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Autore: seapaws    28/02/2016    2 recensioni
Londra, 1868. Nulla è cambiato da quando Jordan l'aveva lasciata: gli stessi cieli grigi, di ferro; gli stessi edifici anneriti dal fumo e dal tempo, le stesse fabbriche che sembrano non dormire mai. Sono tutti volti di una città che, nonostante lo sviluppo tecnologico e industriale che sta attraversando, è corrotta e spezzata per via della criminalità e, causa ancor più nascosta, i templari.
Lo stesso ordine che lei e Alexander, suo fratello, tradirono poco più di quattro anni fa.
Ma adesso Alexander è morto e Jordan si era promessa di non tornare mai più. Ma è proprio una lettera ricevuta da una sua vecchia conoscenza a farle cambiare idea; non solo per vendicarsi ma anche per trovare la Sindone prima di tutti, Assassini compresi.
Tuttavia Jordan sembra non aver fatto i conti con i gemelli Frye, che sembrano possedere la sua stessa determinazione, e soprattutto con il più giovane dei due, Jacob.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era ormai da due giorni che il vento non cessava di soffiare sulla città e sui suoi abitanti, come se non trovasse pace. Fischiava e gemeva, spostando da una parte all'altra le persone senza alcuna pietà, non facendo alcuna distinzione tra ricchi - che si chiudevano di più nei costosi cappotti con gesti annoiati e infastiditi-, e poveri -i quali cercavano di ignorare il freddo che, inevitabilmente, si faceva largo nei loro corpi vestiti da abiti non abbastanza caldi ed entrava fin dentro le loro ossa.- 

Tra tutti, quelli che sembravano soffrire di più erano i bambini sparsi nelle strade. Forme gracili chiusi in abiti non abbastanza adatti al freddo, resi ancor più esili dalla malnutrizione e dalle malattie, correvano da una capo all'altro di Londra e molto spesso stringendo tra le mani atrezzi di lavoro che svelavano la loro condizione di impiegati nelle fabbriche. 

Jacob si tirò su il cappuccio. Soltanto poche ore prima aveva sgombrato un'altra fabbrica dalla presenza di quei bambini, ma il lavoro era tanto e non si poteva ancora definirlo concluso. Nonostante fosse arrivato a Londra soltanto da poche settimane aveva liberato già un distretto di Londra e aiutato diverse persone, per non parlare della caccia ai templari, la quale stava già dando i suoi frutti.
Tuttavia -anche se non lo avrebbe ammesso mai, nemmeno sotto tortura- era più difficile di quanto avesse mai pensato. I templari erano bersagli difficili da trovare e affrontare, e Jacob non era tanto sprovveduto da non rendersene conto.  Non era  solo nella sua battaglia, certo, ma Evie aveva preferito concentrarsi sulla ricerca del Frutto dell'Eden piuttosto che eliminare la presenza nemica nella City.

Jacob si rabbuiò quando ripensò alla sorella. Da quando erano arrivati a Londra il loro rapporto si era leggermente incrinato; era vero che la città aveva eguagliato i loro scopi ma aveva anche evidenziato ulteriormente le differenze tra loro, facendoli dapprima scontrare su fondare o non fondare una banda criminale (e su questo punto Jacon non intransigeva, i Rooks si dovevano formare e basta), poi su cosa fare e infine sul come. Jacob era sempre stato per un approccio più diretto e brutale preferendo da sempre una buona rissa alla discrezione, ecco perché si era immediatamente posto l'obiettivo di uccidere tutti i templari. Evie, d'altro canto, era sempre stata un'ottima assassina: silenziosa e letale come la sua lama, aveva fatto della furtività il suo credo e si rendeva invisibile ogni singola volta in cui un templare doveva morire per mano sua. Ogni volta che tornava al treno la trovava intenta a studiare i suoi appunti e libri che spiegavano il funzionamento della Sindone, talvolta trovandola addormentata e ancora china su quelle pagine polverose. Jacob afferrava la coperta più vicina e gliela posizionava sopra la sua figura addormentata scrollando le spalle, ma onestamente questa situazione incominciava a dargli peso. Lui ed Evie avevano da sempre avuto un rapporto molto stretto e ragion per cui le loro discussioni erano sempre all'ordine del giorno, ma non si erano mai ritrovati in disaccordo per così a lungo. 

Sbuffando, si alzò dalla tegola su cui si era appoggiato in precedenza e si posizionò per eseguire un salto della fede, atterrando con estrema grazia nel cumulo di fieno pochi secondi dopo. Si sarebbe preoccupato più tardi di quella situazione, adesso doveva concentrarsi sul suo prossimo obiettivo, ovvero fermare la produzione dell'Elisir Lenitivo di Starrick e, possibilmente, scoprire chi fosse a produrlo.

Il sorrisetto diabolico tornò a formarsi sul suo volto. La prospettiva di divertirsi non lo annoiava mai e a Londra c'era molto da fare ancora.
Ah, non vedeva l'ora.
______________________
 

Il silenzio era sceso nella stanza, gelido come una notte d'inverno. Talmente pesante, quasi da poterlo tagliare con un coltello, gli unici rumori che si sentivano nella stanza erano i respiri delle due donne, corti e accelerati quelli di Jordan, profondi e lunghi quelli di Katherine. Da quando aveva iniziato a parlare, Katherine non aveva distolto gli occhi grigi dal focolare; la sua voce era lenta e strascicata, come se raccontare il motivo per cui Katherine l'aveva richiamata a Londra le recasse un grandissimo dolore. 

Jordan non aveva fatto nulla, nè tantomento aveva proferito parola.

 O meglio, l'unica cosa che era riuscita a imporsi era la calma perché sentiva che sarebbe scoppiata da un momento all'altro, tale era la rabbia che provava di fronte alle parole di Katherine. Quindi, si era promessa di avere pazienza e ascoltare la cognata fino alla fine. 
Tanto, non sarebbe potuto andare peggio di così, giusto?

Si sbagliava. 

Avevano preso James. Tutti i suoi sforzi, tutte gli accorgimenti che suo fratello stesso aveva preso, quando aveva scoperto che Katherine era incinta, di un colpo sono diventati vani. I templari sono riusciti comunque a catturarlo, a tenerlo segregato da chissà quale parte o peggio. 

La ragazza trasalì, chiudendo di scatto gli occhi. Scenari che conosceva bene le incominciarono ad affollare la mente e lei si impose di nuovo la calma. L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quelo momento era un altro ricordo orribile del suo passato, per il momento doveva mantenersi lucida abbastanza a lungo per incominciare a pensare a qualcosa. E ad agire, possibilmente in fretta. 

"Ecco perché mi hai chiamata. Avevi bisogno di aiuto." Le mani di Jordan tremavano, ma la sua voce era limpida e chiara, risoluta. 
Katherine non la guardava nemmeno, i suoi occhi persi ancora tra le fiamme. Le mani strette in grembo, Jordan riusciva ancora a vedere la fede nuziale all'anulare sinistro della donna, le dita talmente intricate tra loro che ne era sicura, la cognata ci avrebbe messo davvero molto tempo prima che riuscisse a scioglierle. Katherine parlò di nuovo, la voce talmente flebile che Jordan si dovette chinare verso di lei per ascoltarla meglio.

"C'è un altro motivo." 

"Ti ascolto."

Katherine esitò. "Hanno detto che ti cercavano, volevano solo te. Se avessi detto dove fossi, avrebbero lasciato in pace me e il bambino."

Jordan riuscì a non mostrare al di fuori  nessuna emozione ma la paura e la rabbia riaffiorarono, ribollendo feroci nel suo stomaco e per un breve istante si pentì di non aver dato retta al suo buonsenso e non aver bruciato immediatamemte la lettera ricevuta. Ma poi il buonsenso ebbe la meglio. "E tu? Che cosa gli hai detto?"

Per la prima volta da quando Katherine aveva inziato a raccontare, la guardò in viso. Per un breve istante la cognata sembrava essere tornata nella vecchia sé; l'occhiata che le aveva lanciato era talmente tagliente che la ragazza si sorprese di non star sanguinando.

"La verità, che non sapevo dove fossi. Loro... loro non mi hanno creduta e hanno... h-hanno rapito il m-mio bambino."

Katherine singhiozzò leggermente e Jordan si gurdò intorno, a disagio. Non sapeva che cosa avrebbe fatto se fosse scoppiata in lacrime, quindi fissò gli occhi marroni in un punto imprecisato dritto avanti a sé. "Quando mi hai spedito la lettera?"

"Subito dopo quella maledetta notte. Ho ancora una protezione, si ricordava di Alec e mi ha aiutata."

"Chi?" 

Katherine distolse lo sguardo. "Non posso dirtelo."

Jordan aggrottò la fronte, confusa. "Perchè non hai chiesto aiuto anche a  questa persona? Era a Londra, avrebbe potuto fare già qualcosa."

"Non poteva sbilanciarsi più di tanto, anche lui rischia tanto. Ascolta" Katherine poggiò le mani sulle sue, un contatto che irrigidì Jordan. Sembrava passata una vita, da quando il loro rapporto era più simile a quello di due amiche che due estranee. "Ho bisogno del tuo aiuto, Jordan. Sei l'unica che mi possa davvero aiutare, sei l'unica di cui io mi fidi ciecamente. Ho già perso mio marito, non voglio... perdere anche mio figlio."

Delle lacrime scivolarono lungo le guance della donna, ma Katherine non se ne curò. Le mani ancora strette attorno a quelle di Jordan, continuava a parlare noncurante del pianto che si poteva avvertire dalla sua voce. "Hai detto che mi avresti sempre aiutata a proteggerlo e ho bisogno di te adesso. Ha solo due anni, Jordan, e io..." 

Scoppiò in un pianto convulso e si coprì il viso con le mani. Esitando, Jordan le passò un braccio sulle spalle e le poggiò la testa sulla sua spalla, proprio come si consola un bambino. Nonostante sussurrasse, la voce di Jordan era decisa.

"Ti aiuterò. Non permetterò che accada nulla a James, non più. Hai la mia parola."














Note dell'autrice: Sono esattamente in ritardo di due mesi e un giorno. Chiedo venia, non riuscivo a scrivere decentemente. L'idee c'erano, la voglia anche, ma il tempo e soprattutto la forma no... Comunque sia, spero che vi sia piaciuto. Scopriamo perché Katherine ha richiamato Jordan e c'è anche Jacob! Mi sa che alcuni punti della storia saranno visti da più personaggi, però ancora non so come sarà strutturato. 
Recensioni e commenti, positivi e negativi che siano, sono sempre accetti! Mi fa sempre piacere leggere pareri e opinioni su questa storiella :D
Adesso vado a nanna dato che sono le 1.52...
A presto,
~seapaws
  
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