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Autore: Soly_D    21/02/2016    4 recensioni
SPOILER fino al cap. 812.
«Non avresti dovuto piangere per me, Nami-san».
«Saresti potuto non tornare. O peggio ancora, tornare sposato».
[SaNami]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPOILER FINO AL CAP. 812!
Nulla, stasera mi sentivo particolarmente in vena di SaNami. Grazie a chi vorrà lasciare un segno del suo passato
PS: Rufy cupido di Sanji e Nami è da sempre il mio sogno nascosto.


No time to waste, no promise to break


«Ohi, Sanji».
«Che c’è, capitano? Hai ancora fame?».
«Quando io e gli altri abbiamo rivisto Nami, Brook e Chopper, Nami mi è saltata addosso in lacrime e anche se non me l’ha chiesto esplicitamente, voleva che io venissi subito a salvarti. Be’, non che io sia una grande esperto di queste cose, ma so bene che sei innamorato di lei e credimi quando ti dico che dopo questa avventura sei sulla buona strada».
«Dici davvero...?».
«Quant’è vero che mi chiamo Monkey D. Rufy e sono il futuro re dei pirati!».


È la prima volta che Nami non tocca un goccio d’alcol ad una festa. Non le ha fatto cambiare idea nemmeno un’intera cassa di bottiglie piene fino all’orlo, nemmeno Zoro con la proposta di fare una gara di bevute.
Il fatto è che Nami, questa sera, vuole godersi lucidamente ogni singolo attimo.
Vuole godersi la musica suonata dal violino di Brook, il testo inventato sul momento da Usop e Franky. Vuole godersi il balletto assurdo improvvisato da Rufy e Chopper, la tenera immagine di Zoro e Robin che anche a distanza si cercano silenziosamente con lo sguardo.
Ma soprattutto Nami vuole godersi la vista di Sanji, protagonista di quella festa di bentornato.
Sanji che è sano e salvo, che non ha sposato Pudding e continuerà la sua avventura con la ciurma. Sanji che se ne sta appartato ad un tavolo con i primi due bottoni della camicia sbottonati e un bicchiere di vino in mano, Sanji che non le è mai sembrato tanto bello e che la fissa da lontano come se al mondo non ci fosse nient’altro da guardare.
Quando lo vede alzarsi dalla sedia, Nami si volta istintivamente indietro, premendo le mani sulla balaustra della nave con più forza del dovuto. La brezza soffia piano, increspando le onde, e i passi di Sanji risuonano alle sue spalle, aumentando l’attesa, fin quando la navigatrice non si ritrova il compagno al proprio fianco. Non osa alzare lo sguardo, ha paura di guardarlo negli occhi e di trovarvi tutto ciò di cui ha bisogno.
«Nè, Nami-san», comincia lui, e Nami si chiede quando esattamente la voce di Sanji abbia assunto un tono così profondo. «Che ci fai qui tutta sola?».
«Arriva al dunque, Sanji-kun».
Lo sente sorridere. «Un uccellino mi ha detto che, dopo esserci separati, sei corsa a chiedere aiuto a Rufy... in lacrime», sottolinea. «È vero, Nami-san? È vero che hai pianto per me?».
«Sì». Nami si volta per guardarlo in viso e se da una parte sente l’impulso di picchiare Rufy, dall’altra non può far altro che ringraziarlo, perché ha fatto metà del lavoro che spettava a lei.
Forse tempo fa, udendo una risposta del genere, Sanji si sarebbe lanciato in una serie di moine con tanto di occhi a cuore e «Mellorine, mellorine~♫». Invece si limita a farsi più vicino e Nami ha quasi paura che lui possa sentire quanto forte stia battendo il suo cuore. Sanji le posa una mano sullo zigomo, percorrendo con il pollice una linea immaginaria che va dall’occhio fino alla bocca dischiusa per lo stupore. Lì si sofferma, accarezzando piano il labbro superiore. Nami, improvvisamente a corto di fiato, è sicura che il cuoco stia cercando di immaginare le sue guance solcate dalle lacrime − per lui, solo per lui − e di imprimersele bene nella mente.
«Non avresti dovuto piangere per me, Nami-san».
«Saresti potuto non tornare. O peggio ancora, tornare sposato».
La risata di Sanji è bassa e roca, e le rimescola tutto all’altezza dello stomaco. Si dissolve piano piano, sostituita dal vago rumore del mare e della festa che si consuma a pochi metri da loro.
«Non vorrei sbagliarmi, ma io credo che qualcosa sia cambiato...». Sanji attende qualche secondo, prima di sussurrare le ultime parole. «...tra di noi».
Nami sente il vento smuoverle i lunghi capelli rossi e sa che le mani di Sanji tremano dalla voglia di toccarla. Lo sa perché tremano anche le sue.
«Io credo che stiamo solo perdendo tempo».
Non c’è bisogno di ulteriori parole. Sanji cerca la mano di Nami, la stringe nella sua e insieme si allontanano verso l’interno della nave.
E poi c’é solo Nami premuta contro la parete della cabina, le labbra di Sanji sulle sue, le mani dell’uno che si intrufolano sotto i vestiti dell’altro e una promessa incastrata tra un bacio e una carezza.
«Questa è la prima e ultima volta che piangi per me, Nami-san».
E Sanji è uno che le promesse le mantiene sempre.
  
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