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Autore: Okataklysmos    20/01/2016    0 recensioni
"Lei era la pioggia che scendeva al tramonto, rubando al sole le poche forze rimaste."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NON SO AMARE ANCORA

Era la purezza, la castità, la dolcezza. Era l'emblema della vita.
Non era vero.
Gwenda era tutti gli aggettivi negativi esistenti e presenti nel dizionario, associati per narrare di un unico elemento: la morte.
Distruggere, odiare, rifiutare.
E poi mentire, e dopo piangere fino a vomitare.
Lei era la pioggia che scendeva al tramonto, rubando al sole le poche forze rimaste.
Non c'è più la luce.


«Amami»
«Non so amare»
«Lo hai già fatto in passato!»
«Ho smesso.»
Lo vidi andarsene sbattendo la porta proprio come avevano fatto tutti.
Mamma, papà, Eleanor. Uno dopo l'altro. Se ne erano andati senza darmi una spiegazione, stanchi. Stanchi di me, dei miei mancati sorrisi, dell'indifferenza ai loro successi.
Io, che successi non ne avevo mai avuti.
Mi venne ribrezzo solo a pensarci. Non avevo bisogno di loro.
Ma lui era diverso. Lui era l'unica persona al mondo che mai aveva provato ad amarmi, riuscendoci.
Uscii di casa senza preoccuparmi di cosa indossassi, di quanto fossero arruffati i miei capelli o di dove fosse arrivato il trucco colato della sera prima. Corsi, non so in quale direzione, non so neanche perché. Poi lo trovai, appoggiato al portone di casa, col volto rigato dalle lacrime. E deglutii forse per trovare le parole, e mi venne voglia di sboccare anche in quell'occasione.
Lo guardai e lui stava a testa bassa, come un bambino a cui hanno appena rubato le caramelle.
Mi sentii grande, forte. Credetti per un momento di essere la sua mamma, che era pronta a comprarne altri di dolciumi, raccomandandogli di non mangiarli tutti in una volta.
Io ero la sua nuova toffee al cioccolato.
Sono tua avrei voluto dire, ma dalle mie labbra non uscì nulla.
Non ero mai stata brava con le parole.
Lo afferrai per la camicia sgualcendola, costringendolo ad alzarsi. Poggiai le mie labbra sulle sue.
Troppo debole per divincolarsi.
Dolce, fugace, poi con veemenza. Lo strinsi a me.
Ci ritrovammo in un letto troppo piccolo per entrambi.
Ogni suo tocco mi faceva rabbrividire e al tempo stesso mi rendeva sempre più ostinata a renderlo felice per la prima volta dal giorno in cui la sua attenzione si posò su di me.
Mi fece sua con dolcezza e poi mi rigirò fino a poggiarmi sul suo petto. Chiusi gli occhi, non dissi niente.
Non disse niente neanche lui, non mi disse mai se si pentì di quella notte.
Si addormentò poco dopo e guardandolo placarsi mi promisi che non me ne sarei andata prima che lui fosse stato nuovamente sveglio. Non ero mai stata brava neanche nel mantenere le promesse, non ero mai stata brava in nulla in realtà.
Quella fu l'ultima volta che i suoi occhi incontrarono i miei.


Nicky mi destò dai miei ricordi con le sue solite grida rotte nel pianto.
Rimasi seduta sul divano, sperando che cessassero presto. Non smise.
Lui era lì invece, come aveva sempre fatto.
Con la più bella al mondo tra le braccia, un sorriso stampato in volto e una chitarra tra le gambe.
Posò Nicky nel box e prese la chitarra, iniziando a suonare una melodia stonata e famigliare.
Mi alzai e mi diressi in cucina, mi sporsi dentro quel buco pieno di giocattoli inutili regalati dai parenti più lontani per vedere se lei era ancora lì. Mi guardò stranita. Tentennai, poi la presi.
Dopo 18 mesi non mi ero ancora abituata a tutto questo.
Lui continuò a suonare come se fosse ciò che più gli veniva naturale al mondo e come se questa fosse la vita che aveva sempre desiderato, come se avesse sempre sognato di diventare padre a vent'anni di qualcuno che non lo amava.
Non era vero.
Io lo amavo, non come lui desiderava. Lo amavo come solo io potevo.
Cantò, come pregandomi.
 

 

SAID, WOMAN, TAKE IT SLOW
AND THINGS WILL BE JUST FINE
YOU AND I'LL JUST USE A LITTLE PATIENCE
SAID, SUGAR, TAKE THE TIME
'CAUSE THE LIGHTS ARE SHINING BRIGHT
YOU AND I'VE GOT WHAT IT TAKES
TO MAKE IT
WE WON'T FAKE IT,
I'LL NEVER BREAK IT
'CAUSE I CAN'T TAKE IT

(Non avere fretta, Donna
Le cose di sistemeranno
Se abbiamo un po' di pazienza
Dai tempo al tempo, tesoro
C'è una grande luce adesso
Tu e io abbiamo quel che serve
Non lo rovineremo,
non lo distruggerò
perché non ce la faccio)



E io pregai insieme a lui, ad un dio a cui non avevo mai creduto, che la mia bambina non fosse mai come me.
  
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