Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: MaryTheFangirl01    14/02/2016    2 recensioni
Salve ragazzi! Rieccomi dopo qualche settimana con la long che avevo promesso, in cui continuerà la storia di Elsa, pattinatrice costantemente paragonata a sua madre, e di Jack, che si manterrà misterioso per i primi capitoli ma poi... Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Anna, Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella mattina, Anna si accorse che mancava una vaschetta di gelato dal congelatore, ma non disse nulla. Preferì piuttosto svegliare sua sorella molto prima dell'alba, esattamente alle sei e otto minuti, pur sapendo che i corsi non sarebbero iniziati prima delle otto in punto. Anzi, nel periodo antecedente alle vacanze di Natale, alcuni cominciavano addirittura alle otto e trenta. 
- Ehi, Elsa, svegliati! - Nessuna risposta. Continuò a chiamarla per altri tre minuti, finché non riuscì ad ottenere un debole mugugno che aveva tutta l'aria di essere un "Vattene via". La bionda, prevedibilmente, non fu dell'umore migliore al sentire le parole della rossa. 
- Dai, si è svegliato il cielo, perciò io sono sveglia!*- 
- Sei troppo grande per dire certe cose, e poi non è nemmeno l'alba! Fammi un favore, va' a dormire e non presentarti qui prima delle undici. -
- Che ti succede? Di solito non fai tante storie! - 
- Ho dormito poco stanotte. Senti, ti prometto che alle sette sarò in piedi, ma per ora lasciami riposare ok? - L'altra acconsentì ed uscì dalla camera, consentendo ad Elsa di godersi il poco tempo disponibile per restare a letto. 
Come promesso, alle sette era, anche se barcollante e assonnata, fuori dal letto. Alle otto meno dieci era già in cammino, con Anna, per l'Università. Quando arrivò, trovò Rapunzel e Merida che l'aspettavano, sbadigliando. Salutata Anna, che raggiunse le sue compagne di corso, cominciarono i commenti. 
- Guarda, anche tu le ore piccole Elsa? - Fece Merida. 
- Di certo non sono stata l'unica: vi siete viste allo specchio stamattina? - Fu la sua replica. 
- Purtroppo sì, ma avrei preferito non farlo. Il fatto è che ieri ho comprato un libro nuovo e lo sapete come sono fatta, non ho resistito! Alla fine, sono andata a dormire alle due e mezza - Disse un po' sconsolata Rapunzel. Le altre due la capivano, eccome! 
- Ok, tu sei giustificata, ma tu Mer? Che hai fatto? - Immediatamente, il colorito della rossa s'intensificò, tanto che quasi non si capiva dove finivano i capelli e iniziava il viso. 
- Non dirmelo: sei uscita con un ragazzo! - Fu costretta ad annuire all'affermazione della bionda dai capelli lunghissimi. Così, dopo varie insistenze, dovette raccontare per filo e per segno quanto accaduto la sera prima, mentre si avviavano nell'aula. A quanto pareva, era uscita con un certo Hans. Era molto carino, le piaceva, ma non era proprio il suo tipo. Avevano deciso di non riprovarci. 
La giornata a scuola trascorse tranquilla, senza particolari eventi né incontri degni di nota. Una giornata tipo, insomma. 

Elsa stava ripetendo mentalmente la vita di Dickens mentre tornava a casa da sola quando, inaspettatamente, si ritrovò nei pressi del parco dove il giorno prima aveva incontrato Jack. Era l'una, quindi non c'era nessuno: tutti probabilmente erano a casa o in qualche altro posto a mangiare. Si rese conto di essere affamata, quindi affrettò il passo senza rivolgere uno sguardo di più ai giardinetti con l'altalena. 
Si fermò solo sentendo un suono insistente, come il miagolio di un gattino. Si girò verso la direzione da cui proveniva e quello che vide la sorprese alquanto. 
Un ragazzo dai capelli chiarissimi stava accarezzando un micetto dal pelo nero come la pece. Quando, però, capì l'identità della persona, rimase esterrefatta. 
- Jack? - Il ragazzo si voltò sentendo pronunciare il suo nome. 
- Ehi, Elsa! Come va? - Le sorrise, quel sorriso stupendo che solo lui sapeva fare. Ma lei non ricambiò, perché era solo il giorno prima che aveva ricominciato e non se la sentiva di esagerare. 
- A me bene, ma... Che cosa stai facendo? - 
- Ho trovato questo piccolino affamato poco fa. Sembrava sperduto, così gli ho comprato un cartone di latte e ho pensato di portarlo a casa mia. - La bionda notò solo in quel momento la busta di plastica ai piedi del giovane. 
- Mi sembra che tu gli piaccia. - 
- Vero! Prova ad accarezzarlo anche tu! - Per qualche motivo si aspettava una simile richiesta. Forse perché le sembrava un cliché degno di uno shoujo, ma il musetto del gattino era talmente dolce che non se la sentì di rifiutare. Così si avvicinò e, piano piano, con una certa cautela, avvicinò la mano alla testa dell'animale. Certo, non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi con un dito tra le sue piccole zanne. Con un urletto che più che di dolore era di sorpresa, lo ritirò frettolosamente, mentre Jack rideva di gusto. 
- Non ridere così tu, vorrei vedere te al mio posto! - Si alterò, recuperando poi il suo solito contegno. 
- Scusa, solo che è stato divertente! E poi voleva solo giocare, non c'è bisogno di arrabbiarsi. - 
- Beh, fallo giocare con le tue dita. Io mi tengo a distanza di sicurezza. - Detto ciò, si allontanò di un passo, facendo ridere di nuovo il ragazzo. Stavolta, non poté trattenersi dall'accennare un debole sorriso, un lieve movimento delle labbra, che non sfuggì agli occhi dell'attento osservatore accanto a lei. 
- Perché non vuoi sorridere? - Tutto si aspettava, meno che quella domanda. Non era preparata a dare una risposta, così stette in silenzio. 
- Non vuoi dirmelo, eh? Vorrà dire che aspetterò finché non deciderai che sono degno di conoscere un tuo segreto. - Non voleva che pensasse che fosse colpa sua, ma non riuscì a ribattere. Tutto quello che disse fu un leggero "Grazie", seguito poi da un "Devo andare, è tardi".  
Si salutarono, Jack con un sorriso sghembo, Elsa con uno sguardo dispiaciuto. Il micio intanto, continuava a miagolare in direzione del ragazzo. 
In quel momento, però, lei fu colta da un pensiero improvviso. 
- Jack, aspetta! Come lo hai chiamato? - Non che fosse un'informazione di vitale importanza però quel gattino, così tenero e dispettoso, la incuriosiva. 
- Non lo so, non ci ho ancora pensato. Tu come lo chiameresti? - Le domandò, guardandola negli occhi. Elsa si sentì come un libro sfogliato pagina per pagina, ma non lo diede a vedere. 
- Non saprei... vediamo un po': è tutto nero, quindi... Nerino? - Non sembrava molto convinta, infatti anche l'animale parve lanciarle un'occhiata di fuoco. 
- Mi sembra che non gli piaccia. Riprova! - La incoraggiò. Non le veniva in mente nulla. Lo fissò, sperando che il gatto le suggerisse un nome carino o almeno decente. Poi, dopo un minuto buono di dialogo interiore con il micetto, ebbe l'illuminazione. 
- Pitch. Allora, ti piace piccoletto? - Questi parve studiarla un attimo, poi emise un verso che doveva essere di soddisfazione. 
- Come mai questo nome? - 
- Non so, è che guardandolo mi è venuto in mente quando la tata mi raccontava la storia dell'Uomo Nero e ho pensato: "Perché no?". Mi sembra contento, giusto? - Jack le sorrise e poi si rivolse al piccolo Pitch. 
- Benvenuto nella mia famiglia, Pitch. Ti troverai bene! -Il gatto miagolò un'ultima volta, prima di sparire dietro l'angolo con il nuovo padrone. 

Elsa pensò tanto, quella sera: al piccolo Pitch, a Jack, a lei. Si chiese se fosse davvero la morte di suo padre la causa della sua eccessiva serietà. Forse, si era solo abituata a non sorridere più e bastava una piccola spinta per ricominciare. O forse era proprio di quel ragazzo in particolare il merito della sua ritrovata allegria, magari un altro non sarebbe riuscito a farle piegare le labbra come invece faceva lui senza troppe difficoltà. 
Il gattino le rimase in testa per molto tempo: l'unico animale che aveva avuto era un cane di nome Olaf, scappato tempo prima. Le sarebbe piaciuto poterlo riabbracciare, perché le mancava terribilmente. Era stato un ottimo compagno di giochi per lei ed Anna, quando erano più piccole; le aveva consolate quando il loro padre aveva avuto l'incidente; amava essere abbracciato da loro due e non disdegnava le carezze della madre delle ragazze. Nessuna di loro aveva mai capito il motivo della sua scomparsa, lo avevano cercato per anni, senza risultati. Probabilmente era morto. Elsa sentì una fitta al cuore a quel pensiero, ma poi si risollevò con l'immagine di Jack che si allontanava con il suo nuovo micino, Pitch. Decise che quello che ci voleva era proprio un altro gelato, ma poi si ricordò di averlo finito la notte prima. Sconsolata, si sdraiò sul letto e si addormentò, sognando cioccolata, cani e gatti. E, per quache motivo, un pupazzo di neve che la abbracciava**.

La mattina dopo, ventuno dicembre, non c'era scuola perché era sabato. Tuttavia, Elsa si alzò di buon ora, scendendo in cucina per mangiare qualcosa. Trovò sua madre intenta ad addentare un toast al burro di arachidi mentre studiava un progetto.
- Buongiorno - La solita freddezza, a cui la bionda rispose senza difficoltà con un altro "Buongiorno" di ghiaccio.
- Oggi devo andare fuori città per vedere un cliente nel luogo in cui costruiremo la sua casa. Ricordati che stasera alle sei in punto cominciamo l'allenamento per la tua gara di febbraio. Salutami Anna, parto subito. -
- Va bene mamma. A dopo. -
- A stasera. -  Dopo quelle parole, la donna finì di masticare la sua colazione e andò a lavarsi i denti, per poi uscire due minuti dopo, elegante come solo lei sapeva essere. Elsa sospirò e si preparò una tazza di latte al cioccolato fumante, si sedette e pensò che le dispiaceva molto essere in quella situazione con sua madre. Non era sempre stata così, quando suo marito era vivo era una donna dolce e comprensiva, che non aveva nulla della rigidità attuale. Ormai, constatò, era troppo tardi per rimuginarci su.
- Ehi Elsa! Sei già sveglia, vedo! - La salutò Anna, con la sua solita allegria.
- Buongiorno Anna. Oggi è sabato, come mai sei in piedi? -
- Così, senza nessun motivo preciso. Mi hai fatto venire voglia di latte al cioccolato! - Ridacchiò e anche lei fece colazione.
Sembrava che fossero senza pensieri, leggere come piume, mentre discorrevano di vari argomenti (tra cui il misterioso Jack e il suo nuovo gatto).
I guai dovevano ancora arrivare.














Note di quella che dovrebbe essere un'autrice ma che non è degna di tale titolo per colpa di questa schifezza: 
Buonasera (o buonanotte, o buongiorno, come volete voi)! In questo momento sto morendo di sonno, non capisco proprio perché mi viene voglia di scrivere solo di notte!!
Comunque, stranezze a parte, lo so che non succede un tubo in questo capitolo: mi serviva solo per introdurre Pitch (micio, che tenero *-*) e Hans e per iniziare con la VERA storia, che comincerà dal prossimo capitolo.
*Ok, lo so che Anna ha vent'anni, ma questa frase era troppo puccia per non metterla!!
**Già, nella mia storia Olaf è un cane, però Elsa lo sogna come pupazzo di neve. Sono proprio strana XD
Grazie mille a mya95, Addy6702 e kokka1110 per aver recensito lo scorso capitolo, è sempre un piacere sentirvi!! 
Mi racomando, aspetto i vostri commenti se vi andrà di farmi sapere che ne pensate!! Oh, dimenticavo: anche se sono le dieci e mezza, buon (fine) San Valentino a tutti gli innamorati e buona Festa della Cioccolata per i single (loro hanno i cuoricini e i cioccolatini pucci pucci, noi ci sbafiamo pacchi di cioccolata perché è deliziosa e perché non siamo costretti a condividerla XD)
Un bacione grande grande e tanta Jelsa a tutti 
Mary <3
   
 
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