Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: ErinJS    19/01/2016    5 recensioni
Emma Swan è il nuovo Signore Oscuro; ha deciso di sacrificarsi per salvare la Regina Cattiva, per salvare Capitano Uncino, per salvare la sua famiglia e ciascun abitante di Storybrooke. Ora il suo cuore è infestato dall'oscurità, avvolto dalle tenebre, privo di ogni più piccola traccia di amore. Al suo posto, regnano l'odio, la rabbia, il rancore e il potere. Né i suoi genitori, né Henry, né Regina, né l’uomo che ama, Killian Jones, sono riusciti a risvegliare un solo ricordo dentro di lei e purtroppo, dopo mesi di tentativi, l’unica cosa rimasta da fare ai nostri eroi è quella di affidarsi alle parole dell’Apprendista e trovare il mago più potente mai esistito: Merlino. Ma il mago non è esattamente il vecchietto dalla lunga barba bianca che tutti si aspettavano e non sembra così ben disposto ad aiutarli. Riusciranno gli "eroi" a convincerlo? Troveranno il modo per svincolare Emma Swan dall’Oscurità? E se il prezzo da pagare, questa volta, fosse veramente troppo alto? Se implicasse...la distruzione del nostro mondo?
Questa è una fan fiction a quattro mani nata dalla collaborazione tra le due autrici Erin e Kerri.
Buon lettura!!!!!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5. Of course I trust you
 
“Emma”
Nell’esatto istante in cui le voci cristalline della regina e della principessa di Arendelle pronunciarono il nome della Salvatrice, quest’ultima sentì il cuore salirle in gola.
Quando aveva scorto con il binocolo di Killian il regno di Arendelle, aveva cominciato a soppesare le probabilità di vedere realizzati i suoi sogni. E, seppure cercasse di non ammetterlo nemmeno a se stessa, qualcosa le diceva che le possibilità che le sue speranze trovassero riscontro erano così basse da non trovare precedenti.
Eppure eccola lì.
Di fronte allo sguardo carico di aspettative delle due sorelle di Arendelle, le stesse a cui aveva dato aiuto mesi fa, quando l’unica preoccupazione era quella di riottenere i ricordi sottratti dalla Regina delle Nevi.
Possibile che finalmente qualcosa stesse andando per il verso giusto? Possibile che le due sorelle avessero mantenuti intatti i loro ricordi riuscendo, in questo modo, ad aiutarla? Possibile che la speranza infusale da sua madre cominciasse a dare i suoi frutti?!
Mossa da un entusiasmo che, da ormai otto giorni, era stato costantemente soffocato dall’amnesia di Killian, Emma fece un passo in avanti, lasciandosi andare ad un tanto ricercato sorriso di pura gioia. Persino i suoi splendidi occhi verdi sembravano essersi piacevolmente lasciati influenzare da quel delicato senso di speranza, divenendo ancora più lucenti di quanto già non fossero.
Lasciandosi andare al suo fedele istinto, Emma volse per un attimo lo sguardo alla sua destra, scambiando una veloce occhiata con il pirata che, quasi coinvolto da quel volto illuminato, le regalò un sorriso di comprensione, alzando un sopracciglio, come a volerle chiedere “che cosa stai aspettando?”.
Già.
Che cosa stava aspettando?
Stringendo le mani a pugno, Emma fece un altro passo avanti, riportando lo sguardo sulle due donne davanti a lei. Quasi fosse munito di vita propria, Emma fece oscillare il morbido abito rosa pallido indossato quella mattina, così simile a quello scelto durante il primo appuntamento avuto con Killian che, per una attimo, la nostalgia rischiò di soffocarla.
“Elsa…Anna…” esclamò Emma, felice di vedere entrambe le regnanti avvicinarsi a lei.
Abbandonando il trono fino ad allora occupato, Elsa ed Anna si avvicinarono a loro volta alla Salvatrice, circondandola in un abbraccio così affettuoso da far sembrare che la loro avventura a Storybrooke non si fosse mai conclusa.
Eppure, dopo quel loro saluto di fronte al portale che le avrebbe ricondotte a casa, si erano susseguite così tante cose da rendere quei mesi di lontananza simili ad anni.
Perché in quei mesi era cambiato molto, forse troppo.
Malefica, Crudelia e Ursula erano arrivate a Storybrooke; Tremotino era tornato per attuare i suoi piani; Uncino era morto davanti ai suoi occhi e lei, lei aveva ceduto all’oscurità, divenendo l’essere più odiato e malvagio che mai avrebbe creduto di poter essere.
“Oh Emma! Siamo così felici di sapere che stai bene…” sussurrò Elsa, posando entrambe le mani sulle sue spalle atletiche “…temevamo ti fosse successo qualcosa…”
“Già! Sapevamo che i pirati ti avevano rapita e temevamo che ti avessero fatto chissà cosa…qualcosa di…di brutto. Non che io creda questo dei pirati sia chiaro!” si affrettò a chiarire Anna, posando lo sguardo sulla figura dell’uomo a pochi metri da loro, il quale non aveva perso tempo ad incrociare le braccia al petto, lanciando un sorriso sghembo in direzione delle tre donne.
“Nessun rancore…” esclamò Uncino, alzando un sopracciglio come solo lui sapeva fare.
“… ma di solito se parli di pirati pensi a saccheggi e rapine…e…e a omicidi…E t-tu sei un pirata quindi…Certo, tra un pirata e un malvagio stregone, preferirei un pirata, ma questo non vuol dire che siano poi così raccomandabili e…”
“Ok Anna…penso tu sia stata abbastanza chiara!” la bloccò la sorella, sorridendo divertita dal quel suo modo dilagante di parlare quando si trovava in difficoltà.
“Quindi…voi sapevate che ero con Uncino…”
“Certo! Tutti i regni vicini lo sanno…” esclamò Elsa, lanciando un’occhiata insistente alla giovane Swan “…i tuoi genitori ti stanno cercando in lungo e in largo! Non vedono l’ora di riabbracciarti Emma…”
“U-Un attimo ma voi ricordate…”
“Guardie! Catturate il pirata e mettetelo nelle segrete del castello!” ordinò la regina, riacquistando, in un solo istante, la sua tanto decantata austerità “…è responsabile di aver rapito e, probabilmente, defraudato l’erede al trono della Foresta Incantata!”
Nel momento in cui quelle fredde e sicure parole abbandonarono le labbra della regina, il cuore di Emma perse un battito; lo stesso cuore poco prima salito fino alla gola dalla gioia e dalla speranza che finalmente qualcosa stesse andando per il verso giusto, ora aveva smesso di battere, riempendosi di un sentimento così simile alla paura da farle rimpiangere di essere scesa dalla Jolly Roger.
Defraudato? Aveva davvero pronunciato quella parola?
“Aspetta Elsa…che cosa stai facendo?!” esclamò Emma, allungando un braccio verso la sovrana e scambiando un’occhiata col pirata in questione, il quale, senza alcun preavviso, si era ritrovato circondato da tre delle migliori guardie del castello, prontamente armate fino ai denti.
“Che sto facendo?!” le chiese sbalordita la regina “…metto in prigione il pirata che ha osato rapirti!” aggiunse, lanciandole l’ennesima occhiata eccessivamente insistente.
Ma che cosa le stava prendendo? Perché si comportava in quel modo?
“N-no…tu non capisci, lui mi sta aiutando…” esclamò allarmata Emma, avvicinandosi velocemente al pirata e sovrapponendosi tra lui e le guardie “…o, almeno, ci sta provando!”
“Ehi…” proruppe il capitano con tono risentito, non riuscendo a trattenere un ghigno quasi divertito.
“Aiutando? Emma, quest’uomo ti ha rapito!”
“No…non è così…”
“Oh che guaio! L’ha plagiata…” esclamò Anna, decisamente con più enfasi di quanta ne usasse di solito “…le ha fatto credere di essere il suo salvatore…ha…ha manipolato la sua mente. È orribile! Forse ho letto qualcosa a riguardo… Sai, quando tu non ti degnavi ad uscire dalla tua camera ed io ero completamente sola in questo castello! Oh no, lo so che non è colpa tua… credo si chiami, comunque, Sindrome di Stoccolma…O Stoccarda?”
Puntando il suo sguardo sconvolto sul volto di Anna, Emma non seppe cosa pensare. Possibile che la sfortuna le si fosse attaccata addosso come le api con il miele? Quelle non erano le stesse Elsa ed Anna che aveva incontrato mesi fa.
No, no, no, no! Era tutto sbagliato. Anna non era il genere di persona in grado di giudicare una persona con tanta superficialità; ed Elsa non avrebbe mai mandato in prigione qualcuno senza alcun apparente motivo. Erano così diverse dalle due sorelle che aveva conosciuto a Storybrooke da darle l’orribile sensazione che la magia di Merlino non conoscesse confini.
Non vi era alcun dubbio, per quanto cercasse di ignorare la realtà dei fatti, tutto la riportava ad un’unica e agghiacciante verità.
L’incantesimo, la maledizione, o qualsiasi cosa Merlino avesse lanciato per liberarla dall’oscurità, aveva raggiunto anche Arendelle.
Ne era certa, Elsa non si sarebbe mai comportata in quel modo e, men che meno, Anna; non le stesse reali che aveva visto coraggiosamente varcare il portale che le avrebbe condotte ad Arendelle, pronte a tutto, insieme a Kristoff, pur di riuscire a spodestare il principe Hans dal loro trono.
Qualcosa era cambiato, com’era successo alla sua famiglia, a Killian e probabilmente anche al resto delle persone che amava.
Cominciava a pensare che chiunque fosse cambiato, tranne lei.
Infischiandosene del vestito che indossava, Emma mise le mani davanti a sé, pronta ad utilizzare la magia di fronte a tutti pur di mettere in salvo lei e Uncino il quale, fedele al suo ruolo che fosse o meno quello di un eroe, aveva estratto la strada, pronto a dare battaglia a chiunque interferisse con la sua strada.
“Elsa, Anna…voi…voi non capite!”
“Oh cara Emma…” esclamò Elsa, con fare rattristato “…sei tu a non capire, credimi!”
Ennesima occhiata indecifrabile.
Ennesima sensazione di inadeguatezza.
“Tesoro! Se volevi tornare dai tuoi genitori ti ci avrei portato una settimana fa…”
“Non voglio andare da loro! Devo trovare mio figlio, te l’ho già detto!” rispose Emma al pirata dietro di lei, pronta ad usare la magia al minimo segnale di movimento delle tre guardie di fronte a loro.
“Allora direi che è il caso di togliere il disturbo!”
Con movimenti rapidi e sicuri, il pirata della Jolly Roger non perse un solo altro istante e, mirando al soldato più vicino, iniziò quella che appariva una battaglia per la fuga in piena regola. Veloce, Killian eseguì un fendente perfetto, il quale venne prontamente parato dal soldato delle sovrane, il quale, però, si ritrovò preso in contropiede dall’improvviso calcio giunto dal pirata.
Con la stessa sicurezza ed arroganza che lo distingueva, Uncino disarmò il soldato, per poi colpirlo in pieno viso con l’arma che teneva in un pugno.
Dal canto suo, Emma si preparò a richiamare a sé la sua magia, ritrovandosi, però, improvvisamente interrotta dal giovane Jones al suo fianco, il quale le porse la stessa spada che, solo qualche istante prima, era stata impugnata dall’uomo steso a terra.
“Direi che non è il caso che riveli troppo di te, tesoro!”
Ritrovandosi a sorridere di fronte al quel comportamento del Capitano, la bellissima donna dai capelli color del grano impugnò la spada, volgendo il suo sguardo sicuro verso il soldato di fronte a lei. Entrambi avevano un nemico da atterrare, ben consapevoli che la fuga da quel castello non sarebbe stata così facile. Ma non era decisamente quello il momento per lasciarsi andare a simili considerazioni; dovevano uscire da quella sala, dovevano allontanarsi dalle sorelle di Arendelle.
Le sembrava impossibile, eppure era la verità.
Quella che le era sembrata l’unica via di fuga aveva finito con l’essere una vera e propria trappola, forse meno intelligente del varcare la soglia del castello di Regina.
Se solo avesse osato lasciarsi andare alle considerazioni di ciò che aveva appena scoperto, il senso di speranza fortemente impresso nel suo animo, avrebbe finito con lo sciogliersi come neve al sole.
Se anche Elsa non era dalla sua parte, come sarebbe riuscita a trovare Henry? Come sarebbe riuscita a trovare il nuovo corpo a cui l’oscurità si era legata? Come avrebbe potuto salvare le persone che amava?
Ovviamente ci avrebbe pensato solo dopo essere uscita da lì e la facilità con cui lei e Killian avevano atterrato le due guardie dava ad entrambi la possibilità di potercela fare.
Ritrovandosi a scambiare con il pirata uno sguardo di perfetta complicità, Emma abbassò la spada, felice che anche quella versione di lei ricordasse come ci si comportava durante un combattimento privo di pistola.
Evidentemente la memoria muscolare non conosceva limiti, nemmeno se ad imporli era la magia di Merlino.
“Andiamocene da qui!” esclamò Emma, con la fronte leggermente imperlata di sudore.
“Dopo di te tesoro…”
Sfiorandole il fianco con l’uncino, la giovane Swan si ritrovò a rabbrividire, consapevole del potere che l’uomo al suo fianco continuava ad esercitare su di lei.
Memoria o meno, Killian continuava ad essere un punto di riferimento. Per il suo cuore e per il suo animo finalmente libero dall’oscurità.
Continuava ad essere l’ancora a cui aggrapparsi nei momenti di paura, di pericolo, nei momenti in cui tutto sembrava crollarle addosso e il peso del mondo farsi così pesante da mozzarle il respiro.
Non importava che non sapesse nulla, o quasi, di lei; non importava che tutti i ricordi che avessero condiviso fossero stati scambiati con qualcosa di falso e di totalmente lontano all’amore che nutrivano l’uno per l’altro; lui avrebbe sempre fatto parte della sua vita, avrebbe sempre scelto di aiutarla, anche a costo di mettersi in pericolo.
Lui l’avrebbe scelta, sempre, nonostante le circostanze rendessero questa scelta qualcosa di estremamente stupido e irrazionale.
E lei avrebbe sempre scelto lui.
Sempre.
Senza mai voltarsi verso le sorelle, rimaste a pochi passi dai loro troni, Emma corse a perdifiato dietro al pirata, entrambi rivolti verso la porta che, poco prima, li aveva condotti verso la vasta sala reale.
Improvvisamente, il corpo di Killian si fermò, obbligando la principessa della Foresta Incantata a sbattere contro le sue spalle fasciate dal panciotto rosso.
Non era decisamente il momento adatto per quel genere di pensieri, ma il ricordo di quel profumo, dell’odore del tessuto, sprigionato dallo stesso indumento durante la loro gita nel passato, innescò una serie di pensieri impossibili da ignorare.
Era impossibile frenare la sua mente, frenare quella galoppata verso i ricordi legati al loro passato, al momento in cui la copia del Killian passato l’aveva sollevata tra le sue braccia, dicendole che aveva sollevato barili ben più pesanti di lei.
Come poteva quel Killian Jones rimanere impassibile al loro sentimento quando nemmeno il suo alter ego del futuro era riuscito a resisterle?
Voleva tornare a casa; voleva disperatamente tornare a casa.
“C-che ti prende? Perché ti sei…”
Emma, però, non dovette terminare la domanda per scoprire cosa realmente avesse portato Uncino a fermarsi di colpo, interrompendo quella loro fuga disperata.
Un solido strato di ghiaccio, così lucido e brillante da riuscire a catturare su di sé ogni raggio di sole di quella giornata estremamente luminosa, aveva avvinghiato ogni centimetro del portone, rendendo pressoché impossibile qualsiasi via di fuga.
Non ci voleva un genio per capire di chi fosse opera quella magia così simile a quella di Ingrid.
“Non posso lasciarvi andare…” esclamò Elsa, avvicinandosi di qualche passo ai due fuggitivi “…mi dispiace!”
“O meglio…potremmo farlo, ma non lo faremo!” si accodò Anna, rimanendo ferma nella sua posizione e alzando leggermente le spalle di fronte all’occhiata della sorella.
Dal canto loro, Emma e Uncino alzarono le loro spade, in una sincronia così perfetta da ricordare una sorta di danza impossibile da riprodurre.
“Lasciaci andare Elsa…” l’avvertì seria Emma, puntando i suoi occhi verdi in quelli blu zaffiro della donna, ora a solo due metri da lei.
“Non posso…”
“Tu non capisci! Uncino non centra nulla con la mia fuga, sono stata io a chiedergli di portarmi qui” cercò di spiegarle Emma, abbassando leggermente la spada, consapevole di non possedere la freddezza necessaria per colpire un’amica come lei “…non posso tornare dalla mia famiglia. Tu-tutto quello che credi sia vero è una menzogna Elsa…devi fidarti di me…”
“Non credo sia il momento adatto per presentare la tua teoria sulla realtà alternativa…”
Le parole di Killian, invece di apparire come un consiglio benevolo, furono simili a due lame conficcate nel fianco, così sottili e dolorose da mozzare il respiro di chiunque le avvertisse sulla propria pelle, sulla propria carne.
Dopotutto, come poteva anche solo sperare che Elsa credesse alle sue parole quando nemmeno l’uomo che amava lo faceva?
“Emma…” esclamò la regina, avvicinandosi di un solo passo, avvolta come sempre dalla sua luminosa veste fatta di ghiaccio e magia, così elegante e simile alla neve d’inverno da apparire come la cosa più elegante e fatata mai esistita “…continuo a credere che sia tu a non capire!”
“Guardie! Prendete il pirata!”
La voce di Anna, ancora ferma dall’altra parte della stanza, portò Emma e Killian a volgere lo sguardo verso la decina di soldati entrati dalla porta più vicina ai troni delle sovrane di Arendelle, i quali sottolineavano con estrema chiarezza quali fossero le probabilità di uscita da quel castello così ben organizzato.
“NO!” urlò Emma, alzando nuovamente il braccio davanti a sé.
Non le importava se tutta Arendelle e i regni vicini avessero scoperto la sua abilità.
L’unica cosa che contava era che Killian non venisse catturato, non quando si trovava in quella situazione unicamente per colpa sua.
Certo, era stato lui a volerla accompagnare al castello e ad insistere per non lasciarla sola, ma lei non aveva avuto nulla in contrario. Anzi, non appena aveva sentito quelle sue parole, non appena aveva scoperto che Milah se ne era andata dalla Jolly Roger, la consapevolezza che le cose tra loro sarebbero potute cambiare si era fatta strada dentro di lei, con così tanta prepotenza, da zittirla sul posto.
Lei doveva salvarlo, glielo doveva per tutto quello che aveva fatto per lei; in questa e in tutte le altre realtà e tempi che avevano vissuto.
Glielo doveva, per aver sconvolto così la sua vita solo per poterla liberare dall’oscurità.
Ma ciò che non aveva preso in considerazione erano state le parole che, di lì a poco, la regina dalla lunga treccia bionda avrebbe pronunciato a fior di labbra, in un tono così mesto da risultare quasi impercettibile persino a lei.
“Emma, io voglio esserti vicina…è la nostra specialità, no?!”
Per un attimo la giovane Swan rimase interdetta, con il braccio sinistro ancora a mezz’aria e lo sguardo leggermente corrucciato.
Aveva già sentito quelle parole.
Consapevole di aver insinuato un leggero dubbio nel cuore della Salvatrice, Elsa fece l’ennesimo passo avanti, inumidendosi le labbra con fare quasi impaurito.
“Io voglio solo aiutarti…”
“Emma…” cercò di richiamarla il pirata, alternando lo sguardo tra lei e la regina a pochi passi da loro.
“…devi fidarti di me Emma! Voglio solo ripagarti per tutto quello che hai fatto per me e per il mio regno…”
“Certo! E vuoi farlo consegnandola ai suoi genitori, giusto?” esclamò spazientito Killian “…non so per quale motivo non voglia tornare da loro ma non sarai di certo tu a decidere per lei, reginetta di ghiaccio!”
Il Capitano della Jolly Roger si preparò a dare battaglia alla donna di fronte a lui, pronto a colpirla con uno dei suoi fendenti.
Ciò che non si aspettò, però, fu di sentire il braccio destro completamente bloccato, inerme di fronte ad una forza così potente da renderlo simile ad un bambino spaventato di fronte all’immensità del buio della notte.
La magia lo bloccava; lo rendeva immobile ed inerme, simile ad una statua di ghiaccio.
Solo che non fu la magia del ghiaccio a bloccarlo.
Non questa volta.
Fu qualcosa di diverso; qualcosa che aveva sperimentato pochi giorni prima, quando le sirene lo avevano attirato fuori dalla sua nave, mettendolo faccia a faccia con la morte come, forse mai nella sua vita, si era ritrovato ad essere.
“Emma…”
Con sguardo sconvolto, Killian Jones vide la mano della donna accanto a sé sollevata a pochi centimetri da lui, con il preciso intento di bloccare qualsiasi movimento.
Che cosa gli era preso? Aveva usato la magia.
Nonostante gli avesse chiaramente detto di non farlo, Emma aveva usato la magia, per fare qualcosa di estremamente impensabile; qualcosa che non prevedeva di aiutarli a scappare o di interferire con la volontà di Elsa.
Al contrario, aveva usato la magia per fermare Lui.
“…che stai facendo Swan?!”
“Mi dispiace…”
Con il cuore colmo della sensazione di stare per commettere il più grande errore della sua vita, Emma lasciò che le guardie si avvicinassero a loro, richiamate da un leggero cenno da parte della loro sovrana.
Veloci e sicuri, i due uomini in divisa posarono le loro mani sulle braccia dell’uomo che amava, il quale pareva non riuscire a staccarle lo sguardo infuocato di dosso.
Lo stava tradendo.
Ripetendo un comportamento già avuto in passato, Emma Swan stava tradendo il temibile capitano della Jolly Roger, il quale, a dispetto delle sue parole dure e astiose, aveva finito col fidarsi di lei, nonostante le probabilità di riuscita apparissero pari a zero.
“Swan…” continuò a richiamarla Killian, mentre veniva trascinato fuori dalla stanza “…maledizione Swan che stai facendo?”
Ritrovandosi a deviare lo sguardo, Emma non seppe dire se sarebbe mai riuscita a dimenticare quegli occhi spalancati, ricolmi di un senso di tradimento, puntati verso di lei. Quegli occhi blu come il mare, un tempo così pieni d’amore verso di lei, ora così pieni di odio da farle dubitare se mai sarebbe riuscito a perdonarla e a capire cosa l’avesse spinta a comportarsi a quel modo.
Eppure, nonostante tutto, c’era qualcosa che le diceva che quell’uomo l’avrebbe perdonata sempre; l’avrebbe capita in ogni occasione, nonostante le apparenze.
L’aveva già provato no? Aveva già visto quello sguardo, dopo aver salito la pianta di fagioli, dopo averlo imprigionato col gigante, scappando con la bussola in grado di riportarli a Storybrooke.
Solo che questa volta era diverso. Questa volta lui non provava nulla per lei, questa volta Milah era viva e in circolazione e il suo cuore non aveva alcun bisogno di venire risanato.
D’altra parte, però, non era la paura di fidarsi di qualcuno a farla comportare in quel modo.
Questa volta era la fiducia e la speranza.
La speranza che la donna di fronte a lei potesse aiutarla e che la sensazione scaturita dalla sue parole non fosse solamente qualcosa nato dal semplice bisogno di essere aiutata.
“Lasciateci sole!” ordinò la regina alle due guardie rimaste, le quali non persero tempo ad obbedire alla loro sovrana, allontanandosi in silenzio da quell’enorme stanza, lasciando Elsa in compagnia solo della sorella e della principessa scomparsa.
“Elsa…”
“Emma! Temevo non avessi capito!” esordì la regina, interrompendo le parole della giovane Swan, la quale si ritrovò a sbarrare lo sguardo, con il battito cardiaco così accelerato da darle la sensazione di esploderle dal petto, da un momento all’altro.
“Be’, a dirla tutta sono stata io a dire cosa fare dopo aver saputo del vostro arrivo!” esclamò Anna “…ho un certo fiuto per certe cose!”
Gongolando di fronte alla sua astuzia, Anna sorrise soddisfatta, saltellando sul posto.
La figlia minore dei due ex regnanti di Arendelle sembrava improvvisamente tornata ad essere la stessa ragazza conosciuta a Storybrooke. Quella dal cuore d’oro e dall’ingenuità così pura da conquistare chiunque la conoscesse.
Emma non seppe cosa dire. Un’improvvisa battaglia sembrava essere scoppiata all’interno della sua mente, rendendole la bocca così secca da far risultare rumoroso persino il semplice deglutire.
Possibile che fosse impazzita senza rendersene conto?
“Voi…voi ricordate?!”
 
Il sollievo di Emma in quel momento, probabilmente non avrebbe saputo descriverlo neanche lei.
Il grosso macigno che premeva sul suo cuore e le mozzava il respiro da più di una settimana, si era magicamente ridotto.
Lo stress e l’ansia accumulati in tutti quei giorni, in tutta la sua vita probabilmente, evaporarono piano dal suo corpo, sotto forma di piccole e calde lacrime.
“Emma”
La giovane regina di Arendelle corse ad abbracciarla, cercando di infonderle quel po’ di speranza, che a sua volta, aveva imparato a conoscere mesi prima, proprio dalla famiglia di Emma.
“Scusa Elsa…” mormorò tirando su col naso e cercando di darsi un contegno “Lo sai, non sono una tipa sentimentalista o debole ma… Dio, pensavo di essere completamente sola…”
“Oh lo sappiamo, stai tranquilla! Non oseremmo mai raccontare a nessuno della tua faccia sconvolta il giorno dell’incantesimo di Zia Ingrid o quando hai dovuto salutare Uncino o…”
“Anna” la rimproverò la sorella.
“Che c’è? Ho forse detto… Oh…” comprese infine la giovane, colpendosi la testa con la mano.
Uncino.
Quello sicuramente non era il momento giusto per nominarlo.
Non dopo che Emma aveva dovuto assistere al suo arresto.
Soprattutto, non dopo aver dovuto ricevere ancora quello sguardo deluso e allo stesso tempo ferito.
“Emma, mi dispiace, ma era l’unico modo… A quanto ne so, tutto il popolo di Arendelle crede che lui ti abbia rapita, non potevo fare altrimenti!”
La donna dai lunghi capelli biondi annuì piano.
“Devo tirarlo fuori, Elsa. Lui, lui non ricorda…”
Ammettere quella triste e cruda verità davanti ad altri fu più terribile di quanto Emma avesse immaginato.
Killian non ricordava.
E per quanto innegabile fosse la loro chimica e quel legame indissolubile che li avrebbe forse uniti fino alla morte, lui non ricordava di averla amata.
“Accipicchia che gran bel problema!” commentò Anna, scuotendo la testa.
“Fosse solo questo il problema!” rispose, piuttosto sarcasticamente la donna.
“Emma, penso sia meglio parlarne dopo un bagno caldo, davanti ad una buona cioccolata calda, che ne pensi?”
La donna annuì, sebbene il suo pensiero fosse ancora rivolto ad altro. A qualcun altro.
 
 
“Quindi, se ho capito bene, dopo una visitina di Malefica, Ursula e Crudelia, tu sei diventata la nuova Signora Oscura, quindi una sorta di malefica Tremotina versione donna, ovviamente! Così gli altri, per salvarti, hanno chiesto aiuto ad un mago pasticcione che ha proposto di cancellare completamente la vostra realtà e crearne un’altra, alternativa, dove tu potessi finalmente sconfiggere l’oscurità! Ma le cose non sono andate esattamente come volevate e adesso le uniche persone che avrebbero dovuto aiutarti sono una persa chissà dove a Mistheaven e l’altro incarcerato nelle nostre segrete, senza il minimo ricordo della vostra vita insieme…”
La principessa di Arendelle riprese fiato e fissò triste la giovane donna dai capelli biondi seduta accanto a sua sorella.
Il bagno sicuramente le aveva fatto bene, donandole un po’ del colorito roseo che rivelava la sua natura principesca.
Ma i suoi occhi verde smeraldo, erano contornati da due profonde occhiaie violacee, segno indistinguibile della sua profonda stanchezza.
“Non dimenticare l’oscurità che vaga per il mondo alla ricerca di un corpo da possedere!” puntualizzò la sorella.
“Giusto! Hai ragione Emma, hai più che un grosso problema! Ne hai uno enorme!”
“Cosa hai intenzione di fare?” chiese la regina, preoccupata.
“Non lo so, Elsa. Per la prima volta nella mia vita, non lo so…”
Pronunciare quelle parole, fu più duro del previsto.
Ma Emma non poteva più tenersele dentro.
Era vero.
Per la prima volta dacché aveva messo piede a Storybrooke, non aveva idea di come riuscire a salvare i suoi cari, come riuscire a salvare suo figlio, Killian.
Aveva perso la sua bussola.
Il pirata rinchiuso chissà dove, rappresentava per lei una costante. Non importava quale cattivo avrebbero dovuto affrontare, lui sarebbe stato lì per lei, pronto a spronarla, a credere nelle sue potenzialità.
L’aveva fatto a Neverland, a New York, a Storybrooke, nel presente e nel passato.
Lui e suo figlio non avevano smesso un minuto di credere che avrebbe potuto farcela.
Adesso, che la sua bussola e il suo punto fermo erano svaniti, non riusciva più a capire cosa dovesse fare, da dove cominciare.
“Perché non chiediamo a Gran Papà? Sono certa che lui potrebbe far ritornare la memoria a Killian! O potrebbe conoscere un modo per farlo!” esclamò, improvvisamente Anna.
“Sì, Anna, ci avevo già pensato e penso sia l’unica soluzione…” continuò la sorella, cercando di contenere l’entusiasmo della sorella minore.
Gran Papà si era rivelato molto utile e soprattutto, molto potente.
Ma la regina di Arendelle aveva imparato a non cantare vittoria troppo presto, soprattutto quando in ballo, c’erano così tante vite.
“Possiamo partire domani! Kristoff verrebbe con noi, sono sicura che sarà contento di rivederti Emma! Certo, non so precisamente i suoi trascorsi con Killian, ma penso sarà felice di vedere anche lui, se riusciamo a fargli riacquistare la memoria e…”
“Anna”
Elsa fermò ancora una volta il flusso di parole che fuoriuscivano dalla bocca della sorella.
“Siete gentili penso che dovrei andarci da sola… Con Killian…”
L’entusiasmo di Anna per l’imminente viaggio, si spense come neve al sole.
“Ma tu, cioè voi, non lo conoscete e forse non parlerebbe con voi se non mi vedesse ed è da tanto tempo che non andiamo a trovarlo…”
“Emma, sei sicura che vuoi andarci da sola? Come la prenderà questo nuovo Hook? E soprattutto con quale scusa lo faccio liberare?”
“Non lo so Elsa, ma sono sicura… è una cosa che dobbiamo fare insieme!”
“Ma…” cercò di ribattere Anna, ma Elsa la fulminò.
“Come vuoi… Sono certa che la notte ci porterà consiglio e troveremo un modo!”
La regina di Arendelle strinse la mano fredda della sua prima vera amica.
“Stai tranquilla Emma! Ricordi? Se c’è una cosa che la tua famiglia fa è ritrovarsi…sempre! Vi ritroverete e andrà tutto bene!”
Emma ricambiò la stretta, grata.
Capì che forse, decidere di visitare Elsa ed Anna, non era stata un’idea così terribile.
Capì che forse, una piccola briciola di speranza c’era ancora.
Forse Gran Papà o qualunque fosse il suo nome, avrebbe davvero potuto aiutarla.
Forse, non tutto era davvero perduto.
 
 
Emma, probabilmente, non si rese neanche conto di essersi addormentata. Era talmente stanca che pensò che forse, chiudere gli occhi per qualche ora, non le avrebbe fatto male. Ne aveva passate tante, quei giorni, come in quell’ultimo periodo.
È vero, un briciolo di speranza era ancora accesa, ma Emma era pur sempre una persona realista e sapeva che, in qualsiasi caso, per ottenere ciò che voleva, avrebbe dovuto lottare, con le unghie e con i denti.
Chiuse gli occhi e li riaprì quando il sole, stava uscendo piano dall’acqua.
Il suo primo pensiero corse all’uomo rinchiuso chissà dove. A lui, sarebbe piaciuta quell’alba, ne era sicura.
Era stupido, ma tutto ciò che desiderava in quel momento era soltanto condividere un momento con lui, a guardare l’orizzonte come avevano fatto insieme, molto tempo prima.
Dio, le sembravano passati anni da quel giorno e non era che qualche mese.
Si alzò, in fretta e furia e si preparò per il viaggio. Elsa le aveva fatto portare in camera un completo molto simile a quello che era riuscita a trovare nella realtà alternativa di Isaac.
Segnò bene a mente che avrebbe dovuto ringraziare a vita le sorelle di Arendelle per ciò che stavano facendo per lei e per Killian.
Indossò velocemente i pantaloni di pelle, la camicia e il gilet e intrecciò i capelli in un treccia.
Era quasi pronta, quando qualcuno bussò alla porta.
“Avanti” mormorò.
“Buongiorno Emma”
“Elsa… Stavo giusto per scendere… Grazie per i vestiti…”
La regina sorrise, sedendosi sul letto a baldacchino al centro della stanza.
“Figurati…”
“Volevi dirmi qualcosa?”
Elsa si ricordò di quanto brava fosse Emma nel leggere le persone. Indubbiamente, quel talento, non era sparito assieme alla memoria dei suoi cari.
“Ecco, io…”
Emma cominciò a preoccuparsi.
“Killian?”
“No, lui sta bene… ho esplicitamente chiesto di fargli recapitare i suoi piatti preferiti e qualche bicchiere di rhum…”
La giovane donna tirò un sospiro di sollievo.
“Bene… Quindi?!”
“Emma, io non posso liberarlo! E non posso neanche lasciarvi andare da soli! Cosa succederebbe se qualcuno vi vedesse?”
Emma si sedette di fronte ad Elsa, prendendole le mani.
“Andrà tutto bene… Ho imparato un incantesimo che ci permetterà di mescolarci tra la folla, facendoci sembrare diversi da chi siamo veramente…”
“Va bene ma il problema persiste! Non posso liberarlo…”
“Allora dobbiamo farlo evadere…” mormorò la donna, sorridendo furbamente.
 
 
Killian continuava a misurare la cella a grandi passi.
Com’era possibile? Com’era potuto essere così stupido? Si era lasciato ammaliare dall’oro e dai begli occhi della giovane Swan e adesso si trovava nei pasticci.
Milah. Che avesse ragione lei dopotutto?
Voleva odiarla, voleva odiarla con tutto il suo cuore e la sua mente, ci stava provando, davvero, ma non ci riusciva.
Una voce, non riusciva a capire neanche da dove provenisse, continuava a ripetergli che tutto si sarebbe aggiustato e che forse, Emma aveva avuto i suoi buoni motivi per agire così. Dopotutto, anche lei sembrava essere delusa dal comportamento freddo della giovane regina di Arendelle e della sorella.
Scelta di parole, piuttosto azzeccata, pensò.
Perché poi tutti avevano poteri magici e nessuno aveva l’accortezza di dirglielo?
Al diavolo.
La principessa, la regina ghiacciata e la sorella chiacchierona.
Doveva uscire di lì, subito.
E doveva trovare un modo per capire quali fossero le reali intenzioni della biondina.
Se avesse tirato di nuovo fuori la storia della realtà parallela e dell’eroe che si nascondeva in lui, l’avrebbe chiusa davvero nelle segrete della Jolly Roger e non l’avrebbe più fatta uscire.
Sì, pensò, avrebbe fatto così.
Finì di bere l’ultimo goccio di rhum che le guardie gli avevano portato.
Certo, non si poteva dire che ad Arendelle non fossero gentili con i loro prigionieri! La sera prima gli avevano portato una quantità industriale di cibo e perfino qualche fiaschetta di rhum.
Indubbiamente, la prigionia migliore della sua vita, ma non poteva comunque restare lì.
Si avvicinò alla serratura della sua cella.
Lanciò uno sguardo canzonatorio alla guardia che lo spintonò indietro e poi continuò il suo giro di ronda.
Killian non si diede per vinto.
Cominciò ad armeggiare con la serratura infilandoci un piccolo pezzo di ferro, trovato attorcigliato ad un cucchiaio di legno.
“Maledizione” borbottò “Emma lo fa sembrare così facile…”
Non si rese conto di ciò che era appena uscito dalle sue labbra.
In quella realtà, Emma non gli aveva mai mostrato come aprire una serratura.
Fu l’istinto o il subconscio e qualcuno, nascosto lì vicino, riuscì a sentirlo.
“Sì!” esultò, quando finalmente la porta si aprì.
La guardia sembrava lontana.
Certo, le prigioni erano accoglienti ma le guardie non sembravano molto furbe. La regina avrebbe dovuto assumerne delle nuove…
Per il momento, però, meglio per lui.
Si incamminò verso l’uscita, quando il suo udito gli consigliò di nascondersi.
Qualcuno si stava avvicinando.
Si mise all’erta, pronto a cogliere la guardia di sorpresa quando…
“Swan”
“Killian” sospirò di sollievo la giovane, vedendo che stesse bene “Che diavolo ci fai qui? Ero venuta a salvarti!”
Hook pensò che doveva essere caduto davvero in basso se una donna metteva in moto una spedizione per salvarlo. Eppure, si sentiva stranamente lusingato e non poté evitare che un sorriso beffardo gli si dipingesse sul viso.
“Scusa love, ma sono in grado di cavarmela da solo… e poi, non sembravi essere molto intenzionata a salvarmi quando ieri mi hai fatto catturare dalle guardie della regina di ghiaccio!”
“Adesso non c’è tempo per spiegarti… dobbiamo muoverci!” mormorò la donna, spingendolo nella stessa direzione dalla quale era arrivata e non riuscendo ad impedire che un vivido ricordo del passato le si stampasse nella mente.
“Ah dimenticavo, ho qualcosa che ti appartiene…”
Emma gli lanciò l’uncino che aveva recuperato dall’alloggio delle guardie.
“Non sia mai che Capitan Uncino si faccia vedere senza il suo Uncino… che capitano saresti?!”
Killian le sorrise ironicamente e continuarono a correre.
Quel castello era davvero organizzato male, non c’era neanche l’ombra di una guardia in giro, pronta a sventare la loro fuga.
Arrivarono nell’ala est del palazzo che sembrava ancora più deserta.
Emma entrò in una camera.
“Aspetta qui” disse e uscì.
Killian spalancò gli occhi.
Cosa?! Nel bel mezzo della loro fuga, lei… scappava? Ma che?!
Il giorno che avrebbe capito come funzionava il cervello di quella dannata biondina, sicuramente sarebbe stato troppo tardi.
Si guardò intorno. Era da solo in una stanza come tutte le altre, senza minimamente sapere come poter uscire di lì. Di certo, un modo l’avrebbe trovato comunque, ma visto che Swan si era impegnata così tanto per mettere in scena tutta quella missione, perché non concederle una chance?!
Si appoggiò al muro e aspettò.
 
 
“Emma” sospirò di sollievo Elsa, uscendo dalle segrete dove si era nascosta.
“È filato tutto liscio?!” chiese la regina di Arendelle, andando incontro all’amica.
“Dipende… lui si è accorto della tua presenza?”
“No, certo che no…”
“Bene, allora per il momento è andato tutto bene…”
Emma si concesse un istante di sollievo. La missione, tuttavia, non era ancora terminata.
“Hai preso tutto? La mappa?”
La giovane annuì, poi afferrò la borsa che la sua amica le stava porgendo.
“Sono provviste per il viaggio… Devi pur dirgli cosa hai fatto quando lo hai lasciato solo!”
Emma sorrise.
“Grazie Elsa, non so come avrei fatto senza di te…”
“Figurati! È il minimo amica mia!”
Si abbracciarono e Emma sperò per davvero che quella non fosse l’ultima volta.
“Pensi gli dirai mai che la porta della prigione non si è aperta per le sue mirabili abilità da scassinatore?!” rise la giovane regina.
Emma rise assieme a lei, immaginando la scena.
“Forse… Quando tutta questa faccenda sarà finita…”
Elsa annuì.
“Tieni duro Emma… il Killian che conosci e che ami è ancora lì dentro, ha solo bisogno di un aiuto per riemergere…”
Emma sperò che fosse davvero così, abbracciò Elsa ancora una volta e sparì.
 
 
Nel frattempo, ignaro di ciò che la madre si stava apprestando a fare, Henry continuò ad occuparsi di ciò che, al momento, occupava la maggior parte dei suoi pensieri.
“Mia madre? L’hai vista? Sta bene?” mormorò il ragazzino tutto d’un fiato.
La vista di Robin Hood e del suo sguardo la diceva lunga su quale fosse la posizione occupata dai suoi ricordi al momento, i quali sembravano viaggiare ad una lunghezza d’onda decisamente lontana da quanto accaduto a Storybrooke nell’ultimo anno.
L’uomo allentò la presa sull’arco e ripose nella faretra la freccia.
“Sì, suppongo stia bene… Almeno stava bene qualche giorno fa…” mormorò, pensando a quanto tempo fosse di fatto passato dall’incontro con quella strana biondina.
“Sai, una tipa strana tua madre…”
Henry alzò un sopracciglio.
Ok, sua madre non era decisamente il prototipo della dolce principessa delle favole bisognosa di venire salvata da un coraggioso principe sul cavallo bianco, a maggior ragione se, al contrario di quanto si pensava, era riuscita a mantenere intatti i suoi ricordi; ma il termine strana poteva vantare ogni tipo di connotazione, sia positiva che negativa e la cosa lo preoccupava non poco.
“Strana? Perché?”
Robin alzò le spalle.
“In meno di dieci minuti ha raccontato la mia vita come se la sapesse a memoria o l’avesse letta su qualche libro…”
Henry per poco non cadde a terra.
Quindi i suoi sospetti erano giusti, sua madre ricordava davvero ogni cosa. Non riusciva a capire se la cosa fosse positiva o meno.
“Mmm sì, ha questo… superpotere… se vogliamo definirlo così…” cercò di dissimulare la sua sorpresa, porgendo al principe dei ladri il migliore dei suoi sorrisi, fallendo miseramente nell’impresa.
“Superpotere? Allora è magia! Lo sapevo…”
“No no, non è magia… è che è brava a leggere le persone…” si affrettò a precisare il ragazzo.
Robin alzò le sopracciglia, perplesso. Brava o no, quella donna sembrava davvero strana. Tuttavia era un uomo d’onore e gli uomini d’onore mantengono sempre la parola data.
“Ti cercava… le ho promesso che se ti avessi trovato glielo avrei fatto sapere…”
“E come hai intenzione di farglielo sapere? È qui?” chiese Henry, eccitato.
“No, non è qui… l’ho vista dirigersi verso il molo, quindi presumo si sia imbarcata… sembrava aver molta fretta di fuggire da qualcosa… Chissà, forse ha incrociato la principessa…”
“La principessa…?!”
Henry non era molto brava a mentire. Tutte le volte che lo faceva, aveva la strana mania di abbassare lo sguardo. Regina lo aveva smascherato diverse volte, così come Emma. Ma Robin era uno sconosciuto e non aveva la minima idea di chi si trovasse di fronte…
“Sì! Un pirata l’ha rapita, poverina… Spero stia bene! Il giorno del suo fidanzamento poi…”
I pezzi del puzzle, pian piano ritornarono al loro posto. Ecco da cosa sua madre fuggiva così di fretta! Il suo fidanzamento! Con chi poi?
“Già…p-povera...”
Uncino, si trattava sicuramente di Uncino. Ma perché aveva l’orribile sensazione che il pirata in questione non fosse lo stesso uomo visto tra le braccia della madre pochi istanti prima di finire in quel mondo dominato dal nonsenso?
Doveva assolutamente scoprirne di più.
E si rese conto che seguire Emma non era la cosa giusta da fare al momento.
Probabilmente si stava preoccupando per niente e, mentre sua madre e Killian si trovavano sulla Jolly Roger intenti a trovare un modo per far tornare la memoria a tutta la Foresta Incantata, lui doveva assolutamente fare la sua parte.
Decise che restare con Robin e la sua “Allegra Brigata” era sicuramente la cosa migliore da fare al momento. Avrebbe potuto tenere d’occhia l’altra sua madre, Regina, e cercare che non fosse il suo, il corpo che l’oscurità avrebbe occupato.
“Ehi ragazzo…stai bene?” gli chiese Robin, insospettito dalle strane reazioni del giovane davanti a sé.
“S-sì…sto bene…” esclamò di scatto Henry, inumidendosi le labbra con fare nervoso “…è solo che…ho bisogno del tuo aiuto…”
“Il mio aiuto per fare cosa precisamente?!”
“Per salvare…mia madre!” esclamò.
“T-tua madre? Ma…figliolo…come ti ho già detto ho visto tua madre dirigersi verso il molo; potrebbe essersi imbarcata su una qualsiasi nave e adesso potrebbe essere chissà dove…”
“Oh no…non intendevo quella madre…”
“Non intendevi…quella madre?” ripeté stupito il ladro, storcendo le labbra e il pizzetto con fare confuso “…e quale altra madre avresti, di grazia?!”
“Una con un passatempo leggermente diverso da quello di leggere le persone…”
 
 
“Finalmente Swan, i miei capelli cominciavano a diventare bianchi!”
Emma si chiuse la porta alle spalle e si concesse un altro respiro di sollievo. Vederlo lì, sano e salvo, con la sua solita aria saccente e superiore era una balsamo per i suoi occhi.
Certo, avrebbe voluto scorgere anche amore nel suo sguardo ma non si dava per vinta. Gran Papà li avrebbe aiutati, ne era certa, così come lo erano Elsa e Anna.
E poi insieme, sarebbero corsi a salvare le persone che amavano. Ancora una volta.
“Andiamo” mormorò la giovane, avvicinandosi al pirata.
“Non pensi di dovermi una qualche spiegazione? Tipo… che diavolo hai fatto?”
Emma ringraziò mentalmente Elsa per averle fornito una scusa su un piatto d’argento. Tutti quei cambiamenti e quei continui problemi cominciavano a confonderla e a non farla ragionare con lucidità.
Con un sorriso mesto, la giovane Swan gli porse la borsa contente il cibo.
“Sono andata a cercare del cibo! Abbiamo una missione da compiere…” mormorò, cercando di sembrare seria e decisa al tempo stesso.
“Ma non mi dire! E quando avresti voluto dirmelo?!” la schernì il giovane, mettendosi a tracolla la borsa. Un gentiluomo restava tale, in qualsiasi realtà si trovasse.
“Ti racconterò tutto non appena usciremo di qui, te lo prometto!” esclamò Emma, avvicinandosi alla grande finestra.
“Tesoro, mi dispiace deluderti ma siamo un po’ troppo in alto per poter saltare dalla finestra, non trovi?”
“E chi dice che dovremmo saltare dalla finestra?!”
Killian alzò un sopracciglio curioso ed Emma sorrise di rimando.
Quella loro complicità le era mancata, troppo.
“Ti fidi di me?” chiese, scrutandolo negli occhi e prendendogli le mani.
Killian si sentì nudo di fronte alla limpidezza di quegli smeraldi e non poté fare altro che abbassare lo sguardo e fissare le loro mani, intrecciate.
“Non sarei qui se non fosse così, love!” sottolineò l’ovvio.
E per un attimo si rese conto che quella donna avrebbe potuto anche sbatterlo ancora in prigione, non gli sarebbe importato. Si fidava di lei, come non si era mai fidato di nessuno. E non riusciva a spiegarsi questo strano sentimento, da dove saltava fuori?
Perché da quando quegli intensi occhi verdi avevano incrociato i suoi, tutto aveva cominciato ad apparire sfocato e privo di importanza? Perché da quando l’aveva incontrata persino il sentimento che nutriva per Milah era cambiato? Perché, di fronte a lei, si sentiva felice e in grado di fare qualsiasi cosa?
“Ok, allora conta assieme a me… uno…” Emma chiuse gli occhi.
“Due” mormorò l’altro, capendo le intenzioni della giovane. La presa si intensificò.
“Tre” esclamarono all’unisono.
Una nuvola bianca li avvolse e sparirono all’improvviso.
Le mani, non si lasciarono neanche per un secondo.
 
 
L’atterraggio non fu dei migliori. Emma ammise che c’era ancora qualcosa da perfezionare, anche se, tutto sommato, poteva affermare di avercela fatta. Già il fatto che tutti e due fossero tutti interi, era un miracolo.
Si alzò, un po’ controvoglia, dal corpo dell’uomo e si spazzolò i vestiti.
“Ho una certa età, lo sai? Queste cadute non sono benefiche per la mia schiena centenaria!”
Emma rise e gli porse una mano per aiutarlo a tirarsi su. Lui l’afferrò.
“Fidati se ti dico che dovresti ringraziare anche solo che siamo tutti interi!”
“Fammi indovinare, è la prima volta?!” chiese di rimando l’uomo, controllando che anche le provviste non fossero sparite durante il viaggio.
“No!” esclamò la giovane. Gli occhi azzurri la scrutarono.
“Ok… forse potrebbe essere la prima volta che trasporto un’altra persona…”
“Bene, non sei andata poi così male…”
Killian si guardò intorno. Emma li aveva trasportati ai confini del piccolo paesino. Poteva scorgere da lontano le torri del castello dal quale erano appena fuggiti.
“Allora, questa missione segreta?!” chiese, voltandosi verso Emma. La donna gli dava le spalle e fissava un punto indistinto all’orizzonte.
“Che stai guardando?!” chiese, curioso, avvicinandosi alla bionda.
“Elsa, molto tempo fa, mi disse che un giorno mi avrebbe portato al suo castello…” mormorò, voltandosi verso l’uomo che, lo sapeva, stava per sottolineare l’ovvio.
“No, non il luogo da dove siamo appena fuggiti! Il suo castello di ghiaccio… Mi sembrava di aver visto qualcosa in lontananza…”
“Oh giustamente, che c’è di meglio di un grosso palazzo ghiacciato! Scommetto che moriresti congelata!”
Emma ricordò quando aveva rischiato davvero di morire congelata e per un attimo, pensò che perfino Killian sembrava ricordare la stessa cosa.
Ovviamente la sua era soltanto una vana speranza.
“Scusa se ti ho fatto imprigionare ma avevo capito che Elsa non ricordava e quello era l’unico modo per farci uscire entrambi…” mentì Emma. Anche se la metà di ciò che aveva detto, non era poi tanto falsa.
“Sì, avevo capito! L’altra realtà e tutto il resto… per favore, non parliamone adesso!”
“Tu mi hai chiesto delle spiegazioni e io te le stavo dando!” esclamò la giovane, incamminandosi verso il sentiero che portava alla montagna.
Killian la seguì, alzando gli occhi al cielo.
“Mi vuoi dire cosa stiamo cercando?!” chiese, esasperato. Cosa aveva fatto di male per incontrare quella dannata biondina?
“Chi ti dice che stiamo cercando qualcosa?”
“Emma” la bloccò, prendendole il braccio. La giovane si voltò verso di lui.
“Che vuoi?”
“Ti aiuterò… Non importa se credi in una realtà piuttosto che in un’altra… Ti aiuterò…”
Andrei fino ai confini del mondo per lei, o del tempo.
Killian scosse la testa. Quando aveva detto una cosa del genere? Non se lo ricordava neanche. Non ci badò e continuò a fissare la donna.
“Però, per favore, fidati di me così come io mi sono fidato di te…”
Emma sospirò, non riuscendo ad ignorare quell’improvviso calore formatosi al centro del suo cuore.
Non importava cosa fosse accaduto tra loro, dove si trovassero o in che condizione fossero i suoi ricordi. Killian Jones si sarebbe sempre fidato di lei. Quell’uomo dallo sguardo sicuro di sé e, al contempo, dolce come quello che nessuno al mondo sarebbe mai riuscita ad eguagliare, avrebbe sempre creduto in lei e nelle sue capacità, anche quando le sue richieste sembravano rasentare il limite dell’impossibile. E improvvisamente, questo la sollevò un po’. Elsa, forse, non aveva tutti i torti. Il Killian che lei conosceva e amava era ancora lì dentro.
“Io mi fido di te, Killian”
In tutti i mondi e in tutte le realtà, avrebbe voluto aggiungere, ma non lo fece, per non sembrare ancora più folle ai suoi occhi.
L’uomo sfoderò uno dei suoi sorrisi mozzafiato e le lasciò il braccio.
“Bene! Allora, vuoi dirmi cosa stiamo cercando?”
Emma prese un respiro.
“Vedi, quando ti ho detto che volevo venire qui per cercare mio figlio, non era del tutto vero… O meglio, sono qui anche per quello ma non solo…”
“Continua…”
“Ricordavo che Elsa mi parlò di alcuni troll con particolari poteri magici, in grado di riportare la memoria a chi l’ha persa o di mostrare il futuro… Nel paese dal quale provengo stiamo affrontando una grave… crisi… a cui solo io posso porre fine ma purtroppo non ho idea di come fare perché le persone che dovevano aiutarmi, non sono qui…” concluse la giovane, lanciandogli un’occhiata per notare la sua reazione.
“Tuo figlio”
“Esatto… lui è una di queste persone… purtroppo però non sono riuscita a trovarlo…”
“Quindi vorresti chiedere ai troll come trovare tuo figlio e porre fine alla ‘crisi’?!”
“Un piano un po’ folle eh?!”
“No, è un ottimo piano…”
Emma sorrise.
“C’è solo un particolare che non ho ben chiaro… come faremo a trovare questi troll?!”
Emma estrasse dalla borsa che l’uomo portava a tracolla un piccolo pezzo di carta.
“Con questa!”
“Da dove l’hai presa?!”
“L’ho rubata dalla biblioteca del castello!”
Killian scoppiò a ridere.
“Ho sempre saputo che c’è un pirata in te, Swan!”
Emma si unì a lui, cercando di non mostrargli le lacrime che avevano cominciato a pizzicarle gli occhi.
“Sì, me l’hai già detto” sussurrò.
 
 
 
 
 
 
 
Rullo di tamburi…………Eccoci di nuovo qui!!!!!!!!
Pensavate di esservi liberate di noi…e invece no!!!! Nonostante i mille impegni di tutti i giorni (sappiamo che potete capirci benissimo) siamo riuscite a scrivere il capitolo di questa ff a cui teniamo moltissimo. Le cose cominciano a muoversi; Emma e Killian stanno per incontrare “Gli Esperti In Amore” (Troll per gli amici :P), Henry è finalmente uscito di prigione e ha avuto un incontro ravvicinato con Robin e… niente ci fermiamo qui altrimenti rischiamo sicuramente di rivelare qualcosa sul prossimo capitolo.
Ad ogni modo vi ringraziamo con tutto il cuore per continuare a leggere questa ff, inserirla nelle varie categorie e recensirla, nonostante noi due non siamo proprio il prototipo della puntualità.
Speriamo che anche questo capitolo vi piaccia e non vediamo l’ora di leggere i vostri pareri!! Abbiamo aggiunto tanti parallelismi e siamo curiose di sapere se riuscite ad individuarli tutti! :D
Grazie davvero di cuore ad ognuno di voi,
Contiamo che il prossimo aggiornamento sia un po’ più celere! xD
Un bacione
E&K
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: ErinJS