Allora, allora, allora, che scusa mi invento stavolta?
^^ Quella della scuola? Già usata... Troppi impegni? Ma io
vivo per EFP e le miei meravigliosi angeli... Mi credereste mai? Ihihihi, ormai
non più!
No, opto per la verità: sono stata molto presa proprio dalla
storia: ho determinato un numero approssimativo di capitoli, la storia in sé,
ma soprattutto sono stata letteralmente presa da due dei capitoli più
divertenti e assurdi di questa storia, che avranno per protagonisti Bella...
Jasper e Emmett!
Per farmi perdonare, vi svelo i titoli (approssimativi):
quello con Jasper protagonista è “Giornata della Carriera – L’incubo di
Jasper”
E quello di Emmett... ihihih “Grizzly in love... and Jasper’s
wedding!”. Ihih, mi sono ammazzata a scriverlo!! Non vedo l’ora di
farveli leggere!^^ a proposito, colgo al volo l’occasione di dirvi che parto
per il campo scuola la sett. pross. e torno lunedì. Ci rivediamo forse lunedì
6! Fatemi sapere dove trascorrerete le vacanze.
Piccole notizie... allora, iniziamo con i numeri: abbiamo
raggiunto le 31 recensioni a capitolo, grazie millissime! E 207 angeli mi hanno
messo tra i preferiti! E siamo vicini alle 8.000 visite!! Che dire, che vi
adoro sarebbe un insulto! Che vi amo è troppo poco! Semplicemente siete la mia vita!
T____T Grazissime!
E un grazie speciale e questo capitolo va a coloro che non
solo mi seguono, ma mi hanno contattato per email e mi rispondono sempre e in
ogni momento, sopportando i miei ritardi anche nel rispondere. Perdonatemi!
Ossia:
E ora, un grazie speciale ai miei angeli che mi commentano
sempre, e ai nuovi che si sono aggiunti!
miki18:
Miki!!!!!!!!!!!!!!! Adorata anima mia, sono felice di averti nuovamente come
amica! T__T Grazissime per i comlimenti, spero di non deludere le tue
aspettative. ^^ Mi dispiace, sono certa che ti ho fatto tribolare anche per
aspettare qst. Sorry! Un kiss.
cullengirl: Grazissime stella! Aggiornerò in settimana le altre storie.
Wind:
Ciao bellissima! Annunci per giornali, eh? Nah, Edward non è disperato... anche
se questa ideuzza l’ho usata in un’altra storia, poi posterò il capitolo.
Ihihih, è stato troppo divertente. Edward, inoltre, mi ha pregato di tenere
segreto il numero del suo cell, perché Alice lo ha reso pubblico prima
dell’uscita di Breaking Down, e non sai quante telefonate ha ricevuto. Ne ha
cambiati cento (uno, due...) centoquattordici, più o meno, un vero stress!
Alice sadica è pucciosa, eh? Chissà che ne penserai qui! Ah, il capitolo di
Nessie’s arriva nel weekend, come richiesto da MaryLu!
bell:
Welcome in our big crazy family! Sono così felice che la mia scrittura ti
rapisca tanto... T___T Grazie! Ora, vedi cosa ne pensi di questo, e fammi
sapere! Kiss
pinkgirl:
Welcome in our big crazy family! Beh, che dire? Troooppo grazie per la tua
splendida recensione! Se ti ha divertito la parte di Bella, guarda cosa ti
combinano i fratelli Cullen! Ihihi, povero Eddino!
cloddy_94:
Ovvio che Edward è un gelosone, e che Bella non capisce! Se non l’ho detto
ancora, sono due idioti! U___U E qui mi chiedo: Sono peggio e meglio di quelli
della Meyer? Bah! Perdonami i miei ritardi, ma sono presa da un demone chiamato
Liceo... Jasper, quanto hai ragione! Ti promett che farò più in fretta. E poi,
consolati. Tra un po’ c’è l’esate! Vedraiquanto aggiornerò!
Goten:
more! Visto che ti penso sempre, anche se nn entro su Msn? Lo so, mi piace
farlo incazz, e troppo bellino Edward
damaristich:
Welcome in our big crazy family! Che splendidi complimenti! Grazie, sei un
angelo! Voglio assolutamente vedere cosa ne pensi di questo, ok? Kiss
greta1992:
Welcome in our big crazy family! Un’altra piccola fan, che rande onore! Chiedo
perdono per il mgasuper ritardo, non vorrei che ti fossi arresa con me.
continua a commentare!! ;)
mylifeabeautifullie:
Mon petit tesour! Wow, quanto tempo, eh? Sono felice che ti sia piaciuto il
capitolo comico scritto in da un’ubriacona come me, pensavo di aver scritto
scemenze! Spero che questo non ti deluda.
Finleyna
4 Ever: Prezzemolina! Ciao! Non sai quanto mi sei mancata tu, stella! Per
Sunsilk, è in viaggio, ma devi sapre che la stazione radio è in allestimento,
Alice non sa dove mettere la consol... bah!
Kaida
Seleny: Welcome in our big crazy family! ^///^ Oddio, grazi x la bellissima
recensione, non so proprio casa dire. È il mio sogno che la mia storia sia così
avvincente da far entrare il lettore nella storia, ed è una gioia sapere che ci
riesco.
aLbICoCCaCiDa:
Welcome in our big crazy family! Ma io ti adoro, sei un genio! Che bille che
sono le tue storie, le straleggo allinverosimile. A proposito, quando
aggiorni?^^ Sono felice che la mia storia sia una ventata di aria fresca, per
te, che ti appassioni e ti faccia sognare. Sono lieta che il mio umorismo, per
quanto scarso, ti diverta, e sono ancora più contenta di averti come lettrice.
Spero di setirti presto!
stezietta
w : Ciao! Grazie, desiderio esaudito!
MimiMiaotwilight4e:
My angel! Bellissimo ritorno, all’ennesima potenza! Ma che gli prende a Eddino?
Sembra peggio del mio! Ecco il mio nuovo capi come regalo di bentornata.
heidi81_love:
Welcome in our big crazy family! Grazie, e vedrai che ti combineranno i
fratelli C!
mistica88:
Beh, stella, geloso marcio no.... peggio, è INNAMORATO!! Io l’ho detto che
l’amore è strano, ma con lui... goditi il capitolo.
Fin Fish:
Maestra! Eccomi tornata, contenta? A quando un nostro servizio fotografico
insieme? XD sono curosa di sapere che ricordo ti ho fatto tonrare in mente. Ma
cmq, la toruta cinese dilaga in tutta la famiglia, capirai xkè... XD
Lily
Evans 93: Welcome in our big crazy family! Non preoccuparti, leggi con
calma e seguimi quando ai tempo, che io sono felice lo stesso! ^^ altro che
molto controllato, Edward è già tanto che non sgancia una bomba atomica sul
mondo per avere Bella per sé... ma i mie personaggi sono mlto OCC
Io anche detesto Mike, ma non avra che una parte marginale in qst
ff. non è così importante!
Losch:
Grazie! Io adoro te, invece! Ovvio che faccio mettere insieme Bellina ed
Edwardino, devono stare insieme per sempre. Ma prima che si mettano insieme...
ihihhi!
Sabry87:
Welcome in our big crazy family! Grazie, e continua a seguirmi
Musa_Talia:
Welcome in our big crazy family! Beh, grazie. Sono felicissima che ti piaccia
la mia ff. praticamente stravedi per la ff, e io stravedo per te che mi segui da sempre, tanto da indurre tua
madre a dubitare della tua sanità mentale. Beh, le mie idee derivano dal fatto
che ho molto tempo da perdere, quindi non essene così sorpresa. Aspetto tu e
notizie!
Helen
Cullen: Angelo mio luminoso! Carlisle si scusa per non poterti rispondere
da subito, ma dice che se mi mandi una mail con il problema ti scriverà
personalmente. E beh, devi sapere che i Cullen vivono nel mio palazzo, perché
gli faccio girare la ff prima di scriverla. Che belli che sono! Grazie molte
per i comlimenti, la birra mi aiuta! Dovrai leggere quello che pensa Edward di
Alice; e il caffè, ah,... Eddy lo odia! ^^ Da oggi! MI dispiace aver infranto i
tuoi sogni, ma se avessi descritto Carlisle al posto di dward, mi sarebbero
uscite quattro pagine. Grazie, piccola, ti adoro. Voglio sapere cosa ne pensi
di questo, di cui non mi fido tanto.
giunigiu95:
Eh, lo so, troppi problemi... ma l’impiccato è un passatempo garantito,
provalo!
mezzanotte:
Welcome in our big crazy family! Che
nome misterioso, mi piace, adoro
free09:
Welcome in our big crazy family! Ihih, scusa se ti faccio sclerare. Ma prima
del bacio...., eh, accendiamo i lumini nella chiesa più vicina!
Flockkitten:
Welcome in our big crazy family! Grazie, sono contenta che ti piacci a Bellina
e che ti faccia piacere la mia logorroicit. Pensavo che 26 pagine di capitolo
su Edward fossero troppe, ma se piace.... IHihih!
Silver_Alchemist: Ciao! Anche tu vuoi usare quel centro? È un po’ pieno, ma di che ti
mando io e ti faranno fare di tutto e di più, e gratis! E gli sbalzi di Edward
sono l’unica cosa che ho tenuto della Meyer, oltre i nomi e gli aspetti dei
personaggi!
Shinalia:
Welcome in our big crazy family! Grazie!
ColeiCheAmaEdward:
Welcome in our big crazy family! Una tenace e fedele nuova fan, sono davvero
felice di averti trovato! Voglio proprio leggere la tua storia, e sono
contentissima di averti ispirato! Sono certa che ti sentirò a ogni nuovo
aggiornamento, e ne sono felicissima!
gerby88:
Welcome in our big crazy family! Grazissime, tesoro, sono lieta che ti piaccia
il mio lavoro! Ami davvero tanto i miei personaggi, eh? Allora piacciono? Meno
male, pensavo che avesser deluso le aspettativ, ma io non li cambio. Non posso
soffrire quelli della Meyer, sono troppo stoccafissi! L’unica cosa che non è
cambiata sono i complessi di Edward, le ambientazioni, i nomi e gli asoetti
fisici dei personaggi. Il resto, si butta! Ma sembra che vadano, quindi,
facciamoli andare! Eccoti il capitolo tanto atteso. E a proposito, si, gli
shampi di Jasper funzionano ALLA STRAGRANDE, io li ho provati! XD
Anche il più perfetto dei
momenti deve finire, prima o poi.
E, a casa Cullen, la fine di
essi era decretata da una sola persona. Mary Alice Cullen Hale.
La pace se ne va quando lei
arriva qua, il nostro secondo motto di famiglia.
Solamente lei era la causa, o la
fonte, dei nostri guai. Spesso mi domandavo se oltre al suo potere di
preveggenza non avesse sviluppato anche la sua indole di “Spiccato Altruismo e
Tempismo Perfetto”.
Ma in fondo le si perdonava
tutto; o meglio, io - e soprattutto io,
il suo giocattolo e fratello preferito – le perdonavo tutto ciò che mi costringeva
a subire. Era la mia sorellina preferita, no?
“Ehi ragazzi!” si annunciò
quella peste comparendo in soggiorno.
“Assolutamente no” risposi
immediatamente – riflesso automatico al suo ghigno entusiasta – senza sollevare
lo sguardo dal libro.
Non le avevo neanche letto nella
mente. Sapevo che covava qualcosa, perciò non volevo immischiarmi. Ero appena
tornato, avevo il diritto di riposarmi un po’ in casa mia.
... Probabilmente non con Alice dentro, ritrattai subito.
“Fammi almeno spiegare” brontolò
lei incrociando le braccia e gonfiando le guancie, infastidita
“Qualsiasi cosa vuoi imporci,
Alice, ti dico di no a prescindere” ribadii voltando distrattamente pagina “Ti
avviso fin da ora di non includermi nei tuoi piani, qualsiasi essi siano”
“Cosa volevi, Alice?” domandò
dolcemente Jasper tornando dalla sua stanza, abbracciandole la vita e posando
il capo sulla sua spalla.
Sospirai; Jasper non mi avrebbe
mai appoggiato. Dovevo rassegnarmi; Alice era la sua compagna, e io solo suo
fratello. Come potevo competere con la sua anima gemella?
“Niente di così orribile o
strampalato come crede Edward” spiegò lei abbracciandolo e lanciandomi
un’occhiataccia “Pensavo solo che sarebbe un’idea carina se voi tre fratelli vi
andaste a fare una passeggiata per veder sorgere il sole”
“E perché mai io dovrei fare una
cosa così sdolcinata con questi due?” domandò Emmett schifato “Non sono mica il
loro ragazzo, per mia fortuna!”
“Concordo con l’energumeno”
annuii, alzando gli occhi “Non vedo la necessità di fare ciò. Se mi andasse di
vedere l’alba ci andrei per conto mio. E di certo se volessi trascorrere del
tempo con i miei fratelli non farei di certo una cosa così... stucchevole”
“Vedi, Ed, è per questo che sei
solo” sbuffò Alice “Non capisci assolutamente nulla. Sono certa che se te lo
avessi chiesto solo io...”
“Quella è la porta” dissi
tornando alla mia lettura e indicando l’ingresso “Spero che ti ricorderai che
alle otto partiamo”
“E se fosse stata Bella?”
continuò perfida quel piccolo rospo, ghignando. I miei fratelli mi fissarono in
attesa della risposta.
Saremmo già in marcia per l’altura che domina Forks, dove avremmo
atteso il sorgere del sole e....
“Qu... Quella è la porta”
ripetei insicuro, riemergendo dalla mia fantasia.
Controllo, Ed!, mi imposi.
“SEEEEEEE!” mi sbeffeggiarono in
coro
“Lo vorrei proprio vedere, come dici di no alla tua piccola Bella...”
pensò Emmett “Se pendi dalle sue labbra
ogni singola volta che apre bocca”
“Lo sai che ti sento, vero?”
dissi infastidito
“Bene, vuol dire che è tutto a posto” replicò lui “E ora,
per cortesia, fatti un bel pacco di affaretti tuoi esci dalla mia mente, si vous plaît”
“Insomma, volete andarvene si o
no?” esclamò spazientita Alice, abbandonando ogni traccia di cordialità “Ho
bisogno di casa, libera dalla
presenza di maschi! Jazz, per favore,
convincili tu!”
“Tesoro, sono un soldato, non Gesù
Cristo” sospirò lui accarezzandole la guancia “Ci sono cose che sono
impossibili anche per noi vampiri”
“Su, ragazzi, per piacere” ci
supplicò Alice. Dovevo riconoscerlo, quella ragazza era tenace forse quasi più
di me. “Anche Esme e Carlisle sono usciti. Non vi piacerebbe passare del tempo
di qualità con i vostri genitori?”
“Sono anche i tuoi” fece notare
Emmett
“Ma io adesso ho da fare”
“Alice, allora, se ne vanno o no?”
esclamò Rose scendendo le scale
“Anche tu ci vuoi fuori di casa,
amore?” chiese Emmett con un sorriso “Pensavo mi amassi”
Rosalie gli rivolse uno sguardo,
poi chinò il capo, mortificata.
“Anche io pensavo mi amassi”
sospirò affranta tenendosi un braccio “E invece scopro che non vuoi farmi
neanche questo piccolo, innocuo favore...”
“Oh, no Rosalie, no” sussurrò
Emmett mortificato, correndo ad abbracciarla “Non fare così, dai! Se ti fa
felice esco con questi due brutti ceffi, lo giuro”
“Davvero?” tirò su con il naso
lei, facendo la timida
“Lo prometto”
“E tu, Jasper?” chiese Alice
trasformandosi in uno zuccherino “Anche tu lo farai, per me?”
Jasper avrebbe dovuto accorgersi
dell’uso del futuro, e non del condizionale nelle parole della sua consorte. Ma
credo che l’amore renda sordi, oltre che ciechi, visto la sua grande
disattenzione.
“Ma certo” le assicurò lui,
stringendola
“E l’oscar va... alle sorelle
Cullen! Congratulazioni” esclamai voltando pagina “Davvero molto brave,
complimenti. Un’ottima interpretazione. Avete fatto cadere il pubblico ai
vostri piedi, non c’è che dire”
“Smettila Edward” mi rimproverò
Jasper imbarazzato “Non puoi prenderci in giro perché siamo innamorati”
“Non mi permetterei mai di
prendere in giro o di scherzare sui vostri sentimenti, tantomeno un questo,
fratello” precisai alzando lo sguardo “Non vorrei che lo pensassi. Prendevo
solo in giro il fatto che vi siate fatti abbindolare così facilmente”
Mi permisi di soffocare una
risata, ma in realtà l’unico sentimento che provavo nei loro confronti era invidia.
Anche io avrei voluto provare quell’emozione, avere qualcuno che mi stregasse a
tal punto da farmi dimenticare me stesso e farmi obbedire ai suoi dolci
comandi.
Bella...
Istintivamente sollevai lo sguardo
e mi concentrai sul suo respiro calmo e regolare. Per la prima volta la stavo
lasciando dormire da sola. Speravo che non avesse incubi; poverina, si meritava
tutto il riposo di cui aveva bisogno.
Il mio respiro si sincronizzò sul
suo, trasmettendomi pace.
Ero così rilassato che mi accorsi
della presenza di Emmett alle mie spalle solamente quando le sue braccia si
chiusero intorno al mio busto, senza lasciarmi vie di fuga.
“Ehi, che accidenti stai facendo?”
esclamai tentando di controllare la voce, mentre provavo a divincolarmi
“Ti porto a trascorrere del tempo
di qualità con noi” rispose senza esitazioni lui, sollevandomi
“Mettimi subito giù!” ringhiai
divincolandomi “Emmett, non scherzo! Mettimi giù o te ne farò pentire!”
“Si, si, come no” rispose lui
andando verso la porta “La potresti smettere di ballare la quadriglia? Mi stai
dando i calci”
“Ti farò molto peggio se non mi
lasci andare!” ringhiai
“Ma che bimbo problematico che
sei! Dovresti ringraziarci visto che vogliamo dedicarti un po’ del nostro
prezioso tempo”
“Piuttosto mi getto tra le fiamme!
Lasciamiiii!”
“Divertitevi ragazzi” ci
salutarono allegre quelle due ingrate sull’uscio della porta
“A dopo” disse Jasper a nome di
tutti
“Ve la farò pagare!” li avvertii
“A tutti e quattro!”
“Su, Eddinino, non brontolare
sempre!” pensò Alice “Divertiti. Sono
certa che mi ringrazierai, dopo”
Perché quella minaccia velata mi
mise addosso un senso di profonda ansia?
Non ebbi il tempo di esprimere i
miei dubbi ad alta voce che Emmett mi caricò sulle spalla come un sacco di
patate e partì verso il folto del bosco.
“Emmett! Accidenti a te, vuoi
mettermi giù prima che ti stacchi la testa a morsi?!” esclamai furioso mentre
mio fratello continuava a ridere divertito
“Uhm, fammi pensare.... che
domanda difficile...” sghignazzo lui “Metterti giù, non metterti giù... che
grave dilemma morale!”
“Te lo do io il dilemma morale...
e tu non ridere!” ringhiai a Jasper che, posizionato dietro Emmett, gioiva
delle mie disgrazie
“Dai, Ed, leggi nei miei
pensieri!” si giustificò lui con una risata “Non si può non ridere! Sei troppo
buffo!”
E certo, infieriamo pure! Lo
vedevo nei suoi pensieri in che situazione mi trovava, penzolante dalla spalla
di mio fratello come un sacco, i capelli peggio del solito, il viso una
maschera di rabbia... L’umiliazione più grande della mia vita impressa per
sempre nella mente di mio fratello, che non avrebbe esitato a ricordarmela per
il resto delle nostre esistenze, per di più trasmessa in diretta.
“Beh, Eddy, ora ti metto giù. E
non iniziare a piangere come tuo solito” annunciò Emmett rallentando e
prendendomi per la vita “So che odi separarti da me, ma sei grande e devi
imparare a vivere la tua vita senza avermi al fianco”
Appena i miei piedi toccarono il
suolo lo fissai con uno sguardo carico d’odio, ringhiando. “Sei morto”
“Edward, forse è il caso che ti
calmi un po’” sogghignò Jasper. Un secondo dopo, una calma innaturale prese
possesso del mio corpo, dileguando la mia ira e rendendomi docile come un
agnellino.
“Jasper” lo chiamai con un sorriso
rilassato
“Si, fratello?”
“Appena mi riprendo ti ammazzo”
dissi con voce calma, quasi felice.
Jasper trattenne una risata.
“Prima o dopo di Emmett?” mi provocò
“Su, su, bimbo problematico, dai la
manina al tuo fratellone che ti porta a vedere il sole” disse Emmett
prendendomi per mano “Lo sai che cos’è il sole? O il tuo saccente Emmett deve
spiegartelo?”
Io e Jasper ci scambiammo
un’occhiata mentre Emmett mi trascinava con sé.
“Dopo!” concludemmo in coro
Uscimmo dal folto degli alberi e
ci dirigemmo verso l’altura che dominava Forks, dove avrei voluto condurre
Bella per farle ammirare la magia di quel momento, e non andarci con i miei
fratelli. Tutto per colpa delle mie sorelle.
Quando tornerò a casa, dovrò fare un bel discorsetto a quelle
due scellerata, mi ripromisi.
Carlisle e Esme sedevano l’uno di
fianco all’altra di fronte a noi, ammirando il cielo scuro. Esme aveva la testa
posata sulla spalla di mio padre, mentre lui la teneva sulla sua.
I loro pensieri erano tranquilli;
si basano semplicemente della loro reciproca compagnia.
Mi sfuggì un sorriso; come un
bambino che osserva felice i suoi genitori dormire abbracciati, così io mi
sentivo ogni qualvolta che avevo l’onore di poter osservare i miei stare
vicini, senza pensieri o disturbi. Era così raro che si prendessero un momento
per loro, sia per il loro lavoro che per l’impegno di mantenere la nostra
famiglia, e non trovavamo mai l’occasione per fare qualcosa di speciale.
L’impegno e l’amore che ci dimostravano li portava a sacrificare tutto per noi,
ma li univa sempre di più; erano felici di vederci “crescere”, di sapere che
avevano contribuito alla nostra felicità. E si amavano l’uno l’altra per i
pregi che possedevano
“Niente scene vietate ai minori,
please, c’è un bambino qui” si presentò Emmett con un sorriso. Anche lui era
felice di vederli insieme.
Carlisle ed Esme si voltarono,
rivolgendoci un gran sorriso.
“Ciao ragazzi” disse Esme “Venite
pure, prego”
“Emmett, perché tieni per mano
Edward?” chiese mio padre perplesso, con un sorriso
“Perché altrimenti il bimbo si fa
male” spiegò lui con un sorriso “Povera pecorella smarrita, non posso
permettere che gli accada niente. Il mio fratellino piccino picciò!”. E mi pizzicò
le guancie, sorridendo.
Carlisle sospirò e poi fissò
Jasper. “Non sai quanto sono contento che ci sia tu, Jazz. Altrimenti, a
quest’ora si sarebbero già fatti fuori”
“Nessun problema” ridacchiò Jasper
“Vi siete persi la parte migliore, però”
“Jasper, ricordati che sei solo
secondo” dissi assolutamente calmo
Sogghignando, ci avvicinammo ai
nostri genitori e ci sedemmo sull’erba, aspettando il sorgere del sole.
“Non volevamo disturbarvi” mi
sembrò giusto chiarire “Ma siamo stati sbattuti fuori di casa”
“Immagino da chi” sorrise Carlisle
“Io continuo a dire che sono
pericolose, ma nessuno mi crede. Eppure, io
leggo nel pensiero”
“Non sono pericolose” le difesero
i miei fratelli “Pensano...”
“I vostri pareri non contano,
siete troppo di parte” sorrisi
“Perché, tu no?”
Esme e Carlisle sorrisero. “Eh, che figli problematici” pensarono
con affetto
Sorrisi dei loro pensieri e portai
il mio sguardo verso il cielo, osservando i lenti mutamenti delle nubi.
Lentamente, il cielo blu scuro si tinse di viola, mentre una luce debole si
sollevava dalla linea dell’orizzonte. Piano, indifferente alle regole del tempo,
il sole sorse regalandoci i suoi tiepidi raggi e illuminando la nostra pelle,
rivelandone il vero aspetto. Un miliardo di piccoli diamanti iniziarono a
risplendere sulla nostra pelle lasciata scoperta dagli abiti, rendendoci simili
a statue di cristallo.
Fattezze di angeli per i peggiori demoni dell’inferno...
Scossi il capo. Non volevo pensare
ciò dei miei famigliari. Non erano cattivi, non erano demoni. Erano le persone
migliori di questo mondo. Meritavano il Paradiso forse più di molti umani.
Il sole sorse e si nascose dietro
la spessa coltre di nubi, rendendoci di nuovo la nostra apparente normalità. Il
bello di quella cittadina sperduta era proprio il fatto di poter andare in giro
anche di giorno senza destare sospetti.
“È iniziato un nuovo giorno” disse
Carlisle “Anzi, Il Grande Giorno”. Scosse il capo ridacchiando.
“Povera Bella, speriamo se la cavi” aggiunse mentalmente “Si sottovaluta così tanto…”
“Non ti preoccupare, papi,
proteggeremo la nostra piccola sorellina da tutto e da tutti, compresa sé stessa”
disse Emmett convinto “Ormai mi sto abituando a fare il baby-sitter. E poi,
Bella è decisamente più simpatica e tranquilla del tuo pargolino piccinino”
Scoprii i denti. “Piantala di
vedermi come un bambino, fratellino,
altrimenti ti do una lezione”
“Bella mi è sembrata abbastanza tranquilla
riguardo al suo soggiorno nella scuola” disse Esme “Dopo la caccia era molto
positiva. Sono certo che andrà tutto a meraviglia”
“Anche Alice me lo ha assicurato”
si inserì Jasper “Ha scrutato il suo futuro, ed è più che Bella sarà perfetta”
Il sollievo mi pervase l’animo.
Per fortuna sarebbe andato tutto bene. Niente imprevisti, fughe, problemi… per
una volta, la nostra “normalità” mi sembrò il dono più bello che la mia
esistenza mi avesse donato. Sarebbe filato tutto liscio, e l’unica cosa di cui
ci saremmo dovuti occupare erano i problemi di tipici adolescenti, troppo
banali e semplici per noi.
Ancora una volta mi ritrovai a
ringraziare Alice per essere arrivata da noi. Senza il suo aiuto avremmo avuto
molti più problemi che altro. Anzi, non solo lei era da ringraziare, ma tutti i
miei fratelli; Emmett con la sua simpatia e il suo buonumore, che sapeva
rallegrare anche le nostre giornate più oscure e si arrabbiava raramente;
Jasper, con la sua pazienza e la sua esperienza, un fratello silenzioso ma
indispensabile consulente, grande ascoltatore e consigliere; Alice, con il suo
ottimismo e la sua vivacità che avevano travolto e scombussolato la vita nella
famiglia Cullen; Rosalie, con la sua tenacia e il suo temperamento combattivo,
che ci aveva insegnato a non chinare mai a testa e a portare avanti con
ostinazione le nostre idee. E poi, Carlisle ed Esme… i genitori ideali. Mi
sorprendeva che dopo quasi un secolo o più non si fossero ancora stancati di
noi.
“Grazie” mi uscì spontaneo dalle
labbra, mentre chiudevo gli occhi e reclinavo indietro la testa, felice.
“Per cosa?” chiesero gli altri. Mi
limitai a sorridere scuotendo il capo.
Ormai dovevano essere le sei di
mattina; era meglio tornare a casa, così nel caso che Bella si fosse svegliata
troppo presto non avrebbe trovato solo le sue sorelle ad asp…
Sgranai gli occhi, terrorizzato.
Oh. Santo. Cielo.
Che avevo combinato?! Accidenti a
me, perché mi ero lasciato ingannare così facilmente?!
“Oh, accidenti!” ringhiai balzando
in piedi, con una voce sbalordita, frustrata e terrorizzata.
La mia famiglia sobbalzò,
sorpresa.
“Che ti prede, Edward?” chiese
Emmett
“Ho appena capito… una
rivelazione… accidenti, non me ne sono accorto!” boccheggiai senza voce. Come
facevano a non capirlo? Era palese! “Noi siamo qui, giusto?” continuai
“Si…” rispose cauto Jasper,
studiandomi come se fossi impazzito
“E anche voi due siete qui” dissi
guardando i miei genitori, quasi a sfidarli a volermi contraddire
“Figliolo, ma sei proprio sicuro di star bene?” disse Carlisle
“Io sto benissimo!” liquidai in
fretta “Ma sei noi cinque siamo qui, sbattuti fuori casa, la piccola Bella è…”
“Rimasta alla mercé delle TUE
sorelle!” completarono orripilanti Jasper ed Emmett arrivando alla mia stessa
conclusione
“Per inciso, prima di essere mie
sorelle sono vostre mogli” replicai furioso. Io l’avevo detto di restare a
casa, ma no, sempre a far di testa loro. E ora la piccola Bella si trovava da
sola, nelle mani di due pazze maniache del look… accidenti alla moda!
“Come hai potuto permettere che
succedesse questo, Edward!” mi sgridarono i miei fratelli “Devi controllarle!”
“E voi a che servite?!” ruggii
“Sempre a dargliela vinta!”
Tra battibecchi e imprecazioni
varie, noi tre ci alzammo e scattammo all’indirizzo di casa.
Corsi più veloce che potei,
pregando di arrivare in tempo per salvare Bella dall’agguato di quei due corvi.
Ovviamente, le mie preghiere furono respinte e rimandate al mittente.
Scardinando quasi la porta di casa
ed entrando in salone, come un sol uomo io e i miei fratelli gridammo
“Ragazze!!”
“Non vi azzardare ad entrare in
camera!” ricevemmo in risposta. Le loro voci erano perfettamente controllate,
al limite seccate per essere state interrotte. Ci scambiammo un’occhiata e ci
precipitammo al piano di sopra.
Bella, resisti! Sto arrivando, non temere, non ti lascio
sola!, pensai digrignando i denti.
Arrivati al terzo piano ci
bloccammo tutti sulle scale; eravamo stati fregati, e alla grande. Per tutto il
piano aleggiava un buon profumo di rose misto a bagnoschiuma e shampoo. Avevano
già torturato Bella.
“Accidenti, è troppo tardi” disse
Emmett finto melodrammatico. In realtà, moriva dalla voglia di scoppiare a
ridere.
“Povera Bella, costretta alle torture cinesi già dal primo mattino…
tesoro, va bene impegnarsi, ma stai esagerando” pensò scuotendo il capo.
“Potremmo provare a salvarla…”
soppesò la questione Jasper “Un buon compromesso potrebbe risolvere la
questione senza che nessuno si faccia male”
“Non ti assicuro che non ucciderò
tua moglie, Jazz” sibilai arrabbiato
Lui sospirò. “Prova almeno a farlo
quando sono a caccia. Fingi che sia stato qualcun altro” suggerì rassegnato
“Potrei fingere di crederti per tre secondi, poi proveresti anche tu l’ebbrezza
della morte eterna”
Soffocando l’impulso di
prendermela con il mondo intero, mi avvicinai alla porta con i miei fratelli al
seguito.
“Non osare entrare, Edward
Cullen!” mi minacciò Alice “Altrimenti assaggerai la mia furia”
“Sai cosa mi puoi fare tu, piccolo
mostro?!” ringhiai afferrando la maniglia con la chiara intenzione di entrare
“Non provarci neanche, Ed!”
intervenne Rosalie arrabbiata “Primo, la porta è chiusa a chiave...”
“Come se potessero fermarmi”
ribattei, scambiandomi un cenno con Jasper e Emmett. Al tre, avremmo fatto
effrazione con la forza. Tutto per Bella.
“Uno” mimai con la bocca “Due…”
“E secondo” intervenne Alice
“Bella è appena uscita dalla doccia, in accappatoio, e ora sta recuperando un
po’ di sonno sul letto”
Lascia andare la maniglia come se
fosse incandescente e spiccai un balzo verso la parete opposta, imitato dai
miei fratelli. L’imbarazzo che provai in quel momento non aveva pari. Cosa
stavo per fare… l’errore più grande della mia esistenza.
Non potevo pensare a cosa stavo
per commettere, né a ciò che vi avrei trovato all’interno.
Bella semi cosciente, sdraiata sul
letto bagnata dai timidi raggi del sole autunnale, i capelli setosi sparsi
intorno al viso come un’aura di dolce cioccolato, ricoperta da un asciugamano
candido che le lasciava scoperto il collo candido, le gambe lunghe, una spalla…
il vermiglio colore delle sue labbra che risaltava sul suo viso, che mi
chiamava a sé…
Ma cosa stavo andando a pensare?!
Come mi veniva in mente una cosa del genere!
Ringraziai di essere l’unico a
poter leggere il pensiero degli altri, perché altrimenti sarei morto di vergogna.
Io… non potevo… Bella…
“… insomma, non esagerate!”
esclamò Jasper divertito e non troppo convinto
Mi riscossi, fissandoli come se li
vedessi da lontano; si erano riavvicinati alla porta, e ora provavano a parlare
con le loro consorti con calma. Di certo non volevano rischiare.
“Silenzio! Noi qui stiamo creando
un capolavoro, non distraeteci!” ci ribeccò Rosali quasi ringhiando
“Si, ma la modella è
consenziente?” chiese Emmett appoggiato allo stipite della porta con il braccio
“Certo che lo è!”
“Non del tutto…” aggiunsero con il pensiero
“Voi ho sentite” dissi, ritrovando
la voce e la rabbia, avvicinandomi ancora
“Edward, piantala! Sarà una
sorpresa!” mi ripresero
“Lasciatela. In. Pace” ringhiai
“Uhm… ragazzi, per favore, fate
silenzio…”. Il lamento insonnolito di Bella ci fece fermare, sorpresi. Allora
era sveglia?
“Bella?” la chiamai preoccupato “Bella,
va tutto bene? Rispondi!”
“Uhmm…”. Probabilmente si era
girata su un fianco e si era addormentata
“Edward, sei proprio inopportuno!”
mi ripresero le mie sorelle “La vuoi per caso svegliare?”
“Senti da che pulpito!” dicemmo
noi tre – io furioso e i miei fratelli divertiti.
Continuammo a battibeccare, o
meglio, io continuai a ringhiare furioso mentre i miei fratelli si divertivano
come non mai, provando a limitare i toni della conversazione a bassi mormorii e
ringhi soffusi, per non disturbare Bella. Il non poterla aiutare mi stava
facendo impazzire. Lo sapevo che non dovevo allontanarmi da lei, e invece…
maledizione, per una sola notte che non ero al suo fianco succedeva l’inferno.
Poco dopo, Esme e Carlisle rientrarono
a casa, e nostra madre si adoperò in cucina per preparare a Bella una
sostanziosa colazione. Ci teneva che si nutrisse e avesse tutto ciò che non
aveva avuto in quegli anni.
“Finalmente!” esclamarono i due
demoni “Su, Bella, wake up! Ti abbiamo trovato i vestiti!”
“Uhm… dopo…” mugugno la mia stella
“Macché dopo e dopo, forza,
alzati!” disse Rose allegra “Non ti abbiamo svegliato alle quattro per poi
lasciarti rovinare tutto il lavoro…”
“Che cosa avete fatto?!” ringhiai
“Mi sembra parecchio esagerato,
non credi, Rose?” ridacchiò Emmett
“Zitti!”
“Ragazze...”
Io e i miei fratelli sobbalzammo
spaventati quando sentimmo il ringhio trattenuto di Esme, comparsa al mio
fianco. I suoi occhi si erano pericolosamente scuriti e il labbro superiore si
era ritirato, lasciandole scoperti i denti in un ringhio di rabbia trattenuta.
Eravamo al punto di non ritorno: Esme stava per perdere la pazienza.
Non seppi se preoccuparmi o essere
sollevato per l’andamento che stavano prendendo le cose; da una parte ero
contento che l’intervento di Esme portasse la salvezza di Bella, ma dall’altro
avevo paura che le mie sorelle potessero ricevere una punizione troppo dura.
“Mamma, non fare come tuo figlio”
si giustificarono loro “Ci stiamo impegnando per il bene di Bella!”
Ora tutta la mia compassione nei loro
confronti era svanita: ecco il motivo per cui ce l’avevo con loro.
“Per il bene di Bella, eh?” disse
scettica Esme, avvicinandosi alla porta con i pugni stretti lungo i fianchi. La
furia stava per scatenarsi “Bene, allora sia chiaro una cosa, ragazze: se Bella
non sarà felice al mio ritorno, giuro su quello che ho di più caro che vi
bloccherò i conti correnti, le carte di credito e butterò via tutti i vostri
vestiti”
“Credo che ti ci vorrà un bel po’,
ma’” sghignazzò Emmett, ma si zittì subito di fronte all’occhiataccia di Esme
“Non puoi farci questo, mamma!”
esclamarono loro orripilante. Esme non stava affatto scherzando.
“Posso fare questo e molto altro”
le minacciò lei “Oh, e se continuate così, troverò un nuovo appartamento per me
e per Bella, e l’unica occasione che avrete per vederla sarà la scuola”
Mi voltai a guardarla
terrorizzato. No! Come poteva portarmi via il mio angelo? Non l’avrei permesso!
“Va bene, mamma” si arresero “Ti
promettiamo che cercheremo di
contenerci”
“Vedete di riuscirci” ringhiò Esme,
per poi voltasi e uccidere noi tre poveri ragazzi con un’occhiata velenosa
“E voi tre” ci sgridò “Vedete di
trovare un modo per risolvere la situazione, o i prossimi sarete voi. Io
accompagno Carlisle al lavoro. A stasera”
“Si, mamma” mormorammo mesti. E io
cosa stavo provando a fare da stamattina?
Esme sparì veloce e aggraziata,
scendendo giù da Carlisle. Un “Buona giornata, ragazzi” accompagnò l’uscita dei
nostri genitori.
“Okey, allora procediamo” disse
Alice, e un fruscio di vestiti accompagnò le loro parole.
“Muoviamoci anche noi” suggerì
Jasper “Diamo inizio all’Operazione Salvataggio”
“Che hai in mente?” chiese Emmett
“Beh, se recuperi la tua cassetta
degli attrezzi, potremmo buttare giù la porta” disse lui
“Geniale!” mi complimentai “Così
eviteremo di rovinare irreparabilmente la porta e privare Bella della sua
privacy”
“E cosa più importante, sarà vestita quando entreremo” disse Emmett
ghignando.
Se avessi potuto sarei arrossito.
“Allora eseguo” disse Emmett,
scappando giù per le scale per poter ridere apertamente senza rischiare la
vita
“Dici che possiamo allontanarci
dieci secondi per cambiarci?” chiese Jasper mascherando dietro la mano il suo
ghigno
“Oddio, se rimango un altro po’ qua scoppio a ridere e non
mi fermo più... Edward, stai messo proprio male!! Pff... oddio, ora esplodo...”, questo era ciò che il mio diletto fratello stava pensando.
“Muoviti” sibilai minaccioso, e
Jasper non esitò un secondo a sparire. Le sue risate si mescolarono a quelle di
Emmett.
Digrignando i denti entrai in
camera mia e mi diressi verso l’armadio. Posai la mano sull’anta e mi accorsi
della pesante – e inutile – catena di ferro che lo bloccava. Roteai gli occhi
al cielo e presi il bigliettino attaccato al lucchetto.
Metti quello che ho scelto io e andrà tutto bene.
Disubbidiscimi e credimi, rimpiangerai di essere venuto al
mondo.
Con amore, Alice.
Mi voltai e vidi sul letto una
pila di vestiti puliti: una camicia blu scuro, un paio di jeans scuri e scarpe
firmate. Sbuffai sonoramente; Alice aveva scelto ancora una volta capi che
mettevano in risalto il mio corpo. Come se non sapesse cosa provavano nei miei
confronti tutte le ragazze della scuola e quanto ciò mi infastidissero; ma
ovviamente a lei non importava.
“Edward,
non devi sminuirti per questo. Gli umani tendono a considerati solamente bello
perché è così che appariamo loro. Ma quanti di loro ti hanno mai avvicinato e
hanno mai provato a comprenderti? Credo nessuno. Quindi, in fondo, è meglio
così. Intendo, che ti credano bello; almeno hanno capito in parte che sei una
splendida, meravigliosa persona”
Sorrisi al ricordo. Bella...
come faceva a trovare le esatte parole che volevo sentirmi dire?
Presi i vestiti e mi cambiai in
fretta. Passai davanti allo specchio e mi passai una mano tra i capelli,
stancamente; non volevo attirare più di tanto l’attenzione delle ragazze...
volevo solamente la sua attenzione. Sempre. Ovunque. Solo me. Doveva pensare
solamente a me.
Non avrei permesso ad altri di
ottenere le attenzioni di Bella.
Scioccato da questi pensieri,
tentai di allontanarli quando il rumore di una finestra aperta mi fece
scattare. Mi precipitai alla mia e vidi Rosalie saltare giù e poi sparire
velocemente dentro casa.
“Ora ci pensi io a te, Bella”. La minaccia velata di Alice mi
preoccupò immensamente, e mi precipitai fuori. Emmett e Jasper mi raggiunsero
con molta più tranquillità.
“Muovetevi!” sibilai, ansioso.
Alice stava per agire.
“Ali… Ali, basta, calmati! È soltanto
il mio primo giorno di scuola, non sto mica andando a una festa!”
Le proteste soffocate del mio
angelo mi giunsero alle orecchie; ormai era più che sveglia, e questo mi fece
temere il peggio.
“E dici poco!” replico Alice, su
di giri.
“Eccoci, quanta fretta!” sbuffò
Emmett posando la cassetta degli attrezzi a terra “Uno non può neanche
cambiarsi e dare il bacetto del buon giorno alla propria moglie...”
“Poi protesta se volgiamo
vederlo felice” disse Jasper fissandomi “Quanto sei problematico Edward.
Deciditi una buona volta”
“Dovresti vedere come...” iniziò, ma lo bloccai mostrandogli i
denti. Bugie; tutte bugie.
“Problematico” si arrese Jasper
alzando le spalle.
“Ok, mi metto all’opera”
annunciò Emmett; posò la cassetta degli attrezzi a terra e la aprì per cercare
un cacciavite.
Improvvisamente, Jasper si girò
verso la porta, sorpreso. “Ma che
diavolo...?”
Attraverso di lui potei
avvertire il terrore che aveva preso posto nel cuore di Bella. Mi preoccupai
moltissimo; cosa stava per succederle?
La mente di Alice era tutta
occupata dalla traduzione dal russo al cinese dell’epopea di Gilgamesh... la
paura prese possesso del mio cuore.
Bella, Bella, Bella... il suo nome all’infinito nella mia mente.
“Emmett, muoviti!” sibilai
“E santa pazienza! Quanto siamo
frettolosi!” replicò lui che, armato di cacciavite, si stava inginocchiando
davanti alla porta per iniziare a svitare i cardini.
“E dai, Bells, ti faccio un taglio giovanile
come il mio!” disse Alice “Non ti piacciono i miei capelli, forse?”
“No, cioè, si, mi piacciono
tantissimo! Ti stanno benissimo” replicò Bella imbarazzata, mentre la maniglia
iniziava ad abbassarsi come in presa a spasmi. Tre movimenti brevi, tre più
lunghi, tre brevi... santo cielo, un S.OS.!
“Emmett!” lo chiamai angosciato.
“Un po’ di pazienza”. Sbaglio o
stava ridendo?
“Solo che… ecco… insomma… dov’è Rose?!”. La
voce d’angelo di Bella aveva una nota isterica.
“È andata a prenderti lo zaino,
ma lei non c’entra ora” spiegò brevemente Alice “Non preoccuparti, ti darò solo
una spuntatina…”
“Alice, ti prego, non disturbar…
AAAHHHH!”
Bella urlò spaventata, e un
secondo dopo la porta venne giù, spinta da una terrorizzata Venere.
Il suo profumo, più intenso del
solito, saturò l’aria.
“Accidenti, che botta!” esclamò,
portandosi una mano sui capelli
“A chi lo dici” borbottò Emmett
da qualche parte sotto di lei
“Dai, Bella, fidati!” esclamò
Alice facendola rabbrividire. Ghignando divertita, spiccò un altro salto verso
di lei, armata di un micidiale paio di forbici argentee; la mia piccola emise
un verso terrorizzato.
Non ci vidi più, e mentre Alice
volava verso di lei afferrai Bella per la vita e la tirai verso di me,
prendendola in braccio. Il suo odore mi entrò prepotentemente nelle narici,
inebriandomi; era molto più intenso del solito, mischiato al profumo di rose
che con il suo si sposava a meraviglia.
Le persone, il luogo e il resto
del mondo si fecero sfuocate intorno a noi. L’unica cosa che il mio corpo e la
mia mente registravano era la presenza angelica di Bella tra le mie braccia, il
suo peso leggero, il suo corpo così vicino al mio, e la mia bruciante
dipendenza nei suoi confronti...
La mia dolce tentazione..., mi ritrovai a pensare guardandola
bramoso, affamato di un qualcosa che non riuscivo a capire. Bella aprì gli
occhi quasi tremando e il suo sguardo, posato sul mio petto, si riempì di
sorpresa. Mi compiacqui della reazione che sembravo scatenare in lei.
“E bravo Eddino! Cento anni senza esercizio e scopriamo che sei un Don
Giovanni con i controfiocchi!” pensò Emmett
“Intraprendente, Rodolfo Valentino. Meno male che tu eri quello tutto
casto e pio...” sghignazzò invece Jasper
“Ma che carini... Edward, se non fai quello che devi ti ammazzo! Non hai
visto come siete belli insieme! Fate pure pan dan!” disse Alice felice
Scioccato, mi ritrovai a
fissarli furioso, posando infine il mio sguardo sul quella piccola e continua
fonte di guai. Questa me l’avrebbe pagata cara. La signorinella, intuendo le
mie intenzioni omicide nei suoi confronti, ebbe anche il coraggio di mettere il
broncio.
“Alice, mi spieghi per quale
assurdo motivo stai torturando Bella?” chiesi “Bada a scegliere un motivo
davvero convincente, perché altrimenti ti potrei fare del male”
“Non la sto torturando” ribatté lei offesa “Voglio solo farle un taglio di
capelli nuovo, più cool”
“Non mi sembra che lei si a
molto contenta della tua malsana idea” replicai acido.
Perché non provi a farlo a qualcun altro? Per esempio a Jasper?, pensai
“Ci ho provato, ma mi piacciono troppo i suoi capelli” rispose alla
mia domanda inespressa
“Bella, è vero che non ti stavo
facendo nulla di male?” disse poi a lei.
Vidi Bella assumere una faccia
afflitta, piegata dalla compassione che Alice le trasmetteva con i suoi occhi
d’oro liquido. No, angelo mio, non caderci... non ti permetterò di farti del
male.
“Alice…” disse addolorata,
tendendo una mano verso di lei.
La strinsi più a me; non le
avrei permesso di compiere una simile pazzia.
Pessima idea. Il contatto
casuale con il suo corpo mi fece quasi gemere per quanto era piacevole.
Mia. Mia, mia, mia... Mai uomo e vampiro si erano trovati così
d’accordo.
Mi riscossi. Non questo per lei.
“Oh, ma che carini... state davvero bene insieme” ghignò Rose dalle
scale “Dacci dentro, Casanova”
“Che hai combinato, Alice?”
esclamò poi scioccata, comparendo al nostro fianco e mollando di scatto lo
zaino che aveva in mano “E per quale accidenti di motivo sei in piedi su mio
marito?!”
“Grazie tesoro, per avermi
notato” disse Emmett sorridendo
“Eh? Oh, ciao Emmy!” esclamò
Alice guardando il pavimento, per poi fare un leggiadro balzo e spostarsi
finalmente dalla schiena di suo fratello “Stai bene?”
“Tutto ok, scricciolo” rispose
Emmett spazzolandosi e vestiti “Ma la pros…”
“Stavo solo provando a fare un
nuovo taglio di capelli a Bella” cambiò immediatamente discorso Alice “Un bel
caschetto come il mio le starebbe più che bene”
“Un caschetto?!” ripeté
allucinata Rosalie “Ma sei impazzita?!”
“Visto? Almeno mia moglie è
normale” gongolò Emmett fissando Jasper, ancora con un sorriso allegro sul
volto. Non sapeva quanto si sbagliava.
“Non le starebbe per niente
bene!” gridò Rosalie “Bella ha il viso ovale, le ci vorrebbe un taglio scalato,
ma i capelli devono restare lunghi per…”
“Oh, si, normalissima!” ghignò Jasper, annuendo
Bella tremò impercettibilmente, fissando
preoccupata le sue sorelle..
Piccola, tranquilla, non permetterò che ti accada nulla, pensai
guardandola e addolcendo il mio sguardo.
“Ora ascoltatemi bene, tutte e
due” iniziai severo, pretendendo che mi obbedissero “Voi non torcerete un
singolo capello a Bella a meno che non sia lei stessa a darvi il suo esplicito
permesso. E devo vedere e approvare la richiesta scritta, presentata in
triplice copia. Vi è abbastanza chiaro?”
“Tu non puoi vietarcelo!”
replicarono loro “Perché è proprio Bella a volerlo”
Le rivolsero i loro sguardi
speciali, prima di chiederle: “Vero?”
La vidi tentare di trovare una
via d’uscita, ma stava cedendo. No, non l’avrei permesso.
Ringhiai in avvertimento,
facendo saettare lo sguardo di Bella verso di me per un momento.
“Ehm… se non vi dispiace troppo
io preferirei tenerli lunghi” disse poi timida.
Le facce delle mie sorelle si
intristirono di colpo, e vidi il volto di Bella dipingersi di senso di colpa.
“Ma no, suvvia, non fate così!”
aggiunse, tentando di scendere per correre loro incontro. Non glie lo permisi;
il suo posto era lì, tra le mie braccia, per completarmi. Non doveva andarsene,
mai.
“Lo faccio anche per voi!” continuò
allora rinunciando a muoversi
“Eh?” esclamammo tutti,
sorpresi.
“Si, beh, con i capelli lunghi si
possono fare molte più cose che con un caschetto” si affrettò a spiegare
“Potrete farmi trecce, meches, ricci, centomila acconciature differenti e mille
altre cose”
“Te lo lasceresti fare?” esclamammo
ancora, chi raggiante chi stupefatto.
Piccola Bella, non sacrificarti così, pensai
“S-si, se…”
“AH, GRAZIE BELLA!” urlarono le
due vampire gettando le braccia al collo di Bella e stampandole un bacio sulle
guance
“Vieni, Ali, andiamo a vedere
cosa dobbiamo comprare, o ricomprare!” esclamò euforica Rose
“So già tutto, vieni con me che
ti spiego” disse Alice correndo al piano di sotto
“Non per criticarti, Bella, ma
ti sei gettata da sola dalla padella alla brace” disse Emmett fissandola “Sei
sicura di essere realmente cosciente?”
“Forse non ti sei ancora resa conto
delle proporzioni di questa storia” aggiunse Jasper “Sai che io le adoro,
soprattutto Alice, eppure anche io fatico a contenerla quando si dedica
all’estetica”
“Almeno ho tenuto i capelli” disse
Bella, sicuramente tentando di vedere il lato positivo.
“Ehi, Jazz! Dove li tieni i tuoi
shampi alle erbe?” urlò Alice
“Che ci devi fare?” chiese di
rimando lui, guardando Bella con uno sguardo alla “Te-L’Avevo-Detto”
“Fidati di me!”
“Lascia perdere gli shampi,
Alice!” urlò Emmett con un ghigno “Se vai nella stanza di Ed e sollevi il suo
divano troverai tutte le bombolette di lacca che vuoi!”
“E se vai in camera di Emmett e
sollevi il letto troverai migliaia di confezioni di tintura per capelli!”
replicai ghignando “Sai che da qualche tempo sta considerando l’idea di
tingersi i capelli di rosa?”
“Tesoro, se provi solo a pensare
di tingerti i capelli di rosa trascorrerai parecchi anni a dormire fuori in
giardino” disse Rosalie dolcemente.
“Ma ancora credi a questo
marmocchietto qui, amore mio?” disse Emmett raggiungendo la sua compagna,
imitato da Jasper
“Devi scusarle” sospirai appena
i miei fratelli sparirono “Sono solo su di giri perché finalmente hanno trovato
qualcuno che le assecondi volontariamente
le loro più sfrenate fantasie”.
La fissai sconsolato, rimanendo
incatenato ai suoi occhi.
Dio quanto era bella; perfetta
sotto ogni aspetto, aggraziata in ogni suo movimento. Così innocente, così pura,
così meravigliosa...
“Sono felice di farle felici”
ammise con un sorriso che addolcì ancora di più i suoi tratti
“È un pensiero molto altruista,
da parte tua”
Era sempre così altruista, così
generosa. Dove trovava questa forza?
Le sorrisi automaticamente, e le
sue guancie di imporporarono. O mio Dio, era così bella, così...
... Così mia.
I miei occhi si posarono su
quelle sue labbra vermiglie, e la voglia prepotente di farle mie, di perdermi
su di esse prese posto nel mio petto. Mia, mia, mia...
“Vai Eddino! Sexy Boy!” l’urlò di Alice mi trapanò il cervello,
facendomi risvegliare.
No, non potevo farle questo. Non
al mio angelo.
“Ehm, Edward… se, se vuoi puoi anche mettermi
giù, ora” balbettò rossa in viso. Spostò lo sguardo non riuscendo a sostenere
il mio. Mi venne da sorridere; era così innocente...
“Ai suoi ordini, signorina” rispose,
facendole scendere
La tenni stretta a me per un
secondo, assicurandomi che fosse stabile, e un brivido caldo si impossessò di
me. L’elettricità divampò implacabile tra di noi.
“Oh, no... Edward, sei un idiota!” esclamò Alice desolata. Grazie.
“Desiderio, Eddino. Si chiama desiderio quello che provi” disse
Jasper sghignazzando
Scossi il capo. No, non ero io.
Si era confuso con Emmett....
“Non vorrei pesarti…” borbottò
agitata Bella, vedendomi silenzioso.
“Ma dai, Bella, come puoi dire
certe cose?” ridacchiai divertito “Sei davvero leggerissima! Sei sicura di
mangiare abbastanza?”
“Non preoccuparti, sto
benissimo. Grazie” rispose entrando in camera sua, studiando con curiosità i
resti della porta. La seguii come attratto da lei, il mio sole.
“Cosa stavate facendo davanti
alla mia porta, di preciso?” chiese curiosa
“Stavamo cercando di fare
irruzione senza provocare danni, o almeno di procurarne il meno possibile” spiegai.
Si sedette sul letto e con uno sguardo divertito mi chiese spiegazioni.
“Ci sembrava eccessivo buttare
giù la porta e fare un’irruzione in grande stile” dissi “Avremmo avuto qualche
problema nel sostituirla entro oggi, e credo che tu tenga alla tua privacy.
Così ci siamo limitati a scardinarla”
“Limitati, eh?” disse, alzando
un sopracciglio
La fissai imbarazzato; forse non
aveva gradito che le buttassimo giù l’entrata del suo rifugio personale.
“Emmett te la riaggiusterà una volta tornati a casa. O magari anche adesso, se
non vuoi aspettare” iniziai
“Non preoccupatevi, non è così
urgente” mi sorrise “Anzi, grazie. A lui, e Jasper e a te per esservi
immedesimati nei miei Protettori della Notte”
Le sorrisi e mi portai due dita
alla testa, facendole il saluto militare. “Dovere, Miss” risposi facendo un
piccolo inchino.
“Per curiosità, prima Esme ha
minacciato Rose e Ali di qualche terrificante punizione?” chiese curiosa
“Oh, si” risposi adombrandomi “È
stata lei ha ordinarci di fare qualcosa. Ma se la cerchi ora non è qui. Ha
accompagnato Carlisle all’ospedale e poi è corsa a scuola”
“Appena torna la ringrazierò”
sospirò sdraiandomi sul letto
“Stanca?” domandai cortese.
“Distrutta” ammise “E sono solo
le sette”
“Ehm, sette e mezza” precisai
“Di già?”
“A che ora ti hanno rapito
quelle due pazze?”
“Meglio che non te lo dica” disse
cauta dopo avermi osservato “Non vorrei che facessi loro del male. Te ne
pentiresti tu, e i tuoi fratelli ti ucciderebbero”
“Non credo che mi
ostacolerebbero. Hanno sbagliato loro” sibilai gettando un’occhiata furiosa
alle mie spalle “Non sei la loro bambola”
Questa volta le avrei strigliate
per bene, oh si. Magari lontano da Bella, per non farla preoccupare, ma non
l’avrebbero passata liscia.
“Grazie, Edward, ma davvero, non
farlo” disse “Non sono arrabbiata con loro, veramente. Come estetiste sono le
migliori in assoluto”
La osservai a lungo, estasiato.
Vestiti perfetti per il più perfetto degli angeli, quel colore che si sposava
divinamente con la sua pelle d’avorio, quella colata di cioccolato fuso che le
copriva la schiena i mille morbidi boccoli... era una delizia per il mio
sguardo. Solo per il mio sguardo.
“Devo dartene atto” mormorai
pianissimo. Avrei dovuto ingraziare le mie sorelle.
Arrossì. “Ehm, allora… che-che
ne dici di scendere?” balbettò
“Esme ti ha preparato la
colazione. Ma se non te la senti puoi anche lasciarla, non credo che si
offenderà” le dissi
“No, no, davvero. Scendiamo!”
esclamò entusiasta, balzando in piedi
Mi immobilizzai sorpreso
vedendola venire verso di me, un sorriso dolce e innocente stampato sul volto,
e fremetti di piacere quando mi prese gentilmente la mano e mi portò giù
canticchiando allegramente. La seguii docile, beandomi del “calore” della sua
pelle, della sua allegria, della sua sola presenza. Felice, le strinsi
delicatamente la mano.
Arrivati in cucina si bloccò,
trattenendo il respiro sorpresa.
Io seguii il suo sguardo e vidi
la tavola imbandita con così tanto cibo da poter sfamare quasi un’intera
scuola. Esme aveva davvero dato il meglio di sé; doveva mancarle il non avere
qualcuno da poter nutrire in quel modo, ma era così premurosa da non farcelo
trapelare mai. Ma ora che c’era Bella... Sorrisi; la presenza di Bella non
portava gioia solo a me, ma alla mia intera famiglia.
Grazie, mio dolce angelo.
Ma Bella sembrava troppo
sorpresa per fare qualcosa, così decisi di intervenire.
“Ehm, forse abbiamo esagerato” iniziai
imbarazzato “Appena appena, forse…”
“Tu dici?” mi prese in giro,
voltandosi verso di me con uno scintillio divertito negli occhi.
La fissai colpevole. “Esme era
molto indecisa su cosa prepararti” spiegai “Non sapeva che cosa avresti preferito
mangiare, così ha deciso di proporti un po’ di tutto”
“Non vorrei sprecare qualcosa”
rispose tornando a fissare il tavolo, mordendosi il labbro inferiore.
“Sono certo che Esme lo aveva già
previsto, non angustiarti” risposi per tranquillizzarla “Mangia solo quel che
ti va”
La condussi al tavolo e solo una
volta giunti lì sciolsi, con mio grande dispiacere, l’intreccio delle nostre
dita per spostarle la sedia e farla accomodare. La vidi fissarmi rossa in
volto, imbarazzata e timida. Che carina.
“Qualcosa non va, Bella?” chiesi
“No, no” si affrettò a
rispondere “Stavo solo decidendo da cosa cominciare”
Mi sapeva tanto di bugia, ma non
volli turbarla oltre. Mi sedetti accanto a lei e la osservai studiare il
tavolo, decidendo da cosa iniziare. All’improvviso, il suo sguardo sembrò
illuminarsi, e un’espressione di assoluta incredulità e felicità le si dipinse
in sul volto.
“AMORE MIO!!” trillò,
sbracciandosi per afferrare la brocca del caffè.
La studiai perplesso, e, in
parte, irato. Il caffè era così importante per lei? Sentii l’impulso di rompere
quella maledetta brocca e versare quel liquido maligno per terra. L’attenzione
di Bella doveva essere solo per me.
“Ti sei appena dichiarata alla
brocca del caffè?” domandai educatamente, tentando di modulare la vece e di non
pensare ancora un’assurdità del genere.
Annuì entusiasta, versandosene
una generosa dose nella tazza verde. “Tra me e il caffè c’è un sentimento
profondo” disse solenne “Io lo amo e lui ama me. È la mia droga”
“Troppo caffè fa male” le risposi
accigliato
“Si, ma era così tanto che non
lo bevevo…” sospirò fissandolo triste “Non vorrai sminuire la gioia della
nostra riunione, vero?”
Non volevo vederla triste. Non
doveva esserlo mai, al mio fianco.
“Non mi permetterei mai” sospirai
arrendendomi “Come si può distruggere una dipendenza... ops, pardon, un amore così profondo”
“Grazie, Edward! Ero certa che
tu mi avresti appoggiato!” mi sorrise raggiante reggendo la tazza tra le mani a
coppa, portandosela poi alla bocca e prendendone una lunga sorsata.
“Delizioso! Anche meglio di
quanto ricordassi!” decretò con un sorriso, felice.
Che carina che era, a volte
aveva un approccio con il mondo così innocente, così puro... era meravigliosa.
“Mi raccomando, però, non ne
bere troppo” le dissi
“Vedrò di non esagerare” rispose,
avvicinando a sé anche il piatto di frittelle. Mentre ne tagliava un pezzo mi
domandò: “Studiato medicina?”
“Si” rispose sorpreso “Due
lauree”.
Doveva essere veramente una
brava osservatrice. Non mi ero reso conto del tono con cui avevo pronunciato
l’ultima frase, ma dovevo aver fatto tralasciare qualcosa. La passione per la
medicina me l’aveva trasmessa Carlisle. “Come l’hai capito?”
“Oh, beh, dal tono con cui mi
hai ripreso” spiegò iniziando a mangiare la sua colazione.
“Sei una brava osservatrice”
“Qualche talento nascosto ce
l’ho anch’io”
“Ehi, fratellini! Sbaglio o ti
sei appena dichiarata a Eddino, Bells?” ci salutò ilare Emmett entrando “Potevi
sceglierti uno migliore”
“Ti celebrerò io il matrimonio. Jasper è già andato a ritirare il tuo
smoking, al resto penseranno Alice e Rose” aggiunse
Ringhiai contro di lui,
imbarazzato, mentre a Bella andava di traverso la colazione; accidenti, ma le
combinava tutte lui?
“Non mi sono dichiarata” sussurrò,
scarlatta, un piccolo pulcino indifeso
“Emmett, usa il cervello,
qualche volta!” ringhiai “Non dire le cose se non le sai!”
“Chiedo scusa, ma da fuori
questo si è capito” disse Emmett con un sorriso sedendosi accanto a Bella “Non
ce l’avrai mica con me, vero, sorellina carissima?”
Assunse un’espressione
mortificata, di un bambino pentito che fissa dispiaciuto sua madre dopo aver
combinato qualche marachella. Vidi Bella sorridergli divertita e trattenni a
stento la voglia di ridere. Come era facile distrarla, alle volte.
“Certo che no, Emmy-Pooh” gli disse
con un sorriso, scompigliandogli i capelli
“Emmy-Pooh?” ripetei storcendo
il naso
“Certo! Emmy-Pooh” assentì
Emmett convinto “È il mio soprannome, Eddy. Ma lo possono usare solo le donne
di questa casa. Per voi ragazzi, io sono Lord Emmett Van Drankestan, Signore
della Notte e del Rock’n’Roll”
“Direttamente dalla
Transilvania” replicai esasperato e divertito, sorridendogli.
“Con volo di prima classe e
tanto, tanto affetto”
Ridemmo felici, in coro.
“Allora, piccola Bella, pronta
per il tuo ingresso nel mondo dei mortali?” chiese poi Emmett.
“Credo di si…” rispose incerta
“Non dev’essere così terribile”
“Infatti. Non lo è” la confortai
“È peggio” rispose Jasper
entrando con Alice e Rosalie.
“Tanti auguri per il matrimonio” pensarono in coro “Sta tranquillo, la cerimonia sarà breve,
così avrete tutto il tempo per il dopo”
Ringraziai di non poter
arrossire, mentre li incenerivo con lo sguardo; loro mi ignorarono
deliberatamente e di sedettero di fronte a noi, rivolgendo la loro attenzione a
Bella. Mi preoccupai.
“Ti aspetta un vero inferno, là
fuori, piccola Bella” disse Jasper scurendosi in volto “Popolato dalle creature
peggiori che la natura abbia creato. Gli adolescenti”
“In preda ai loro ormoni,
sopraffatti dalla giovinezza e dall’illusione del futuro” continuò Rosalie con
la stessa voce cupa “Migliaia di studenti che faranno di te l’oggetto delle
loro attenzioni per settimane, se non mesi,
visto che oltre ad essere la nuova arrivata sei strana e assurdamente bella”
“Tutti vorranno conoscerti e
passare il proprio tempo con te” rincalzò Alice ghignando “In men che non si
dica, se riusciranno a superare la loro avversione naturale per te, ti
ritroverai invitata a centinaia di feste, di balli scolastici, di noiosi
appuntamenti….”
“Per non parlare della noiosa e
avvilente routine che da oggi in poi dovrai affrontare” prese la parola Emmett
con un ghigno “Interrogazioni, compiti in classe, compiti a casa… la noia del
dover recitare il tuo ruolo per l’eternità… credimi, l’inferno esiste e ha
anche un nome. LICEO”
“E ora rispondi, Bella” disse
Alice
“Sei pronta per affrontare tutto
questo?” dissero in coro lanciandomi un’occhiata perfida, con un ghigno in
volto
Ma... che diavolo stavano
facendo?! Li guardai allibito; ma gli sembrava il caso di mettere certe idee in
testa a Bella? Mi voltai per guardarla, e la vidi con un’espressione strana,
tra il preoccupato e il terrorizzato, perfettamente immobile; l’unico movimento
fu il leggero tremore della mano, bloccata a mezz’aria con la tazza stretta tra
le dita.
Lo sapevo, si era lasciata
influenzare. Piccola stella...
Deglutì un paio di volte,
tentando di controllarsi. Inutile, non riusciva a tranquillizzarsi, e i miei
fratelli se ne accorsero, e ne approfittarono. Serpi.
“Ma che cosa le state
raccontando?” sibilai con un leggero ringhio “Vi sembra questo il modo di
scherzare? L’avete quasi terrorizzata a morte! Dovreste cercare di farla
sentire a suo agio, non di intimidirla in questo modo!”
Incredibile, invece di
mortificarsi scoppiarono a ridere.
“Dai, Edward, perdonaci!” rise
Rosalie “Non volevamo spaventarla a morte”
“Eccolo, si è scatenato! Vai, prode Edward, difendi la donzella in
pericolo!” rise con la mente
“Scusaci Bella” disse Alice “Ma
la tentazione è stata troppo forte! Vorrei che potessi vedere la tua faccia!”
“Edward, dai, non fare così. Va bene essere cavallereschi con la proprio
donna, ma noi siamo pur sempre i suoi fratelli. Eh, ce l’amour”
“Sarebbe meglio che sentisse le
sue emozioni” Jasper si stava letteralmente sbellicando dal ridere. Si teneva
la pancia ed era piegato all’indietro, scosso dalle risa “Esilarante!”
“Edward, questo non è semplice senso di protezione. È un qualcosa che va
al di là... eh, ce l’amour”
Ringhiai. “Basta”
“Ci perdoni, Bells?” chiesero in
coro ostentando una faccia pentita “Era solo un innocente scherzo”
“Ah… beh, meno male…” sospirò.
“Beh, meglio se andiamo a
prendere le cartelle” disse Emmett alzandosi “Scuola, stiamo arrivando!”
“Sai che bello” rispose Rose
“Ah, Rose, a a c d b b d” disse
Alice saltellando fuori dalla cucina con Jasper al seguito
“Ossia?”
“Le risposte al primo esercizio
del compito di storia”
“Grazie! Mi hai tolto tre decimi
di secondo due tre minuti che avrei impiegato per farlo!”
“Prego”
“Lasciamo i piccioncini alla loro intimità...”
Basta. Cosa diavolo stavano
insinuando da quella mattina? Lo sapevano come la pensavo, lo sapevano e lo
ignoravano.
“Questa mattina stanno davvero
esagerando” borbottai piano. Bella mi rivolse uno sguardo interrogativo e io
scossi il capo per non darle pensiero.
“Hai finito?” chiesi
Annuì mesta. Accidenti, le
avevano fatto andar via l’appetito
“Bella, mangia se hai fame. Non
farti suggestionare dagli stupidi scherzi dei miei fratelli” le dissi
“No, Edward, davvero, loro non
c’entrano nulla” rispose lei “Non ho più fame, tutto qui. Sono piena. Anche se
mi dispiace lasciare tutto questo ben di Dio…”
“Non preoccuparti di niente, ci
penso io” la rassicurai “Vai a prepararti, io ti aspetto qui”
“Ti do una mano a mettere a
posto” propose prendendo i piatti e facendo per alzarsi, ma la intercettai e la
spinsi delicatamente verso la porta.
“Ah, no, non ci pensare. Che
padrone di casa sarei, altrimenti?” le dissi con un sorriso, lasciandola
sull’uscio. Le rivolsi un ultimo sorriso e mi richiusi la porta alle spalle per
non darle il tempo di replicare.
La sentii sbuffare e mi sfuggi
un sorriso sentendola salire le scale con passo pesante. Misi da parte gli
avanzi leggermente disgustato - come
faceva a mangiare certa roba? – e poi mi diressi in garage per aspettarla.
“Ta da dada, Ta da dada, Edward
e Bella si vanno a sposar....” canticchiarono a bassa voce i miei fratelli.
Gli mostri i denti, furioso.
“Basta” intimai loro in un sussurro “Altrimenti....”
“Attenzione, promessa sposa in arrivo!” sghignazzò Alice
“Allora, tutti in sella!” esclamò Emmett
allegro.
“Vai a scuola con quello?”
chiese meravigliata Bella
“Beh nella Volvo non ci
entreremo tutti, e alla mia signora piace stare comoda” rispose lui baciando la
mano di Rose
“Noi andremo con
“Vieni con noi?” chiese
sorridendo, entusiasta
“Ovvio! Non ti posso lasciare
nelle grinfie di mio fratello” rispose salendo in macchina e facendola
accomodare vicino a lei. A me e Jasper non rimase altro che accomodarci sui
sedili anteriori e partire alla volta della scuola.
“Vedrai, Bells, ti piacerà da
matti la scuola!” continuò a ripetere Alice per tutto il viaggio, tanto che io
e Jasper disconnettemmo il cervello; Bella non ne parve molto convinta, forse a
causa di ciò che avevano prospettato per lei, ma faceva buon viso a cattivo
gioco
Senza prestare attenzione agli
sguardi degli studenti parcheggiai a fianco di Emmett e, raccolti i nostri
effetti, scendemmo tutti dall’auto. Un coro di respiri bruscamente interrotti,
occhiate rapite e sussurri vari accompagnò la nostra apparizione.
“Oddio, guarda, i Cullen sono arrivati!”
“Accidenti, sono sempre più belli. Quanto vorrei poter uscire con
Emmett... chissene frega se è già impegnato...”
“Jasper, wow, ma quanto sei bono oggi!”
“Accidenti, Rosalie, sempre più bella... ti voglio”"
Edward, Edward, Edward, Edward... quanto
ti voglio, sei bellissimo!!”Il solito coro di pensieri
insulsi, la solita noiosa routine. Ma quella mattina non furono i soliti
chiassosi commenti mentali dei miei “coetanei” su di noi ad infastidirmi, ma
l’attenzione morbosa che suscitò in loro la visione di Bella
“Wow! Ma chi è quella?!”
“Accidenti, che schianto! Non è
possibile, tutte le fortune ai Cullen!”
“Strabiliante, stupenda! Non posso credere a quello che vedo, è più
Bella della Hale”
“Non ci credo, Jessica aveva ragione... Isabella White, un angelo tra
noi!”
E questi erano solo i primi di
una lunga sfilza. Richiusi la mente e non vi diedi peso. Provai a non darvi peso, ma era estremamente difficile. Gli occhi
di ogni singolo studente erano puntati su di noi più del solito, come se un
riflettore invisibile ci illuminasse.
“Beh, eccoci qui” disse Emmett
con un sorriso “Non è poi questo gran che, eh?”
“Ha un suo fascino” balbettò
insicura, chiaramente a disagio. Teneva lo sguardo a terra e le sue guance si
erano tinte di rosso.
“Tranquilla, Bella, ci siamo qui
noi” disse Jasper calmandola con il suo dono speciale “Per qualsiasi cosa,
fischia, ok?”
“Forse è meglio se vi chiamo e
basta” rispose più tranquilla
“Mangerai con noi, vero?” disse
Alice
“Come se tu non lo sapessi”
disse con un sorriso
“Ihihih, Bella, se sapessi… ops! Edward, non spiarmi!” pensò poi
guardandomi per un secondo di sbieco.
Io la fissai confuso; che voleva
dire? Anzi, cosa mi stava nascondendo?
“Allora ci vediamo a pranzo”
disse Rosalie “Edward ti farà da guida, e per qualsiasi altra cosa ci siamo
noi. Vedrai, Eddy è bravo come tom tom”
“Ci vediamo a pranzo, allora”
disse Jasper
“Mi raccomando: sguardo fiero,
portamento sicuro, e non farti mettere sotto da Jessica, ok?” disse Emmett strizzandole
l’occhio
“Lo farò” promise divertita “A
dopo”
“A più tardi, ragazzi”
“Tu vieni con noi, Alice?” chiesi
cortese; sapevo quanto ci teneva ad accompagnare bella nel suo “Giorno di
Debutto”. Solo lei!
“No, io non seguirò il vostro
stesso orario” sospirò abbattuta
“Allora ci vediamo a pranzo” la
rasserenò Bella
“Ok. E tu, Ed, fai il bravo
padrone di casa e proteggi Bella da tutto, chiaro?”
“E mi raccomando, dai il meglio di te. Edward Super Sexy Boy in azione!”
rise con il cervello, trapanando il mio
“A volte vorrei che parlasse e
si comportasse come una persona normale” dissi osservandola con un sopracciglio
inarcato. Non sapevo proprio come interpretare il suo comportamento.
“Ma se facesse così non sarebbe
la nostra piccola Alice, no?” disse Bella con dolcezza, studiandola. Sorrisi;
doveva tenere davvero molto a quella piccola peste.
“Giusto” annuii “Forza, ora,
andiamo”
Ci mettemmo in marcia verso
l’edificio con la scritta Segreteria,
l’uno accanto all’altra.
Saturo di lei e della sua presenza,
cercai di reprimere quel istinto violento che mi scatenava la sua presenza così
vicina. Quella voglia di sentirla completamente mia, sempre di più, parte di
me… tentai di non badare all’elettricità che sentivo scorrere tra noi, a ogni
suo minimo movimento, a ogni suo minimo tocco. Era disarmante. Con le mi sentivo
benissimo, come mai lo ero stato in vita mia. Sapevo che con lei potevo
esprimermi liberamente, certo che lei non mi avrebbe mai giudicato.
Sapevo che lei avrebbe potuto
perdonare i miei peccati.
Ma un’irritazione onnisciente
continuava a deconcentrarmi e a infastidirmi; i pensieri dei ragazzi erano
tutti rivolti a Bella; la scortavano lungo il tragitto con occhiate davvero
poco consone, alcuni avevano anche il coraggio di restare impalati a bocca
aperta, squadrandola senza ritegno.
L’educazione era proprio un
optional, in quest’epoca.
Mi voltai verso Bella e il mio
cuore si stringe; teneva lo sguardo basso, il volto più pallido del consueto,
gli occhi velati dalle lacrime in cui si confondevano paura e dolore.
Mi ricordai cosa ci aveva detto
Carlisle la sera del suo arrivo nella mia vita, e trattenni a stento un gemito.
Di dolore, per la sua sofferenza; di rabbia, verso coloro che avevano osato
pensare di toccarla; di impotenza, per non poter far nulla per alleviare le sue
sofferenze.
La vidi scuotere la testa
leggermente, in un tentativo pacato di allontanare i ricordi, e i suoi occhi si
soffermarono per un attimo nei miei; mi rivolse un sorriso teso, lontano dal
suo così solare. Non volevo che fingesse di stare tranquilla per me, volevo
essere il suo sostegno, il suo confidente, la sua speranza, come mi aveva
chiamato lei.
Volevo dire qualcosa, ma ogni
parola perdeva il significato mentre formulavo la frase dentro me; non potevo
affrontare un argomento tanto delicato con lei, di cui neanche mi aveva mai parlato.
Avrei finito solamente per farle del male.
Entrammo silenziosi
nell’edificio e mi diressi verso il bancone.
“Signora Cope?” la chiamai
gentilmente. Bella, ferma vicino alla porta, osservava i miei movimenti.
La donna alzò gli occhi verso di
me e mi rivolse uno sguardo adorante. Misi a freno l’esasperazione causata dai
suoi sguardi e dai suoi pensieri troppo spinti nei miei confronti e esclusi i
suoi pensieri dalla mia mente; ma era difficile, praticamente li stava urlando
“Edward, caro,quanto sei splendido oggi… accidenti, stai risvegliando
certe voglie in me… ma che dici, sciocca, è giovanissimo, potrebbe essere tuo
figlio! Controllati, è un ragazzino! ” pensò agitata
“Buongiorno a te, Edward caro” cinguettò
“Cosa posso fare per te, oggi?”
“Veramente non è per me” dissi
mentre un sorriso increspava le mie labbra la pensiero di Bella; mi voltai e le
allungai una mano, invitandola a raggiungermi.
Vieni da me, Bella, stammi vicino…, pensai. La sua lontananza mi
pesava
Con piccoli passi timidi Bella
si fece avanti, mordicchiandosi il labbro inferiore. “Buongiorno, signora” la
salutò
“Buongiorno a te, cara” rispose
lei “Sei l’alunna nuova?”
“Accidenti, è molto più che bella, ma sembra così timida, poverina.
Speriamo si trovi bene”
Sorrisi del suo pensiero;
finalmente qualcuno che si preoccupasse dei sentimenti di Bella.
“S-si” rispose “Sono Isabella
White”
“Certo!” rispose lei iniziando a
rovistare in una pila di fogli “Il signor Cullen è venuto una settimana fa ad
informarci del tuo arrivo. Posso dire che è un piacere averti tra noi. Sei la
sua nuova figlia?”
“Ehm, non proprio…”
“Pallida, bellissima, un po’ strana… sicuramente sarà una parente
stretta dei Cullen. Meno male, così almeno non si impiccerà con Edward… sarebbe
illegale”
“Non ci lega nessun legame di parentela”
intervenni seccato.
Isabella mi rivolse uno sguardo
strano, a cui non risposi. Coma diavolo mi prendeva? Perché avevo detto una
cosa così inopportuna?
“Certo, capisco” rispose la
signora, dandomi dei fogli
“Accidenti, Edward sembrava arrabbiato. Che gli piaccia questa ragazza?
Nah, non è possibile…” pensò
Infatti. A me non piaceva Bella…
forse.
“Ecco, cara. Questi sono
l’orario, una pianta della scuola e un modulo che devi far firmare ai tuoi
professori. Dopo le lezioni devi riportarlo qui. Tutto chiaro?”
“Si, grazie”
“Sono certa che con Edward come
guida non avrai problemi” la incoraggiò con un sorriso “Benvenuta alla Forks
High School”
“Grazie ancora”
“Arrivederci”
Immerso nei miei pensieri la
seguii fuori dalla sala automaticamente; Bella si fermò fuori e, preso
l’orario, iniziò a studiarlo intensamente per memorizzarlo. Mi avvicinai
silenziosamente dietro di lei e lo fissai; Alice e Carlisle avevano fatto un
buon lavoro, solo un’ora dovevo stare lontano dal mio angelo.
“Tranne l’ora ginnastica staremo
sempre insieme” soffiai verso di lei, il volto vicino al suo, tanto che le
parlai quasi nell’orecchio.
Arrossì, tremando
impercettibilmente. Sorrisi al pensiero che fossi io l’artefice di quelle
strane sensazioni che la sconvolgevano.
“Quindi ultima ora” sospirò,
quasi delusa
“Dai andiamo. Sono la tua guida,
no?” le sorrisi “Prima ora, inglese, edificio due, da quella parte”
Iniziai a camminare e Bella mi
seguì rimettendosi lo zaino in spalla.
“Vuoi che ti porti i libri?” le
chiesi allora, fermandomi per poterla guardare negli occhi. Le iridi ambrate di
Bella ora si erano tinte di un delizioso color cioccolato, profondo e ipnotico.
Sapevo che avrei potuto ammirarlo per ore e non comprenderne mai appieno le sue
sfumature.
Rise sinceramente divertita.
“Edward, non preoccuparti” rispose gentile “Non so se lo sai, ma tra le nostre
qualità speciali c’è la forza. Mi sembra di non portare niente!” Mi rivolse un
sorriso più dolce prima di aggiungere: “Comunque grazie molte, Edward. È stato
un bel pensiero”
Le sorrisi di riflesso. “Sono
pur sempre un uomo” dissi “Dovrei essere io a svolgere i lavori pesanti, e non
una graziosa signorina come te”
Arrossì. “Sarà che sono nata in
un epoca barbara, ma ragazzi gentili e “cavallereschi” come te non si trovano
così facilmente” borbottò “Ma è bello sapere che esistono le eccezioni”
“Perciò posso permettermi di
insistere?”
“E dai, Edward, non fare così!”
esclamò rossa “Altrimenti poi mi sento in colpa a dirti di no. Non lo sai che
le donne di questo secolo hanno imparato a fare tutto da sole?”
“Questo perché…” mormorai,
avvicinandomi finché non mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto. Il suo
profumo mi avvolse potente e per un attimo perdetti la lucidità, incantato
com’ero dal colore vermiglio delle sue labbra. Tornai a fissarla negli occhi e
la trovai totalmente in mio potere, che mi studiava rapita con la bocca
leggermente aperta.
Sono io a farti questo effetto, piccola?, mi ritrovai a pensare con
un sorriso
“… non hanno mai conosciuto un
uomo tanto galante”
Con un movimento velocissimo le
presi lo zaino, approfittando della sua distrazione; dopo qualche secondo
sbatté le palpebre un paio di volte, smarrita, mentre tornavo in posizione eretta
e le rivolgevo un sorriso divertito. Che buffa che era!
“Ma che…come ci sei riuscito?”
esclamò arrabbiata fissando prima lo zaino e poi me
“Primo, ti ricordo che sono un
vampiro” gongolai facendo ondeggiare il suo zaino
“Grazie, lo sono anche
io!”sbuffò come una bambina
“Si, ma tu non sei il vampiro
più veloce della famiglia”. Mi piaceva prenderla in giro, e ancora di più le
sue reazioni.
“Spaccone!”
Risi a gran voce; mancava solo
che mi facesse la linguaccia e qualcuno ci avrebbe potuti scambiare per due
bambini dell’asilo. Bella, ma come fai a farmi ridere così?.
“E aggiungerei testardo e
arrogante” concluse incrociando le braccia
“Scusami” provai a dire, ma ciò
che mi uscì furono risa più forti.
“La pianti di ridere di me?!”
“Scusami” ripetei, stavolta controllandomi
e guardandola “Ma sei adorabile con quella smorfia da bimba capricciosa” Sghignazzai
sotto i baffi, aspettando una sua reazione.
“Cullen, la smetti di fare la
iena?!” sbottò incenerendomi con lo sguardo. Ahia, ora era veramente
arrabbiata. Credo che abbia esagerato abbastanza per oggi. Non voglio che Bella
sia veramente furiosa con me. Ma Cullen… uhm… non mi piaceva che ci fosse
questa formalità.
“D’accordo, Miss White” la
ribeccai
“Miss White?” ripeté storcendo
il naso infastidita
“Tu mi hai chiamato Cullen. Se
preferisci che ti dia del lei..”
“Io farò anche delle facce da
bambina, ma tu sei piccolo dentro, Ed”
Sorrisi. “Non lo sai che ho da
poco compiuto sette anni?”
Inarcò un sopracciglio, confusa.
“Te lo spiego dopo” promisi “Ora
andiamo, o faremo tardi”
“Ok” sospirò, rimettendomi in
marcia e arrendendosi. Ma non potevo perdermi l’occasione di prenderla in giro
ancora un po’. Estrassi dal mio zaino il primo libro che trovai e glie lo
porsi.
“Ehi, Bella” dissi “Tieni”
Le diedi il volume –
accorgendomi solo allora che si trattava del mio diario – e la vidi prenderlo
con un’occhiata confusa.
“Hai detto tu che volevi portare
qualcosa” spiegai con un sorriso “Questo è il massimo che ti posso concedere”
Nei suoi occhi balenò un lampo
di collera, ma con un sonoro sbuffò infastidito lo tenne stretto e non mi
rispose. Sghignazzai. Spinta dalla curiosità la sentii aprire il diario e
iniziare a studiarlo con intensità e meraviglia.
“Perché quella faccia?” le domandai
“Quale faccia?” rispose
riemergendo dalle pagine
“Quella faccia assorta e
pensierosa” sussurrai perdendomi nei suoi occhi “Ti turba tanto la vista del
mio diario?”
“Si, cioè, no! Solo che, insomma,
non me l’aspettavo” balbettò imbarazzata “Scrivi le tue musiche anche sul diario?”
“Dopo cento anni di scuola
durante le lezioni non c’è nient’altro da fare” risposi alzando le spalle “Gli
argomenti sono sempre gli stessi, e di rado i professori sono in grado di
suscitare in me interesse. Occupo il mio tempo in maniera proficua”
“E quelle frasi?”
“Pillole di saggezza di illustri
scrittori, o dei consigli particolarmente preziosi della mia famiglia” spiegai
“Vieni, siamo arrivati”
“Ah, quindi C. C. è Carlisle,
eh?” sussurrò entrando; le sorrisi: quella ragazza aveva un ottimo intuito.
“Santo cielo! Ma è una bomba!”
“Caspio quanto è sexy! Speriamo che non sia come i Cullen, altrimenti
non ho proprio chance”
“Che carrozzeria! Magari si sedesse vicino a me, adesso!”
Mi irrigidii indignato dai
pensieri dei miei compagni; ma come osavano pensare a Bella come se fosse una
bambola gonfiabile? Mi stavano irritando, e parecchio. E non bisognava mai
irritare Edward Cullen.
Sentii gli occhi di Bella fissi
sul mio viso e mi imposi di calmarmi; non sarebbe servito a nulla allarmarla,
le avrei procurato solo fastidi. Tornai a fissarla e mi sorpresi della
preoccupazione che lessi nei suoi occhi. Sorrisi; Bella, non preoccuparti per me, bada a te stessa.
La visi distogliere lo sguardo
imbarazzata e dirigersi verso la cattedra consegnando il foglio al professore.
Io la aspettai paziente e poi la scortai verso l’ultimo banco, sperando di proteggerla
dall’improvvisa ondata di interesse di cui era vittima.
Mostrando indifferenza iniziai a
prendere i libri, sedendomi tranquillo al banco, mentre Bella continuava a
mostrare segni di nervosismo i tutti i modi, dal perenne rossore che
imporporava le sue guance al suo torturale il suo maglioncino.
“Tutto ok?” le chiesi
“Ehm... posso risponderti dopo?”
sussurrò nervosa “Tra cinque o sei mesi, magari? Quando tutti si sono scordati
che esisto?
“Allora dovrai aspettare cinque
o sei anni” risposi divertito. Emise un verso strozzato, nel panico più totale;
piccola Bella, proprio non sopporti tutta questa fama, eh?
“Dai, compatiscili un pochino. È
raro che qui accada qualcosa di interessante” dissi non del tutto convinto,
mentre un’altra ondata di pensieri poco carini nei suoi confronti mi sommergeva
“Non capita tutti i giorni che una piccola ninfa dagli occhi color cioccolato
venga ad illuminare queste noiose vite”
Arrossì violentemente. “Forse
non ci vedi bene...” mormorò facendo in modo che i suoi capelli sciolti le
coprissero il viso, frapponendosi tra noi.
“La mia vista è perfetta”
risposi dolcemente
“C-così i miei occhi sono
tornati marroni?” domandò, tentando di cambiare argomento.
“Grande capo Macumba, ho messo uno specchietto nella borsa di Bella”
mi raggiunse il pensiero di Alice, distante dai noi solo tre classi
“Si. Alice ti ha lasciato uno
specchietto nella borsa, se vuoi controllare” dissi allora
“Carlisle aveva ragione” sospirò
riponendo lo specchio
“Ti dispiace?” le chiesi
“Non mi importa molto, in
realtà” rispose “Spero solo che non si noti troppo il cangiare dei miei occhi”
“Non preoccuparti di questo. Ma
io volevo sapere se ti da fastidio questo tuo particolare pregio”
Chissà cosa ne pensava. La sua
logica era affascinante.
“Ah. No, non mi dispiace. Mi
piace il vecchio colore dei miei occhi” disse con un tono più leggero “Anche se
l’oro ha un qualcosa di più affascinante”
“A me piace il marrone” risposi
ammirandola “È... caldo”
La fissai in riguardoso silenzio
mentre le suo guancie si coloravano per l’imbarazzo.
Era questo quello che mi
trasmetteva Bella, calore. Piacevole, forte, intenso. Non ne avei mai più
potuto fare a meno, ora che l’avevo trovato.
Continuammo a guardarci in
silenzio fino a che il professore non diede inizio alla lezione. Vidi Bella raddrizzare
la schiena e voltarsi verso la cattedra, prendendo in mano una penna e
avvicinando a sé un quadernino per gli appunti. Inarcai un sopracciglio; era la
prima volta che vedevo un vampiro prendere appunti; grazie alle nostre capacità
non avevamo bisogno di applicare tutta la nostra mente su cose che gli umani
trovavano difficili. Eppure lei sembrava così concentrata, così vogliosa di
scoprire e imparare.
Il mio sguardo si fece più
intenso nel constatare che probabilmente quello, per Bella, era il primo anno
di scuola da quando era come me. quante cose che si era dovuta perdere, quante
esperienza aveva mancato...
“Predi appunti?” chiesi in un
soffio, senza mascherare la mia sorpresa
“Tu no?” replicò lei
Ridacchiai. “Non sta dicendo
nulla di così interessante”
Mi rivolse uno sguardo prima di
tornare a scribacchiare sul quaderno; dopo poco più di una decina di secondi,
iniziò a disegnare distrattamente sul foglio, annoiata.
In effetti la lezione non era
molto interessante, e ben presto quasi la totalità degli alunni presenti decise
di abbandonare la spiegazione per dedicarsi interamente a Bella. La fissavano
di soppiatto con occhi curiosi, insistentemente, fregandosene se Bella se ne
accorgesse o meno.
Stavano mettendo a dura prova la
mia pazienza.
Il suono della campanella ci
riscosse. Feci in fretta la cartella e aspettai che Bella fosse pronta prima di
dirigermi con lei verso la nostra prossima lezione, trigonometria.
“Eccola, eccola! Mamma mia, altro che schianto, è da violentare su due
piedi!”
“Accidenti, che meraviglia! Per una volta Jessica non diceva scemenze!”
“
Ma il rispetto era scomparso da
questo pianeta?! Come si permettevano quella massa di maleducati di pensare a
Bella in termini così rozzi? Corredare il tutto con immagini… oddio, ma era
indecente! Che razza di percezione avevano i ragazzi della donna?
Sembrava che per loro Bella
fosse solo un trastullo, un giocattolo! Avrebbero dovuto vergognarsi.
Avvertii un fruscio alla mia
sinistra e vidi Bella avvicinarsi ancora di più a me, in cerca di protezione da
quella che per lei era solo curiosità morbosa.
Misi da parte la ma rabbia e le
sussurrai : “Sta tranquilla. Ignorali e basta”
Mi rivolse un’occhiata spaesata,
annuendo piano.
Entrammo in classe e corsi a
riservare un tavolo in fondo solo per noi, mentre Bella consegnava al prof il
foglio. La classe si riempì subito, attirata dalla mia piccola stella, e fu
solo quando tutti ebbero preso posto che il professore la degnò della sua
attenzione.
“Ah, Isabella White” commentò
firmando “Dall’Arizona, giusto?”
“Phoenix” rispose con voce
nervosa, sempre più rossa
“Perché non ci parli un po’ di
te?” le chiese invitandola con un cenno a presentarsi
Sembrò che le scomparisse la
terra sotto i piedi. La vidi cercarimi con lo sguardo perso, e l’unica codsa
che potei fare fu rivolgerle un’occhiata incoraggiante.
Forza, piccola Bella, ce la puoi fare!, le comunicai con lo
sguardo.
“Prego” la sollecitò, visto che
non accennava a prendere parola. Odiai quell’uomo; perché non si accorgeva di
quanto Bella si sentisse in imbarazzo?
“Ciao” mormorò “Io sono
Isabella, e mi sono trasferita da poco qui a Forks. È... una città abbastanza
molto graziosa, spero di trovarmi bene in mezzo a voi”
Le parole le vennero meno e,
rossa, scappò verso il banco, unica sua ancora di salvezza.
“Ti prego” sussurrò evitando di
guardarmi “Non dire niente”
Soffocai una risata; si
vergognava di me? “D’accordo” promisi
Per il resto della lezione non
fiatammo.
Bella rimase immersa nei suoi
pensieri, sicuramente chiedendosi perché le fosse capitato una cosa simile,
mentre io, beh… avrei dato non so che cosa per poter godere solo dei mie
pensieri.
Fu un’ora interminabile. Tutti i
ragazzi non fecero nemmeno finta di seguire la lezione tanto erano presi da
Bella. Erano tutti concentrati su di noi, rivolgendosi ogni due o tre secondi
sguardi di soppiatto, studiandoci e fantasticando.
Le ragazze erano assolutamente
invidiose per la bellezza di Isabella perché appena arrivata aveva già
conquistato l’inera popolazione maschile della scuola, perché era nata
“predestinata” per il gruppo più cool della scuola.. insomma, pensieri futili e
rabbiosi. E oltre a ciò, si industriavano per trovare un modo per avvicinarla,
diventare sua “amica”, e così aver accesso a quel gruppo tanto agognato e così
impossibile da raggiungere.
Ero estremamente indignato. Non
c’era neanche una persona che volesse essere un’amica sincera di Bella. Nemmeno
una.
Mi irrigidii sulla sedia,
nervoso, arrabbiato con il mondo; il senso di protezione verso Bella tornò
prepotente, e fu difficile trattenermi dal prenderla, sfondare la parete e
portarla lontano da tutto e da tutti.
Accavallai le gambe e le strinsi
forte per non commettere sciocchezze, sempre più teso, una mano intorno alle
costole e una sul viso, contratto ad artiglio.
“Edward, stai calmo” mi raggiunse il pensiero di Jasper; accidenti,
dovevo essere molto grave se riusciva a percepirmi a sette aule di distanza.
Per grazia divina la campanella
suonò e, con un ringhio trattenuto, buttai la mia roba nello zaino e mi alzai
di scatto. Mi girai verso Bella e la trovai a fissarmi stupefatto, una mano
leggermente protesa verso il punto in cui prima era il mio braccio. Fui
piacevolmente sorpreso che si fosse preoccupata per me.
Decisi di tentare in tutti i
modi di calmarmi. Glie lo dovevo.
Ma, a discapito delle mie buone
intenzioni, la situazione mi sfuggì di mano.
Se i pensieri delle ragazze mi
avevano fatto alterare, poco ci mancò che grazie a quelli dei ragazzi non
facessi una strage. Per tutto il resto della mattina, superata la sorpresa
derivante dall’arrivo di Bella, i pensieri che ricevetti dai ragazzi furono un
concentrato di volgarità e indecenza. Mi ritrovai a immaginare di trovarmi con
Bella, prima ad un semplice appuntamento, poi in un contesto sempre più erotico
ed eccitante. La vidi concedersi a centinaia di ragazzi, prima consenziente,
poi... iniziai a ringhiare. Quegli schifosi immaginarono anche di violentarla,
di prenderla con la forza, di farle del male.
Scenari sempre più cruenti e
degradanti mi vorticarono in testa per tutta la mattina.
Per la prima volta in tutta la
mia esistenza desiderai ardentemente di non aver giurato a Carlisle di
comportarmi da vampiro “vegetariano”. La voglia di vedetta, la sete di sangue
di quei ragazzini... non riuscivo più a contenere la furia che mi esplodeva
dentro. I miei ringhi, da deboli che erano, iniziarono a farsi sempre più
forti, udibili persino a qualche banco di distanza; il mio corpo era teso come pronto
a scattare, pronto a saltare sul prossimo che si sarebbe azzardato a pensare
un’altra porcheria con o su Bella. Sapevo che i miei occhi ormai bruciavano di
collera, e tremavo visibilmente per lo sforzo di controllarmi. Ma i miei compagni
avevano proprio deciso di morire, quel giorno; non so cosa mi spinse a
fermarmi, ma a stento riuscii a rimanere seduto.
Improvvisamente, con la più
leggera e dolce delle carezze, la mano candida della mia piccola stella si posò
sul mio braccio. Scattai verso di lei
con ancora l’espressione aggressiva sul volto, fissandole prima la mano e poi
il volto, preoccupato dalle mie reazioni.
No, piccola Bella, non preoccuparti per me... preoccupati solo di te,
non sai cosa pensano questi....
“Scusami” mormorai ritrovando me
stesso e concentrandomi sulla lezione.
Tolse la mano, lasciandomi di
nuovo in balìa delle indecenze di quel branco di animali. E quando a quelle dei
ragazzi si aggiunsero anche quelle del professore, beh, fu veramente troppo.
Ricominciai a ringhiare, molto
più forte di prima, fulminando tutti coloro che posavano lo sguardo su Bella.
Dopo una manciata di secondi
sotto i miei occhi comparve un foglietto di Bella.
Edward, che ti succede? Stai male, per caso?, scrisse, preoccupata per me.
Non, non volevo darle pensiero.
Era di sé stessa che doveva preoccuparsi, non badare a me.
“Bella”
Ma quella maledetta campana suonò
proprio in quel momento, facendoci trasalire. Mi voltai dall’altra parte,
imbarazzato. Ci sbrigammo a prendere la nostra roba e uscimmo nel corridoio.
“Aspetta, ho scordato una cosa.
Torno subito” disse improvvisamente bloccandosi per poi correre verso la classe
“Aspettami”
“Si” sussurrai controvoglia,
preoccupato. Non mi sentivo tranquillo, volevo stare con lei, portarla via da
quel luogo.
Dopo neanche tre secondi ecco
che uno di quei viscidi individui seguì Bella in classe, intenzionato a
conoscerla.
“Finalmente sola! Accidenti, mi chiedevo quando quel Cullen si
allontanasse!” pensò
Ringhiando feci un passo verso
la classe quando una mano si posò energetica sulla mia spalla.
“Fratellino carissimo! Come ti è
andata la giornata?” domandò Alice affiancando Jasper, che mi teneva inchiodato
sul posto. Incredibile, sorridevano.
“L’ho sentito teso e arrabbiato
tutto il giorno” sogghignò Jazz “C’è forse qualcosa che non va?”
“Se non mi lasciate andare vi
stacco le braccia qui, davanti a tutti” sibilai fissando la classe, in cui era
appena entrata Jessica
“E perderci le prime amicizie di
Bella? Non se ne parla proprio!” disse Alice
“Tu lo sapevi!” ringhiai contro
di lei
“So solo che oggi Bella non
mangerà con noi” rispose lei serafica “Perché, che è successo?”
Prima che potessi rispondere, ci
voltammo tutti verso la classe, da cui una spiazzata Bella usciva a braccetto
con Jessica, affiancata da quel Newton. L’avevano letteralmente presa in
custodia.
Si voltò per cercarmi con lo
sguardo, e mormorò un “Mi dispiace” a fior di labbra.
“Non è colpa tua” rispose Jasper
divertito “È lui quello che esagera”
Gli ringhiai contro ma lui non
perse il sorriso.
“Penso proprio che non mangerai
con noi” sghignazzò Alice “Spero almeno che ti lasceranno tornare a casa”
La vidi mostrarle uno sguardo
rammaricato me la portavano via.
“No, Alice, non puoi capire che
razza di... immagini, mi stanno trasmettendo”
ringhiai pianissimo, tenendomi la testa tra le mani.
La risata melodiosa di Bella
esplose dall’altra parte della sala. Rideva felice, solare, senza sapere che
cosa stavano pensando i suoi così detti nuovi “amici”
“Guarda come se la mangiano tutti con gli occhi... ma non è niente di che,
io sono meglio” pensò quella serpe di Laurent, tutta moine e sorrisi
melensi
“Benissimo, questa ragazza è il mio passaporto per il successo!
Diventerò popolare in un battito di ciglia!” pensò invece Jessica
“Calmo Edward” disse Emmett “Non
fare scemenze, sono solo umani”
“Umani che meritano di morire” sibilai
scoprendo i denti
“Quanto sei drastico...”
sospirarono i miei fratelli “Potresti iniziare con l’amputargli qualche arto,
tanto per far capire come la pensi...”
“Non sarebbe male come idea”
dissi ghignando divertito
“Povera Bella, sembra ancora
nervosa... questa popolarità non le si addice per niente” pensò
compassionevole Angela, l’unica che sembrava tenere a Bella.
“Guarda che bella quando ride... ma la parte migliore e sicuramente il
suo culo, non sai quanto mi piacerebbe toccarlo.... magari se faccio scendere
la mano...”
Newton, prova solamente a pensarlo un’altra volta e io ti castro, prima
di farti fuori con violenza, pensai furioso scoccandogli un’occhiata
assassina.
Per fortuna sua si astenne.
“Basta, non ce la faccio”
sussurrai a voce più alta, tanto che Bella si voltò a guardami “Devo...
devo...”
Devo salvarla. Devo portarla
via, far fuori tutti quelli che osano contraddirmi o ostacolarmi. Devo...
“Edward!” mi rimproverò Alice con la mente “Non ti azzardare!”
Digrignai i denti e mi alzai di
scatto, ringhiando, per poi uscire dalla sala mensa di corsa con lo sguardo di
Bella puntato addosso.
Corsi veloce fuori dalla scuola,
diretto verso il bosco, con un senso di colpa e una furia che mi erano del tutto
estranei. Stavo lasciando Bella nelle mani di ragazzini stupidi e infantili,
senza nessun controllo dei loro ormoni, tutto perché mi rifiutavo di sopportare
a vista di quelle orribili immagini oscene. Ma quello che più mi angustiava era
il senso di... gelosia, di possesso. Mi sentivo geloso anche delle fantasie i
quei bambini.
Edward Cullen, non vorrai davvero immaginare te in certi atteggiamenti privi
di controllo e di ragione?!, mi rimproverai allibito, Non considererai mica Bella un semplice oggetto di piacere, da usare e
buttar via, vero?!
No! No, certo che no! Non potrei
mai vederla così, io... io...
Il mio unico desiderio è che sia
felice. Che sia serena, che gioisca di tutto ciò che le capita. Che viva
tranquilla la vita che merita... che mi rimanga al fianco, che mi stia vicino,
sempre, comunque, io... la voglio per me.
Mi inginocchiai tra gli alberi e
mi presi la testa tra le mani, in preda a un gran mal di testa.
“Ma... che diavolo mi succede?”
mormorai esausto.
Ad un tratto, sentii dei passi
velocissimi avvicinarsi a me; temendo che fosse uno dei miei fratelli mi
affrettai a nascondermi tra le fronde di un albero. Il mio sguardo si riempì di
sorpresa quando la figura aggraziata di Bella entrò nella piccola radura.
Si guardò attorno preoccupata e
io mi domandai perché mi avesse seguito. Insicura, si voltò per andarsene,
delusa, ma ritrovato il coraggio si rigirò.
“Edward, so che sei qui” iniziò
titubante “Non… non prenderla come una mia intrusione nella tua vita privata,
per favore. I tuoi pensieri sono tuoi, e tuoi soltanto, e io non voglio
assolutamente costringerti a confidarli a me. Dopotutto, sono una semplice
sconosciuta nella tua vita, non sono mica come tua sorella che può permettersi
di farsi gli affari tuoi….” Si strinse un braccio, arrossendo. Piccola... “Però
ho visto che ti sei sentito male poco fa, nella mensa. E… e anche stamattina,
non eri a tuo agio, sembravi arrabbiato per qualcosa. Forse sei adirato con me
per qualcosa che ho fatto? Ti ho turbato in qualche modo, per caso?”
Come poteva pensare che fosse
colpa sua?
“Non voglio che tu stia male,
Edward” sospirò tristemente.
Il mio corpo reagì in maniera inaspettata.
Un calore improvviso mi riempì il cuore, e la voglia di correre da lei e
stringerla al petto si fece insostenibile. Stavo per saltare giù e correrle
incontro quando si voltò arrossendo.
“Beh, comunque sia… io… io vado
a lezione. Abbiamo biologia, no? Se… se ti va, raggiungimi pure. Altrimenti ci
vediamo a casa” esclamò imbarazzata, scappando via.
Aspettai che si fosse
allontanata abbastanza prima di saltare giù dall’albero, fissando il punto in
cui era scomparsa stupefatto. Era... incredibile. Dolce, gentile, adorabile...
come potevo meritarmi tanto?
La volevo raggiungere,
ringraziarla e tenerla stretta a me.
Corsi verso la scuola e mi
bloccai incontrando Emmett davanti al portone.
“Passato il momento di crisi
mistica?” chiese
Ammutolito, non potei fare altro
che annuire. Lui sospiro prima di ridacchiare divertito.
“Fratellino, sai quel è il tuo
problema più grande?” disse “Pensi. Troppo. Invece di farti mille problemi,
prova a seguire per una volta l’istinto”
“Emmett...”
“Non ti sto dicendo di cambiare
su due piedi” mi bloccò lui “Dico solo, invece di pensare e complicarti la
vita, agisci di più. Vivi, capito?”
“Io vivo alla grande, grazie”
replicai iniziando ad andare verso l’aula
“No, non vivi alla grande”
replicò con un sorriso “Vedi, tu ti sacrifichi troppo per noi. Hai rinunciato a
tantissimo e ti sei concesso pochissimi sfizi in un secolo di vita. Che ne dici
di piantarla di fare il monaco di clausura e di iniziare a goderti un po’ di
svago? Non ti farebbe male”
“A me piace la mia vita”
“’Azzo! E io che pensavo che la
mia fosse divertente!” rise lui “Al confronto tuo, sono così coscienzioso e
serio...” Sghignazzò con un sorriso “Beh, Eddy, se non vuoi farlo per me, fallo
per lei” disse Emmett indicando con un cenno del capo Bella, dentro la classe,
intenta a leggere un bigliettino con un sorriso “Non farla preoccupare così.
Fatti meno problemi, ok? Per lei. E ricordati: tu sei un Cullen!”
E intrecciò l’avambraccio con il
mio, chiudendo la mano a pugno. Sorrideva convinto, e non potei fare a meno di
sorridere e ricambiare.
“Ci proverò” risposi
“No, tu non ci provi. Ci riesci” replicò allontanandosi
“Altrimenti ti pesterò a sangue”
Sorrisi. “Ti aspetto”
“Contaci!” disse alzando la mano
in segno di saluto.
Lo guardai scomparire con un
gran sorriso. Emmett era Emmett, e lo sarebbe stato sempre. Per fortuna.
“Sei tutta sola?” chiese Newton
a Bella, facendomi voltare “Se vuoi posso sedermi io vicino a te…
Ok, quel ragazzino stava per
farmi perdere le staffe. Per oggi aveva goduto troppo della mia indulgenza.
“Ehm…”
“Ah, grazie Bella. Mi hai tenuto
il posto” dissi entrando in classe accolto da una marea di sguardi stupiti, tra
cui quello sorpreso e sollevato di Bella.
“Scusami, sono stato trattenuto
da Emmett. Non volevo lasciarti sola” mi scusai prima di rivolgermi a Mike e
rivolgergli un sorriso che si riassumeva in poche parole: “Grazie, ora sparisci
o ti strozzo”.
“Grazie, Newton, per aver fatto
compagnia a Bella fino al mio arrivo” dissi cortese, sottintendendo che se non
si eclissava subito lo avrei ammazzato. Capì le mie intenzioni al volo, infatti
annuì e si volatilizzò in un attimo. Mpf, tutti eroi, eh? Mocciosi arroganti.
Ridacchiando compiaciuto, mi
sedetti e tirai fuori i libri sotto lo sguardo di Bella, tranquillo. Il suo profumo
mi rilassava e mi calmava.
“Bella” la chiamai poi,
guardandola
“Si?” rispose
“Ecco, io volevo scusarmi” dissi
sincero, sperando che mi perdonasse “Il mio comportamento è stato
imperdonabile, te ne chiedo perdono. Ti prego, non pensare che io mi comporti
così, solo…”
“Edward, tutto ok. Tranquillo” mi
fermò con un sorriso “Solo, la prossima volta che mi prenderanno in ostaggio,
avvertimi prima: visto che leggi nel pensiero, potresti usarlo per fare del
bene e aiutarmi”
Non sapeva quanto aveva ragione.
Era stata tutta colpa mia.
“Sono stato imperdonabile.
Scusami” dissi furioso con me stesso
“No, io… scusami tu” rispose
triste, prima che i capelli le ricadessero sulle spalle.
“Bella, per favore, guardami”
dissi; non volevo che fosse arrabbiata con me.
Si voltò e rimasi intrappolato
nelle sue iridi ambrate. “Ti scongiuro di dimenticare la mia esagerata reazione
di pochi istanti fa, Isabella” dissi “Non sono arrabbiato con te. Sono furioso
con me stesso”
Annuì spaesata, quasi incantata.
Sorrisi compiaciuto.
“E inoltre, grazie per essermi
venuta a cercare, prima, nel bosco” aggiunsi mentre il professore entrava
“Credo che altrimenti avrei potuto commettere una grande sciocchezza”
“Di nulla” risposi con un filo
di voce “Se… se ti va di parlare, sono qui”
“Me ne ricorderò”. E le feci
l’occhiolino, felice che mi volesse accanto. Mi sorrise.
“Allora, biologia” sussurrai “Che
ne pensi di questa materia?”
“Che è stupenda” rispose con un
sorriso “È la mia preferita, sai?”
Mi venne spontaneo ricambiare.
“Anche la mia”
Mi piaceva il suo sorriso,
finalmente allegro e luminoso. Lei mi faceva sentire sicuro e bene ma al
contempo estremamente fragile ed esposto. Chissà come faceva. Chissà cosa mi avrebbe
riservato, in futuro.
Pregai perché la mia piccola
stella mi mostrasse molte altre sorprese, molte altre attenzioni.
E chissà, un giorno mi avrebbe
confidato sicura tutti i segreti della sua anima. E io ci sarei stato, per lei,
se mi avesse voluto.
Ma in quel momento non me ne preoccupai
più di tanto. Era bello così, godere di quel piccolo momento perfetto.
Entrambi più sereni e
tranquilli, passammo il resto dell’ora nella maniera più piacevole che potesse
esistere – almeno per il momento.
Giocando all’impiccato.