Stitches
{ Malec
| City of Ashes // City of Glass | Slash }
Dedicata alla mia Malechina di compagnia, Sere.
Magnus
non aveva mai avuto uno Shadowhunters tra le proprie
lenzuola di seta pregiata. Il nero di esse confaceva al pallido corpo di Alec,
disteso supino ed addormentato in un sonno pacifico, quasi dimentico di dove si
trovasse – e con chi. Numerose rune gli tempestavano l’epidermide e, in un moto
di impulsivo desiderio, Magnus tracciò una di quelle vorticose linee che mai
avrebbe saputo disegnare; la punta delle dita quasi tremante nonostante poche
ore prima avesse toccato ben di più, di quel ragazzo.
Conosceva
il significato della runa, lo mormorò tra le labbra strette, e sorrise quando
notò che non soltanto esse ricoprivano la pelle. Fatiscente, quasi
completamente invisibile se non ad un occhio attento ai dettagli – soprattutto se
riguardavano Alec – una scia di brillantini rendeva quasi ridicola la figura
solitamente seria, e Magnus dovette reprimere una risata. Rischiare di
svegliarlo, incappare in una confusione formata su balbettanti domande ed occhi
azzurri sgranati, nel terrore di ciò che insieme avevano fatto – lo stregone si
concesse altre ore di pace, dimentico dei problemi destinati all’alba.
Era
stato un bacio furioso quello che li aveva accompagnati sui cuscini, frenetici
nei gesti seppur Alec desiderasse toccare tutto – per la prima volta –
mantenendo gli occhi aperti, persino quando le loro bocche ingaggiavano una
battaglia per la quale il fiato non era necessario. Magnus aveva toccato un
livido violaceo sul fianco, niente che una Iratze
tracciata con devozione non potesse curare, ed eppure – eppure quel cacciatore
non si era fermato dinanzi a tali dettagli, precipitandosi da lui, nel cuore di
una notte piena di terrori oscuri. Chissà cosa gli avevano strappato, per
condurlo così affannato tra le sue braccia, pronte sin dal primo istante in cui
su egli aveva posato gli occhi, a sorreggerlo? Chissà cosa, ora, vagava nei
sogni di Alec.
Forse,
lo stregone si vantò, una parte di quell’oscura ombra calata sul viso del
ragazzo era stata dissipata dai suoi baci umidi. Forse, non sarebbe stata
necessaria una runa per guarirlo, né punti mondani – le sue mani che lo avevano
attratto a sé, guidandolo in movimenti cadenzati, al principio goffi; ogni
singolo gesto di adorazione compiuto da Magnus quella notte, probabilmente,
aveva rappresentato la vera salvezza di Alec.
«
- gnus?»
La
voce tremolante, appena soffocata a causa della pressione contro i cuscini,
risvegliò Magnus dal tepore dei propri pensieri. Alec si sollevò appena sui
gomiti, gli occhi stretti a fatica, azzurri come non mai nonostante il sonno ed
i capelli disordinati lo rendessero terribilmente buffo – e bellissimo.
«Mio
caro Alexander,» esclamò con fare ringalluzzito al pensiero che Alec si
ricordasse di lui, persino appena svegliato, «torna a dormire, è ancora tarda
notte e nessuno noterà la tua assenza all’Istituto.»
Le
parole che ferirono Magnus, nel pronunciarle, parvero portare un lieve colorito
rosato sugli zigomi decisi di Alec, il quale, annuendo, sprofondò come se nulla
fosse tra le coperte tiepide.
Un
sospiro venne abbandonato dalle labbra dello stregone ed quand’egli fece per
alzarsi, fu la mano decisa di Alec – persino mentre gli dava la schiena,
dimostrando la forza nata dagli innumerevoli allenamenti – a trattenerlo.
«Anche
tu devi dormire.»
Lento,
un sorriso incurvò le labbra di Magnus, il quale non attese il ritorno del
respiro regolare di Alec per giacere al suo fianco, unendo le loro gambe in un
abbraccio intimo – forse, il suo cuore perse un battito, risvegliando antiche
emozioni ch’ormai temeva dimenticate completamente.
Sfiorò
ancora una volta quella schiena macchiata dalle rune, posandovi poi la fronte e
chiudendo gli occhi, inspirando appieno l’odore di Alec.
«Hai
perfettamente ragione, Alexander,» squittì nonostante una punta d’emozione
tradisse la voce dello stregone, «ho bisogno del mio tanto sudato sonno di
bellezza!»
Alec
grugnì qualcosa, contro i cuscini, e Magnus lo osservò con occhi sgranati
voltarsi, le palpebre strette nella faticosa pressione di resistere al sonno. Baciò
la sua bocca, di propria spontanea volontà, cogliendolo quasi di sorpresa – oh no,
lo colse completamente di sorpresa, e
ciò era accaduto una sola volta, negli ultimi cento anni.
«Buonanotte,»
sussurrò Alec, mantenendo le loro fronti a contatto.
Una
sola volta – quando il cacciatore era comparso alla sua festa, un sorriso quasi
ammorbidito dalla tranquillità, e negli occhi qualcosa che aveva portato il
cuore di Magnus a battere di nuovo, dopo secoli di reclusione.
«Buonanotte,
Alexander.»
N/a: non so perché,
tuttavia adoro immaginare un briciolo di quotidianità notturna tra loro.
La
Flash!fic è ambientata in un periodo temporale tra il
secondo ed il terzo libro (più probabilmente il secondo, comunque). Ho cercato
di donar loro uno stralcio di quel che avrei voluto leggere. Spero di non aver
combinato qualche guaio!