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Autore: DraconisOlmo3022    10/02/2016    3 recensioni
Violetta ha 15 anni ed è il classico brutto anatroccolo presa in giro dai compagni di classe, ma la ragazzina conserva una sua serenità. Rimasta orfana di genitori vive con i suoi zii Angie e Pablo. Scoprirà che dentro il "brutto anatroccolo" si nasconde un cigno pronto a spiccare il volo. Dedicato a tutte le ragazze sognanti come me.
Pairings: Leonetta, Naxi, CamillaxFederico, MarcoxLudmilla e Diecesca
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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EHILA SONO RIUSCITA AD AGGIORNARE OGGI . UN APPLAUSO A ME. A PARTE QUESTO VOGLIO AVVISARVI CHE ... RULLI DI TAMBURI PREGO... HO COMINCIATO A SCRIVERE LO SPIN-OFF DI HOW WONDERFUL LIFE WHILE YOU'RE IN THE WORLD. IL CUI TITOLO LO DEVO ANCORA DECIDERE MA SONO BEN ACCETTE ANCHE IDEE SU QUEST'ULTIMO. COMUNQUE ADESSO VI LASCIO AL CAPITOLO. UN BESO.

MIRIAM <3 


Trascorsero 2 settimane , Violetta era fiera di ciò che era diventata; Adesso ogni sabato usciva con Francesca, Camilla e Maxi e si vedeva con loro anche nel pomeriggio. Ogni volta che incrociava Leon per i corridoi cambiava immediatamente direzione.
 Il ragazzo però voleva tanto parlarle, ma niente, non riusciva a trovare il coraggio. Non gli era mai successa una cosa simile: insomma lui era una persona molto sicura di sé, forse anche troppo, eppure con lei si sentiva senza difese né armi.
Francesca raggiunse la ragazza al suo armadietto: “Beh, come ti senti?”.
 “In  che senso?” chiese Violetta curiosa.
“Ti piace Vargas?” continuò l’amica preoccupata: sapeva benissimo che non poteva innamorarsi di un tipo come quello. L’avrebbe fatta sicuramente soffrire.
Violetta arrossì leggermente ma non per imbarazzo ma per rabbia.
 “Non mi potrebbe mai piacere un tipo del genere: è arrogante, presuntuoso…” cominciò lei cercando nella mente qualche altro difetto che le potesse venire in mente.
“Beh, è comunque molto bello”  tentò di dire Francesca.
 “Che significa? Questo non vuol dire nulla, rimane un ipocrita” affermò per poi chiudere il suo armadietto e correre via.
 
Ed eccola finalmente a Buenos Aires con un ritardo di quasi 2 settimane a causa del maltempo in Spagna che aveva fatto chiudere gli aeroporti.
Scostò un ricciolo corvino dietro l’orecchio e prese il suo inseparabile trolley dirigendosi verso l’uscita.
Mentre si guardava intorno andò a sbattere contro qualcuno.
“Oddio mi scusi!” disse imbarazzata alzando lo sguardo.
Due occhi glaciali appartenenti a una ragazza molto bella si posarono su di lei. Nata sentì dei brividi lungo la schiena.
Quella strana ragazza se ne andò senza degnarle di una parola.
Appena arrivata alla reception cercò di riconoscere il signor Galindo.
Un uomo sui trent’anni inoltrati con una barba abbastanza curata le si avvicinò.
“Tu devi essere Natalia Vidal. Io sono Pablo e ti do il benvenuto a Buenos Aires!”
“Grazie” rispose timida lei.
Pablo prese il trolley della ragazza e si diresse verso una macchina parcheggiata davanti l’uscita. Dopo aver messo nel cofano il bagaglio da perfetto gentiluomo Galindo aprì la portiera alla ragazza che mimò un imbarazzato grazie e subito dopo partirono.
 
Violetta era in camera sua davanti alla tastiera. Voleva comporre qualcosa ma non ci riusciva perché nella sua mente ogni volta che rifletteva le apparivano due occhi verdi che la guardavano con amore.
“Adesso basta Violetta” urlò scuotendo la testa e poi immerse la testa nel cuscino per soffocare un urlo di rabbia.
Qualcuno bussò alla porta.
“Avanti!” gridò.
“Vilu! E’ arrivata Natalia!” disse zia Angie scuotendo la ragazza per un braccio.
“Ok!” rispose lei scendendo dal letto e sistemandosi i capelli alla meno peggio davanti lo specchio.
Poi seguì la zia giù per le scale e poi nella sala dove c’era una ragazza molto carina con dei riccioli corvini e un sorriso timido.
“Ciao! Tu devi essere Natalia!” disse Violetta in tono amichevole.
“Puoi anche chiamarmi Nata! E tu devi essere Violetta!” rispose lei timida.
“Puoi  chiamarmi Vilu!”
“Vi lascio sole e intanto vado a prepararvi una bella merenda!” disse Angie scendendo le scale del piano sotterraneo dove c’era una grande cucina e una sala da pranzo.
“Mi piacerebbe tanto presentarti i miei amici! Sono sicura che li adorerai!”
“Ne sono sicura! Grazie davvero” rispose lei timida.
“Zia ti ha mostrato la camera?” le chiede l’argentina.
“No! Non ancora”
“Allora te la mostro io” disse amichevole accompagnando la spagnola nella sua nuova camera.
 
Francesca stava tornando a casa dopo la lezione di composizione al conservatorio. Era molto stanca perciò aveva difficoltà a guardare dove andava. Infatti andò a sbattere contro qualcuno.
“Oddio scusami!” disse lei imbarazzata.
Quando si girò si trovò dinanzi il sorriso sghembo di Diego Dominguez , un suo compagno di classe.
“Ehilà come va!” disse lui “Dovresti stare più attenta!”
“Lo so scusami ma sono così stanca mi dispiace davvero. Adesso devo andare. Scusa ancora!”
L’italiana corse via lasciando lo spagnolo con un sorriso ebete sulle labbra. Sapeva che provava interesse per la Cauviglia ma non si aspettava di provare tutto ciò che in quel momento sentiva. Si stava innamorando? Forse era per Leon che era ossessionato dalla Castillo? Il messicano poteva essere così contagioso? Poteva darsi ma non aveva tempo per rispondere alle sue domande e corse via anche lui.
 
Ludmilla era a casa e stava sentendo la musica con i suoi auricolari rosa. Proprio mentre stava ascoltando la sua canzone preferita qualcuno le strappa via le cuffie.
La supernova , come si definiva lei , si girò e vide la madre Priscilla con i capelli intrisi di tinta bionda e con un asciugamano che aveva l’aria molto infuriata.
“Ludmilla che cosa ti avevo detto riguardo Marco!”
“Mamma io non posso lasciarlo! Io lo amo. Cerca di capirmi. E poi è così bello , dolce, intelligente. Perché vuoi che io lo lasci!”
“Perché da quando stai con quel Marco i tuoi voti sono calati!”
“Non è vero , al compito di Letteratura ho preso sette e mezzo!”
“Ed è proprio questo il problema tesoro. Tu devi cercare di avere il massimo. Devi superare la media della Castillo!”
“Ma mamma Violetta è la migliore della classe e nessuno potrà mai superarla!” disse la ragazza.
“Non è vero!  Comunque se non lasci quel dannato messicano entro la prossima settimana. Ti porterò in Sudafrica da tuo padre!” detto questo la donna se ne andò lasciando la povera Ludmilla in lacrime.
 
Leon si trovava in garage e aveva appena terminato di provare una canzone che aveva appena composto ma non sapeva come intitolarla. Qual era la sua fonte di ispirazione? Due occhi color nocciola incastonati nel viso più bello che il ragazzo avesse mai visto.
Proprio mentre il messicano stava mettendo apposto alcuni spartiti sentì una voce familiare.
“Ciao Leon!”
Il ragazzo si voltò e si trovò a pochi centimetri dalla ragazza che aveva capito di non aver mai amato dopo aver conosciuto Violetta.
“N-Naty? Che ci fai qua?”
“Sono venuta a trovarti! Non sei felice?” sussurrò lei avvicinandosi sempre di più.
Leon era paralizzato non sapeva cosa fare.
Proprio mentre le loro labbra stavano per toccarsi squillò il telefono di Vargas .
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e corse subito a rispondere.
“Pronto!” rispose.
“Ehi amico sono Diego. Posso venire a casa tua vorrei parlarti!”
“Ehm certo! Ti aspetto!”
“Allora a dopo!”
“Ciao!”
Leon chiuse la chiamata e quando si girò di nuovo si ritrovò Naty di nuovo vicino.
“Allora dove eravamo rimasti…” disse avvicinandosi di nuovo.
Questa volta però il ragazzo la fermò.
“Ascolta Naty dobbiamo parlare!”
La ragazza annuì e i due si sedettero su due puffi.
 
   
 
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