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Autore: sgnap97    04/02/2016    2 recensioni
Ci sono molti modi per perpetrare la violenza: c'è la violenza fisica e la violenza psicologica.
Joker non l'aveva mai picchiata.
Harley lo amava per quel lato gentile e comprensivo che aveva solo con lei.
Ma allora perché non riusciva ad essere felice? Perché si sentiva rassegnata al dolore e al vuoto che provava nello stare con lui? Ma quel dolore, in fondo, se lo meritava.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harley Quinn, Joker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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This game isn't funny anymore.

 

An Harley Quinn fanfiction
by sgnap97


 

Harleen camminava a testa bassa per le strade di Gotham, i ciuffi biondi della frangia leggera che le ricadevano sulla fronte. Si strinse nella felpa, quando il vento gelido cominciò a sferzarle sulla schiena ossuta. Quella che era una leggera pioggerellina si trasformò in un attimo in una cascata di piccoli aghi che le penetrarono con violenza la carne, costringendola ad alzare il cappuccio grigio sui capelli, per cercare di salvarsi almeno il volto. La vista era offuscata dalle lacrime che non volevano uscire. Semplicemente rimanevano incastrate a bruciarle gli occhi, ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a lasciarle uscire e sfogarsi. Eppure sentiva il bisogno impellente di fermarsi un istante e piangere, svuotarsi, per poter tornare a ridere.

I ricordi si sovrapponevano alle paure e ai tormenti. Si mischiavano a tal punto da renderla incapace di capire se ciò che aveva chiaro nella mente fosse frutto dell'immaginazione o se fosse ciò che aveva realmente vissuto.

Si poggiò al muro del vecchio edificio abbandonato, lasciando che la pioggia le bagnasse il volto irritato dall'onnipresente trucco. Si sentiva quasi libera senza il cerone, senza la maschera e la matita che colorava di nero le sue palpebre. Era strana la sensazione che provava per aver liberato i capelli dagli elastici che li raccoglievano perennemente nelle code. Così conciata, sarebbe potuta scomparire, divenire invisibile e confondersi con le mille altre semplici ragazze di Gotham. Non ci sarebbero più state le rapine, gli assassinii, gli intricati piani per uccidere il Pipistrello. Si sarebbe potuta riprendere la sua vita, tornare ad essere una semplice psicologa curiosa, attratta dalla pazzia umana.

Le impalcature pendevano pericolosamente e le finestre sfondate lasciavano intravedere le tende sfilacciate mosse dal vento. Trasse un profondo respiro, prima di entrare.

Come se avesse potuto avere un'altra scelta.

La porta era aperta, probabilmente scassinata da uno dei tanti delinquenti che riempivano le strade della città. Le bastò spingerla, senza fatica, per introdursi nell'edificio. Lo prese come un segnale che le confermava di aver scelto la giusta soluzione. Entrò, chiudendo la porta dietro di sé e barricandosi all'interno con l'ausilio di un vecchio mobile abbandonato nella portineria. La sua intuizione si rivelò esatta: quell'edificio era stato completamente svaligiato.

Chissà, poteva anche averlo fatto lei stessa, tempo prima.

Si avviò verso le scale, cominciando a salire, un passo per volta, lentamente, gli scalini usurati che scricchiolavano rumorosamente sotto il suo peso.

Sarebbe cambiato qualcosa dopo la sua fuga? Dopo la sua morte? No, probabilmente no.

Le persone non cambiano, nemmeno se la loro psicologia era folle. Lei stessa non era cambiata: avrebbe solo dovuto capire quale, tra le due ragazze che condividevano il suo corpo e la sua anima, fosse quella vera. Harleen o Harley, quale tra le due era la maschera? Quale il trucco? Quale la finzione?

Avrebbe potuto cercare la verità nei ricordi, ma la sua mente era così confusa che si sarebbe persa nei dolorosi ricordi presenti o negli incubi passati.

Arrivata sul tetto, lasciò che la pioggia continuasse a picchiettare sulla schiena curva e sulla felpa rubata, immobile, come se l'acqua non la sfiorasse. Come se non piovesse. Come se lei non fosse lì.

Ci sono molti modi per perpetrare la violenza. C'è quella fisica, quella che lei stessa aveva attuato e perfezionato con gli anni: i pestaggi, la tortura, le uccisioni; c'era molti modi per far soffrire qualcuno: con la mazza, con il martello, con i tirapugni, con i calci, i mezzi e le armi erano molteplici. E poi c'era la violenza psicologica: i ricatti, le minacce, la paura. Aveva rapito molte persone, e minacciato di morte così tanta gente che nemmeno teneva più il conto.

C'erano così tanti modi per fare del male, per distruggere una vita.

Joker non l'aveva mai picchiata.

Non aveva mai alzato le mani su di lei, non l'aveva mai sottoposta a tortura o minacciata. E lei gli era grata. Lo amava per questo: per la gentilezza, la comprensione, la generosità che solo con lei sembrava avere.

Ma allora perché ogni volta che si ritrovavano a fare sesso non provava altro che un profondo senso di inadeguatezza? Non si era mai sentita così sporca, così sbagliata. Perché non riusciva a chiamare quell'atto in altri modi, perché non riusciva più a dire e a convincersi di stare facendo l'amore con l'uomo che amava, di essere finalmente unita al suo lui, di essere una cosa sola...

Perché lei lo amava...

Lo amava, altrimenti non avrebbe potuto concedersi a lui.

Perché le era così difficile accettare di starsene in silenzio, senza protestare, ed aprire le gambe al suo volere? Sarebbe dovuto piacerle. Era la sua donna. Harley Quinn e il suo Joker, o meglio il Joker e la sua Harley Quinn. Doveva fare qualunque cosa che lui avesse voluto: che fosse essa uccidere o giacere con lui.

Joker vedeva ogni cosa come uno scherzo, anche l'amore.

Si sbagliava se credeva che anche lei desse al sesso l'importanza che aveva una stupida battuta.

Le lacrime cominciarono a rigarle le guance, fino a bagnarle le labbra secche. Ecco, adesso il bruciore che i suoi occhi azzurri avevano dovuto sopportare aveva avuto fine.

Sfogati, Harleen, lascia uscir fuori il dolore.

Era solo colpa sua se Joker si arrabbiava, se non riusciva ad essere soddisfatto, se non era contento. Era la conseguenza logica del suo comportamento, del suo carattere.

Tutto quel dolore se lo meritava.

Si avviò verso il ciglio, un passo dopo l'altro. Gotham aveva tutta un'altra visuale da lassù. Il cielo senza stelle e senza luna, faceva sembrare le luci dei lampioni e delle case e i fari delle macchine il cielo della notte di San Lorenzo. Non c'era nessuno, le persone erano troppo piccole e le strade troppo buie perché si potessero scorgere.

Sarebbe stato come tuffarsi nell'immensità del cielo.

 

Cosa fai, biscottino?”

 

Le lacrime si seccarono nelle orbite, gelandosi sulle guance con l'ausilio del vento, il cuore accelerò i battiti. Quella voce... La sua voce... Deglutì, roteando indietro gli occhi ed ingoiando l'ultimo singhiozzo.

Aveva bisogno di lei? Cosa poteva fare per lui?

Arretrò di un passo. Non poteva abbandonarlo, non così. Come poteva essere una tale stronza?

Si voltò, cancellando le lacrime con un unico falso sorriso. Si era sbagliata su di lui: l'aveva cercata, seguita.

L'amava.

 

“Devi fare da esca per Batman, non posso ritardare il piano.”

 

La risata proruppe dalla gola di Harley. Stava realmente per buttarsi o era un nuovo frutto della sua mente malata?

 

“Subito Mr. J!”

 

Era stata così precipitosa... presto si sarebbe accorto di averle fatto del male, di averla ferita e violentata; presto sarebbe cambiato per lei.

Per amore tutti si cambia.

Chi era lei per non concedergli una seconda possibilità?

 

 

 

 

 

 

 



 


SPAZIO DELL'AUTRICE
Ho sempre amato Harley Quinn. La adoro, credo che sia uno dei miei personaggi preferiti in assoluto. Quando ero piccola mi piaceva solo il suo outfit, poi crescendo ho amato la sua follia ed il suo essere la spallafidanzata del cattivo. Poi però nella mia vita sono successe tante di quelle cose che mi hanno fatto vedere Harley (o Harleen) sotto un altro aspetto, ovvero quello della vittima entrata nel circolo vizioso degli abusi e delle costrizioni psicologiche. Probabilmente la sentivo vicina solo per sentirmi meno sola. L'argomento violenza sulle donne è davvero importante per me, spero che questa storia vi possa piacere e soprattutto avervi, almeno in parte, trasmesso una qualche emozione.

Baci, Sgnap.

 

 

PS: Ho creato un profilo facebook dove potete seguire gli aggiornamenti delle fic oppure anche solo parlare, aggiungetemi, se vi fa piacere!  

  
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