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Autore: Anny    17/03/2005    9 recensioni
Quando, per amore compiamo le nostre decisioni, non pensiamo ad altro che alla felicità della persona per cui possiamo sacrificare cosi' tanto...Ma quando per questa fatua felicita' noi impegniamo completamente noi stessi...fisicamente...carnalmente...quali possono essere le conseguenze?
Fanfiction tratta sia dall'opera letteraria di William Shakespeare "Il mercante di Venezia", sia dall'omonimo film.
La fan contiene riferimenti parlati, ma anche reali di amore yaoi tra i due personaggi principali...è ancora da decidere se vi saranno o no scene esplicite slash...ma è molto probabile di sì (anche se sempre dal linguaggio molto velato ed implicito), ma se questo vi offende, la lettura è come al solito sconsigliata...Lettore avvisato, mezzo salvato!!!
Ringrazio in anticipo chiunque recensirà questa fan, ma rinnovo la mia gratitudine anche a tutti coloro che la leggeranno solamente…Grazie! ( un ultra grazie va a Moccy per avermi dato l'imput a scrivere la fan...e a Kim la mia beta-reader in pensione forzata...^__^)- la storia degenererà verso l’OOC ed il rating potrebbe arrivare anche a NC17-
Genere: Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Oh licenziosa Venezia,

"Oh licenziosa Venezia,
tu che scorri lesta, verso
fiumi di ricchezza,
lusso è la tua garanzia
piena di malizia
e bramosia.
A te, città di paradiso
Ed di inferno, volgo il mio sorriso
Consapevole delle tue vesti
Che rapiscono gli stranier sguardi mesti
Trasformando l'animi tristi
In sfavillanti fiamme di gaudio e gemme.
Ah, ma io so cosa tu nascondi
Sotto di te, dentro di te miserabili e balordi
Pronti a tagliar soffici gole
E ad arraffar mille parole,
come se fossero pallide perle.
Tu , tu porti grandi onori,
ma pur i più faceti vituperi,
trascinando in miseria i più illustri
e dando dimora magna ai più angusti.
Strana città, fatta per di più di fortuna
arroccata invisibile e sfavillante in una dolce laguna,
miraggio per molti
covo di fortuna per tanti,
pure dannatissima fonte di dispiaceri per troppi.
Cara e odiata, di inganno, piacere e disillusione tu sei l'aperte porte,
Oh Venezia, che qualche volta porti i tuoi miserabili alla spietata morte."

"Accorri Venezia, accorri...le Navi…le navi.."
"Giullare, perché hai terminato la tua poesia…di cosa vuoi parlare, di navi? Oh sciocco analfabeta che vuoi fare, giocare all'armatore?"
Il giullare non rispose, indagando a fondo quello splendido giovane uomo che gli stava dinanzi, schernendolo bonariamente. Sentiva le sue parole di burla prive di una parte della loro sicurezza signorile, esse portavano una dolente nota di preoccupazione ed ansia. Un ansia malcelata dall'ironia del nuovo signore. Lo straccione vestito di mille colori stinti e strappati dalla furia della miseria e della noncuranza, lo fissò per parecchi minuti, con un aria di arguzia ed intelligenza, aggiunta ad un poco di impudenza che sorpresero l'uomo riccamente vestito, e che lo indussero a non andarsene infuriato per la mancata risposta e per il comportamento impertinente ed illegittimamente indagatore del povero giullare di strada. Quest'ultimo dopo una più accurata osservazione del viso del giovane, spalancò gli occhi per pochi secondi, riprendendosi subito dalla sorpresa: lui, se pur miserando e per natura non affine ai ritrovi della società nobiliare, riconobbe quel volto, e gli diede subito un nominativo, con una voce che ora rasentava la petulanza ed una sadica compiacenza.
"Sior Bassanio?"
Il giovin signore arretrò dal disgraziato cantore, guardandolo come se avesse tentato di rubare al pover'uomo le monete riposte nel suo buffo e sproporzionato cappello.
"Voi mi conoscete?" chiese Bassanio con voce appena tremolante, riavvicinandosi al giullare per indagare il suo aspetto a sua volta, temendo che egli fosse una persona a lui conosciuta, magari un suo ex compagno d'affari decaduto. A Venezia poteva accadere anche questo e non era né una rarità né una beffa del destino, ma regola quasi quotidiana.
"Non vi conosco affatto...solo di vista, e per lo più di voi non mi sarei mai accorto, se non vi foste sempre presentato con quell'armatore, vostro carissimo amico..."
"Antonio" sussurrò impercettibilmente il nobile, pregando che il miserabile non l'avesse udito.
".non sussurrate giovane Signore...io ho l'udito molto buono, ma così me lo sforzate troppo." disse sempre più mellifluo, la malefica voce del giullare, il quale si stava leccando gli obbrobriosi denti marci, della sua ancor più disgustosa bocca senile.
"Che cosa è accaduto ad Antonio?" lo interruppe bruscamente Bassanio, quasi urlando dallo strazio interiore che si propagava ferocemente dentro di lui, gettandolo nel panico più totale; il solo panico che può dare il non conoscere, e la smania quasi viscerale dell'apprendere immediatamente. Un panico che sfociava nella più assoluta paranoia, in cui prima di una risposta la mente si formula già le sue catastrofiche chiarificazioni, portando la persona allo spasmo mentale più completo. Doveva sapere, era vitale e frustrante come l'acqua sottratta al viaggiatore sahariano. Lui doveva bere, era un imperativo assoluto, in quel momento avrebbe perfino ucciso colui che gli negava l'elemento vitale, da lui tanto agognato. Antonio, Antonio ed ancora Antonio, quel nome gli vorticava in mente, furioso e allo stesso tempo colmo di indescrivibile tenerezza.
Bassanio si gettò furente contro il giullare atterrandolo con facilità, noncurante dei passanti curiosi, del sudiciume rivoltante che impregnava le strade, ed ora anche le sue preziose vesti, e dei poderosi calci e scalpitii che lo spaventato cantore di vicoli gli sferrava selvaggio.
Il giovane, resistendo all'olezzo del fiato del giullare e al ribrezzo che la sua pelle incrostata di sporcizia dava alla vista, lo strinse in un abbraccio poderoso e doloroso, avvicinando la propria bocca all'orecchio del miserando sussurrandogli fermo e glaciale:
"Dimmi che cosa è accaduto ad Antonio...o ti giuro che ti stritolerò le ossa con tutto il mio ardore giovanile…devi dirmi ogni Cosa!"
Detto questo Bassanio si rialzò di scatto, portando con se il giullare, che fu scagliato di nuovo per terra. Il pover'uomo, spaventato come un bambino e tremante come un vegliardo si trascinò fino alla più vicina parete di un palazzo accanto a lui, e alzandosi faticosamente sulle gambe malferme, guardò colmo di terrore reverenziale il giovane signore che si trovava a pochi passi dalla sua figura, rigido e furente; il suo stato di agitazione veniva fatto trasparire solo da un convulso tremolio della mano sinistra, chiusa a pugno.
Il giullare abbassò gli occhi, per riacquistare un po' di sicurezza, dopo diversi secondi gli alzò di nuovo verso Bassanio, strinse i denti ed urlò in preda ad un liberatorio delirio:
"Lui ha perso tutto...Oh arrogante signore mal informato sulle novelle Veneziane...Tutto. I suoi carichi più preziosi sono a marcire tra le scogliere di non so quale maledetto luogo..Ha perso ogni cosa...Ogni cosa...Andate nelle piazze più prestigiose di Venezia...e sentite se Alabar, l'ebreo convertito a dolce suon di vergate ha torto…No Alabar anche se è un povero idiota ha sempre tanta curiosità e ottima memoria…e il suo udito sente a mille leghe di distanza, se vuole...Il vostro amico è fallito, Sior Bassanio…come dovrebbero fallire tutti quelli come lui…Tutti!"
"Bugiardo…bugiardo!"
Bassanio, rivolse un ultima occhiata d'odio al canzoniere marrano, e prese a correre sempre più veloce, per rifugiarsi dallo sguardo penetrante del giullare, ma soprattutto dalle sue parole, sempre più accusatorie, e volgari.
"Dove fuggite Sior Bassanio…andate a controllare eh? Oppure vi fidate così tanto di me, che correte a consolare il vostro amico, con le armi che conoscete solo voi cattolici timorati di Dio? Consolatelo meglio che potete...su, riempitelo di baci nascosti...accarezzatelo dolcemente...fatelo sospirare per voi…cercate di fargli dimenticare l'avvenuto riempiendo la sua mente di pensieri più gioiosi ed eccitanti!...Non servirà a nulla...Lui è perduto...e Shylock lo sa!…tutta la città lo sa!"
Le parole del povero ebreo convertito si propagarono isteriche ed altissime per tutto il calle in cui si trovava, attirando i passanti: ebrei compiaciuti ed altri, invece, inorriditi da tali parole, ma soprattutto dalle conseguenze che il fallimento di Messer Antonio avrebbe prodotto, cattolici uniti nel condannare e schernire il pazzo marrano, stranieri che spaventati acceleravano il passo per fuggire da quella dimostrazione esagerata e violenta.
Parole che alle orecchie di Bassanio giunsero solo parzialmente, visto la notevole distanza che egli aveva frapposto tra la sua persona ed il giullare, correndo a perdifiato lungo numerosi calli e viuzze, per sfociare poi in un affollatissima e concitata Piazza San Marco. Durante la fuga la sua mente era stata come anestetizzata dalla fatica fisica e dallo shock che aveva causato la rivelazione del maligno cantastorie, ma ora, fermo e perso in mezzo all'immensità e al fragore del piazzale principale di Venezia, illuminato in quel giorno da una luce solare spiazzante tanto era luminosa e calda, i pensieri fino a poco fa congelati nella foga della corsa presero a scuotersi prepotentemente nella mente di Bassanio. Il volto di Antonio gli balenò per l'ennesima volta davanti agli occhi della sua immaginazione. Un viso dallo sguardo calmo e riflessivo, in cui nei momenti di concentrazione più assoluta si potevano scorgere i segni del tempo e dell'esperienza maturata in molti anni di vita, che solo quel dolce sorriso tutto suo poteva far scomparire, incorniciando una bellezza ancora prepotentemente esistente ed un fascino che rubava ad ogni incontro il cuore di Bassanio, portando il giovane nobile a bramare di rapire il tempo e farlo suo prigioniero per fermare quei momenti per sempre.
Ora tutta quella delicata intimità, quel fortissimo legame, quella amicizia così intima e profonda poteva venir spazzata via dalla furia distruttrice degli eventi, e dalla ancor più furente ferocia di Shylock, che avrebbe richiesto con fervore il suo pegno, un pegno già al tempo Bassanio aveva considerato assurdo, ma che Antonio aveva accettato senza troppe remore, per permettere al suo amico di poter coronare il suo sogno d'amore con la bella ereditiera Porzia, che ora alla luce dei fatti non appariva che un capriccio di Bassanio, soddisfatto amorevolmente dal suo affezionato compagno. Un capriccio amoroso, nulla più, ma quella infatuazione scherzosa si stava configurando come la causa della maggior tragedia che avesse mai coinvolto la sua vita e quella dell'amico. Mentre si dirigeva a passo svelto verso i banconi presieduti dagli affaristi ed appaltatori mercantili più in vista e ben informati di tutta la Serenissima, tutti quei pensieri lo distruggevano con velocità esorbitante ed impossibile da controllare. La triste verità era evidente: il suo Antonio sarebbe morto solo ed esclusivamente per causa sua. Sarebbe morto per un capriccio sensuale e giovanile. Tutto questo spinse una parte dell'immaginazione di Bassanio a pensare di poter tornare a ritroso nel tempo, per ritrovarsi, nelle stanze di Antonio, sdraiato accanto a lui scosso dalla lunga notte di festeggiamenti e ancor di più dalla vicinanza trascinante del suo compagno. Ma la realtà era un'altra, e lui giurò in quel momento di coinvolgersi completamente, anche se questo l'avrebbe portato alla distruzione fisica, anzi non bramava altro che questo, se il suo sacrificio capitale avrebbe potuto portare alla liberazione di Antonio.


Fine Primo Capitolo.


Come al solito, la responsabilità per ogni errore ortografico e sintattico è imputabile solo alla sottoscritta analfabeta.....Per la poesia..lo so è terribile...infierite pure...io mi ritiro a miglior vita.
Ogni possibile riferimento antisemita nella società, ha l'unica funzione di adattare alla fan l'atmosfera di largo antisemitismo purtroppo presente nella Venezia del secolo, e già massicciamente descritto nell'opera. Per modernizzare i contenuti la fan si orienterà anche da questo punto di vista all'OOC, rivelando le sofferenze di questo popolo, i soprusi da parte dei cristiani dell'epoca, i pregiudizi, e la violenta voglia di rivalsa di Shylock (comunque assolutamente condannabile) la presenterò come io l'ho intesa: e cioè scaturita da un intenso sentimento di odio e disprezzo represso verso un popolo, quello Veneziano che relegò la comunità ebrea ai margini della società.






  
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