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Autore: Stella cadente    24/01/2016    6 recensioni
Francia, 1482:
Parigi è una città che nasconde mille segreti, mille storie, mille volti e mille intrecci.
Claudie Frollo è un giudice donna che tiene alla sua carriera più di ogni altra cosa al mondo.
Olympe de Chateaupers è una giovane ragazza da poco al servizio del giudice e, sebbene sia spavalda e forte, si sente sempre sottopressione sotto lo sguardo austero di quella donna cinica ed esigente.
Nina è una semplice ragazza di quindici anni, confinata nella cattedrale a causa di un inconfessabile segreto..
L’arrivo di Eymeric, un giovane ramingo gitano, sconvolgerà le vite di queste tre donne, in un modo diverso per ognuna.
Ma alla fine, di quali altri segreti sarà testimone Parigi?
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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XXXII.
Dopo la battaglia

 
Nina
 
 
 
Una pedana era montata al centro della Piazza alla Corte, sulla quale era poggiato un trono di legno decorato con stoffe colorate e campanelli. Tutti mormoravano, impazienti di vedere il nuovo Re dei gitani governare il popolo con giustizia e lealtà.
Sapevamo tutti chi fosse la persona perfetta da designare come tale.
Eymeric.
Lo affiancavo, mentre se ne stava davanti al trono; non si era ancora seduto, aspettava semplicemente che vi fosse il più totale silenzio. Aveva il suo solito, inconfondibile sguardo fiero, ma i suoi occhi trasudavano una cupa tristezza.
E sapevo a cosa questo fosse dovuto.
 
 
La Corte dei Miracoli era immersa in un triste silenzio. Lungo le vie di quella piccola città sotterranea c’erano volti afflitti, madri che piangevano, bambini soli. Era la desolazione, una grande famiglia demolita dalla morte e dalla distruzione. Gli zingari avevano pagato lo scontro con la vita dei loro cari.
Mi ritrovai a provare un irragionevole senso di colpa per non averli aiutati più di quello che avevo fatto.
«Vieni, Nina» mi disse Ivor, prendendomi per mano. «Sta per cominciare.»
Alzai gli angoli della bocca in un gesto sfuggente. Ora che Clopin era morto, spettava ad Eymeric governare il popolo gitano. Riuscivo, in minima parte, ad essere felice per lui, ma vedere quello scenario drammatico di tristezza e morte mi colpì come un pugno.
Mi lasciai trascinare da Ivor alla piazza della Corte, senza replicare.
Al centro della piazza, Eymeric guardava il corpo di Clopin poggiato su una lettiga, con gli occhi chiusi in un sonno eterno. 
Sembrava svuotato.
Due zingari alti e robusti alzarono la lettiga e cominciarono a camminare fuori dalla Corte, seguiti dagli altri in una lenta processione a cui mi unii anche io. Gli altri gitani stavano immersi in un silenzio sepolcrale, innaturale.
Non riuscivo a dire niente. Ivor guardava davanti a sé.
Pian piano, tutti accesero delle torce, illuminando quel cammino malinconico.
 
 
Clopin era morto. Inutile dire quanto fosse stato un duro colpo per Eymeric, dopo la perdita della sorella.
Non sapevo che cosa mi aspettassi dopo quella battaglia, ma di sicuro non quello che era successo.
Le circostanze che si erano venute a creare erano molto strane. Non sapevamo se questo volesse dire il preludio ad un altro scontro, oppure l’inizio di tempi pacifici.
L’unica cosa di cui ero certa, era che la mia vita era cambiata.
 
 
«Mi sembra chiaro che tu sia dalla loro parte, oramai.»
La voce di Claudie Frollo era fredda come sempre, ma non tradiva un certo distacco, come se quello che facevo io non fosse più affar suo.
«Beh, sì» replicai coraggiosamente. Sentivo, stranamente, che adesso potevo tenerle testa.
Sul volto granitico della mia tutrice apparve un leggero sorriso che non seppi come interpretare.
«Eccellente. Nulla ti vieta di rimanerci, dunque.»
Non avrei voluto, ma istintivamente spalancai gli occhi.
«Cosa?»
«Hai sentito bene. Ti ho detto che non sei tenuta a stare qui. In altre parole, puoi andartene, Nina.»
Solo quando ormai – arrivata alla Corte – mi ero lanciata tra le braccia di Eymeric, mi accorsi che probabilmente la scelta del giudice non era casuale.
 
 
 
Claudie Frollo era scomparsa dopo la conclusione della battaglia, lasciando gli zingari ai loro lutti, e da parte di Eymeric non avevo più saputo nulla di lei. Era risaputo, comunque, che avesse ripreso la sua posizione di Inquisitore Supremo, e anche se la situazione per il momento era tranquilla, tra i gitani regnava un clima di sospetto e di allarme. Chi poteva sapere, in fin dei conti, chi avesse ucciso Clopin?
Il dubbio che fosse stata proprio la mia tutrice serpeggiava inesorabilmente.
«Dunque» la voce di Eymeric interruppe i miei pensieri. «Alla luce di ciò che è successo, voi mi avete eletto Re dei gitani. Intanto» si schiarì la voce «comincio dicendo che ho apprezzato questo vostro incoraggiamento.»
Ora regnava il più totale silenzio.
«Non rifiuterò la proposta che mi avete fatto. Quelli che verranno dovranno essere tempi di pace, ma tutti sappiamo che non si può mai dire.»
La pensava come me. Ero pronta a scommettere che anche lui temesse che la persona che aveva ucciso Clopin – e Antea – fosse Frollo.
«Perciò» concluse. «In nome di Clopin, di mia sorella, e di tutti i caduti, accetto solennemente di governare questo popolo. Spero che tutti voi mi appoggiate.»
Ci fu un attimo di silenzio, in cui sembrò come se la folla stesse assaporando il significato delle sue parole, che ancora aleggiavano in aria.
Poi esplose un boato.
«Evviva Eymeric!»
Come segno di gloria e di buon auspicio per il mio amico, feci scaturire dalle mie mani dei ghirigori d’acqua, che restarono a lungo sospesi in aria brillando di un bagliore azzurrino.
 
 
****
 
 
Le feste per l’incoronazione di Eymeric si erano protratte a lungo con balli, canti e giochi. Il mio amico si era mostrato allegro come sempre – allegro per loro, per dar forza al suo popolo – ma ora che eravamo soli, nel cuore della notte, vedevo come realmente stava.
Malissimo. Si sentiva insicuro, fragile.
«Non so se riuscirò ad assumermi una responsabilità simile, Nina. Non so come gestirla» disse, sospirando.
«Ce la farai, Eymeric. Non credo che ci sia qualcuno più adatto di te, qui, per governare il popolo dei gitani. E poi adesso dovrebbe essere l’inizio di una nuova vita per voi, no? Frollo non vi perseguita più, e potete benissimo camminare per le strade come le persone normali» replicai, cercando di tirarlo su. «So che magari in altre circostanze sarà difficile, ma ce la puoi fare. E lo sai.»
Eymeric sospirò di nuovo.
«No, Nina, non lo so. Ho un brutto presentimento.»
«Hai più visto Frollo?»
Esitò prima di rispondermi, poi disse:
«Sì, vicino a Notre-Dame. Era nel suo studio, a leggere un volume.»
«E lei ti ha visto?»
«Sì.»
Pausa.
«E...? Non ti ha parlato, niente?»
Eymeric si limitò a scuotere la testa.
«Mi ha guardato. E quello sguardo era così carico d’odio... era come se tutto fosse tornato a com’era prima. Prima che mi rifugiassi a Notre-Dame, prima della Festa dei Folli.»
Quella frase suonò alle mie orecchie come un inquietante presagio. Che cosa stava succedendo?
Ebbi l’impressione che il giudice stesse macchinando qualcosa – qualcosa che di sicuro non finiva a nostro vantaggio.
«Perché credi che ti abbia consentito di uscire dalla cattedrale, quando finora non lo ha mai fatto?»
Rimasi in silenzio, poi diedi voce ai miei pensieri.
«Temo che stia tramando qualcosa» dissi, rendendo concreta la mia paura. «Mi ripeto che non lo farebbe mai... in fin dei conti ha accettato di stare qui con voi, le avete dato ospitalità, è rimasta dalla nostra parte contro Grenonat fino alla fine... ma più passa il tempo, più mi sembra che stia macchinando qualcosa.»
Pausa. Eymeric aspettò un attimo prima di parlare.
«Clopin non si fidava di lei. Pensava che si stesse solo approfittando di noi.»
Silenzio.
Non avrei mai immaginato di sentirgli dire una frase del genere; tutte le volte che ne avevamo parlato, aveva dato dimostrazione di una grande fiducia nei confronti del giudice. Sentirlo parlare così era strano: sembrava che, per un attimo, avesse deciso di liberare pensieri che nemmeno lui accettava.
«Ma non può essere. L’unica cosa che mi sfugge» fece poi, riacquistando un’aria concentrata «è il perché ti abbia permesso di venire qui. In fondo, non ti ha mai fatto uscire dalla cattedrale. Credo che stia succedendo qualcosa alla Corte di Giustizia.»
Mi limitai ad annuire.
«Sì, lo penso anche io» convenni. «Ma ora che sono saliti al trono Pietro II e Anna le cose dovrebbero sistemarsi. Mi sembrano a posto, da quel che ho sentito.»
«Già» fece il mio amico, con tono vago. «Può darsi.»
«Eymeric» Ivor irruppe nella tenda, facendo un inchino appena accennato. «C’è qualcuno che ti aspetta all’entrata della Corte. Credo sia la ragazza-giudice dell’altra volta.»
«Olympe» dissi io. Mi voltai verso Eymeric, poi aggiunsi:
«Andiamo.»
 
 
 
 
 
Olympe era rimasta, anche accanto a Frollo, come Giudice della Corte di Giustizia, per sostituire Grenonat. Ultimamente avevo sempre pensato che adesso vivesse meglio la sua carica, ma quando la vidi dovetti ritirare quell’idea.
La mia amica ci aspettava – come già detto da Ivor – alla grande entrata, a cavallo del suo destriero bianco. Sembrava impaziente.
«Non ho molto tempo» esordì, appena arrivammo. «La comunicazione dovrà essere veloce, per cui non fate domande e valutate cosa fare.»
A quelle parole mi irrigidii. Eymeric assunse un’espressione allarmata.
«Che succede?» chiese.
Olympe lo guardò per un attimo, poi posò i suoi occhi blu su di me.
«C’è di nuovo tumulto alla Corte di Giustizia. Nina» disse. «Sai perché Frollo ti ha autorizzata ad uscire da Notre-Dame?»
Ebbi paura di rispondere. Mi sentii pervadere da brividi di nervosismo: dovevo immaginarlo che ci fosse qualcosa sotto.
«Perché?» chiesi.
«Il Re e la Regina hanno indagato sul caso che aveva portato alla luce il Capitano Roland, quando ti aveva vista.»
Giusto. Roland.
«Hanno messo delle truppe intorno alla cattedrale stamattina, per assicurarsi che non ci fosse nessuna ragazza-sirena da quelle parti.»
Frollo mi ha detto di andarmene due giorni fa...
«Lei lo sapeva, Nina. Per questo ti ha mandata via. Non lo avrebbe mai fatto, altrimenti. Ha agito solo per il suo tornaconto personale.»
«Come faceva a saperlo?»
«Non ne ho la più pallida idea. Ma a quanto pare la serenità che avevamo immaginato non si è realizzata. Tenete conto di questo. La situazione è molto precaria alla Corte.»
Io ed Eymeric ci scambiammo un’occhiata preoccupata, che Olympe ricambiò.
«Ora devo andare» disse poi. «Mi raccomando: state in guardia. E non fate idiozie» concluse, rivolta ad Eymeric.
Sparì subito dopo, lasciandoci immersi nei nostri dubbi.

 
 

So che sono in ritardo (di tre giorni precisamente) e che il titolo del capitolo non è per nulla originale, ma ce l'ho fatta!
Allora, questo capitolo è un po' particolare, abbiamo svelato molte verità riguardo alla battaglia ed è tutto dedicato agli zingari.
Mi è piaciuto molto scrivere la scena dell'incoronazione di Eymeric; volevo farle avere un che di solenne e drammatico allo stesso tempo, e spero di esserci riuscita.
E a proposito del nostro caro gitano, come vedete non è più lo stesso. O meglio, sì, ma ha acquistato una consapevolezza che prima non aveva e si sta dimostrando insolitamente insicuro. Anche Nina è maturata molto: ha capito la portata della battaglia, e si sente partecipe dei numerosi lutti, ma soprattutto della tristezza di Eymeric.
Poi, che ne pensate della scelta di Frollo? E Olympe?
Diciamo che questo è un capitolo progettato per sollevare domande... eheheh sono cattiva :)
Bando alle ciance, comunque: sono curiosissima di vedere cosa mi scriverete nelle recensioni...
Alla prossima, ragazzi,
Stella cadente
  
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