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Autore: giulji    02/02/2016    0 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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LEO VALDEZ

Leo Valdez rimirava con occhi socchiusi lo scenario che si era appena palesato davanti a lui, nell'oscurità presente in quella sera era arduo distinguere cosa stesse accadendo, eppure era palese che effettivamente qualcosa sembrava essersi mosso.

Inizialmente ebbe paura che avessero scoperto la sua posizione, e conseguentemente, il fatto che lui fosse ancora vivo, indietreggiò di qualche passo, con il cuore che cominciava a battere velocemente, stringendo in una morsa la cicatrice che si trovava impressa nel braccio desto, ricominciava a bruciare sotto l'influsso preoccupato dei suoi pensieri.

Per evitare quel fastidioso dolore sull'arto respirò a fondo, cercando di mantenere la calma e studiare con cura un eventuale soluzione per ogni evenienza, come del resto aveva sempre fatto.

Poi, nel silenzio di quel luogo chiuso in cui era vincolato, udì il rumore degli spari di cannone ad, almeno apparentemente, non molta distanza dalla sua collocazione, l'eco rimbombò nelle sue orecchie appuntite, infondendogli adrenalina.

Successivamente a questi spari ci furono molesti movimenti dell'acqua, e fu probabilmente in seguito a questo che ipotizzò l'evenienza che qualche altro tributo era caduto dalla scogliera proprio come lui.

Restò interdetto sul posto, non sapendo cosa fare, adesso era certo di quel che aveva sentito, tre nitidi spari che annunciavano l'imminente, se non già avvenuta morte di tre persone a lui rivali, tre umani che senza il suo intervento sarebbero morti.

Non conosceva l'identità di queste persone, ma spinto da, come lo chiamava lui, un impeto di moralità, decise di uscire allo scoperto e tentare un impacciato salvataggio di quelle ignote figure, rischiando a sua volta la morte, senza un ulteriore margine di titubanza.

Si immerse nella gelida acqua del mare, che per quanto potesse essere artificiale, era estremamente salata, tanto che tenere gli occhi spalancati era un vero e proprio supplizio.

Respirò un ampia boccata d'aria e si immerse completamente.

Nuotò rapidamente tra il profondissimo blu situato in sua prospettiva, non osando però inoltrarsi in quell'abisso apparentemente infinito che si trovava nel fondale e pareva pronto ad inghiottire eternamente qualunque cosa.

Inizialmente non riuscì a scorgere niente di anomalo, distinguendo solo quelle sfumature scure costituite dai pesciolini e dagli esseri marini e le ombre sfuggevoli di qualche pianta.

Dopo un po' finalmente iniziò però a scorgere delle sfuocate sagome muoversi nell'orizzonte marino, sprofondando lentamente verso il buio di quel paradiso infernale.

Si diresse a grandi falcate verso di loro, sperando di star andando incontro a dei tributi e non a degli squali mortali, anche se probabilmente alcuni di essi potevano avere lo stesso livello di pericolosità di quegli animali.

V'erano tre corpi, che parevano privi di coscienza, probabilmente per la pressione di quell'impatto.

Non ebbe un grande lasso di tempo per scrutarli, ma si accorse subito che uno apparteneva alla ragazza bionda del distretto della tessitura, con i suoi ricci capelli che ondeggiavano sul suo viso corrucciato in un espressione triste.

A poca distanza da lei v'era il ragazzo del distretto marittimo, piegato in una posizione quasi fetale, con gli occhi semiaperti ed un espressione rassegnata.

L'aria nei polmoni di Valdez cominciava a terminare, ed immaginò che lo stesso valesse per quelle persone, perciò si affrettò a prendere i due ragazzi per i polsi ed a nuotare faticosamente verso la grotta sottomarina in cui si era rintanato ormai da giorni.

Fortunatamente quei corpi sott'acqua parevano estremamente leggeri, ma non abbastanza da permettergli di prendere tutti e tre, così si limitò ad afferrare i primi due ed a dirigersi faticosamente, muovendo agilmente i piedi in un tentativo disperato di risalire in superficie.

Appoggiato dalla sorte riuscì a raggiungerla, ringraziando subito dopo il cielo e sopratutto sua madre che sicuramente era diventata uno splendido angelo che vegliava su di lui.

Il tempo per le cerimonie celestiali però non era ancora giunto in quanto doveva tornare a salvare, o almeno provarci, un altra persona.

Trascinò con non poca fatica i corpi rigidi di Percy ed Annabeth sopra la sporgenza rocciosa che distaccava il mare dalla grotta , e poi, dopo aver trattenuto una buona dose di ossigeno si rituffò in mare, cercando precipitosamente il terzo tributo.

Ebbe successo nell'avvistarla immediatamente, il suo corpo precipitava in profondità ad una certa distanza dal ragazzo, così Leo cercò di raggiungerlo il più velocemente possibile..

Afferrò un lembo della sua tuta e la attirò a se, una volta che si fu avvicinato abbastanza, poté notare i graffi ed i morsi che aveva sulle braccia e sulle gambe, probabilmente dovuti a qualche essere mostruoso che aveva inviato CapitolCity per movimentare quel vomitevole spettacolo, decise che doveva assolutamente mettere in salvo quella persona che pareva aver sofferto già parecchio, troppo per la sua età.

Con parecchio slancio le afferrò il braccio e cominciò a scalciare verso l'alto.

I suoi polmoni cominciavano a frasi stretti ed il corpo di Clarisse era sempre più pesante, ma nonostante tutto l'ispanico non vacillò e la tenne stretta a se, con gli occhi lacrimanti per lo sforzo.

Poi finalmente vide quella che ormai per lui era divenuta la roccia della salvezza, ed emerse buttando fuori tutta quell'anidride carbonica che aveva trattenuto e riprendendo un fiato regolare.

Trascinò anche Clarisse accanto ai corpi degli altri due, e cominciò a praticare un improbabile massaggio cardiaco a tutti e tre, disperandosi nel vedere che i suoi risultati non stavano propriamente andando a buon fine.

Si strinse i capelli per smaltire l'ansia e provò a sforzarsi di ricordare qualche nozione sul pronto soccorso che magari aveva udito durante la sua permanenza a CapitolCity o nel suo stesso distretto.

Poi finalmente si ricordò del respiro bocca a bocca, che pareva fare proprio al caso suo, ed anche se un po' riluttante ed impacciato provò immediatamente ad attuarlo, continuando i massaggi cardiaci.

Cominciò dal ragazzo, che pareva di ricordare chiamarsi Perseus, appoggiò le labbra alle sue e tentò di soffiare ripetutamente, cercando di fargli riprendere il respiro, ci provò più e più volte, fin quando finalmente, il tributo cominciò a dare segni di vita, muovendo il braccio.

Valez si staccò immediatamente e poté notare come il tributo cominciò a tossire e sputare acqua marina in maniera compulsiva, tenendo ancora gli occhi semichiusi, decise di lasciarlo riprendere autonomamente.

Si avvicinò rapidamente al corpo della ragazza bionda e cominciò a praticare in egual modo quel processo di soccorso, tentando di farla riprendere velocemente per passare a Clarisse.

Percy finalmente aprì gli occhi, ancora scosso, e si riprese da quello stato di trance, soprattutto perché la prima cosa che vide fu un tizio ispanico completamente fradicio e con delle strane orecchie da elfo “baciare” ripetutamente Annabeth.

Con la voce ancora rauca e troppa poca forza per potersi muovere esclamò “Ehi! Brutta faccia di bronzo! Che diavolo stai facendo alla mia ragazza?”

Leo si sorprese nel notare la sua imminente ripresa e si risollevò dal corpo della biondina, scuotendo il capo con fare scocciato

“Sto tentando di salvarle la vita sirenetto, quindi dato che vedo che stai abbastanza bene ti cedo il ruolo, così evitiamo pure sbalzi di gelosia con il tuo salvatore!” rispose Leo, per poi precipitarsi su Clarisse senza nemmeno voltarsi per sentire la risposta dell'altro.

“Che intendi dire con salv...Oh! Annie!” ad il ragazzo tornarono in un baleno i ricordi di quel che era successo prima della sua perdita di coscienza, e ritrovando una forza che non pensava di avere si precipitò sulla ragazza, imitando le azioni che stava compiendo Valdez su Clarisse, tentando di farla rinsavire

“Annie! Ti prego! Rispondi! Ti prego!”

Dopo un po' la ragazza aprì stancamente gli occhi, sputando a sua volta tutta l'acqua che aveva ingerito sul colpo, in seguito alla caduta.

Quando la sua vista si fu ripresa e focalizzata incontrò immediatamente gli occhi celesti di Percy, che la fissavano lucidi dalla commozione, con un espressione preoccupata.

Era alquanto confusa da quella situazione, sarebbero dovuti essere morti entrambi, stava per aprire bocca, ma il ragazzo non le diede il tempo di farlo e la strinse in una morsa stretta ed affettuosa, un abbraccio caloroso e sentito, che a quanto pareva non sembrava intenzionato ad interrompere ancora per un po'.

Si rilassò e lo abbracciò a sua volta, chiudendo gli occhi stancamente ed appoggiando il viso sulla sua spalla, felice di essere sopravvissuta.

Intanto Vladez continuava imperterrito ad assistere la mora, mentre quei due lo ignoravano bellamente, felici di essersi ritrovati.

Poggiò un altra volta le labbra sulle sue e riprese a soffiare, stanco ma determinato a non mollare, fu allora che improvvisamente, la ragazza che si trovava stesa su quel pavimento roccioso aprì gli occhi, ricominciando a respirare.

Istintivamente tirò un pugno sul povero volto di Leo, che neppure si era accorto della sua ripresa, e si allontanò dolorante, con sguardo corrucciato.

Clarisse sputò tutta la schifosa acqua che aveva in corpo e si mise subito a sedere, svegliandosi rapidamente e mettendosi già sull'attenti.

“Che diamine stavi facendo nanerottolo?” domandò retoricamente, puntando quei suoi occhi felini ed infiammati sopra il poveretto, che rabbrividì al contatto.

“Che piacere signorina! Vedo che la riconoscenza è di casa.” pronunciò facendo una smorfia, cercando di nascondere il timore nei suoi confronti.

“Sono seria, chi sei tu? Ed io non dovevo essere in fondo ad un burrone ora come ora? Dove sono finita?” si guardò attorno, potendo notare che si trovava in una cupa ed umida grotta sotterranea, con le pareti chiuse da tre lati, che sporgeva sull'agitato mare blu, colma di umidità , ma riparata dal vento ed abbastanza protetta.

“Le farà piacere sapere che questo luogo è il paradiso e mia cara, io altri non sono che Dio in persona! Scontato, vero?” disse muovendo la chioma bagnata al rallentatore, tentando di assumere un aria da figo che ai suoi occhi risultava solamente ridicola.

Clarisse spostò la sua vita sulle figure di Percy ed Annabeth che aveva notato poco prima sedere a qualche metro da loro, sembravano totalmente persi nella loro nuvoletta rosa.

“Che schifo.” enunciò sgranchendo la muscolatura delle braccia e spostando lo sguardo sull'orizzonte.

“In questo modo mi offendi, che modi!” ribatté Valdez, toccandosi il petto con aria melodrammatica e fingendo di essere offeso.

“Mi riferivo pure a te, moccioso, ma sopratutto a loro due, non sembrano preoccuparsi minimamente di me.” disse la mora indicando la coppietta con una nota di disprezzo.

“Che ci vuoi fare? È l'amour, sono così carini.” rispose l'altro guardando a sua volta la scena, senza sottolineare a sua volta che non si degnavano di badare nemmeno a lui.

Annabeth arrossì ricordando il gesto che aveva compiuto Percy qualche tempo prima, quando le aveva preso la mano e le aveva promesso che non l'avrebbe lasciata andare da sola, seguendola nella caduta.

Quasi nessuno aveva mai compiuto un gesto così amorevole nei suoi confronti e pensarci le faceva inspiegabilmente vibrare il petto.

Il ragazzo allentò la presa e si allontanò da lei, sempre guardandola fissa negli occhi, senza dire nulla.

La vicinanza dei loro visi si stava facendo man mano più corta, sembrava che una forza invisibile stesse ritagliando lo spazio che li separava, traendoli in ipnosi.

Annabeth chiuse gli occhi agitata, ma subito dopo li riaprì, in quanto sentì un acuto grido a poca distanza delle sue orecchie, che la fece sobbalzar e allontanar parecchio dal ragazzo, lui fece lo stesso, guardando stranito alla sua destra.

“Piccioncini, mi dispiace aver interrotto questo vomitevole momento di arcobaleni e cuori, ma si può sapere dove diavolo siamo finiti e chi è quel tizio?” disse Clarisse, soddisfatta di aver appena interrotto quel momento magico, ma ugualmente impaziente, indicando irritata Leo, che era rimasto sul suo posto a qualche metro da loro, e che rispose alla sua occhiata assassina agitando la mano e sorridendo, facendo l'occhiolino a tutti e tre con uno sguardo sornione.

Percy e Annabeth si guardarono intontiti, non avendo la minima idea di ciò che era accaduto, per poi tornare a rivolgere l'attenzione a Clarisse che proseguì offesa

“Comunque vedo che eravate molto preoccupati per me, cinici maledetti!” concluse con le braccia incrociate.

“Clarisse, scusaci, eravamo troppo storditi e la memoria era un po' offuscata, sicuramente ti avremmo cercato a breve.” disse Annabeth imbarazzata per la sua noncuranza, con lo sguardo basso, contorcendosi le mani.

“Veramente io non..” provò a replicare Percy, ma si bloccò dopo aver ricevuto una gomitata in pieno intestino dalla bionda, lamentandosi con guaiti ed imprecando sottovoce.

“In qualunque, caso, che dovremmo fare con quel tizio?” ripropose Annie guardando l'estraneo di soppiatto.

“Ehi bionda, siamo solo a qualche metro di distanza, ma posso far finta di non sentirti se me lo domandi per favore” sghignazzò Valdez, per poi rimirare le loro facce sorprese.

“È pericoloso?” ridomandò abbassando notevolmente il tono della voce, arricciando in un dito i suoi boccoli d'oro per il nervosismo.

Percy scrollò le spalle

“Io penso che di lui ci possiamo fidare, è stato lui che ti ha salvato la vita… Anche se a pensarci bene, ha tentato di baciarti!” esclamò facendo memoria, rabbuiandosi in volto per poi fissarlo truce.

“Te l'ho già spiegato, amico! Quello era un tentativo di pronto soccorso, respiro bocca a bocca, anche perché se fosse stato un bacio, potremmo dire che ho baciato pure te, e no grazie!” scosse la mano davanti a se con aria di superiorità.

“C o-Cosa? Tu mi hai baci-ciato?” domandò il ragazzo con la bocca spalancata, diventando rosso dall'imbarazzo, non poteva aver dato il suo primo bacio a quello strambo tizio deperito e narcisista.

Lo interruppe Annabeth che tratteneva a stento una risata “Beh, se le cose stanno come dice lui e tu puoi confermare ci ha davvero salvato la vita, non ti preoccupare troppo, non dovrebbe essere una minaccia.” concluse annuendo con il capo, continuando ad analizzare mentalmente la situazione.

Clarisse, che per tutto quel tempo era rimasta in silenzio con uno strano sguardo interdetto trillò neutra “Per me invece dovremmo ucciderlo per poi mangiare le sue intestina!” concluse in maniera pacata, come se avesse detto una cosa completamente normale e banale.

Tutti la fissarono con gli occhi sbarrati, specialmente Leo che cominciava a diventare man mano più bianco e nervoso

“Heyhey dolcezza, non mi sembra il caso di essere così violenta! Non sarei per nulla buono da mangiare, potresti prendere un infezione intestinale!”

Annabeth intervenne schiarendosi la voce, cercando di far rinsavire la ragazza tramite la ragione “Non agire affrettatamente Clarisse, ascoltiamo prima la sua versione dei fatti e cosa ha da dire, dopodiché potremmo stabilire con maggior certezza se è un pericolo o può diventare nostro alleato”.

La mora fece uno sguardo titubante, ma dopo averci meditato per qualche istante decretò

“ E va bene, ti concediamo di raccontarci la tua storia, ma ti conviene non mentire ed essere preciso.”

Il ragazzo sorrise per quella bella notizia e guardò con occhi pieni di gratitudine la bionda, ricevendo un occhiataccia da Percy.

“Beh, se promettete di chiamarmi Dio e di venerarmi per una settimana potrei pure accontentarvi” scherzò il moro con il suo solito fare da buffone.

Clarisse lo prese per il colletto della tuta ed avvicinò pericolosamente il viso alla sua mano, pronta a sferrare un colpo, con una lentezza estenuante.

“Va bene, va bene! Vi racconto tutto, quindi allontana quell'adorabile pugno dal mio bel faccino, di grazia.” annunciò deglutendo, e sedendosi con le gambe incrociate in maniera abbastanza composta una volta che la mora l'ebbe mollato.

“Prima di tutto, dovete sapere che io ho un piano per uscire da questa arena, un piano che non comprende la morte di tutti i miei alleati, bensì, la morte di questo campo di forza che ci tiene imprigionati. L'oggetto che porto al mio collo” disse indicando l'attrezzo quadrato e scintillante che pendeva tramite una catenina sul suo petto “ è una nanomacchina composta da tecnologia capitolina, che se raggiunge una determinata potenza di carica è capace di emettere radiazioni alfa capaci di urtare e far disattivare per un discreto tempo il campo di forza e le comunicazioni che ci tengono imprigionati in questo luogo.

L'unico problema è che non sono in possesso di nessun tipo di fonte energetica o meccanismo che può fornire l'energia necessaria per l'attivazione di questo aggeggio, ma teoricamente ho un idea che potrebbe rimediare a questa mancanza.

Detto questo, vi parlerò dei miei piani a riguardo in seguito, per ora mi limiterò a raccontarvi come sono finito qui.

Stavo tentando di trovare il limite, il circuito chiuso di questo sistema, quando sono finito sulla cima di un burrone completamente avvolto dalla nebbia.

Ero talmente concentrato nella ricerca del punto di confine che non ho notato l'arrivo di due ragazze, una di queste, presa dallo spavento, mi ha spinto verso il vuoto, provando subito dopo a salvarmi, ma senza riuscirci.

Così sono finito in fondo all'abisso, ho pensato di morire, e probabilmente così sarebbe stato, ma per qualche miracolo celeste sono riuscito a sopravvivere all'impatto, rimanendo cosciente durante la caduta.

Subito ho tentato di aggrapparmi ad una superficie, di qualunque tipo di essa si trattasse, ma dopo esser precipitato l'impatto mi aveva spinto ad un estrema destra, completamente al di fuori dell'ottica solare.

Per qualche miracolo sono riuscito a sbucare qui, in una caverna naturale sotterranea, nel quale le telecamere non possono arrivare.

Questo è doppiamente strepitoso per il mio intento finale, in quanto evito i pericoli esterni fino al momento propizio, dato che ahimè mi pensano morto.

È successa la stessa cosa a voi tre, immagino, e quando ho percepito il movimento delle vostre cadute tramite le onde che si sono infrante contro queste rocce e tramite i rombi degli spari mi sono precipitato per aiutarvi. Quindi nulla, prego.”

Percy lo guardò stupido, non avendo capito metà delle parole che aveva pronunciato, ma comprendendo in qualunque caso quanto quel tipo fosse sveglio e quanto si potesse rivelare un appoggio in quel momento di panico.

Clarisse sembrava ugualmente soddisfatta e colpita dalle sue parole, ed il suo atteggiamento sembrava più rilassato e tranquillo.

“Wow! Sono veramente colpita e mi congratulo con te! La tua idea sembra davvero geniale e la fortuna sembra assisterti! Inoltre ti ringrazio per il tuo gesto e mi scuso per la nostra titubanza, sembri un tipo affidabile e non ho percepito un minimo di menzogna nelle tue parole. In più ho riconosciuto la tecnologia che porti al collo, per quanto questa sia camuffata in una maniera impeccabile, tanto da aver eluso i sistemi del governo, questa è un ulteriore prova del fatto che non stai raccontando storie.” concluse Annabeth con un sorriso rassicurato che le incurvava le labbra.

“Ah!” si affrettò nel proseguire Leo “Mi stavo dimenticando di una cosa importantissima che dovete fare al più presto! So che sarà doloroso per voi, ma è l'unico modo che abbiamo per seminare completamente le tracce.” così interrompendola con impeto.

“Vi ricordate che prima di spedirci in arena ci hanno impiantato degli strani marchingegni sottopelle? Ecco, quelli altro non sono che segnali di localizzazione, dopo l'impatto con il mare dovrebbero essersi già fusi, ma io per sicurezza ho estratto il mio aprendo un taglio sul braccio, e vi consiglio di fare lo stesso.” disse preoccupato, mostrando la ferita ormai cicatrizzata che portava nell'arto destro.

Concordavano tutti sul fatto che fosse più che ragionevole seguire quel consiglio, anche se avrebbe fatto male, almeno li avrebbe protetti da qualsiasi potenziale pericolo.

Proposero Annie per svolgere il compito di “chirurgo della situazione”, dato che per il suo passato da tessitrice possedeva un occhio ed una mano piuttosto ferma, ed il suo intervento avrebbe arrecato meno dolore.

Cominciò dal braccio di Clarisse, aprì un piccolo taglio con il coltellino che gli aveva prestato Leo, e poi, con una rapidità calcolata afferrò lo sfuggevole oggetto rotondo che si trovava all'interno della sua carne, infilando leggermente la punta e spingendolo di sopra.

La mora non obbiettò e strinse i denti, per poi infilare ad operazione conclusa il braccio dentro l'acqua salata, che iniziò immediatamente a disinfettare.

Lo stesso processo venne riproposto per Percy, che si lamentò un po' di più, sotto le continue prese in giro di Clarisse, ed infine il turno passò ad Annabeth che tentò di rimanere il più composta possibile.

Una volta che tutti i localizzatori furono estratti, Valdez si immerse rapidamente in mare, per lasciarli precipitare verso il fondale marino apparentemente interminabile, in seguito tornò in superficie con niente più che un ampio sguardo soddisfatto.

Dopo qualche momento di silenzio dove il gruppo si occupò solamente della cicatrizzazione dei tagli che si erano appena inflitti, la bionda riprese la parola, rivolgendosi direttamente all'ispanico.

“Allora Leo, prima hai accennato ad una soluzione per quanto riguarda la carica energetica che ti serve per sabotare quest'arena, a cosa ti riferivi'?”.

Il ragazzo ingoiò la saliva rumorosamente, palese segno del suo disagio nell'esporre quest'ultima idea, si guardò intorno paranoico, ma venendo rassicurato immediatamente dall'isolamento che gli garantiva quella cavità marina, cominciò a parlare “È molto semplice cara, ora vi spiego...”

 

 

Nda: Heylà gente!

Ebbene si, non avrei mai potuto uccidere il fantastico Leo, anche perché in teoria deve mettere in atto il suo piano elaborato per salvare tutti quanti, ma quale sarà la soluzione del suo problema meccanico? Riuscirà effettivamente ad attuarlo?

D'ora in poi verrà affiancato dalla triplice alleanza guidata dall'adorabile *più o meno* Clarisse, quindi non saprei dire se le sue possibilità aumenteranno o diminuiranno, vedremo.

Alla prossima <3

   
 
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