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Autore: DanieldervUniverse    19/01/2016    7 recensioni
Yuna, l'evocatrice che si ama fin dal primo momento in cui la si incontra. Una ragazza forte e determinata, eppure sensibile e lieve come un fiocco di neve. Una ragazza che vuole salvare il mondo, impegnata in una missione suicida per fermare il demone Sin in nome di tutti gli abitanti di Spira, protetta dai suoi indomabili Guardiani. Ma chi sono questi Guardiani? Sono forse immagini scolpite nella nostra memoria, o sono spiriti erranti giunti per caso o seguendo un sogno? Mutevoli o radicati? Se i Guardiani di Yuna fossero diversi da quelli che conosciamo, sarebbe lo stesso? La storia cambierebbe?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rikku, Yuna
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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A\N: E adesso Yuna, raccogliendo tutto il suo coraggio... si fa strada in Luka.

DII\N: Speriamo gli vada bene. L'ultima volta non è stata un granché...


La città di Luka era affascinante e piena di vita.

Yuna era abituata a piccoli villaggi, come quello di Besaid, perciò la vista di un centro abitato tanto popoloso e frenetico la lasciò a bocca aperta.

Forse aggirarsi da sola in quelle strade non era stata l'idea migliore, ma continuò a ripetersi di andare avanti.

I Miliziani e le forze del Clero pattugliavano la zona in massa, assicurandosi che nessuna Scaglia di Sin potesse avvicinarsi, e non c'erano altri pericoli oltre a Sin stesso.

Ma la città era protetta anche contro una sua eventuale incursione, considerato che probabilmente anche altri evocatori dovevano essersi fermati prima di proseguire per il tempio di Ixion, sulla via Mi'Hen... o semplicemente per assistere al campionato di Blitzball un'ultima volta.

Coinvolgeva tutti, vecchi e bambini, uomini e donne, Ronso e Guado.

Ma lei non poteva evitare di essere risentita del modo in cui era stata messa da parte dai suoi fedeli Guardiani appena era entrato in scena lo sport.

Con uno sbuffo si fermò su una piattaforma panoramica della città, fissando l'immenso mare.

Avrebbe voluto perdersi in quell'infinito azzurro e dimenticarsi del mondo, chiudendo il flusso dei suoi pensieri a qualsiasi interferenza.

Ah, sarebbe stato perfetto, scordare le proprie responsabilità e preoccupazioni per svanire nelle acque.

Forse avrebbe potuto distrarsi per una nuotata ma non sarebbe stato decoroso, in fondo non poteva fare come le pareva.

-Attenzione cittadini. La nave del Maestro Mika sta per attraccare al molo 10.

La ragazza ebbe un sussulto.

Maestro Mika, Gran Maestro del Clero di Yevon, era arrivato a Luka, per assistere al campionato, probabilmente.

Il fatto che fosse arrivato per presiedere a quella manifestazione sportiva la infastidiva, ma in ogni caso non poteva evitare il richiamo di un Maestro, specialmente di Mika.

Seguì la folla, che andava ad ammassarsi, e raggiunse il punto d'attracco.

La nave era immensa, come si adduceva ad un membro del clero di Yevon.

Si aspettava da un momento all'altro che il volto anziano e rugoso del Maestro comparisse oltre il parapetto, ma rimase sorpresa di veder spuntare dei capelli blu, per altro acconciati in modo imprevedibile, formando una serie di corni che ricadevano separati dalla massa principale, dietro le spalle e sul volto.

Tuttavia i suoi tratti non sembravano del tutto umani, a cominciare dalle unghie delle mani, ben più affilate del normale, e alcuni tratti affilati del viso... strano.

Un altro carattere che spiccava era l'abbigliamento, elegante ma in qualche modo esotico: il petto era scoperto, con due tatuaggi disegnati sui pettorali, probabilmente simboli sacri, e una tunica blu, verde e rossa, che scendeva dalle spalle a terra.

La sua apparizione venne accolta da diversi mormorii di stupore, mentre il nuovo arrivato percorreva la passerella fino a terra, per poi volgersi nuovamente verso la nave.

A quel punto comparve Maestro Mika, accompagnato da alcuni esponenti del clero.

Immediatamente la folla, lei compresa, eseguì il saluto rituale, persino l'uomo misterioso, che arrivò ad inchinarsi di fronte all'autorità.

Questi salutò la gente, prima di fermarsi di fronte allo sconosciuto -Gente di Spira, vi ringrazio del vostro saluto. Il nostro mondo prospera grazie ai vostri sforzi, e ogni giorno vissuto è una vittoria contro Sin. Non cedete al peccato miei amici, liberate le vostre anime, e assieme sconfiggeremo Sin una volta per tutte.

Un applauso accolse il discorso, lento e solenne.

Yuna provava una profonda ammirazione per il Maestro e per la sua saggezza.

Sapeva che avrebbe guidato Spira in pace e in guerra, rendendola sicura e prosperosa, anche se non lo faceva seguendo il clero.

A sentire Cid, era già successo.

Scosse il capo, scacciando il ricordo del padre adottivo.

Mika salutò nuovamente la folla, prima di richiedere il silenzio.

-Oggi, di fronte a voi, vi mostro un esempio dell'unione dei popoli di Spira contro la minaccia di Sin. Questi è Seymour Guado, nuovo Maestro di Yevon e capo della tribù dei Guado. Egli è per metà umano e per metà Guado, e con il suo aiuto i popoli di Spira si uniranno per sconfiggere Sin e la sua oscurità- continuò, indicando il giovane dai capelli improbabili di fronte a se.

-Io sono Seymour Guado, e sono lieto di ricevere il titolo di Maestro di Yevon. Spira- continuò l'interpellato, sollevandosi in piedi e volgendosi verso la folla -Io qui vi prometto di fare tutto ciò che è in mio potere per proteggere tutti gli abitanti di Spira dalla minaccia di Sin, come Maestro Mika ci insegna.

A questo punto la folla applaudì ancora all'indirizzo dei due Maestri.

Anche Yuna partecipò al gesto, pur senza sembrare troppo convinta.

Non aveva mai sentito parlare di questo Seymour prima d'ora, e qualcosa non la convinceva.

Era difficile giudicare una persona sapendo così poco di essa.

Tenne lo sguardo puntato sul Guado, finché non si rese conto di essere ricambiata.

Quell'uomo la stava fissando con altrettanta intensità, come un rapace forse, o come un semplice curioso.

Non sapeva cosa lo stesse invitando a fissarsi su di lei, ma non poté impedirsi di sentire disagio.

Poi il Maestro Mika iniziò ad avviarsi verso lo stadio, e Seymour lo seguì, dandole le spalle.

Fu allora, quando il Guado cessò di attirare su di se tutta la sua attenzione, che lo vide.

Una figura imponente, un gigante vestito con un immensa armatura nera e con un mantello dello stesso colore a cingergli le spalle, che avanzava subito dietro al Maestro, come se fosse una guardia del corpo.

La fessura dell'elmo era talmente stretta che non si potevano nemmeno distinguere i tratti del viso, ma Yuna non poté impedirsi di sentire una scossa lungo la spina dorsale.

C'era qualcosa di strano, sentiva come se non fosse la prima volta che incrociava la strada con quell'immensa figura, eppure non riusciva a ricordare niente.

Era solo una sensazione.

Non l'aveva degnata di uno sguardo ma la ragazza si sentì i suoi occhi puntati addosso.

Rimase ferma al suo posto, le braccia lungo i fianchi, lo scettro di traverso dietro la schiena e gli occhi che seguivano le spalle del nero figuro, mentre la folla si disperdeva.

Prima che il suo obbiettivo potesse scomparire dalla sua vista, decise di seguirlo, avanzando tra i corpi.

Fece del suo meglio, ma la folla era ancora numerosa, facendo una gran confusione.

Avanzare in mezzo a quei corpi senza urtare qualcuno o esserne urtata era difficile, e rischiava di essere lasciata indietro, ma nessuno sembrava curarsene e pensavano tutti ai fatti propri.

Doveva riuscire, doveva seguire il Maestro Seymour e quell'altro essere misterioso e capire cosa le stava succedendo.

Poi le venne calato un sacco sulla testa e non ci vide più.

Senti mani forti stringersi attorno alle sue braccia, spingendola in una direzione in cui non voleva andare.

Avrebbe voluto gridare, ma il sacco glielo impedì, e la presa sulle sue braccia era ferrea.

Dal numero delle mani che la spingevano capì che c'era più di un assalitore.

Non riusciva a sentire niente di quello che si trovava all'esterno, e così rimase frastornata e incapace di reagire.

Perché nessuno gridava, o interveniva?

Perché non veniva strattonata via con forza?

Cosa stava succedendo?

Le domande nella sua testa si affollavano e non riusciva a mettere i suoi pensieri in fila.

Poi si ricordò di una vecchia frase che suo padre... cioè Cid le ripeteva da piccola: Se sei spaventata o confusa, e non puoi prendere il controllo della situazione, agisci e poi pensa.

Non avrebbe mai pensato che una cosa del genere potesse venirle in mente in una situazione simile.

Cid rideva sempre dopo aver detto quella frase, come se fosse una battuta, ma in quel momento lei ci credette.

Doveva agire, o sarebbe stato troppo tardi per fare qualsiasi cosa.

Con una mossa decisa mollò una testata al suo rapitore di sinistra, cogliendolo di sorpresa e riuscendo ad allontanarlo, per poi fare lo sgambetto a quello di destra e liberandosi anche di lui.

Con le mani libere si adoperò per togliersi il sacco dalla testa, mentre correva avanti a capofitto.

Ma nonostante i suoi sforzi diversi corpi le saltarono addosso e la schiacciarono a terra quasi subito.

Il sacco volò lontano, e la ragazza ebbe modo di notare i dintorni nella lotta: non era in una delle strade principali, era in un vicolo laterale, deserto se non per lei e per i suoi assalitori.

La gente era scomparsa, volatilizzata, nessuno sembrava essere a portata d'orecchio.

La maggior parte doveva trovarsi allo stadio.

Ma doveva tentare, doveva tentare il tutto e per tutto per sfuggire.

Gli aggressori si muovevano frenetici, ringhiando e lanciando imprecazioni incomprensibili, ma lei si mise comunque a gridare aiuto.

Poi sentì un forte colpo alla testa, e poi niente.


Kuja si passò una mano sul posteriore saggiando la resistenza e la consistenza della sua tuta da Blitzball.

Fece una mezza smorfia, considerando quanto gli sembrassero scomodi, ma poi si consolò sapendo che nascondevano la sua coda.

Tenerla allo scoperto era fuori questione: rischiava di attirarsi le antipatie del pubblico e di farsi passare per una creatura di Sin, finendo presto per essere assalito dall'intero esercito del Clero.

Non stava prestando eccessiva attenzione al discorso d'incoraggiamento di Wakka, ne alla strategia di gioco che stava spiegando: non riusciva a concentrarsi.

Tutti i suoi pensieri tornavano sempre alla semplice promessa che aleggiava nell'aria: Il vincitore riceverà un premio a sorpresa scelto da me.

La promessa di Lady Yuna.

Un premo scelta dalla sua nobile persona, chissà quale fantastico dono degno degli dei avrebbe ottenuto il vincitore.

Oh si, ce l'avrebbe messa tutta, avrebbe dimostrato a quel branco di scimmie puzzolenti e sudate la bellezza di un vero giocatore di Blitzball, e l'eleganza nel colpire un palla.

Non quell'ammucchiata di corpi che per cui la gente stravedeva.

E aveva anche una certa resistenza sott'acqua (dovuta al fatto che a lui e suo fratello era sempre piaciuto fare immersioni al mare e che aveva imparato qualche trucchetto magico per controllare l'aria nel suo corpo).

Avrebbe fatto sfigurare quei giocatori massicci e muscolosi con la sua esile movenza da anguilla.

E Lady Yuna sarebbe stata sugli spalti a sorridere per lui, per gridargli di mettercela tutta, per incitarlo, lui, Kuja.

-...la porta.

-Eh?- fece il mago, riscuotendosi dal suo torpore mentale e dal suo sogno ad occhi aperti.

-La porta, stanno bussando- gli ripeté Wakka, dato che Kuja era il più vicino alla suddetta.

-Va... bene- rispose lui un po risentito, dopo aver udito l'incessante bussare.

Si sbrigò ad aprire ma non trovò nessuno.

-Se ne sono andati. Forse era un buontempone a cui andava di scherzare- disse, facendo per richiuderla.

-O forse sua grazia avrebbe potuto muovere le sue “graziose chiappe” prima e riuscire ad aprire la porta in tempo.

-Già. Chi ci dice che non sia una donna realtà?

-Si è pure nascosto per cambiarsi. Molto ambiguo.

-Voi microcefali incalliti. Io...!- Kuja chiuse la porta, con una forza tale che probabilmente avrebbe dovuto chiudersi di schianto, dalla rabbia.

Ma invece non fu così.

Si bloccò, proprio prima di fare clack.

Innervosito il mago si voltò per riaprirla e chiuderla di nuovo, sortendo lo stesso effetto.

Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, e alcuni versi di scherno e battute, abbassò lo sguardo sullo spigolo basso della porta e scorse la causa dei suoi fallimenti.

-Hanno lasciato un biglietto...- mormorò a mezza voce, chinandosi a raccoglierlo.

-Whooo, che bella vista, Vostra Grazia- commentò uno dei giocatori, facendo evidentemente riferimento al suo sedere.

-Yo! Ragazzi. Adesso basta! C'è un limite, non dobbiamo litigare! Con il suo aiuto riusciremo a vincere finalmente una dannata partita!- intervenne Wakka, calmando gli animi.

Kuja emise un breve sospiro di gratitudine, aprendo il foglietto, pensando che fosse da parte di una delle (probabilmente scarse o quasi estinte) fan della squadra.

“Strano pensavo fossero dei perdenti nati” osservò il ragazzo nella sua testa, iniziando a leggere.

Gli si strinse il cuore.

Sentì la paura scivolargli come una cascata di acqua fredda addosso, un ombra cupa che gli stava avviluppando le membra con la sua furia.

Yuna era stata rapita, e veniva chiesto come riscatto la vittoria della squadra Albhed contro quella di Besaid.

-Yo. Kuja. Stai bene amico? Sei tutto pallido...

Il mago non l'ascoltò e tremante si sporse fuori dallo spogliatoio, guardandosi attorno.

Non si scorgeva anima viva, nessun indizio nessun volto.

-Yo! Dai qua. Che diavolo c'è scritto?- fece Wakka, togliendogli il foglietto dalle mani ed iniziando a leggere.

Ma Kuja ormai era disperso.

Era nel vuoto, nel vortice della disperazione, del tormento, e delle sue colpe.

L'aveva lasciata sola.

Non si era fermato a riflettere, aveva accettato senza esitazioni l'idea di competere per l'amore della sua Evocatrice.

Non aveva deciso di trascurare le proprie emozioni per un bene più grande, si era allontanato.

Lui.

-Kuja! Devi andare a salvarla, sei il suo Guardiano!- esclamò Wakka, scuotendolo per una spalla.

Lui... salvarla... no, come avrebbe potuto, era colpa sua...

-Yo! Sveglia su! Non è forse per questo che sei un suo Guardiano? Per cui sei fiero di essere al suo fianco?- insisté l'uomo, pressante.

Fiero? Ah, sempre stato fiero sul suo drago da battaglia ma adesso quel drago gli era stato portato via...

“No, non di nuovo!” stinse i pungi, sentendo la rabbia sorgergli in corpo.

-È già successo una volta, che le mie emozioni hanno interferito con il mio dovere! Ma non succederà ancora!

Strappò con decisione il foglietto dalla mano di Wakka, lanciandogli uno sguardo determinato -Io devo salvare la mia Evocatrice, voi fate del vostro meglio per rallentare il gioco degli Albhed. Una volta che non sarà più loro ostaggio sparerò una cascata di fuoco in cielo, così che la possiate vedere.

-Buona fortuna- replicò il capitano, prima che il mago potesse dileguarsi correndo lungo i corridoi.

Si, non avrebbe permesso alla paura o alla disperazione di fermarlo, di tramutare i suoi arti in gelatina.

Come Guardiano non doveva mai darsi per vinto, ma sempre tentare il meglio per proteggere la sua evocatrice.

L'aveva persa? Non si sarebbe dato pace finché non l'avesse ritrovata.

Ma da solo, in una città come Luka, non ci sarebbe mai riuscito.

Bussò con porta alla porta dello spogliatoio dei Kilika Beasts, con la forza di un Ronso, e quasi subito gli si parò davanti Gabranth, anche lui in divisa.

-Dobbiamo andare!- gli offrì il foglietto, che l'ex-giudice lesse in pochi attimi.

-Amici, compagni- fece, volgendosi alla squadra -I miei doveri di Guardiano mi richiamano. Temo che per questa partita dovrete fare a meno di me- s'inchinò, prendendo commiato, prima di chiudere quella porta e infilare i corridoi con Kuja.


DII\N: Certe cose non cambiano mai.

A\N: Vero, ma Yuna è una tosta, e i suoi Guardiani non sono del tutto idioti. Alla prossima. Ciao.

  
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