regno nostro padre fu costretto ad incatenarti al destino di questo monte-
il volto di Ade si contorse in una smorfia di disprezzo
-obbligandovi a servirvi come se non fossi nulla di più di un custode, un guardiano, come se non fossi io stesso figlio dell'Olimpo-
sibilò velenoso, serrando gli occhi a due piccole fessure.
Zeus batté le possenti mani alle spalle di Ade, voltandosi ad osservare l'ampia valle che si estendeva oltre l'orizzonte, illuminata dalla radiosa luce solare
-hai salvato l'Olimpo-
esclamò in tono perentorio
-non c'era nulla da salvare, le fiamme mi hanno indicato la via da percorrere per raggiungere il principe di Asgard-
Ade sbuffò di amara delusione
-Svartalfaheimr, prigioniero della Lady dei Dokkalfar, ecco dove si trova il nobile figlio del Re di tutti noi-
Zeus deglutì, si voltò, lo sguardo dubbioso
-impossibile, le moire sbagliano-
sussurrò incerto
-le moire non sbagliano mai, sei stato ingannato-
le parole di Ade giunsero alle orecchie del fratello come lame affilate, il peso della verità lo fece tremare, serrò le nocche animato da vergogna
-hai ucciso il nemico sbagliato, fratello caro-
soffiò cinico Ade, svanendo in una nube di nera cenere.
Le mura del palazzo del Lord dell'Olimpo vibrarono quando l'urlo di furente ira echeggiò nelle stanze.
Il capitano delle guardie corse rapido in soccorso del suo Lord, chinando il capo in attesa
-Ser Ares prepara i tuoi migliori soldati, abbiamo una guerra da organizzare-
tuono categorico.
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Grazie a tutti colore ch stanno continuando a leggere questo mio delirio.
Grazie a colore che seguono, aggiungo tra i preferiti e recensiscono.
Grazie, grazie!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che la storia non sia troppo noiosa.
Se i personaggi principiali sono troppo OOC avvertitemi e vedrò di rimediare.
Ogni genere di critica e recensione è ben gradita, se vorrete!

Ho aggiunto un nuovo "stemma": il ragno su tela, della Casa dei Dvergr, Lord dei nani

Ho modificato alcune cose, sopratutto il grado di parentela tra Borr e Odino, per ragioni narrative, scusate per il cambiamento; ma altrimenti non avrebbe avuto senso una parte fondamentale del racconto. Ditemi cosa ne pensate, sarei felice di ascoltare i vostri pareri.

Grazie ancora, buona vita
Euridice


  
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