Tutto si sarebbe aspettato tranne quello.
D'un
tratto era apparsa dinanzi al suo sguardo, fiera e splendente come non mai
mentre si stagliava sullo sfondo ventoso della finestra, i capelli rossi che
l'avvolgevano come una luce. Gli apparve come una musa, o una dea. Quanto aveva
sognato di vederla? Quanto aveva sognato di averla con sé?
«Nami-san»,
gracchiò. La voce sembrava essersi nascosta da qualche parte in fondo alla
gola. «Non... non dovresti essere qui», affermò mentre la consapevolezza
dell'intera situazione si faceva strada nella sua testa. Nami era lì,
affacciata alla finestra della casa dalla quale aveva tentato di fuggire per
anni, e chissà come ci era arrivata o che intenzioni avesse, ma non poteva
restarci.
«Vieni
dentro, presto», capitolò aiutandola a scavalcare il davanzale.
Lei
atterrò sul pavimento con un tonfo sottile e si sistemò l'orlo del vestito, il
bell'abito impreziosito di perle che Wanda le aveva donato. Gli apparve
innaturalmente bella, quasi sovrannaturale.
«Ciao,
Sanji-kun», annunciò semplicemente.
Lui
avrebbe voluto fare molte cose, chiederle spiegazioni, dirle di andar via, che
era troppo pericoloso, o ancora chiederle di restare con lui per sempre e
ancora di mettersi al sicuro prima che fosse troppo tardi o compiere i due
passi che li separavano ed abbracciarla, lì e subito, ma non riuscì a fare nulla
di tutto ciò. Si accasciò sul bordo del materasso, di colpo stanco, le mani
premute sulla fronte.
«...perché
sei venuta? Avevo detto che sarei tornato».
Lei
scosse il capo con veemenza e i capelli si agitarono sulla schiena come una
fiamma.
«No
invece. Lo sapevamo tutti, non provare ad ingannarci! Ti conosciamo, Sanji-kun.
Quello non è il sorriso di uno che ha intenzione di tornare». Si strinse nelle
spalle, gli occhi bassi. «È un addio».
Poteva
negarlo? Poteva mentire a lei, musa di ogni suo giorno e regina di ogni
respiro?
«Nami-san.
Credimi se ti dico che non c'è bisogno che voialtri siate coinvolti in tutto
questo. Non ho intenzione di sposarmi, non con la ragazza scelta per me dalla
mia famiglia... ma devo chiudere i conti con loro, altrimenti non sarò mai
libero».
Nami
rimase ad ascoltarlo in silenzio. Poi sospirò ed andò a sederglisi accanto. «Non
devi fare tutto da solo. Non se non vuoi. Lo sai, vero?»
Lui
le sorrise, grato. «Lo so. E vi ringrazio infinitamente. Ma stavolta....»
«Senti
di doverlo fare».
«Sì.
Altrimenti non riuscirò ad andare avanti».
Lei
annuì comprensiva e rivolse gli occhi alla finestra ancora aperta, sorridendo. «È
stato così anche per me, quando ho deciso di affrontare Arlong. Allora non
volevo l'aiuto di nessuno, ricordi? Ma voi siete degli idioti, e mi avete
aiutata lo stesso».
Sanji
si lasciò sfuggire una risata e la sigaretta gli scivolò dalle labbra. Si chinò
a raccoglierla lentamente, mentre la cenere crepitava sul pavimento.
«Come
potrei dimenticare? Eri così diversa, allora. Non sorridevi mai e trattavi
tutti con freddezza. Ma eri anche così forte, così coraggiosa, che al solo
guardarti ho sentito parte di quel coraggio fluire dentro di me. E lo conservo
ancora qui», si batté con la mano sul petto, «per ricordarmi giorno dopo giorno
che se tu, mia dolce Nami, sei sopravvissuta a quegli anni d'inferno, allora
anch'io posso trovare la forza di superare qualsiasi prova».
Era
così bello parlare di nuovo con lei. Così bello e così strano averla accanto in
quella casa, in quella stanza, che improvvisamente gli parve meno opprimente
che mai. Ma non poteva restare. Prima o poi l'avrebbero scoperta, e... non
riusciva neppure ad immaginare cosa sarebbe accaduto allora.
Si
voltò a fronteggiarla, e gli occhi color del mare si scontrarono con due iridi
brune come la terra e accese di determinazione. Fu lei a parlare, ancor prima
che Sanji riuscisse a trovare la propria voce.
«Ascoltami
bene. Non ho intenzione di riportarti indietro, non se tu senti di avere ancora
da fare qui. Ma fai ancora parte della ciurma di capello di paglia, e Luffy non
ti permetterà di morire o di abbandonarci prima di averlo accompagnato fino al
trono. Hai capito bene?»
«Ma,
Nami--»
«Niente
ma! Promettimelo, Sanji-kun. Promettimi che tornerai da uomo libero, che quel
sorriso non era un addio. Giuralo sul nostro Capitano».
Quello
fu più di quanto Sanji potesse sopportare. Voleva tornare? Diamine, certo che
sì. Anelava il profumo di salsedine, lo sciabordio delle onde, la dolce e
nostalgica ninna nanna del mare che ogni notte lo cullava verso i propri sogni.
Voleva sentire i risolini di Chopper quando passandogli accanto gli faceva una
carezza, il profumo di caffè che Robin-chan si portava dietro ad ogni suo
passo, le esclamazioni entusiaste di Luffy ad ogni pasto, le note del violino
di Brook che suonavano in lontananza... sarebbe stato disposto a sopportare non
una, ma cento volte addirittura i rumori molesti che Franky e Usopp producevano
lavorando ad uno dei loro strani progetti, avrebbe sopportato addirittura lo sbuffare irritato di
Zoro.
Voleva
tornare a casa. Dal suo mare, dalle sue onde, dalla sua nave. Dalla sua
famiglia.
Strinse
i pugni premuti sulle ginocchia, serrò i denti sulla sigaretta accesa e si
voltò a fronteggiare Nami. La sua Nami. Colei per cui, più di chiunque altro,
sarebbe tornato.
Disse
semplicemente «Tornerò», ma lei capì tutto ciò che c'era da capire. E seppe che
sarebbe tornato davvero, perché c'era il mare nei suoi occhi, nient'altro che
tranquille distese azzurre e onde che s'infrangevano burrascose, del blu
immenso e profondo che solo un uomo di mare come lui poteva conoscere.
Non
erano gli occhi di Sanji Vinsmoke, terzo figlio di una famiglia di assassini.
Erano
gli occhi di Sanji Gambanera, pirata di cappello di paglia.
«Noi
saremo lì ad aspettarti, sai. La nave è ancorata in un anfratto del porto. Va,
fai quello che devi fare e poi torna da noi. E se dovessi aver bisogno...»
Lui
sorrise. «..lo so. Vi chiamerò».
Non
ci fu bisogno di dire altro. Loro erano così, s'intendevano con uno sguardo.
«Adesso
va, Nami-san. Non hai idea di quanto sia pericoloso questo posto, ti voglio al
sicuro fuori di qui il prima possibile».
«Certo,
certo... agli ordini!»
La
aiutò ad issarsi sul davanzale, silenziosa come solo una gatta ladra sapeva
essere. Atterrò sull'erba del giardino senza un suono e poi si voltò verso di
lui, i capelli che le danzavano sulle spalle. Stava già per allontanarsi quando
si fermò.
«...Sanji-kun.
Solo un'altra cosa».
Aveva
una luce diversa negli occhi. D'un tratto apparve come tormentata da qualcosa,
diversa dalla solita Nami decisa e autoritaria che non esitava mai.
«Tutto
ciò che vuoi. Dimmi pure».
«Qualsiasi
cosa succeda, promettimi...». Esitò un attimo, ma non smise di guardarlo negli
occhi. «...promettimi che non sposerai quella ragazza. Promettimelo o non ti
perdonerò mai».
«Ma,
Nami--»
«Promettimelo,
ho detto!»
Gonfiò
le guance colorate di porpora e si sporse sul davanzale fino ad arrivare a un
soffio da lui.
«...Sanji-kun.»,
sussurrò. «Ti prego».
«...Nami-san.
Non sposerei mai una donna che non amo. Puoi starne certa. L'unica che sogno di
sposare...».
Ma
lei non lo lasciò continuare. Si sporse ancora in avanti, fino a sfiorargli le
labbra per un breve istante, uno soltanto, e poi ritrarsi.
«...va
bene così. È tutto ciò che volevo sentire».
Le
ultime parole furono poco più di un sussurro nella notte, e un attimo dopo Nami
era già stata inghiottita dal buio per far ritorno alla nave, silenziosa come
sempre.
Ma
Sanji non avrebbe dimenticato. Avrebbe conservato quel solo attimo dentro di sé
fino a che non fosse riuscito a fare ritorno, e allora l'avrebbe ricambiata
cento, mille volte. Di colpo riuscì a figurare perfettamente il proprio
matrimonio davanti a sé, ma colei che lo aspettava all'altare, radiosa, non era
una donna dal volto sconosciuto... era una bella piratessa dai capelli rossi e
dal sorriso furbetto che profumava di mandarini.
E
nessun'immagine prima d'ora gli era parsa mai così perfetta.
Angolo autore ~
Hola, gente! Stavolta sarò breve perché ho da
fare uvu Innanzitutto chiedo scusa per essere sparita dal fandom, ma questi due
sono sempre nel mio cuore ♥ E come potevo non omaggiare gli ultimi
sviluppi del manga, che confermano tutto ciò che noi Sanjomani credevamo da
tempo, ovvero che c'è di più nel suo
passato??? Non vedo davvero l'ora di scoprire cosa ci riserverà Oda-sensei
~
Riguardo la fanfic, non mi piace sbilanciarmi
troppo su sviluppi del manga che ancora non conosco perché sicuramente le cose
andranno in modo diverso da quanto previsto, perciò ho lasciato la descrizione
di casa e famiglia di Sanji molto molto vaghe. Volevo concludere la fanfic
prima dell'ultimo pezzo ma non ce l'ho fatta a non concedere almeno una gioia
al poveretto, ho ceduto al richiamo della SaNami <3 Inoltre ci ho pensato
un po' prima di scrivere la frase in cui Nami gli chiede di non sposarsi. Ero
indecisa, non sapevo se farle usare il solito tono "tsundere" oppure
uno più serio (che mi sembrava un po' OOC), ma alla fine ho optato per una via
di mezzo. Spero non sembri un comportamento troppo strano per lei T__T Insomma,
data la faccia scocciata che ha fatto quando si parlava del matrimonio di Sanji
nell'ultimo capitolo credo che la cosa non la lasci proprio così indifferente X°°°
As always, fatemi sapere cosa ne pensate con
una bella recensione <3 Ciao belli!