Prologo
Il re si sedette sul trono, regalando uno sguardo pieno di amore alla regina che sedeva al suo fianco con le delicate mani incrociate sul grembo.
Entrambi erano di ritorno da una passeggiata nei giardini del castello e non avevano avuto la possibilità di cambiare i loro abiti, essendo stati convocati con urgenza nella sala del trono.
La sala era gremita di persone: nobili, sudditi, servi. La porta principale si spalancò e due guardie entrarono nella stanza, trascinando con sé un giovane. Il ragazzo fu buttato con violenza ai piedi del re che lo fissò con un’espressione imperturbabile sul volto. I capelli scuri erano abbastanza lunghi da coprirgli il volto quando aveva la testa abbassata, così che nessuno potesse scorgere la ferita appena inflitta che gli solcava la guancia.
Quella sicurezza però fu violata in fretta, quando una delle due guardie lo costrinse ad alzare la testa tirandogli i capelli. Il volto del ragazzo si contorse in un’espressione di dolore che egli tentò di mascherare con scarsi risultati.
Il re lo studiò così come la moglie al suo fianco e, se quest’ultima si era addolcita nel vedere il volto ancora giovane, l’uomo era rimasto impassibile. Si alzò dal trono, con il lungo mantello che accarezzava il pavimento, e si avvicinò al ragazzo.
«Chi è costui?» Chiese puntando lo sguardo sulle guardie.
«Un prigioniero, signore. Lo abbiamo catturato durante la guerra del Sud e tenuto come schiavo durante il viaggio.»
Lo sguardo del re si posò sull’arco e sulla faretra che il ragazzo aveva sulle spalle. Vi passò le mani sopra, accarezzandone l’abile manifattura e apprezzando la cura dei particolari. Era chiaro che doveva appartenere ad una famiglia nobile.
«Qual è il tuo nome?» Chiese l’uomo con voce rude.
Il ragazzo puntò lo sguardo in quello del re e si schiarì la voce. «Mi chiamo Jules. Jules Penber, della contea di Major.»
«Jules Penber… hai qualche tipo di conoscenza? Eccetto il tiro con l’arco.»
«Ho studiato latino per molti anni, signore.» Jules abbassò di nuovo lo sguardo sul terreno, come se la sua conoscenza fosse uno dei reati più terribili. «E filosofia, astronomia…»
«Uno schiavo versatile in molte discipline, dunque.» Il re si accarezzò la leggera barba che gli ricopriva la mascella. «Sai dirmi, dunque, qual è il significato della frase ira furor brevis est?»
«L'ira è un furore di breve durata.» Rispose prontamente Jules, timoroso ma allo stesso tempo entusiasta di poter mostrare la propria preparazione.
«Molto bene, Jules della contea di Major. Molto bene.» L’uomo si voltò verso la moglie con la mano posata sull’elsa della spada che spuntava sul suo fianco. «Tesoro, abbiamo un magister?»
Jules si rese conto che la sua vita era affidata alla risposta che quella donna avrebbe dato al marito già pronto, in caso di risposta affermativa, a sguainare la spada e a porre fine alla sua vita. I volti di tutti i presenti erano girati verso la regina, che passava lo sguardo dal marito al ragazzo inginocchiato a pochi metri da lei.
La regina scosse la testa. «L’ultimo è morto settimane fa.»
Il re annuì soddisfatto. «Ciò vuol dire, ragazzo, che ho deciso di risparmiarti la vita. Da oggi educherai i figli dei nobili del regno.» Aiutò Jules ad alzarsi e gli posò una mano sulla spalla. «Mi auguro che tu riesca a farlo nel modo giusto.»
In quel momento la porta si spalancò e una bambina dai lunghi capelli dorati si catapultò nella stanza. Dietro di lei apparve una ragazza, probabilmente sui sedici anni, con i capelli castani legati in una treccia. La ragazza sorrise e, per un attimo, Jules non ebbe occhi che per quel sorriso.
«Vi chiedo scusa, padre, non sono riuscita a trattenerla.»
I presenti nella sala cominciarono ad inchinarsi mentre la ragazza avanzava per raggiungere il re che aveva preso la bambina tra le braccia. Quando fu abbastanza vicina, l’uomo le diede un bacio sulla fronte e le scostò dagli occhi una ciocca di capelli sfuggiti dalla treccia.
«È sempre un piacere vedere le mie figlie irrompere durante queste noiose riunioni.»
Il re chiese alle guardie di scortare tutti i presenti fuori dalla stanza e così fu. L’ultima cosa che Jules vide fu la regina che si alzava e abbracciava a sua volta le sue figlie, poi le porte si chiusero escludendo l’immagine della famiglia dalla sua vista.
*spazio autrice*
Salve gente!
Non ho molto da dirvi, volevo solo ringraziarvi per aver letto
questo prologo e dato un'opportunità a questa storia.
Spero vi sia piaciuta e mi auguro di ricevere qualche parere :)
A presto!
NerdFigther_
P.S. Questa storia è stata pubblicata anche su Wattpad :)
Salve gente!
Non ho molto da dirvi, volevo solo ringraziarvi per aver letto
questo prologo e dato un'opportunità a questa storia.
Spero vi sia piaciuta e mi auguro di ricevere qualche parere :)
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NerdFigther_
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