Dopo alcune settimane di viaggio era quasi arrivata, aveva passato un paio di notti a Brea per riposarsi e per comprare un po’ di cibo per lei e per il suo cavallo.
Entrando nella stalla della locanda dove alloggiava, si avvicinò al suo destriero con delle carote e delle mele che aveva comprato.
“Tieni Wargus. Dovrai fartele bastare, non abbiamo più molti soldi con noi” disse accarezzando il suo manto nero. Quello per tutta risposta sbuffò scocciato, in quanto evidentemente si era aspettato che Helin tornasse con del cibo più prelibato, zuccherini ad esempio.
Mentre gli sistemava la lettiera, sorrise pensando a quelo che avrebbe detto sua madre “Te lo dicevo che le provviste non sarebbero bastate, dovevi portarne di più”.
Quando aveva raccontato ai suoi genitori della visita di Gandalf e che sarebbe partita si erano preoccupati moltissimo e, soprattutto sua madre, le avevano fatto mille raccomandazioni:
“Stai attenta”,
“Sei sicura di poterti fidare di queste persone?”,
“Torna qui se non vuoi più partire verso Erebor”,
“Vuoi che veniamo con te fino alla Contea?”.
“State tranquilli” aveva risposto lei “sul serio, non dovete preoccuparvi così tanto. Se non mi dovesse più convincere tutta questa storia tornerò indietro e se invece parto vi farò avere mie notizie appena potrò”.
Era bello sapere di avere dei genitori così affettuosi che l’aspettavano a casa.
Prima che partisse, suo padre aveva deciso di farle un regalo.
Un regalo molto speciale.
“Ti ho insegnato ad usare le armi ed è ora che ne abbia una tua” e da un vecchio baule pieno di mappe e altre cianfrusaglie aveva tirato fuori la sua spada: aveva l’impugnatura d’argento con degli intarsi di zaffiro blu e la lama, fredda, scintillava alle fiamme del camino.
“è stata fedele compagna negli anni della mia gioventù e mi ha accompagnato in battaglia. Il nome che diamo alle spade deriva dalle gesta che compiono, ora io la do a te. Dagli il nome che preferisci.”
Era rimasta senza parole, aveva chiesto a suo padre se era sicuro del dono che le stava facendo: quella spada rappresentava molto per la loro famiglia.
Poi sua madre le si era avvicinata “Anch’io ho qualcosa per te.” disse “Questo è un dono di famiglia che si tramanda nelle generazioni, tua nonna lo diede a me e ora io lo passo a te. Rappresenta il nostro potere, con il tempo entrerà in simbiosi con il tuo.” E le porse un piccolo ciondolo che emanava una luce azzurra: sua madre era una strega dell’ acqua.
Era commossa da tutta quella generosità e quasi le dispiaceva dover partire e lasciare i suoi genitori che tanto amava.
Li salutò con la promessa di tornare: “Tornerò, vi voglio bene”
 
Accarezzò ancora il suo cavallo prima di salire nella sua stanza alla locanda. Il giorno dopo sarebbe ripartita e si sarebbe diretta verso il fiume Brandivino, lì avrebbe trovato il ponte per attraversarlo e raggiungere finalmente la Contea.
Ormai era quasi arrivata.