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Autore: Winry977    07/02/2016    1 recensioni
-Alla fin fine, non si può certo dire che tutti i Serpeverde siano uguali, no?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grifondoro, Nuovo personaggio, Serpeverde, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Non si ricordava nemmeno una volta, una sola singola volta, in cui si fosse sentita al suo posto. Marleen aveva passato la sua vita a sentirsi fuori posto. A scuola, a casa, fuori… in nessun posto si poteva ritenere adeguata. Era come se qualcosa fosse sempre destinato ad andare storto; o in ogni caso, anche quando lei stessa si sforzava ad essere migliore o a cambiare, alla fine combinava un pasticcio.

A undici anni aveva ricevuto la sua prima lettera per Hogwarts. Quella si che era stata una sorpresa, o forse, solo in parte. In fin dei conti, se lo sentiva, che c'era qualcosa di strano in lei. E così, in fretta e furia era partita per la Scuola di Magie e Stregonerie, aveva attraversato il muro che divideva la stazione di Londra dal binario 9 ¾ e piena di grandi aspettative per il suo futuro, aveva preso posto a sedere in una cabina del treno.

“Già...” pensò, prendendo posto al tavolo Serpeverde, “piena di aspettative.” Erano passati quattro anni da quando era entrata nella Casata Serpeverde, ora si trovava ad affrontare il quinto anno, ancora da sola, e ancora a sentirsi fuori posto.

Emise un lungo sospiro, ormai aveva perso l'abitudine di guardarsi attorno, sapeva che se anche si fosse seduta vicino a qualcuno, questi l'avrebbe ignorata. “Non fare la vittima” l'avrebbe rimproverata suo fratello, se fosse stato lì. Lui era stato la sua unica roccia, il suo unico punto di riferimento, finché…

-Ehi! Spostati! Non lo vedi che quello è il mio posto?- dei lunghi capelli biondi sfilarono davanti ai suoi occhi, prima di trovarsi davanti il viso di Shira, una perfetta purosangue, perché nella loro Casata era importante sottolinearlo, di buona famiglia e considerata come una delle maghe più belle e ammirate della scuola. Marleen la trovava solamente petulante. Anche se in fatto di bellezza non la si poteva certo non invidiare.

Marleen socchiuse gli occhi per un attimo, cercando di mantenere la calma, poi li riaprì e si limitò a spostarsi, seppur mantenendo lo sguardo fisso in quello azzurro di Shira, la quale le diede una frustata di capelli biondi in faccia e prese il suo posto.

Non aveva toccato cibo e la presenza di Shira accanto a lei non era stata d'aiuto nel farle venire appetito. Anzi…

Sorseggiò solo un po' di succo di zucca e si alzò, raccolse i suoi libri dal tavolo e si avviò verso l'aula di Pozioni, mentre alle sue spalle poté sentire dei risolini. Abbassò lo sguardo sui suoi libri e lo mantenne su di essi per tutto il tragitto fino alla sua classe e anche per tutte la lezione, fortunatamente solo di teoria, perché se avesse dovuto lavorare in gruppo con qualcuno probabilmente avrebbe dovuto fare tutto lei. E Marleen era una frana pure in pozioni.

 

Quello era l'anno in cui era arrivata una nuova professoressa ad Hogwarts, la Umbridge, una donna bassa e un po' in carne, fissata col rosa e coi gatti, che appena aveva messo piede a scuola aveva quasi subito cominciato a dettare leggi e regole a destra e a manca.

Marleen la inquadrava ovunque, anche a distanza, con quel suo vestitino rosa, completo di cappellino, anche questo rosa; e si affrettava a cambiare strada o comunque a non farsi trovare; conoscendola, avrebbe subito trovato qualcosa di sbagliato in lei, anche solo la sua postura o un lembo della camicia fuori dalla gonna.

E così aveva fatto, non appena fuori dall'aula di Pozioni, avvistandola dall'altro capo del corridoio. Andò nella sua direzione opposta, verso la biblioteca, dove avrebbe trovato un po' di quiete e magari sarebbe riuscita a capire qualcosa della sua ultima lezione. Camminando, una corrente d'aria le scompigliò i lunghi capelli corvini facendoglieli finire sugli occhi verdi e costringendola a chiuderli. Nel preciso momento in cui si fermò, sia per riacquistare la vista sia per evitare di mettere i piedi nel posto sbagliato, qualcuno le diede una spallata.

-Ehi!- si girò, con solo un occhio libero dai capelli. Teneva una mano sull'altro. L'unica cosa che vide erano le spalle di uno sconosciuto che correva nella sua direzione opposta e la sua sciarpa Grifondoro. Non si era nemmeno fermato a chiederle scusa. “Soliti Grifondoro.” pensò scocciata. Finalmente era riuscita a liberare anche l'altro occhio e ora entrambi le bruciavano. Scosse la testa e riprese la sua strada.

  
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