Il giorno nascente di
dicembre filtrava nella stanza ed illuminava di grigio i mobili. Ma persino
quella luce pallida non riusciva ad oscurare un pacchetto avvolto con carta da
regalo che troneggiava sul letto.
Non riuscì ad impedirsi di sorridere.
”Piccola furbacchiona! Quindi è questo che
stavi facendo mentre ti aspettavo in macchina.”
Si sedette accanto al regalo ma non fece segno di aprirlo. In altre circostanze,
ci si sarebbe buttato sopra, strappando la carta, trepidando d’impazienza,
sempre sorpreso che Kaori potesse fargli un regalo.
”Ma, se tu avessi saputo tutto quello che ti avrei fatto
subire questa sera, mi avresti fatto questo regalo? Me lo merito?”
Ovviamente non se lo meritava. Aveva volontariamente trasformato una serata di
vigilia di Natale in un incubo. Riusciva a trasformare la sua vita in una
sequenza di speranze deluse...
Ma, se la si prendeva in questo modo, allora lui non meritava niente! E
soprattutto non che lei restasse accanto a lui.
E poi, dannazione, aveva bisogno che gli si risollevasse il morale. Aveva
bisogno di sapere che lei faceva attenzione a lui. Aveva bisogno di questa
sensazione di essere come tutti, dell’eccitazione di piaceri semplici. Ne aveva
ancora più bisogno a causa di quello che era e, quella sera, dopo questa
immersione nelle profondità delle sue tenebre interiori, era diventato persino
vitale.
E poi, che regalo aveva mai potuto trovare per un uomo come lui? Che non era
attaccato a niente se non alla sua pistola? Neppure alla sua vita.
Prese il suo regalo e, febbrilmente, strappò la carta come un bambino e scoprì
la scatola.
Una scatola in cartone...
Il dubbio si insinuò nella sua mente. Non aveva veramente...?
Meccanicamente, si guardò i piedi. Portava le scarpe che andavano con lo
smoking. Non erano le sue solite scarpe... Ma ad ogni modo, questo genere di
acquisto come regalo di Natale? C’era di meglio, no?
Alzò le spalle di fronte il suo comportamento puerile e sollevò il coperchio.
L’interno era costituito da due parti uguali separate da un sottile divisore in
cartone. In ciascuno degli spazi, era posato un oggetto, avvolto da quella
carta velina usata per proteggere gli oggetti fragili.
Incapace di capire cosa fosse, intrigato e stupito che Kaori potesse regalargli
delle cianfrusaglie in vetro, afferrò il primo oggetto e lo scartò cautamente.
Tolta la carta, scoprì una tazza a fantasia, con incollato un post-it giallo
dove c’era scritto: “La prossima ad essere rotta”.
Non poté impedirsi di sorridere a questa piccola frase che faceva riferimento
ad un aneddoto della loro vita.
Suo malgrado, nonostante tutto quello che era successo, non poté evitare una
reminescenza di questo ricordo.
* * *
Kaori aveva avuto la terrificante intenzione di farlo alzare all’alba perché la
accompagnasse alla stazione! Che idea stupida! Ad ognuno il suo ruolo no? Se
fosse andato alla stazione, sarebbe stato da solo, tanto per: in primo luogo
rimorchiare, in secondo luogo scegliere solo le clienti mokkorinesche...
Quindi questo risveglio troppo mattiniero alle 10.00 l’aveva più che irritato.
Senza contare che gli sembrava di avere l’inizio dei postumi di una sbornia. Da
quando non reggeva più le uscite con Mick?
Per farla breve, era terribilmente di cattivo umore e scricchiolando ovunque si
era recato in cucina, dove, colmo della tortura, la sua dinamica socia si
muoveva senza sosta e la radio, sintonizzata su una delle stazioni più in voga,
scandiva dei successi rock ad un volume superiore al rombo di un aereo
supersonico.
Grazie ad una forza sovraumana, Ryo riuscì a sistemarsi su una sedia ed ad
afferrare la tazza di Kaori, posata sul tavolo.
Un caffè ed il mondo avrebbe ripreso il suo normale corso... La tazza era
ancora piena... Sarebbe stato presto servito...
Ma, Dio, quella musica! E non poteva smettere di muoversi dappertutto così!
Erano solo le 10.00 dopotutto!
Insomma, invece di attenersi al suo piano iniziale: bere il caffè e DOPO
parlare, non aveva potuto evitare un’osservazione sarcastica.
»Sai, Kaori, non è svegliandomi di così buon mattino che riuscirai a stuzzicare
la mia libido... è sempre al massimo della sua forma... ma soltanto davanti a
delle sventole.«
Approfittò di questa occasione favorevole, non aveva nessuna ragione di
privarsene... Dopo tutto, lei lo aveva buttato giù dal
letto!
»Ma, sai pensavo, è perché sei in astinenza di sesso
che gesticoli tanto? Bisogno di attività? Per Pietà!«
Ovviamente, non aveva neppure ancora terminato la sua frase che sentì la
collera di Kaori e scorse l’ombra di un martellone che si ingrandiva troppo
velocemente per potervi sfuggire. Mise quindi come scudo, tra lui e la sua
punizione, la sola cosa che aveva tra le mani: la tazza del caffè.
Irrisorio! Una tazza di caffè mezza piena contro il martellone 100% di Kaori.
La donna volle bloccare il percorso inevitabile del missile, ma vinta dal suo
slancio, non riuscì a fermarlo del tutto. In un rumore cristallino il
martellone andò a picchiare delicatamente il suo obbiettivo.
Per due secondi, risuonò solo il tintinnio della tazza, i due soci rimasero in
silenzio... poi la tazza esplose in sette pezzi, disperdendo il suo liquido
marrone principalmente su Ryo.
Tuttavia ancora non del tutto sveglio quest’ultimo non fece che agitare
assiduamente le braccia e agitare il torso, bagnato e gocciolante.
Davanti una simile scena, la collera di Kaori sparì in un lampo, rimpiazzata da
una risata allegra e sonora.
»Così impari a servirti delle nostre tazze come scudo!
Ci penserai due volte prima di uscirtene di nuovo con un insulto simile...«
Non dandosi ancora per vinto, Ryo gesticolando ancora, utilizzò il suo ultimo
argomento:
»Era la TUA tazza, Kaori.«
Ma quest’ultimo fece ancora meno effetto di un petardo arrugginito.
»Nessun problema, userò la tua d’ora in poi...«
»Ed io allora, in cosa berrò quella bevanda schifosa che tu osi chiamare caffè?«
»Poveretto, disinfetteremo la mia con della
candeggina, se ci tieni. Forse così preferirai il gusto del caffè?«
L’aveva fregato. Gli aveva tappato la bocca. In più, era stato completamente
risvegliato da questa doccia calda un po’ speciale e non aveva potuto sottrarsi
al giro alla stazione con una Kaori appesa al suo braccio, tanto per impedirgli
di saltare su tutte le gonnelle che per semplice piacere.
* * *
Uscendo dalla sua fantasticheria, Ryo ritornò al suo regalo, a questa giornata
di Natale in cui aveva distrutto tutto per cercare di ricostruire.
Posò la tazza sul suo comodino.
Era anche questo la vita con Kaori. Era anche questo essere umano... Era anche
questo tutto quello che aveva perso e che reimparava poco a poco... dei
dettagli insignificanti... un respiro, un sorriso... un aneddoto.
Irrilevanti... Delle cose che si dimenticano in un attimo... irrisorie e, allo
stesso tempo importanti. Poteva vivere senza... ma, una volta assaporate,
facevano talmente tanto bene.
Si girò verso la scatola di cartone ed estrasse il secondo regalo di Kaori.
Togliendo anche qui la carta, scoprì una cornice ed una foto. La cornice era lì
solo per proteggere il contenuto, non aveva un sostegno né un appoggio per
permettergli di essere esposto su un tavolo o su un muro. Una semplice cornice
per una semplice foto.
Ma gli bastò solo un colpo d’occhio per riconoscerla.
”Come è riuscito il nonno a fare questa foto... e perché?
Non solo quel vecchio era un perverso confuso... (si prendeva la biancheria di
Kaori... Il che è tutto dire!!! Forse l’età???), ma in
più fa delle foto a sproposito... Avrei dovuto perquisirlo quel vecchietto...”
Osservò attentamente la foto.
”Che regalo stupido! Avrei preferito un
contenuto speciale di “False bionde / vere brune trovate la verità!”
Tuttavia, uno sguardo dolce smentiva quella dichiarazione libidinosa.
”Pouf, adesso che c’è l’ho, cosa posso farmene di questa roba?”
Leggermente imbarazzato di tenere una simile foto tra quelle mani, un regalo
che aveva importanza solo per quello che lo offriva e per quello che lo
riceveva e per nessun’altro, fece il giro della sua camera con gli occhi,
maneggiando la cornice in tutti i versi.
Era fuori questione metterla in vista.
”Vedere Kaori tutte le mattine al risveglio... No grazie...”
Sospirando di non sapere che fare di questo ingombrante regalo, lo guardò
nuovamente. Ma questa volta fu il retro della foto che contemplò. E,
contrariamente, a quello che credeva, non era il semplice verso bianco di un
pezzo di carta. C’era una nota manoscritta. Riconobbe la calligrafia della sua
socia.
Lentamente, come se queste fossero le ultime parole che avrebbe letto di lei,
come se tutta la sua persona fosse rinchiusa in quelle poche righe, lesse con
attenzione.
Poi, sollevò la testa, si diresse verso la sua libreria e si accovacciò davanti
a lei. Facendo azionare un meccanismo nascosto, fece emergere un’apertura segreta
alla base del mobile. Questo nascondiglio conteneva un solo altro oggetto: un
vecchio pallone da calcio logoro.
Senza uno sguardo per nessuno dei due oggetti, fece scivolare la cornice, la
foto e la sua iscrizione accanto al pallone e rimise la protezione a posto.