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Autore: Nocturnia    01/03/2016    4 recensioni
Una macchina gli ricorda che è vivo; che il suo cuore batte ancora.
Un'altra che il tempo sta scadendo; che alla fine della storia neppure le leggende possono sfuggire al loro destino.
"Ehi, bro, ti trovo bene."
Chris tenta un sorriso, inclina il viso verso la finestra.
"Che bugiardo di merda che sei."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Chris Redfield, Claire Redfield, Excella Gionne, Jill Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We stand together
Disclaimer: Albert Wesker, Claire Redfield, Excella Gionne, Chris Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"I'll die a tragedy, you'll live in fame.

Here comes the last masquerade, is this what you want from me?
To hear me scream?
Because in this desperate night we are all wearing costume."
- Drop Dead Gorgeous -




We stand die together




"Quanto gli resta?"
"Poche ore."
"C'è niente che possiamo fare?"
"No."
"Quindi è così finisce?"
"C'è mai stata davvero un'altra possibilità?"


Una macchina gli ricorda che è vivo; che il suo cuore batte ancora.
Un'altra che il tempo sta scadendo; che alla fine della storia neppure le leggende possono sfuggire al loro destino.
"Ehi, bro, ti trovo bene."
Chris tenta un sorriso, inclina il viso verso la finestra.
"Che bugiardo di merda che sei."
Joseph ride, occhi giovani e limpidi - vivaci.
"Come buttano le cose? Ho saputo che ne hai fatta di strada da quando ci siamo lasciati. Fondatore del BSAA." Frost s'interrompe, cerca qualcosa nella tasca della giacca e sorride poi vittorioso quando la trova "Mica male come roba."
Chris riporta lo sguardo sul soffitto, chiude gli occhi.
"Già; niente male come roba." ripete, ed è così stanco - così esausto.
"Vuoi una gomma?"
"No, grazie."
"Sei tu a rimetterci, bro. Sono quelle all'arancia."
Chris piega un angolo della bocca, scivola con la punta delle dita sulla cannula della fleboclisi.
"Ti ricordi quella volta che abbiamo fatto uno scherzo a Barry?"
"Joseph."
"Gli abbiamo dipinto tutta l'auto di rosa e si è così arrabbiato, anche se la vernice non era di quelle indelebili e sarebbe bastato poco a toglierla e..."
"Joseph." ripete Chris, questa volta con più decisione.  
Un pettirosso si posa sul ciglio della finestra, infreddolito.
"Com'è?" gli chiede, e Frost tace.
Scrolla le piume, le gonfia, si guarda intorno pensieroso - indeciso.
"Puoi dirmelo?"
Joseph gli sfiora le guance nel punto in cui la barba è più ispida, percorrendo la linea dura dello zigomo.  
Il pettirosso regala al cielo plumbeo una breve occhiata, poi vi si butta in mezzo con un coraggio rassegnato.
Chris si chiede se quel piccolo uccellino vedrà un'altra primavera.


"Sta peggiorando rapidamente; la temperatura corporea è quasi a trentaquattro gradi e delira.
"Allucinazioni?"
"Credo siano più ricordi; ha nominato un certo Joseph Frost nel sonno, voi lo conoscete? Era per caso un suo amico?"
Claire si porta le mani al volto e comincia a piangere.


È così imbottito di morfina che non sentirebbe niente neppure se lo prendessero a calci.
Inspira, espira; memorizza la consistenza ruvida del lenzuolo sotto le mani, addosso al suo corpo spezzato.
"Ti ho visto meglio." lo apostrofa una voce femminile "Certo, a ognuno il suo, sai come si dice, no?"
Chris socchiude gli occhi, si umetta le labbra screpolate - dio, gli sembra d'avere ingoiato foglie morte e terra marcia.
"Non ti aspettavi di vedermi, uhm?"
"No."
Excella si scrolla nelle spalle, torna a limarsi un'unghia già perfetta.
"Sei tu che chiami; noi rispondiamo solo."
"Non mi sei mai piaciuta."
"Ma ti ho fatto pena."
Silenzio.
"Forse è per questo che sono qui; per il tuo contorto senso morale."
"L'amore non è qualcosa che posso biasimare, per quanto stupido e distruttivo."
"Oh, abbiamo un filosofo tra di noi." lo schernisce Excella, studiando il proprio profilo nello specchio del bagno "Chris Redfield, il cavaliere senza macchia e senza paura, l'eroe della favola." respira tra i suoi capelli e Chris percepisce un odore metallico e dolciastro - sangue e patchouli.
"Perché sei qui?"
Excella si allontana dal suo corpo, si nasconde dietro una cortina di capelli nerissimi e pesanti quanto i suoi rimpianti.
"Non lo so."
"È così brutto morire?"
Excella solleva lo sguardo e Chris si rende conto per la prima volta di quanto sia giovane; di quanto Wesker le abbia portato via anno dopo anno.
"Tu chiami, noi arriviamo." ripete, chiudendo la mano a pugno sotto il mento "È così che funziona."
"Ma io non ti ho chiamato."
"L'ha fatto la tua solitudine."
"E la tua."
Excella abbozza un sorriso, alza un sopracciglio - blandisce un uomo che cammina già con la Morte sulle spalle - ed allora che Chris la vede.
Vede Excella Gionne come è stata (disinibita, sprovveduta, innamorata) e come avrebbe potuto essere (viva) e le restituisce il sorriso - il cuore.
"Ci vediamo presto, Redfield."
Chris annuisce e lascia che la malattia lo divori un altro po'.


"Abbiamo alzato i livelli di morfina; adesso si tratta solo di aspettare."
"Non posso accettarlo."
"Nessuno ha detto che deve farlo."
"È mio fratello."
"Lo so."
"È l'unica cosa che mi è rimasta."
"Mi dispiace."


Aveva sempre pensato che sarebbe morto in battaglia; che avrebbe speso l'ultimo fiato di vita per qualcun altro - per l'ennesima vittima di una guerra che aveva intrapreso con il coraggio dei martiri. (degli sciocchi e di chi non ha altra scelta)
"Capitano." lo chiamano, e il dolore è adesso un pugno che lo soffoca.
"Piers." mormora, e sorride "Mi sei mancato."
Nivans è ai piedi del letto, invincibile come il primo giorno. Vivo come l'ultimo.
"Mi dispiace."
"Non deve." replica, stringendogli la mano "Io sono morto, lei è vissuto: va bene così."
Chris non trova la forza di annuire; gli sembra ipocrita - immorale - anche solo pensare di farlo.
"Spero di non averti deluso."
"Mai."
"Dio, Piers..."
Nivans scuote la testa, rafforza la presa sulla sua mano - sorride, lo cerca in un abbraccio che significa tutto.
Chris piange per quell'unica volta che non è stato abbastanza.


"È quasi in coma."
"Può sentirmi?"
"Signorina Redfield..."
"Sono troppo vecchia per le stronzate, dottoressa; mio fratello può sentirmi o no?"
"Non lo so."
"Ci proverò comunque."


"Sapevo saresti venuto."
È quasi il tramonto sulla città che non dorme mai; è un'oscurità densa quella che prende forma al fianco di Redfield.
"Era il minimo sindacale, d'altronde."
Un sospiro, esasperato. Divertito.
"Sto morendo, Wesker; dovresti esserne contento."
Albert lo soppesa con occhi asciutti e scoperti, la pupilla che si allarga impercettibilmente nella penombra della stanza.
"Non per mano mia."
"Immagino che questo tolga la soddisfazione, vero?"
Wesker arriccia le labbra, lascia vibrare una risata tra i denti socchiusi.
"Sarebbe inutile chiederti il perché, uhm?"
"Dipende."
"Siamo in vena di chiacchiere?"
Wesker si scrolla nella spalle, cammina avanti e indietro per la camera - una pantera inquieta e nervosa.
"Nessuno ha voluto rispondermi."
"Perché poni la domanda sbagliata, Redfield."
Chris aggrotta le sopracciglia, si rigira tra le dita l'ossimetro.
"Cosa dovrei chiedere, allora?"
Albert si ferma a pochi centimetri dal suo letto, lo studia con un'intensità quasi fastidiosa.
"Ne valeva la pena, Redfield?"
"Cosa?"
"Morire. Morire vecchio e stanco. Morire sentendo i propri organi putrefarsi dall'interno e abbandonare ogni funzionalità. Valeva la pena di soffrire per un'umanità che ti dimenticherà non appena avranno inciso il tuo nome sulla lapide?"
Chris quasi sorride, quasi comprende.
"E per te, Wesker?" ribatte invece, affondando la testa nel cuscino "Valeva la pena di morire solo come un cane e con due RPG-7 a spappolarti il cervello? Valeva la pena passare una vita all'ombra dell'Umbrella e di Spencer? Valeva la pena inseguire il tuo delirio fino a lasciare indietro tutto e tutti, compresa tua sorella?"
Wesker ringhia, un serpente messo all'angolo e pronto a colpire.
"Tu non sai niente."
"Ho letto i file."
"Menzogne."
"Ho letto del progetto Wesker Children, del T - Phobos e di tutto il resto." Chris gli cerca gli occhi e trova solo un profilo durissimo e spietato che attraversa il buio come una lama "Io so, Wesker."
Il silenzio deflagra, la notte brucia.
"Non puoi più mentire."
Un cuore che batte; uno che sta per smettere di farlo.
"Non ne vale più la pena."
La linea immaginaria tra giusto e sbagliato è appena stata varcata.


"Sono arrivata appena ho potuto."
"Grazie."
"È...?"
"Non ancora."
"Non me ne vado, Claire; non fino a quando non sarà tutto finito."


"Non te ne sei ancora andato."
"Non posso."
"Lo sapevo che il mio fascino avrebbe colpito, prima o poi."
Un sibilo; una risata abortita.
"Certo, come no." replica Wesker, sfogliando distrattamente il giornale "Credici."
Chris chiude gli occhi, sorride al silenzio.
"Voglio andare a casa." dice all'improvviso, e Wesker gli regala un'occhiata in tralice "Non voglio morire qui."
"Non tutti abbiamo una scelta, Chris."
Redfield si volta di scatto, quasi si strappa l'ago della flebo nella fretta.
"Ciao, Chris."
"Jill."
Jill si raggomitola sul fondo del letto,  incrociando le gambe e sorridendogli come se nulla fosse mai successo; come se non l'avesse vista morire e poi rinascere e infine morire ancora.
"Scusa se ci ho messo tanto." mormora, e Chris ingoia un grumo di saliva e lacrime.
"Sei bellissima." le dice, e Jill amplia il sorriso, scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
"Bugiardo." e gli stringe la caviglia attraverso il lenzuolo, rassicurante "Sei il solito Chris. Il mio impavido eroe; il mio fedele partner."

Crack.

I ricordi lo schiacciano, la memoria diventa solo un fardello - un rimorso troppo pesante perché possa continuare a portarlo da solo.
Chris comincia a piangere; per se stesso, per le persone che non ha potuto salvare, per quelle che ha perso e per chi non ha mai avuto.
Piange e lo fa senza vergogna, senza paura.
Piange fino a quando ha fiato per farlo, fino a quando non si sente spogliato d'ogni emozione, arido d'ogni speranza.

Morto.

"Voglio andare a casa." ripete, e la sua voce si spezza "Vi prego, portatemi a casa."
E non sa se lo sta dicendo a Piers, a Jill, oppure a Wesker, e non gli importa; vuole solo andare a casa.

Ovunque essa sia.

Jill guarda Wesker, poi Chris. Poi di nuovo Wesker.
Casa è ormai l'unica cosa che sia rimasta a tutti loro.


"Signorina Redfield?"
Claire deglutisce, chiude gli occhi.
"Lo so."
La dottoressa china il capo, il guaito dell'elettrocardiogramma lacera il silenzio del corridoio.
"Ha sofferto?"
"No."
"Bene."
Sherry conta i caduti di Raccoon City e si chiede quando mai tutto avrà fine.


I sat at home and cried alone and on my own I scratched your name on the side of a bullet.


Sotto i piedi l'erba è fresca, umida di rugiada; tra i capelli un vento tiepido, pieno di profumi.

Liberatorio.

"Dove siamo?" chiede, e il suo corpo è di nuovo giovane, privo delle cicatrici che la malattia e il tempo gli avevano inflitto.
"Non riesci a indovinare, Chris?" replica Jill, e lo supera di qualche passo, spalancando le braccia e circondando l'orizzonte.
"Io..."
"Siamo a casa, Redfield." s'intromette Wesker, occhi azzurri come un cielo invernale "Siamo dove avremmo sempre dovuto essere."
Chris storna lo sguardo, coglie la sagoma di Barry salutarlo da lontano.
Sorride, deponendo le armi: la guerra (la sua) è appena finita.
Ora può finalmente riposare.


Una lapide bianca, un nome d'oro.
Nulla più, nulla meno.
Un eroe vicino a mille altri - Jill Valentine, Barry Burton, Joseph Frost, Albert Wesker (nemico, vittima, carnefice, eroe della sua stessa ossessione)
La pioggia scivola su tutti quei nomi, su quelle lettere che il tempo e la polvere si porteranno via come fossero stati nulla.

Eppure hanno raccontato una storia intera. Eppure hanno cambiato il mondo.

Le camelie di Claire si sono appassite, le rose di Sherry petali sgualciti e secchi.

Testimoni silenziosi di una realtà che ripete sempre se stessa; di un ciclo che neppure un dio può fermare.  
Nasci, vivi, muori. Ripeti. Vivi, muori, credi. Ripeti.

Il vento sussurra più forte tra gli alberi, fantasmi senza voce omaggiano la loro stessa memoria.

Tutto ciò che rimane delle loro speranze e dei loro sogni; dei loro incubi senza più risveglio.

Alla fine, solo occhi morti per un mondo morto.





"Someone told me love would all save us
But, how can that be, look what love gave us
A world full of killing and blood spilling
That world never came."
- Nickelback -


   
 
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