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Autore: Roscoe24    26/01/2016    1 recensioni
"Devi promettermi che qualsiasi cosa ti sembrerà strana, mi chiamerai immediatamente. E io arriverò il prima possibile."
Era stato lui a dirglielo, quel giorno di sei anni fa quando si erano salutati.
"Promettimelo."
Lei aveva promesso, senza capire bene a cosa potesse riferirsi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Escono di casa alle quattro del mattino, come accordato.
Talia e Bobby in una macchina, Sam e Dean in un’altra.
Appena Dean si mette al volante, nota il pony lilla e giallo che penzola dallo specchietto e dopo averlo guardato con una smorfia di disgusto, lo taglia con il suo coltello e lo lancia con tutta l’energia – e il disprezzo – possibile nel sedile posteriore.
“Si può sapere che ti ha fatto quel pony?”
“A parte essere un insulto alla mia virilità ed essere un pugno in un occhio?”
Sam ridacchia.
“Sai, è per questo tuo voler ostentare mascolinità che ci hanno sempre scambiato per una coppia gay!”
Dean lo guarda truce: “Chiudi quella bocca, Sam!”
Sam si lascia scappare un sorriso. Seduto sul sedile del passeggero, guarda davanti a se e nota Bobby e Talia che – dopo un’animata discussione – prendono posto nell’altra macchina: lei al volante, Bobby dal lato del passeggero.
“È strano che la lasci guidare, di solito vuole farlo lui.”
“Già, ma penso abbia una specie di debole per lei, sai – come se tendesse a dargliele tutte vinte, un po’ come se fosse la figlia che non ha mai avuto.”
“Capisco.”
Dean a quel punto si volta verso di lui e, con un sorriso sghembo, aggiunge: “E scommetto che non è l’unico ad avere un debole per lei, non è vero Sammy?” conclude ammiccando.
Sam alza gli occhi al cielo.
“Non è quel tipo di debole.”
“Dici? Ti sei mai visto quando la guardi? Perché io ti ho visto e ogni volta hai un’espressione estasiata.”
“Stanno mettendo in moto.”
Dean fa partire la macchina e si mette dietro all’auto di Tal e Bobby.
“Non cambiare discorso, Sammy.”
Il minore dei Winchester sbuffa, consapevole del fatto che Dean lo torchierà fino a quando non riceverà le informazioni che vuole.
“Cosa vuoi sapere?”
Dean, senza lasciare il volante, alza le spalle, continuando a guardare la strada.
“Non c’è mai stato niente di romantico, se è quello che pensi. Non abbiamo mai avuto quel tipo di rapporto. Insomma, non sono cieco, lo vedo quant’è bella, ma quando l’ho conosciuta ero innamorato di Jessica, quindi suppongo di non averla mai vista sotto quell’ottica per quel motivo.”
“E allora cos’è per te? Non dirmi un’amica perché non è semplicemente quello.”
“Da quando sei diventato uno psicologo?”
“Da quando pensi che sia scemo?”
Sam scuote la testa, quasi divertito da quella conversazione a dir poco fuori luogo. Stanno andando a cercare di uccidere i loro sosia e anzi che rimanere concentrati o ripassare il piano, suo fratello vuole parlare di queste cose. C’è dell’assurdo in tutto questo. Ma d’altronde, la loro vita è assurda da quando Sam aveva sei mesi.
“Vuoi davvero parlarne?”
“Puoi sommetterci il tuo culo che voglio farlo. Abbiamo un viaggio da sostenere e se non parliamo di qualcosa rischio di addormentarmi.”
“Come vuoi..” afferma Sam.
“Tal è un po’ come sorella che non abbiamo mai avuto.” Comincia. “La prima volta che l’ho vista, eravamo ad una festa di Halloween organizzata dal campus. Quelli di una confraternita avevano improvvisato un banco e lei serviva gli alcolici. Sai quanto odio Halloween, quindi puoi immaginare il mio entusiasmo, però Jess ci teneva tanto, così mi sono lasciato convincere. Ma la mia faccia deve aver parlato senza che io dicessi niente, perché quando mi  sono avvicinato al bancone per ordinare delle birre, mi ha sorriso e mi ha detto non sei l’unico qui che non si diverte. Appena ho ricambiato il sorriso lei è diventata tutta rossa e ha cercato di essere il più professionale possibile, ma era imbarazzata e a tratti goffa, quindi non ci è riuscita molto. Non nascondo il fatto che l’ho trovata adorabile.”
“Sam, mi sta venendo il diabete.”
“Sei tu che hai voluto conoscere la storia!”
“Si, ma non volevo gli arcobaleni e le cascate di cioccolato.”
Sam rotea gli occhi.
“Fatto sta che dopo quella sera, ci incontravamo spesso all’università. Ci limitavamo a salutarci e siamo andati avanti così per un bel po’, fino a quando un giorno ci siamo incontrati nell’aula studio. Abbiamo iniziato a parlare e abbiamo subito legato. Dopo poco è diventata anche amica di Jessica.”
Sam si incupisce un attimo, pensando a quel momento felice della sua vita ormai passato. È consapevole che momenti del genere non li avrà mai più, per questo li custodisce molto gelosamente.
“Stavamo bene insieme, siamo entrati nel suo gruppetto di amici fin da subito e ci vedevamo spesso sia per studiare che per uscire. Ho un bel ricordo di quel periodo.. eravamo felici, e se pensi a ciò che disse quel demone qualche anno fa – sai, la faccenda del mio amico al college – sono contento di sapere che almeno quei ragazzi erano felicità autentica e non un piano di Occhi Gialli per tenermi d’occhio.”
Sam smette momentaneamente di parlare, porta lo sguardo sulle mani e fa schioccare l’indice della sinistra. Una sensazione familiare di tristezza mista a rabbia si fa strada dentro di lui, gli fa torcere le budella e gli inquina i ricordi belli che ha di quel periodo. Deglutisce, cercando di mandare il più a fondo possibile quella sensazione orribile per riuscire a continuare.
“Le cose che sembrano perfette, però, non lo sono mai. Una volta per caso ho notato che Tal aveva una benda su un avambraccio. Lei mi ha detto che si era fatta male preparando la cena, ma ho trovato la cosa sospetta perché era un punto troppo alto per essere a tiro di un coltello che usi per cucinare. Avrei dovuto rendermi conto di ciò che succedeva veramente solo per il fatto che nominava appena la sua famiglia. Se penso a quanto ho aspettato, prima di prendere il coraggio e domandarle ciò che sospettavo, mi sento tremendamente in colpa. Potevo intervenire prima e non l’ho fatto.”
“E cosa sospettavi?”
“Che suo padre la maltrattasse.”
“Suo padre? Ha detto che sono tutti morti!”
“Suo padre no. È finito in galera dopo che hanno scoperto che la picchiava.”
“Che figlio di puttana.”
“Puoi dirlo forte. Il bastardo le dava più botte che pane, ma non in punti visibili dagli altri. E il taglio sul braccio? Era opera sua. Quando poi Tal ha capito che poteva fidarsi di me, mi ha raccontato tutto. Quel giorno ha pianto così tanto che credevo si prosciugasse. Sua madre era morta dandola alla luce e suo padre era caduto in una depressione così profonda che incolpava lei dell’accaduto. Ha passato tutta la vita a fargliela pagare, le ripeteva che era lei l’unica colpevole della morte di sua madre e in momenti dove le cose peggioravano, la minacciava anche con il coltello, passando spesso anche alla pratica. Poco dopo avermi raccontato la verità, è venuta ad abitare da me e Jessica. Non sopportavo l’idea che quello stronzo le mettesse le mani addosso. Tal era così dolce e sensibile che non si meritava di vivere in una realtà così spietata. Volevo proteggerla, capisci? Volevo che si sentisse al sicuro perché meritava di sentirsi protetta, lontana da quel figlio di puttana. Ma una volta è venuto a cercarla al college per riportarla a casa. Le si è scaraventato addosso davanti a tutto il campus, le ha messo le mani al collo e continuava a gridare Se non torni immediatamente a casa ti ammazzo, stai certa che lo faccio. Non ci ho più visto dalla rabbia. Mentre Jess chiamava la polizia, mi sono fiondato su di lui e ho iniziato a dargliene di santa ragione. Se ci ripenso sento ancora le urla di Tal e Jess e le ossa del naso di quello stronzo che si rompono sotto ai miei pugni. Ma non mi sono pentito di niente. Penso che se non mi avessero sollevato di peso l’avrei ammazzato. E non mi sarebbe dispiaciuto neanche un po’.”
Sam irrigidisce la mascella rivivendo la rabbia e il disgusto che provava nei confronti di quell’uomo malvagio.
Si schiarisce la voce e continua.
“Poco dopo sono arrivati i poliziotti, hanno raccolto le testimonianze e da quel giorno sono venuti fuori un sacco di indizi che dimostravano come trattasse Talia. Gli hanno dato quindici anni.”
A quel punto, Dean toglie gli occhi dalla strada per incrociare lo sguardo del fratello.
“Se li è meritati tutti.” Afferma glaciale, infastidito dall’idea che un padre possa trattare così il sangue del proprio sangue. “Capisco adesso perché sei così protettivo nei suoi confronti, sai? E non ti biasimo. Lo sarei anche io se conoscessi qualcuno che ha passato ciò che ha passato lei. Ma lascia che ti dica una cosa, Sammy: quella la ragazza se la sa cavare.”
“Anche io me la so cavare, ma tu continui a guardami le spalle e a prenderti cura di me. Non c’è molta differenza tra le due situazioni.”
“Touché.”
“So che è in gamba, ma vorrei fare qualcosa per lei, adesso che posso. Vorrei mantenere la promessa che le ho fatto l’ultima volta che ci siamo visti.”
“Ci stai riuscendo alla grande, se vuoi saperlo.”
“Ho permesso che venisse con noi in una missione suicida, non credo che questo significhi riuscirci alla grande.
“Dalle fiducia, Sam. Può farcela. E poi, ci siamo noi a coprirle le spalle.”
“Già. Ci siamo noi.”
Sam si volta a guardare fuori dal finestrino: è ancora tutto buio. La morsa allo stomaco che solo in panico ti sa dare, inizia a farsi ferrea. È terrorizzato. Non avrebbe mai dovuto assecondare l’idea di Talia: un’idea folle, avventata e senza senso. Le ha promesso che sarebbe tornato per lei e l’ha fatto, ha mantenuto la sua parola, ma la sua promessa non comprendeva la partecipazione della ragazza. Non è per niente tranquillo. Nemmeno l’idea che ci siano loro a coprirle le spalle lo calma un po’ perché tutte le persone a cui tengono che li stanno intorno, inevitabilmente, muoiono. E se Morte dovesse prendersi Talia non se lo perdonerebbe mai.



 
   
 
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