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Autore: Lady Moon    14/02/2016    2 recensioni
«Ron riusciva a sentire il profumo dei suoi capelli, era dolce e nello stesso tempo delicato... come lei, come Hermione Granger, e sapeva benissimo che era arrabbiata con lui ed era riuscita a dirgli con perìfrasi il perché, come la pensava.
Sospirò.» [...]
***
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Light and storm»



Il Sole radioso ergeva alto quel giorno a Hogwarts ed Hermione, seduta in biblioteca, riusciva a contemplarlo dalla finestra, dove la luce dei raggi si infiltrava.
Ginny ed Harry erano con lei e successivamente si unì Ron, che non aveva assolutamente voglia di studiare.

:"Sai, forse dovremmo... ehm... provare almeno a leggere un capitolo" - gli esordì Harry, perplesso.


:"Puoi evitare di scocciarmi, Harry?" - rispose Ron, evitando il suo sguardo. Harry sorrise, a sua volta non aveva intenzione di cimentarsi nello studio ma la sua coscienza lo tormentava. 


:"Idioti..." - bisbigliò Ginny ad una Hermione tesa, finalmente Ron aveva deciso di sedersi accanto a lei... dopo un paio di giorni trascorsi solo con Harry e i suoi fratelli.


:"Si può sapere che hai?" - domandò Harry, guardando con circospezione Ron, era la quarta volta che sbuffava.


:"Secondo te? Lo sai. Sono in biblioteca, amico, potrei essere felice?" - rispose Ron, nervoso.


:"Mah... nessuno ti trattiene" - subentrò Hermione, in tono arcigno. Ron alzò gli occhi e li puntò su di lei, voltando quindi il capo alla sua destra, un attimo dopo la sua espressione cambiò, divenendo quasi torva. Non le rispose. 


:"Ehm... non iniziamo a litigare, adesso. Okay?" - disse Harry, disperato. 


:"Perché? Come, quando?" - rispose Ron, lo sguardo confuso adesso.


:"Tu... Hermione..." - proferì Harry.


:"Cosa? Noi due? Ehm... non capisco" - fece Ron, spigliato.


:"Oh, nemmeno io..." - intervenne Hermione, sorridendo beffarda.


:"Bene! Allora, cortesemente, potresti dedicarti ai tuoi libri invece di guastare le conversazioni tra me ed Harry?" - disse Ron. Hermione, la quale fino ad allora era riuscita a reggere tutto quel teatrino irritante che andava avanti da giorni, poiché se non era lei per prima a rivolgere a Ron la parola, lui non lo faceva, chiuse il libro con veemenza e scattò in piedi, senza indirizzare lo sguardo a Ron ed Harry se ne andò via, con passo svelto. Harry ne rimase basito, Ron altrettanto ma detestava dimostrarlo al suo migliore amico e Ginny, la quale spalancò gli occhi a mo' di civetta e imitò Hermione, delusa dal comportamento del fratello.

:"Sei proprio un amico! Un esempio con i fiocchi il tuo!" - gli inveì Ginny, prima di andare.


:"Non dire una parola" - avvisò Ron ad Harry.



Giunse il pomeriggio, il tempo rispetto alla mattina si era un po' guastato: era cupo, il Sole quasi completamente celato dalle nuvole d'un grigio sporco.
Era ora della lezione dell'insegnante preferito di Hermione, Harry e Ron, varrebbe a dire di Rubeus Hagrid.
Tutti e tre, chi prima - nel caso di Hermione -, chi dopo - nel caso di Ron ed Harry - si recarono alla sua capanna, insieme al resto della classe.

:"Bene! Oggi vorrei che vi divideste in gruppi. Le coppie le ho stabilite io... e per piacere, non lamentatevi se finite con un compagno diverso dal solito! Il compito di oggi è trovare nella foresta quanta più legna possibile. Perché? Per costruire casette di legno per i Bowtruckle, naturalmente, e sicuramente apprezzeranno la nostra brillante idea. Allora che ne dite? Non è un gesto carino da parte nostra? Non preoccupatevi comunque, adesso li ho ben custoditi, su, a lavoro!" - disse Hagrid, divenendo sempre più mellifluo mano a mano che andava avanti con il suo discorso.


:"Oh sì, affascinante..." - rispose uno studente, decisamente sarcastico.
I gruppi che si crearono furono curiosi quasi per tutti, Hermione finì con Ron, Neville e Parvati e senza dire una parola i quattro si recarono nella foresta. 

:"Ci dividiamo in due? Così possiamo raccoglierne tanta in poco tempo, cercando chi qua, chi là" - propose Parvati.


:"Allora io vengo con te, Parvati" - disse il signor Paciock.
Hermione e Ron, i quali fino ad allora non si erano - comprensibilmente - rivolti la parola, né uno sguardo, subodorarono allo stesso tempo... sarebbero rimasti da soli e avrebbero dovuto svolgere, lecitamente, un compito esclusivamente insieme.
Hermione sentiva lo stomaco lamentarsi... era così arrabbiata, così frustrata a casa sua... e ora era costretta a parlargli, a guardarlo, quegli occhi... non li sopportava, erano una condanna, erano quasi una minaccia, sarebbe finita volentieri a coppia con uno svitato ma non con lui. Lui sarebbe stata l'ultima scelta, l'ultima opzione in tutto. Doveva essere così. 
Ron si sentiva strano, non capiva quello che sentiva, se provava disprezzo o assoluta diffidenza. Guardò Hermione con attenzione dopo tanto tempo, notò che i suoi capelli, illuminati da quella poca e fioca luce che scendeva dagli alberi nodosi, avevano dei riflessi caldi, e li aveva legati con delle mollette blu, forse perché le davano fastidio. Gli occhi erano rivolti su di lui, ne era sicuro, lei lo stava guardando... stringeva saldamente un libro, lo stesso che aveva lui (per la lezione di Hagrid.) Che fosse nervosa per qualcosa? Voleva saperlo, era curioso ora, per qualche ragione.
Rimasero lì, a fissarsi per almeno cinque secondi, fino a quando lo stomaco di Hermione non resse più. 

:"Allora... andiamo?" - domandò, la voce quasi flebile ma incredibilmente decisa.
Ron continuò a fissarla, Hermione, invece, aveva timidamente spostato gli occhi alla sua sinistra, guardando il nulla, o meglio, non sapeva cosa stesse guardando, avendo la mente e l'intero corpo concentrati su altro.


:"Sì" - fu la risposta breve, determinata di Ronald e levando finalmente lo sguardo dal suo viso, puntò in avanti, aspettando che anche lei lo facesse. Hermione non esitò un istante.
Camminarono per un po', avevano incrociato anche altri studenti, i quali facevano incantesimi per ricavare la legna, e più camminavano, più la foresta diventava plumbea e fredda.
Hermione iniziò a strofinarsi le braccia. Ron la guardò.

:"Se hai freddo torniamo indietro e cerchiamo rami o rametti, quel che sia, più vicini all'entrata della foresta" - suggerì Ron, gelido.


:"No... no... non importa. Pensa a te!" - rispose Hermione, che stupidamente si era lasciata scappare un'affermazione che, pensandoci un po' su, non si sarebbe sognata di fare.


:"Certo. Guai interessarsi alle persone, vero?" - domandò Ron.


:"Guai ad incontrare persone menefreghiste!" - rispose Hermione.

:"Quelle che se ti capita qualcosa nemmeno lo sanno. Quelle che se le cerchi nel buio, non le trovi, perché non hanno luce per te, non hanno spazio, né tempo. Non hanno niente. Sono come foglie che si lasciano trasportare dal vento e finiscono chissà dove, lontano, indifferentemente..." - continuò, la voce mesta, gli occhi al suolo. Hermione aveva il cuore che le batteva a mille, stava dicendo a Ron praticamente la causa di tutta quella rabbia, gli stava dicendo “smettila di ferirmi”, “Ron, ascoltami”, “cosa pensi di me? che io sia solo una so-tutto-io, un'amica di Harry e per questo diventata anche amica tua? una con cui non si può discutere, che sta sempre con la testa sui libri e nient'altro? Nei miei confronti non provi nessun altro interesse, curiosità... cosa sono?”
Ron si fermò, aveva visto di sottecchi il viso di Hermione e si era accorto che i suoi occhi erano umidi. Hermione si passò velocemente la mano su di essi per occultare tutto, non avrebbe mai voluto che lui si accorgesse che piangeva, anche solo un poco, anche solo per un attimo... mai.

:"Hermione..." - pronunciò Ron, la voce tenue, diversa da quella che aveva avuto fino a poco prima. In quello stesso momento si udì un tuono così fragoroso da far volare via tutti gli uccelli nascosti tra gli alberi in un baleno. Entrambi alzarono gli occhi verso l'alto; tre lampi invasero il cielo, che si era totalmente oscurato e gocce di pioggia iniziarono a cadere. Queste, dopo un paio di secondi iniziarono a cadere più velocemente e più numerose e il vento stava diventando sempre più forte. Hermione e Ron corsero sotto un albero, solo mezzo minuto dopo la pioggia aumentò notevolmente e il vento la imitò, era freddo e fremente. Alcuni studenti lasciarono di colpo la legna che avevano trovato e corsero da Hagrid, altri cercarono riparo.
Ron, vedendo Hermione strofinarsi ancora una volta le braccia, infreddolita, la portò più vicino a sé e la strinse con un braccio, per tentare di tenerla più al caldo possibile, nonostante fossero inzuppati entrambi. Il cuore di Hermione scoppiò, era come se all'improvviso una musica esuberante e ad alto volume avesse invaso una stanza cupa e silenziosa, apparentemente disabitata.
I suoi occhi guardarono quelli di Ron in cerca di risposte, di conferme... era veramente lui quello che a poco la stava abbracciando? Perché?... Era vero tutto quello o solo un sogno?
Ron ricambiò lo sguardo, non gliene importava niente in quel momento di guardarla a sua volta, voleva farlo liberamente, una parte di lui, almeno, lo voleva. Hermione non riusciva a capire dove avesse trovato il coraggio di non distogliere lo sguardo ma ci stava riuscendo. Ron... era così... così... era semplicemente lui, era come pensava, era come voleva, come lo sognava. Era una parte di lei, una parte del suo cuore indolenzito.
Abbassò il capo sul suo petto, oramai la pioggia si era tramutata in tempesta ma a nessuno dei due importava abbastanza.
Ron riusciva a sentire il profumo dei suoi capelli, era dolce e nello stesso tempo delicato... come lei, come Hermione Granger, e sapeva benissimo che era arrabbiata con lui ed era riuscita a dirgli con perìfrasi il perché, come la pensava. Sospirò. Si girò verso di lei completamente e la avvolse anche con l'altro braccio, stringendola più forte. Si stava facendo davvero pericoloso quel tempaccio e lui doveva proteggerla. Non avrebbe permesso a niente e nessuno di farle del male... era la sua Hermione, la sua saputella preferita. Chiuse gli occhi e poggiò il capo su di lei, con un mezzo sorriso.

:"Passerà, andremo da Hagrid non appena smetterà un po'... promesso" - le disse, per rincuorarla.


:"Ron, se tu sei con me, io non ho paura di niente. Grazie" - rispose Hermione, tremando appena. Come poteva dirgli quelle cose? Per Merlino, Ron avrebbe potuto prendersela o peggio ancora... lasciarla lì da sola! Perché non aveva frenato la lingua e lasciato che lo pensasse solamente quello che aveva appena detto? 


:"Io sono qui per te, adesso" - rispose Ron, sicuro, facendo trasalire ancor di più il cuore di Hermione, la quale sollevò il capo e lo guardò.


:"Davvero, Ron?" - Ron ponderò i suoi grandi occhi nocciola, non avevano più lacrime, ne era sicuro.


:"Sì" - rispose lui, sorridendole. Ad Hermione scappò un sorriso a sua volta, un sorriso sincero, puro nella sua semplicità, proprio com'era quello di Ron, che vedendola sorridere, allargò il suo sorriso ampiamente. 
Insieme erano felici, nonostante quella tempesta in corso, perché nonostante i conflitti e le paure erano lì, abbracciati, pronti a volersi bene ancora una volta e a perdonarsi, erano lì, in mezzo all'acqua e al gelo, personificazioni della loro frustrazione, ma erano avvolti dentro di loro da un'infinita luce, che splendeva nei loro occhi quando si guardavano e ridevano.


:"Oh, Ron... non ci avrei mai creduto. Davvero!" - dichiarò Hermione, emozionata.


:"Ora... ehm... puoi starne certa. Insomma, non direi nulla di simile se non fosse vero!" - rispose Ron, non smettendo di ridere. In qualche modo, per qualche motivo, era soddisfatto di essere riuscito a renderla contenta. 


:"Ti voglio bene" - disse lei, sottovoce, ma Ron la udì chiaramente. Il suo stomaco ebbe un leggero sobbalzo, era la fame, la paura o... lei?


:"Ragazzi! Ragazzi! State bene? Hagrid ci ha chiesto di venirvi a cercare! Il tempo qui è instabile, dobbiamo tornare al castello!" - gridò una voce, era Neville, da lontano, estremamente imbarazzato per la paura di averli disturbati.


:"Potrete sempre abbracc... ehm... parlare al castello!" - continuò, sempre urlando.
Ron e Hermione, non appena udirono la voce, si staccarono subito, cercando di sembrare disinvolti l'uno con l'altro e soprattutto con Neville.


:"Veniamo!" - sbraitò Ron. 



Tutti giunsero al castello sani e salvi, tempeste come quella non capitavano ogni giorno ma gli studenti erano abituati. Un'ora e mezza dopo la pioggia ed il vento si placarono e le nuvole si congedarono a poco a poco, fino a quando non lasciarono spazio definitivamente alla Luna pallida ma intera, nel cielo notturno. Quando anche le più deboli gocce smisero di cadere, le stelle si fecero sempre più luminose e visibili. 
Era una sera gradevole quella che si stava susseguendo ad Hogwarts, una di quelle che avevano sperato in molti.








*Nota dell'autrice: 
Salve a tutti! :)
Eccomi ritornata - finalmente - con una nuova "Romione", era da tempo che non ne pubblicavo una e quindi sono contenta di essermi cimentata in questo racconto che spero con tutto il cuore vi piacerà o che possiate comunque trovarlo gradevole alla lettura. ^^
Che dire, vi ringrazio vivamente per essere passati di qui e 
alla prossima!
Un salutone!*

 
 


 
   
 
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