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Autore: The DogAndWolf    14/02/2016    3 recensioni
Joan Piton non è una ragazza come tutte le altre. Lei non ha mai frequentato Hogwarts e la sua esistenza sembra essere nascosta a tutto il mondo magico.
Ma allora perché ha scelto proprio il sesto anno di scuola di Harry per uscire allo scoperto?
E cosa c'entra Joan con i piani di Silente e con quelli di Voldemort?
Riuscirà a sopravvivere alla Seconda Guerra Magica?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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La risposta al dilemma dei tre ragazzi non si fece attendere molto. Cinque giorni dopo, Harry, alzando lo sguardo dal suo pranzo, intercettò due occhi nerissimi alla sinistra di Piton.
Era Joan. Gli rivolse un grande sorriso sincero, per poi voltarsi subito verso suo padre e iniziare a parlare sottovoce con lui. Sembravano entrambi nervosi e preoccupati per qualcosa, impegnati in una fitta conversazione inudibile.
Harry tirò una gomitata a Ron, distraendolo dal suo pasticcio di carne, per dirgli: «Guarda, c’è Joan!»
Il suo amico guardò verso il tavolo dei professori e spalancò la bocca esclamando, esterrefatto: «Per mille gargoyle! Sembra una Veela al confronto di Piton, Harry!»
Proprio in quel momento arrivò Hermione, che sbuffò, contrariata: «Scusate, ero in biblioteca a cercare notizie sul Principe. Chi è che sembra una Veela al confronto di Piton, Ronald? A parte la maggior parte del genere femminile, ovvio.»
Il ragazzo, senza nemmeno staccare gli occhi dalla figlia di Piton e notare l’acidità di Hermione, le indicò il nuovo volto vicino al loro professore di Difesa Contro le Arti Oscure. «Ah, quella è Joan? Avevi ragione Harry: sembra molto più amichevole di Piton» esclamò Hermione.
«Cavolo! A vedere quanto è venuta bene, mi sa che la madre era davvero una Veela!» sbottò Ron.
«E secondo te una Veela si metterebbe con uno come Piton?» gli rispose Harry con espressione scettica.
Ron fece una smorfia e, dopo aver ragionato un po’, replicò: «Magari l’ha addormentata o le ha somministrato un filtro d’amore, no?»
I due ragazzi si guardarono, cercando di immaginare Piton mentre faceva un filtro d’amore e lo faceva bere a una Veela mezza svenuta. Scoppiarono a ridere insieme per l’impossibilità della situazione. Smisero appena lo sguardo di Piton si posò su di loro, fulminandoli con odio come sempre.
«Ma è ovvio che non fosse una Veela: la carnagione di Joan è troppo scura! Le Veela sono descritte come bellezze diafane…» intervenne Hermione, evidentemente seccata dalla scarsa attenzione che i due ragazzi prestavano ai libri di testo.
Ovviamente non erano i soli ad aver visto Joan, ma, a giudicare dal mormorio interrogativo, erano gli unici a conoscerne l’identità.
D’un tratto Harry notò una cosa molto bizzarra. «È una mia impressione o anche gli altri professori sono spiazzati dalla presenza di Joan?» sussurrò a Ron e Hermione indicando la McGranitt e Vitious che confabulavano tra loro dando l’impressione di essere più che vagamente confusi e la Sprite che lanciava delle occhiate interrogative alla ragazza. Hagrid, al contrario, non sembrava essersi accorto di nulla e salutò il trio sventolando con il suo solito buonumore la manona gigante.
«Hai ragione. Gli unici non sorpresi sembrano essere Silente e Piton!» confermò Hermione dopo che ebbero risposto al saluto di Hagrid con un cenno.
«Che cosa strana… pensate che Piton l’abbia tenuta segreta anche ai propri colleghi?» domandò Harry, perplesso.
Seamus interruppe il loro discorso, chiedendo loro: «Sapete chi è la ragazza seduta vicino a Piton?»
Harry lo osservò: stava decidendo se rispondergli o meno, quando Silente si alzò senza preavviso e nella Sala Grande calò automaticamente il silenzio totale. Tutti erano attenti ai suoi movimenti, sperando di comprendere chi fosse la sconosciuta.
«Come avrete sicuramente notato a questo tavolo c’è un volto nuovo…» iniziò il Preside con tono gentile e allegro. Tutti gli occhi si puntarono su Joan, che arrossì lievemente sotto la pelle olivastra. «Permettetemi di presentarvi Joan Piton!» disse Silente in tono gioviale indicando con la mano aperta la ragazza alla sinistra di Piton.
Nella Sala Grande risuonò un mormorio stupefatto e incredulo. Gli unici ad applaudire furono Harry, Ron, Hermione, Silente e Piton: tutti gli altri erano troppo confusi. Ma Joan sembrò prenderla bene, perché azzardò un sorriso verso Harry.
Silente fece un cenno con la mano per sedare l’incessante mormorio e proseguì: «Ho deciso di riaprire il Club dei Duellanti. Chiunque si voglia iscrivere dovrà comunicarlo al Direttore della propria Casa». A questa notizia ci fu qualche sparuta reazione eccitata, ma gli studenti più anziani sbuffarono annoiati.
Tutti avevano ancora bene impresso nella mente il vecchio Club di Allock: gli unici momenti eccitanti erano stati provocati da Piton, quando aveva Disarmato il loro vecchio professore di Difesa Contro le Arti Oscure facendolo schiantare contro una parete, e da Harry, quando si era messo a parlare Serpentese.
«Considerando l’ascesa di Lord Voldemort e la scarsezza dell’insegnante di Difesa delle Arti Oscure che avete avuto l’anno scorso, ho ritenuto opportuno far sì che la signorina Piton vi insegni le delicate pratiche del duello magico e il metodo più adeguato per sopravvivergli. Le lezioni si terranno nella Sala Grande tutti i venerdì a partire da domani.
«Visto la complessità delle cose che vi verranno insegnate, questi incontri saranno solo per gli studenti dal quinto al settimo anno.»
A questo punto un mormorio triste si levò dagli studenti più giovani, sfidando l’assoluto silenzio che era caduto dopo il nome di Colui Che Non Deve Essere Nominato. Harry poté sentire chiaramente il disappunto nella voce del più giovane Canon sopra le altre.
«Il tempo per le iscrizioni non scadrà e sarà possibile partecipare al Club per tutto l’anno scolastico. Detto questo, potete tornare alle vostre classi e continuare la vostra routine scolastica!» concluse Silente risedendosi al proprio posto.
Mentre la Sala Grande si svuotava, Harry si voltò verso i suoi amici, esclamando: «Sembra essere interessante! Ci andiamo?»
Ron annuì energicamente mentre Hermione rispose, alzando le spalle: «Beh, imparare qualcosa in più sui duelli non fa mai male!»
 
Gli altri insegnanti non presero molto bene il fatto che Piton avesse nascosto loro di avere una figlia. Infatti lo evitavano più che mai e non gli rivolgevano più la parola a tavola, fatta eccezione della professoressa Burbage, di Babbanologia, che non sembrava essersi accorta di nulla e continuava a parlare ai due in tono molto gentile, offrendo spesso Tuttigusti +1 e Api Frizzole a Joan. Ma lui non sembrava preoccuparsene minimamente: se ne andava per i corridoi con Joan ed erano costantemente immersi in una fitta discussione seria, quasi grave.
Harry trovò tutto questo davvero irritante, perché avrebbe voluto parlare con la ragazza o almeno avere il tempo di salutarla. A quanto pare non era l’unico ad essere intimorito dalla presenza di Piton: notò altri studenti, in prevalenza maschi, che scrutavano cupi il loro professore di Difesa Contro le Arti Oscure ogni volta che lo vedevano con la figlia. Primo fra tutti Ron, ovviamente.
«Ma che ha paura che venga rapita da qualcuno?» sbottò esasperato, dopo aver cercato di parlare con Joan per la quinta volta in un giorno durante le ore buca. «Davvero, è inquietante! La segue ovunque!» continuò tetro, sedendosi al tavolo di Grifondoro per la cena, non senza squadrare Piton.
«Oh, per favore, Ron. Avranno da preparare la prima lezione, no?» ribatté Hermione alzando appena lo sguardo dal libro che si era portata a tavola.
A quelle parole Harry rovesciò il suo succo di zucca sulla tovaglia candida. «Come sarebbe a dire preparare la prima lezione?» chiese sbigottito a Hermione.
La ragazza alzò leggermente le spalle e rispose: «Probabilmente al Club dei Duellanti sarà presente anche Piton, non credi? Dopotutto è il nostro professore di Difesa Contro le Arti Oscure ed è il padre di Joan.»
Harry e Ron si guardarono orripilati: nessuno dei due aveva pensato a quella possibilità.
«Vuoi dire che ci toccherà un’ora in più alla settimana con Piton?» sbottò Ron con una smorfia di disgusto.
Hermione rivolse loro uno sguardo esasperato e sbuffò: «Non ditemi che non ci avevate pensato.»
«Oh, fantastico! Così, visto che non è riuscito né ad avvelenarci né a seppellirci vivi sotto una montagna di compiti, potrà provare a ridurci a pezzetti duellando contro di noi!» esclamò Ron attaccando il suo arrosto con malumore.
 
«Buonasera a tutti!» salutò Joan con la bacchetta puntata alla gola per amplificare la voce e un sorrisetto nervoso gli studenti davanti a sé. Con il riverbero che c’era nella stanza Harry non si sorprese di riconoscere a fatica la sua voce così distorta.
La Sala Grande era abbastanza vuota: c’erano solo i Grifondoro del sesto anno e alcuni del quinto (tra cui Ginny), pochi Tassorosso, qualche Corvonero (tra cui Cho Chang e il suo gruppo di amiche e Luna Lovegood) e praticamente tutti i Serpeverde dal quinto al settimo anno. Nel mezzo era stato montato lo stesso palco sul quale Piton aveva un tempo Disarmato Allock, facendolo finire di sotto.
Ron si lasciò scappare un gemito d’orrore perché aveva ragione, come sempre, Hermione: anche Piton era sul palco, alla destra della figlia, un po’ in disparte con la sua solita espressione imperscrutabile, come se volesse lasciare a lei l’onore di fare il discorso d’apertura o volesse mettere ben in chiaro che l’autorità maggiore in questi corsi era quella di sua figlia.
«Bene, so che avete già fatto un’esperienza di Club dei Duellanti e so anche che non si è conclusa molto bene. Sia per voi che per il professor Allock…» continuò Joan, scoccando un’occhiata divertita a Piton, che però non diede segno di averla notata, anche se l’angolo destro della sua bocca si increspò in un ghigno soddisfatto.
«Ecco… vorrei dirvi di dimenticarvi di quell’esperienza, perché quello che faremo in queste lezioni non ha nulla a che fare con quello che avete fatto con il professor Allock quattro anni fa» a queste parole, gli sguardi degli studenti si illuminarono di curiosità.
«Il professor Piton si è gentilmente offerto di aiutarmi a mostrarvi un vero duello tra maghi esperti, ma prima desidererei testare di persona le capacità di alcuni di voi! Ci sono domande?» concluse adocchiando, quasi con timore, la sparuta folla che la guardava. Si sollevò un lieve brusio incuriosito.
«Beh, almeno lei non l’ha chiamato il mio assistente!» sghignazzò Ron a mezza voce. Harry gli rivolse un sorriso divertito al ricordo dell’espressione omicida che Piton aveva rivolto ad Allock quando aveva pronunciato quelle fatidiche parole.
In quel momento Malfoy chiese, sprezzante: «Perché non ci fate prima vedere voi, professori
Gli occhi di Joan lampeggiarono pericolosamente di una strana luce, ma ritornarono normali così velocemente che Harry pensò di esserselo immaginato. «Per non allarmarvi troppo, Draco» rispose asciutta Joan, con un riflesso divertito in faccia all’espressione confusa di Malfoy.
«Bene, se non ci sono altre domande, possiamo incominciare. Chi vuole essere il primo? Accetto volontari!»
La Sala sprofondò in un silenzio di tomba. Joan si guardò intorno sperando di vedere una mano alzata, proprio quando stava per decidere lei chi prendere, una persona si fece avanti dal gruppo di Corvonero. Era Luna Lovegood.
«Oh, eccellente! Luna, vero? Sì, puoi metterti lì davanti a me… ecco, così!» esclamò Joan decisamente più contenta.
«Bene! Ora l’etichetta impone un inchino all’avversario, cosa che sconsiglio vivamente se avete davanti qualcuno che non è un vero e proprio gentiluomo.»
La battuta di Joan strappò qualche sorriso e una risata da parte di Harry e Ron.
«Naturalmente, in questa prima lezione useremo solo incantesimi di Disarmo e per atterrare il nemico, nulla di pericoloso. Dovrete semplicemente cercare di farmi volare via la bacchetta dalla mano. Io non farò altro che difendermi e rimandarvi indietro i vostri stessi incantesimi. Per rendervi un po’ più motivati, chi riuscirà a Disarmarmi guadagnerà venticinque punti per la propria Casa. Ok, possiamo iniziare, Luna!» concluse, sorridendo alla ragazza bionda che aveva davanti. Abbassò la bacchetta e Harry notò che l’impugnava con la mano sinistra.
Fecero entrambe un inchino profondo ma senza svolazzi superflui. I muscoli facciali di Joan erano rilassati e sorrideva spensierata. Luna attaccò all’improvviso, scandendo decisa: «Expelliarmus
Joan, con un semplice movimento del polso, deviò l’incantesimo; ma Luna non si fece cogliere alla sprovvista e scartò di lato per poi lanciare due altri incantesimi a breve distanza tra loro.
Mormorò velocemente, con la faccia estremamente concentrata: «Stupeficium. Rictusempra», ma Joan glieli rimandò entrambi indietro, anche se non riuscì a colpirla.
Luna fece una mezza piroetta su se stessa per evitare a fatica l’ultimo incantesimo ed esclamò, con un guizzo di felicità, intravedendo una falla nella difesa di Joan: «Impedimenta. Expelliarmus
Trattennero tutti il fiato mentre il primo incantesimo sembrò colpirla in pieno e la videro distintamente cadere in avanti. Ma Harry si accorse del movimento fluido della ragazza. Il sortilegio non l’aveva sfiorata: Joan si era tuffata in avanti per evitare l’incantesimo e rotolò sulla schiena per fronteggiare il secondo getto argentato.
Anche Luna lo notò e provò a sussurrare: «Prote…», ma era già troppo tardi. Il suo stesso Incantesimo di Disarmo le aveva fatto volare via la bacchetta dalla mano.
Era successo tutto così velocemente che gli altri studenti ci misero un po’ a capire cosa fosse capitato e solo quando videro Joan rialzarsi dalla sua posizione accucciata senza nemmeno un po’ di affanno, gli studenti esplosero in un applauso spontaneo.
«Davvero eccellente, Luna. Mi hai fatto faticare non poco! Complimenti, brava!» esclamò Joan, rivolgendo un sorriso amichevole alla ragazza bionda che stava recuperando la propria bacchetta, con la voce di nuovo amplificata.
Dopo di Luna, si presentò una studentessa di Tassorosso che Harry conosceva, Hanna Abbott. Lei durò molto di meno di Luna. Fu disarmata dal suo secondo incantesimo.
Dopo Hanna fu il turno di Cho, poi di Dean Thomas, Ernie Macmillan si fece pomposamente avanti, facendo un occhiolino a Harry così eloquente che gli sembrò di sentire: «Per noi compari dell’ES…»
Infine alcuni ragazzi dell’ultimo anno di Serpeverde che non conosceva salirono sul palco. Vennero tutti liquidati con pochi semplici movimenti di polso quasi annoiati della ragazza.
«Benissimo! Direi che c’è ancora tempo per tre di voi. Chi vorrebbe provare ancora?» chiese Joan, entusiasta di come stesse andando la sua prima lezione.
Hermione alzò la mano, con sguardo sicuro. Subito dopo, sotto gli sguardi sbigottiti di tutti e accolto da un versetto sarcastico di Piton, Neville si fece avanti. Per ultimo, Malfoy ghignò e annunciò, in un sussurro ben udibile: «Se lo fanno una Sanguemarcio e un Magonò posso di certo farlo anch’io!», alzando anche lui la mano, sempre con un’espressione beffarda e il suo tono sprezzante e strascicato.
Joan si irrigidì all’insulto e il suo sguardo lampeggiò ancora in maniera pericolosa mentre guardava Malfoy e scandì lentamente, quasi in un sussurro amplificato dal solito incantesimo, in tono gelido: «Cinque punti in meno a Serpeverde. E se intendi continuare a usare quel linguaggio puoi anche andartene subito, Draco.»
Il ragazzo boccheggiò dalla sorpresa, ricordando molto a Harry quella volta che Hermione lo aveva schiaffeggiato. Quella ragazza era la figlia di Piton, come poteva togliere dei punti a lui?
«Ma… ma lei non può…» farfugliò confuso Draco, guardando Piton in cerca di appoggio. Ma il professore non si voltò nemmeno dalla sua parte e continuò a fissare con espressione truce la figlia, gli occhi bui stretti in un rimprovero muto.
Joan, senza una parola, fissava Draco con uno sguardo di fuoco. Aveva la stessa scintilla d’ira repressa che Harry le aveva visto negli occhi quando era nello studio di Silente.
Un bisbiglio di approvazione si diffuse nella Sala Grande quando le flebili lamentele di Malfoy scemarono nel silenzio. Joan lo sovrastò con un deciso ma gentile: «Prego, Hermione!»
La ragazza la guardò con nuova stima e salì velocemente sul palco.
Fecero l’inchino e Hermione attaccò subito. Fu il duello più lungo di tutti e il primo completamente silenzioso.
Dalla Grifondoro provenivano getti di tutti i colori, che Joan le rispediva indietro, ma Hermione li deviava ogni volta e nessuno dei suoi incantesimi la colpì.
Nonostante tutto, Joan aveva ancora un’espressione rilassata in volto e non una goccia di sudore solcava la sua fronte mentre quella di Hermione divenne lucida dopo poco tempo. Ma nessuna delle due sembrava intenzionata a demordere.
A un certo punto un Expelliarmus di Hermione sembrò colpire in pieno Joan, che si girò verso sinistra fermandosi per un attimo in quella posizione, poi, inaspettatamente, fece una piroetta su se stessa e lo rimandò al mittente.
La prima, convinta di averla Disarmata, si accorse troppo tardi del getto argentato che le stava venendo contro. La bacchetta della Grifondoro disegnò un mezzo arco per aria, per poi cadere a terra alcuni metri più indietro.
Joan guardò Hermione con un sorriso smagliante e decretò: «Semplicemente sensazionale! Davvero ottimo!»
La ragazza rispose con un sorriso incerto e, dopo aver recuperato la bacchetta, ritornò al proprio posto vicino a Harry e Ron con la faccia rossa per la fatica e l’imbarazzo di venir salutata da un lungo applauso a cui i Serpeverde non parteciparono.
«Ora è il tuo turno, Neville!» esclamò Joan gioviale quando calò nuovamente il silenzio.
Mentre il ragazzo saliva sul palco tremando con un’espressione sconvolta e stupita in volto (come se si stesse chiedendo perché diavolo si fosse fatto avanti), un verso sprezzante provenne dall’angolo in cui si trovava Piton e parlò per la prima volta, senza ricorrere ad incantesimi per amplificare la voce. «Stai attenta! Non vorrei mai che Paciock si confondesse e ti lanciasse la sua bacchetta in un ultimo disperato tentativo di colpirti nell’occhio, Joan. Visto che è l’unica cosa che possa e sappia fare» l’avvertì Piton con una nota di divertimento maligno nella voce e un ghigno in volto. Neville si bloccò di colpo e guardò con timore il professore e la sua faccia si accese improvvisamente di rosso.
Joan sorrise soave a Piton e gli rispose con tono neutro, sempre la voce distorta dal riverbero: «Non ti preoccupare, Severus, sono certa che tu stia esagerando.»
Il professore scrollò le spalle, come a declinare ogni responsabilità, ma il ghigno malvagio non sparì dalle sue labbra e gli occhi neri rimasero incollati alla faccia di Neville, che faceva di tutto per evitarli.
«Bene, Neville. Puoi raggiungere la postazione, ora» lo invitò Joan a salire sul palco.
Neville le ubbidì e si inchinarono. Il duello non fu certo lungo quanto quello di Luna, né lontanamente paragonabile a quello di Hermione, ma ebbe una durata discreta.
«Molto bene, Neville! Devi solo cercare di sveltirti un po’, ma oltre questo direi che va bene!» annuì Joan incoraggiante al Grifondoro ancora rosso dall’imbarazzo che stava scendendo dal palco.
Successivamente la ragazza si rivolse ghignante verso Malfoy dicendo: «E come ultimo Draco. Vediamo se sarai veramente all’altezza di Hermione e di Neville come hai dichiarato prima.»
Malfoy arrossì sotto i capelli biondi quasi bianchi, ma salì sul palco guardandosi intorno con la sua solita espressione beffarda e a testa alta, salutato da un’ovazione da parte di Serpeverde.
Lui e Joan si guardarono per un attimo negli occhi, poi si inchinarono. Malfoy andò più giù del normale e si rialzò facendo un ironico gesto svolazzante con la mano. L’espressione di Joan era rigida e imperscrutabile: sembrava più che mai suo padre.
Il Serpeverde iniziò ad attaccare, ma Joan deviava ogni volta i suoi incantesimi con un movimento del polso quasi annoiato e, a ogni sortilegio che il ragazzo le lanciava, il ghigno che aveva in faccia si allargava sempre più.
«Che c’è, Malfoy? È tutto quello che sai fare?» sbottò Joan con una scintilla negli occhi che aveva un qualcosa di estremamente inquietante e il sorriso malvagio sempre più largo sulla bocca.
Draco arrossì ancora di più e iniziò ad avanzare, continuando a pronunciare incantesimi verso la giovane donna. Joan aspettò che Malfoy si avvicinasse, sempre deviando gli incantesimi del ragazzo. Poi, quando Draco le si trovo a poco più di un metro di distanza, la ragazza parò un Expelliarmus e, facendo un passo in avanti, glielo rimandò indietro senza alcun preavviso, centrandolo in pieno petto.
Malfoy fu sbalzato all’indietro per una distanza considerevole prima di atterrare sulla schiena con un tonfo sordo e doloroso. Proprio in quel momento, Joan sembrò ritornare in sé, abbandonò il ghigno malefico e si avvicinò a Malfoy con aria pentita e colpevole. «Oddio! Scusa, Draco. Mi sono lasciata leggermente andare…» mormorò, sinceramente dispiaciuta, al ragazzo a terra.
Joan raccolse la sua bacchetta e si chinò su di lui, tendendo la mano per aiutarlo. Malfoy la guardò per un attimo, paralizzato. Poi qualcosa nello sguardo di Joan sembrò rassicurarlo, perché prese la mano che gli veniva offerta e si alzò con il suo aiuto.
«Mi dispiace. Stai bene?» gli ripeté preoccupata la ragazza. Malfoy annuì con un’espressione truce, anche se non ebbe il coraggio di aprire la bocca di nuovo, e Joan gli rivolse un sorriso amichevole. «La prossima volta vedi di non usare più quel linguaggio, è una cosa che mi fa imbestialire» gli consigliò in un sussurro che Harry udì a stento. Il suo volto era nuovamente sereno e rilassato, la furia del duello sembrò passata.
Malfoy annuì di nuovo, con più forza di prima, anche se un’ombra gli attraversò il volto tormentato. Harry osservò bene il ragazzo di Serpeverde. Gli sembrava molto dimagrito dall’ultima volta e ancora più pallido del solito.
Joan gli porse la bacchetta e disse: «Molto bene, Draco! Hai solo bisogno di fare un po’ più di attenzione e di non badare alle provocazioni.»
Malfoy se ne tornò al proprio posto, salutato da un’alta ovazione dei Serpeverde.
«Eccellente. Alcuni di voi mi hanno veramente stupita! Infatti assegnerò dieci punti a Grifondoro per Hermione, cinque a Corvonero, Serpeverde e Grifondoro per Luna, Draco e Neville.»
Neville si guardò attorno spiazzato mentre i suoi compagni di Grifondoro gli battevano pacche sulla schiena: la figlia di Piton gli aveva appena assegnato dei punti!
«Ora che ho visto un po’ di voi duellare e mi sono fatta un’idea del vostro livello io e il professor Piton vi mostreremo un duello vero e proprio!» esclamò Joan entusiasta mentre l’uomo prendeva posto davanti a lei con espressione neutra.
«Naturalmente non mireremo a ferirci gravemente, ma solo a Disarmarci o a Schiantarci l’un l’altro. Quindi non preoccupatevi e godetevi lo spettacolo» concluse la ragazza con un sorriso e una luce di gioia selvaggia negli occhi per il combattimento che stava per affrontare.
Joan e Piton si guardarono per un attimo poi, nello stesso momento, invece del solito inchino, piegarono leggermente le teste, in un gesto che aveva qualcosa che sapeva inequivocabilmente di complicità. Il sorriso della ragazza venne subito rimpiazzato da un’espressione estremamente concentrata. Il professore, d’altro canto, aveva la sua solita aria indifferente, anche se una contrazione impercettibile della mandibola tradiva la sua tensione.
Cominciarono senza preavviso, con una violenza tale che tutti gli studenti trattennero da subito il fiato. Anche Harry, Ron e Hermione fissarono stupefatti Joan e Piton mentre lanciavano una miriade di incantesimi a velocità forsennata, senza pronunciare una singola parola.
Gli occhi di entrambi ridotti a due fessure fissati l’uno nell’altro e le espressioni sempre tese dalla concentrazione, come durante una partita di scacchi tra professionisti.
Dopo circa tre minuti di duello ininterrotto, in cui nessuno dei due sembrava essere in vantaggio sull’altro, Piton puntò la bacchetta contro Joan e lanciò un incantesimo proprio in una falla della difesa della ragazza. Il getto la colpì in pieno e fu sollevata dal piede, come se un filo invisibile la tenesse sospesa per la caviglia.
Harry riconobbe subito l’incantesimo: era lo stesso che suo padre aveva usato molto tempo prima in quella stessa scuola per importunare l’adolescente Piton.
Nessun altro sembrò farci caso, erano tutti troppo impegnati a trattenere il fiato e a fissare Joan mentre si liberava velocemente dall’incantesimo agitando la bacchetta e cadeva supina sul pavimento di legno con un gemito scocciato e forse un po’ dolorante. Piton, nel frattempo, le si era avvicinato molto, era a due passi da lei, e tentò di Disarmarla, ma la ragazza deviò l’incantesimo da terra, diede un colpo di reni e ritornò agilmente in piedi. Prima che il professore avesse il tempo di lanciare un altro incantesimo, Joan fu su di lui con un balzo.
L’intera Sala Grande fissò sbigottita le due figure in piedi l’una a poca distanza dall’altra, immobili e ansanti sul palco. La bacchetta della ragazza era puntata contro la faccia del professore, mentre quella di Piton era premuta sul cuore di Joan. Di colpo ghignarono e abbassarono le bacchette, contemporaneamente.
Solo allora gli studenti iniziarono ad applaudire, tutti troppo esterrefatti per parlare.
«Questo sarebbe un vero duello tra maghi esperti. Naturalmente ci siamo andati piano con gli incantesimi: un vero duello finisce spesso con la morte di un avversario, raramente con un semplice Disarmo e, ovviamente, mai con un pareggio come quello che avete appena visto» esclamò Joan, ancora senza fiato, alla folla davanti a lei e si fece scivolare in tasca la bacchetta.
«Spero che questo primo incontro vi sia piaciuto e che tornerete la settimana prossima più numerosi di oggi» concluse Joan con un sorriso smagliante, palesemente sollevata che la lezione fosse finita.
Gli studenti si dispersero in fretta, parlottando tra di loro con entusiasmo. A giudicare dalle chiacchiere Joan Piton sembrava, a differenza del padre, piacere a tutti quanti.
Ron e Hermione si avvicinarono all’uscita, ma Harry esitò.
«Vado a parlarle un attimo» disse ai suoi due amici indicando Joan, che si era appena voltata verso il palco, dopo aver osservato brevemente l’ultimo gruppetto di ragazzi (Corvonero in questo caso) uscire dalla Sala. Se avessero fatto più attenzione, avrebbero visto un’espressione triste e sconsolata nello sguardo di Joan, ma non ci fecero caso e anche quell’occhiata divenne presto indecifrabile.
Ron, vedendo che Piton si accingeva a ritornare nei sotterranei lasciando la figlia indietro a riordinare, annuì e seguì Harry, trascinando Hermione dietro di sé.
In quel momento c’erano solo loro tre e Joan Piton nella Sala Grande. La ragazza era intenta a smontare il palco con l’ausilio della magia, quindi non notò i tre ragazzi che le si avvicinarono finché non li sentì alle proprie spalle. Joan fece scomparire quello che era rimasto delle assi di legno con un ultimo gesto della bacchetta e si girò verso il trio.
«Harry!» lo salutò con un sorriso radioso, per poi guardare Ron e Hermione e aggiungere: «Hermione Granger e, senza dubbio, Ronald Weasley… vero?»
Le orecchie di Ron si accesero di rosso mentre annuiva, stupefatto. Hermione e Harry risposero al sorriso di Joan.
«Gran bella lezione, profess-…» iniziò a dire Harry, in imbarazzo, senza sapere come rivolgersi a lei. Ma la ragazza si mise a ridere e lo interruppe dicendo: «Professoressa? Chi, io? Starai scherzando, spero! Joan va più che bene! E dammi del tu, per la barba di Merlino!»
Harry notò che, al contrario di tutte le altre persone che avesse mai incontrato, lo sguardo di Joan non era mai salito alla sua cicatrice a forma di saetta. Infatti, lo guardava sempre dritto negli occhi quando gli parlava.
«Ehm… ok, Joan! Volevo solo dirti che la lezione è stata proprio fantastica, mi è piaciuta molto!» concluse Harry con un sorriso.
Ron e Hermione annuirono con vigore. Poi la ragazza di Grifondoro non poté più trattenersi. «Come ha… volevo dire… hai… come hai fatto a fermare il mio Expelliarmus prima? Ero convinta di averti Disarmata» chiese Hermione con ammirazione.
«Era proprio quello che volevo farti credere, Hermione!» ghignò Joan, per poi proseguire: «Era un incantesimo di Rallentamento seguito da uno di Scudo. Ho dovuto spezzare il ritmo del duello per vincere, altrimenti saresti durata ancora un bel po’. È uno stratagemma utile per guadagnare un po’ di tempo e, se si è fortunati, vincere.»
Hermione rimase senza parole per poi esclamare: «Ma è geniale. Non ci avevo pensato!»
«Che forza quella bacchetta! Non ho mai visto nulla di simile!» la interruppe bruscamente Ron, adocchiando la bacchetta che aveva Joan nella mano sinistra.
Harry la osservò per un momento. In effetti era singolare: molto elegante, chiarissima, quasi bianca, con delle curiose e sottili striature più scure, dritta e un po’ più corta di quella di Ron.
«Ti piace, Ronald? È una creazione di Olivander. Lunga dieci pollici e un quarto, di legno di salice con anima di peli di Unicorno. Olivander l’ha definita flessibile e ottima per gli Incantesimi» esclamò Joan allegra, mostrando la propria bacchetta ai tre ragazzi davanti a lei. Poi, inspiegabilmente, il suo sguardo s’incupì di colpo guardando qualcosa alle spalle di Harry, Ron e Hermione. Qualcosa… o qualcuno.
«Non vi sembra il caso di ritornare nella vostra Sala Comune? Oppure andare a fare un giro fuori, è una giornata così assolata… o, ancora, iniziare la relazione sugli Incantesimi di Scudo che vi ho assegnato per lunedì?» disse una voce così gelida che i tre ragazzi rabbrividirono violentemente.
Si voltarono lentamente sperando di non aver riconosciuto la voce. Invece, con loro grande orrore, incrociarono lo sguardo di Severus Piton che li osservava con una sorta di disgusto rabbioso rivolto specificamente a Harry.
«N-noi stavamo solamente p-parlan…» farfugliò Hermione nel panico, ma fu immediatamente zittita da un’occhiata di fuoco di Piton.
«Li ho fermati io! Mi hanno aiutato a smontare il palco» dichiarò Joan con indifferenza, venendo in aiuto della Grifondoro. Piton le rivolse uno sguardo sorpreso, inarcando il sopracciglio.
Padre e figlia si squadrarono per un po’ sopra le teste dei tre ragazzi.
«Bene, direi che è venuto il momento di salutarci. Devo andare a rivedere la lezione della settimana prossima. Harry, Ron, Hermione, passate buon pomeriggio!»
La gentilezza di Joan non si incrinò come il sorriso tirato che rivolse loro, per poi uscire dalla Sala Grande in gran fretta. Piton scoccò loro un ultimo sguardo fulminante, ma non disse nient’altro, e se ne andò anche lui, seguendo la figlia.
 

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Eccomi qua con un nuovo capitolo :D Nemmeno San Valentino mi ferma, ahahahahah! Spero vi piaccia!
Fatemi sapere che ne pensate e se avete pareri o impressioni su Joan o sulla storia.
   
 
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