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Autore: linpa88    08/02/2016    0 recensioni
Mary è una ragazzina dispotica e decisamente poco femminile con un caratterino autoritario, Gabriel invece è il bello di turno che tutte vorrebbero avere per la vita ma a lui una notte basta e avanza. Sembrerebbe la solita storia piena di cliché se non fosse che con Mary non esistono cliché; riuscirà Gabriel a conquistarla?
Genere: Angst, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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L’enorme quantità di cibo che ho ingurgitato non mi ha fermato. Da adesso dieta ferrea e riprendiamo con I capitoli. Amy.


«Io non so come lui sia con te, ma io ti sto solo dicendo di stare attenta!»

Mary non era mai stata una persona che si lasciava andare alle lamentele, tuttavia quel giorno dovette ammettere che avrebbe preferito asportarsi le ovaie, un po’ come succedeva ogni volta in quel preciso periodo del mese, piuttosto che assecondare i dolori del ciclo o anestetizzarli con un antidolorifico. Terribilmente di pessimo umore, decise che quel pomeriggio avrebbe passato tutto il tempo in infermeria invece di partecipare alle attività pomeridiane a cui era iscritta, aveva congedato Alex, che l’aveva accompagnata in infermeria, rassicurandola che avrebbe resistito alla voglia di eseguire un’ovariectomia e poi si era stesa sul lettino sperando che nessuno la venisse a disturbare. Aveva gli occhi chiusi quando Marie fece il suo ingresso nel piccolo studio e Mary quando la vide inarcò un sopracciglio dubbiosa.
«Oh scusa, non sapevo che fossi qui, che hai?»
Mary non rispose e la guardò come se la sua presenza, non solo la disturbasse, ma fosse del tutto inappropriata in quel contesto, specie con lei in quelle condizioni. Quando poi la vide armeggiare con alcuni medicinali rimettendoli a posto in un armadietto, il suo atteggiamento si fece ancora più interrogativo.
«Potrei farti la stessa domanda sai?»
Marie sembrò accorgersi del fatto che Mary fosse del tutto all’oscuro della sua situazione e riprese a mettere a posto i medicinali come se niente fosse. «Mi piacerebbe studiare medicina una volta finito il liceo, così ho il permesso del preside di aiutare l’infermiera, non faccio niente di particolare, riordino le medicine, gli scaffali, la scrivania e l’assisto solo per vedere quello che potrebbe aspettarmi un giorno.»
Per tutta risposta Mary, inarcò un sopracciglio; possibile che una persona come Marie desiderasse fare un lavoro così complicato come il medico o l’infermiere? Lavori che comunque richiedevano una certa freddezza e prontezza di decisione mentre Marie sembrava un tipo così pacato che rischiava di lasciarsi trascinare dalle miriadi di tragedie che si potevano vedere ogni giorno e rischiare di essere risucchiata in quel vortice di dolore, da cui era difficile staccarsi per andare avanti, per essere un buon medico degno di questo nome. Non espresse quel concetto ad alta voce ma rimase a guardarla in completo silenzio studiando la ragazza; poi le venne in mente un pensiero sgradevole che le fece alzare gli occhi al cielo maledicendo qualsiasi Dio, forza, fantasma, entità sconosciuta che si stava prendendo gioco di lei in quel modo subdolo. Con tutti gli studenti che c’erano in quell’istituto quel pomeriggio, quante probabilità c’erano di incontrare proprio la pseudo ex ragazza del tuo attuale fidanzato? No, la vita non faceva altro che prendersi costantemente gioco di Mary mettendola davanti a situazioni al limite della follia e lei mal tollerava queste situazioni in cui la sua già scarsa pazienza veniva messa costantemente alla prova.
«C’è qualcosa che non va?» Marie la risvegliò dai suoi pensieri e nonostante Mary avesse capito il senso della sua domanda, non le andò di giustificarsi perché la stava guardando insistentemente senza pronunciare neanche una parola.
«Ho un forte mal di pancia e un mal di reni a causa del ciclo. Sinceramente non mi andava di stare a sentire il professore di letteratura e così ho chiesto di venire qui. Almeno che la cosa non ti crei qualche problema.» Era evidente il tono irritato di Mary alla presenza di Marie che tuttavia alzò semplicemente le spalle e tornò al suo lavoro; ci mancava solo che si fosse lamentata lei e la scuola avrebbe avuto uno studente in meno.
«Non posso darti niente per il dolore Mary.» Sembrava che la ragazza si sentisse in obbligo nel fare conversazione con lei mentre occupavano la stessa stanza, Mary invece non era dello stesso avviso e la sua reticenza verso quel tentativo di socializzare era ben chiaro nel tono in cui si esprimeva con lei.
«Non mi pare di averti chiesto niente, infatti. Tuttavia puoi sempre preparare una borsa di acqua calda non troppo bollente da applicare sull’addome…» Fu soddisfatta di poterle dimostrare di sapersi curare da sola senza ricorrere necessariamente a un medicinale e fu ancora più soddisfatta nel dimostrarle quanto più ne sapesse di lei sulla prontezza di decisione e su come operare in momenti come questo e lei rimaneva sempre una del primo anno. «… se non ricordo male il calore applicato direttamente in loco, attenua il dolore, rilassa i muscoli addominali e allevia i crampi.»
Marie rifletté sulle parole della ragazza e annuì correndo prontamente a prepararle ciò che le aveva richiesto senza lamentarsi dell’evidente modo in cui la stava trattando; quando Mary la vide scomparire nell’altra stanza, si rilassò contro il letto e sospirò visibilmente alterata dalla sola presenza della ragazza, non aveva motivo di avercela concretamente con lei ma il solo fatto che fosse stata importante per Gabriel, le sembrava un motivo più che valido per avercela con lei. Quando lei tornò qualche minuto dopo con la borsa dell’acqua calda tra le braccia, quasi gliela strappò di mano giustificandosi con sé stessa per quello scatto per il troppo dolore, ma non espresse quel pensiero con la ragazza che rimase in silenzio senza lamentarsi di niente.
«Va meglio?» Le chiese dopo qualche minuto di silenzio in cui lei si era coperta gli occhi con un braccio e si era lasciata andare totalmente contro il letto senza muovere un muscolo, Mary annuì piano senza parlare e sentì Marie spostare una sedia vicino a lei, così sbirciò da sotto il braccio e vide Marie sedersi vicino a lei.
«Che cosa c’è?»
«Io… So che non sono affari miei, ma volevo sapere come andavano le cose tra te e Gabriel.»
Mary inarcò nuovamente il sopracciglio non aspettandosi da una come lei una domanda del genere, certo aveva sperato che uscisse l’argomento, ma non vedeva Marie come una ragazza pettegola e lei di certo non andava raccontando le sue cose alla prima che capitava. «Sì, in effetti non sono affari tuoi… ma va tutto bene tra noi.»
Marie sembrò ponderare sulla risposta, come se non credesse alle parole di Mary, in quel momento, la stava guardando alla stessa maniera in cui lei l’aveva squadrata prima e avrebbe pagato oro per sapere cosa le frullasse in testa e alla fine decise che se doveva passare con lei il tempo, tanto valeva affrontare le questioni, che a quanto pare stavano a cuore a entrambe. «Perché t’interessa tanto?»
«Oh no, no… chiedevo, siete stati per molto tempo la coppia più discussa della scuola e…»
«Marie parla chiaro, perché se le tue intenzioni sono quelle di scoprire se siamo in crisi perché ti interessa ancora Gabriel, beh no mi dispiace, ma io e lui siamo felici insieme e non intendo lasciarlo.»
«Mary no! Hai frainteso completamente le mie intenzioni…» E come se volesse dimostrarle che era seria con le sue parole scosse le mani e la testa in segno di diniego verso le parole della ragazza. «… io non sono interessata a Gabriel, non in quel senso comunque.»
«E allora qual è il tuo problema?»
Dopo un attimo di esitazione, Mari sembrò sul punto di vuotare il sacco ed era così in evidente disagio che Mary cominciò a dubitare della sanità mentale della ragazza. «Io volevo sapere, solo se lui è gentile con te.»
Mary fece una faccia tra l’incredulo e l’arrabbiato, cosa insinuava con quell’affermazione? Non riusciva a comprendere il filo del discorso della ragazza e la cosa la stava cominciando a snervare, peggio perché il ciclo la rendeva ancora più irritabile. «Di cosa diavolo stai parlando?»
«Quello che ho detto Mary, io volevo solo sapere questo…»
«Certo che è gentile con me, perché non dovrebbe esserlo scusa? È... è il mio ragazzo, sembra che tu stia parlando di un mostro invece e la cosa non mi piace.»
«No, no non un mostro però Gabriel… non è stato… io non so come definirlo, non è stato un mostro, ma non è neanche un bel capitolo della mia vita!»
Mary rimase interdetta da quelle parole, da fuori la storia tra Gabriel e Marie sembrava il fidanzamento perfetto tant’è che lei, in un primo momento, si era sentita minacciata dalla ragazza e dal fatto che potesse avere ancora qualche influsso su Gabriel; lui però era riuscito a convincerla del contrario e alla fine i timori erano svaniti con il passare dei mesi. Adesso che lei portava a galla quella questione, e ricordando che Alex le aveva detto che la loro storia perfetta era stata un tantino gonfiata, si chiedeva cosa fosse successo realmente tra i due. «Come mai siete finiti insieme voi due e adesso vieni a dirmi che non è stato un bel periodo per te?»
«Oh. Beh, quando l’ho conosciuto lui mi sembrava perfetto. Era carino e gentile e mi sapeva tenere testa. Non pensava fossi pazza. E poi mi faceva sentire... speciale. Unica. Ha fondamentalmente capito come prendermi…»
«Oh, amo le storie d’amore con evidente disturbi psichici!»
Marie non sembrò contenta di quell’affermazione, alzò lo sguardo verso la ragazza visibilmente offesa dalle sue parole ma Mary non ci fece caso più di tanto e non le chiese scusa. «I… io non ho disturbi psichici!»
«Giusto un pochino tesoro, tutti li abbiamo, anch’io li ho…» Mary cominciava a essere seccata da quella discussione, stava fuorviando Marie dal nocciolo principale della questione e lei era decisa a capire cosa fosse veramente successo tra quei due. «Che cosa è successo tra te e Gabriel?»
La ragazza, tirò un sospiro e si prese qualche secondo prima di rispondere, sembrava che la lista di motivazioni che avrebbe dovuto darle, fosse considerevolmente lunga e la cosa non fece piacere a Mary. «Direi che è più un "Cosa non ha fatto." Non prendeva decisioni, continuava a fare un passo avanti e dieci indietro e mi sono semplicemente stancata di stare là ad aspettare...»
«Anche lui mi ha detto di non essere stato un bel capitolo della tua vita. Come se ti avesse fatto, involontariamente, del male.»
«Diciamo che io gliel'ho lasciato fare. Non ho avuto la forza di allontanarmi e sono rimasta là, fino a quando ormai ero troppo a pezzi per continuare a lottare...»
«Tu eri innamorata di lui?»
«Sì, altrimenti non sarei rimasta così a lungo.»
Quella risposta fece venire a Mary un tuffo al cuore, si stava addentrando in un discorso di cui non era sicura che volesse sapere la fine, perché temeva di poter far riaffiorare sentimenti che gli avrebbero portato via il suo ragazzo e la cosa le faceva tanto male. Per la prima volta sentì la sua voce incrinata e timorosa delle risposte che la ragazza le stava fornendo. «Quindi siete stati insieme, nel senso lo consideravi il tuo ragazzo?»
«No, no non siamo mai stati fidanzati ufficiali…»
«Pensi che lui avesse problemi a impegnarsi seriamente?»
«Sì e no. Nel senso che non credo che il problema fosse un fatto di libertà com’è di solito, ma più una sua paura…»
«Lo sai che da fuori, la vostra storia sembrava idilliaca?»
Marie sorrise tristemente, a quanto pare anche per lei quella storia era sembrata idilliaca ma adesso, con il senno di poi, aveva le fattezze di un incubo in cui lei sembrava essere stata ferita gravemente. «E in base a cosa?»
«In base al tipico cliché che vede la "sfigata" di turno far perdere la testa al bello della scuola. Solitamente queste cose hanno un lieto fine.»
«Sì, certo. Nei film.» Quelle erano parole di una ragazza che sembrava ancora star male per quello che era successo, Mary si chiedeva se le sarebbe toccata la stessa sorte e se, un giorno, anche lei avrebbe parlato in quel modo di Gabriel a un’ipotetica futura ragazza. Scosse la testa perché non lo avrebbe mai permesso, non avrebbe mai svenduto la sua dignità nei confronti di un’altra persona, anche se non pensava che Marie lo stesse facendo con lei, da lei una cosa del genere ce la si poteva aspettare ma Mary, lei non era proprio il tipo.
«Quando si è dichiarato, io ho fatto di tutto per spingerlo verso di te, da esterna vedevo la vostra storia come perfetta e non capivo cosa c'entrasse lui con me. Alle volte mi chiedo ancora perché proprio io.»
Marie si strinse nella spalle a quell’affermazione e Mary si rese conto di essersi, in un certo senso, aperta con lei, questo la fece sentire improvvisamente vulnerabile agli occhi della ragazza e quella era una condizione che non le piaceva affatto; si mise in posizione seduta sul letto mentre teneva ancora la borsa dell’acqua calda premuta sull’addome e si rese conto che, come lei, anche nel cervello di Marie si stavano affollando pensieri e ricordi che però dovevano rimanere inespressi, in fondo Mary non voleva violare quella che era stata la loro storia.
«Io a Gabriel voglio bene, ma non chiedermi di capirlo. Non credo ci riuscirò mai.»
«Credi che sia seriamente intenzionato anche con me oppure mi lascerà appena le cose si faranno, non so, più serie?»
«Non so. Devi sapere come prenderlo, ma evidentemente in questo non sono esattamente ferrata… Mary, non prendere le mie parole come oro colato, le nostre situazioni sono ben diverse è solo… che non fra poco usciremo da questa scuola mentre tu hai appena cominciato; se non ha cambiato intenzioni il suo sogno era quello di iscriversi all’università e… ho paura per te per quello che siamo, per quella che è la nostra vita, perché non so cosa gli passa per la testa e perché so che può far male. Io spero davvero che le cose per voi vadano bene.»
Mary rimase scossa da quelle parole e decise che quella stanza le stava cominciando a diventare molto stretta e si sentiva soffocare; come ogni volta che le cose si facevano intricate nella sua vita, lei aveva bisogno di un attimo per riflettere e riorganizzarsi le idee in tutta solitudine. Restituì la borsa dell’acqua calda a Marie e la ringraziò per la disponibilità, e in gran fretta uscì dall’infermeria cercando di mettere quanta più distanza possibile da lui.


   
 
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