Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: MadogV    01/03/2016    2 recensioni
Una fanfiction che ci porta dietro le quinte del film Frozen, mostrandoci come sono realmente i personaggi che interpretano i benamini del film e che rapporti hanno tra di loro e come Frozen abbia cambiato le loro vite. FANFICTION SOSPESA ALLE CALENDE GRECHE(scherzo, ora ho un po' da fare...ma non vi preoccupate torno)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~~Nuovo capitolo, nuove vicende. Ancora uno e poi torneremo al presente.  Nel prossimo lascio un infografica sui rapporti tra i personaggi. Recensite e leggete.  Alla prossima.

Il pullman puzzava d’umidità ed era scomodo, ma questo non disturbava Elsa, era stanca di scorte, auto blindate e di avere gli occhi del mondo addosso.
Si accorse però di avere davvero gli occhi di qualcuno addosso e senza farsi notare riuscì a scoprire chi era, anzi chi erano.
Si trattava di due uomini che anche se in borghese Elsa aveva riconosciuto subito come membri della scorta reale di Arendelle, glieli aveva mandati dietro sicuramente Kristoff.
Buon vecchio Kristoff, aveva tutto il diritto di preoccuparsi, infondo era suo marito e doveva proteggere la sua regina.
Il pensiero di Kristoff però anziché renderla felice, la rattristo ancor di più.
Pensò a Rapunzel, sua cugina, e al fatto che pur dovendo diventare regina non aveva nessuna spalla su cui appoggiarsi, d’altronde i re e i mariti esistevano per essere ancore di sicurezza, almeno cosi pensava.
Pensava anche che sua cugina non era pronta per diventare regina, per portare il peso che quella corona comportava, peso che lei si era invece trovata fra capo e collo quando sua sorella Anna aveva abdicato in suo favore per seguire la sua libertà.
E pensava che nessuno in realtà le aveva mai chiesto se era quella la vita che voleva o se non anelasse anche lei a una vita diversa.
E pensava che anche lei era stata meschina proprio con la persona che gli voleva più bene: Olaf.
Ricordava come due anni dopo il matrimonio di Kristoff gli fu detto dai dottori di corte che non poteva avere figli.
Ricordava il dolore che aveva provato e la tristezza in cui era piombata.
Ricordava quando per colmare quel vuoto aveva creato Olaf, un figlio surrogato.
Ricordava come gli impegni di corte li avevano allontanati.
E si sentì sola
E si senti triste
È pianse, promettendosi che al suo ritorno si sarebbe presa un giorno per stare sola con Olaf, come mamma e figlio.
Poi guardò fuori dal finestrino e rivolse gli occhi al cielo in cerca delle stelle anche se era ancora giorno ricordano le parole del padre:” lascia che ti dica una cosa che mio padre disse a me. Guarda le stelle. I grandi re del passato ci guardano da quelle stelle. E perciò quando ti senti solo, ricordati che quei re saranno sempre lì per guidarti. E ci sarò anche io...”
Intanto ad Arendelle.
“Ora portami alla biblioteca migliore di Arendelle.” Disse Belle, dopo aver finito di mangiare.
Punzel pagò e poi si rivolse a Belle:” Di certo ce ne sono di belle, ma ti voglio portare nella più bella e anche nella più riservata: La Biblioteca reale di Arendelle, aperta solo ai reali e ai loro parenti.”
Si diressero quindi verso il castello, attraversarono prima il cortile e poi un lungo corridoio alla cui fine si trovava una grossa porta riccamente istoriata di foglie e insetti.
Lo spettacolo che Belle si trovo davanti la stupirono: mobili di legno antico stipati di libri e libri e libri e poi teche di legno nero con cartine, mappe e documenti antichissimi.
“Tutti questi libri arrivano da secoli e secoli di storia e risalgono fino al 700 a.C.”
“Meraviglioso” mormorò Belle
“Visto, te l’ho detto che la biblioteca reale di Arendelle è grandissima.” Disse Punzel
“Conosco qualcuno che avrebbe qualcosa da ridere su questo.” Rispose Belle sorridendo.
“Prima di andare credo che sarebbe cortese farti da guida.”  Di rimando Punzel
“Bonjour Mademoiselle, je suis Aasmund Absalon et sont responsables de cette bibliothèque.” (Buongiorno signorina, io sono Aasmund Absalon e sono il responsabile di questa biblioteca.) disse una voce dietro di lei.
Si girò e vide un uomo sulla cinquantina con il volto piagato da una brutta ustione e incorniciato da chioma e barba candida e poi disse “bibliothécaire alors” (bibliotecario quindi)
“Responsable, S'il vous plaît.” (responsabile, per favore.) rispose piccato l’uomo.
“Comment savez-vous que je suis français?” (come sa che sono francese?) chiese Belle.
“tu pues de français” (tu puzzi di francese) disse Absalon:”
“bueno Absalon fue el maestro de Anna y Elsa, es un erudito con un carácter un poquito nervioso, pero es el mejor en lo que hace. Ahora ayudo al visitante navegar por la biblioteca, y luego voy ". (OK Absalon è stato il maestro di Anna e di Elsa, è un erudito con un carattere un pochino spigoloso, ma è il migliore in quello che fa. Ora io aiuto l'ospite ad orientarsi nella biblioteca e poi vado.") disse Punzel per stemperare l’atmosfera.
“La biblioteca es mi casa, señorita. Déjeme guiar a los huéspedes a través de estas maravillas” (La biblioteca è la mia casa, signorina. Lascia che li guidi io gli ospiti attraverso queste meraviglie) disse rivolto poi a Rapunzel.
Punzel fece finta di non volere cedere l’ospite, ma poi “convinta” da Absalon si ritirò verso le sue stanze.
Era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse che qualcuno la seguiva e che qualcuno si era avvicinato furtivamente a lei, che sobbalzò lanciando un gridolino quando senti la mano dello sconosciuto sulla spalla.
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Poco prima Elsa era arrivata a Weselton.
Se c’era qualcosa di paragonabile alla città di Weselton erano sicuramente i quartieri alveari delle case popolari; ovunque si spingesse lo sguardo si vedevano solo casermoni e casermoni tutti della stessa forma e colore in una pianta a scacchiera che si dipanava dal parco cittadino, anche questo squadro. La struttura in realtà era un capolavoro di perfidia ingegneristica: a scacchiera sì, ma studiato anche per rendere aperti i contrasti sociali, dal fulcro centrale che era il palco, le case si dipanavano in ordine di salario e di importanza, cosi che la zona periferica era quella degli ultimi, della manovalanza, dove si trovavano anche le fabbriche; e non solo, a Weselton c’erano solo 3 centri commerciali e 3 chiese, anche questo era progettato per risaltare il divario sociale, poiché ogni centro e ogni chiesa era collocate in modo che solo una certa fascia di persone potesse recarvisi e non altre.
Ciò che rendeva Weselton ancora più impressionante era che il visitatore vi giungeva dall’alto essendo la città costruita all’interno di un profondo vallone e dall’alto la città, se non fosse stato per il parco cittadino, dava l’idea di non esistere tanto uniforme era la sua struttura.
Nessun treno, nessuna macchina o altro veicolo poteva entrare in città, il visitatore che arriva, si badi visitatore, non turista, doveva scendere all’ingresso del vallone e prendere uno degli ascensori per raggiungerne il fondo.
Così fece anche Elsa e i due uomini di scorta, per poi dirigersi verso il parco cittadino distante pochi passi dall’ascensore, dato che pur essendo il fulcro, il parco non era posto al centro della città, ma a pochi passi dal fondo dell’imbocco del vallone.
“Questa città fu costruita dai miei avi quando scapparono dall’invasione dei rossi della amata madre Russia, nobili costretti a lasciare lo Zar e gli agi loro spettanti in ragione del loro lignaggio.” Si sentiva provenire da alcuni megafoni.
“Ma si fecero coraggio e arrivarono allo stremo delle forze…” Continua la voce.
Quando Hans vide che arrivava Elsa, cominciò a simulare di suonare il violino.
“Devi trovare noiose le sviolinate di padre sull’onore, sugli antenati e su tutte queste cazzate.”
Elsa trattenne a stento il riso e rispose:” Un po' si, forse. Ma è la storia di una famiglia è fatta per ricordare chi siamo, no?”
“Forse, ma sono cose che non mi piacciono, io voglio di più, voglio andare oltre questi confini, spostarli. Mia madre invece...” e indicò Anna:” pende dalle sue labbra e non si accorge di essere un trofeo, che mio padre sfoggia ogni volta che deve esaltare le virtù della famiglia e dei suoi saldi valori morali.”
Elsa non si voltò a guardare nel punto indicato dal Hans, ma corse ad abbracciarlo per evitare di ricominciare a piangere.
“Mi sei mancato piccolo mio.” Disse
“Anche tu zia.” Rispose Hans.” Vorrei venire a vivere con te ad Arendelle, ma la mamma e papà non mi lasciano andare.” E poi si mise ad imitare il padre:” L’onore e il rispetto sacrale della famiglia prima di ogni altra ambizione” e poi rise.
Sul palco intanto il Duca continuava a sproloquiare: “Perché io non mi sono mai tirato indietro, no signore. L’onore e il rispetto sacrale della famiglia prima di ogni altra ambizione. Ed è quello che ho fatto, quando ho preso sotto la mia ala protettrice un orfano che nessuno voleva e ne ho fatto un nobile. Hans, duca di Weselton.”
“Si va in scena” disse Hans salutando la zia.
Poi fu la volta di Anna e infine la distribuzione di zuppa calda con pezzi di carne e un tozzo di pane nero per tutti gli operai, mentre per i dirigenti fu anche aggiunto un dolce, ovviamente prodotto nelle fabbriche del Duca.
Dopo la cerimonia Anna e Elsa si salutarono abbracciandosi calorosamente e ridendo e scherzando si avviarono verso la lunga tavolata per pranzare con gli altri dirigenti, non sia mai che il direttore si ritiri a casa per mangiare da solo, la cena sola doveva essere consumata nel privato.
Ma l’atmosfera di cordialità venne meno appena Elsa disse:” Ti devo parlare.”
Anna inghiotti, come se il boccone le fosse andato di traverso e poi disse ironica:” Che c’è sorellina problemi col trono di Arendelle?”
Elsa fece un sorriso di cortesia:” No, ma devi venire con me ad Arendelle.”
Anna strinse il tovagliolo e rispose:” Non mi riporterai ad Arendelle, il trono e tu e non mio, la responsabilità e tua e non pensarci di scappare.”
“Come hai fatto tu, bambinetta viziata.” Sbotto Elsa.
L’aria cominciò a calare drasticamente, mentre Elsa cominciava a coprirsi di brina, ma improvvisamente cominciò ad evaporare.
“Signore, a tavola bisogna mangiare, no bisticciare.” Disse Hans con tono affabile e scherzoso.
Anna riprese il controllo e chiese con falsa cortesia:” Breve nell’informazione.”
Elsa fu ancora più concisa: “Disney.”
In quel momento il Duca batte sul tavolo a mano aperta e disse:” Se si trattava di affari dovevi mandare Kristoff, che è il re a parlare con me, che c’entrate voi donne con gli affari. Tsk”
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: MadogV