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Autore: WibblyVale    25/01/2016    5 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Itachi ripeteva spesso che lei era una ficcanaso. Non era esattamente così, lei voleva solo controllare le persone a cui teneva. Era un segno d’affetto no? In ogni caso non le importava. L’Uchiha ci aveva messo due giorni a prendere il coraggio necessario per parlare con il suo compagno. Due giorni nei quali suo figlio non aveva dato segno di voler nascere.
In quel momento Shiori se ne stava dietro la porta della camera di Shisui ed era decisa ad ascoltare la conversazione tra i due Uchiha. Qualcuno avrebbe detto che stava origliando, ma … Insomma, voleva essere sicura che entrambi stessero bene.
 
Itachi aveva bussato delicatamente alla porta dell’amico ed era entrato. Aveva pensato di aspettare un momento in cui potevano tranquillamente parlare da soli senza venire interrotti. Shisui era seduto a gambe incrociate sul suo letto con la schiena appoggiata alla testiera, lo stava aspettando. L’amico lo raggiunse e si mise a sedere sul lato opposto del letto. L’Uchiha cieco incrociò le braccia al petto, in attesa. L’altro però non si decideva a proferire parola.
“Ita …” cominciò.
“Mi dispiace.” Lo interruppe Itachi.
“Non c’è bisogno di …”
“Non per quello che ho fatto al clan. Insomma, anche per quello, ma … Mi dispiace per averti dato del vigliacco, del traditore e per averti incolpato, in parte, delle mie azioni. Ho sempre pensato che noi fossimo gli unici responsabili delle nostre decisioni. Nonostante questo, ti ho ritenuto responsabile delle mie. Io … pensavo di averti già perso, quindi mi è bastato poco per disprezzare quello che avevi fatto. Ma, so che l’hai fatto per me. Io … sei l’unico che mi sia stato amico. Tutti mi temevano o mi guardavano con invidia. Mi dispiace di averti allontanato. So che comunque il tuo odio per me non può diminuire. So che ciò che ho fatto è imperdonabile. Voglio solo che tu sappia che …” Itachi chiuse gli occhi cercando di non perdere la calma che lo aveva aiutato ad affrontare quel discorso. Un leggero colpo di tosse ruppe il silenzio, poi riprese: “… per me sei sempre il mio migliore amico.”
L’Uchiha si alzò e andò verso la porta.
“E io non posso dire la mia?”
“Onestamente, ci sono talmente persone che mi odiano e mi giudicano per le mie azioni, ma … non me la sento di sentire il tuo odio espresso a parole. Io …”
“Sei il solito imbecille che crede di sapere tutto, non è vero?” Shisui si era alzato dal letto e lo fronteggiava.
“Cosa …?”
“Ti metti lì, fai il tuo discorso, poi non lasci a me nemmeno il diritto di replica. Sempre il solito principino insolente!” esclamò.
“Io non sono mai stato …” La rabbia cominciava a montare.
“Una parte di me ti odia per quello che hai fatto. Un’altra biasima me per avertelo lasciato fare. Poi, ce n’è un'altra, quella che ha passato anni e anni qui in isolamento. Questa è stanca di odiare, stanca di essere sola. Credo di non essermene accorto veramente fino a che non hai portato qui Amaya. Quella parte ti ha … Rivuole solo indietro il suo amico.”
“Non è così facile. Non si può tornare indietro.”
“Beh forse è meglio. Ciò che eravamo prima ci ha portati a questo. Forse potremmo ricominciare ad essere alleati.”
“Alleati?”
“Si, posso essere ancora utile.”
Itachi incrociò le braccia al petto. “Credo di poterlo fare.”
“Da alleato posso chiederti un favore?”
“No.” Rispose risoluto, sapendo dove voleva andare a parare.
“Itachi!”
“Tutto ma non quello. A meno che non sia tu a volerlo fare quando verrà il momento.”
“Io non voglio che nessuno lo faccia.”
“Sasuke ha bisogno di questo per liberarsi dal passato.”
“Non funziona così e lo sai.”
“Tu non …”
Un rumore provenne dall’esterno. Era un leggero pugno contro il muro, ma i sensi di entrambi si misero all’erta. I due uomini si lanciarono verso la porta. Shiori si appoggiava al muro opposto all’entrata e si teneva il ventre. Ai suoi piedi una sostanza umida e viscosa.
“Credo … che … aspettasse … che voi smetteste di fare … gli idioti.” Tentò di scherzare la donna.
Shisui, capendo in quel momento cosa stava succedendo, si avvicinò a lei passandole un braccio attorno alla vita e guidandola verso a sua stanza. “Chiama Aya e Kenta. Di’ ai gemelli di fare compagnia ad Amaya.” Ordinò, ma Itachi non si mosse. “Sbrigati.”
L’uomo si riscosse e corse al piano di sotto.
“Mi sa di … averlo traumatizzato.” Scherzò lei.
Shisui ridacchiò e procedette verso la camera. La fece sdraiare sul letto e fece per andare ad aiutare gli altri di sotto. Shiori, però, gli strinse la mano.
“Sono terrorizzata.” Ammise.
“Tranquilla, faremo in modo che non faccia male.” La rassicurò.
Come a riprova che fosse impossibile, una contrazione la costrinse a stringere i denti per il dolore. Dopo qualche secondo di acuta sofferenza, poté rigettarsi sui cuscini.
“Non me ne frega niente del dolore, cretino! Ho paura per il bambino!”
L’uomo le accarezzò la fronte. “Andrà tutto bene.”
“Non dire stronzate! Non va mai bene.” Soffiò, stringendo di nuovo i denti.
“Invece, a volte si. A volte … possiamo sperare che le cose si rivolgano a nostro favore.” Le sorrise dolcemente.
“Non voglio che sia come me.” Le lacrime scesero dai suoi occhi. “Non saprei come proteggerlo.”
“Si, invece.”
In quel momento, la stanza si riempì di persone. Aya si affiancò immediatamente alla sua paziente e, senza dire una parola e assumendo un atteggiamento sicuro e professionale, cominciò a visitarla. Itachi si mise in un angolo della stanza, gli occhi pronti ad affrontare il marchio. Kenta, invece, stava accanto alla giovane dottoressa, pronto ad assisterla.
Shisui sfilò la mano dalla presa di Shiori per andare ad aiutare Aya, ma lei l‘afferrò di nuovo. “No. Ho bisogno …” nemmeno in quel momento riusciva ad ammetterlo. “… d’aiuto.” Si costrinse a dire.
“Allora non mi muovo.” Affermò l’uomo, ricambiando la stretta.
Aya le fece piegare le gambe e poi sparì, nascosta dalle coperte. Improvvisamente, Shiori fu invasa dalla sua preoccupazione.
“Che succede?” gridò.
“Niente.”
“Aya, sento che non è ‘niente’!”
La ragazza si alzò e il suo volto contrito fu una pugnalata nel cuore della donna. “Il bambino è … girato. Shiori, questo è il mio primo parto …”
“Ora calmati.” Un’altra fitta la costrinse a zittirsi. La donna stritolò la mano dell’amico con la sua. L’uomo gemette appena: lei dopotutto era una kunoichi di grande potenza. “Devi fare come ti ho insegnato. Avevamo previsto che potesse accadere. Kenta …”
“Forza, bambina. Io infondo il chakra, tu occupati di Shiori e del neonato.”
Così i due si misero al lavoro, mentre Shiori tentava di calmare il dolore, ma soprattutto la preoccupazione per il nascituro. Shisui dal canto suo tentava di rassicurarla. Nel frattempo Itachi cerva di mantenere la calma che in quel momento non aveva. Era troppo preoccupato per l’amica e troppo teso per quello che sarebbe successo dopo.
“Shiori, ora spingi.” Intimò Aya da sotto le coperte.
La donna fece come le veniva detto, ma il dolore era forte. Un gemito uscì dalle sue labbra. Non voleva urlare, non doveva farlo. Amaya non doveva spaventarsi. A cosa servivano sennò tutti quegli anni in cui aveva imparato a controllare il dolore?
“Ancora.” La esortò la ragazza.
Lei eseguì, poi gettando il capo contro i cuscini. La sua fronte era madida di sudore.
“Non ce la faccio.”
“Certo che ce la fai.” La consolò Kenta, che continuava a far fluire chakra dentro il suo ventre.
“Hai superato cose ben più difficili. Ce la puoi fare.” Cercò di spronarla Shisui.
“E tu che ne sai? Hai mai tentato di far uscire un bambino da te?” ringhiò furiosa.
“Io …” balbettò l’uomo.
“Shiori, un ultimo sforzo. Dai.”
La kunoichi chiuse gli occhi e con tutte le sue forze spinse per l’ultima volta. Il bambino uscì urlando a pieni polmoni. Aya lo prese delicatamente e ultimò le ultime procedure necessarie.
Shiori allungò una mano per prenderlo, ma Kenta e Aya si allontanarono verso una vaschetta d’acqua. Lo dovevano visitare prima. Non fece in tempo a formulare questo pensiero, che una fitta alla spalla più forte delle precedenti la riportò contro i cuscini.
“Itachi!” urlò. Sentiva il neonato continuare a piangere, ma al momento non poteva farci niente. “Aya uscite!”
Itachi nel frattempo aveva attivato il Susanoo, un’enorme creatura che pareva fatta di fiamme che lo circondava. Il mostro in armatura teneva tra le sue mani una spada, puntata dritta verso di lei. Shiori gli aveva detto che aveva come percepito Orochimaru dentro di sé e lui si era preparato per la battaglia contro il serpente. Dalla spalla della donna uscirono volute di fumo nero, che piano piano presero forma. Le sembianze erano quelle del sannin. Shisui si era allontanato, era in posizione di difesa, pronto ad attaccare nel caso fosse stato necessario. Itachi, però, non esitò un momento con la spada colpì la nuvola di fumo che si trasformò immediatamente in cenere.
Shiori sentì quel peso svanire da sé, un’ondata di emozioni la invase. Sentì qualcosa di nuovo, sentì di essere diversa, ma in quel momento tutto era in secondo piano. “Voglio vede …” iniziò a dire, ma non riuscì a concludere la frase e ricadde sul letto priva di sensi.
 
Era tutto buio e silenzioso. Non sapeva dove si trovava. I suoi piedi sembravano poggiare sull’aria. “C’è nessuno!” gridò, ma non ricevette risposta. Ad un tratto dall’altra parte di quell’immenso nulla cominciò ad espandersi una luce.
Una figura si muoveva in essa, scura ed elegante. Era abbagliata da quello scintillio e tentò di coprirsi gli occhi. La figura continuava a muoversi verso di lei. Forse avrebbe dovuto prepararsi ad un attacco, forse avrebbe dovuto averne paura, ma qualcosa le diceva che non ve n’era bisogno.
La figura si fece sempre più nitida. Quei lineamenti li conosceva bene: il viso allungato, la bocca sottile, un occhio scuro che pareva sondare le profondità della sua anima, mentre l’altro era rosso come il fuoco, i capelli d’argento erano arruffati e in disordine come sempre. Portava un paio di pantaloni neri, mentre i muscoli del petto erano in bella vista e con loro alcune nuove cicatrici.
“Kakashi.”
“Shiori, cosa ci fai nel mio sogno?” domandò lui sorpreso.
“Guarda che sei tu che sei nel mio.”
Lui scosse la testa, doveva sempre ribattere. “Sembri stanca.” notò.
Shiori si guardò, accorgendosi solo in quel momento di essere vestita con una tuta sporca e larga di un colore giallo marcio, mentre i suoi capelli erano un disastro, appiccicati alla fronte dal sudore. Si sentì in imbarazzo. Lui, nonostante fosse affaticato, era più bello che mai.
“Ho avuto una giornataccia.” Si limitò a dire. Qualcosa in lei la fece bloccare e le impedì di aggiungere altro. Era un sogno poteva fare e dire ciò che voleva, no? No. C’era qualcosa nel suo interlocutore … Riusciva a sentire le sue emozioni in modo troppo chiaro per non essere vere.
“Dove siamo?” chiese, ritrovandosi circondata da un’enorme distesa verde. I suoi piedi nudi poggiavano sull’erba fresca. Accanto a loro vi era un enorme lago.
“Qui è dove …”
 
“Aya!” La ragazza corse dentro al richiamo di Itachi, affidando a Kenta il fagottino urlante. “È svenuta.”
“Ci penso io.” Cominciò ad infonderle un po’ di chakra. Quando l’operazione cominciò a funzionare, la donna mormorò qualcosa. Inizialmente le parole non erano comprensibili, ma poi furono chiare: “Kakashi”.
All’improvviso, Shiori sbarrò gli occhi umidi di lacrime. Itachi rimase a bocca aperta nel vedere il cambiamento che era avvenuto in lei. Stava per chiederle se si sentiva bene, ma lei lo precedette.
“Portatelo da me.” Ordinò, sentendolo urlare dal corridoio.
Kenta entrò nella stanza e glielo pose tra le braccia. “Congratulazioni Shiori. È un bel maschietto.”
Appena glielo posarono fra le braccia, lei fu in grado di percepire la confusione all’interno del bambino che sentiva sensazioni che non capiva, lontano dagli istinti semplici che lo componevano. Fu facile per lei bloccare le sensazioni che entravano in lui. Poteva vedere uno scudo protettivo di chakra uscire da lei e riparare lui. Non sentiva nemmeno le energie abbandonarla, era come se il loro legame fosse per il piccolo una protezione.
Il bambino smise di piangere e lei scostò leggermente le coperte che gli oscuravano il volto. Il piccolo Hatake aveva una faccina rotonda, i capelli erano neri come quelli della madre, ma invece di un unico ciuffo rosso aveva delle specie di meches rosse che gli percorrevano la corta zazzera. Gli occhi, invece, erano verdi.
“Ciao, tesoro mio.” Il bambino strinse il pugnetto attorno all’indice, che lei stava usando per accarezzargli il volto. Un lacrima solitaria scese dai suoi occhi.
Da una parte della stanza, sentì Itachi mormorare una descrizione del bambino all’orecchio di Shisui.
“Scusa se non ti ho tenuto subito tra le mie braccia. La tua mamma si mette spesso nei guai, ma d’ora in poi cercherò di non cacciarmici a testa bassa.” Non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Più lo guardava e più gli sembrava che nonostante i caratteri più evidenti fossero i suoi, in fondo assomigliasse molto al padre. A proposito di lui, quel sogno le aveva dato molto da pensare. Kakashi aveva qualcosa …
“Shiori è veramente bellissimo.” Disse Aya, ridestandola dai suoi pensieri.
“Congratulazioni.” Dissero tutti in coro.
“Grazie ragazzi.”
“Come hai deciso di chiamarlo?”
Shiori non doveva pensarci. I nomi dei suoi figli erano stati già decisi tempo prima.
“Suo padre aveva espresso il desiderio di chiamarlo Hikaru. Direi che è adatto.”
“Hikaru Nara. Non è male.” Affermò Itachi.
“No, Hikaru Hatake. Voglio che sappia tutto di suo padre.” I suoi compagni annuirono. “In lui devono essere proprio forti i geni Uzumaki. Guardate che begli occhi verdi.”
Itachi tossì. “Shiori, in realtà …”
La neomamma sentiva tutte le loro sensazioni. Erano confusi e preoccupati. “Che succede?”
“Anche i tuoi occhi sono verdi.” Concluse l’Uchiha.
“No, Itachi. I miei sono scuri come quelli dei Nara.”
“Ci deve essere stato un cambiamento in te.” Constatò lui.
Kenta le porse uno specchietto e lei lo prese con una mano, guardando il suo volto stanco riflesso in esso. Poi, li vide. Quegli occhi verdi che brillavano come smeraldi.
“Come … Com’è possibile?” riuscì a dire dopo qualche minuto, in cui aveva ripetutamente chiuso e riaperto gli occhi, per assicurarsi che non fosse uno scherzo della luce.
“Probabilmente c’era ancora una parte Uzumaki sopita in te. Ora, forse sei più forte.” Cercò di spiegare Aya clinica.
“L’unico che sa veramente qualcosa è Orochimaru.” Fece notare Shisui.
“Ora non posso occuparmi di lui.” Tornò a posare lo sguardo su suo figlio. “In effetti, mi pare di vedere le cose con più chiarezza.”
“Ora tutti fuori!” ordinò Aya. “Shiori e il bambino devono riposarsi.”
Così la stanza si svuotò e, dopo un ulteriore controllo da parte della dottoressa, la mamma e il figlio rimasero soli e poterono finalmente dormire.
 
La mattina successiva i gemelli fecero loro visita. Hisoka e Takeo rimasero a guardare suo figlio come estasiati. Sorridevano guardando quel frugoletto e scherzavano come sempre.
Più tardi li passò a trovare Amaya. Fece capolino con la testa dalla porta. Lei stava seduta contro i cuscini e allattava il bambino. Non appena la vide le sorrise e le fece segno di entrare.
“Salta su, Fiorellino. Fai piano però.”
La piccolina rimase in silenzio a guardare il piccolino. Quando, finalmente, il bambino smise di suggere, si allontanò dal seno materno e sembrò interessarsi alla nuova arrivata. Amaya rimase in silenzio. Era piena di differenti emozioni. Shiori le accarezzò dolcemente i capelli e le sorrise.
“Hikaru questa è Amaya. Passerete molto tempo insieme tu e lei.”
“È … È strano.” Commentò la bambina.
La donna scoppiò a ridere. “Trovi?”
“Si, è tutto rosso e minuscolo. Però … è carino.”
“Se vuoi, puoi tenerlo in braccio.”
“Hisoka ha detto che a lui non l’hai fatto tenere, perché avevi paura che cadesse.”
“A lui non l’ho fatto tenere perché voleva lanciarlo e riprenderlo per vederlo sorridere. Come se una cosa del genere fosse divertente.” Spiegò con un ringhio basso. “Appoggia la schiena contro i cuscini.” La bambina eseguì l’ordine e lei le pose il bambino tra le braccia. “Ecco qui. Metti una mano qui a sorreggere la testa, perfetto.”
Amaya trattenne il respiro come se così avrebbe fatto meno male al neonato. Poi, sorrise. “Ciao Hikaru.”
Shiori lasciò che lo scudo che proteggeva suo figlio si ritirasse, di modo che lui sentisse, ciò che la bambina provava. Le emozioni belle, quelle poteva fargliele sentire. Lui si agitò un po’ tra le braccia della viola, ma poi si rilassò.
La Nara non poté fare a meno di pensare che forse per suo figlio le cose sarebbero state più semplici. Lei poteva proteggerlo, ne aveva il potere. Si, forse avrebbe potuto imparare a controllare i suoi poteri con più calma, forse, almeno in quel senso, avrebbe sofferto meno di lei.
In uno scatto di gioia, circondò con le braccia i suoi due bambini. “Vi voglio bene.”
“Anche noi ti vogliamo bene.” Rispose Amaya per entrambi.
 
Più tardi Itachi la raggiunse. Shiori si era alzata in piedi e guardava fuori dalla finestra. “Vedo che vi siete chiariti.” Constatò.
“Si, immagino di doverti ringraziare.” Rispose lui, una leggere tosse lo prese. La Nara ebbe un brivido, ma cercò di non dire nulla. “Tuo figlio è davvero molto bello.” Commentò, avvicinandosi alla culla e appoggiando le mani sulla sponda.
“So che non lo dici così per dire.”
“Stai facendo bella mostra dei tuoi poteri?” chiese scherzando.
Lei si voltò verso di lui con un sorriso a trentadue denti. “Sono così felice che siano tornati. Mi sento di nuovo me stessa. Ma soprattutto non sento più quella presenza malvagia ed estranea dentro di me.”
All’improvviso si lanciò tra le braccia dell’amico. “Grazie. Grazie per avermi salvato.”
“Quanto sei sciocca. Credevi che non l’avrei fatto?” borbottò lui burbero, ma contento che lei stesse bene, e che apparentemente fosse tornata un po’ sé stessa.
Quando si separarono però lui si fece più serio. “Quando pensi di tornare a casa?”
“Quando avrò eliminato la Kumori e Orochimaru. A quel punto nessuno ci minaccerà più.” Rispose testarda.
“Ti ho sentito mormorare il nome di Kakashi. È chiaro che tu lo voglia accanto a te.”
Lei abbassò lo sguardo. “Io lo voglio sempre accanto a me. Però … Un giorno mi farò perdonare per questo.” Poi, stringendo i pugni, decise di cambiare argomento. “Tu continui a tossire.”
“Sto bene.”
“Non è vero.”
“Shiori! È solo un’influenza. Anche io mi ammalo.” Disse esasperato.
“Se è solo un’influenza fatti visitare.”
“Non ora. Prima di partire.” Le concesse.
“Va bene.”
In quel preciso istante il bambino si mise a piangere. Shiori percepì che aveva fame. “Credo che abbia preso lo stomaco da me.” Sospirò esausta.
Itachi sorrise. “Allora dovrete nascondere tutti i dolci di casa.”
“Shisui lo fa già. Mi sembra di essere tornata con Yoshino, tranne che lui è più permissivo.” S’imbronciò la donna.
“Ci vediamo dopo.” Disse l’uomo ridendo.
“Che c’è? Ti imbarazza?”
“N … No! È solo … Oh smettila!” affermò uscendo dalla porta.
Shiori sogghignò. “Hikaru, credo che lo zio Itachi sia un po’ timido. Ma vedrai se avrai bisogno lui ti proteggerà.” Gli porse il seno e il piccolo cominciò a mangiare. “Sei un bambino fortunato. Hai tante persone che ti vogliono bene. C’è lo zio Shisui, Kenta, Hisoka, Takeo, Aya e Amaya. Poi, ci sono tante persone che non conosci ancora. Tra di loro c’e anche il tuo papà.” Si fermò quando il bambino tirò appena di più il capezzolo. “Ehi! Fai piano è tutto per te. Non te lo ruba nessuno. Dicevo il tuo papà è un ninja molto potente e deve proteggere il nostro villaggio. Lui non sa di te, perché se sapesse correrebbe subito da noi e io non posso permetterglielo. Ora è difficile da capire forse, ma il suo destino è di creare un mondo migliore, io lo so. E se tutto va bene, spero che molto presto tu lo possa conoscere. Nel frattempo, ti dovrai accontentare di me. Mi dispiace. Spero che un giorno capirai.”
Le cose non sarebbero state affatto facili per loro, ma forse dopotutto … Si, mentre guardava suo figlio che mangiava in pace ignaro del male che c’era attorno a lui le tornava un minimo di speranza. Forse, ce la potevano fare.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti.
Finalmente è nato. Anche se non è una femminuccia come molti avevano sperato, mi auguro che comunque il capitolo vi abbia soddisfatto. Ringraziando tutti voi per il supporto e scusandomi per il leggero ritardo, vi auguro una buona settimana e una buona notte.
A presto!
  
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