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Autore: xbondola    20/02/2016    2 recensioni
Cosa fare quando ci si rende conto di essere innamorati del proprio migliore amico? Restare in bilico non è possibile, si sa: prima o poi, si cade, e Thomas deve fare una scelta.
Thomas sentì lo stomaco stringersi in una morsa, richiuse lo sportello e si allontanò. Sbuffando, si gettò sul divano accanto a Winston, e si massaggiò le tempie. L'immagine di Newt che con un dito si accarezzava la pelle nuda, adagiato contro il muro della stanza dei genitori di Minho, gli si era attaccata sotto le palpebre: Thomas chiudeva gli occhi e lui era lì, languido, gli occhi lucidi, non consapevole dell'effetto che aveva sul suo migliore amico.
Thomas batté un piede sul pavimento e si lasciò sfuggire un gemito di frustrazione.
Non poteva restare lì.
Quella consapevolezza lo colpì all'improvviso, come un pugno, e lo costrinse ad alzarsi. Si diresse verso la stanza di Minho, raccolse le sue scarpe dal pavimento, se le infilò ai piedi e uscì di casa senza avvertire nessuno.

Storia pubblicata anche su WATTPAD con lo stesso titolo.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Minho, Newt, Newt/Thomas, Thomas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I


Thomas sbuffò, allungando le gambe sul divano di Minho. L'aria nel suo soggiorno era densa, satura di fumo e dell'odore pungente degli alcolici. La stanza era immersa nella penombra: l'unica debole luce proveniva dallo schermo piatto della TV, in cui si susseguivano scene di un film che nessuno stava guardando.
Thomas tamburellò con le dita sul bracciolo del divano. Sentiva un formicolio familiare percorrergli gambe e braccia, quello stesso formicolio che lo avvolgeva come una seconda pelle nei tediosi pomeriggi domenicali.
Uno scroscio di risa riecheggiò dal corridoio: i suoi amici, così ubriachi che se si fossero guardati allo specchio non sarebbero riusciti a riconoscersi, si erano chiusi nella camera dei genitori di Minho per sperimentare alcuni giochi con l'alcool a cui Thomas, da astemio, non avrebbe potuto partecipare neanche se avesse voluto.
Le risate divennero più forti, seguite da una serie di tonfi. Thomas alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia sul petto: sarebbe già tornato a casa, se non avesse promesso a Minho di restare lì per la notte.
Solo il giorno prima, Thomas aveva pensato a quella serata con grande aspettativa.
« Sarà una festa fantastica! », gli aveva detto Minho al telefono. « Musica da paura, gente ovunque e fiumi di alcolici! Ah », Minho si era fatto improvvisamente serio, « tu non berrai, ovviamente ».
« No, esatto, ma chi ha lasciato scritto che per divertirsi bisogna scolarsi litri di alcolici? »
Ripensandoci, Thomas si chiese se non ci fosse scritto qualcosa in proposito nelle Sacre Scritture.
Con un moto di frustrazione, scattò in piedi e afferrò una scodella: al suo interno c'erano i rimasugli del party, briciole di patatine e qualche popcorn. Thomas sbuffò e si gettò nuovamente sul divano. Infilò le mani tra i cuscini, alla ricerca del telecomando, ma non trovò che un orecchino e alcuni salatini. Aggrottò le sopracciglia e si guardò intorno. Nulla.
Il rumore di una porta che si apriva catturò la sua attenzione e Thomas si voltò verso il corridoio, dove apparve Minho, il volto arrossato e un sorriso disegnato sul volto.
« Thomas, vieni di là! », disse, avvicinandosi al frigorifero. « Non ti annoi a startene qui per conto tuo? »
« Mi annoierei in ogni caso », gli rispose Thomas, alzando gli occhi al cielo.
« Che caspio stai dicendo ». Minho rise. Estrasse dal frigo due bottiglie di birra e tornò a guardare l'amico. Il sorriso gli morì in volto. « L'avevo dimenticato », mormorò. Lasciò le birre sul ripiano della cucina, che affacciava direttamente sul soggiorno, e affondò tra i cuscini del divano, accanto a Thomas. Gli passò un braccio attorno alle spalle e sospirò, scuotendo la testa. « Facciamo così », gli disse dopo qualche secondo di riflessione, « dato che non vuoi toccare alcolici, noi finiamo questo turno di gioco, poi troviamo qualcos'altro da fare, che ne dici? ».
« Lascia perdere », disse Thomas, cercando di divincolarsi dall'abbraccio di Minho. « È tardi e comincio ad avere sonno ».
« Cooosa? » Minho si alzò in piedi e rivolse a Thomas uno sguardo indignato. « Quanti anni hai, venti o cinquanta? »
« Nessuno dei due, in realtà ».
Minho non diede segno di averlo sentito. « Non ti vergogni neanche un po'? Hai vent'anni ».
« Diciassette », lo corresse Thomas, ma Minho gli scoccò un'occhiataccia e riprese: « Hai vent'anni e vai a dormire come le galline? » Scosse la testa e afferrò le birre che aveva poggiato sul ripiano. « Non sotto il mio tetto, pive! », sentenziò, per poi sollevare Thomas per un braccio, grugnendo per lo sforzo.
Thomas si lasciò trascinare lungo il corridoio e poi attraverso la porta scura che conduceva nella camera dei genitori di Minho. Quando la spinse, le risa e i mormorii si zittirono. Delle cinquanta persone che avevano invaso la casa di Minho al tramonto, ne erano rimaste in poche. Tutti, Thomas e Minho esclusi, erano in quella camera, seduti in cerchio attorno a un immaginario falò, con un bicchiere di plastica poggiato accanto, sul pavimento. Thomas scorse Teresa, i lunghi capelli neri legati in una coda disordinata, e, dopo averlo cercato con lo sguardo, Newt, senza maglietta, abbandonato lungo la parete, le gambe incrociate. Thomas sentì un brivido percorrergli il basso ventre e guardò altrove. Si rese conto che Newt non era il solo ad essersi spogliato, lì dentro: perfino Brenda se ne stava con la camicetta azzurra sbottonata fino all'ombelico, senza mostrare il minimo imbarazzo.
« Ultimo giro di giostra! », gridò Minho, facendo tintinnare le due bottiglie di birra. Un coro di dissenso esplose nella camera. Minho scoppiò in una fragorosa risata e si mise a sedere sul pavimento, accanto a Teresa. « Non avete sonno, eh? » A rispondergli fu un altro coro: no! « Bene così! Finiamo questo turno e ci troviamo qualcos'altro da fare. Ho in mente alcune idee niente male ». 
Newt ululò in segno di approvazione, le braccia sollevate. Thomas gli scoccò un'occhiata rovente e il ragazzo, in tutta risposta, gli sorrise, rosso in volto. Thomas non riuscì a frenarsi dal ricambiare e si sedette sul bordo del letto dei genitori di Minho: da lì poteva tenere d'occhio entrambi i suoi migliori amici.
« A chi tocca, ora? », gridò Minho, stappando la prima bottiglia.
« Ricominciamo il giro! », propose Teresa. I capelli le si erano appiccicati sulla fronte madida.
Thomas si sporse in avanti, i gomiti poggiati sulle ginocchia. « Di cosa si tratta? », chiese.
Newt alzò una mano, come se stesse chiedendo a un insegnante il permesso per rispondere. « È un gioco », biascicò, la voce impastata dall'alcool. « Uno di noi deve dire qualcosa ».
« A turno », precisò Teresa.
« Qualcosa che ha fatto, tipo », aggiunse Newt. « E chiunque di noi che l'ha fatta deve bere », concluse, soddisfatto.
Thomas inarcò un sopracciglio, sorridendo di fronte al tentativo dell'amico di articolare una serie di frasi coerenti e che avessero un senso. « Non ho capito un accidenti », disse poi.
Minho fece un verso d'impazienza. « Neanche giochi, che ti frega? », sbuffò. « Comunque è una figata: ognuno di noi, a turno, dice qualcosa di strano, qualche strana azione che fa parte del passato ».
« Meglio ancora se si tratta di qualcosa di imbarazzante », aggiunse Brenda, scoccando un'intensa occhiata al ragazzo che le stava accanto. Thomas non ricordava quale fosse il suo nome: Wilbur, forse, o Wilson. Qualcosa del genere.
« Ovviamente », le diede corda Minho, sorridendo. « Se condividi questa esperienza con la persona che l'ha detta per prima - Minho afferrò il suo bicchiere e lo mostrò a Thomas - allora mandi giù in un sorso ». Si scolò il liquido scuro senza fiatare e tossì una risata. Teresa gli diede qualche pacca sulle spalle, piegata in due dalle risate, le lacrime agli occhi.
Thomas scosse la testa.
Breda accartocciò il bicchiere che teneva in mano e lo lanciò sulla testa di Minho. « Cominciamo a giocare o no? Si fa l'alba ».
« Comincio io », disse Teresa, alzando le braccia per intimare agli altri di stare in silenzio. « Allora... okay, okay. Vi siete mai fatti una canna? Io sì, una volta ».
« Che razza di domanda è?! », si lamentò Brenda. Mandò giù un sorso di birra fredda e si ripulì il mento con un braccio. « Non è affatto imbarazzante ».
« Non mi è venuto nient'altro da raccontare », si giustificò Teresa.
« Non hai bevuto abbastanza! » Minho rise e afferrò la bottiglia di birra. Ne bevve un sorso. « Ora tocca a me », disse. « Avete bevuto tutti, drogati di sploff? »
« Sì, muoviti, ora », lo apostrofò Brenda, impaziente.
« Avete mai... ehm... e che caspio! Le migliori le ho già sfruttate tutte! » Minho batté un pugno sul pavimento. « Avete mai fatto pensieri sconci su una professoressa? O un professore, s'intende ».
Brenda sbuffò. Thomas inarcò le sopracciglia: Newt si era portato il bicchiere alle labbra, un sorriso malizioso dipinto sul volto. Lo stesso aveva fatto Teresa, che si era poi ritrovata a sputare l'alcool per non soffocare a causa delle crisi di risa incontrollate.
Brenda zittì tutti con un gesto delle mani. « Questa è grossa », disse, gli occhi lucidi ridotti a due fessure. « Giurate solennemente di tenere in questa stanza ciò che viene detto in questa stanza ».
« Giuro! » Minho si portò una mano sul cuore. Teresa annuì e lo stesso fecero anche gli altri. Thomas si sistemò meglio nella sua postazione. Brenda si schiarì la voce e, dopo un istante di esitazione, disse: « Avete mai avuto esperienze omosessuali? »
Il piccolo gruppo esplose in grida e schiamazzi entusiastici. Minho attirò l'attenzione di Brenda. « Un bacio senza la lingua vale come esperienza omosessuale? »
« Non è neanche un'esperienza vera e propria », lo apostrofò Thomas. « Avanti, Minho, racconta a tutti cos'è che succede negli spogliatoi durante gli allenamenti di atletica! » Risero, Minho più di tutti.
« Nessuno? », chiese Brenda, mordendosi un labbro.
Si udì un sospiro rassegnato: Newt si portò la bottiglia di birra alle labbra e mandò giù uno, due, tre sorsi senza riprendere fiato. Thomas aggrottò la fronte, a disagio: conosceva Newt da più di un anno, ma non gli aveva mai accennato nulla del genere.
Brenda si allungò attraverso il cerchio e batté la mano contro quella di Newt con fare complice.
Il gioco andò avanti fino a quando ognuno dei ragazzi seduti in cerchio non ebbero fatto la propria domanda. Alla fine si venne a sapere che Minho era stato beccato da sua madre mentre guardava un porno, e lo stesso era avvenuto a Teresa, che aveva precisato, tra un accesso di risa e l'altro: « Non lo stavo guardando! Ero su Tumblr, quel social è il male, ci sono più GIF sconce che altro! »
« Sì, dicono tutte così », aveva commentato Newt, e si era acceso un dibattito sul rapporto tra genere femminile e pornografia che era andato avanti per alcuni minuti.
Alla fine, Minho strappò la bottiglia di birra dalle mani di Wilson (o Wilbur? Forse Walter) e gridò: « Adesso diamo il benvenuto ufficiale a Thomas nel nostro circolo dell'amore! »
Thomas rise. Si alzò dal letto e si sedette tra Minho e Teresa. Quest'ultima si sporse e gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia. Thomas arrossì. Il suo sguardo si mosse in direzione di Newt: incrociò i suoi occhi scuri per un istante, prima che il ragazzo interrompesse il contatto visivo e dicesse: « Cosa proponi, Minho? » Il suo tono di voce s'era fatto serio, quasi impaziente. Thomas si morse un labbro e tornò a guardare Minho, che si era alzato in piedi e li sovrastava. « Allora », disse il ragazzo, la fronte imperlata di sudore. « Dato che quel pive di Thomas non tocca neanche un goccio, gioco il mio asso nella manica: paranoia o, come lo chiamo io, risposte senza domanda ». Fece una pausa, aspettandosi una reazione che non arrivò. « Belli carichi », mormorò. « È un gioco che mi hanno insegnato in campeggio: restiamo così, in cerchio, e a turno ognuno di noi sussurra una domanda all'orecchio della persona che sta alla sua destra. La persona in questione deve rispondere ad alta voce, in modo che tutti noi possiamo conoscere la risposta e non la domanda. Le domande più divertenti sono quelle che riguardano le persone presenti nel cerchio », ridacchiò. « Si lancia una moneta: se esce testa, la persona che l'ha fatta deve rivelare a tutti la domanda; se esce croce, le persone coinvolte nel turno di gioco porteranno il segreto nella tomba ». La sua voce divenne un lugubre rantolo che scatenò il solito scroscio di risa. « Che ve ne pare? »
« Sento che mi pentirò di aver accettato questo invito », disse Thomas. Teresa gli diede una piccola spinta. « Nah, vedrai, sarà divertente! »
« Che ore sono? », chiese Will (Thomas aveva rinunciato a ricercare il suo nome nei meandri della memoria).
« Non so neanche dove ho lasciato il cellulare », gli rispose Newt. « Né la maglietta ».
Thomas alzò gli occhi al cielo e diede uno sguardo al suo orologio da polso. « Cazzo, sono quasi le quattro. Qualcuno di voi ha il coprifuoco? »
Will alzò una mano. « Se mia madre non mi vede tornare subito chiamerà la polizia », bofonchiò. « Solo che non credo di ricordare dove abito ».
« Chiama tua madre e dille che resti da me », fece Minho. Will annuì e si tirò in piedi a fatica. Sparì oltre la porta che dava sul corridoio e il cerchio si restrinse: erano rimasti Minho, Thomas, Teresa, Brenda e Newt.
« Comincio io », disse Teresa. Si sporse verso Brenda e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Entrambe scoppiarono a ridere, poi Brenda assunse un'espressione pensierosa: « Difficile », mormorò, le labbra distese in un sorriso storto. « Devo scegliere tra le persone del cerchio, vero? »
« Sì ».
« Minho », disse Brenda.
Teresa si allungò un braccio fino a sfiorare il ginocchio del diretto interessato. « Non credo che gli dispiacerebbe! »
« Okay, datemi la moneta! » Brenda afferrò il piccolo oggetto metallico e lo lanciò in aria. Tentò di afferrarlo al volo, ma questa cadde sul pavimento e rotolò fino a fermarsi.
« Testa! », esultò Minho.
« Rullo di tamburi! », fece Newt, poi lui, Thomas e Minho cominciarono a scuotere le mani, in un coro di "oooh". Brenda si nascose il viso tra le dita e Teresa gridò: « La domanda era: a chi chiederesti di essere il tuo scopamico? »
Minho si alzò in piedi e si esibì in un inchino un po' storto e traballante. « Signore e signori, il mio sex-appeal non si smentisce mai! Spero solo di ricordarmi di questa cosa, domani ». Fece l'occhiolino a Brenda, che ricambiò con un sorriso incerto, e tornò a sedersi.
Brenda si schiarì la voce, a disagio. « Tocca a me », disse. Avvicinò le labbra all'orecchio di Newt e gli sibilò una frase. Newt sgranò gli occhi e stirò le labbra in un sorriso carico di malizia. « Questa donna è un fottuto pozzo di perversione senza fondo! »
« Sta' zitto! », lo apostrofò lei, ridendo. « Pensa a riflettere sulla mia domanda, piuttosto. Immagina la scena... ».
« Meglio di no ». Newt arrossì e si portò le mani alle tempie, gli occhi fissi sulle sue scarpe. Accennò un sorriso e « Thomas », disse, forse incoraggiato dall'alcool, scatenando le grida entusiastiche di Brenda.
Thomas sgranò gli occhi. Newt guardava ovunque tranne che nella sua direzione, il viso ridotto a una maschera rossa, mentre cercava la moneta e la lanciava in aria, senza neanche tentare poi di riafferrarla. Thomas si rese conto di star trattenendo il respiro. Il suo stomaco sembrava essersi accartocciato su sé stesso e Thomas lo sentiva tremare, scosso da piccoli brividi. La moneta roteò nell'aria e cadde. Newt allungò una mano e la coprì con le dita affusolate. Sbirciò.
« Testa o croce? », gli chiese Thomas, senza riuscire a trattenersi. Aveva la gola secca.
Newt sospirò e il suo volto si distese. « Croce », disse. I suoi occhi scuri incontrarono quelli di Thomas, che sostenne il suo sguardo per qualche secondo e scese poi a guardargli le labbra. Newt stava sorridendo nel modo enigmatico che riservava solo a lui, quando decideva di prenderlo in giro o rifiutava di dirgli ciò a cui stava pensando. Thomas si sentì avvampare e Newt si strinse nelle spalle, guardando altrove. « Non pensarci troppo », gli disse. « Non credo ti avrebbe fatto piacere conoscere la domanda ».
« Che caspio sta succedendo? » Minho guardò prima Thomas, poi Newt, poi ancora Thomas, che scrollò le spalle.
« È un solo gioco » disse Brenda, un sorriso a trentadue denti sul viso.
« Esatto », concordò Newt. « Placati, tigre della Malesia! »
« Non c'è alcuna possibilità che Brenda possa rivelarmi la domanda, vero? », chiese Thomas.
Minho scosse la testa. Newt si rilassò e si appoggiò alla parete dietro di lui, poi fu costretto a rialzarsi: era il suo turno di chiedere. Avvicinò le labbra all'orecchio di Minho, che non riuscì a trattenersi dal ridere. « Porca puttana », disse. « Credo di doverci pensare un attimo ».
« Tutto il dannato tempo che vuoi ». Newt tornò ad accasciarsi contro la parete. Thomas gli lanciò un'occhiata di sottecchi: il ragazzo si sfiorava la pancia con le dita, seguendo una linea immaginaria, quella che portava dallo sterno all'ombelico. Thomas deglutì e si costrinse a tenere gli occhi fissi su Minho, che aveva appena lanciato la sua moneta. Non aveva neanche sentito la sua risposta.
« Croce, che fortuna ». Minho sorrise e fece l'occhiolino a Newt, poi si sporse verso Thomas e gli sussurrò all'orecchio: « Sei sul tuo letto, nudo, e accanto a te c'è la persona con cui hai trascorso la notte più bella della tua vita ». Thomas sentiva l'alito di Minho sulla faccia. Avrebbe voluto allontanarsi e assestargli un pugno sul naso, perché l'odore dell'alcool gli era insopportabile, ma fu distratto dall'immagine che stava via via prendendo forma nella sua mente: lui, sdraiato sul suo letto, nella penombra. Si voltava verso destra: capelli biondi sul cuscino bianco, la pelle diafana di un volto familiare, le sue labbra dischiuse... « Chi è la prima persona a cui hai pensato? »
Newt. 
Thomas passò in rassegna i volti che lo circondavano: tutti avevano gli occhi lucidi, tutti erano inebriati dalle sostanze che erano entrate in circolo. Lui era fin troppo sobrio per dar voce ai suoi pensieri. « Wilbur? », chiese a nessuno in particolare. Minho aggrottò le sopracciglia in una smorfia confusa e Newt si puntellò sui gomiti. « Chi caspio è Wilbur, Tommy? »
« È andato a chiamare sua madre e non è ancora tornato ». Thomas scattò in piedi. « Vado a vedere che fine ha fatto ». Uscì dalla stanza prima che chiunque potesse fermarlo e percorse lo stretto corridoio che portava al soggiorno. Sentì a malapena Minho gridargli "Si chiama Winston!", ma non gli prestò alcuna attenzione. Il cuore gli martellava nel petto, si sentiva il viso e le orecchie in fiamme. Si sbottonò la camicia in fretta e scosse la stoffa leggera per rinfrescarsi.
Raggiunse il soggiorno e si appoggiò alla parete. Winston era sdraiato scompostamente sul divano, il petto che si alzava e abbassava a intervalli regolari. Aveva ancora il telefono accanto all'orecchio, ma il display non era illuminato.
« Dorme? »
Thomas sobbalzò quando la voce di Newt gli giunse all'orecchio. Annuì senza guardarlo. « Non sono sicuro che abbia chiamato sua madre, alla fine ».
« Se ci ritroviamo la fottuta polizia fuori la porta, sappiamo a chi dare la colpa ». Newt sorrise e superò Thomas, avvicinandosi al divano. Thomas percorse la sua schiena nuda con lo sguardo e, ancora una volta, si costrinse a guardare altrove, con lo stomaco che gli si contorceva. « Torniamo di là », disse alla fine e si avviò lungo il corridoio buio. Newt non lo seguì e quando si voltò per vedere cosa stesse facendo il suo amico, lo trovò chinato su Winston, le dita strette attorno a un pennarello.
« Non posso farmi sfuggire un'occasione del genere », disse Newt, gli occhi lucidi ridotti a due fessure. Thomas gli si avvicinò e osservò il volto di Winston, alzando un sopracciglio: aveva cerchi scuri attorno agli occhi, baffi d'inchiostro e un pizzetto fuori moda, un pene stilizzato sulla fronte. Thomas si colpì il viso con una mano e non riuscì a trattenersi dal ridere. Newt si unì a lui e tutti e due risero fino a non avere più fiato. Winston continuò a dormire, ignaro di ciò che stava succedendo.
« Adesso possiamo andare », fece Newt, asciugandosi le lacrime col dorso di una mano. « Hai ancora una domanda a cui rispondere ».
Thomas sentì un brivido lungo la schiena, ma non disse niente.

Quando tornarono in camera, Teresa era sdraiata sul letto, un braccio a coprirle il viso. Accanto a lei c'erano Brenda e Minho, gli occhi semi-chiusi, il respiro pesante di chi sta finalmente per cedere a Morfeo.
« Abbiamo smesso di giocare? », chiese Newt.
Brenda grugnì qualcosa di incomprensibile e Minho annuì, sbadigliando. Newt si passò una mano tra i capelli e lanciò un'occhiata a Thomas, che si strinse nelle spalle. « Cosa dobbiamo fare? »
« Dormiamo », borbottò Minho. « È tardi. Andate in camera mia ». Si tirò su a fatica, sbuffando. « Io devo andare al cesso. Nel frattempo voi organizzatevi ».
Thomas e Newt diedero la buonanotte alle ragazze, attraversarono il corridoio e raggiunsero la camera di Minho. Era una stanza piccola, tappezzata di poster e calendari che ritraevano ragazze in topless ed eventi sportivi. C'era una scrivania, di fronte al letto, ingombra di libri scolastici e quaderni aperti a casaccio. Sul letto erano ammucchiati alcuni abiti, le scarpe erano gettate alla rinfusa sul pavimento di moquette grigia.
« Diamine », mormorò Thomas. « Minho dovrebbe chiamare una donna delle pulizie ».
« Fuggirebbe via urlando », gli rispose Newt, la voce distorta da uno sbadiglio. Si gettò a peso morto sul letto e chiuse gli occhi. Passarono pochi minuti prima che il respiro gli si facesse pesante.
Thomas gli si avvicinò. « Newt? »
Nessuna risposta.
Sospirò e aprì alcuni armadi, alla ricerca di qualche coperta su cui sistemarsi. « Sai », disse, la voce ridotta a un mormorio sommesso, « sarei proprio curioso di conoscere la domanda che ti ha fatto Brenda, ma immagino che domani non ricorderete neanche il vostro nome. Dannati alcolici ». Scosse la testa e adagiò la coperta sul pavimento. « Io sono stato salvato in corner ». Si sdraiò a pancia in su, osservando il soffitto bianco. « "Hai appena passato la notte più bella della tua vita con una persona del cerchio. Chi?"... è la domanda che mi ha fatto Minho, prima. Io... non so spiegarmi come e perché, ma ho pensato che accanto a me ci fossi tu ».
Silenzio.
« È ridicolo, vero? » Thomas osservò il profilo di Newt, riverso sul letto, gli occhi chiusi, il petto nudo che si alzava e si abbassava seguendo il ritmo del suo respiro. Sorrise e tornò a guardare il soffitto. « Ho una confusione in testa, che... ah, è ridicolo ». Thomas si girò su di un fianco, dando le spalle all'amico. La voce di Newt gli giunse alle orecchie, dolce e assonnata. « Non è ridicolo », sussurrò. Il cuore di Thomas sembrò sprofondargli al centro del petto. Restò fermo, immobile, incapace di respirare, mentre i pensieri gli si affollavano nella testa e il sangue gli affluiva al viso. « Spero di ricordarmi di questa conversazione, domani ».

   
 
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