Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    15/02/2016    3 recensioni
Una serie di OS dedicate ai personaggi della Trilogia della Luna. Qui raccoglierò le avventure, i segreti e le speranze di Brianna, Duncan, Alec e tutti gli altri personaggi facenti parte dell'universo di licantropi di cui vi ho narrato in "Figli della Luna", "Vendetta al chiaro di Luna", "All'ombra dell'eclissi" e "Avventura al chiaro di Luna" - AVVERTENZA: prima di leggere queste OS, è preferibile aver letto prima tutta la trilogia + lo Spin Off di Cecily
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Quando meno te l’aspetti (gennaio 2019)
 
Sai che sei innamorato, quando non riesci a dormire
perché finalmente la realtà è migliore dei tuoi sogni.  (Dr. Seuss)
 
 
 
 
Amanda era stanca morta, non ne poteva davvero più, e non credeva di avere più un solo muscolo funzionante in tutto il suo corpo indolenzito.
 
L’influenza sembrava essersi risvegliata di colpo, in Gran Bretagna, al pari di un gigante zoppo nel bel mezzo di una cristalleria.
 
Lei e Brie avevano dovuto lavorare su così tanti vetrini, quel giorno, in laboratorio, da far invidia a una catena di montaggio. E tanti saluti alla loro ricerca, per quel dì.
 
I loro studi sul genoma dello Stafilococco Aureo Meticillino Resistente erano andati a farsi benedire e, a giudicare dalla mole di lavoro non ancora smaltita, il giorno seguente non sarebbe stato differente.
 
Sbadigliando sonoramente dopo aver salutato le infermiere alla reception dell’entrata, Amanda si diresse caracollante verso la sua auto, una Toyota Prius nera, e fece bippare il telecomando di apertura delle portiere.
 
Senza badare alla classe, scaricò la sua borsa sul sedile posteriore con un lancio degno di un ubriaco e, nel passarsi una mano nella confusa chioma di capelli rossicci, borbottò: “Dove cavolo ho messo la mia sacca con il pranzo?”
 
Non era possibile che l’avesse dimenticata negli spogliatoi. Tutte le volte che si portava il pranzo da casa, lo…
 
“Porco schifo!” sbottò, battendosi una mano sulla fronte e tornando indietro a passo di carica senza chiudere l’auto.
 
Passando di corsa di fronte alla reception – e scatenando l’ilarità dei presenti – prese l’ascensore, fece qualche altro saluto veloce, imprecò nel vedere le sue scatole di plastica sul tavolo del salottino e infine le afferrò.
 
Doveva avere il cervello pressofuso, per non essersi ricordate di rimetterle nella sua sacca refrigerata.
 
Nel ripercorrere il tragitto al contrario si diede dell’idiota mille volte e, quando finalmente si ritrovò nuovamente nel parcheggio, boccheggiò, nuovamente colta di sorpresa.
 
Stavolta, però, non per una sua dimenticanza.
 
Poggiato svogliatamente contro la portiera della sua auto, Amanda scorse una figura maschile piuttosto imponente, con il cappuccio della felpa calato sul viso. I lampioni asfittici, inoltre, non aiutavano per nulla a cogliere i lineamenti nascosti dall’abbigliamento dell’uomo.
 
Ora, che doveva fare, di preciso?
 
Poteva tornare dentro e chiamare la sicurezza ma, quasi sicuramente, il tizio l’avrebbe raggiunta prima che lei avesse fatto mezzo passo verso l’ospedale. Se già non si era sentita stanca in precedenza, quell’ultima corsa le aveva fatto diventare le gambe di piombo, perciò non avrebbe mai potuto contare su una scatto bruciante.
 
Poteva urlare, certo. Ci sapeva fare, con gli strilli, ma Mister Cappuccio avrebbe potuto essere armato, costringendola al silenzio ben prima della fine della sua esibizione da soprano.
 
Poteva… già, che poteva fare?
 
La figura maschile all’improvviso rise, sorprendendola non poco e, nel calare finalmente il cappuccio per rendersi riconoscibile, esordì dicendo: “Mandy, non dovresti ricordarti di chiudere l’auto, prima di scappar via a gambe levate?”
 
“Jessie?” esalò Amanda, prendendo un gran respiro di sollievo.
 
L’attimo dopo, caricò come un toro la sentinella mannara del branco di Matlock e, piantandogli un pugno su una spalla – che lui ovviamente non sentì – esclamò piccata: “Mi hai fatto venire un infarto, idiota!”
 
Lui rise nuovamente, passandosi una mano tra la massa di capelli neri e stretta in un codino sopra la nuca.
 
“Ehi, ehi, calmati! Sono qui su mandato ufficiale, e stavo anche per rendermi visibile ma, quando ho fatto l’atto di avvicinarmi, ti ho vista galoppare via dal parcheggio, e così sono rimasto a guardia dell’auto.”
 
“E come facevi a sapere che non l’avevo chiusa?” brontolò lei, buttando le scatole sul sedile posteriore, a fianco della sua sacca.
 
Jessie indicò i fari dell’auto, motteggiando: “Non si sono illuminati.”
 
Mandy sbuffò per l’ovvietà di quella risposta – tutte le auto con chiusura elettronica vengono sgamate dal brillio delle frecce – e, con un sospiro fiacco, borbottò: “Cosa vuole il branco da me?”
 
“Ci sono un paio di lupi che vorrebbero parlare di noi ad altrettante persone, ma non sono sicuri che queste ultime possano essere pronte, o adatte, ad accettare la verità. Dovresti andare con loro per … tastare il polso della situazione, per così dire” le spiegò Jessie, scrollando le spalle.
 
“Fammi capire… dovrei reggere il moccio perché due lupi hanno fifa di aprire bocca?” borbottò Mandy, passandosi le mani sul viso come a schiarirsi le idee.
 
“Qualcosa del genere” ammise Jessie, ghignando.
 
“Per Mac Duncan farei un sacco di cose, ma comportarmi da idiota in mezzo a due coppiette, non è tra queste” sottolineò la donna, storcendo il naso. “Perché è lui che te l’ha chiesto, vero? Brie non me ne ha parlato.”
 
“Colpito e affondato” ammise in fretta Jessie.
 
“Perciò, Mac ha puntato tutto sulla tua bella faccia per indorarmi la pillola” sottolineò Amanda, fissandolo bieca.
 
Jessie ebbe la buona creanza di tacere.
 
Scoppiando a ridere per non dover sprecare tempo ad arrabbiarsi – non ne aveva molta voglia –, la donna esalò: “Ah, come sono prevedibili, i maschi! Anche quelli dotati di pelliccia!”
 
Jessie sorrise senza aggiungere nulla al suo dire, e si limitò a fare spallucce.
 
Fin da quando aveva conosciuto Amanda per la prima volta, l’aveva trovata una ragazza spigliata e simpatica, dalla battuta pronta. Non faceva specie che andasse così d’accordo con Brianna, la loro Prima Lupa.
 
Avevano caratteri molto simili, e le battutacce che erano in grado di far rimbalzare dall’una all’altra quelle due, erano epiche.
 
Il giorno in cui era stata presentata al Vigrond, Amanda non aveva battuto ciglio di fronte ad alcuni tra gli alfa più potenti del branco. Tra loro, tre lupi si erano trasformati davanti a lei con tanto di spogliarello, ma Mandy si era solo divertita ad ammirare con piacere, commentando per diretta conseguenza le esibizioni del trio.
 
Quello che ne era venuto fuori, aveva fatto ridere più di un serioso anziano membro del clan. Forse, a memoria di lupo, era stata la Cerimonia di Accoglienza più spassosa di sempre.
 
Anche Cecily, Fenrir di Falmouth, durante una sua visita a Matlock, si era dichiarata lieta di averla conosciuta e, con Amanda e Brianna, avevano davvero fatto furore, quanto a battute di spirito.
 
Sì, con loro non ci si poteva davvero annoiare. E non era del tutto vero che Duncan gli avesse chiesto di far intervenire Amanda, affinché giudicasse le potenziali affiliazioni umane al branco.
 
Era stato lui a proporla, così da avere una scusa valida per incontrarla.
 
Il fatto di vederla spesso in giro, o al negozio di Jerome – dove lui lavorava – non gli bastava più, ormai. Sentirsi un idiota al pensiero di invitarla fuori, però, non aiutava la causa.
 
Se qualcosa non avesse funzionato per il verso giusto, sarebbero stati guai. Lui era amico di Brianna e Duncan, ma anche Amanda lo era, e questo avrebbe creato tensioni che non voleva affatto nascessero, all’interno del suo branco.
 
Sarebbe stato oltremodo imbarazzante, se le cose tra loro avessero preso una piega spiacevole.
 
A volte, dopotutto, conoscersi troppo bene non era una cosa positiva.
 
***
 
Forse, avrebbe dovuto dire a Mandy di non prendere tanto sul serio quella missione e, sempre forse, avrebbe dovuto sottolineare con lei di non vestirsi in modo sexy o provocante.
 
A ogni buon conto, quando la vide uscire dal suo appartamento in centro, in equilibrio perfetto su un paio di scarpe dal tacco esorbitante, Jessie deglutì a fatica, incapace di riprendere fiato.
 
Passandosi un dito all’interno del colletto della camicia botton-down che indossava su un paio di jeans schiariti, si chiese preoccupato se sarebbe sopravvissuto fino alla fine della serata.
 
Il tubino rosso fuoco che indossava non nascondeva nulla alla fantasia e, se c’era una cosa che poteva vantare Amanda, era un corpo davvero eccezionale. Non era infatti la classica modella taglia 38, con forme poco evidenziate, ma una morbida, gradevole donna dalle linee mediterranee.
 
Era stato un tremendo errore non dirle di vestirsi in modo casual. Avrebbe dovuto ricordarsi che l’amica amava vestirsi a quel modo, ma la sola idea di uscire con lei – anche se in via ufficiosa – lo aveva confuso al punto da fargli perdere di vista un particolare così importante.
 
Salutando Jessie con un cenno della mano, inconsapevole delle paranoie del licantropo, Mandy salì sulla sua Nissan GT R nera ed esordì dicendo: “Immagino che quest’auto fili che è una bellezza.”
 
“E’ brava, nel suo genere” assentì lui, sorridendole nell’avviare il motore, che vibrò caldo sotto di loro.
 
Amanda socchiuse gli occhi e, dopo aver mugolato per il piacere, mormorò: “Oooh, questo sì che è piacevole.”
 
Calmati, Jessie, le piace l’auto… L’AUTO, pensò tra sé l’uomo, avviandosi per raggiungere il locale dove avrebbero incontrato gli altri.
 
Sarebbe stata una serata davvero difficile, ora ne aveva la certezza.
 
***
 
Come Jessie aveva previsto, Mandy si trovò subito a suo agio con la compagnia di quella sera, pur non conoscendo affatto le due giovani ‘esaminande’, e ben poco i due lupi che avevano chiesto aiuto.
 
Jessie non ne fu affatto sorpreso. Amanda era la tipica persona che sapeva illuminare una stanza, con la sua sola presenza. Era spigliata, affabile, divertente e solare e, anche se era solo un’umana, poteva sprigionare così tanta energia da inebriare anche un lupo navigato come lui.
 
Non aveva l’aura di un licantropo, ma la sua verve bastava e avanzava a compensare quel gap.
 
Jessie la guardò per tutto il tempo, ridendo delle sue battute e alternandosi agli altri due lupi nel ribattere con altrettanta spensieratezza al suo dire.
 
Le due ragazze non furono da meno e, quando infine l’orologio batté le tre del mattino, Mandy dichiarò di doversi ritirare per dormire; i pazienti, purtroppo, non aspettavano i suoi comodi.
 
Nel salutare il gruppetto, che si diresse verso le rispettive auto, Mandy si attaccò al braccio di Jessie – essendo un po’ alticcia – e mormorò: “Quelle due sono in gamba, credimi. Penso che potreste dire loro che è in atto un’apocalisse aliena, e vi chiederebbero dove sono i bazooka per contrattaccare. Hanno scelto bene… davvero.”
 
“Ottimo… sarebbe stato un peccato dire loro che, secondo te, non erano all’altezza. Roy e Percy sembrano davvero presi, e tengono molto alla tua opinione” dichiarò Jessie, sorridendole nell’aprirle la portiera.
 
“Neanche il mio fosse un giudizio insindacabile” ridacchiò per contro lei, lasciandosi scivolare sul morbido sedile in pelle. “Potrei dormire qui, sai?”
 
“Vedrò di riaccompagnarti a casa. Starai sicuramente più comoda nel tuo letto” replicò Jessie, avviandosi con calma per tornare in centro a Matlock.
 
Volgendo il capo a scrutare il suo profilo, Mandy mormorò: “Sai cosa c’è, Jessie? Che le donne sarebbero disposte a tutto, per amore, perciò uno deve solo capire se la persona che ami ti riama appieno. Poi, le stranezze passano in secondo piano.”
 
“Dici?” replicò lui, stando sul chi vive. “Tu, però, hai accettato tutto senza essere innamorata di nessuno.”
 
“Veeero!” esclamò lei, ridacchiando. “Ma perché mi fidavo di Brie. La nostra è un’amicizia salda. Anche in questo caso, vale la regola di prima. Amicizia vera, e amore.”
 
Jessie preferì non proseguire con l’argomento, trovandolo quanto mai subdolo e possibilmente foriero di guai e, quando si fermò di fronte al condominio di Mandy, la aiutò a scendere senza più dire nulla sulla serata appena trascorsa.
 
“Sei sicura di riuscire ad andare a lavorare? Sembri piuttosto sbattuta” le fece notare Jessie, sorreggendola fino a raggiungere la portone d’ingresso.
 
Da lì, la condusse all’interno e, dopo aver preso l’ascensore, scese con lei all’ultimo piano, portandola fino alla porta dell’appartamento.
 
“Noi dottori siamo abituati a ritmi folli. Tre ore di sonno, e sarò pimpante come prima” dichiarò Amanda, infilando la chiave nella toppa al terzo tentativo.
 
“Grazie per stasera, allora. A parte tutto, ma mi sono anche divertito” le disse infine lui, sfiorandole una spalla con la mano.
 
“Grazie a te. Mi sono divertita anch’io” replicò lei, levandosi in punta di piedi per stampargli un amichevole bacio sulle labbra.
 
Jessie lo accettò con lo sconcerto stampato in faccia e, prima ancora di riuscire a dire qualcosa, si ritrovò a fissare la porta chiusa.
 
Un attimo dopo, le luci di cortesia nel corridoio, si spensero.
 
Sbattendo le palpebre, lui esalò: “Ma che è successo?”
 
Nel contempo, all’interno dell’appartamento, appoggiata alla porta e con gli occhi sgranati, Mandy borbottava: “Ma che ho fatto?”
 
***
 
“Hai fatto le ore piccole, Mandy? Sei più sbattuta di una frittata…” esordì Brianna, sostituendo un vetrino al suo microscopio.
 
“Non prendermi in giro, tu! Dopotutto, è colpa del tuo uomo, se io sono ridotta così” brontolò Amanda, rifacendosi la coda di cavallo per la millesima volta.
 
Dopo quel bacio che, in teoria, aveva voluto essere amichevole, Mandy aveva riaperto la porta, aveva attirato dentro Jessie e, da quel che ricordava, il suo era diventato un fine serata davvero spettacolare.
 
Avevano fatto sesso d’eccezione e, quando lei si era appisolata per mezz’ora contro la sua spalla, si era addormentata subito. Subito.
 
Neanche lui l’avesse anestetizzata. E dopo il sesso migliore degli ultimi anni.
 
Essere lasciata dal suo fidanzato italiano al terzo anno di università, e tramite sms, era stato assai traumatico per lei e, da quel momento, non aveva più avuto relazioni.
 
Sì, qualche appuntamento qua e là, ma niente di serio.
 
Di punto in bianco, però, si era gettata tra le braccia di quell’aitante licantropo che, prima di tutto, era suo amico, e aveva fatto un’ottima ginnastica orizzontale con lui.
 
Peccato che adesso non sapesse come affrontare la cosa.
 
“Il mio uomo? Spiegati meglio, perché sono parecchio confusa” replicò Brianna sinceramente sorpresa, riportandola al presente.
 
“Ma come? Mac Duncan non ti ha detto di avermi chiesto di supervisionare l’incontro amoroso di un paio dei suoi lupetti?” borbottò la donna, afferrando un vetrino con entrambe le mani.
 
Non si fidava molto dei suoi istinti primari, quella mattina, equilibrio in testa.
 
Brianna sbatté le palpebre, confusa, ed esalò: “Che avrebbe fatto, scusa? Anche quanto, te l’avrei chiesto io. Sono io che mi occupo di queste cose.”
 
“Oh, ma, Jessie mi ha detto…” iniziò col dire lei, prima di rammentare un paio di cosette. “Sì, in effetti è vero. Me l’avevi detto che, di cose simili, si preoccupa la Prima Lupa. Ma allora…”
 
“Jessie, hai detto?” ironizzò Brie, ghignando maliziosa al suo indirizzo.
 
“Pensi che lui…” ansò Mandy, bloccandosi subito dopo e murandosi la bocca.
 
Forse, dopotutto, quella notte di sesso…
 
“Ci sono finita a letto insieme, sai?” buttò lì Amanda, sbattendo le palpebre con aria confusa e dubbiosa.
 
“COSA?!” gracchiò la licantropa, rischiando di far cadere uno dei suoi vetrini. “Con la mia sentinella? Il mio Jessie?”
 
“Piano con i pronomi possessivi, lupetta” ironizzò Mandy, sorridendo. “Di tuo, hai già Duncan, no?”
 
“A voler essere precisi, tutti i lupi sono miei, nel senso più ampio del termine, perché io sono la loro madre spirituale, oltre che la loro guida” sottolineò distrattamente Brianna prima di esalare: “Ma… davvero avete fatto sesso? E come diavolo è successo?”
 
“Nel modo classico. Lui sopra, io sotto. O almeno credo. Forse, abbiamo anche variato un po’, non ho le idee molto chiare in merito… ero un po’ brilla” dichiarò Mandy facendo strabuzzare gli occhi all’amica.
 
“Hai fatto sesso con uno dei miei lupi… da ubriaca?!” sbottò Brie, passandosi le mani tra i capelli. “Mandy, per l’amor di Dio, siamo un clan, e l’armonia è la prima cosa che conta! Cose del genere potrebbero destabilizzare gli equilibri di…”
 
Interrompendola con un gesto secco della mano, Amanda replicò: “Pensi che non lo sappia? Jessie è anche amico mio, oltre a essere amico tuo. Mi sento un’idiota, se proprio lo vuoi sapere.”
 
Sospirando per darsi una calmata, Brianna le domandò: “Ma tu che ne pensi, di Jessie?”
 
“Che è un bell’uomo, è simpatico e… per la miseria, Brie, fa sesso in maniera eccezionale e, come se non bastasse, mi sono appisolata contro di lui come un cucciolo bisognoso d’affetto. E lui è stato lì tutto il tempo, tenendomi tra le braccia perché riposassi bene!” sbottò Mandy, impallidendo. “Sai che vuol dire?”
 
Indulgente, Brie mormorò: “Che non è stato solo sesso… per nessuno dei due. Non ti saresti mai sentita così a tuo agio, se avessi fatto solo sesso con Jessie l’amico.”
 
“Merda!” bofonchiò Amanda, dandosi una manata sulla fronte.
 
L’amica invece scoppiò a ridere, le diede una pacca sulla spalla con fare confortante e, serafica, asserì: “Auguri, cara.”
 
“Piantala. Pensi che mi piaccia essermi ficcata in questo ginepraio? Sai che non ho bisogno di uomini, in questo momento. Dopo Antonio, pensavo di aver chiuso, con il club degli XY. E invece, ora mi capita questo!”
 
Fissandola con aria scettica, Brie replicò: “Tu… che chiudi con gli XY? Non ci crederò nemmeno se ti vedrò a sbaciucchiare una donna.”
 
Sbuffando, Mandy la mandò a quel paese, ma ammise: “Sì, non riuscirei mai a essere come Paul e James, o come Sandy e Clarisse. Loro se la spassano gioiosamente, e si vede che sono affiatati. Io, semplicemente, non mi ci vedo.”
 
“Antonio è stato uno stronzo, punto. Non si può mollare una ragazza via sms, quando questa si trova a Londra, e lui a Modena. Che sistema è?” brontolò Brianna, scribacchiando velocemente su una cartella prima di afferrare l’ennesimo vetrino.
 
“Quasi quasi, accettavo l’offerta di Mac Duncan di fargli dare una lezione da un branco locale, …ma no, sarebbe stato sciocco, ora lo so” sospirò Amanda, scuotendo il capo.
 
Bloccandosi, Brie le domandò: “Seriamente, adesso, …cosa ne pensi di Jessie?”
 
“Che mi piace, ma devo capire se come amico, come amante, o come qualcosa di più.”
 
“Penso non succederà nulla, se ti inerpichi lungo uno di questi sentieri” le fece notare Brie.
 
“Ma abbiamo troppi legami interconnessi, e siamo entrambi amici tuoi, o di Mac. Che facciamo, se ci scanniamo metaforicamente l’un l’altra?” ironizzò Amanda, ficcando le mani nelle tasche del camice.
 
Nervosa com’era, avrebbe fatto un disastro coi vetrini. Meglio bloccarsi, per il momento.
 
Brianna preferì non rispondere.
 
Era vero. Erano talmente legati, e in mille modi diversi che, un’eventuale loro lite, avrebbe lasciato più di una cicatrice in giro.
 
***
 
Nevicava, faceva un freddo cane e lei era stanca morta, desiderosa di mettersi il suo pigiama di flanella e guardare le repliche, delle repliche, delle repliche di Grey’s Anatomy.
 
Ne era così drogata da sapere le battute di tutti gli attori a memoria, ma non ce la faceva a smettere, era più forte di lei.
 
Inforcando la via del parcheggio, Amanda si bloccò a metà di un passo quando scorse una sottospecie di pupazzo di neve nei pressi della sua auto.
 
In realtà, sapeva bene chi era, ma era coperto da così tanta neve da sembrare in tutto e per tutto la riproduzione sexy di Jack Frost.
 
“Non li fanno più, gli ombrelli?” esordì Amanda, facendo bippare l’allarme dell’auto.
 
“Quando sono arrivato, non nevicava” replicò Jessie, scrollandosi di dosso i dieci centimetri buoni di neve che aveva addosso. Era zuppo.
 
“E dire che avete un naso sopraffino, voi pelosi. Non ti eri accorto del cambio del tempo?” ironizzò lei, poggiando le mani sui fianchi per guardarlo piena di ironia.
 
I neri capelli gocciolavano come grondaie sulle sue ampie spalle, peggiorando una situazione già di per sé drammatica. Avvoltolata nel suo piumino, Amanda si sentiva quasi in colpa a guardare quel giovane uomo in felpa e jeans interamente bagnati che la attendeva da ore sotto quella bellissima nevicata.
 
Quasi in colpa, però. Non gliel’aveva chiesto lei di ridursi così.
 
“Stavolta, a chi devo salvare il culo?” ironizzò Amanda, non sapendo che altro dire.
 
Come approcci un argomento spinoso come il sesso, con un tuo amico… con cui hai fatto sesso?
 
“A me, credo” sorrise contrito lui, scrollando le spalle.
 
Mandy fece tanto d’occhi, si insospettì un attimo dopo e, aprendo la portiera dell’auto, bofonchiò: “Sali, prima di buscarti un raffreddore… se già non l’hai preso.”
 
“Grazie” sussurrò Jessie, circumnavigando l’auto con passo lesto.
 
Una volta che ebbe messo in moto, Amanda mise il riscaldamento al massimo e, nell’avviarsi fuori dal parcheggio, mormorò: “Ebbene? Hai un’innamorata che devo studiare?”
 
“Per la verità, no. Direi che, più che altro, le devo delle scuse” ammise lui, lo sguardo fisso fuori dal finestrino e l’aria molto, ma molto insicura.
 
Mandy lo sbirciò per un secondo, riflesso sul vetro scuro della portiera, prima di dichiarare: “Ho dormito pochissimo, ho lavorato moltissimo e sono stanca morta. Sii chiaro, perché il mio cervello è sì e no al trenta percento di attività effettiva.”
 
“Esattamente quello che non voglio, perché ciò che devo dirti deve essere chiaro, e con te che vai a tre cilindri, per così dire, non è il momento giusto” ironizzò a quel punto Jessie, sapendo che Amanda avrebbe capito.
 
Lei infatti rise, rise sguaiata e senza darsi la pena di apparire fine o elegante e Jessie, suo malgrado, si ritrovò a desiderarla ancor più di prima.
 
Mandy non aveva mai fatto mistero di essere un’amante di auto sportive, di saper sistemare un motore come – e meglio – di tanti uomini, e di apprezzare la velocità. Sapeva che questo poteva intimidire molti rappresentanti del sesso opposto, ma il suo interesse per la cosa era pari a zero.
 
Poteva essere sia donna al cento percento, che un maschiaccio matricolato, e questo faceva andare Jessie su di giri più ancora dell’abito della sera prima.
 
O della notte di sesso che avevano condiviso.
 
Quando Amanda fermò la Prius nel suo posto auto, di fronte al piccolo condominio dove abitava, Jessie ne approfittò per afferrarla gentilmente a un braccio.
 
Senza darle il tempo di protestare, la volse verso di sé e la baciò, affondando nella sua bocca con bramosia, possesso e tanta, tanta paura.
 
Quando infine si staccò da lei, gli occhi di Mandy erano spalancati e sì, molto molto svegli, ora.
 
“Adesso a che livello è il cervello?”
 
“Ha fatto il pieno di NOS1” gracchiò lei, tirandogli un pugno sulla spalla l’attimo seguente. “Ma che cavolo ti è saltato in testa?! Non potevi darmi un preavviso?!”
 
Jessie sorrise sbarazzino e Mandy, nel ritirare la mano con un ‘ahia’ a fare da corollario, mormorò: “L’effetto sorpresa serviva a svegliarti. E sai che è inutile che picchi un licantropo… ti farai sempre e solo male.”
 
“Me lo scordo ogni volta” brontolò lei, facendogli la lingua.
 
“Ti scoccia se mi asciugo, mentre parliamo?” le domandò Jessie, tirandosi un lembo di felpa umidiccia.
 
“Non in auto. La ridurrai a una sauna” scosse il capo lei, scendendo per tutta risposta. “Vieni su.”
 
Jessie annuì, infilandosi le mani in tasca per non essere tentato di provare un altro assalto. Quelle chiome castano rossicce sparse sulle spalle di Mandy invogliavano a infilarci dentro le dita, ma doveva trattenersi.
 
Dovevano parlare, prima.
 
Quando infine ebbero raggiunto l’appartamento, e Mandy si fu liberata si scarpe e piumino, lei lo fissò torva e borbottò: “Dai, accendi il calorifero mentre io mi cambio.”
 
Annuendo, Jessie espanse la propria aura mentre Amanda spariva nella sua camera da letto. Ne tornò qualche minuto dopo indossando un comodo pigiama di flanella azzurro, babbucce ai piedi e una spazzola.
 
Spazzola che poi porse a Jessie, asserendo: “Almeno si incasinano anche a voi, i capelli, quando si asciugano.”
 
Jessie assentì, ridendo sommessamente e, passandosi la spazzola sui capelli, seguì Mandy al divano, dichiarando: “Stanotte non sarei dovuto restare. Ma l’ho fatto, e non mi pento di essere venuto a letto con te, …ma non doveva succedere così.”
 
“Perché? Ti piace il sesso alternativo? La lap dance? Il bondage?” ironizzò Amanda, tuffandosi sul divano e mettendosi a gambe intrecciate su di esso.
 
Jessie scosse il capo, non sapendo se apprezzare il suo tentativo di fare dell’ironia, o detestarla perché non lo prendeva sul serio.
 
Preferì comunque la prima opzione, e mormorò: “Niente di ciò che hai detto. Il sesso classico è sottovalutato ma, se lo si fa bene, è eccezionale.”
 
“Concordo. Infatti, non mi pare di essermi lamentata. Ti ho pure usato da comodo cuscino, quando sono crollata” gli fece notare, allungandogli un cestino ricolmo di patatine.
 
Lui ne sgranocchiò alcune, studiandone il profilo tranquillo. Forse, dopotutto, non aveva combinato un guaio colossale, e lei lo avrebbe perdonato per quello scivolone imprevisto.
 
Quando, però, Mandy lo squadrò con espressione combattuta, Jessie tremò.
 
Ecco che arrivava la batosta…
 
“Pensavo a una cosa…” iniziò col dire lei, mordicchiando una patatina. “… ma poi l’ho scartata subito, perché non sarebbe da me.”
 
“E cioè, cosa?” si informò Jessie, teso come una corda di violino.
 
“Lasciar perdere” scrollò le spalle lei. “Io non lascio perdere. Io studio le prove, le analizzo e cerco di capire cosa mi sta succedendo dinanzi al naso. Ergo, che succede? Perché io l’ho capita in un modo, ma non so se ci ho azzeccato.”
 
“Prova a dirmi cosa ne pensi” le propose a quel punto lui, accavallando le gambe.
 
Ormai, era del tutto asciutto.
 
Mandy lo squadrò curiosa, sollevò un sopracciglio con ironia e mormorò: “Meglio di una stufetta. Questo è culo, Jessie. Culo al quadrato. Sai che fortuna poter contare su un trucco simile?”
 
“Stai divagando” le fece notare lui, ghignando.
 
“Vero, vero” sbuffò, gesticolando con le mani prima di fissarlo torva e dire: “Ecco come la penso. Tu volevi venire a letto con me. A me è piaciuto, a te è piaciuto, e ora siamo di fronte a un bivio.”
 
“Messa così, sembra che io abbia approfittato di te” sottolineò Jessie, storcendo il naso.
 
Sbuffando sonoramente, Amanda si passò le mani tra i capelli ed esalò gracchiante: “Veeero! Sì, è verissimo! Scusa.”
 
“Mandy, stai iperventilando, e il tuo cuore è a mille. Calmati, e dimmi cosa pensi” la riscosse gentilmente Jessie, sorridendole tranquillo.
 
“Maledetti i vostri radar… vi odio, quando fate così. Uno non può neanche avere una crisi di nervi in santa pace” brontolò la giovane, dandogli uno schiaffetto su un ginocchio. “Comunque, la cosa si riduce a me che dormo contro di te.”
 
“Eh?” gracchiò Jessie, allibito.
 
“Okay, a questo punto dovrei fornirti il manuale di sopravvivenza all’interno del cervello di Amanda Goffredo, cosa che non ho, al momento. Li ho terminati” ghignò lei, notando con un certo compiacimento la confusione aumentare sul volto di Jessie.
 
“Ho bisogno dei sottotitoli, Mandy…” si lagnò lui, passandosi una mano sul viso, su cui capeggiava un immaginario punto di domanda.
 
“Jessie, secondo te, dormirei con la prima persona che incontro per strada? Sarei così tranquilla e rilassata? Io? Dimentichi che io e ansia siamo compagne di giochi dalla prima superiore, e che io e amore abbiamo litigato anni fa, senza più arrivare a patti?”
 
Lui sgranò leggermente gli occhi, a quelle ultime parole e Amanda, sospirando, gli afferrò una mano, giocherellando con le sue dita.
 
“E’ palese che c’è stato qualcosa di più, oltre a una notte di buon sesso, in quello che abbiamo combinato assieme. E’ amore? E chi lo sa? E’ semplice attrazione? Dovrei essere morta da almeno cinque anni, per non trovarti attraente e sexy, credimi…” mugugnò lei, facendolo sorridere.
 
“Ma hai paura di scoprire cosa c’è sotto perché, innanzitutto, siamo amici, vero? E abbiamo un sacco di amicizie in comune. Mi sbaglio?” terminò per lei Jessie, stringendo le loro mani intrecciate.
 
“Colpita e affondata” assentì Mandy. “Ipotesi al riguardo?”
 
“Ti chiedo scusa se sono venuto a letto con te, sapendo già che provavo per te qualcosa di più di semplice amicizia. Ho giocato sporco. Ma non mi scuserò per i sentimenti che provo” ci tenne a dire Jessie, stringendo maggiormente nella sua le dita della donna.
 
“Nemmeno te lo chiedo. Le scuse, ecco. Per entrambe le cose. Sì, insomma, chi è che si dovrebbe scusare, dopo avermi regalato una notte da favola?” sproloquiò Mandy, agitando la mano libera con frenesia.
 
Jessie le sorrise, depositandole un casto bacio sulla tempia, che la chetò immediatamente.
 
Fissandolo con occhi per la prima volta smarriti, lei mormorò roca: “Non sopporterei di essere ferita da un mio amico. Questo, davvero, non lo reggerei.”
 
“E io non sopporterei di ferirti, Mandy, ma mentire sarebbe assurdo, ormai. Ti pare?”
 
“Dici?”
 
“Esci con me. Vediamo come va poi gestiremo la cosa da adulti ma, soprattutto, da amici che vogliono rimanere tali. Perché, se salterà fuori che tu non vuoi stare con me, io ci rimarrò male, ma non rinuncerò mai a te come amica. Anche se ti ho vista nuda” ammiccò Jessie, cercando di stemperare un po’ l’ansia che provava.
 
Amanda sbuffò, assentì una volta sola e, senza dargli alcun preavviso, si mise a cavalcioni su di lui e lo baciò, afferrando il suo viso con entrambe le mani.
 
Fu un bacio esplorativo, quasi timido, visto da chi proveniva, ma mandò in fiamme Jessie. Le sue mani scivolarono sulla schiena di Mandy, ricoperta da quel pigiama di flanella così buffo e, suo malgrado, rise.
 
Si staccò da lei, la abbracciò e disse: “Solo tu puoi essere sexy e seducente con questo affare di flanella.”
 
“E questo dice tutto” sottolineò lei, rimanendo accoccolata sopra di lui, il capo posato sulla sua spalla e il respiro nuovamente regolare.
 
In pochi minuti si addormentò e Jessie, sistemandola meglio tra le sue braccia, lasciò che si riposasse, che si concedesse qualche ora in tutta tranquillità.
 
In fondo, era stata lei a dire che solo con una persona di cui si fidava ciecamente, avrebbe potuto addormentarsi a quel modo.
 
Per ora, poteva bastare.
 
Quando, una decina di minuti più tardi, Mandy riaprì gli occhi, il dubbio però tornò ad assalirlo.
 
Forse, non sarebbe bastato quel sonnellino, dopotutto.
 
Piegando il capo per baciarlo sulle labbra, lei accolse con gioia la sua piena risposta e, tra un bacio e l’altro, Amanda mormorò: “Sono stanca morta… ma tu di qui non te ne andrai, stanotte. Fosse anche solo per una sveltina, ma non te ne andrai.”
 
Jessie scoppiò a ridere, le diede un bacio con lo schiocco e, sollevandosi in piedi con lei, le disse: “Riposa, mentre io ti scaldo qualcosa per cena. Non possiamo affrontare questa cosa a stomaco vuoto, ti pare?”
 
“Sai anche cucinare?” esalò lei, gli occhi brillanti come stelle.
 
“Ebbene sì. Perché?” ammise Jessie, mettendo mano al frigorifero.
 
Quando lo aprì, restò di sasso, facendo scoppiare a ridere di gusto Mandy che, con un balzo, lo raggiunse e mormorò: “Sono emiliana. Ti pare che non avrei avuto il frigorifero pieno di leccornie di ogni genere?”
 
“Qui si esagera, però. Ce n’è per un reggimento” gracchiò lui, avvolgendola con un braccio per attirarsela vicino.
 
“Chissà… forse volevo qualcuno a cena con me” buttò lì Amanda, sorridendogli maliziosa.
 
“Saranno diverse cene, credimi, vista la quantità di cibo…” ironizzò lui, baciandola sui capelli.
 
“Meglio” asserì lei, afferrandolo per la felpa per un bacio più serio.
 
Jessie chiuse il frigorifero. Forse, ci avrebbe pensato dopo alla cena, in fin dei conti.
 
 
 
 
 
 
 
1 NOS: protossido di azoto. Serve a dare maggior potenza al motore, con rendimenti molto al di sopra degli standard.
 

 ____________________________________

N.d.A.:Visto che in molte mi avevate chiesto lumi su Jessie, ho pensato di reintrodurre anche il personaggio di Amanda, comparso per la prima volta in 'Vendetta al Chiaro di Luna'. Spero di aver soddisfatto la vostra curiosità in merito alla sentinella più amata del branco di Matlock!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark