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Autore: Alena18    17/02/2016    2 recensioni
[ATTENZIONE! Se non avete letto 'Il Risveglio - Lo specchio dell'anima' non potete leggere questa storia.]
Camminavo quando lui camminava e mi fermai quando lui si fermò.
Non avevo idea di dove stessimo andando, ma mi fidavo. E probabilmente sbagliavo.
Mi voltai a guardarlo, ma lui non fece lo stesso.
D'un tratto sentii le sue dita intrecciarsi con le mie e non riuscii a non fremere per quel contatto.
-Qualsiasi cosa accada, non lasciare la mia mano- disse per poi stringermi più forte e posare il suo sguardo su di me -E pensami-.
© Tutti i diritti riservati.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Risveglio '
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                                                                         “Gli occhi vedono ciò che l’inganno
 desidera mostrare.”
Jace

-Vuoi dirmi dove stiamo andando, Jace?- mi domandò la sua voce, quella che negli ultimi secoli aveva echeggiato fra le pareti della mia mente, in ricordo di un tempo lontano, felice.
-Devi fidarti di me, Ester- le risposi stringendo più forte la presa sulla sua mano. L’avevo fatto per interi decenni, tenere le sue dita intrecciate nelle mie, ma era una sensazione decisamente migliore sentirle calde, vive, anziché gelide e prive di vita.
-D’accordo, ma perché questa fretta?- chiese mentre, con la coda dell’occhio, la vidi guardarsi intorno con occhi spalancati, attenta a non perdersi neanche un dettaglio di quel mondo che l’aveva tagliata fuori per tempo immemore.
-Per proteggerti- tagliai corto, camminando con passo più veloce, attraversando la foresta che pareva più insidiosa del solito.
-Non ne ho bisogno- sbottò, tentando di sottrarsi alla mia presa. Era sempre la stessa, esattamente come la ricordavo, testarda e decisa, ma avvertivo in lei un cambiamento, qualcosa che le dava l’aria di una donna, non più di una quasi diciassettenne come mostrava il suo aspetto poco più giovane del mio.
-Questa reazione dimostra quanto tu sia rimasta indietro con il mondo e, soprattutto, con i mostri- ribattei, evitando di voltarmi, sapendo che, se l’avessi fatto, indubbiamente sarei rimasto a fissarla, recuperando ogni secondo perduto negli ultimi secoli.
-Anche noi siamo dei mostri, Jace- continuò, alzando il passo ed affiancandomi.
-È diverso- borbottai, roteando gli occhi al cielo.
-Niente affatto- disse, poi la sentii sospirare –Jace, dobbiamo parlare- cominciò, ma quello decisamente non era il momento.
-Non ora, Ester- sbottai, ansioso di raggiungere la mia meta.
-Allora quando?- chiese esasperata.
-Quando non sarai esposta alla morte come lo sei in questo preciso istante- sibilai, più determinato che mai a portarla al sicuro.
 
Justin

Anche l’ultima serratura scattò e il suo rumore echeggiò tra quelle quattro umide e sudice pareti. Mi accertai che le catene tenessero e quando ne fui certo portai il mio sguardo su Peter, inginocchiato davanti a me con i polsi legati e l’aria distrutta. Sorrisi a quella vista.
-Potrei abituarmici- dissi, passandomi la lingua sulle labbra –Osservarti mentre sei piegato al mio potere- continuai girandogli intorno, come fa uno squalo con la sua preda –E forse potrei farlo, se il mio desiderio di ridurti a brandelli non fosse più forte di qualsiasi altra cosa- sputai, digrignando i denti, combattendo contro ogni singola cellula del mio corpo che mi suggeriva di staccargli la testa.
-Non più forte del desiderio di riavere Maya, dico bene?- biascicò con voce roca mentre un altro colpo di tosse lasciò la sua bocca.
-Ti ho forse dato il permesso di parlare?- sibilai al suo orecchio, reprimendo l’impulso di strapparlo via a morsi.
-Non mi serve- mi affrontò, alzando il suo sguardo nel mio, rosso come il sangue che gli scorreva nelle vene.
Sorrisi beffardo prima di avvicinarmi al suo viso, sfidandolo –Sembra davvero che tu tenga poco alla tua vita-.
-Una vita che tu mi concederai di vivere se ti riporterò Maya, giusto?- ribatté, sapendo dentro di sé che una cosa del genere non sarebbe mai accaduta –Come lo sapevi?- chiese poi d’un tratto.
-Come sapevo cosa?- stetti al suo gioco, allontanandomi e passeggiando distrattamente per la cella dove l’avevo portato. Quelle segrete non mi piacevano, ma erano sicuramente il luogo più sicuro che mi venisse in mente in quel momento.
-Oh, andiamo! Non far finta di niente- disse, ma quando capì che io non avrei risposto alla sua domanda decise di continuare –Poco fa mi hai dato il tuo sangue- cominciò e attese ancora un mio intervento, che però non arrivò –Ma è risaputo che il sangue dell’abominio è mortale per chiunque lo beva- spiegò, mantenendo un tono di voce calmo –Nelle tue vene scorre veleno, un veleno che non mi ha ucciso. La mia domanda è: come sapevi che non sarei morto bevendolo?- parlò in modo diretto, convinto che io gli avrei dato delle spiegazioni, ma si illudeva se pensava sul serio che avrei risposto alla sua domanda.
-Non lo sapevo- tagliai corto, facendo spallucce, come se la cosa non mi toccasse per niente. 
-Stai mentendo- affermò, la voce ferma, le parole decise –Non avresti rischiato di uccidere l’unico mezzo per riavere Maya- replicò, determinato a sapere di cosa fossi a conoscenza.
La sua aria di sfida, il suo essere così insistente, mi irritò e non mi resi conto neanche di essere a pochi centimetri da lui con i canini messi in bella mostra –Hai già bevuto una volta il mio sangue, ricordi? Ti ho visto, non sono stupido- sputai, indietreggiando piano, controllando i miei istinti, respirando a fondo mentre Peter mi osservava, capendo di dover restare zitto –Adesso smettiamola con i misteri e dimmi come hai intenzione di riportare in vita Maya- ordinai, passandomi una mano fra i capelli, continuando nella battaglia contro me stesso e la mia natura.
-Non lo hai ancora capito?- domandò, ma quando notò la mia occhiata fulminante smise con i giochetti –Se con un incantesimo sono riuscito ad ucciderla riportando in vita Ester, posso fare lo stesso con Maya- rivelò, ma le sue parole non fecero altro che farmi infuriare maggiormente.
-Quindi mi stai dicendo che basterebbe fare quello che hai fatto con Maya non più di qualche ora fa- ribadii, cercando poi di non esplodere e trasformarmi in una macchina per uccidere –Ma questo richiederebbe avere Ester, dico bene?- dalla mia voce traspariva il fastidio, ma tentavo di sopprimerlo.
-Esatto- rispose annuendo.
-E cosa aspetti a trovarla, razza di idiota?!- sbraitai, sentendo l’abominio crescere dentro di me.
-Mi serve il suo sangue per localizzarla- spiegò e mi sentii maggiormente preso in giro al suono di quelle parole.
-Sappiamo entrambi che ci sono mille modi per localizzare una persona, quindi smettila di giocare e comincia a guadagnarti il tempo che ti lascio vivere!- sibilai e fui certo di aver reso l’idea. Lo vidi chiudere gli occhi, sospirare per poi prendere a pronunciare un incantesimo sottovoce. Qualche secondo più tardi la sua fronte si corrugò ed alzò le palpebre con aria stranita.
-Non riesco a vederla- esordì e, mi costava ammetterlo, ma dalla sua faccia confusa percepivo che stava dicendo la verità. 
-Prova ancora- ordinai e lui fece come detto, ma un istante dopo il risultato era sempre lo stesso –Cerca Jace, allora. Probabilmente sarà con lui- ipotizzai cominciando ad innervosirmi. Tentò di nuovo, ma la sua espressione pochi secondi dopo mi rivelò già quale sarebbe stato il verdetto.
-Niente- sussurrò –Sono come spariti dalla faccia della Terra-.
 
Jace

-Dove siamo?- mi domandò Ester, senza mai smettere di osservare con estrema attenzione ogni singolo oggetto che si ritrovasse davanti.
-Al sicuro- risposi, cercando poi di rilassarmi.
-Vuoi darmi una risposta chiara, per favore?- si voltò a fissarmi, lo sguardo severo e curioso.
-Siamo sotto il mio castello- le dissi ciò che desiderava tanto sapere e la sua faccia si contorse in una smorfia confusa.
-Come?-
-Siamo esattamente nel mio castello, ma sottosopra- pronunciai, ma dalla sua espressione capii che non aveva compreso le mie parole –Il mio castello fluttua su un’enorme roccia a forma di triangolo capovolto- cominciai e la vidi concentrarsi su ciò che dicevo –Ecco, noi siamo proprio in quel pezzo di roccia- spiegai e lei annuì cominciando a capire –Forse dovrei dire che ci siamo, ma non ci siamo- aggiunsi infine. 
-E con questo cosa vorresti dire?- domandò palesemente infastidita da sé stessa, lei che non aveva mai avuto bisogno di fare domande, lei che sapeva tutto, o quasi.
-Voglio dire che siamo invisibili a tutto e tutti. Questo è il Regno di Mezzo, il mio regno e faccio io le regole- affermai con un mezzo sorriso –Credimi quando ti dico che qui sei al sicuro-.
-Ti credo- esordì lei e per un attimo mi sentii amato, mi sentii creduto veramente. Poi la vidi sospirare, divenne seria ed i suoi occhi erano scuri quando li posò sui miei azzurri –Ho bisogno di parlarti, Jace- cominciò e rammentai poco prima nel bosco, la sua richiesta di parlarmi, il mio rifiuto –Non posso più mentire, almeno a te devo dire la verità-.
 


Buonsaaalve!
Sembra proprio che io stia cercando di battere il mio stesso record lol:) Non esiste al mondo persona più lenta e ritardataria di me, dovete avere pazienza;)
Allora, come vi è parso questo nuovo capitolo? Ci sono diverse cose strane, e ce ne saranno molte altre ancora, ma preferisco procedere con calma in modo tale che possiate capire cosa accade. Ma come sono gentile, ahahah:)
Bene, che dire? Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia a dir poco contorta e… recensite!:D
A presto!
Baci
Alena18 xxx
  
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