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Autore: Atra    20/01/2016    3 recensioni
Vi siete mai chiesti come sarebbe andata la storia di Final Fantasy VIII se Seifer avesse avuto una sorella?
Beh, io sì e questo è il risultato:
Il sangue è un vincolo.
E dai vincoli non ci si può liberare.
E non si può nemmeno scegliere senza farsi male.
O senza subire perdite.
Cosa scelsi io? Perché scelsi?
Quando avrei potuto cambiare qualcosa, feci tutto ciò che era in mio potere?
Il sangue è un vincolo.
Lo rimane anche quando è versato.
Potrai perdonarmi adesso, Seifer?

Buona lettura e spero che vi piaccia!
Genere: Azione, Comico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Seifer Almasy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami'
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Dolore.
Qualcosa si muove nelle tenebre e striscia dentro il corpo di Adele, pregandola in silenzio di farlo uscire.
Un calcio.
La violenza è silenziosa, si nasconde nel buio e con il suo favore colpisce una, due, tre volte.
Non c'è mai stato nessuno che abbia osato tanto contro la Strega di Esthar. Nessuno di tanto potente, nessuno di tanto coraggioso, nessuno di tanto...innocente.
-Fate uscire il bambino!-.
La voce stessa di Adele la strappa alle sue fantasie e la riporta a precipizio nella sua corporeità. Al dolore.
Nessuno ha mai osato tanto contro...
-Adele, devi spingere per farlo uscire!-.
Zefer.
La sua mano è fredda sulla sua guancia, il suo respiro leggero sulla fronte, il suo appiglio solido nella mente.
Lui è l'argine all'enorme piena di potere che minaccia di traboccare e invadere il suo corpo e la sua anima. E' a lui che deve affidarsi, ora.
-Adele!-.
La Strega comincia inconsapevolmente a sforzare il suo corpo da mortale, sentendolo più estraneo e fragile che mai.
Come fanno le ossa a non spezzarsi, i muscoli a non lacerarsi come stoffa consumata, come fa la carne a non strapparsi a brandelli, la pelle a non sfogliarsi come i fiori d'inverno?
E come può un essere umano resistere a tutto quel dolore senza provare rancore, vendetta, odio per chi lo provoca? Come può lei permettere che le sia fatto tutto questo?
Odore di sangue. Del suo sangue.
Sapore di lacrime. Delle sue lacrime.
Ruggine sulla lingua.
Catene attorno al corpo e stoffa sopra le sue gambe.
E fra di esse qualcosa di tremendamente doloroso, affilato come un coltello, che scalcia e mena pugni per essere liberato, distruggendo ossa, muscoli, carne, pelle.
Non può permetterlo, se non è per uno scopo degno. E quel bambino non è degno di tutta quella sofferenza, di quel dolore, di quella rabbia.
Non è degno di niente che sia suo.
Adele smette di spingere nello stesso momento in cui il dolore sale vertiginosamente di intensità, mandandole scariche elettriche dalle gambe fino al cervello. Le palpebre si abbassano e dietro di esse danzano linee e particelle che formano solo buio.
Un buio su cui ognuno può innestare la propria scena, su cui ognuno può scrivere ciò che vuole; e Adele sa bene quello che vuole: potere, superiorità, dominio.
Non c'è spazio per quella bestia umana che sta uscendo dal suo corpo. Non è parte di lei; non è niente di lei; si laverà del suo sangue così come farà lei.
A meno che...
Il bambino scalcia violentemente ancora una volta e il picco del dolore è insopportabile. Ma l'urlo di Adele non è di sofferenza.
Il suo ringhio rimbomba sulle pareti e sul pavimento, una volta candidi, della stanza. Una patina scarlatta cala sugli occhi della Strega e la lascia senza più respiro; contemporaneamente, Zefer scivola via dalla sua mente e le nega l'appiglio fondamentale che la legava alla se stessa umana e imprigionava l'altra sua metà inibita.
Il suo corpo incontra la stretta ferrea delle catene, che incidono sulla pelle il loro freddo percorso curvo di sbarre inespugnabili; ma ora la Strega è completamente sveglia e questo non ha più importanza.
Il bersaglio è appena uscito dal suo corpo: piccolo ma così grande dentro di lei; innocente ma coperto del suo sangue; fragile ma più forte di lei...
-Portatelo via, qui è troppo...-.
...esposto al mondo, all'aria e a...
-ADELE, NO!-.
Altro dolore si fonde nella sua mente con il ringhio che le vibra nel petto, con la graffiante polvere metallica delle catene che le scivola in una mano, con la sensazione dei suoi artigli d'acciaio contro la carne tenera, con i rivoli di sangue caldo che scivolano lungo il suo braccio congelato, con lo scricchiolio di ossa che si infrangono come porcellana contro il pavimento, con un vagito spezzato a metà.
Attraverso la nebbia rossa che le entra come fumo negli occhi, Adele distingue i contorni di un corpicino appeso alla sua mano, la testa minuscola che ciondola e il bagliore sanguigno degli artigli che gli trapassano il piccolo ventre, ancora sostenuto da altre braccia umane.
Appagamento. Soddisfazione. Piacere.
Dura un istante. La tregua del dolore dura il tempo che lei ha speso per infliggerne a sua volta.
La successiva è una pugnalata dritta al ventre e il suo braccio reagisce scattando verso il basso. Uno strappo disumanamente tremendo ammutolisce ancora di più il silenzio della stanza e d'un tratto la sua mano è libera.
-ADELE!-.
Gli umani la disgustano nel profondo. Essere umana la disgusta nel profondo. Il mondo la disgusta così tanto che vorrebbe porvi fine...se solo le permettessero di farlo!
-Kafalieren, defe...-.
Ne ha bisogno. Ha bisogno di liberarsi del dolore, della rabbia, della sua sete di sangue che un bambino non ha certamente potuto placare.
-Odine, ci sto provando!-.
-Defe...-.
Le sente muoversi lentamente sul suo petto, accarezzarlo leggermente e poi lasciarlo con ancora la sensazione del contatto, prima di sfiorarle il viso nel distendersi dietro le sue spalle.
I bordi taglienti delle sue ali feriscono anche lei questa volta, scalfendole la pelle ormai non più eterea come prima. Ma non ha più importanza.
Niente ha più importanza. Niente.
Nessun respiro ha più importanza, ora; anzi, è eccessivo. Tutto quel mondo è eccessivo alla sua esistenza e quando il superfluo è capace solo di portare dolore, allora è arrivato il momento di estirparlo alla radice. Di annientarlo in un colpo solo, di polverizzarlo.
Ma prima deve...
-Defe guar...-.
...farlo...
-Odine, non c'è alternativa: devi farlo!-
...soffrire...
-Ma questo ezzere folle!-.
...atrocemente.
-ODINE, ORA!-.
Il dolore improvviso le squarcia il corpo come una spada e il suo urlo si fonde con il ringhio che le brucia in gola, insieme al sapore della ruggine che risale dalla fonte del suo potere.
E questa volta il fiume non avrà argini, questa volta sarà solo violenza, pianto, stridore di denti, sangue che bolle e...
-Adele-.
Un sospiro le frusta il viso come qualcosa di sconosciuto, estraneo, alieno a tutte le sensazioni provate finora.
Un tocco sulle labbra, leggero e tremante come lo svolazzare di una farfalla.
Una carezza sulla tempia, dita che si muovono fra i suoi capelli per sfiorare i bordi affilati delle sue ali, che fremono brevemente.
Basta questo per fermare una Strega, dunque?
No che non basta un semplice e inutile mortale!
Il potere la conquista completamente e le sue ali si ripiegano in avanti per abbracciare la figura che è china in questo momento su di lei.
Il dolore ritorna martellante e strappa via il fragile e sottile velo calato sulla sua mente tormentata e sul suo corpo straziato.
Il tocco sulle sue labbra si fa più intenso e la mano fra i suoi capelli li stringe forte, come se fossero un appiglio.
-Adele, è tutto finito. Dai a me la tua rabbia. Sono pronto a riceverla-.
No, questa volta non può soffocare il suo potere. Chiede ossigeno, chiede qualcosa da divorare.
-Hai già avuto il tuo sacrificio. E' tutto finito-.
Il dolore torna nuovamente a tormentarla, ma questa volta l'onda non la sommerge completamente e le dà il tempo di rendersi conto di ciò che il suo Cavaliere le sta dicendo.
-E' tutto finito. Non hai più motivo di adirarti-.
Un motivo per adirarsi? Una Strega non ha bisogno di motivazioni, di giustificazioni. Una Strega prende quello che vuole, quando vuole.
-Tu non lo vuoi. Tu mi hai ordinato di aiutarti e tu sei fedele alla tua parola-.
Morte, vita, oppressione, libertà. Una promessa è una promessa.
Una richiesta è una richiesta. Un ordine è un ordine.
Forse non basta per fermare una Strega, ma basta per fermare una donna e incatenarle nuovamente addosso la sua componente irrazionale.
Basta per aprirsi completamente al legame e permettergli di rubare il rancore, l'ira, il disgusto, la brama, l'incoscienza delle azioni, l'impellente desiderio di schiacciare l'umanità, la soddisfazione del sacrificio.
Qui Zefer si ferma e interrompe il bacio con Adele per guardarla negli occhi.
-Non sono stato abbastanza. Ancora una volta-.
No, non lo è stato. Non è stato abbastanza per salvare la vita di suo figlio dalle grinfie della madre.
-Kafalieren...-.
Adele non prova niente. Quel bambino non è mai stato nient'altro che un peso per il suo corpo. Non ha bisogno di scuse, lei. Non ne ha mai avuto bisogno.
Zefer volta improvvisamente il viso al richiamo di Odine e alla Strega non sfugge l'abissale differenza che non la renderà mai umana, mai.
Sulla guancia del suo Cavaliere scorre una minuscola, ma traditrice lacrima.

***

-Lo hai ucciso tu, dunque-.
Adele si scosta i capelli dalle spalle ed emette un breve sospiro:
-Non ho ricordi precisi di quel momento, ma mi hanno informato del fatto che il bambino è morto quando gli ho trafitto il ventre, quindi prima che lo tranciassi nettamente a metà- racconta con tono indifferente e meticoloso, come se la cosa non la turbasse minimamente. A Lorcan questo non sfugge:
-Non mi sembri dispiaciuta, Strega-.
La donna accenna un sorriso con l'angolo della bocca e solleva le sopracciglia:
-Lorcan, sapevo che sarebbe andata a finire così. E' stato un sacrificio necessario-.
-E quanto tempo fa è successo, se posso saperlo?-.
La domanda sembra irritarla, ma lei risponde comunque senza darlo troppo a vedere:
-Cinque giorni fa. Come vedi la mia mente si è completamente rimessa, se è questo che temi-.
Il ragazzo davanti a lei solleva il mento, un'ombra che gli oscura il viso:
-Non potrei dire lo stesso del tuo corpo - osserva con occhio esperto, scrutando l'espressione stanca sul viso di Adele e il tremore delle sue unghie - Anche se sei bellissima lo stesso-.
Il suo sguardo scivola dagli occhi socchiusi alle guance scavate e ossute, sfiorandole le labbra secche e tormentate da un dente, per poi scendere più giù fino al torace, che si alza e abbassa alcune volte velocemente, altre si arresta all'improvviso, e ancora più in basso...
Lei soffia una risata scuotendo i lunghi capelli, che le ricadono sul petto:
-Lorcan, tieni a bada quegli occhi o dovrò farteli strappare - lo minaccia, sul volto un sorriso pericoloso che garantisce la verità delle sue parole - Concentrati sul motivo per cui sei qui-.
-Per portare un bel fiocco azzu...nero alla mia signora?- azzarda spavaldo Lorcan, sostenendo caparbiamente lo sguardo di Adele, che non lo considera minimamente e accavalla le gambe:
-Il potere mi sta consumando e la fugace gravidanza non ha fatto bene al mio stupido corpo da mortale - comincia sputando le ultime parole fra le labbra - Zefer non basta più per equilibrare questo repentino sbilanciamento tra la mia natura di Strega e quella di umana-.
Lorcan poggia le braccia sopra la gamba piegata in avanti:
-Per riequilibrare da una parte servono delle caratteristiche opposte dall'altra. La schiettezza contro l'obbedienza, il raziocinio contro l'abbandono, l'attenzione contro la cecità...-.
-Zefer non ha niente di questa arrendevolezza - sibila Adele, le unghie che si piantano nell'argento stridendo - Tu non sai cosa vuol dire essere Cavalieri-.
Lorcan annuisce prudentemente, prima di sfoderare un sorriso sghembo:
-Qualcosa mi dice che tra poco lo saprò- dice in una risata repressa e con una punta di amarezza.
Adele punta uno sguardo molto intenso su di lui:
-Un Cavaliere non mi basta. Credo sia giunto il momento di ricambiare il favore che ti ho fatto mettendoti a capo del mio esercito- ribatte, recuperando il suo tono mellifluo ed estremamente ingannevole.
Lorcan solleva le sopracciglia impressionato:
-Credevo fosse stato per il passato che abbiamo in comune...- obietta, prima di essere interrotto seccamente dalla Strega:
-Essere stati vecchi amici non è un merito-.
-Ed essere stati amanti, Adele? Quanti punti mi vale?- le tiene testa lui, godendo dell'espressione sprezzante suscitata da tale ricordo:
-Se ti riferisci alla probabilità di non uscire vivo da questo colloquio, dico che hai superato i tuoi limiti- conclude seccamente la Strega, affondando sicuramente un dardo velenoso nel cuore del suo ex-amante, che ritrae la sua baldanza in un sospiro:
-Allora Adele, cosa vuoi che faccia? Devo essere il tuo burattino senza nemmeno avere voce in capitolo?- le domanda duramente.
La Strega socchiude gli occhi e improvvisamente la temperatura nella stanza crolla, mentre l'uomo davanti a lei comincia a tremare di freddo e di...qualcos'altro.
-Non sei mai riuscito a starmi lontano - la voce di Adele è una serie di eco che si rincorrono l'una con l'altra - Tu non vuoi contravvenire al mio ordine-.
Il controllo mentale striscia lascivo dalle labbra crudeli della Strega fino alla fronte di Lorcan, che però non abbassa lo sguardo e lo allaccia a quello di lei.
-Il mio onore...- mormora, tentennando quel poco che basta ad Adele per sollevare il mento e pensare di averlo in pugno:
-Quale onore maggiore di essere il braccio destro della Strega più potente della storia?-. Gli angoli della sua bocca si alzano, sollevando una serie di piccole increspature della pelle.
Lorcan deglutisce e il pomo d'Adamo sul suo collo si muove convulsamente:
-E...mio fratello?-.
-Tienilo fuori da questa storia e non gli sarà torto un capello- risponde lei, cominciando a essere irritata da tutte quelle domande.
Lorcan se ne accorge e china la testa, sconfitto:
-E sia. Sarò il tuo Cavaliere-.
-Non avevi alternative, Lorcan- gli fa presente lei, rilasciando il controllo mentale e alzandosi contemporaneamente in piedi. L'uomo poggia le mani a terra e ansima freneticamente, il sudore che gocciola sul pavimento lucido sotto di lui.
-Tu mi svuoti...- mormora meravigliato quando ha riacquistato un po' di fiato. Adele sorride come se avesse ricevuto un complimento:
-Non eri tu a vantarti di essere stato il mio amante?- lo stuzzica, scendendo lentamente i gradini, il corpo leggermente instabile.
Lorcan drizza il capo e le orecchie:
-Perché questa allusione?- le domanda stupito. Adele arriva al termine dei pochi gradini e si erge statuaria su di lui.
E' tempo del secondo ordine.
-Zefer mi avrebbe dato un maschio, se fosse finita diversamente- dice sprezzante, una smorfia che le increspa le labbra. L'uomo davanti a lei annuisce:
-Lo so. E con questo?-.
-Con questo non ci avrei comunque fatto niente. Non sarebbe stato un successore degno di me- risponde con un ringhio la Strega, i pugni stretti e gli artigli conficcati nella pelle. Lorcan aggrotta le sopracciglia:
-Sei ancora giovane e vivrai...- comincia, prima di essere interrotto da lei:
-Non morirò vecchia, Lorcan- gli rivela, senza un'ombra di pentimento sul viso.
-Che qualcuno provi a toccarti...- ringhia a voce bassa lui, interrotto nuovamente dalla risata sprezzante della Strega:
-Ho già fatto questo discorso con Zefer. Credo che voi due andrete d'accordo - sorride Adele, il mento sollevato - Ma non abbiamo molto tempo: non posso continuare a provare con Zefer fino a quando non avrò una femmina adatta ai miei poteri, perché potrebbe volerci troppo e nel frattempo mi toccherebbe togliere di mezzo altri marmocchi inutili-.
A questa affermazione l'uomo solleva improvvisamente le sopracciglia:
-E se tu dovessi uccidere anche l'erede dei tuoi poteri?- le chiede dubbioso. Lei scuote lentamente la testa e i suoi orecchini tintinnano:
-Non succederà, Lorcan. Anche noi Streghe abbiamo un certo istinto di conservazione della specie-.
A questo punto Lorcan inclina il capo soddisfatto, meno un ultimo interrogativo da esprimere:
-Allora chi sarà il prossimo con cui proverai?- le domanda titubante.
La Strega si avvicina di qualche passo a lui e gli solleva il mento con un'unghia, portando la sua bocca a un soffio dalla sua.
Gli occhi cremisi di Adele lo inchiodano al suo posto e le labbra scarlatte si tendono in un sorriso nuovo. Trionfante. Provocante.
-Non hai ancora capito, Lorcan?-.


Saaaaaaalve a tutti!
Ecco: se ancora avevate qualche dubbio sulla sorte del bambino, questo capitolo dovrebbe avervi chiarito le idee.
Chiedo scusa se vi aspettavate di sapere cosa fosse successo ad Atra&Co., ma era necessario chiarire cosa fosse successo durante il parto e per quale motivo Lorcan fosse stato convocato da Adele.
Mi scuso anche se qualcuno è rimasto un po' impressionato dal trattamento riservato al bambino, per questo ho adottato il punto di vista di Adele (anche questo ha un motivo, comunque!) e l'ho reso il più offuscato possibile, giusto per non dovermi perdere in particolari. Beh, quando Adele si arrabbia non è propriamente un agnellino, quindi è davvero un miracolo che non abbia distrutto tutto e che Zefer sia riuscito a riacciuffarla appena in tempo prima che decidesse di scatenare l'apocalisse.
Quanto a Lorcan, adesso sapete che sarà lui il secondo Cavaliere della Strega e...forse qualcosa di più, che magari c'entra con il passato che hanno in comune.
Bene, ora che vi ho confuso per bene le idee possiamo continuare con la trama principale, ahah! Tranquilli, arriveranno presto le prime risposte!
Un saluto e al prossimo!
   
 
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