Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Lukeee    03/03/2016    0 recensioni
Se un fiore può crescere e sbocciare tra i sassi, può un amore sopravvivere a intrighi e guerre?
Dal testo:
“Sei pronta a seguirmi? Sarà una via oscura e…e molto difficile. Sei pronta a mettere in gioco tutta te stessa?”
Per un istante che durò millenni si fermò.
“Noi…noi danzeremo coi draghi”
Non sapeva se prenderla come un’affermazione o una domanda. Ma era sicura della scelta che aveva preso. E decise che era la seconda opzione.
Trovò la forza di parlare, mentre il cuore accelerava.
La notte era oramai scesa e le stelle assistevano a quello che forse sarebbe stato ricordato come il principio di una nuova era.
Lei gli sorrise sinceramente. E poi, lentamente, le sue labbra articolarono poche ma inequivocabili parole.
“Yes Trystane. We will dance with dragons”
- Myrcella Baratheon - Trystane Martell - Aegon VI Targaryen - Arianne Martell - Jon Snow - Cersei Lannister - Jaime Lannister - Tommen Baratheon - Howland Reed - Daenerys Targaryen - Mark Ramius (New) - Stone Temple/Jon Connington - Daario Naharis/Euron Greyjoy - Tyrion Lannister
Storia che rende giustizia a una delle tante inutili vittime del finale di stagione.
Ora e sempre, long live the lioness
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Myrcella Baratheon, Nuovo personaggio, Trystane Martell, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 19

Long live the lioness




“I still believe in your eyes
I just don’t care what
You’ve done in your life
And I’ll fly with you

I’ll fly with you”

 

L’Amour Toujours – Dzeko & Torres (Tiësto Edit)

 

 

Roccia del Drago, due giorni dopo

 

Draghi.
Dèi, era stato…incredibile.
Non si era mai sentita così in vita sua. Davvero, mai.
Tanto stupore e…no. Non era stato stupore, perché sapeva che sarebbero arrivati.
Era stata un’attesa impaziente, spasmodica, mentre la sua mente volava nell’immaginarsi come sarebbero stati. Aveva mai provato così tanta impazienza?
No.
Anzi…sì. Sulla nave per Dorne era stato…beh, però era stato diverso.
Ciò che le era rimasto più impresso in assoluto quando quelle tre gigantesche bestie erano apparse all’orizzonte…era stata la potenza, la regalità, il timore che incutevano. Ma avevano anche un lontano che di familiare, di rassicurante, come se con il loro potere potessero…proteggerla. Quasi come Aegon del resto.
Sorrise, lasciando spiazzare lo sguardo oltre la finestra della torre, che dava sull’entroterra roccioso e aspro della Roccia del Drago.
La musica e le grida continuavano a salire dalla tromba delle scale. La festa del resto era cominciata da non molto tempo e sarebbe durata ancora a lungo.
Il principe non era troppo d’accordo, ma l’arrivo della regina, della madre dei draghi, andava festeggiata.
Ma tutta quell’aria calda e stantia, quel chiasso, quella massa di persone e tutto quel vino le avevano fatto venire la nausea.Era salita lì sopra nella speranza che si placasse, ma permaneva.
Non aveva quasi toccato vino, come era possibile?
Ricontò rapidamente a mente i giorni. Si. Quella nausea…anche per quel mese, il suo ciclo stava arrivando.
Sospirò. Era l’ennesima ma sempre confortante conferma che il tè della luna funzionava a dovere. E proprio a proposito di quello…doveva parlarne a Trystane. Seriamente questa volta. Senza farsi deviare su altri discorsi. Era ora di decidere qualcosa, qualsiasi cosa essa fosse, senza continuare a far finta di nulla, senza più temporeggiare.
Un rumore alle sue spalle la distolse da questi pensieri.
Si voltò lentamente, mentre metteva del tutto da parte quei ragionamenti.
In un primo momento il suo sguardo non incrociò niente.
Ma poi i suoi occhi si abbassarono e…
 


Aveva scelto di non partecipare alla festa poiché…beh, di certo l’idea di tutto quel vino non gli dispiaceva, anzi…
Ma il lunghissimo viaggio per mare l’aveva completamente distrutto, nonostante fosse stato sobrio per ben poco tempo durante la traversata.
Ora che erano lì però, non poteva permettersi questi…gozzovigli. La regina aveva bisogno di lui. Per quanto quel giovane principe e il suo strano amico fossero tanto sicuri di sé, innegabilmente ambiziosi, ma anche molto competenti, svegli, preparati, e soprattutto, pronti a rischiare tutto e a mettere in gioco tutto ciò che avevano, lei aveva bisogno di lui. Loro…dèi, erano così giovani…avevano quella forza così unica, quel sentirsi inarrestabili, quel credere di poter fare tutto, di aver il potere, la forza per superare quegli ostacoli.
Scosse la testa, mentre sovrappensiero saliva le scale.
Daenerys aveva voluto essere lasciata sola, e lui aveva immediatamente ubbidito. Nonostante la profonda fiducia che la giovane regina riponeva in lui, aveva imparato subito che era meglio non opporsi mai, in modo diretto almeno, a lei.
E così, con una coppa di vino in una mano e tante domande, ricordi e rimpianti nell’altra, si era avventurato tra le mura della rocca dei draghi.
Inconsapevolmente, aveva imboccato una rampa di scale che portava in cima a una delle torri.
Giunse sulla sommità, entrando in una stanza avvolta nella penombra.
Si accorse all’improvviso di non essere solo.
Una alta figura femminile, avvolta in un lungo abito rosso cremisi, si stagliava di fronte all’ampia finestra dalla parte opposta della stanza. Una lunga cascata capelli dorati ricadeva ordinata sulle spalle e sulla schiena, le braccia strette ai fianchi.
All’improvviso un brivido lo attraversò. Una strana sensazione lo pervase…come se fosse un…déjà-vu.
E mentre cercava di dare un nome a questa sensazione, la misteriosa figura si voltò.

Dèi.
Dèi.
Dèi.

Non credeva ai suoi occhi.
Come diavolo era possibile? Che fosse…
Il suo sguardo cadde dapprima sulla coppa, poi sulla quantità di vino rimasta e dopo ancora sulla sua immagine riflessa del vermiglio liquido.
No, non aveva affatto bevuto troppo. E allora come era possibile…
Tornò a guardarla.
E questo non fece che moltiplicare nuovamente i sui dubbi.

No, no, non era dannatamente possibile. Quella vista…era possibile che, che…che fosse tornato indietro nel tempo? No, no. Cos’era? Forse un fantasma? Uno scherz della sua memoria?
La sua faccia era l’esatta rappresentazione dello sconcerto più assoluto, come…come se avesse davvero visto un fantasma.
Quei lineamenti, quei capelli, quel corpo, quegli occhi…
Cersei?” chiese, con voce a dir poco dubbiosa e incredula.

 

 
Nel vedere, nel realizzare chi era quello di fronte a lei, era rimasta altrettanto sorpresa, altrettanto senza fiato. Era passato così tanto tempo.
All’udire quel nome…beh, non poté far altro che sorridere.
Scosse la testa divertita.
“Zio…ne è passato di tempo…” rispose con un filo di voce.
La reazione di Tyrion Lannister fu…incredibile.
In un unico istante realizzò, comprese, collegò mille pensieri diversi.
Myrcella…?” chiese nuovamente, con tono non molto meno sconcertato, sorpreso e incredulo di prima.
Lei annuì dolcemente in risposta, altrettanto attonita al pensiero di quanto era passato, di quanto erano cambiate le cose.
Sei…dèi le assomigli in modo…”
Vaneggiò per un paio di secondi, in cerca di parole per esprimere quello sconcerto.

“Spaventoso…sei…sei bellissima…”
La principessa arrossì lievemente, mentre intrecciava nuovamente le dita
Lo sconcerto non diminuiva.

“Sei identica a tua madre”
Tyrion si bloccò. Stava per aggiungere “e a tuo padre…”, ma si trattenne. Tuttavia il suo sguardo, la sua espressione, lo tradirono.
E lei…e lei oramai sapeva.
“So…so di loro…” disse lei, abbassando lo sguardo.
Lui a momenti strabuzzò gli occhi, a metà tra lo stupito e il grato…grato di non dover continuarle a mentire sul quel fronte. Provò ad aggiungere qualcosa, ma…
Myrcella mandò giù a fatica, provando ad andare avanti.
“Penso che una parte di me l’abbia sempre saputo…and i’m glad of that…”
E mentre lui rimaneva nuovamente senza parole, la principessa continuò, dando forma e suono a quelle parole che aveva tenuto dentro di sé per troppo tempo.
“E soprattutto sento di doverti ringraziare…ti sono grata…grata per la promessa, per l’alleanza che stringesti con il principe Doran…”
Tornò ad intrecciare le mani in grembo, senza poter fare a meno di sorridere.
“A Dorne ho trovato…molto più di quanto potessi mai immaginare…”
Stava per continuare, ma si accorse che in fondo non ci volevano altre parole.
Grazie…” sussurrò con un filo di voce.
Tryrion era a dir poco senza parole. Ancora una volta.
 “Davvero mi stai ringraziando…anche dopo che ti…” chiese, incredulo.
Ingoiò a fatica, ripensando a quella colossale menzogna, quel colossale film mentale che Cersei aveva costruito per il regno ma soprattutto per sé stessa. Quas gli venne da sorridere, un sorriso malinconico, ironico, quasi a ridere di tutte le sue sventure.
Ti avranno detto che sono stato io a uccidere tuo fratello. Ma per quanto odiassi Joff…non sono stato io.
Sospirò, un sospiro che gli venne dritto dalla coscienza. Ricordava come Myrcella fosse sempre stata molto legata al fratello più grande, di come fosse l’unica a cui lui non avesse mai torto in alcun modo un capello. Sarebbe di certo stato meglio mentire in quella situazione, in quella circostanza, e un abile manipolatore come Tyrion Lannister lo sapeva benissimo. Eppure di fronte a quella…creatura angelica, che trasmetteva tanta innocenza, non…non se la sentì di mentire.
“Ammetto che…che avrei voluto essere stato io. Ma non è stato così…diciamo che sono stato accusato poiché ero il capro espiatorio perfetto.”
Sorrise al pensiero, mentre con la mano faceva roteare il vino all’interno della coppa.
La mia dolce sorellina voleva liberarsi di me…”
Myrcella era rimasta immobile a quelle parole, paralizzata, con gli occhi sbarrati. Cosa stava dicendo? Nelle lettere che aveva ricevuto dopo il matrimonio reale, dopo la tragedia…beh, l’accusa era chiara, perentoria. All’epoca aveva stentato a crederci, e in seguito aveva fatto una fatica enorme ad accettarlo. Del resto, aveva sempre voluto bene a suo zio. E vederlo come un assassino…non era facile. In fondo in fondo, non aveva mai davvero creduto a quella versione

E ora lui stava rimettendo tutto in discussione.
Provò a mettere ordine tra la miriade di pensieri che le affollavano la testa, in un caos senza capo né coda, fallendo però miseramente. Si arrese, e decise che domandare era meglio che tirare a indovinare.
Ma allora…” chiese, lasciando in sospeso in sospeso la domanda.
Tyrion sospirò.
“Beh, essendo stato prima imprigionato e poi dall’altra parte del mondo…non ho potuto difendermi e indagare come avrei voluto.
Si guardò i piedi, cercando le parole giuste.
“Ma avendo ancora alcuni amici nel continente occidentale…qualche informazione l’ho potuta ottenere.”
Myrcella oramai pendeva dalle sue labbra, incuriosita e allo stesso tempo leggermente impaurita da quella che poteva essere la sua risposta.
“Ho avuto delle soffiate, delle dicerie…i moventi poi non mancavano a nessuno. Ho considerato le occasioni e…e poi ho semplicemente unito tutti puntini.”
Si fermò per un interminabile istante.
“Non so esattamente come e con l’aiuto di chi, ma…sono stati i Tyrell.”
La principessa inizialmente rimase bloccata, immobile, sconvolta.

Cosa? Aveva davvero sentito bene?
Potevano davvero averle fatto anche quello? E pensandoci, si rese conto…che era vero. Che aveva senso. Del resto…del resto Joff non sarebbe stato affatto facile da controllare, da manipolare, da sottomettere. Mentre Tommen… Dèi, e quello che avevano fatto a Tommen poi...non era altro che il secondo atto. Quindi…quindi erano stati loro in entrambi, i casi.
Certo…
Come aveva fatto a non arrivarci prima?
Senza rendersene conto, aveva detto tutti questi pensieri ad alta voce.
Tyrion sorrise, un sorriso a metà tra l’addolorato e l’orgoglioso.
Mentre nella mente della principessa i ragionamenti ordinati lasciavano spazio a confuse, dolorose immagini, ricordi e propositi di vendetta, lacrime corsero come minuscole perle lungo le sue guance.
Myrcella sentì esplodere dentro di sé un sentimento nuovo, forse già avvertito in passato, ma mai con tale intensità. Una parte di lei ne ebbe quasi paura. Non pensava di poter concepire…un simile odio. Ma ciò che loro le avevano fatto... Entrambi. Glieli avevano portati via entrambi. Avevano risvegliato qualcosa in lei, qualcosa che in fondo in fondo c’era sempre stato ma che solo ora era venuto alla luce, in tutta la sua prorompente e inarrestabile potenza emotiva.
Pagheranno per questo…e per tutto il resto…” sussurrò lei, con un filo di voce incrinata ma quanto mai in vita sua decisa e irremovibile.
Tyrion annuì, facendosi tutto d’un tratto più serio.
Pagheranno…tutti loro pagheranno per ciò che hanno fatto, durante questa guerra dei draghi. Giustizia sarà fatta…” continuò lei, con la medesima determinazione.
In risposta lui sospirò malinconicamente, mentre cento ricordi gli ritornavano alla memoria. Si sentì improvvisamente vecchio. L’idea che Tyrion Lannister aveva della giustizia…beh, era il risultato del soprapporsi di tante esperienze, troppe delle quali tutt’altro che piacevoli da rimembrare.
La giustizia ha sempre un prezzo…” aggiunse lui, con fare perentorio.
Myrcella questa volta rispose d’impulso, senza nemmeno pensarci.Qualunque esso sia, sono disposta a pagarlo…”
Tyrion scosse il capo, sorridendo amaramente mentre abbassava lo sguardo.
Anche in questo, sei esattamente come tua madre.”
Riformulò i pensieri, per continuare il discorso.
"Non mette in dubbio che tu voglia giustizia…però…” aggiunse, con il suo tipico tono discorsivo, ragionato, logico.
Ma alla principessa sorse a questo punto spontanea una domanda. Il riferimento fatto a da lui a sua madre l’aveva innescata e per quanto fosse fuori contesto, non poté trattenersi dal porla.
“Mi chiedo perché siate così…così diversi tra voi…”
Lui fu ulteriormente preso in contropiede da questa domanda. Dèi, non finiva di stupirlo, di sorprenderlo. Sospirò, mentre si chiedeva se fosse davvero il caso di rivelarle anche quello. Un nuovo sguardo alla nipote gli bastò come risposta. Non aveva più senso continuare a mentirle, seppur per proteggerla. Quel tempo era passato.
“Non sai quanti se lo siano chiesti…quanto io me lo sia chiesto…” aggiunse sorridendo amaramente.
Avrebbe potuto fare un discorso lungo, articolato, esauriente, che coprisse ogni punto. Indubbiamente Tyrion Lannister ne era capace. Ma decise di lasciare per una volta da parte le sue doti di oratore e di persuasore, e di andare dritto alla verità.
“Siamo così diversi perché in fondo…il nostro sangue è diverso…
Myrcella lo fissò esterrefatta, chiedendosi cosa volesse dire. Sangue diverso?
Tyrion prese un lungo respiro, facendo cadere per un secondo lo sguardo.
“Twin Lannister” cominciò, con tono ironicamente solenne “mi ha sempre odiato…sono sempre stato…inopportuno. Inopportuno al nome dei Lannister, al grande condottiero del leone, a tutto. Avevo ucciso sua moglie nascendo, ero così…orrendamente diverso. Scaricò la colpa di tutto ciò su…su un immaginario tradimento di mia madre. Non poteva che essere andata così del resto…”
Mentre pronunciava quelle parole gli si poteva chiaramente leggere in faccia tutto il disprezzo, il risentimento e il…senso di rivincita? Ma come...?
Lui continuò.

“Il sangue leone, il sangue di Twin Lannister non poteva aver generato un tale mostro. Di certo…di certo era frutto di un tradimento, di un altro uomo.”
La risata di Tyrion a questo punto fu quasi vendicativa. Una risata soddisfatta, piena, che esprimeva in pieno ciò che sentiva. Una sensazione magnifica, che riusciva quasi a controbilanciare tutti quegli anni di soggezione psicologica, di continue, infinite crudeli critiche. Quasi come si stesse finalmente prendendo una vendetta, o meglio, una rivincita sul padre che l’aveva trattato come un abominio per tanti anni.
“La verità a volte è paradossale, come in questo caso. E in fondo in fondo, sono certo che anche lui ha sempre saputo…che io ero il suo unico vero figlio.”
Si morse il labbro, mentre la medesima espressione continuava a troneggiargli sul volto.
“Dev’è essere stato incredibilmente abile a mentire a sé stesso, così bene, per così tanti anni…crescere i figli del suo peggior nemico come i suoi, e disprezzare con tale atroce ferocia, rifiutare con tutte le sue forze l’unico vero frutto del suo matrimonio.”
Fece una breve pausa, mandando giù il vino rimasto nella coppa.
"E dèi…forse alla fine si era davvero riuscito a convincere che Jaime e Cersei non fossero figli di Aerys…”
Mentre lui rigirava la coppa vuota nella mano, con fare incredibilmente rilassato e quasi…soddisfatto, lei…
Le parole di lui erano state così veloci e così incredibili da non lasciarle il tempo di rimanere sconcertata. E ora…una serie di rapidi e consequenziali pensieri si susseguirono nella sua mente.
Aveva da sempre percepito la colossale ostilità che tutti mostravano nei confronti di suo zio. Twin, sua madre, persino Joff. Non era certo cieca ed ingenua. Ma era pur sempre una bambina all’epoca…
Ma era stato ciò che lui aveva detto dopo che… I gemelli del leone non erano figli di Twin, ma del re Aerys? I suoi…i suoi genitori frutto del tradimento di sua nonna con il re folle?
Tutto le sembrava così assurdo, così sconvolgente. Eppure non mise in dubbio nemmeno per un secondo le parole dello zio. Tyrion Lannister aveva tanti difetti, ma non si poteva dire che mancasse di astuzia, ingegno, intelligenza. In questo era proprio…figlio di Twin Lannister. Mentre sua madre…beh, per quanto impegno ci mettesse, nel gestire il regno non aveva mai brillato. E…

Dèi, era tutto vero. Tutto combaciava, tutto aveva senso
E se quello era vero…
In un unico, interminabile istante, la principessa di Dorne si sentì gelare. Un brivido la percorse dalla testa ai piedi. Aveva quasi paura a formulare il pensiero, a concepire il fine logico del suo ragionamento.

Se loro erano…
Senza sapere dove o come, trovò un filo di voce per porre quella domanda, la cui risposta le faceva incredibilmente paura.
“Quindi io sono…” ogni ulteriore suono le morì in gola, mentre metà di lei bramava ardentemente la risposta, e l’altra metà era letteralmente terrorizzata dalla possibile risposta.
La voce di Tyrion Lannister venne a risolvere quel conflitto interiore.

Sì. Hai in te tanto sangue del leone quanto…quanto sangue del drago.”
Per un interminabile istante lui si fermò, a prendere fiato mentre soppesava quelle incredibili quanto vere parole.

“Sei tanto Lannister…quanto Targaryen.”
 

-        -        -        -        -        -

 

Stoccata. Taglio basso. Recupero a destra. Parata ascendente. Diagonale di piatto al fianco sinistro. Schivata bassa. Affondo dritto al centro petto.
L’acqua nera della baia e le mille stelle del cielo guardavano lui e la spada volteggiare armoniosi, fendendo l’aria della notte, come una sola cosa, un solo corpo.
Stoccata. Taglio basso. Recupero a destra. Parata ascendente. Diagonale di piatto al fianco sinistro. Schivata bassa. Affondo dritto al centro petto.
Quante volte aveva ripetuto quella sequenza? Forse milioni…
Connington gliel’aveva insegnata mettendogli in mano a sette anni la sua prima spada. E da allora, non aveva mai smesso di ripeterla.
Oramai non doveva neppure più concentrarsi, prestarci attenzione. Il suo corpo eseguiva meccanicamente quei movimenti. E ripetere all’infinito quei colpi, sempre più armoniosamente, sempre più velocemente, lo aiutava a staccarsi dal mondo, a liberare la mente.

E in quei giorni, ne aveva davvero bisogno.
Prese un lungo sospiro, scostando con la mano libera i capelli argentei che erano caduti a coprirgli il viso.
Stoccata. Taglio basso. Recupero a destra. Parata ascendente. Diagonale di piatto al fianco sinistro. Schivata bassa. Affondo dritto al centro petto.
Andò avanti così a lungo, immaginando di colpire i suoi nemici, disegnando i loro volti, le loro sembianze nella sua mente.
Loras Tyrell. Affondo dritto al cuore.
Ramsay Bolton. Diagonale al costato.

Robert Baratheon.
Per l’uomo che aveva ucciso suo padre, per quell’usurpatore di cui tanto aveva sentito parlare e narrare, immaginava sempre le fini più atroci.

Colpi bassi, diagonali veloci. Lo sbilancio. Lui avanza. Mi scosto a sinistra. Sgambetto con il ginocchio. Cade a terra. Si apre una fessura tra l’elmo e la placca dorsale. Blackfyre si infila rapida e spietata in quella sottile apertura.
E la testa del cervo usurpatore cade per terra, in una cascata di sangue nero.

E…
Applausi? Che diamine?
Il principe del drago scosse la testa, scacciando tutti quelle immagini fantastiche e uscendo repentinamente da quel combattimento immaginario...
Si, era davvero un applauso. Ma chi diavolo...
Di scatto si girò.
Nella penombra della notte, rotta solo dalla flebile luce del firmamento, ci mise qualche secondo per mettere a fuoco la figura che l’aveva raggiunto sul molo.
E rimase non poco stupito quando finalmente i suoi occhi riuscirono a distinguerla.

Arianne.
Il giovane drago rimase inizialmente sorpreso, molto sorpreso. Cosa ci faceva lì? Ancora incredulo mosse un paio di passi verso di lei, con fare confuso e incerto.
E in tutto questo il principe si era dimenticato di abbassare la spada, che brandiva ancora in posizione d’attacco.
Mi arrendo” disse lei alzando le mani, con tono ironicamente spaventato.
Aegon scosse la testa divertito, rilassando e distendendo finalmente i muscoli, abbassando Blackfyre e andando a riporla nel fodero sul suo fianco.
 “Milady” disse lui, cercando di rimanere serio e abbozzando un inchino appoggiando un ginocchio a terra.
La principessa di Dorne sorrise, a metà tra il compiaciuto e il divertito.
“Cosa fate in giro da sola nel cuore della notte?” chiese il giovane drago, con lo stesso tono, che tentava di sembrare serio e quasi moralista, ma falliva miseramente.
"La Roccia del Drago è…suggestiva a quest’ora…quasi soprannaturale, magica” rispose Arianne.
Il principe annuì, guardandosi per un istante attorno.

“Come te del resto…” aggiunse lei, quasi maliziosamente.
Aegon sorrise, scostandosi con la mano una ciocca di capelli che gli era finita sul volto durante il combattimento. Questo gesto catturò l’attenzione di lei, e le riportò alla memoria…
"Questi capelli…tutto questo…argento…”
Cominciò a dire, mentre quei lontani ricordi le riaffluivano alla memoria.
“Non ricordo molto…anzi, quasi nulla. Però…”
Aegon la fissava stupito e incuriosito allo stesso tempo, chiedendosi di cosa stesse parlando.
“Il mio prozio Lewyn mi portò insieme a lui con una delegazione da Dorne alla capitale. All’epoca non lo sapevo, ma la guerra era alle porte…e quella missione…beh, serviva a rassicurare Aerys della fedeltà di Dorne…”
Sospirò, cercando di discernere quei ricordi confusi.
“Ufficialmente ci recammo nella capitale per far visita a tua madre e…a te
Il principe abbozzò un sorriso, insieme a un’espressione accigliata, ancora confuso da quello che lei stava raccontando.
“Ti ripeto, ricordo poco. Ma uno delle poche immagini che rimembro è quella di…”
Prese fiato, preparando quelle parole.
Tua sorella…”
Aegon sussultò, spalancando gli occhi. Ogni sua reazione fu però bloccata dallo stupore, dallo stupore più totale. Di certo non era ciò che si aspettava quando l’aveva vista giungere sul molo.

"Non so bene perché questa immagine, la sua immagine mi sia rimasta tanto impressa in mente…”
Abbassò un istante lo sguardo, tornando poi a fissare il giovane drago in volto.
“Fin da subito mi fece la tua stessa impressione…tanto perfetta, tanto regale, tanto…soprannaturale da parere…al di sopra del mondo, fuori dalla realtà. Come un angelo”
Anelò per qualche interminabile istante, in cerca delle parole adatte a esprimere quell’immagine, quel ricordo.
"E poi quei capelli chiarissimi, fili sottilissimi che sembravano d’argento puro…e quegli occhi viola, così piccoli, ma così…profondi, infiniti
Sorrise nostalgicamente, accavallando le labbra.
 “Io avevo sei anni, lei forse cinque…e la sua immagine è forse l’unica cosa che mi ricordo davvero di quel viaggio, tutto il resto non è altro che un’opaca e confusa memoria…”
La voce quasi si fece commossa, si incrinò leggermente mentre pronunciava quelle parole.

"E ora io rivedo, rivedo in te, rivedo nel tuo volto i suoi tratti, rivedo lei in questi occhi viola, in questi capelli argentei…in te rivedo lei
Lo sguardo le si perse involontariamente nel vuoto per un istante, e quando tornò a fuoco…
Era solo la prima che si trovava così vicina, sola, a faccia faccia con il principe del drago, eppure vide i suoi occhi farsi lucidi, cosa che accadeva tutt’altro che spesso.

Quella era una cosa che gli bruciavano, o meglio, per cui si dannava di più, che rimpiangeva maggiormente. Non averla mai conosciuta.
E se questo racconto gli aveva fornito almeno un’opinione diretta, qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa da ricordare, qualcosa da custodire dentro di sé, da fare suo, dall’altra parte era un’ulteriore motivo di sofferenza e di rimpianto, che innescava domande, ipotesi e ragionamenti senza senso né fine.
Se solo… E se invece… Se fosse andata così… Ma se…
Quante, quante volte si era posto quelle domande? Quante volte aveva sognato la vita, l’esistenza che la guerra innescata dalla follia di suo padre gli aveva portato via? Quante volte aveva provato a immaginare, a disegnare nella sua mente i tratti, i lineamenti, il volto di quella sorella che mai aveva e avrebbe conosciuto?
E ora aveva una, seppur confusa e incompleta, testimonianza, un, seppur precario, appiglio, una, seppur flebile, luce che poteva guidare quei suoi sogni. E…

“No. No. No.” Si urlò da solo in testa, chiudendo gli occhi e inghiottendo a fatica.
Davvero voleva continuare così? Portarsi dietro per tutta la vita quei sogni di bambino, quelle fantasie che mai e poi mai gli avrebbero procurato altro che sofferenza. Non voleva, non poteva, continuare così. Non ora che stava per dare inizio a una guerra, non ora che si stava lanciando in una conquista tanto audace quanto folle…
Non ora che avrebbe avuto, che aveva, due magnifiche regine al suo fianco.

Pensando questo tornò a guardare Arianne, che era rimasta immobile di fronte a lui, con gli occhi persi oltre l’orizzonte, lasciandolo libero di sfogarsi nei suoi pensieri.
L’istinto gli suggerì queste parole, che uscirono spontanee.
Grazie Arianne…”
Lei tornò a guardarlo addolcita, quasi imbarazzata da quel ringraziamento di cui non colse subito il significato, la grandezza.
Grazie per questo, grazie per…tutto”
Gli occhi di lei parvero domandargli “Tutto cosa?”
Aegon scosse la testa, provando a esprimere tutta la gratitudine che sentiva.
“Per questo racconto, per…”
La sua voce si commosse, ripensando al rischio, alla sfida che lei aveva accettato senza alcun timore. Ripensò alla fiducia che fin da subito la principessa di Dorne aveva riposto in lui.
Ti sei posta come base dell’alleanza tra il drago e la vipera, accentando di sposare un uomo che non avevi mai conosciuto…”
Arianne sorrise, quasi sorpresa da tanta gratitudine.
“Credo, crediamo che sostenerti nel riprenderti ciò che è tua…sia la cosa in assoluto più giusta…lo dobbiamo, lo devo al sangue del mio sangue.”
Aegon sospirò
Si fissarono per un interminabile istante.
Forse inconsapevolmente, o forse no, la mano del principe andò a cercare quella di lei.
E così, per mano, si rincamminarono verso il castello, mentre le parole fluivano copiose, limpide, sincere.
Da quel momento in poi, avrebbero lentamente imparato a conoscersi, a fidarsi l’uno dell’altra: Aegon a fare affidamento sull’esperienza e l’astuzia di lei, Arianne a seguire, ad assecondare, a consigliare, a tenere a bada l’ambizione e l’indole del principe del drago. Avrebbero cercato rifugio, sicurezza, certezze l’uno nell’altra, in un rapporto che fin da subito ebbe qualcosa di più…una fiducia stretta, inscindibile, indiscutibile.
Spesso nel passato del continente occidentale, i periodi migliori erano stati quelli in cui un re e una regina avevano regnato uniti, concordi, facendo affidamento l’uno sull’altra.
E facendo fede a ciò, il regno di Aegon Targaryen, sesto del suo nome, si prospettava come il migliore che i Sette Regni avessero conosciuto negli ultimi decenni.

 


Note dell’autore: 

eccomi nuovamente qui.
Perdonato per l’ennesima volta il ritardo, ma gli impegni non mi danno tregua.
Dunque, ho (follemente) accettato questo rischio. Inserire Tyrion. Un “rischio” vista la difficoltà, l’indole, le mille sfaccettature del personaggio, che non è affatto facile da “piegare” alle mie intenzioni narrative. Ma soprattutto, so di rischiare con…voi. Sarei anche io il primo a dare di matto per un Tyrion reso male, rovinato, poco fedele all’originale. Spero davvero di non aver commesso tali errori.
Per il resto…Rhaenys. Diciamo che ho un po’ cambiato le cose. Dai libri sappiamo che Rhaenys era molto più dorniana che Targaryen e che non arrivò mai l’età a cui ho “ambientato” questo incontro. Ma rimanendo fedele all’originale non sarei riuscito a rendere come volevo questo incontro, che sarebbe risultato meno “poetico”, non so se capite…mi piaceva troppo l’idea di questo incontro, e soprattutto di far “conoscere” in questo modo ad Aegon la sorella.
E niente, dopo tutte queste spiegazioni, fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto. Ribadisco che sono apertissimo al feedback e ringrazio ancora tutti i recensori abituali e non.
Per quanto riguarda il prossimo capitolo, vi preannuncio che sarà al 100% Aegon-centrico, con un po’ di passato, presente e futuro.
Alla prossima quindi.
E ovviamente, long live the lioness

 
Luke




   
 
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